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Autore: biondich    01/06/2011    2 recensioni
[libero seguito del quarto episodio della saga, Pirati dei Carabi- Oltre i confini del mare]
Sembra che Jack Sparrow non si sia dato per vinto con il voler ingannare il tempo e la sua assidua ricerca dell'eterna giovinezza lo condurrà dove nessuno è mai giunto prima.
C'è una mappa che non porta a nulla.
C'è una donna che indossa menzogne.
Un Viceammiraglio troppo ligio al suo dovere.
C'è il mare, silenzioso alleato di ognuno di loro.
C'è il Globo che vuole impedire che la meta sia raggiunta.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ringrazio di cuore chi legge, recensisce, preferisce, ricorda e segue questa storia! Spero gradirete anche questo capitolo,

Biondich!

 

Un ambizioso Jack Sparrow  gesticolava animatamente sul ponte, millantando i meravigliosi vantaggi che un patto con le Ombre di Cabo de las sombras avrebbe portato ad ognuno dei presenti. Una ciurma colta alla sprovvista lo ascoltava senza emettere un fiato, sconvolta dalla rapidità con cui il Capitano cambiava rotte, mete, destinazioni.

Un Hector Barbossa, contrariato, attendeva con trepidazione che la filippica del suo secondo terminasse, così da poter dire la sua a riguardo.

Dopo quella che sembrò un’eternità, Jack tacque e Barbossa lo afferrò malamente per un braccio, congedando entrambi dalla ciurma con un “ Io e il Signor Sparrow dobbiamo deliberare, circa la rotta!” , seguito dalla puntualizzazione di Jack riguardo la sua carica di “Capitano!” che era stata omessa.

Nella cabina del capitano, Hector guardò a lungo di sbieco il secondo pirata, maledicendo mentalmente il suo nome e domandandosi perché diavolo avrebbe dovuto seguirlo fino all’Inferno delle Ombre, quando nemmeno Hamlin aveva osato avvicinarsi a quel luogo.

“Davvero, Jack, credo dovresti metterti l’animo in pace e accettare il fatto che un giorno, qualcuno calpesterà le tue ossa ridotte in polvere.”- gracchiò il vecchio pirata, divertito dall’effetto terrorizzante che le sue parole ebbero sul collega più giovane.

“Giammai.”- sbottò Sparrow rapidamente, distogliendo lo sguardo, deciso ormai a tentare la nuova ricerca.

“Cabo de las sombras non è posto che si può raggiungere facilmente, né è luogo dal quale si può fuggire, senza lasciare indietro qualcosa. Le Ombre chiedono un prezzo, Jack. Lo chiedono sempre. Quanto puoi spingerti oltre, quanto sei disposto a cedere, per la giovinezza eterna?”- soffiò Hector, avanzando nella stanza, con passi ritmati, scanditi dall’incedere claudicante dovuto alla gamba di legno.

“Quanto è necessario. Tu piuttosto, non rivuoi una gamba? Suppongo che quella bottiglia di rum portatile cominci a stancarti, Hecty.”

L’incedere di Barbossa si arrestò. Il pirata soppesò le parole del collega, mentre nell’animo si riaccendeva il rancore verso Barbanera e ciò che aveva comportato il suo arrembaggio. Hector Barbossa era stato colpito nel suo orgoglio e l’idea di riscattarsi, cancellando ciò che era simbolo della sua più grande sconfitta, lo allettò.

“La Victorious Melody di Giorgio II giungerà domani, quindi? Allora qualcuno dovrà insegnare a quelle sottospecie di mozzi come si legano le cime dei ramponi.”- acconsentì Hector, con un ampio ghigno sul volto spigoloso.

Ma si, al Diavolo il buon senso. Se irritare gli dei era ciò che era necessario compiere per aver finalmente quel po’ di giustizia, allora la Perla Nera avrebbe dato da tribolare a qualunque divinità.

