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Autore: Lorelaine86    02/06/2011    3 recensioni
orfana e disperata, Rosalie è costretta a fuggire quando il castello viene attaccato.
C'è solo una persona che può aiutarla....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emmett Cullen, Rosalie Hale, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo 3

Il giorno seguente, avanzavo barcollando lungo il bordo della strada che portava al castello di McCarty. Non era consigliabile lasciare il ciglio della strada, poiché l’ampia carreggiata era ingombra di carri e di cavalli che sollevavano nuvole di polvere.

L’andirivieni sulla via per il castello era in gran parte composto da soldati.

L’uomo accanto a me era inzaccherato e curvo sotto il peso di un enorme fagotto.

Il colore dei miei capelli era indecifrabile, perché erano nascosti dal sudicio copricapo chiaro, e sembravo chiaramente agli ultimi mesi di una gravidanza. Ero curva sotto un carico che sembrava troppo pesante e mi faceva ondeggiare come una vecchia.

Quando giungemmo in vista del castello, alzai lo sguardo e riuscii a provare solo un senso di sollievo. Non m’importava se alla fine di quel viaggio mi stesse aspettando il diavolo in persona: non pensavo di riuscire a fare un altro passo.

Se non fosse stato per il robusto bastone che Carl aveva tagliato per me, avrei rinunciato a camminare ore prima.

I piedi mi dolevano da morire e le gambe erano insensibili per la stanchezza.

La schiena rivendicava da ore di tornare eretta.

Il nostro travestimento era stato comunque utile, perché avevamo incontrato lungo la strada degli uomini di Royce, che cercavano me. 

Quando avevamo dovuto sostenere il loro esame, ero stata grata che Carl avesse insistito perché non fosse trascurato nessun particolare. Ma il resto del viaggio mi ero sentita una derelitta.

I capelli, sotto la cuffia lurida, erano stati spalmati di grasso e fango, nel caso che a qualcuno fosse venuto in mente di controllare i famosi capelli color oro del tesoro di Durham.

Le belle scarpe erano state sostituite con sandali da contadina legati con strisce di lino grezzo.

I vestiti, dagli indumenti intimi, erano umilissimi e sporchi. L’odore che emanavo era insopportabile anche per me, i lacci che mantenevano il fardello mi scorticavano la pelle e continuavo a grattarmi per le punture dei pidocchi.

Ma più fastidiosa tra tutte era la protuberanza che Carl aveva preparato e che avevo fissato sopra la pancia con le bende che usavano le donne incinte per trattenere la pancia. L’effetto era di una donna in stato interessante, già avanti nella gravidanza ed era impossibile scoprire l’inganno, salvo che non fossi stata costretta a spogliarmi.

Era stata mia l’idea della pancia posticcia, al fine di fuorviare i miei inseguitori e, al tempo stesso, mi avrebbe protetta da eventuali violenze, o almeno era quello che speravo.

Inoltre se McCarty si fosse rivelato più un cacciatore di dote che un paladino, avrebbe esitato a sposare una donna che portava in grembo il figlio di un altro uomo.

Il sacco riempito di paglia e sabbia non mi era sembrato troppo pesante, in un primo momento, ma ora trascinava verso il basso il mio corpo già curvo. Ero convinta che nemmeno un bambino vero pesasse così tanto.

Non vedevo l’ora di rifugiarmi al castello, li avrei potuto togliermi quegli stracci e ritornare a essere Lady Rosalie, il fiore dell’Est.

Sebbene mi dolesse il collo, studiai con molta attenzione il castello di McCarty. Quel castello sembrava più massiccio rispetto a quello di Durham e ispirava un senso di solidità.

Era protetto da un fossato profondo che correva lungo le quattro mura di difesa. Di fronte al portale d’ingresso il fossato era interrotto da un ponte sopraelevato, su cui vi era una strada capace di far passare un carro alla volta.

