4.
Velocemente
Kurt
era rientrato in casa. Aveva detto alla sua famiglia che sarebbe dovuto
uscire
un attimo, inventandosi un motivo qualunque, (gli avrebbero comunque
creduto in
ogni caso) e promise che sarebbe tornato in tempo per la cena. Prese la
giacca
e uscì di nuovo.
“Ora noi due parliamo” aveva detto
all’amico.
“T-ti chiedo scusa… non sarei dovuto venire
qua.”
“Dovevi pensarci prima di sclerare in quel modo.”
Aveva detto procedendo
rapidamente davanti a sé.
“Su, seguimi.”
-
“Sono
scappato”
Kurt guardò l’altro che stava a testa china,
seduto nella panca della fermata
degli autobus. Non sembrava molto colpito da
quell’affermazione.
“Scappato da che cosa?”
“…Scappato da casa.” Disse Blaine con un
evidente imbarazzo nella voce.
Kurt fece gli occhi in gloria. “Fin qui ci sono arrivato.
Intendevo.. perché
sei scappato?”
Nessuna risposta.
“Ok.” Kurt si mise in piedi, guardò in
alto e lesse il cartello degli orari “Di
qua passa una linea che va vicino a casa tua, cioè,
è di strada quindi non ti
verrebbe difficile.”
Gli andò incontro tirando fuori un rettangolo giallo dalla
tasca. “Tieni”
“Kurt… non devi..”
“Tieni!” disse schiaffandogli il biglietto
dell’autobus in mano “Torna a casa.
Sei grande. Prenditi le tue responsabilità!”
Blaine abbassò di nuovo la testa, come un bambino quando
viene sgridato e Kurt
temette l’arrivo di un’altra crisi da pianto
isterico.
Addolcì il tono della voce: “Rimango con te ad
aspettare l’autobus.” E si
risedette.
I minuti passavano lenti e silenziosi. Nessuno dei due parlava.
Normalmente
Kurt avrebbe fatto una marea di domande, si sarebbe arrabbiato nel vano
tentativo di far ragionare l’amico, forse avrebbe anche
potuto tirar fuori
qualche mezza perla di moralismo, ma a che sarebbe servito?
Blaine sembrava intento a rispondere ad altre domande che teneva dentro
di sè,
sembrava occupato in altri guai, in altri affari. O forse non stava
pensando a
nulla, perché forse non voleva pensare a nulla.
Semplicemente stava lì, con la testa rivolta verso la strada
deserta, senza
avere il coraggio di voltarsi verso l’altro,
perché sapeva benissimo che Kurt
lo stava scrutando alla ricerca di qualcosa.
Passarono un po’ di tempo così. Kurt
guardò l’orologio nel cellulare: era
passata più di mezz’ora e la sua famiglia doveva
essere preoccupata. Sospirò.
Blaine se ne accorse e si sentì tremendamente in colpa,
perciò trovò il
coraggio di parlare:
“Che giorno è oggi?”
“Mhm… Venerdì.”
“Il venerdì c’è lo sciopero
dei mezzi.” Disse con un filo di voce “Non
passerà
nessun autobus.”
Kurt lo guardò confuso.
“Me la farò a piedi, non preoccuparti”
disse con un finto sorriso.
“Cos..?”
“Mhm… grazie Kurt.” Disse alzandosi e
voltandogli le spalle.
-
“Finn
quando
imparerai a mangiare senza sporcare tutte le magliette che ti
compro?” urlò
Carole dalla lavanderia.
La donna piegava la biancheria pulita fresca di bucato e la odorava
respirando
quel buon profumo di pulito.
“Carole..”
la donna riconobbe la voce di Kurt dalla cima delle scale.
“Oh ciao tesoro, spero che tu non te la prenda ma abbiamo
cenato senza di te,
hai fatto un po’ tardi.”
“Si, mi dispiace tanto.” Disse scendendo i gradini
con voce mesta. Mentre
scendeva, la figura di un ragazzo che lo seguiva si rivelò
alla luce della
piccola stanza, seguita dallo sguardo perplesso della donna.
“Ti devo chiedere
un grosso favore Carole.”
La donna guardò prima uno e poi l’altro confusa.
Blaine, allo sguardo di lei
abbassò ancora di più gli occhi in preda alla
vergogna.
“Cosa è successo Kurt?”
“Lui è Blaine. E’…”
si prese un secondo per inventare qualcosa
“…è successo un
macello a casa sua e non può più tornare.
Può dormire qua per stanotte?”
Carole annuì “Certo.”