 

 

 

 

                                                            ***

 

 

La Victorious Melody scivolava elegante, contrastando le onde del mare, facendo mostra di sé davanti al porto di  Tortuga, con le vele bianche spiegate al vento e gli occhi di tutto l’equipaggio puntati sulla piccola isola di malviventi.

George Coventry, Viceammiraglio della nave di Sua Maestà, osservò a lungo e con disprezzo quelle coste malfamate, dove si radunava la peggior feccia del tessuto sociale. E il suo sguardo inquisitorio e freddo, che scaturiva dagli occhi chiari di un giovane non ancora trentenne, si posò sull’esile figura che dal castello di prua osservava Tortuga con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra.

“Signore, detesto ripetervelo, ma una donna a bordo non può che essere motivo di sventura.”- sussurrò con discrezione uno dei suoi sottoposti, avvicinandoglisi e osservando fugacemente Eleonore Bennett, ex prigioniera, che sin da quando erano partiti aveva tentato di guadagnarsi una posizione su quella nave, con le sue idee avventate.

“Re Giorgio ha fiducia in una fuggitiva, mentre sottovaluta la sua Marina, Signor Poll. Ma come Viceammiraglio, non posso permettere che una donna sottometta me ed il mio equipaggio ai suoi voleri. Prenderemo Sparrow a modo nostro. Avvisate l’equipaggio.”- rispose Lord Coventry, senza distogliere lo sguardo dall’isola.

“Un ammutinamento, Signore?”

“Non è ammutinamento, se è il vostro comandante ad ordinarvelo, Poll.”- sibilò Coventry, fulminando con lo sguardo fiero il suo sottoposto.

Non tollerava di dover eseguire gli ordini di una donnetta qualsiasi. Non sopportava l’idea che una femmina, francese per giunta, avesse ottenuto un incarico di simile importanza.

Oh, no.

Avrebbe riportato a Re Giorgio la bussola di Sparrow, il pirata stesso e la sua nave, se necessario, pur di dimostrare che la Marina manteneva ancora una splendida efficienza.

Quando Miss Bennett gli si avvicinò, con quegli occhi azzurrognoli brillanti di ambizione, il Viceammiraglio serrò la mascella, tacendo i suoi pensieri. Temeva che la meschinità di quella giovane donna potesse raggiungere la sua mente, rubandogli quel poco di dignità che restava.

“Conoscete il piano, George. Le voci circolano, sono certa che Sparrow e la sua nave faranno la loro apparizione a breve, tentati dalle storie circa una mappa che di fatto non c’è …”- esordì Eleonore, con un gran sorriso, mentre scrutava attentamente l’orizzonte.

“Non siete al di sopra della ciurma, né tantomeno avete il diritto di non appellarmi con il titolo che mi spetta. Sono il Viceammiraglio Coventry anche per voi, milady. Credevo ci fossimo già chiariti.”- sospirò l’uomo, voltandosi verso di lei e soffermandosi per qualche istante ad osservare il volto della ragazza davanti a sé. In un altro frangente, avrebbe trovato quella figura incredibilmente piacevole da guardare.

“George è un così bel nome, però.”- sbuffò la fanciulla, sorridendo astutamente. Tutto andava secondo i piani.

Si era conquistata la fiducia dell’equipaggio, malgrado la diffidenza del comandante nei suoi confronti, e di lì a poco avrebbe ottenuto una bussola prodigiosa che l’avrebbe condotta alla sua meta, la leggendaria baia di Cabo de las sombras. Perché si, la mappa esisteva davvero. Ma non era necessario mettere la Marina al corrente di questo piccolo particolare, no?

“Signore, c’è una nave che si dirige verso di noi!”- gridò la vedetta, attirando l’attenzione dell’intero equipaggio che si ammassò lungo il parapetto, nel tentativo di scorgere l’imbarcazione.

“Ai vostri posti, signori! Preparatevi ad un arrembaggio, serrate i ramponi e mostrate la potenza della nostra Marina!”- le grida di incitamento del Lord, dalla voce calda e forte, raggiunsero ogni soldato.

