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Autore: OpunziaEspinosa    02/06/2011    21 recensioni
E se Isabella Swan fosse la ragazza più popolare della scuola? Se fosse Edward Cullen il ragazzo nuovo in città? Chi dice che non sia LEI a doversi prendere cura di LUI? Breve FF su una semplice storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 3
 
Passo le due ore successive alla pausa pranzo assieme a Bella, nell’aula di biologia.
Ci sediamo uno accanto all’altra, ed in coppia lavoriamo ad un esperimento sulle cellule epiteliali.
Bella è attenta, concentrata, e quando non capisce, o si trova in difficoltà, chiede il mio aiuto, certa di trovarlo. È come se desse per scontato il fatto che io non possa non sapere, e, con un certo orgoglio, le do tutte le risposte che cerca pensando che, per una volta, essere un secchione non è tanto male.
Quando parlo mi osserva con vivo interesse, aggrottando leggermente la fronte. Quella piccola V appena accennata che compare tra le sopracciglia scure, sottili ma ben definite, è deliziosa, e non so cosa darei per poterla sfiorare e percorrere con un dito. Ma sarebbe decisamente troppo strano, e probabilmente rimedierei un ceffone ed un insulto.
Solo in un paio di occasioni, sollevando lo sguardo dal microscopio,  sorprendo Bella a fissarmi con i pensieri chiaramente altrove, il capo leggermente piegato da un lato, e la bocca appena socchiusa.
In entrambe le occasioni arrossisco visibilmente e sposto la mia attenzione sulla prima cosa che capita, perché sostenere i suoi occhi è ancora un’impresa troppo ardua per me. Prima sul libro che stiamo usando come guida, poi sul blocco degli appunti. Tossisco nervosamente, inizio a grattarmi la nuca (ma perché ho questo brutto tic?), e cerco di riempire il silenzio con sciocchi commenti sull’esperimento che stiamo conducendo.
Bella, invece, non sembra per nulla a disagio.  L’ho sorpresa a fissarmi e non ha fatto una piega. Adoro questa sua sicurezza. Dovesse succedere a me una cosa simile, credo sprofonderei nelle viscere della terra per l’imbarazzo. Mi chiedo a cosa stia pensando, però. Probabilmente si sta chiedendo da che pianeta arrivo e se a Chicago i ragazzi sono tutti così mediocri ed insipidi.
Al termine delle lezioni, come mi aveva promesso, Bella mi riporta a casa. Il viaggio sembra durare un po’ più a lungo rispetto a ieri, e mi domano se abbia rallentato la sua guida spericolata di proposito. Ma solo per un attimo. In realtà sono talmente abituato a non sperare e ad aspettarmi il peggio che mi auto convinco si sia trattato di un caso. In altri termini: com’è possibile che Isabella Swan, affascinante e popolare cheerleader, possa nutrire per me un interesse diverso dalla semplice, tenera compassione che, ne sono certo, è il sentimento che l’ha spinta ad avvicinarsi a me e a prendere le mie difese?
Bella parla a raffica durante l’intero tragitto. E mi sta bene così. Non sono bravo a tenere viva una conversazione. Inoltre adoro il suono della sua voce. Potrei passare ore intere ad ascoltarla senza stancarmi mai.
Bella non è semplicemente una chiacchierona. Un vivo e sincero entusiasmo la anima, ed ha sempre qualcosa di interessante da dire. Insomma, non parla tanto per farlo. Chiede sempre la mia opinione e mi dà lo spazio per dire ciò che penso. Io sono ancora intimidito dalla sua presenza così forte e rispondo quasi a monosillabi, ma cerco, per quanto posso, di non sembrarle noioso o stupido.
“Che programmi hai per il fine settimana?” chiede una volta parcheggiato di fronte al vialetto che conduce a casa mia.
“Niente di speciale,” le spiego. “Più che altro lavorerò alla relazione di biologia che Banner ci ha assegnato e che dobbiamo presentare per lunedì.”
“Oh merda…” si lascia sfuggire spalancando gli occhi e portando una mano alla bocca.
“Non l’hai ancora iniziata?!” domando con un filo di panico nella voce. Banner ci ha assegnato quella relazione dieci giorni fa, ed io ho cominciato a lavorarci fin da subito. È un argomento complesso e delicato, che merita grande attenzione. Non riesco a credere che Bella non abbia neppure preparato una bozza.
