Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: _Ayame_    01/06/2011    2 recensioni
Ambientata pressappoco dopo che l'America diviene colonia inglese, Arthur è alle prese con il suo nuovo fratellino, ispirata ad un proverbio inglese.
Introduzione: Arthur ha passato la sua infanzia con sua sorella, Britannia. E, dopo che America diventa sua colonia, ricorda dei tempi in cui lui era il fratellino minore e faceva impazzire sua sorella maggiore.
[Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, OC!Britannia/Boadiccea, chibi!America/Alfred F Jones] [Citato: chibi!Francia/Fransis Bonnefoy]
Citazione: Il bambino iniziò a tirarle la veste, iniziando così una di quelle liti che finiva sempre con una risata
Ho diviso il testa in quattro 'parti': la centrale, e le altre tre, minori (flash-fic).
Buona lettura.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
aph brotherhood tales Autore: _Ayame_
Titolo della fic: Brotherhood tales ~

Tipologia della fic: One-shot
Personaggi principali: OC!Britannia/Boadiccea, Inghilterra/Arthur Kirkland, chibi!America/Alfred F Jones.

Genere: principali: fluff, introspettivo; poi ci sono: malinconico – appena – e commedia – appena anche questa XD
Avvertimenti: //
Raiting: Verde/Giallo … blallo X3

Ambientazione storica: pressappoco dopo la colonizzazione inglese degli Stati Uniti.
Introduzione: Arthur ha passato la sua infanzia con sua sorella, Britannia. E, dopo che America diventa sua colonia, ricorda dei tempi in cui lui era il fratellino minore e faceva impazzire sua sorella maggiore.

 
Aww, dovrei finire i lavori in corso, ed invece ç_ç, le fu! 

NOTE PRE-CAPITOLO: Da alcuni giorni, nella mia testa bacata frullava l’idea di Britannia che diceva ad Arthur un proverbio inglese. Probabilmente ai tempi dei Celti, neanche esisteva. Forse qualcosa di simile.
Orsù, licenza poetica!
Il nome di Britannia è Boadiccea: significa vittoria, ed è il nome di una regina degli Iceni che si ribellò ai Romani e pur di non perdere la libertà si suicidò. Sì, probabile che scriva qualcosa in cui c’entra il caro Nonno Roma XD
 
Il testo è stato così diviso, la parte centrale, che vi apprestate a leggere, poi ci sono tre specie di flash fic (o simili) che mi sono venute in mente dopo. Cioè, sono collegate alla storia, ma sono come missing moment, e sopra ognuna metterò i vari generi e il conteggio delle parole! Lo so, sono complicata!
Il testo in corsivo è la parte che narra del passato.
 
Grazie e buona lettura :D
 
(fluff; introspettivo – parole: 780)
 
Brotherhood tales ~
 
Britannia non sapeva più cosa tentare, con quel bambino dispettoso che si trovava come fratellino.
«Art-»
«Zitta!», disse il bambino saltando giù da un albero.
Stava per atterrare su sua sorella, quando questa si spostò velocemente, facendo sbattere la faccia di Arthur sul terreno: «Ouch!».
La ragazza rise, spostando velocemente una ciocca di capelli biondi e arruffati dagli occhi di un verde misto ad azzurro.
«Ben ti sta, Arthur!», disse poi, sorridendogli allegra e soddisfatta.
Il bambino si alzò lentamente, facendo leva con le mani – ormai perennemente sporche – nel fango e con le ginocchia: «Mpf!»
Poi iniziò a pulirsi i vestiti dando delle manate sul tessuto.
«Almeno, pulisciti come si deve», Boadiccea si avvicinò al fratellino, pulendo con un dito il fango rimasto sul naso.
Arthur arrossì e iniziò a strepitare tutt’attorno, correndo da un lato all’altro, nella fitta nebbia.
Boaddiccea si portò una mano davanti agli occhi, chiudendoli, e dicendo qualcosa poco ‘carino’ da far apprendere al fratello.
«Art-»
«Zitta!», aveva ricominciato.
La giovane sbuffò, sedendosi contro le radici di quell’albero secolare che tanto amava: forse perché l’aveva vista crescere, perché aveva visto anche il piccolo Arthur nascere e diventare quella piccola peste che ora rincorreva ogni animale od oggetto che vedeva.
Aspettò pazientemente che suo fratello si stancasse, poi, vedendo la sua corsa diminuita gli si avvicinò e lo prese in braccio di sorpresa …
 