“ Fingete di opporre resistenza, rendete credibile questa farsa! Dovete solo fare in modo che io salga a bord …”- le grida di Miss Bennett furono interrotte dalla forte mano di Lord Coventry che, dando inizio alla congiura contro quella giovane irriverente e pretenziosa, la trascinò via, con estrema difficoltà, a causa del suo divincolarsi selvaggiamente.

“La Marina vi ringrazia, ma non abbiamo bisogno di voi per questo incarico!”- ghignò il Viceammiraglio, scortandola di peso nella cabina del capitano, sovrastando le grida soffocate e rancorose di Eleonore, ingannata da chi aveva cercato di ingannare.

“È ridicolo, George! Come vi permettete, state forse venendo meno alla promessa fatta al vostro Re?”- domandò la fuggitiva, fingendosi indignata.

Accidenti, di nuovo!

Mai una volta che le cose le andassero realmente secondo i piani, ecco. Era vittima di un ammutinamento!

“Viceammiraglio, sono il Viceammiraglio!”- sbraitò l’uomo, dal bel volto squadrato, mentre ammanettava Miss Bennett alla pesante scrivania nella stanza. “Sono certo  che Sua Maestà sarà ben poco interessato a chi o come avrà ottenuto la bussola, una volta che io gliela riporterò indietro. Quanto a voi e alla vostra lingua lunga, farò in modo che la Torre di Londra abbia una cella con il vostro nome sopra!”

Con un sorriso beffardo e negli occhi un profondo sguardo di sfida, George Coventry si lasciò alle spalle le proteste di Miss Bennett, tornando in coperta e guadagnandosi l’approvazione di tutto l’equipaggio.

Sottocoperta, Eleonore sbuffò amareggiata, mentre, presa dall’agitazione, cercava di sfilare il polso dalla manetta. Tentò di sollevare il massiccio tavolo, ma le fu impossibile e fu costretta ad accasciarsi a terra, stremata.

Non vantava una grande forza, né una gran fermezza. Dal carattere volubile, Miss Bennett cominciava ad aver qualche ripensamento, circa il suo piano.

Un rombo, seguito da un forte colpo di cannone, non molto distante dalla cabina, la fece sobbalzare.

Eleonore Bennett era una ladruncola da strada, una giovane truffatrice armata di sorrisi ingenui e promesse fasulle. Non era certamente in grado di sopravvivere a cannonate, duelli e tempeste in mare aperto! Sussultò, maledicendo la sua curiosità: entrata in possesso della mappa di Hamlin, Miss Bennett aveva raggiunto l’Inghilterra, per fuggire da chi, come lei, desiderava trovare il tesoro, qualunque esso fosse, indicato dalla mappa. E dopo un breve periodo in cui si susseguirono truffe su truffe, Miss Bennett fu arrestata. Fino a quando la sua astuzia e le sue strategie non avevano catturato l’interesse del Re in persona. E la giovane non si era certamente lasciata sfuggire l’occasione di liberarsi dalle catene della detenzione;aveva accettato l’incarico, sperando di trovare, nel frattempo, un modo per allontanarsi dall’Inghilterra e ricominciare la sua vita disonesta da capo, in un altro paese.

Un secondo colpo di cannone, questa volta proveniente dalla Victorious Melody, le diede ad intendere che lo scontro era iniziato.

Doveva uscire immediatamente da lì!

Colta da un momento di consapevolezza, controllò il suo corsetto, trasformato in un luogo sicuro in cui nascondere la mappa di Hamlin. Tentò nuovamente di spostare la scrivania, ma invano.

Un terzo rombo,  e una palla di cannone si schiantò a pochi metri dalla cabina nella quale Miss Bennett era prigioniera. Il contraccolpo fece oscillare la nave e la lampada ad olio accesa sul tavolo, finemente lavorata, scivolò a terra, finendo in mille pezzi. Una vampata di minacciose fiamme arancioni ne scaturì, avida d’ossigeno e di qualunque superficie, bramando l’orlo dell’abito di Eleonore che si ritrasse, decisamente intimorita.