“Ehm… ehm… credo di no…” balbetta facendo una smorfia.
“Bella!” l’ammonisco. Vorrei aggiungere: “Sei matta?” , oppure:“Che ti passa per la testa? Non ce la farai mai a finire per lunedì!”.Ma tutto quello che riesco a dire è  “Bella!” con un tono stupito e di leggera disapprovazione.
Tuttavia credo che il mio sguardo scioccato esprima ampiamente il mio sgomento perché, malgrado non sia io quello nei guai, Bella si sente in dovere di rassicurarmi.
“Oh, tranquillo Edward! Ce la posso fare. Tu non mi conosci ancora bene: lavoro meglio sotto pressione!”
Davvero non capisco come Bella possa essere così tranquilla. Ma a quanto pare, tra i due,  il più in ansia sembro essere io.
“Tu sei già a buon punto, invece…” continua. Mi guarda di sottecchi e sorride. È un sorriso strano, un po’ furbo ed un briciolo maligno.
“Beh, sì… io… io ho già scritto una bozza…” ammetto. Cos’altro ci si potrebbe aspettare da uno come me, in fondo?
“Allora non è necessario che ci passi tutto il fine settimana,” dice restando sul vago e senza abbandonare l’alone di sottile mistero. “Ti puoi ritagliare un paio d’ore…”
“Cosa… cosa vorresti dire?” domando sulla difensiva. Non mi starà mica chiedendo di darle una mano? Oddio. È per questo che mi ha avvicinato? Anche lei, come tutti gli altri, vuole solo che l’aiuti con lo studio?
“Allora? Te le prendi un paio d’ore solo per te?” insiste senza scendere nel dettaglio.
Io non posso fare a meno di annuire. Cos’altro potrei fare? Pur di passare qualche ora con Bella sarei disposto a diventare il suo schiavo. Non ho un briciolo di spina dorsale, lo so. Sono debole. Debole ed innamorato.
“Sì… credo… credo di sì. Bella, perché?”
“Domani pomeriggio potresti venire alla partita di basket! Forks Bearscontro Cotton Beavers.”
Cosa? Bella mi sta invitando ad uscire? Non so che dire. Tutto mi sarei aspettato, fuorché questo.
Non sono mai stato ad una della partite della nostra squadra di basket, anche se mi piacerebbe. Di basket non capisco nulla - e non mi importa nulla, ad essere del tutto sincero - ma la sola idea di vedere Bella danzare ed incitare la squadra agitando un paio di pom-pom colorati mi fa venire la pelle d’oca.
Ho sbirciato gli allenamenti, ti tanto in tanto, ma solo per pochi secondi, terrorizzato dall’idea che qualcuno mi potesse sorprendere aggrappato come un guardone maniaco alle inferriate delle finestre della palestra.
Dovrei accettare senza neppure pensarci. A conti fatti questo invito è la cosa più simile ad un appuntamento che mi sia mai capitata fino ad ora. E per giunta mi arriva direttamente da Isabella Sawn, la ragazza dei miei sogni.
Ma sono Edward, e sono un cretino. Così, anziché dirle che mi piacerebbe molto e che ci sarò senz’ombra di dubbio, le dico: “Non saprei… Non era nei miei piani…”
Ma Bella non demorde. “Vieni, è un match importantissimo. Se vinciamo – e vinceremo – andremo tutti al Red Lion a festeggiare!”
“Oh…”  Che significa esattamente “andremo” ? Che dovrei seguirli? Bella vuole che mi unisca a lei e ai suoi amici?
“Non devi decidere ora, ovviamente. La partita è domani alle tre. Ma sappi che mi fa piacere, se vieni.” La sua voce è dolce e calda, ed i suoi enormi occhi color cioccolato sono così belli e  limpidi da togliermi il fiato.
Davvero  non ho idea di cosa stia succedendo. Da quando Bella mi ha parlato per la prima volta è come se fossi entrato in una dimensione parallela. È un mondo affascinante, ma che non conosco. Non so come muovermi, non so come comportarmi. Non so cosa dire o fare. Non ho mai avuto tanta paura in vita mia, neppure quando James mi ha detto che me l’avrebbe fatta pagare cara se avessi spifferato a qualcuno che mi ruba i soldi e mi costringe a fare i suoi compiti e quelli dei suoi amici.