…«Hey!», gridò il giovane americano, colto alla sprovvista.
«America, you know it’s time to go to bed, don’t you?[1]»
«B-but …», il labbro inferiore di Alfred iniziò a tremare, segno che presto quegli occhioni azzurri avrebbero lasciato alle lacrime via libera.
Arthur lo guardò, forse un po’ freddo, e disse solo: «Come on, America, it’s late:, tomorrow you will do whatever you want![2]»; l’inglese era scocciato: aveva rincorso tutto il giorno il suo nuovo fratellino, aveva dovuto pensare agli affari di Stato – mai si fosse detto che il Regno Unito, Arthur Kirkland, non avesse adempiuto i suoi doveri –, e ora Alfred non ne voleva sapere di andare a letto.
Lanciò un’occhiata disperata alla stanza messa soqquadro: i soldatini che aveva regalato ad America sparsi sul tavolino – avevano giocato alla guerra che veniva vinta da un eroe forte e pronto a tutto – ;il trenino aveva ormai raggiunto Atlantide, non si vedeva più; strane torte in piatti piccolissimi; una tazza da the – la sua preziosissima tazzina da the – rotta.
Gli veniva da mettersi le mani nei capelli.
Stava per dire qualcosa che il piccolo America non aveva mai udito, e che non voleva insegnargli. Non gli sembrava davvero il caso.
Sentì all’improvviso qualcuno tirargli una delle sue sopracciglia.
«Hey, what are you doing, little brat?[3]», doveva far capire a quel piccoletto che le sue sopracciglia erano off-limits, anzi, non si toccavano e basta!
«You have strange eyebrows![4]», sorrise ingenuo Alfred.
«Wh-what? And then, say ‘you have got’![5]»
«It’s the same![6]», il bambino scosse la testa, assonnato, poggiando la testa sulla spalla del fratello maggiore, sbadigliando come un gatto.
Arthur arrossì: non era portato ai contatti umani troppo intimi, come sua sorella, e anche con lei non riusciva mai a non arrossire.
Al contrario, Boadiccea, si divertiva a giocargli strani scherzi, a farlo diventare “rosso come una mela” – allora non c’erano i pomodori in Europa – e a coglierlo di sorpresa.
Si ricordò anche di quanto anche lui, da bambino, fosse stato un po’ … impegnativo, ecco tutto.
Sospirò: avrebbe messo a posto il giorno dopo.
«Come on, little bro[7]», disse cullandolo lievemente.
Il bambino, mezzo assopito, non rispose, stringendo al ragazzo una ciocca di capelli: chissà quante volte sua sorella l’aveva maledetto per averle strappato e tirato i capelli così forte!
Ignorò il dolore, e percorse lo stretto corridoio che portava alla loro stanza: i suoi passi facevano eco, in quello spazio ristretto e chiuso, mentre avanzava pensieroso.
Aprì la porta della stanza, e accese la luce.
«But-but, Arthur! I’m not  sleepy![8]», la sua colonia lo guardò negli occhi, corrucciata.
Inghilterra sospirò, chiudendo gli occhi: lui non era paziente.
Poi all’improvviso si ricordò: «My old sister always said: “Early to bed, early to rise, make a man healthy, wealthy and wise![9]», sorrise vincitore: eppure, tanto tempo fa, era stato lui ad avere l’espressione che aveva in quel momento America. Contrariata. Mentre guardava il proprio interlocutore sorridere orgoglioso di sé.
«So …», disse il bambino, accomodandosi nel letto, «Let’s sleep: I wanna my people and I being rich![10]».
Arthur in quel momento pensò a quanto fosse insolente, il suo fratellino.
Sospirò: un giorno forse lui l’avrebbe detto a qualcun altro, quel proverbio, chissà.
Con questi pensieri, si infilò anche lui sotto le coperte, per scoprire che Alfred si era già addormentato, farfugliando strane parole: «Hamburger~ …»
 
 
(commedia – parole: 174)
 
~ During the night:
Arthur non riusciva a dormire.
Si rigirò nel letto, più e più volte, pensò a quello che avrebbe fatto l’indomani.
Si voltò verso America, che però non dava segni di volersi svegliare.
Iniziò a fissare il soffito: My God, I’m fucked!
Sapeva che guardare fissi il soffitto era un male: stancava e innervosiva il doppio.
Cercò allora di pensare a quello che aveva appena fatto quel giorno: i lavori, i litigi con Francia, i suoi scones bruciati – peccato, l’impasto era ‘buono’ –, il suo tea sparso per il tavolo da pranzo, grazie ad Alfred che con i suoi giocattoli rovinava il pregiato legno, e … il tempo passato con America a giocare, cosa che lo riportò inevitabilmente al disordine nel salone.
Si alzò di colpo, in un bagno di sudore. Mise alla rinfusa le pantofole – sbagliandole clamorosamente – e si diresse, mezzo inciampando mentre metteva la sua vestaglia a strisce blu e azzurre, nella stanza degli orrori.
Dalle labbra gli uscì un suono disperato: sembrava a lui, o durante la notte il disordine era peggiorato?
 
(fluff; comico – parole: 163)
 
~I woke up alone!
Quando la mattina America si svegliò, notò come sempre che l’inglese se n’era andato.
Sorrise, e stroppiciando gli occhi, si alzò a sedere.
«I’m always waking up alone!», si lamentò tra sé.
 