“Puoi rimanere qua tutto il tempo che ti serve”
fece poi rivolta a Blaine.
“Kurt fagli strada.”
-
“Non
so come
ringraziarti Kurt.” Fece Blaine mentre guardava
l’altro sistemare un altro
letto nella stanza.
“Spero tanto che tu non parli mentre dormi. Ho un programma
di ore di sonno
molto rigido da seguire.” E si mise sotto le coperte.
“Tua madre è davvero gentile.”
Blaine si tolse la giacca e le scarpe lasciandosi addosso la t-shirt e
i
pantaloni che aveva addosso e si strinse in mezzo alle coperte.
“Hai freddo?”
“Un po’ ”
“Stupido. Sei uno stupido che passa
le
giornate a vagare per la città con un misero cappotto di
panno. Ecco perché hai
freddo!”
Avrebbe tanto voluto dirglielo, ma si limitò a
pensare quelle parole fra sé
e tentare di trattenersi dal sorridere, perché parevano
tanto le parole che si
dicono ad un bambino che ha appena fatto una monelleria.
“Perché ridi?”
“No, nulla.” Fece Kurt scuotendo la testa sul
cuscino “Comunque non è mia madre
quella.”
“No?”
“No, Carole è la seconda moglie di mio padre ed
è la madre di Finn, il mio
fratellastro. La mia vera madre è morta 9 anni fa.”
“Oh…”Blaine abbassò gli occhi
imbarazzato “Scusa, io… non lo sapevo.”
“No! Oddio…” Kurt scosse di nuovo la
testa e sorrise “Guarda che non fa niente!
Pensa che tutte le persone a cui lo dico hanno la stessa reazione! E
allora ho
paura che siano gentili con me solo perché gli faccio
pena.”
Non potè fare a meno di pensare se anche a Blaine avesse
fatto quest’effetto
quando si erano incontrati. Del tipo ‘ti consolo e ti
proteggo così posso dire
di aver fatto una buona azione’. Il solo pensiero lo
rattristì di colpo ma
decise di non darlo a vedere.
“Ah e poi Carole è fantastica. Credo di aver preso
due chili a causa alla sua
cucina” disse facendo finta di nulla.
Blaine sorrideva e continuava a guardare l’amico.
“Anche mia madre è buona. Non è
cattiva, no di certo. Solo che… a volte non ci
capiamo e quando succede non so davvero cosa fare.”
Finalmente aveva parlato.
“Senti…”
disse
Kurt guardandolo serio “Io ho detto una bugia alla mia
matrigna per farti
rimanere qui stanotte, ma mi dici una volta per tutte che cosa ti
è successo da
un po’ di giorni a questa parte? Penso che tu me lo
devi.”
Blaine accennò un altro sorriso e si strinse ancora di
più nelle coperte, come
per cercare un po’ di coraggio.
“E’ tornato mio padre.” Disse poi, e il
sorriso gli sparì dal volto.
Kurt lo guardò confuso.
“Tornato?”
Blaine fece sì con la testa. “Ogni tanto fa un
salto a trovare me, mia madre e
mia sorella.”
Kurt si
ricordò
della spedizione solitaria che aveva fatto a casa di Blaine e della
ragazza che
gli aveva aperto. Poggiò i gomiti al materasso e si tenne la
testa con la mano,
prestando attenzione. Blaine proseguì.
“Come da programma, va a prendere mia madre da lavoro, cena
con noi, dorme da
noi. La mattina dopo ci chiede se possiamo saltare una giornata di
scuola per
stare ancora con lui, non so, fare due tiri in giardino, vedere un
film… Poi
mamma gli fa un caffè prima di andarsene e lui ci saluta
promettendoci di
tornare al più presto.” lanciò uno
sbuffo.
L’altro lo guardò esterrefatto. Era da quello che
stava scappando a tutti i
costi? Dal quadro perfetto di una famiglia felice? Aveva forse a che
fare con
un pazzo? Con un ragazzo affetto dalla sindrome di Edipo?
“Blaine… non credo di riuscire a
seguirti.”
“Kurt...” disse guardandolo negli occhi e
concentrandosi per scandire bene le
parole che stava per dire “Io
odio
quell’uomo.”
Kurt sgranò ancora di più gli occhi.
“Odi tuo padre?” A Kurt non riuscì
neanche possibile concepire un concetto del
genere, lui che riteneva suo padre la persona più importante
della sua vita.
Blaine annuì. “Lo odio. E non posso pensare che
sono tre giorni che litigo
senza sosta con mia madre per quello là.” Il suo
tono di voce divenne flebile e
tremante.
