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Autore: baby dark    25/02/2006    3 recensioni
Baby Dark...a grande richiesta è tronata con una nuova fiction...ovviamente i protagonisti saranno come al solito le mie cavie per cattierie preferite: Strawberry (alias "la tonta") e Ryan ( il figaccio da pura)...allora...Strawberry partirà per Londra con il suo amato (al quanto schifoso aggiungerei) MArk...lasciando Ryan a Tokyo...ma la vita a LOndra non sarà come Strawberry se l'era immaginata, e la rossa perderà le redini della propria vita... che dire di più...LEGGETE E LO SAPRETE!!!!!! commentati in nuomerosi miei cari (scusate ma ho manie da diva di HOllywood)...
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Tutto era avvolto da una luce soffusa, come se nella stanza si fosse abbattuta una coltre, quasi irreale di nebbia; tutto ciò, posto, con l’intenzione di rendere ancora più magico di quanto già non lo fosse, quel momento

16°: La verità…tutta la verità.

Tutto era avvolto da una luce soffusa, come se nella stanza si fosse abbattuta una coltre, quasi irreale di nebbia; tutto ciò, posto, con l’intenzione di rendere ancora più magico di quanto già non lo fosse, quel momento. Io ero seduto proprio di fronte a lei, e nonostante la poca illuminazione, i contorni del suo viso erano perfettamente percepibili dai miei occhi. La sua espressione, da quando c’eravamo incontrati, era buffissima: se ne stava in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto e ad ogni rumore sussultava, insomma, sulle spine, ma non appena mi voltavo nella sua direziona, cambiava espressione, stampandosi un sorriso a trentadue denti tutto tirato, quasi fosse appena uscita da un intervento chirurgico di plastica facciale. Evidentemente sperava che io non mi accorgessi del suo comportamento, ma si sbaglia, so che sei a disagio; l’unica cosa che mi sfugge è il motivo: siamo stati tante volte da soli, ma mai aveva accennato ad un comportamento del genere; probabilmente è ancora indecisa su cosa dover fare riguardo a suo padre…scuoto la testa e mi autoconvinco che è così, anche se una piccola parte di me vorrebbe qualcos’altro….

Prendo tra le mani il bicchiere con il vino e lo stringo tra i polpastrelli, fermandomi proprio un attimo prima di romperlo in mille pezzi per il nervosismo che inevitabilmente Strawberry mi aveva contagiato. Sorseggio, poi lo rilascio. Una domanda mi balena in mente: la più banale che poteva venirmi in mente, ma senza neanche accorgermi sto già aprendo la bocca per darle voce:

-          sai, sono curioso! Raccontami un po’ cosa hai fatto durante questi anni?

Notai che l’espressione sul suo viso mutò all’istante, non appena ebbi finito di parlare. Al posto della confusione, nei suoi occhi, leggevo paura, timore, sembrava un cucciolo ferito che chiedeva silenziosamente aiuto.

-          nulla di che…-

subito capii…

-          mi dispiace…-

-          di cosa scusa?

-          di aver infierito. È chiaro che non ne vuoi parlare…-

 

[…]

Inavvertitamente sgranai gli occhi nell’udire quelle parole: nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere; nessuno si era preoccupato di quello che pensavo, se le parole mi  ferivano, invece lui si preoccupa di me, si preoccupa di come sto, di quello che sento, si preoccupa di farmi stare a mio agio…

Una vocina in un angolo recondito della mia mente mi sussurra debolmente ma nitidamente di raccontargli tutto; di sfogarmi; di liberarmi del macigno che grava sulla mia coscienza; quella macchia che mi fa sentire perennemente sporca, impura, non adatta addirittura a vivere…forse se mi aprirò con qualcuno potrò buttarmi alle spalle tutto. Finalmente potrò iniziare a vivere la mia vita normale, potrò riprendere il mio percorso da dove ho iniziato e lasciato in standby ,chissà, magari portarlo a termine…

-          anzi…scusami tu….sinceramente non mi sono comportata  nel migliore dei modi nei tuoi confronti…-