Dio, quanto vorrei non avere paura…
“Va… va bene…  se mi libero vengo.”
Lei mi sorride e mi strizza l’occhio. “Ci conto!”
Ci salutiamo e poi Bella riparte. Sgommando.
 
Il giorno dopo, alle due, non sono ancora del tutto convinto di voler andare alla partita di basket. O meglio: voglio andarci, ma la solita, dannata timidezza mi blocca.
L’idea di unirmi ai membri della squadra, alle loro ragazze, ai loro amici e alle cheerleader nei festeggiamenti del dopo partita è davvero eccitante. Sospetto che questo genere di incontri sia molto più divertente e movimentato delle riunioni del Club del Libro del martedì sera.  Ma io cosa c’entro in tutto questo? Come i cavoli a merenda! Non saprei come comportarmi con queste persone. Certo, sono solo persone e non marziani. Ma con loro non ho nulla in comune! Non potrei neppure commentare i punti più belli della partita perché di basket non so nulla, solo che si vince lanciando una palla arancione in un cesto posto ad una determinata altezza. E non sono neppure sicuro che la palla sia sempre arancione!
Chiedetemi cos’è un pentagramma, cos’è una minima o una semiminima. Chiedetemi quante sinfonie ha scritto Beethoven o chi è Daniel Barenboin. Non chiedetemi nulla di sport.
Inoltre mi guarderebbero tutti. Si chiederebbero che ci fa Edward Cullen lo sfigato tra di loro. E detesto quando la gente mi guarda. Non mi piace essere al centro dell’attenzione.
Alla fine decido di andare, pensando che posso fermarmi per la partita e declinare gentilmente un eventuale invito ad unirmi ai festeggiamenti che si terranno al Red Lion.
So che non potrò evitare gli sguardi curiosi degli altri studenti, ma per quanto la cosa mi metta a disagio, la voglia di vedere Bella è ben più forte.
La vedrò nella sua striminzita uniforme gialla e blu. Vedrò le sue gambe meravigliose. La vedrò danzare e muovere i fianchi. La vedrò…
O santo cielo! Non ci devo pensare. Sono un gentiluomo, ma ho pur sempre diciassette anni!
Mi faccio accompagnare in auto da mia madre che, malgrado il brevissimo preavviso, è ben contenta di vedermi uscire di casa per qualcosa di nuovo e di diverso che non il semplice andare a scuola.
Più di una volta mi ha incoraggiato a fare nuove amicizie, ma per gente come lei e mio padre, gente così aperta e gioviale, credo non sia facile capire che non tutti sono come loro, che per alcune persone – persone come me – fare nuove conoscenze è difficile quanto andare in guerra.
Quando arrivo in palestra, la partita è iniziata da una trentina di secondi. Gli spalti sono gremiti e c’è un baccano infernale. Deve essere un match importantissimo. Non ci sono solo gli studenti della Forks High School. Ci sono anche i ragazzi della riserva indiana di La Push, moltissimi genitori, ed un folto gruppo di tifosi del liceo avversario.
Trovo un posto libero in alto, in ultima fila, contro la parete.
Mi siedo, evitando lo sguardo curioso dei miei vicini - ragazzi del secondo anno che più di una volta hanno assisto divertiti ai miei incontri/scontri con James, Victoria e Laurant,  e che di sicuro si stanno chiedendo che ci faccio qui.  Poi inizio a cercare lei, a cercare Bella.
Il mio sguardo vaga verso il basso, vicino al campo, nei pressi della panchina dei Forks Bears, e quando la vedo - con la gonna cortissima, la divisa gialla e blu che mette ancora più in risalto il suo pallore lunare, ed i capelli raccolti in alto sopra la nuca - mi manca il fiato. È semplicemente bellissima.
Per tutto il primo ed il secondo tempo i miei occhi restano incollati su di lei. La partita va avanti, i giocatori corrono da una parte all’altra del campo, quasi scoppia una rissa, i numeri sul tabellone segnapunti si susseguono, il pubblico intorno a me urla a squarciagola, incoraggia la squadra e fa tremare gli spalti. Io non mi accorgo di nulla. Io non ho occhi che per lei, per Bella.