Sarebbe arsa viva, per via di una stupida mappa e della sua avarizia?

Miss Bennett si disse che, se fosse uscita viva da quella scomoda situazione, avrebbe detto addio alla sua curiosità e si sarebbe trovata un lavoro dignitoso, sulla terra ferma.

Oppure, avrebbe venduto la sua mappa al miglior offerente e avrebbe vissuto di rendita, fino alla fine dei suoi giorni.

Ma non era il momento più adatto per pensare al proprio futuro, dato quanto era incerto!

Le fiamme avanzavano pericolosamente, la circondavano, la sovrastavano, crepitando e divorando lentamente le assi del pavimento, i tappeti, le gambe anteriori della massiccia scrivania, dando segno di non voler spegnersi.

Eleonore Bennett gridò a squarciagola, chiamò a gran voce la ciurma, il Viceammiraglio, chiunque avesse il buon animo di tirarla fuori di lì e salvarla.

Ma il fragore delle spade, le urla dei soldati e il tuonare dei cannoni sovrastarono la sua voce acuta, tacendo quella disperata richiesta di aiuto. Un fumo nero e denso penetrò le sue narici, costringendola a tossire, nel tentativo di liberare la gola.

Una strana sensazione di leggerezza, il rumore ovattato dell’ennesimo colpo e Miss Bennett scivolò a terra, incosciente.

 

 

 

                                                          ***

 

 

Capitan Sparrow, sottomessi i soldati, perlustrata la nave da cima a fondo, fatto prigioniero il Viceammiraglio e interrogatolo invano circa l’ubicazione della mappa, non si aspettava certo di vedere l’Ammiraglia, appena conquistata, bruciare e affondare con sì  fatta rapidità.

Tantomeno, si attendeva di trovare una fanciulla ammanettata a quel che restava di una vecchia scrivania, svenuta, dall’abito bruciacchiato, ma probabilmente viva.

“Un’altra donna a bordo? Ma è un continuo!”- brontolò Pintel, informato dal compagno Ragetti circa il ritrovamento di una esponente del gentil sesso sulla ormai defunta Victorious Melody.

“E non c’era nemmeno la mappa, a quanto sembra. Forse il Capitano sta perdendo colpi, credo abbia cominciato a non starci più con la testa …”- aggiunse il collega biondiccio, massaggiandosi il collo, parlando a bassa voce, così che nessuno sentisse …

“Voi dite, Mastro Ragetti?”- la voce aspramente ironica dietro i due pirati li fece sobbalzare, consapevoli ormai dell’ennesima indiscrezione su Capitan Sparrow.

“N-no, cioè io … voi …”

“Lo immaginavo.”- ghignò Jack, storcendo naso e passandogli oltre.

Il Capitano era caustico da quando era tornato sul ponte della Perla. Era convinto che la mappa di Hamlin fosse su quella nave, doveva essere lì, mannaggia! E invece niente, l’aveva cercata ovunque e si era ritrovato, in compenso, con un cospicuo numero di ospiti indesiderati. E una donzella dalle forme gentili che sarebbe stata una straordinaria fonte di distrazione, se non fosse per il fatto che poteva essere bella che morta, per quanto ne sapeva lui.

Sparrow ignorò i volti interrogativi della sua ciurma e si riparò sottocoperta, con una bottiglia di rum da svuotare e una testa da riempire.

Ormai un’ abitué delle cabine dei capitani, Eleonore Bennett riprese conoscenza, interdetta. Perché era sicura d’esser morta.

Ma il gran baccano che il suo giovane cuore faceva nel petto le diede ad intendere di aver posto una supposizione sbagliata. Ma come aveva fatto a salvarsi? O meglio, chi l’aveva salvata? E dove l’aveva portata? E cosa le avrebbe fatto?