-          in che senso?- mi chiede lui visivamente preoccupato

-          diciamo che non sono stata completamente sincera…affatto!-

Respiro a pieni polmoni e cerco di prendere quel pizzico di coraggio che mi serve per sputare il rospo. Eppure qualcosa mi frena: il dubbio della tua reazione. Come reagirai? Cosa farai? Vorrai ancora essere mio amico dopo ciò? Potrai ancora guardarmi negli occhi senza provare disgusto o peggio pena nei miei confronti? Il mio è un salto nell’ignoto. Non so come andrà a finire questa discussione, non so dove ci porterà. L’unica certezza è che qualcosa cambierà…

Respiro di nuovo e tolgo lo sguardo dai tuoi occhi, prendendo a fissare la vetrata e il paesaggio di Londra dall’alto.

-          come sai, ero venuta qui a Londra per studiare, ma soprattutto per accompagnare Mark…appena arrivata, quelli del college ci hanno fatto fare un test di cultura generale, per smistarci nelle varie classi. Mark ha superato questo test e quindi ha avuto di diritto l’accesso ad entrare, il mio invece è andato male, tanto che la mia professoressa mi ha consigliato, con fare gentile, di ritornarmene a casa. Sai quanto sono testarda, per ciò ho rifiutato il consiglio e ho riprovato a rifare il test altre due  volte, ma niente da fare. Lì mi sono arresa. Ma non potevo tornarmene a casa con quello che avevo combinato per partire, così mi sono data da fare per trovarmi un lavoro e stare comunque con Mark. In quel periodo ho fatto ogni sorta di impiego, senza però trovarne uno decente o che fosse alla mia portata. Mi stavo dando per vinta anche questa volta, ma una sera Mark è tornato a casa e mi ha detto che un suo amico cercava delle ragazze per servire in un locale. Questo locale è di Josh. All’inizio mi sono trovata bene, ma poi, i clienti hanno cominciato a spingersi un po’ oltre le semplici parole… i semplici apprezzamenti. Lì mi sono andata a lamentare con Josh, ma nel frattempo che aspettavo di essere ricevuta nel suo ufficio, senza volerlo, ho ascoltato lui che parlava con una mia collega, con cui parlava di “affari” che diciamo, col locale non centravano nulla….-

Mi fermai un momento. Non avevo contato che raccontando la mia storia, inevitabilmente ci sarebbe andato di mezzo anche Josh. Non volevo che a causa mia, dei miei errori, l’amicizia tra Josh e Ryan si rovinasse…ma forse anche questo fa parte di un unico progetto. Il mio cuore mi dice indistintamente, con parole chiare, di continuare il racconto senza omettere alcun particolare. Credo che se l’amicizia tra Ryan e Josh è così forte, supererà queste rivelazioni.

-          quindi…-continuai- ho capito che ci sarebbe stata l’opportunità di guadagnare un po’ di più, seguendo una…chiamiamola così: “strada secondaria”. Praticamente, e non me ne vergogno poco, ho cominciato a…- giunta a questo punto mi blocco e comincio a piangere a dirotto come una fontana. Non mi preoccupo degli sguardi delle persone tutti puntati su di me…quello che mi spiazza sono solo i suoi…quei zaffiri turchesi che mi osservano con durezza mista a incredulità e con un pizzico di amarezza, senza però fare o dire nulla. Passano dei secondi che mi sembrano ore e finalmente un rumore mi scuote. Ryan appoggia le mani chiuse a pugni sul tavolo e si alza dalla sedia, mettendosi in piedi. Senza staccare il suo sguardo da me, infila una mano nella tasca posteriore del pantalone e tira fuori un portafoglio nero da cui estrae dei contanti che sbatte sul tavolo, poi mi getta un’ultima occhiata prima di girarsi e procedere verso la porta d’uscita.

Guardo passiva tutta la scena poi, come se le mie gambe fossero mosse da qualche d’un altro, scatto in piedi e gli corro dietro. Lo riesco a raggiungere e lo fermo tirandolo per la manica della giacca.

-          posso spiegarti…non è come sembra…tu non sai cosa vuol dire sopravvivere…tu non sai…-

A questo punto lui, che era rimasto girato, si volta verso di me, e mi si avvicina sempre di più, tanto da potermi specchiare nei suoi occhi e quasi sfiorarmi con il suo naso.

