#Gelosia.
;Zemyx.
Il biondo arricciò il naso, guardando male le pagine di quegli stupidi, stupidissimi libri.
«Perché ne hai così cura?» fu la domanda
«I libri hanno un’anima» sospirò semplicemente Zexion voltando pagina.
Demyx fissò davvero male quel libro.
Già il fatto che fosse geloso senza poterlo essere sul serio lo scocciava, ma il fatto che fosse geloso per colpa di un libro gli faceva girare le scatole.
;Riso.
Stupida, stupidissima Kairi.
Gli girava attorno manco fosse una zanzara fastidiosa.
Riku nascose una brutta occhiata sotto la frangia bianca.
Una risata divertita:
«Sarai mica geloso di me?».
Quando Sora si rivelava intelligente, sempre quando non avrebbe dovuto farlo, gli veniva voglia di prenderlo a schiaffi, davvero.
;AkuRoku.
Per quanto potesse essere simpatico, divertente, allegro, dolce e passionale, a volte Axel gli faceva paura.
Quando giocava col fuoco, per esempio. Che aveva una luce psicopatica negli occhi.
Magari quando gli diceva con lo sguardo serio che lui era un sicario senza scrupoli, dopotutto.
Roxas tuttavia era certo che la gelosia ossessiva e compulsiva verso i suoi confronti era molto, molto peggio.
Se ne rese conto quando il Soffio di Fiamme Danzanti lo aveva sbattuto contro il muro, tenendolo bloccato e dicendogli con un fintissimo tono tranquillo:
«Se ti vedo di nuovo con la mora, la castana o la bionda stai certo che uccido e brucio prima loro e poi te, latin lover. Got it memorized?».
Per qualche assurdo motivo, Roxas era convinto che non stesse scherzando.
;Luxord/Larxene.
Le dava fastidio, ecco tutto.
Le dava fastidio che mentre erano nei negozi guardasse le commesse, oppure le cameriere dei ristoranti.
Le dava terribilmente fastidio.
«Cos’è quella faccia, tesoro?»
«Vaffanculo».
Ma quando Luxord la baciò con trasporto, facendole capire che lei era l’unica, Larxene si disse che quella gelosia poteva metterla da parte, giusto un po’.
;Vanitas/Aqua.
E quel nano si appoggiava con la testa sulle sue cosce lattee manco fossero un cuscino.
Sia chiaro, solo lui poteva farlo.
E lo spilungone le stava sempre appiccicato come una cozza.
Ricapitolando, solo lui poteva farlo – ovviamente senza darlo a vedere – .
E lei, ovviamente, era tutta allegra e felice.
Tsk.
Vanitas sbuffò, conscio che quella “cosa” avesse un nome ben preciso: gelosia.