La giovane truffatrice, dalla mente confusa e agitata, si alzò, decisa a far luce su quei misteri. Perché quella su cui si trovava non era di certo la Victorious Melody, nossignore! Le pareti scure, vecchie, odoravano di salsedine come mai le era capitato di sentire e le assi del pavimento erano pregne di sale, tanto da sentirlo scricchiolare sotto di sé mentre perlustrava la stanza, spoglia in fatto di mobilia, piena zeppa di bottiglie di rum, sia piene che vuote.  Era forse finita su una nave di contrabbandieri?

Magari era stata recuperata in mare, fra i resti dell’Ammiraglia del Re  e della Perla Nera. E come avrebbe ritrovato la bussola?

Al pensiero del prodigioso oggetto, seguì quello della mappa per Cabo de las sombras e Miss Bennett non perse tempo a sciogliere i lacci del corsetto, per assicurarsi che il suo unico avere di valore fosse ancora lì dove lo aveva lasciato.

“A me sembra tutto al suo posto, Miss.”

Eleonore sussultò, presa alla sprovvista, osservando il suo losco interlocutore, appoggiato allo stipite della porta della cabina, con un sorriso sfacciato sul volto abbronzato circondato da lunghi capelli neri.

La ladra osservò lo sguardo dell’uomo, puntato sul suo corsetto allentato, e non poté fare a meno di allarmarsi. Oh, non per sé, ma per la sua mappa. Doveva giocare bene le sue carte, altrimenti ci avrebbe rimesso la cartina, la bussola e forse la pelle!

E per rendere la sua farsa quantomeno credibile, Miss Bennett si finse sorpresa e offesa dallo sguardo languido dell’uomo che aveva tutta l’aria d’essere un pirata.

“Dove mi trovo, signore?”

“Sulla Perla Nera, miss.”- ghignò Sparrow, oscillando verso la giovane ospite, gesticolando, con lo sguardo stralunato negli occhi scuri, contornati di nere pitture berbere.

E Jack si stupì, quando la nuova Miss, con un’espressione indecifrabile nel volto, si slanciò fuori dalla cabina, ignorando lui ed il suo charme e correndo verso il ponte.

Beh, sembrava piuttosto viva, almeno.

Eleonore corse lungo le scale che affacciavano sul ponte di quella nave che lei aveva tanto desiderato raggiungere e che ora la spaventava. Maledizione!

Nella sua corsa, non fece caso alla figura davanti a sé e si scontrò con essa, cadendo a terra. Hector Barbossa, dopo quell’impatto che lo aveva appena sfiorato, osservò a lungo la figura accasciata a terra e dolorante.

“Correte ancora con le vostre gambe, siete più viva di quanto immaginassimo, miss.”

“Chi comanda questa nave?”- domandò Miss Bennett, rialzandosi da terra e scostando le ciocche di capelli riversatisi davanti agli occhi.

“Si da il caso che siate al cospetto del capitano di questa umile nave di pirati, milady. Benvenuta sulla Perla Nera”- ghignò Hector, accennando un inchino irriverente, mentre negli occhi brillava la solita luce minacciosa.

Quel vecchio pirata senza una gamba era Jack Sparrow?

Eleonore rimase delusa; voci nelle locande, sia di uomini che di donne, millantavano il fascino di un pirata che con gran difficoltà Miss Bennett riusciva a vedere in quell’uomo davanti a sé.

Oh, beh, gli affari prima di tutto.

Miss Bennett gettò le braccia al collo del presunto Sparrow e singhiozzò, con una performance degna di una prima donna dell’Operà di Parigi. E la ciurma si  ammutolì osservando ad occhi spalancati la donna che abbracciava con trasporto il burbero capitan Barbossa. E Hector scambiò con ognuno dei presenti un’occhiata interrogativa, mentre non ricambiava quel contatto strano quanto piacevole.

“Oh, Capitano, vi sarò debitrice per il resto della vita, mi avete salvata dalle fiamme e dalla crudeltà del Viceammiraglio!”- pianse Eleonore, tirando, alle volte, su con il naso francese  e proporzionato. Strinse ancor di più Hector, mentre le sue mani dalle dita affusolate cercavano nelle tasche della casacca del capitano la bussola prodigiosa.