- dimmi… cos’è che io non saprei?!- mi domanda visibilmente adirato…come una furia- sopravvivere?!! Cara, stupidamente lo faccio da quando sono nato, ma questo non lo  vengo a raccontare certo a te…cosa non so?! Non so cosa porta una sedicenne a fare la puttana?! O forse non so cosa ci si prova?! È vero non so nessuna di queste cose…e sinceramente preferisco vivere nel dubbio! È inutile…non puoi spiegarmi nulla…ma più stupido io che parlo al vento!!- e ti rivolti dandomi le spalle.

- ecco perché non te ne ho parlato prima! Sapevo che avresti reagito così!- ammetto con un filo di voce sovrastato dai singhiozzi.

- e cosa ti aspettavi di diverso. Che ti avrei detto “ brava Strawberry, sono fiero di te”…?! Sai invece cosa penso?  Che sei solo una bambina piccola e viziata…solo una persona del genere avrebbe fatto tutto quello che hai fatto tu…e poi, per cosa? DIMMI, PER CHE COSA??-

- non capisci vero…proprio non riesci?!-

A questo punto lui alza la mano destra verso l’alto come se la stesse caricando per darmi una sonora sberla…invece il suo braccio rimane fermo, levato a mezz’aria mentre io chiudo gli occhi intimorita. Non sentendo arrivare il colpo atteso, pian piano, li riapro e vedo che lui adesso si è allontanato e che i suoi occhi sono lucidi, quasi stesse trattenendo le lacrime…si allontana sempre più; sino a che non urta con la schiena la porta di vetro, in quel momento si gira e se ne va .

Non so se è per il nervosismo o per altro, ma mentre guardo la sua schiena, le gambe mi si fanno molli, fino a perdere la sensibilità di esse, la vista mi si offusca e un gran mal di testa mi assale. È come se il mio corpo mi chiedesse di lasciarmi andare, ed io ubbidisco. Chiudo gli occhi e lascio che la mia faccia entri in contatto con il freddo marmo del pavimento, perdendo conoscenza.

[…]

 

Vuoto, solo questo regna nella mia mente. Il buoi più assoluto e le tenebre più fitte. Cerco di isolarmi e non pensare. Cerco di rimuovere dalla mia mente l’accaduto di tre minuti fa, ma non ci riesco. Più cerco di dimenticare, più ci penso, e quando accade ciò la fantasia si fa padrona di me e dei miei sensi, facendomi immaginare a le cose più funeste. Fatti a cui non vorrei dare una consistenza: Strawberry posseduta da tanti uomini diversi che la maltrattano, che le fanno del male, che non si fermano nell’udire i suoi lamenti e le sue suppliche, anzi, sembrano eccitarsi ancora di più. Il mio corpo trema nell’immaginare le mani sudice di quegli uomini sul corpo ancora candido e fanciullesco di Strawberry.

Comincia a piovere. Una pioggia fitta e piccola, quasi impercettibile: molto fastidiosa. Alzo il volto al cielo e lascio che quelle piccole gocce mi bagnino. Per la prima volta nella mia vita faccio da parte orgoglio e razionalità, abbandonandomi alle mia emozioni, a quello che in questo momento mi passa per la testa: piangere.

Prendo le estremità della giacca e le tiro al massimo, coprendomi il torce, fermandole poi con le braccia. Lascio per la prima volta che la mie stesse lacrime, invadano il mio volto, terreno ancora inviolato sino a quel momento.

Adesso mi sento meglio. È come se stessi vivendo per la prima volta, come se stessi vedendo ciò che fino ad allora non avevo notato: la bellezza di esternare ciò che si prova.

Improvvisamente mi fermo e smetto di piangere. La mia mente viene occupata nuovamente dall’immagine del volto di Strawberry. Mi riappare la scena in cui, nel ristorante, cerca di fermarmi, cerca di spiegarmi, io invece la scanso e, invece di confortarla, ho pensato solo a quello che provo io e le scarico tutte le colpe di questo mondo.

