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Autore: The DogAndWolf    02/06/2011    3 recensioni
La dottoressa Jackleen Simmons viene chiamata da New York per un consulto al Princeton-Plainsboro.
Il suo arrivo sconvolgerà la vita di un membro della squadra di House in particolare: Tredici.
Arrabbiata con il mondo, conquistatrice incallita, geniale giovane chirurgo... riuscirà Jackleen, tra ex irascibili, capi cinici e colleghi diffidenti, a trovare un po' di pace grazie a Remy alla fine di questa long-fic?
Magari proprio a Seattle, dove abita e lavora la sua migliore amica?
Crossover tra House e Grey's Anatomy (fine quinta stagione in poi).
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Remy Hadley/Tredici, Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Sesta stagione
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Remy attraversò il corridoio, persa nei suoi pensieri, felice per la persona che stava per incontrare. Raggiunse la porta del laboratorio DNA, accorgendosi solo in quell’istante della velocità incredibile del proprio battito cardiaco. Forse era paura per come avrebbe reagito Jackleen o forse pura e semplice emozione nel vederla. Concluse, prima di entrare nella stanza, che si trattava di entrambi.
La bionda non sollevò lo sguardo quando Remy aprì la porta, ma notò che sul suo volto si formò un sorriso furbo appena accennato e i suoi occhi viola, concentrati sul microscopio, s’illuminarono di qualcosa di indecifrabile.
Remy cercò di costringersi a dire qualcosa, ma aveva la bocca così asciutta e impastata che non una parola uscì dalle sue labbra secche, né riuscì ad articolare un solo pensiero sensato.
«Sei qui per spiarmi?» chiese d’un tratto Jackleen, in un tono così sereno da cancellare ogni possibile intento accusatorio, con il sorriso divertito in parte nascosto dal microscopio.
Remy rimase per un attimo spiazzata dal suo comportamento per poi rispondere al suo sorriso, solare, e, sedendosi accanto a lei, dire: «Mi ha mandata House con l’ordine di tenerti d’occhio… ma, certamente, non sono qui per questo…».
La bionda non alzò ancora lo sguardo su di lei, anche se stava morendo dalla voglia di farlo. Quindi domandò semplicemente, in tono incuriosito ma studiatamente neutro: «E allora perché sei qui?».
Il sorriso di Remy si allargò, diventando malizioso e allegro. Senza rispondere, si alzò e incrociò delicatamente le braccia sul ventre della donna, abbracciandola mentre affondava il volto nei biondi capelli lisci, e inspirò a fondo, lentamente. Un brivido potente corse per tutta la spina dorsale di Jackleen e la costrinse a chiudere gli occhi e sospirare di piacere, inarcando la schiena contro il corpo della ragazza.
Remy arrivò all’orecchio della dottoressa bionda e ci soffiò dentro, roca e sensuale: «Indovina…». Il sorriso della donna si allargò ulteriormente e sul suo volto comparve un’espressione estasiata.
Finalmente Jackleen si scostò dal microscopio, girandosi di scatto verso la giovane dottoressa, liberandosi dalla sua stretta dolce. Remy voleva intrappolare le labbra della bionda sulle sue, ma venne fermata da un suo sussurro soffice e deciso: «Dobbiamo parlare…».
La ragazza si fermò a fissarla negli occhi viola per un secondo, con il panico nello sguardo, per poi sorridere nel modo più spensierato possibile, domandandole innocentemente: «Di cosa?».
Jackleen sollevò un sopracciglio, lanciandole un’occhiata davvero eloquente. Remy non volle interpretare il chiaro “lo sai” nello sguardo della dottoressa Simmons e rimase a guardarla, aspettando una risposta. Alla fine, la bionda sbuffò, quasi esasperata: «Foreman.».
