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Autore: Amily Ross    03/06/2011    1 recensioni
E se le cose fossero un pò diverse, se Holly, Benji e tutti gli altri fossero italiani anziché giapponesi? Cosa succederebbe se le loro vita fossero legate a quelle di calciatori famosi, e sarebbero leggermente cambiate? Riusciranno i nostri piccoli grandi eroi a realizzare il loro grande sogno? (I ragazzi sono imparentati tra loro, quindi non fate caso ai cognomi diversi che hanno alcuni di loro, l'ho fatto apposta, sia per "italianizzare" i personaggi, sia per legarli ai calciatori)
Genere: Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Festa a sorpresa (tra gioia e tristezza) 
 
   

   Mio padre invece si infilò in ufficio e chiamò a casa di Holly.  «Ciao Freddy, come và?» rispose Maggie sua madre; lui stette zitto un istante poi disse: «Dovrei essere io a chiederti come và?»  «Beh! Certo non benissimo, ma cerco di essere forte per i ragazzi! Comunque cosa volevi dirmi?» Rispose lei, «Beh, a proposito di questo discorso, volevo dirti che oggi Holly è stato tutto il giorno triste pensando a Vincenzo!» disse mio padre.  «Lo immaginavo, questa mattina neanche voleva venire a scuola, capisco benissimo come si sente suo padre manca tanto anche a me! Comunque Roby, Alex, Fabry, Gigi e Chiara (mia madre) hanno organizzato una piccola festicciola al ristorante da tua madre, d'altra parte è pur sempre il suo compleanno!»disse la donna sospirando. «Ok, allora parlo con i ragazzi e gli dico di tirarlo un po' su di morale!» Rispose mio padre,  «Si perfetto punta sulle battute di Tommy, a dopo ciao.» Disse ancora Maggie avviando la conversazione ai saluti,  «Ok, a dopo ciao!» Rispose mio padre ricambiando i saluti, riattaccò il telefono e venne nello spogliatoio per dire a Tommy ciò che gli aveva detto sua zia, ma non ci fu neanche bisogno di aprir bocca, perché Holly rideva come un matto, grazie al cugino che aveva cominciato a fare lo scemo di sua spontanea volontà. 
                                                    
  Mio padre tornò nell'ufficio della palestra, noi sei invece raggiungemmo il resto della squadra che stava già facendo la doccia, Holly era tornato quello di sempre, Tommy affiancato da Erik (l'altro buffone del gruppo) continuava a fare lo scemo.

  Finita la doccia ci vestimmo, sistemammo i borsoni e tornammo in palestra ad aspettare che si facevano le 18:00, parlavamo del più e del meno, quando all'improvviso; «Ragazzi domani vi va di andare alla villa di mio padre?» disse Holly riferendosi a noi cinque.
 
  Intorno piombò il silenzio, i nostri sguardi si fecero perplessi, «Scusa ma a fare cosa? Sono due anni circa che nessuno mette piede li dentro. Comunque per me va bene!» Rispose Tommy.  «Voglio sistemarla in modo da poterci andare quando mi va, anche con mia madre e mio fratello...In fondo è proprio un peccato abbandonarla, in essa abbiamo anche tantissimi bei ricordi!» Tutti insieme gridammo: «Siiiiiiiiiii..!» (Ero felice che l'aveva presa così almeno non era più triste).
 
  Nello stesso istante, mio padre ci aveva sentito esultare ed uscì dall'ufficio, «Bravi ragazzi, questo è lo spirito giusto per una partita importante come quella di domani!» Noi non volevamo svelare il motivo del nostro entusiasmo perché si sarebbe arrabbiato e non ci avrebbe permesso di andare alla villa,  «Siiii...Daremo il massimo per questa partita!» gridammo in coro, e anche tutta la squadra si unì al nostro grido.

    Tornammo a casa a riposarci un po', verso le 20:30 ci ritrovammo al ristorante di mia nonna per festeggiare i 13 anni di Holly, il quale si divertì un mondo, la festa finì intorno 01:00 di notte.
 
   L'indomani alle 08:00 eravamo già fuori; infatti come stabilito ci trovammo di fronte la scuola, chiusa, perché in essa vi è la settimana corta e quindi il sabato non ci sono lezioni. 
 Tutti in sella ai nostri scooter e via verso l'avventura, giunti a destinazione ci sentivamo un po' spaesati, erano due anni circa che non mettevamo piede lì. 
 
  Si trattava di una suntuosa villa settecentesca ultimata nel 1917,  circondata da un parco sconfinato delimitato da un'imponente cancellata in ferro battuto abbellito da riccioli e decorazioni. Holly era un cocktail di felicità e tristezza, ma si fece forza deglutì e finalmente aprì la porta, una volta dentro attaccammo la corrente e ci guardammo intorno; sembrava una casa stregata di quelle che si vedono nei film: era tutto polveroso, fuori posto, i divani erano ricoperti da teli bianchi e tutto ciò dava un'impressione un po' tetra. 

  Ma ci sentivamo comunque a casa, così ci rimboccammo le maniche, ci dividemmo in due gruppi: Patrick, Tony e Tommy cominciarono a pulire la mansarda, io, Holly e Julian cominciammo a pulire il 2°piano, il quale si estendeva su un lunghissimo corridoio, sulla sinistra c'erano le 10 porte delle camere da letto dipinte di bianco e azzurro, tra una porta e l'altra vi erano affreschi e specchi incorniciati da stucchi dorati.
 
  Tutte le camere da letto avevano il bagno al loro interno, sulla parte destra del pianerottolo vi erano altri quadri e vasi con piante. 

  Il tempo passò molto velocemente senza rendercene conto, prendemmo i motori e ci avviammo verso casa.
   
 
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