Adesso invece, vorrei non aver parlato…vorrei che lei non avesse parlato, che non mi avesse detto la verità. Sostanzialmente a me non dovrebbe interessarmi nulla, in quanto per lei non sono nessuno, solo un amico troppo brontolone che ha avuto l’infelice idea di innamorarsi di lei. Ma giustamente, per ovvie ragioni, lei, questi retroscena, non li conosce. Non può capire che ogni volta che la vedevo mi si accendeva il cuore come una lampadina, che io vivevo degli sguardi che ogni tanto mi gettava, che ogni volta che la vedevo con Mark sarei voluto morire, scomparire per sempre piuttosto che vedere lei felice con un altro. Ero e sono tuttora consapevole di non poterla rendere felice, di non poterla amare come andrebbe fatto; sono troppo problematico per lei, che invece è un uragano di vitalità. Certo una così un potrà mai stare al passo di uno come me che si crogiola nelle sue disgrazie.

Purtroppo si ritorna sempre allo stesso discorso: cosa farò con quello che sento? Posso gridare al mondo intero che la amo, ma non ho il coraggio di dirtelo in faccia, guardandoti negli occhi. Sono capace solo di amareggiarti, arrecarti dolore e sofferenza. Anche se so come renderti felice, sono altrettanto consapevole che non riuscirei a metterlo in pratica.

Arrivo vicino ad un parco dove poco lontano scorre un fiumiciattolo. Mi avvicino al piccolo corso d’acqua e mi sporgo dal parapetto in legno sopra di esso e prendo ad ammirare il suo corso tranquillo, interrotto di tanto in tanto da qualche goccia, che nonostante, si perde in esso, senza arrecargli alcun danno, anzi arricchendolo di nuova acqua.

Poco più avanti sento degli schiamazzi allegri, coperti dal rumore dello scrosciare della pioggia. Più in la, nel parco, una ragazza ed un ragazzo stavano giocando a rincorrersi. Correvano scalzi per il prato come due gatti. L’uno cercava invano di prendere l’altra. Lei era visibilmente divertita dalla situazione, lui invece si cominciava a preoccupare perché nonostante i suoi sforzi non riusciva ad acchiapparla. Di punto in bianco la ragazza si ferma e si lascia prendere dallo sbalordito ragazzo che l’abbraccia come se la stesse rivedendo dopo chissà quanto tempo. I due poi, insieme, si gettano sul prato bagnato e prendono a baciarsi l’una tra le braccia dell’altro.

Finalmente pronto ad affrontare ciò che più mi affascina e contemporaneamente mi intimorisce più di qualunque altra cosa: perdermi completamente nel mio amore, mettere la mia vita nelle mani di un’altra persona, vivere a fondo i miei sentimenti.

Comincio a correre nella direzione da dove sono venuta pregando sottovoce Dio di incontrarla. Volto l’ultimo angolo che mi separa da lei e sorrido felice, tirando un sospiro di sollievo e rallentando. Ma ciò che vedo mi riporta con i piedi per terra, distruggendo con un colpo di falce le ali su cui avevo volato sino a quel momento.

Non riesco a capire più nulla, ne tanto meno a vedere cosa poteva essere successo, a causa della luce blu dell’ambulanza che mi abbagliava la vista.

Come un fantasma mi avvicino al gruppo di persone riverse sulla barella. I miei arti tremano e il mio cuore si ferma. Lì, distesa sulla barella c’era la mia Strawberry, bianca come un cadavere, il volto inespressivo e i suoi meravigliosi occhi da cerbiatta coperti dalle palpebre.

Il medico dell’ambulanza mi chiede, vedendomi visibilmente atterrito e quindi deducendo che conoscessi la ragazza, mi chiede con fare comprensivo se voglio salire, io annuisco debolmente e insieme alla barella salgo sulla vettura.

 

 

Ciao a tutti…belli e brutti!!! Ma dai…siete tutti stupendi!!!! Sono io che sono perfida e in questo ultimo capitolo ho dato ulteriore prova di questa mia caratteristica che mi contraddistingue. Spero davvero che vi sia piaciuto e vi prometto che (visto che il 3 partirò per Nizza) pubblicherò almeno altri tre capitoli…detto questo non mi rimane altro che ringraziarvi di aver letto questa mia storia e spronarvi a lasciarmi una piccola recensione a fine capitolo…grazie anche a quelli che magari non avendo tempo non possono…ciao a tutti e grazie!!!!

  
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