Alla fine de primi ventiquattro minuti di gioco, mentre i ragazzi riprendono fiato in panchina ed ascoltano le nuove disposizioni del mister, Bella e le altre cheerleader scendono in campo con il proprio numero.  Giuro, non ero preparato a vedere nulla del genere. Mi aspettavo qualcosa di più classico, di più stereotipato. Mi aspettavo un paio di capriole ed il solito “Datemi una F, datemi una O, datemi una R…”.  Invece non ci sono neppure i pompon!
Quando le ragazze raggiungono il centro della palestra, improvvisamente dagli altoparlanti parte un mix di vari pezzi hip-hop, e Bella ed il suo gruppo si esibiscono in una vera e propria danza. Sono bravissime. Bella è bravissima. Sensuale come non credevo potesse essere. E quando la vedo scuotere il sedere di fronte a tutti, a momenti mi prende un infarto!
Il loro numero termina sotto gli applausi scroscianti, le urla ed i grugniti di approvazione di tutta la popolazione maschile. Bella è senza dubbio la più apprezzata e su di lei sento dire cose talmente sconce che, se non fossi l’imbranato che sono,  in tempo zero mi alzerei  e riempirei di pugni quei buzzurri che si sono azzardati a pronunciare parole così sudice. Anche se sono un pacifista.
Prima di tornare al proprio posto, vicino alla panchina dei Forks Bears, Bella si guarda intorno e poi, da bordo campo, comincia a scrutare gli spalti. Quando capisco che forse sta cercando me mi irrigidisco.
Vorrei alzare la mano, chiamarla, attirare la sua attenzione in qualche modo, ma mi vergogno di quello che potrebbero pensare gli altri.
Edward Cullen lo sfigato che osa rivolgersi ad una delle cheerleader?!
E se Bella non dovesse notarmi? Che figura farei, con la mano a mezz’aria, a salutare, non ricambiato, il sogno erotico dei tre quarti del pubblico presente in palestra oggi? Inoltre può darsi che lei stia cercando qualcun altro, e non il sottoscritto.
Così resto lì, pregando che sia Bella a scorgermi in mezzo alla gente; cercando di uscire un poco dal mio angolo,  ma senza bisogno di chiamarla a gran voce.
I suoi occhi vagano per un po’ tra la folla, poi mi vede ed il suo volto si illumina in un caldo sorriso.
“Edward!” Bella alza la mano e la agita, come per dirmi: “Guarda, sono qui!” .
Anch’io alzo la mano e la saluto timidamente, rendendomi conto che i ragazzi seduti attorno a me si sono tutti voltati nella mia direzione e mi stanno squadrando da capo a piedi, come se fossi un alieno.
Sento le guance avvampare, evito il loro sguardo curioso ed indagatore, e cerco di stringermi ancora di più nel mio angolo.
Ma Bella non si limita a salutare. Va ben oltre.
“Aspettami dopo la partita fuori dagli spogliatoi! Non te ne andare!” urla dal campo.
In palestra c’è una gran confusione e la sua voce si confonde con tutte le altre, ma io l’ho sentita bene. Così come l’anno sentita bene in miei vicini. Se possibileil loro sguardo si fa ancora più curioso ed incredulo. Ma per la prima volta in vita mia, oltre alla vergogna e all’imbarazzo per essere al centro dell’attenzione, provo dei sentimenti nuovi, qualcosa che si avvicina molto all’orgoglio e alla rivalsa.
Non avevo alcuna intenzione di fermarmi per il dopo partita, ma come posso dire di no a Bella?
Perciò le sorrido e le faccio di sì con la testa, prima di iniziare a grattarmi la nuca, ovviamente.
I Forks Bears vincono il match come da copione. Jacob Black viene portato in trionfo in quanto, se non ho capito male, ha superato il suo record stagionale. Non ho la più pallida idea di cosa questo possa significare, ma credo si tratti di una bella cosa perché tutti gli fanno i complimenti e gli mollano vigorose pacche sulle spalle; manate che probabilmente ucciderebbero il sottoscritto, ma che lui accoglie come carezze.
Dopo la partita, aspetto Bella fuori dalla palestra, poco lontano dall’uscita degli spogliatoi, proprio come mi ha chiesto lei.
Sono nervosissimo. Mi sudano le mani, mi manca il respiro e mi batte forte il cuore. E non solo perché la vedrò. Tra poco entrerò ufficialmente a far parte del suo mondo.
“Edward!”