Chiuse gli occhi per pochi secondi, respirando profondamente per
ritrovare la
calma.
“Kurt, non credo di voler tornare in quella casa. Quello
parla di debiti,
dell’affitto che non riesce a pagare… e mamma che
continua a proporgli di
restare con noi per qualche settimana finchè non si rimette
a posto, quante
settimane non si sa. Ma mia madre non mi può chiedere
questo, non mi può
chiedere di vivere sotto lo stesso tetto di
quello…” sospirò di nuovo
portandosi le mano in viso per non piangere di nuovo.
“…Non può!”
Kurt
guardava
forse il più caro dei suoi amici sdraiato in un letto
affianco al suo,
sull’orlo delle lacrime e nel bel mezzo di un racconto di
disavventure
familiari. Come avrebbe dovuto reagire? Era una situazione in cui non
si era
mai trovato prima.
“Blaine…”
Decise comunque di fare quello che faceva sempre.
“…Non puoi non tornare più a
casa.”
Cercare di fare la voce della ragione nella situazione.
Blaine si
voltò
verso di lui.
“Grazie per tutto quello che stai facendo per me.”
Kurt gli sorrise dolcemente. “Dormiamo?”
“Buona idea.”
-
La casa
al
mattino era ancora silenziosa, il che indicava un brutto presagio. La
desolazione che c’era fra quelle pareti cozzava terribilmente
con le chiome verdi
degli alberi e il cinguettìo degli uccelli fuori dalla
finestra.
Nelly si vestì velocemente e prese lo zaino da terra,
sapendo già che non
sarebbe andata a scuola quella mattina e scese nel soggiorno.
“Ciao” fece rivolta a sua madre, che stava seduta
sul divano fumando una
sigaretta.
“Ciao tesoro”
“Non è tornato vero?” disse tagliando
corto.
Sara fece no con la testa. “Non è mai
successo…Non è mai successo che non
tornasse per dormire… Gli dev’essere successo
qualcosa.”
Nelly sbuffò. Non riusciva a sopportare la
passività di sua madre in certe
situazioni, tutto quello che sapeva fare era rimanere seduta sul divano
a
disperarsi, aspettando chissà che cosa.
“Hai fatto qualcosa almeno?” chiese seccata
poggiando lo zaino di scuola per
terra, sapendo gia come sarebbero andate a finire le cose.
“Certo! Ho chiamato la scuola, mi sono fatta dare i numeri
dei suoi amici
chiedendo se l’avessero visto da qualche parte, ma niente!
Chissà dove si trova
ora Blaine…” disse fra le lacrime facendo un altro
tiro di sigaretta. “Sto
aspettando che tuo padre arrivi con l’auto per andarlo a
cercare, sennò credi
che sarei ancora qua?” sbottò.
“Sai benissimo che con lui seduto nel sedile affianco al tuo
non ti darà mai
retta. E sai benissimo il motivo per cui è andato
via.” Disse Nelly saccente.
“Ma non ha senso Nelly!”
“Ne avrebbe se solo tu riuscissi a vederlo!”
sbottò “Ma sembra che tu non lo
voglia capire!”
“Nelly non voglio credere a cose che non vedo con i miei
occhi” disse pacata la
donna.
“NO!” tuonò battendo il pugno sul tavolo
“No! Tu non vuoi credere a me! Tu non
vuoi credere a Blaine! Tu non credi a noi che siamo i tuoi figli,
mamma!”
Sara si alzò dal divano e spense la sigaretta nel posacenere
e con rapidi passi
si avvicinò alla ragazza.
Con fare materno le asciugògli occhi, acarezzandole
dolcemente le guance e le
spostò i capelli dal viso. La strinse fra le sue braccia e
la cullò come si fa
ad una bambina.
“Bambina mia, ascolta” disse a voce bassa
“Non farmi questo. Perfavore.. non
ora che Blaine non c’è, non in questo momento.
Stammi vicino almeno tu.”
Nelly si scostò, sottraendosi all’abbraccio della
madre.
“Ragazzi, io vi voglio bene” disse Sara, tentando
una carezza.
Nelly la guardò con occhi torvi e scacciò via la
sua mano.
“Vaffanculo!”
Uscì di casa e corse verso la fermata degli autobus
più vicina.