 Barbossa la allontanò bruscamente con un “Dovere d‘un gentiluomo!”- piuttosto imbarazzato e irato.

Dannazione, la bussola non l’aveva in tasca! Ma allora dove la teneva? Oh cielo, sarebbe forse dovuta tornare nella cabina del capitano, in balia di quel losco mozzo dai capelli neri e il sorriso ammaliante?

“Sapete? Il Viceammiraglio Coventry mi aveva vista in una locanda, mi ha fatta rapire e rinchiudere nella sua cabina … Sono lieta che sia colato a picco insieme alla sua nave!”- mentì la ladra, guardando il pirata, con i grandi occhi di un azzurro sporco, come un cielo indeciso, volubile, inaffidabile.

Hector Barbossa sorrise astutamente, mentre, con un lieve cenno della mano, faceva segno a Pintel e Ragetti di far uscire “la sorpresa”.

E in men ché non si dica, il ponte fu invaso dai passi di tre uomini, dei quali uno soltanto, in una rigida compostezza inglese, manteneva uno straordinario controllo di sé.

Miss Eleonore sobbalzò, alla vista del Viceammiraglio George. Si nascose dietro il presunto capitano e tacque, mentre valutava attentamente come liberarsi da quella scomoda situazione. Lord Coventry avrebbe potuto sbugiardarla di fronte a tutti, per pura vendetta, perché di lei non si fidava. Ma lo avrebbe fatto? In fondo era anche nel suo interesse il recupero della bussola. Oppure no? Dopotutto, la sua nave era affondata … Aiuto!

La giovane ladra fu molto tentata di rientrare nella stiva dalla quale era arrivata, ma la comparsa sulla soglia del vile mozzo che l’aveva importunata le fece cambiare idea. E Miss Bennett si ritrovò faccia a faccia con Lord Coventry.

“Voi! Credevo … credevo foste morta!”- nella voce forte e calda del soldato si poteva distinguere una nota di leggero sollievo, minacciata dalla gravosità e dall’indignazione che il suo ruolo gli imponeva praticamente con chiunque al di fuori del Re.

Ma quella giovane donna era la causa di tutti i suoi guai, non poteva gioire della sua salute! Miss Bennett aveva affondato la sua nave. Certo, ad un occhio critico, sarebbe parso che fosse stata la Perla Nera e chi su essa a regalare ai fondali la splendida Ammiraglia del Re, ma per George Coventry la causa scatenante di tutto ciò era la suddetta Bennett. Lei era il vaso di Pandora che lo aveva distrutto.

“Vile!”- ghignò Barbossa, sotto mentite spoglie di Capitano, avvicinandosi con andatura claudicante - “Maltrattare una signora, uno come voi! E poi dare la caccia a gentiluomini come noi”- sorrise di scherno il pirata, fingendosi offeso dal Viceammiraglio.

“Qualunque cosa vi abbia raccontato quella donna è falsa, signore! Vive di menzogne e ci fa affondare gli altri!”- controbatté Coventry, con fermezza.

Quelle parole colpirono Barbossa che indugiò qualche istante, lanciando un’occhiata fugace alla ragazza dietro di sé.

“Capitano, vi prego di credere a quanto vi dico! Quest’uomo è un folle, riportatelo in cella!”- la voce di Eleonore sovrastò quella di George, con la sua acutezza. Perché Miss Bennett era davvero spaventata. Preoccupata all’idea che la sua copertura fosse bruciata. Terrorizzata dalle conseguenze che ci sarebbero potute essere, per aver mentito a dei pirati.

“Ma sentitela, un’attrice nata! Siete davvero abile, Miss Bennett, avete raggirato anche questa ciurma!”- ruggì con tono sarcastico Lord Coventry, trattenuto per le forti braccia da Mastro Pintel e Mastro Ragetti.

I finti singhiozzi di Miss Bennett ebbero l’effetto sperato. Uno spazientito Hector Barbossa ordinò che il Viceammiraglio fosse gettato in mare, in quanto inutile peso sulla nave.