Alzo lo sguardo che tengo ben piantato in terra per evitare le occhiate cariche di gelosia degli altri studenti, e vedo una morettina dai capelli corti abbracciata ad un alto ragazzo biondo. Sono Alice e Jasper, e dietro di loro sbucano Emmett e Rose. Si tengono per mano e, ridendo per qualcosa che si sono appena detti e che non ho sentito, superano i loro amici e si affrettano verso il parcheggio.
Alice e Jasper procedono più lentamente. Non si fermano, ma passandomi accanto lui mi fa un gesto con la testa – qualcosa che assomiglia ad un saluto – ed Alice mi dice: “Bella arriva subito. Si sta cambiando.”
“Ok… ok, va bene…”
“Ci vediamo dopo al Red Lion!” continua Alice voltandosi nella mia direzione. Ed io annuisco facendo ciao-ciao con la mano.
Che sfigato.
Dopo dieci minuti buoni, quando il parcheggio si è ormai svuotato, la porta degli spogliatoi si spalanca e finalmente Bella è di fronte a me. Con lei ci sono Jacob ed una ragazza molto carina dalla pelle ambrata. Suppongo si tratti di Leah, la ragazza di Black, visto che lui le tiene un braccio attorno al collo e lei una mano dietro la schiena.
“Edward!” Non appena mi vede, Bella mi corre incontro lasciando indietro i propri amici. “Hai visto che partita? Li abbiamo stracciati!”
Bella è entusiasta. Ed io non so che dire.
“Sì, sono stati bravi…” commento molto diplomaticamente.
La verità è che davvero non so come abbiano giocato i Forks Bears. Anche se capissi qualcosa di basket, per tutto il tempo sono stato concentrato su Bella, rivivendo nella mia testa il sensuale balletto che l’ha vista protagonista. Così conosco solo il punteggio che segnava il tabellone alla fine del match e che, per la squadra locale, era più alto.
Nel frattempo Jacob e la sua ragazza ci hanno raggiunti.
“Bella, voi venite con noi?” le chiede.
Io sto ancora cercando di processare il senso di quel ‘voi’ e di quel verbo usato al plurale, che Bella ha già risposto.
“No,” risponde. “Prendiamo la mia macchina.”
Jacob annuisce. “Ok. Ci vediamo al Red Lion tra poco, allora.” E prima di andarsene trascinando con se la sua ragazza, mi saluta con un mezzo sorriso, un gesto del capo ed un “Cullen…”
Una volta soli, Bella mi pianta addosso i suoi meravigliosi occhi scuri e sento le ginocchia cedere.
“Non ti dispiace, vero?” chiede.
“Cosa?” chiedo a mia volta.
“Se prendiamo la mia macchina,” spiega. “Ho pensato che se ti annoi possiamo andarcene prima. Nutro il vago sospetto che tu non sia mai stato ad una partita di basket prima d’ora!”
“I tuoi sospetti sono fondati,” ammetto imbarazzato.
“Bene,” continua lei iniziando a camminare in direzione del parcheggio. “Significa che oggi sei qui per me.”
Bella si volta, mi sorride maliziosa, e mi lancia uno sguardo languido.
Io sono pietrificato. Come fa a saperlo? Sono così trasparente? Soprattutto: perché la cosa non la infastidisce? Le ragazze come lei, le ragazze belle e popolari, non amano ricevere attenzioni dai tipi come me. Non sono di certo bello, ed inoltre sono timido e goffo. Una noia mortale.
Me ne resto lì, imbambolato ed osservo Bella allontanarsi con lo sguardo da pesce lesso.
“Edward!” esclama. “Cosa fai lì impalato? Andiamo!”
Mi tende la mano ed io, ancora frastornato e confuso, mi decido a schiodarmi dall’angolo in cui mi trovo. Non so descrivere ciò che provo. Sono confuso, felice, impaurito, emozionato.
La mia preoccupazione più grande, però, è rivolta al mio futuro a breve termine. Cosa dovrei fare? Prenderle la mano? Non ho mai tenuto una ragazza per mano prima d’ora. O forse sì, ma all’asilo! Inoltre: cosa implicherebbe? Certo, non siamo più nell’ottocento ed al giorno d’oggi pare che neppure fare sesso abbia necessariamente un significato. Però…
Come al solito è Bella a togliermi dall’impaccio. Non mi prende per mano, ma mi prende sottobraccio.