Corse per un bel tragitto, respirando a pieni polmoni l’aria
fresca attorno a
sè che si faceva più torbida e pesante a ogni
metro che percorreva. Raggiunse
la prima fermata degli autobus. In preda al dubbio si
controllò le tasche. Fortunatamente
teneva ancora un mazzo di biglietti e il cellulare, tutto quello che
gli
serviva per quello che avrebbe dovuto fare. Trovare Blaine avrebbe
senza dubbio
calmato le acque. Sua madre aveva detto di aver chiamato tutti i suoi
amici, ma
Nelly era sicura di potersi giocare ancora un’altra carta.
-
“E quindi ha dormito qui?” chiese Finn versandosi
del latte in una ciotola.
“Si..” disse Kurt mentre metteva in ordine le tazze
nella credenza. “Non so
cosa potrebbe dire mio padre. L’ultima volta che Blaine ha
dormito qui non è
stato molto contento.”
“Come mai?”
“Secondo te?”
“Beh…” fece Finn con la bocca piena di
muffin “Se per tuo padre il fatto di
dormire insieme è un problema io avrei una
soluzione.”
“Ah, e quale?”
“L’ultimo cassetto del mio
comò”
“E cosa c’entra scusa?”
“E’ vuoto, e scommetto che Blaine ci sta giusto
giusto.” Rise rischiando di
affogarsi.
Kurt fece gli occhi in gloria come suo fratello lo costringeva spesso a
fare.
Finn continuava a ridere di gusto.
“Non sei divertente!” disse Kurt versandosi del
caffè. “Cerca di non farti
sentire da lui piuttosto.”
“Sta ancora dormendo?”
“Si… non l’ho voluto svegliare”
“Come mai?”
“E’ così bello
mentre dorme.”
Il
telefono
squillò.
-
Alla Dalton non capitava spesso –quasi mai- che si vedesse
una ragazza
passeggiare per i corridoi, fatta eccezione ovviamente per i giorni in
cui
venivano ospitati gli studenti di altri istituti o nelle sere in cui
c’erano
gli incontri fra genitori-insegnanti. Se non in quelle occasioni, il
vedere una
ragazza passeggiare in quei corridoi diventava un fatto davvero
inusuale che
attirava l’attenzione di tutti gli studenti.
Nelly camminava a passo sicuro, guardando innanzi a sé e
ignorando gli sguardi
dei curiosi.
“Salve.
Perfavore
mi servirebbe la lista di numeri di telefono degli studenti della
classe II A.”
chiese sorridente al collaboratore scolastico seduto al banco della
segreteria.
“Non posso fornire queste informazioni a chiunque, lei chi
è?”
“Mi chiamo Sara Anderson. Ho già chiamato qui per
avere quella lista ma temo di
averla persa.” Nelly ringraziò la dea Fortuna che
lei e sua madre avessero la
voce molto simile.
“Ah, già mi ricordo. Siamo tutti molto in ansia
per suo figlio, ovviamente
abbiamo cercato di mantenere più riservatezza che potevamo
all’interno dell’istituto.
Ne và della fama della scuola, lei mi capisce.”
“Certo, certo.” Rispose prendendo il fascicolo in
mano “Posso sedermi?”
Passava il dito, leggendo quella lunga lista di nomi e cercando di
collegarli a
un viso o a una voce, per capire se c’entrassero qualcosa con
suo fratello. Purtroppo
Blaine non invitava molto spesso i suoi amici a casa, il che rendeva
ancora più
arduo sforzare la memoria, tantochè dovette andare ad
intuito molto spesso.
“Jeff Lynch
… Blaine deve avermi accennato che questo tizio viene
chiamato ‘il biondo’…
Wes Hughes
…Lui non l’ho mai potuto sopportare. Saltiamo.
Flint Wilson
… Lui è ‘quello
carino’. Ma non credo
proprio.
Nicholas Brock Hudson
… mai sentito nominare!
David Thompson
… lui potrebbe essere, è venuto a casa qualche
volta.
Logan Del Rio
… ah, lui non è di sicuro!”
Nelly stava per
arrendersi. Nessuno di
quei ragazzi sembrava poter anche solo sapere dove fosse Blaine. Si
impose di
scacciare l’ipotesi che a suo fratello fosse davvero successo
qualcosa, che
l’avessero rapito e che fosse in pericolo. Impulsivo come era
sarebbe potuto
capitargli di tutto. A
un certo punto
l’occhio le cadde su un nome.
“Kurt Hummel
…Kurt… Hummel…”
sforzò la memoria un secondo scandendo quel nome nella sua
mente.
“Kurt
Hummel, sei
l’uomo che sto cercando!”
-
“Beh
rispondi
no?” fece Finn spazientito dopo qualche squillo.