La giovane dottoressa iniziò ad osservare stranita e sorpresa Jackleen e chiese: «E lui che c’entra?». A questo punto la bionda esplose in una breve risata isterica e sarcastica mista ad un verso di stizza e stupore per poi risponderle, cupa: «Se continui così, allora non abbiamo più molto da dirci…».
Jackleen, molto irritata, fece per uscire dalla stanza, ma questa volta Remy la bloccò in tempo, afferrandola per il polso ed esclamando un soffocato ed impaurito: «No!». Gli occhi viola della donna si concentrarono nei suoi azzurro ghiaccio, ancora con quello sguardo indagatore. Prima che il chirurgo potesse urlarle addosso in preda all’ira, Remy mormorò, spaventata: «Ti prego, non lo fare… per favore non andartene.».
Jackleen si liberò in fretta dalla presa della giovane ed incrociò le braccia, prestando la massima attenzione alla dottoressa di fronte a lei, aspettandosi una spiegazione. Remy, alle strette, sospirò a fondo e abbassò lo sguardo, per poi dirle: «Io e Foreman stavamo insieme fino ad un paio di settimane fa…», lanciò uno sguardo di sottecchi a Jackleen e lesse sul suo volto un’esortazione palese a continuare, «L’ho lasciato perché era diventato… possessivo… ma non l’ha presa troppo bene…» terminò con voce tremante, senza riuscire a guardarla negli occhi di quel colore miracoloso.
Il silenzio che seguì fu spezzato dalla voce di Jackleen che domandò, scettica: «Tutto qui?».
Il suo tono attirò lo sguardo di Remy sulla sua faccia, che, nel frattempo, era diventata una maschera gelida indecifrabile. La ragazza mormorò, presa alla sprovvista: «Che… che vuoi dire?».
Lo sguardo della bionda era ancora freddo quando chiese in un sibilo brutale: «Eri davvero così spaventata a morte perché un tuo ex non si è rassegnato alla vostra rottura? Soffri per caso di qualche forma di ipersensibilità cronica nei confronti dei sentimenti altrui? Oppure hai un disturbo della personalità per cui credi di averlo scaricato mentre, in realtà, l’hai fatto solo nei tuoi sogni?».
La ragazza fu ammutolita dal tono acido di Jackleen e non poté far altro che continuare a guardarla, completamente spiazzata. Perché si comportava così? In fondo le aveva detto la verità. Non tutta la verità, ma quella sconosciuta pretendeva davvero di poter conoscere i suoi segreti più intimi dopo poco meno di un giorno?
Il silenzio divenne pesante mentre la dottoressa Simmons si accorgeva di aver esagerato, ma era troppo orgogliosa e accecata dall’ira per ammetterlo. Quella era la prima volta in assoluto che una donna le faceva quell’effetto. Non aveva mai provato una gelosia così profonda e bruciante per una sconosciuta. Sì, perché, in fondo, non sapeva assolutamente nulla di lei. Non sapeva il suo colore preferito, non conosceva il suo passato, non sapeva in che rapporti era con la sua famiglia, non sapeva nemmeno se ne avesse ancora una, a dirla tutta.
La osservò nel silenzio gelido, raccogliendo tutta la sua buona volontà per parlare di nuovo, ma fu preceduta da Remy, che iniziò a mormorare, questa volta lei in preda alla furia: «Come osi? Come pensi anche solo di poterti permettere di trattarmi così?». Jackleen esitò un attimo, colpita in pieno petto dall’ira nella voce della ragazza. «Come puoi giudicarmi in questo modo? Come se tu fossi la persona migliore al mondo? Ti ricordo che anche tu eri in quel locale! Ti ricordo che, se il mio cellulare non fosse suonato, mi avresti scopata senza nemmeno preoccuparti di passare per il primo appuntamento! Mi avresti scopata in quel fottutissimo bagno pubblico!» continuò Remy, con voce sempre più alta. Le stava quasi urlando contro mentre avanzava verso di lei, puntandole un dito accusatorio contro. La bionda arretrò di un passo, presa alla sprovvista da quella sfuriata.