Quando giungemmo all’inizio del ponte, ci riposammo un poco. Il sole stava calando e c’era un viavai di gente alla ricerca di un posto, dove mangiare e dormire. Tuttavia, sembrava ci fosse più attività di quanta me ne aspettassi.

“Cosa pensate stia succedendo?” domandai a Carl.

“Chi può dirlo?” borbottò stancamente “forse McCarty è appena arrivato o si prepara a partire”

 “Partire?” ripetei agitata “ma non può andarsene ora!”

“Non andrà da nessuna parte” ribatté Carl “quando sentirà le notizie che portate. Potete togliere il sacco da sotto il vestito, milady, ora siamo al sicuro”

“Forse è meglio se conserviamo il nostro travestimento, almeno finché non abbiamo capito che aria tira nel castello e che tipo di uomo è questo McCarty. Non dovrebbe essere difficile capire cose ne pensa di lui la gente” dissi mentre assumevo un’occhiata cauta alla strada piena di gente, poi giù in fondo, al cancello presidiato di soldati a cavallo.

“Ma se alla fine deciderete di non chiedere aiuto a McCarty cosa farete?”

Non ci pensavo nemmeno a rimettermi in viaggio e neanche di espormi troppo.

Ricordavo ciò che diceva sempre mio padre:

“Segui il tuo istinto, tesoro. È il dono più prezioso che hai”

Abbassai la testa e mi accorsi che le fasce che legavano il mio piede erano macchiate di sangue. Mi sfuggì un grido e vacillai.

Carl mi afferrò e finalmente mi resi conto di essermi avvicinata troppo al ciglio della strada.

“Suvvia donna” mi esortò Carl in tono rude “muoviti!”

Io esitai.

“Muovetevi!” gridò una voce, che proveniva da due soldati che mi sovrastavano a cavallo e che sostavano all’entrata del castello.

“Toglietevi dal passaggio, maledizione!”

Ci avvicinammo alle guardie. I due ci guardarono senza grande interesse.

“Siete qui per vendere?”

Avevamo pensato di arrivare al castello, rivelare la mia identità e chiedere aiuto ma ora che avevo deciso di mantenere l’anonimato tutto cambiava, dovevamo velocemente pensare a una scusa per entrare nella fortezza.

“Siamo venuti a chiedere giustizia a lord McCarty, signore” dissi, cercando di adattare il mio accento.

La guardia si passo la mano sul viso. “Beh, siete attivati in un brutto momento. Il padrone è…un po’ occupato”

“Sì” confermò l’altra guardia “in effetti, è occupato ad amministrare la giustizia” aggiunse sogghignando.

Entrambi risero ed io ebbi l’impulso di scappare.

“Venite, può darsi troverà il tempo per ascoltarvi. Restate vicino al corpo di guardia”

Trovai un angolo libero, e una volta lasciato cadere il mio sacco mi ci sedetti pesantemente sopra. Mi guardai i piedi e mi chiesi se togliere le strisce oppure no.

“Cosa volete fare ora?” disse Carl accucciandosi vicino a me.

“Non muovermi più di qui” pensai, ma non potevo, dovevo agire, ma mi sarei riposata almeno per un paio di minuti.

I miei sensi erano in allarme. “Pensate che vestiti così potremmo raggiungere il re?”

Carl mi fulminò con un’occhiata. “Sarebbe troppo pericoloso e poi riuscireste a camminare fino a Londra?”

“Potrei farcela ” dissi lamentandomi “con scarpe decenti”

“I contadini non hanno scarpe decenti” ribatté Carl.

Non dissi nulla e continuai a guardarmi intorno.

Le persone e gli animali facevano un rumore assordante, ma ben presto riuscii a distinguere un altro rumore, grida che si ripetevano a intervalli regolari. Ricordando Laurell balzai in piedi aiutata dal bastone.

La folla si spostò e riuscii a vedere la fonte di quelle grida.

Un uomo legato a un palo e un altro impugnava una lunga frusta. Era un linciaggio.