Kurt mollò i piatti nel lavello e afferrò la
cornetta.
“Pronto?”
-
Quando
Blaine
aprì gli occhi, capì subito di non trovarsi a
casa sua. Intanto non vedeva una
fitta chioma di foglie verdi scontrarsi contro il vetro della sua
finestra, e
poi c’era silenzio. Dopo quel secondo di beata incoscienza
che sta fra il sonno
e la veglia, Blaine ricostruì con orrore nella sua testa
tutti i fatti di quei
giorni. Provava tanta vergogna nell’essere piombato
là, a casa di Kurt, creando
problemi all’ ultima persona a cui avrebbe voluto crearli.
Inorridì ancora di più nel vedere che il letto
affianco a quello dove aveva
dormito, il letto di Kurt, era vuoto e rifatto. Ma quanto aveva
dormito? E che
ora era?
Schizzò fuori dal letto e si rivestì cercando di
fare più in fretta che
potesse. Poi guardò il letto e lo rifece, misurando gli
angoli delle lenzuola e
sistemando bene le federe. Non voleva essere un ospite scortese
–se si sarebbe
potuto definire un ospite-.
Scese le scale e si diresse dove sapeva esserci la cucina, per fortuna
non
trovò i genitori di Kurt ma soltanto un ragazzo piuttosto
imponente che
mangiava in piedi da una tazza di cereali, doveva essere Finn.
“Buongiorno” disse cordialmente al ragazzo
più alto.
“Ehilà” rispose Finn a bocca piena.
“Tutto bene?”
Blaine annuì imbarazzato e cominciò a guardarsi
intorno. La cucina era spaziosa
e accogliente, dipinta con colori caldi e profumava di caffè.
“Non preoccuparti, i nostri genitori sono già
andati al lavoro. Burt non si è
accorto di niente.”
Blaine sbiancò in viso. Se i suoi genitori erano andati al
lavoro doveva essere
tardi.
“C-che ora è?”
“Le nove. Potevi restare ancora un po’ a
dormire.”
Fiù.
“Non vai a scuola?” chiese al più grosso.
“E’ sabato.”
“Oh..” si grattò la testa imbarazzato.
Si accorse solo in quel momento di avere
i capelli un completo disastro. “Forse è meglio
che vada via.” Disse. “Dov’è
Kurt?”
Fu in quel momento che Kurt fece la sua comparsa in cucina, anche nel
week-end,
vestito di tutto punto. Rimise il cordless della cucina al suo posto e
si voltò
serio verso i due ragazzi.
“Era tua sorella.”
Blaine sentì il suo cuore perdere un battito,
pensò di averla davvero fatta
grossa se sua sorella si era spinta a cercarlo.
“Mia sorella? Sei sicuro?”
“Si, Nelly.”
“E… che cosa voleva?” disse fingendo
noncuranza.
“Sta venendo qua.” Poi si voltò verso
suo fratellastro “Finn mangia seduto
perfavore!”
Finn rispose con un mugolìo e obbedì.
“Ti faccio un caffè.” Fece di nuovo
rivolto verso Blaine.
“Ma no, cioè… non devi
disturbarti.”
“Nessun disturbo” rispose con un sorriso mentre
allungava un braccio per
prendere la moka.
“…Cos’altro ti ha detto mia
sorella?”
Il campanello suonò. Kurt guardò Blaine mentre
prendeva dell’acqua.
“Vai ad aprire. E’ di sicuro lei.”
Blaine si
diresse
verso la porta d’ingresso. Dalla vetrata della porta riusciva
a scorgere la
sagoma di Nelly. Continuava a suonare il campanello, senza nessuna
intenzione
di smettere, almeno finchè qualcuno non le avesse aperto.
“Sei proprio una maleducata.” disse Blaine appena
aprì la porta.
“Sapevo di trovarti qua” fece Nelly sorridente.
Blaine guardò ai piedi della sorella due enormi sacche
sportive chiaramente
piene fino alla chiusura.
“Quello che ti sto per dire non ti stupirà
affatto.” Continuò Nelly mettendosi
le mani in tasca “Nostra madre… sta
impazzendo.”
“Nelly come hai fatto a trovarmi?”
“Quindi…” disse ignorando completamente
la domanda del fratello “…se proprio
sei così testardo da non volere rimanere a
casa…” sollevò le sacche con entrambe
le mani e le buttò ai piedi del fratello
“…sarà meglio se rimani qua per un
po’!”
“Com.. No! Nelly, ascolta, io non posso rimanere
qua!”