Una luce pericolosa brillò negli occhi viola di Jackleen quando avanzò, trovandosi quasi a contatto con la ragazza. Sogghignò quasi malvagiamente esclamando: «Veramente non ti ricordo molto dispiaciuta all’idea di essere scopata da me in quel fottutissimo bagno pubblico…».
La dottoressa Simmons lo vide arrivare. Con i suoi riflessi avrebbe potuto benissimo schivarlo o pararlo. Invece rimase immobile a fissare Remy con ira mentre lo schiaffo della ragazza si abbatté inevitabilmente sulla sua guancia sinistra, lasciandole un segno amaramente bruciante, mozzandole il fiato in gola per la sorpresa e l’umiliazione. Non credeva che l’avrebbe fatto davvero.
Tredici le ringhiò, ancora fuori di sé: «Tu non mi conosci. Tu non sai un cazzo di me!». E, con quest’affermazione dolorosa, uscì dalla stanza, sbattendo violentemente la porta.
Jackleen rimase immobile per qualche secondo, cercando di capire come la situazione fosse potuta degenerare fino a quel punto in così poco tempo. Poi, completamente scioccata, si sfiorò il punto che si stava già arrossando sul suo volto. Sicuramente non era la prima volta che una donna la schiaffeggiava. Ormai aveva perso il conto di quanti schiaffi aveva ricevuto nella sua vita. Ma nella sua memoria non ne trovò uno solo che le avesse fatto così male. Se ne stava lì, dimenticandosi quasi di respirare, a toccarsi la guancia ferita, senza poter far altro.
Aveva incassato colpi di gran lunga più forti. L’avevano ridotta a sputare sangue, spaccato il labbro più di una volta e incrinato le costole. Ringraziando qualche entità superiore non le avevano mai cambiato i connotati in maniera irreparabile e non si era mai rotta o ferita drasticamente un singolo dito delle sue preziosissime mani da chirurgo. Forse perché suo padre e i suoi fratelli sapevano quanti soldi avrebbero potuto ricavarci dal suo bel visino e da quella sua professione prediletta.
Aveva sopportato dolori peggiori. Eppure quel singolo schiaffo le bruciava come nessun altro ricevuto nel suo passato travagliato. Un misero schiaffo, all’apparenza del tutto simile agli altri, l’aveva destabilizzata e sconvolta più della somma di tutte le botte che aveva ricevuto nella sua vita.
Non riusciva a capire perché. O, più probabilmente, non voleva capirlo.
Lei era sempre stata la cattiva ragazza, quella che non si sarebbe mai innamorata di qualcuno. L’incorreggibile rubacuori che non voleva o poteva fronteggiare una relazione sana e stabile. Il Piccolo Genio problematico che si ribellava ad ogni singola regola o uso imposti dalla società.
Quella additata da tutti come caso disperato, ormai persa in direzione della strada sbagliata.
Quella che avrebbe sicuramente fatto una brutta fine grazie alla sua famiglia poco raccomandabile.
Quella che era sfuggita al suicidio solo grazie alla sua persona.

 
*****
Ok, mi odio per questo capitolo... .__. Dire che nei piani doveva andare tutto così bene qui... o___O' Ecco che cosa succede quando ascolto i Metallica mentre scrivo... .__. xD
Comunque, sorvolando il litigio, si è scoperto qualcosa del passato di Jackleen e di come questo possa averla fatta diventare chi è. Compresi gli innumerabili schiaffi che si è presa da un'iperbole di rappresentanti del genere femminile... ù.ù xDDDD Ok, cercavo di sdrammatizzare! xD
Nel prossimo capitolo vi prometto che non si picchieranno più... almeno non loro... ù.ù xDDDD Visto che ho già detto troppo, vi saluto! xD

Hope you liked it! ^^
Dog
   
 
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