Finalmente si alzò, quando, costretto dai morsi della fame, si avventurò per la casa: uscì dalla stanza, dopo aver raggiunto con molto eroismo la maniglia dorata della porta che si trovava troppo in alto, percorse il corridoio con brevi passetti e raggiunse il salotto, per poi così passare nella cucina.
Nella sala da pranzo, però, vide l’inglese seduto su una sedia, addormentato con la testa reclinata all’indietro e la bocca spalancata, in mano la tazza di the con il manico frantumato.
«Art-!», stava per dirgli che per una mattina poteva anche farsi trovare nel letto: gli eroi devono avere qualcuno da proteggere, altrimenti, che eroi sono?
Poi però si accorse che dormiva, e semplicemente andò a prendere qualcosa per colazione – per entrambi.
Almeno per una mattina avrebbe fatto una colazione decente!
 
(fluff; malinconico; commedia – parole: 381)
 
~ If you could be in my dreams, you will see something you have never seen before
«Boadiccea!», gridò il bambino biondo, correndo verso una ragazza pallida ed alta.
«Sì, Arthur?», chiese Britannia, chinandosi all’altezza del fratello per accarezzargli la testa.
Gli occhi del ragazzino si riempirono in un attimo di lacrime che minacciavano di uscire.
Boadiccea si preoccupò: cosa era successo al suo adorato fratellino? Che qualcuno l’avesse infastidito?
«Piccolo, cosa è successo?», il tono ridente era scomparso dalla voce della ragazza, non più acuta, quanto dolce e materna.
Sì, Boadiccea era la cosa più vicina ad una madre che Arthur avesse mai avuto.
«M-mentre dormivo ho fatto un incubo! P-poi, mentre un mostro mari-marino m’inghiottiva, mi è caduta una mela in testa! E poi è arrivato quel continentale![11]»
La ragazza sorrise: «Su, vedrai che tra un po’ il dolore passa!»
«M-ma quel ragazzino era odioso!», disse Arthur, «Giuro che non gli darò mai più retta! Neanche dovesse riuscire a cucinare un piatto decente!», disse, mettendosi sull’attenti come un piccolo guerriero, mentre tratteneva le lacrime e le ultime gli scorrevano sulle gote rosse.
«C-cosa vuoi dire, cucino forse male, piccolo selvaggio?!»
«N-no, ecco, è che …»
«Almeno io non ho delle sopracciglia enormi!», disse Britannia voltandosi dall’altra parte.
Il bambino iniziò a tirarle la veste, iniziando così una di quelle liti che finiva sempre con una risata.
 
Sentì una specie di fitta, quando, durante una serie di movimenti bruschi, Inghilterra riportò la testa in avanti, piegata verso il petto. Il dolore fu sopito di nuovo dal suo inconscio, che riportava a galla cose che credeva perse, solo in parte: la risata di sua sorella. Era difficile pensare che ce ne fosse una più bella.
Nel sonno, Arthur, sorrise, un sorriso enigmatico.
Alfred non gliel’aveva mai visto. Lo guardò ancora per poco. Posò il latte e i biscotti sul tavolo, salendo su una sedia – the hero is acting!!
Si soffermò ancora una volta a guardare suo fratello maggiore: con una stranissima faccia incuriosita, si allungò verso di lui, fino a quando non salì sul tavolo per guadare quell’espressione.
Chissà se avrebbe mai sorriso così con lui, era un po’ triste pensare che in sua compagnia fosse sempre nervoso; ma in fondo, Arthur lo era sempre, no?
Stava per scendere, quando notò le labbra dell’inglese muoversi: si avvicinò nuovamente, e quello che capì, non gli parve avere senso:
«Boadiccea»
 
 
Note:
[1] America, sai che è ora di andare a letto, non è vero?
[2] Vieni, America, è tardi: domani farai tutto quello che vuoi!
[3] Cosa stai facendo, moccioso?
[4] Hai delle strane sopracciglia!
[5] C-cosa? E poi dì “possedi”! – cioè, qui non lo posso tradurre alla perfezione ç_ç Il got rinforza il concetto di possessione di un oggetto o altro.
[6] È lo stesso!
[7] Vieni, fratellino.
[8]Ma-ma Arthur, non ho sonno!
[9] Mia sorella maggiore diceva sempre: ‘andare a letto presto e svegliarsi presto fanno un uomo sano, ricco e saggio’.
[10] Allora, dormiamo. Voglio che la mia gente e io diventiamo ricchi.
[11] il continentale sarebbe Francis :3 e la sua amabile sorella che qui non è citata XD
 
 
… e pensare che all’inizio doveva essere una drabble! O_O
Grazie di aver letto, a chi mettere la storia tra preferiti/seguiti/ricordate e a chi recensirà! :D
See ya ~
_Ayame_
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: _Ayame_