“Certo che puoi, e credimi, ti sto invidiando davvero
molto.”
Blaine gettò uno sguardo rassegnato alle sacche per terra.
Sua sorella era
fuori di testa.
“Nostro padre è a casa adesso?”
“Lo sarà fra circa due ore.” Rispose
“E sinceramente… non so quanto ci
rimarrà.”
“Capisco.” E sospirò.
“Perciò ti dico, sangue del mio sangue, di
rimanere qua.” Nelly era ormai certa
di avere la situazione in pugno.
“Mamma è sclerata di brutto da quando non ci sei e
penso che se sapesse che ti
trovi al sicuro, a casa di brave persone, riacquisterà la
ragione e manderà via
il Signor Scroccasoldi.”
L’altro guardò la ragazza negli occhi, sapeva
già che farla ragionare sarebbe
stato utile quanto dare una bicicletta ad un pesce, ma volle comunque
tentare.
“Nelly…” fece
guardandola serio, con
tono calmo e paziente (il tono che si usa per parlare ai matti).
“Il mondo non
gira attorno a te. Non posso bussare a casa delle altre persone e
restarci
finchè fa comodo a me, lo capisci?”
Nelly si sentì interdetta. “Aspetta… Mi
stai dicendo che sei piombato qua senza
avvertire prima o chiedere il permesso per rimanere?”
Blaine arrossì e fece si con la testa.
“Ah però!”
D’un
tratto la
figura di Finn in pigiama fece comparsa dietro Blaine.
“Ehm… se vuoi entrare” disse rivolto
alla ragazza.
Nelly lo guardò perplessa e poi guardò di nuovo
Blaine.
“E’ lui il padrone di casa?”chiese
indicando l’altro.
Blaine annuì.
“Caspita! Sei cresciuto dall’ultima
volta!” fece sbalordita.
Blaine e Finn si guardarono a vicenda più confusi che mai.
“Ehm… scusate” la voce di Kurt si fece
spazio fra i due ragazzi. “Prego entra,
i nostri genitori non ci sono ma non preoccuparti, dentro casa potremo
parlare
meglio.” Prese le sacche e condusse la ragazza in cucina.
“Accomodati, ho fatto
il caffè.”
Blaine rimaneva sempre più sbalordito della
capacità di Kurt di non lasciarsi
trascinare dagli eventi e di fare sempre la voce della ragione. Lo
ammirava,
era una cosa di cui lui non sarebbe mai stato capace.
Nelly prese posto in una sedia e si guardò intorno. Allo
stesso tempo mutò tono
di voce e accavallò le gambe con fare diplomatico.
“Sono davvero mortificata
per il comportamento di mio fratello nei tuoi confronti. Io credevo che
davvero
non potesse arrivare a una tal sfacciataggine... Dove avrò
sbagliato?”
Blaine agrottò le sopracciglia confuso.
“Blaine non ha fatto niente. Sono stato io a chiedere alla
mia matrigna di
farlo rimanere qua per stanotte.” Si afrettò a
chiarire mentre si sistemava i
bottoni ai polsi della camicia.
Nelly guardò l’altro ragazzo nella stanza.
“Si, è così”
confermò Finn.
La ragazza si voltò verso suo fratello, alzando un
soppracciglio. “Senti ma…
questi chi sono?”
fece indicando Kurt e Finn “No perché, ti ho
sentito nominare David, Wes, Jeff,
Flint,… ma non ti ho mai sentito nominare nessun Kurt Hummel
o nessun…” e
indicò Finn.
Kurt nel sentire quelle parole non potè fare a meno di
sentire una leggera
fitta al petto. Davvero contava così poco per Blaine? E
pensare che lui, a casa
sua, non parlava d’altro.
“Forse perché non ci parliamo mai. Stai sempre per
conto tuo.” Fece Blaine
irritato.
“No, sei tu quello che se ne è andato dalla scuola
pubblica più vicina per
unirsi a quel gruppetto di damerini imbellettati mandandoci sul
lastrico!”
“Ok, ok.” Intervenne Kurt.
“Calma.”
“Comunque Kurt è un mio amico, si è
trasferito da poco, ecco perché prima non
ne parlavo molto.” fece Blaine con rancore. Kurt si
sentì sollevato da quelle
parole.
“Nelly…” continuò.
“Si?”
“Come sta mamma?”
“Come vuoi che stia? Sta sempre in lacrime. Crede che un
gruppo di delinquenti
dei boschi ti abbia rapito e che sia pronto a chiederci il
riscatto.”
Blaine sospirò.