Alcuni soldati assistevano sull’attenti, ma le altre persone non prestavano molta attenzione alla sena.

Ogni volta che la frusta colpiva la schiena dell’uomo, questo emetteva un suono rauco, la schiena era totalmente insanguinata.

L’uomo che impugnava la frusta era a torso nudo e potei vedere, a ogni colpo, i muscoli delle ampie spalle contrarsi e gonfiarsi.

Distolsi lo sguardo, cercando di non vomitare.

Quello era un posto infernale, non un luogo dove cercare aiuto.

“Andiamocene di qui” dissi a Carl.

“Cosa? E dove andiamo?”

“Questo posto non è più sicuro del castello di King”

Carl mi afferrò il braccio. “Ma dite così per il linciaggio? Anche vostro padre ha fatto frustare molti uomini. Solo che voi non lo vedevate”

“Non in questo modo” ribattei.

“Fidatevi, in un modo molto simile. Lui vi ha troppo protetta, milady. E comunque prima di giudicare, dovreste chiedervi cosa ha commesso quell’uomo”

Lanciò una voce a un servo che passava portando un vassoio pieno di boccali di birra mezzi vuoti.

“Ehi amico. Qualcuno sta prendendo delle belle frustate, vero? Quale è il motivo?”

“Sì era ubriacato. Ma in ogni caso il motivo è sempre lo stesso:non obbedire agli ordini del padrone” rispose il ragazzo con un sorriso impertinente prima di svanire tra la folla.

“Ubriacato?” sibilai “McCarty sta facendo fustigare un uomo fino alla morte solo perché si è ubriacato?”

Carl alzò le spalle. “Vi avevo avvertita che era un signore duro e severo”

Mi lasciai cadere di nuovo sul sacco, ben sapendo che ero troppo stanca per fare anche solo un altro passo.

“Ehi voi!”

Ci girammo. Era il soldato di prima.

“Cosa ci fate qui in giro? Vi avevo chiesto di aspettare vicino al corpo di guardia! Lord McCarty è disposto a vedervi. Adesso”

Lanciai un’occhiata allarmata a Carl. Non avevamo avuto nemmeno il tempo di chiedere in giro che tipo di uomo fosse Lord McCarty.

Carl mi cinse le spalle e disse: “Mia moglie non si sente bene…”

“Avrà il tempo di sentirsi male più tardi”

Vedendo la nostra esitazione ci afferrò per le braccia e cominciò a trascinarci. Camminava così velocemente che tutte le mie membra si ribellavano e non riuscii a trattenere un grido di dolore.

“Smettila donna! Inizio a pensare che abbiate qualcosa da nascondere. Avete chiesto giustizia a McCarty e per la miseria l’avrete”

Barcollai indietro cercando di non cadere, sorreggendo la pancia e mordendomi il labbro per evitare di gridare.

“James, che stai facendo?”

Il soldato si fermò di scatto. “Sto conducendo da voi questi contadini”

Alzai lo sguardo e raggelai.

Davanti a me c’era l’uomo con la frusta, ne ero certa, anche se adesso si era rivestito e indossava una camicia nera. I suoi abiti erano semplici ed era armato solo di un coltello. Era pulito, di bella presenza e ben educato. I lineamenti fini e regolari, e gli occhi verde chiaro sarebbero stati belli su una donna, i riccioli neri gli ricadevano sulle spalle. Era alto e aveva le spalle larghe e gambe robuste, eppure traspirava una certa eleganza. Non assomigliava a King.

Allora perché il cuore mi batteva all’impazzata?

Perche mi si era serrata la gola e non riuscivo a parlare?

Perché il mio istinto mi suggeriva di fuggire?

L’uomo lanciò un’occhiata al mio aguzzino, e fui certa di sentire la sua mano tremare prima di liberarmi.

McCarty sedette su di un barile lì vicino. “Allora, siete venuti a cercare giustizia? Spiegate il vostro caso, non ho molto tempo” il tono di voce era sbrigativo e impersonale.