“Commettete un errore, signore, a fidarvi di lei! È questa donna ad aver messo in circolazione false voci sulla mappa di Jean Hamlin, voi non immaginereste mai cos’abbia fatto per uscire di pri …”

L’incubo di Eleonore Bennett ebbe inizio. L’alta figura del “ capitano Sparrow” si voltò verso di lei, con un’espressione mista fra odio e sorpresa che traspariva dai piccoli occhi azzurri.

La ciurma si ammutolì nuovamente, orientando lo sguardo sull’esile figura che cercava di nascondersi dal mondo intero, domandandosi chi diavolo le avesse fatto lasciare quella cella a Londra. La rimpiangeva sul serio, in quel momento.

“Dice il vero, miss?”- le parole severe e sospettose del capitano la colsero totalmente alla sprovvista e per la prima volta nella sua vita, Miss Bennett non seppe come uscirne fuori. Stava sudando freddo, mentre si vedeva già legata alla polena, in compagnia d’un teschio. Magari il proprio.

“ Certo che no, mio capitano!”- valeva la pena tentare con un po’ di ruffianaggine, prima di arrendersi - “Quello è un uomo collerico, ha giurato di uccidermi, se fossi fuggita da lui! Cerca di mettermi contro di voi!”

“Fatela finita!”- ringhiò il Viceammiraglio, stanco d’esser messo in una luce così incredibilmente pessima - “Il suo compito era quello di salire a bordo della Perla Nera, sin dall’inizio! È stata incaricata dalla Marina, Dio solo sa il perché.”- proseguì il Lord, rivolto alla ciurma interdetta e confusa, circa le posizioni da prendere. Forse una provocazione nei confronti della Bennett avrebbe smosso le acque.

“Solo perché oramai la Marina inglese si è ridotta ad un branco di signorine in gonnella! Tanto valeva mandare una donna con i pantaloni!”- sbottò Eleonore, dalle guance arrossate dalla rabbia, senza rendersi conto di aver appena dato conferma a quanto detto da George.

Questa volta, le parole, le moine, i vezzeggiativi non l’avrebbero salvata. Il capitano le si fece vicino, scrutandola con severità, in cuor suo seccato d’averle anche creduto.

“Ma che situazione divertente!”- c’era un sorriso sulle labbra del pirata, ma gli occhi trasudavano ira. Perché se la mappa non l’aveva la Marina, allora, non era ancora stata trovata da nessuno. Ammesso che esistesse. Il ché ritardava il ritorno della propria gamba. “ Il Viceammiraglio sostiene che voi mentiate, voi sostenete che sia il suddetto Viceammiraglio a mentire. Ma chi scegliere, mi domando?”- Barbossa camminava avanti e indietro, rimpiangendo, fra sé, i tempi in cui il suo incedere era molto più fluido.

“Beh, io un’idea l’avrei …”- Miss Bennett era pronta a rispondere, sostenendo la sua posizione, ma Hector la interruppe.

“Sapete? Sono così indeciso che non credo mi limiterò ad una sola opzione.”

Il volto di Eleonore si illuminò, per un breve istante, nella speranza di averla scampata. Ma il presunto capitano aveva altri piani in mente.

“Signori, preparate la scialuppa!”- la voce del pirata tuonò, intimando alla ciurma di eseguire l’ordine.

Pintel e Ragetti, colte le intenzioni del superiore, trascinarono il  giovane Lord verso il parapetto e, annodatigli i polsi con una robusta cima, lo issarono nella piccola imbarcazione.

Barbossa prese Eleonore per un esile braccio e la scortò verso la barchetta, issandola di peso,  e facendo calare in mare la scialuppa.

“È una follia, vi prego di credermi! Parlé! ”- protestò la ladra, presa dal panico. Non sarebbe mai sopravvissuta al mare aperto, né poteva dire a quei pirati di avere la mappa, prima di assicurarsi d’avere il modo di trarne profitto.

“Vada al diavolo il Parlé!”- ruggì Ragetti, seccato da quell’usanza fastidiosa e sopravvalutata.