“Blaine, se davvero aiuterebbe…” si
intromise Kurt “puoi dire a tua madre che
stai qui per qualche giorno.”
L’altro scosse la testa. “No Kurt, non
posso… davvero…”
“Carole ha detto che puoi rimanere tutto il tempo che ti
serve. Non lo ha detto
tanto per dire.”
“Si, ha ragione. L’anno scorso abbiamo ospitato la
mia ragazza per un mese
quando è stata cacciata di casa.” Aggiunse Finn.
“Ma sono sicuro che la situazione era diversa.”
Blaine si sarebbe sentito un
verme ad aprofittare della gentilezza di quella famiglia in quel modo,
sentiva
gli sguardi interrogativi degli altri tre puntati addosso.
A rompere quei secondi di silenzio fu un cellulare che suonava. Nelly
riconobbe
la sua suoneria e prese il telefono dalla tasca.
“Si?” rispose “No, qui non
c’è nessuna Nelly, deve aver sbagliato
numero.” Portò
la testa all’indietro e rise di gusto
“Che cosa vuoi mamma?” disse alzandosi in piedi e
passeggiando per la stanza.
I tre
ragazzi si
guardarono a vicenda con aria colpevole.
“Dove
sono? Sono
al 42 di Kayleen Street, Lima. Famiglia Hudson-Hummel, con
l’acca davanti…”
Finn
guardava suo
fratello allarmato. Perché quella ragazza stava dando il
loro indirizzo? Kurt
continuava a guardare Nelly con calma apparente.
“Mhm…Ho capito, si. Va bene, ciao.”
Nelly chiuse la chiamata e si voltò verso
suo fratello, che attendeva spiegazioni, immobile sulla sedia.
“Chi era?” chiese.
“Barbra Streisand”
“…”
“Era nostra madre idiota! Chi volevi che fosse? Sta venendo
qua.”
“Da sola?”
“Sembra di sì.”
Blaine non rispose, rimase in silenzio, e così fecero anche
gli altri tre.
“Ragazzi”
parlò
Finn dopo un po’ “Che facciamo?”
“Mhm?” fece Kurt.
“Se adesso arriva tua madre, possiamo dire che tutto si
è risolto, no?” si
bloccò un secondo. Ma che cosa si era risolto? Lui non
sapeva nemmeno che cosa si sarebbe
dovuto risolvere.
“Cioè, tu non sei stato cacciato di casa
tipo?”
Kurt lanciò un’occhiata a Finn come per intimargli
di stare zitto.
Stetterò tutti e quattro ad aspettare l’arrivo
della donna in silenzio.
-
Kurt e
Finn
videro la macchina allontanarsi dal vialetto e procedere verso la
strada
deserta.
“Torno a casa, grazie di tutto” aveva detto, dopo
aver visto sua madre alla
soglia della porta. Così, automaticamente.
La ‘signora’, se così si poteva
definire, non aveva per niente l’aspetto che
Kurt si aspettava. Era piuttosto giovane, sulla trentina, non molto
alta,
magra, il viso pulito senza neanche una ruga, vestita con abiti
semplici, i
capelli lunghi e lisci che arrivavano alle spalle, bionda. Non
assomigliava
molto a Blaine fisicamente. Kurt si sarebbe aspettato di vedere la
copia più
invecchiata di Nelly che dal canto suo era molto, ma molto
più somigliante al
fratello. Si
scorgeva però, nel modo di
muoversi, nell’espressione, nel modo di parlare
quell’aria che quei tre avevano
in comune.
“Senti
Kurt”
“Si Finn?”
“Il tuo amico ha un bel po’ di problemi…
o no?”
“Qualche disguido familiare a quanto ho capito.”
Agitò la mano per salutare,
mentre vedeva Blaine entrare nella macchina seguito dalle due donne.
-
Durante
il
tragitto in macchina, Nelly stava pregando con tutta la forza che aveva
nel
cuore di trovare la casa vuota.
La casa
era
esattamente come l’aveva lasciata, senza nessun ospite
indesiderato.
Sara appese la borsa e il cappotto.
“Nelly, puoi lasciarci soli?”
“Perché? Lo devi picchiare?”
la donna lanciò uno sguardo esasperato alla figlia, che
capì al volo e salì le
scale verso la sua camera.
Blaine continuava a guardare il pavimento, trafitto dagli occhi di sua
madre
che lo guardava in silenzio.
“Non hai nulla da dire?”
Quello alzò lo sguardo. Non sapeva davvero che cosa dire. Si
trovava lì, senza
sapere chi aveva davanti o che cosa c’era intorno a lui.