“Andiamo,” mi incoraggia sorridendo.
“Andiamo,” le faccio eco.
Ed insieme ci incamminiamo verso la sua Volvo.
Raggiungiamo il Red Lion in un batter di ciglio. Dopo un sorpasso azzardato trovo persino il coraggio di chiederle coma mai non le abbiano ancora ritirato la patente. Bella scoppia a ridere e mi chiede scusa. Ma poi si infila in uno dei parcheggi liberi a razzo, facendomi sobbalzare sul sedile.
Il locale è pieno e ci sono proprio tutti: i giocatori della squadra, i loro genitori ed amici, le loro ragazze, le cheerleader… Alcune di loro indossano ancora la divisa ed espongono civettuole le gambe.
Mi sarebbe piaciuto che Bella non si fosse cambiata. Ora indossa un semplicissimo paio di jeans, una camicetta bianca ed un giubbottino di pelle nera. È meravigliosa, come al solito, ma ho ancora vivo nella memoria il ricordo delle sue meravigliose gambe nude. Ripensandoci: forse è meglio che si sia cambiata. Venire sorpreso mentre le guardo le cosce come un imbecille sarebbe troppo degradante. E poi non sono un maniaco!
Quando entriamo tutti accolgono Bella con entusiasmo. La salutano, commentano la partita, le fanno i complimenti per il numero... Tutti sembrano conoscerla ed adorarla. Anche i genitori.
Lei si fa largo tra la folla, radiosa e totalmente a proprio agio. Si volta un paio di volte, per essere sicura che la stia seguendo, e quando un gruppo di ragazzi si mette tra di noi, separandoci e spingendomi lontano, viene a recuperarmi.
“Che casino!” esclama divertita trascinandomi con sé. Mi prende per mano questa volta, e, non appena sento la sua pelle morbida ed il suo tocco delicato, un brivido mi percorre la schiena.
Com’è possibile che quest’angelo possa infilare una catena su per il culo di chicchessia? Eppure, malgrado tutto, sono sicuro che Bella ne sarebbe capace. James non se ne sarebbe andato via con la coda tra le gambe, altrimenti.
Quando raggiungiamo il tavolo dei giocatori e delle loro ragazze, Alice scatta immediatamente in piedi.
“Bella, Edward! Vi abbiamo tenuto due posti, laggiù!” E ci indica l’estremità del tavolo.
“Grazie, Alice!”
Poi Bella mi presenta a tutti i suoi amici. “Ragazzi, Edward. Edward, i ragazzi. Alice, Jasper, Jake, Leah, Emmett, Rose, Mike, Jessica, Eric ed Angela.”
Nessuno sembra stupito di vedermi, ed io mi rilasso un poco, anche se trovo il tutto decisamente surreale. Io non c’entro nulla con queste persone!
Prendo posto vicino a Bella, e lei, sistemando il giubbotto sulla spalliera della sedia, mi chiede se voglio qualcosa da bere.
“Che ne dici di una coca-cola?”
Io, senza riflettere, da perfetto idiota quale sono, le confesso l’inconfessabile. “No, le bevande gassate mi pizzicano il naso.”
Bella mi guarda stranita e trattiene a stento una risata. “Ti pizzicano il naso?!”
Mi stringo nelle spalle, arrossendo come mai prima d’ora.
“Sì… proprio non riesco a berle…” ammetto.
“Beh… ti piace il latte, giusto?”
Faccio di sì con la testa. È vero, adoro il latte. Ne bevo a litri.
“Milk-shake? Quello non ti pizzica il naso, giusto?”
“Al cioccolato?” azzardo timido.
“Aggiudicato! Mi aspetti qui? Vado e torno.” E senza attendere la mia risposta, Bella si alza e si dirige verso il bancone del bar.
Alice ne approfitta per prendere il suo posto.
“Edward!” Alice scivola agile sulla sedia libera ed appoggia i gomiti sul tavolo. “Dimmi, ti è piaciuta la partita?” chiede.
“Sì, è stata…” Rifletto per un attimo in cerca della parola giusta da dire,  per mascherare il fatto che tra di loro sono un intruso e non conosco un bel niente dello sport per cui tutti qui sembrano andare pazzi. Alla fine me ne esco con un diplomatico  “interessante”.