Il vero Jack Sparrow osservò la scena dall’ingresso della stiva, con un’impassibilità che non gli apparteneva. E proprio per questo si avvicinò al suo secondo, con l’intento di calmarlo e sistemare la situazione.

“ Sai? Penso, è solo un’ipotesi, che potremmo … vorremmo … dovremmo proprio … in fondo, in qualsivoglia dei casi, una tempesta, i gabbiani, sarebbe uno spreco …”

“Silenzio, cane!”- ringhiò Hector, scansando malamente Jack e raggiungendo la poppa della nave, pronto ad invertire la rotta.

“Oh, beh, io te l’avevo detto.”- commentò Jack con un’alzata di spalle, parlando più a sé stesso che al burbero collega. Secondo il Capitano Sparrow , nessuno di quei due ospiti andava scaricato in mare; il Viceammiraglio, ne era certo, sapeva più di quanto dava ad intendere e Miss Bugiarda, oh beh, era un vero spreco lasciarla in balia del mare.

Sulla scialuppa, la tensione era palpabile, la compagnia insopportabile, la rabbia incontrollabile.

George Coventry evitava di guardare la donna che aveva di fronte, mantenendo ancorati gli occhi sui polsi congiunti, serrati da una cima stretta, dalla quale non riusciva a liberarsi. E, mentre si guardava intorno, evitando la figura di Eleonore,  constatò che la piccola imbarcazione era sprovvista di remi. Una vera e propria condanna, ma bene.

“Ehi voi! Tornate indietro!”

“Vi sarei grato se limitaste il vostro tono di voce, miss. Ora, aiutatemi a liberarmi da queste corde.”- George interruppe le richieste di aiuto di Miss Bennett, guardandola di sbieco, mentre una folata di vento scompigliava ulteriormente la sua pomposa parrucca che nascondeva dei capelli castano chiari, leggermente mossi. “ Devo trovare un modo di far muovere questa bagnarola.”

“E come pensate di fare? Ci farete trascinare a riva da tartarughe marine, forse?”- sibilò la ragazza, ignorando la richiesta del giovane soldato e riprendendo a sbracciarsi.

“Cominciate con il liberarmi, poi penserò a come tornare a riva.”- sbottò il Viceammiraglio, tendendole i polsi ed incitandola a liberarlo.

Ma Eleonore Bennett aveva altri piani. Sapeva che se Lord Coventry si fosse liberato, l’avrebbe riconsegnata alla Marina e fatta rinchiudere di nuovo in prigione. Ma sapeva anche che non sarebbero mai riusciti a raggiungere la costa, senza vele e senza remi. E sapeva di voler di nuovo recuperare la bussola di Sparrow, ma per farlo, doveva tornare a bordo della Perla.

“Capitan Sparrow! Voi, ascoltatemi! Vi propongo un accordo!”

“Sappiate che non intendo scendere a patti con i pirati, Miss Bennett!”- sibilò George, tentando di allentare le funi che lo costringevano, inutilmente.

La piccola imbarcazione non era ancora molto lontana dalla Perla Nera; questo consentì al diretto interessato e chiamato in causa Jack, di sentire le parole “Sparrow” e “accordo”, attirando la sua attenzione. Fece cenno a Mastro Gibbs di avvicinare la nave alla scialuppa, desideroso di fare affari.

“Io ho qualcosa che a voi interessa”- gridò la giovane, sotto lo sguardo contrariato e incuriosito del suo compagno di scialuppa - “Ma ha un prezzo!”

Un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Jack, mentre dava le spalle alla donzella. Era curioso di sentire il resto. Hector si affacciò al parapetto, attirato anch’egli dalle parole della truffatrice.

“Io ne dubito fortemente!”- rispose Jack, sempre di spalle. Hector lo guardò stancamente, sbuffando e riprendendo a puntare la scialuppa che ospitava la scaltra fanciulla e il fiero soldato.

“Quindi non vi interessa la mappa di Jean Hamlin, per Cabo del las sombras?”

   
 
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