Quella era davvero sua
madre? E quella poteva ancora considerarsi casa sua?
“…Scusa
mamma.”
“Scusa?” fece alterata portando le mani in alto
“Hai idea di quanta paura mi
hai messo? Hai forse idea dei momenti che mi hai fatto
passare?”
“… No.”
“Quello
che mi
chiedo è perché?!? Perché fai
così ogni volta?”
“…”
Blaine
abassò di
nuovo la testa “…Mi dispiace.”
Alzò appena lo sguardo e vide sua madre venirgli
incontro e stringerlo forte in un abbraccio, e per un attimo Blaine la
accolse,
riconoscendo in quel gesto la sua mamma di sempre.
“Solo… non farlo più, ok?”
“Va bene.”
“Non
sento più
urla” fece una voce proveniente dal piano di sopra
“Devo presumere che l’hai
ucciso?”
“No cara, qui nessuno è stato ucciso”
disse mentre teneva ancora suo figlio
stretto a sè. “Scendi pure.”
Nelly scese le scale alla velocità del vento, sollevata nel
vedere sua madre
sorridere di nuovo. Andò incontro ai due e si unì
all’abbraccio.
-
“Alloooora”
Sara stava seduta sul divano, girava il thè con un
cucchiaio, con un sorriso
malizioso sulle labbra.
“Chi era quel tuo amico?” chiese continuando a
sorridere.
“Si chiama Kurt e non ne abbiamo mai sentito
nominare.” Fece Nelly sedendosi
vicino alla madre. “Ci nascondi qualcosa Blaine?”
Blaine, seduto davanti alle due donne, avrebbe voluto scavare una fossa
e
saltarci dentro pur di evitare quella conversazione. Possibile che per
ogni
amico che avesse quelle due pensassero subito che ci fosse qualcosa di
più? E
poi, se mai ci fosse stato quel qualcosa in più, glielo
avrebbe detto, magari a
sua sorella no ma a sua madre si. Si sentì un po’
offeso da quelle
insinuazioni, ma si sa, le mamme con i figli maschi sono fatte
così, evidentemente
che quei figli maschi fossero gay o no, non faceva molta differenza.
“Siamo
solo
amici”
“Ah ok.” Rispose Sara pacificamente prendendo un
sorso del suo thè.
“Cambiando
argomento… vostro padre starà qua per qualche
tempo. Ha detto di avere un po’
di problemi economici, che ha fatto di tutto per evitare di
disturbarci, ma ho
capito che gli riesce davvero difficile e così gli ho detto
che può venire
qua.”
I due fratelli si guardarono l’un l’altro,
sconvolti dalla naturalezza in cui
la loro madre aveva cambiato argomento e di come quella situazione
così serena
si era completamente stravolta. In quella casa, non c’era
nulla di stabile o
certo.
“Ma…!” tentò di replicare
Nelly alzandosi di colpo.
“Non voglio sentire storie.” Disse Sara con
fermezza. “Ragazzi, so che non vi
va molto a genio, e che non siete sempre andati d’accordo,
ma… andiamo, è
vostro padre.” Si girò poi verso Blaine, e gli
lanciò un’occhiata che sembrava
gridare ‘perfavore’.
“D’accordo, ci proverò.” Disse
mestamente il ragazzo.
La donna finì il suo thè, fece un sorriso sincero
ai suoi figli e gli ringraziò
di cuore. Si alzò e si diresse verso la cucina per lavare la
tazza.
Nelly la guardò lasciare la stanza con lo sguardo
più torvo che avrebbe potuto
fare. Si avvicinò poi al fratello e gli bisbigliò
qualcosa all’orecchio.
“Te l’ho detto. Era meglio se rimanevi da quel tuo amico.”
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A grande richiesta ho pubblicato il
4° :)
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno recensito ^^ le recensioni
fanno sempre piacere, sopratutto consigli e critiche.
Voglio farvi una domanda stupidissima...
Voi come ve le immaginate Sara e Nelly? Di aspetto, ma anche di carattere... sono curiosa di vedere se la pensate come me!
E poi non è strano che in
un sacco di FF Blaine abbia una sorella? Più
piccola, più grande, gemella, ma sempre una sorella,
chissà perchè...
Aprofitto per dire che l'idea della sorella non l'ho copiata da altre
storie, perchè anche io - come gli altri autori, suppongo -
vedo bene Blaine con una sorella.
Ah si, nella mia testa Blaine è un mammone xD No dai... non
proprio :)
Al prossimo capitolo! Miao <3