Non riuscivo a parlare. Che scusa potevo mai inventare per poter scappare da quel castello?

Carl intervenne con voce nervosa: “Siamo stati cacciati dalla nostra proprietà, signore, da Lord King”

Vidi in McCarty una scintilla d’interesse nell’udire quel nome.

“Dove si trova questa proprietà?”

“Nelle terre di Durham”

“Conoscete il castello?”

“Sì signore”

“Ditemi com’è fatto”

“Signore, siamo semplici contadini…”

“Ditemi com’è fatto”

Carl iniziò a descrivere dettagliatamente l’aspetto del mio castello.

Continuavo a fissare affascinata, McCarty il bastardo che giocherellava con un grosso anello d’oro nella mano destra. Aveva belle mani e promettevano forza e agilità, ma quel movimento mi raggelò per la silenziosa minaccia.

“Siete molto informato per essere un semplice contadino”

Davanti ai miei occhi passarono le immagini del linciaggio.

Udii un lamento e mi resi conto di essere stata proprio io a emetterlo.

Occhi verdi si voltarono a trafiggermi.

“Sedetevi donna” mi disse bruscamente “e se state per scodellare un pargolo andate a cercare una levatrice”

Obbedii sedendomi prima che le gambe mi cedessero.

“Dunque?” fu come una staffilata.

Gli occhi dell’uomo passarono da me a Carl, e all’intensità del suo sguardo mi stupii come mai non avesse ancora scoperto la nostra vera identità. Evidentemente era conscio del fatto che noi non eravamo ciò che volevamo fargli credere.

D’un tratto la confusione che regnava nel castello ebbe senso per me.

“Voi volete attaccare Durham” dissi sobbalzando.

Lui alzò lentamente la testa e mi si avvicinò, mentre un sorriso sgradevole gli illuminava il volto affilato.

‘La farsa è finita’ voleva dire quel sorriso ‘e adesso inizia il divertimento’.

“E voi parlate con un accento troppo raffinato per essere una semplice contadinella”

Avevo ancora paura di lui, ma la speranza superava il terrore.

“Avete intenzione di attaccare Durham, lord McCarty?”

Lui infilò il pollice nella cintura e mi studiò.

“Questa è la mia intenzione, donna”

Accennai un sorriso. “In tal caso vi ringrazio”

McCarty aveva un’espressione vagamente divertita. “E in che modo le mie intenzioni dovrebbero riguardarvi?”

Raddrizzai la schiena più che potei “Io sono Rosalie di Durham” dissi con dignità “come potete vedere, non ho bisogno di essere liberata, ma mi serve comunque il vostro aiuto per poter liberare il mio castello da lord King e per vendicarmi delle sue azioni”

McCarty spalancò gli occhi verdi ed ebbi l’impressione di averlo lasciato senza parole. Quando infine lui fece un lungo sospiro, mi resi conto di averlo lasciato addirittura senza fiato.

“Lady Rose…”disse finalmente e una luce brillò nel suo sguardo. “Credo di aver bisogno che mi dimostriate la vostra identità”

“Dimostrare la mia identità? E come posso farlo?”

“La vostra condizione non è compatibile con l’affermazione che siete il fiore dell’est…”quegli occhi verdi mi scrutarono, cercandomi di liberare dallo sporco e dal travestimento.

“O almeno suggerisce una storia alquanto strana. Venite con me” si voltò e cominciò ad avviarsi verso la fortezza.

 

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Vorrei ringraziare Amy Dickinson   e  Goten   che si sorbiscono sto polpettone mediovale, vi adoro !!!!!

Vorrei invitarvi a leggere gli altri miei scleri:

ff concluse:

Lo Scapolo 

Stand by me

Isola Esme

ff in corso :

Fozen rose

Amori e dissapori

ff di cui mi sono occupata o che adovo:


Tesoruccio, quand'è che metterai la testa a posto?!
Living in Manchester


  
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