Alice non si lascia ingannare, ovviamente. “Non sai nulla di basket, vero?” mi chiede divertita, ma non come se mi stesse prendendo in giro.
“No, no, direi di no…” ammetto imbarazzato.
“Non ti preoccupare, Edward,” cerca di rincuorarmi. “Prima di conoscere Jazz e di mettermi con lui neppure io capivo nulla di basket!”
“Dici sul serio?”
“Certo!” E, come se mi stesse svelando un gran segreto, si avvicina e mi bisbiglia in un orecchio: “Ti giuro che anche ora mi sfuggono cose basilari!”
Le sorrido, riconoscente. Trovo Alice gentile e simpatica, ed apprezzo molto il suo tentativo di farmi compagnia e di non farmi sentire un pesce fuor d’acqua. Ma al momento Bella è l’unica con la quale mi sento a mio agio al punto tale da riuscire a portare avanti una conversazione.
“Alice!” Bella ricompare magicamente dal nulla e si infila tra la sua amica ed il sottoscritto. Posa due enormi bicchieri di milk-shake al cioccolato sul tavolo e finge di essere arrabbiata con Alice. “Sbaglio od un ragazzo ce lo hai già? Si chiama Jasper ed è seduto laggiù! Quindi smamma!”
“Quanto sei noiosa!” Alice si alza sbuffando e cede il posto a Bella. Poi le fa una linguaccia. “Non te lo mangio mica il tuo Edward!”
Il tuo Edward?! Oh santo cielo…
Io temo il cuore possa schizzarmi fuori dal petto. Bella, invece, si siede accanto a me, tranquillissima, per nulla imbarazzata dalla battuta dell’amica.
“Hai conosciuto Alice!” esclama. “È simpatica, vero? È la mia migliore amica!”
E poi, mentre tutti gli altri rivivono i momenti più belli e significativi della partita, Bella mi racconta qualcosa per ognuno di loro, per farmi capire con chi ho a che fare.
Dopo un paio d’ore mi riporta a casa, ma non senza avermi proposto di unirmi a lei e al resto del gruppo per una pizza al DonkeyMonkey.
Vorrei accettare, ma è stato un pomeriggio ricco di emozioni e non voglio esagerare. Così declino gentilmente l’invito.
“Sono felice che tu sia venuto alla partita, Edward,” dice dopo aver parcheggiato di fronte al vialetto che conduce a casa mia.
“Anch’io,” le confesso. “Mi sono divertito molto. I tuoi amici sono simpatici.”
“I nostri amici, Edward,” controbatte seria ponendo l’accento sulla parola nostri. “Non devi più startene per conto tuo. Stare da soli fa schifo.”
Non so cosa dire. Sono totalmente spiazzato. La mia pena era così evidente?
“Ci vediamo lunedì a scuola?”
Annuisco. “Ok.”
“Cosa farai stasera?”
“Relazione di biologia, credo.”
“Oh… giusto…”
“Non l’hai ancora iniziata?”
“Ehm… sì… cioè… no…”
“Bella?”
“Lavoro meglio sotto pressione!”
Scoppiamo a ridere, entrambi. Poi ci salutiamo e guardo Bella scomparire a bordo della sua Volvo. Se ne va sgommando, ovviamente.
A mezzanotte sto finendo di rileggere quello che ho scritto, quando il bip-bip del cellulare mi annuncia che è appena arrivato un messaggio.
A quest’ora non so davvero chi possa essere. Forse il mio amico Will di Chicago. O, molto più probabilmente, si tratta di un messaggio promozionale inviato dalla compagnia telefonica.
Invece è Bella. Quando leggo il suo nome sullo schermo luminoso il cuore mi si ferma nel petto.
- Dormi?
- No
Devo digitare solo due lettere, ma sono così nervoso che riesco a sbagliare per ben due volte, e malgrado il T9!
- Che fai?
- Relazione di biologia
- Ancora?! Fila a letto!
- Agli ordini!
- Buonanotte, Edward.
- Buonanotte, Bella.
Sono totalmente, incondizionatamente, irrimediabilmente innamorato di Isabella Swan.


 




ECCO L'ESIBIZIONE DI BELLA E DELLE CHEERLEADER DELLA FORKS HIGH SCHOOL... NIENTE MALE, VERO?

http://www.youtube.com/watch?v=7GdWr8n90X4
 

   
 
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