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Autore: Shainareth    26/02/2006    2 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XCIV – Uno sguardo triste

 

Capitolo XCIV – Uno sguardo triste

 

            - MALEDETTA FOGNA!!! – si sentì urlare dalla cucina della caravella quasi nel medesimo momento in cui Rufy ne usciva sfondandone la porta e, rimbalzando contro il parapetto, si andava a schiantare al suolo. – Brutto ingordo che non sei altro!! – continuava frattanto Sanji, facendo anche lui capolino sotto il cielo terso, un grugno infuriato sul volto, padella alla mano. – Ti sei spazzolato tutto lo zucchero che avevamo… SEI SENZA SPERANZA!!! Nemmeno i mocciosi arrivano a tanto!!

Il capitano scattò in piedi imbufalito. – Ti sbagli, idiota!! – urlò. – Stavolta io non c’entro assolutamente!!!

 - Ma fammi il piacere! – rimbeccò l’altro agitando la padella per aria e alzandosi le maniche della camicia, segno che se quello avesse continuato a negare, l’avrebbe fatto nero. – Sei l’unico bidone senza fondo, qui!!

 - Ti ripeto che non c’entro un accidente!!! – insistette il pirata di gomma sempre più rabbioso.

 - Ehi, ehi! – intervenne Mike, balzando sulla Going Merry. – La vogliamo smettere?! Perché diavolo tocca sempre a me, poi, rimettere in riga tutte ‘ste teste calde…?! – bofonchiò nervoso.

Anche Nami e Bibi avevano raggiunto il ponte, e qualcun altro dal galeone si era affacciato a curiosare.

 - Insomma!! Che cavolo avete da urlare così al mattino presto?!! – sbottò la rossa, mani ai fianchi, sguardo minaccioso.

 - Rufy si è ingurgitato tutte le nostre scorte di zucchero!! – accusò il cuoco.

 - NON E’ VERO!!! – negò con rabbia l’imputato.

 - Non un’altra parola, o giuro che…!!!

 - Ha ragione lui, Sanji-kun! – lo fermò la cartografa, facendosi accanto al capitano e poggiandogli una mano sulla spalla, nel tentativo di calmarlo. – Mi spiace, ma è colpa mia, stavolta…

Sanji ammutolì basito, e Rufy la fissò stralunato.

 - Ti sei sbafata tutto lo zucchero che avevamo??!! – trasecolò. – Guarda che non era poco!!

Lei sbuffò seccata. – Lo so! Lo so! E non oso immaginare l’effetto disastroso che avrà sui miei denti, il mio fegato e la mia linea!! – piagnucolò portandosi una mano al ventre. – Questo moccioso nascerà diabetico, me lo sento!

 - Nami!! – l’ammonì Bibi adirata. – Certe cose non dovresti dirle nemmeno per scherzo!! E poi… - prese a balbettare. - …non sapevo tu fossi incinta…

 - Non glielo avevi detto? – s’incuriosì Rufy.

 - No… non ancora, per lo meno… - rispose lei con fare vago. – E comunque non c’è mica bisogno di mettere i manifesti, ti pare?!

 - Sì, ma da come ti comporti sembra che quasi non te ne freghi nulla del bambino… - l’accusò l’uomo con disappunto.

Nami lo fulminò con lo sguardo, lo afferrò per la camicia bianca, e lo trascinò con sé nel magazzino.

 - Ehi!! – protestò lui. – Ma che…?!

 - Taci, idiota!!! – lo zittì quella buttandolo dentro il locale e sbattendo la porta alle loro spalle, lasciando esterrefatti tutti gli altri.

 - Ma…? – provò a biascicare Bibi, ma senza riuscire ad esternare altro.

Sanji invece, avendo capito la rabbia della compagna, rimase in silenzio, lo sguardo posato sulla bella principessa.

 - Ehi, cuoco! – esclamò Silk che cercava di ritrovare il buon umore dopo la partenza di Sota. – Che è successo? – chiese sporgendosi dall’alto degli alberi di mandarino.

 - Niente… - sospirò lui. - …tua madre si è chiusa nel magazzino con Rufy… - spiegò. Poi alzò la testa e guardandola dritta negli occhi le raccomandò: - Ma non dirlo a quella testa di verza di tuo padre, altrimenti…

 - So già tutto… - sbadigliò Zoro sbucando al fianco della figlia. – Certo che arrivi sempre a conclusioni assurde, tu… eh, cuoco della malora?

 - Ma piantala! – ribatté quello. – Tanto Rufy manco sa dove mettere le mani!

 - Volete finirla, voi due?! – li apostrofò Bibi, dabbasso.

 - Certo, Bibi cara! – civettò il biondo beccandosi un mandarino dietro la nuca che, lanciato alla velocità della luce, per poco non gli fracassò il cranio e non lo fece capitolare giù oltre la balaustra.

 - E dacci un taglio, Silk! – la riprese stancamente il samurai prendendola per la collottola e ritrascinandola verso poppa, dove fino a poco prima si stavano esercitando con le spade.

 - E’ stato un riflesso incondizionato, non è colpa mia! – si giustificò lei piagnucolando come una mocciosa.

E appena i due furono spariti dalla sua vista, Sanji tornò alla carica. – Bibi! Ti va una tazza di tè?

 - E lo zucchero? – gli fece notare lei.

 - Ah, già! – fece l’altro sentendosi un perfetto imbecille. Ma la cosa non bastò per farlo demordere. – Ma forse ho dello zucchero di canna da qualche parte… - cominciò pensieroso, facendo per entrare in cucina. – Vieni con me?

 - Oh… ok…

 

            Frattanto nel magazzino Nami aveva cercato di riprendere il controllo di sé, e le ci volle molto, molto tempo.

 - Nami…?! – cominciò Rufy spazientito, costretto in un angolo per paura di prenderle da quella furia coi capelli rossi. – Si può sapere che diavolo ti è preso così all’improvviso?!

La donna si voltò di scatto a guardarlo ancora visibilmente adirata.

 - Di’ un po’, cervello di gomma… - ringhiò fra i denti come fosse stata posseduta dal demonio, tanto da far venire la pelle d’oca al capitano. - …che cosa ti avevo raccomandato l’altra sera?!

Quello deglutì. – C-che… devo smetterla di infilarmi le cannucce nel naso? – fu la risposta che gli costò un cazzotto sugli incisivi.

 - STO PARLANDO SERIAMENTE!!! – urlò lei, lo sguardo che lasciava intuire che non c’era posto per gli scherzi, stavolta.

Rufy si ricompose. – Scusa… hai ragione… - riprese asciugandosi il rivolino di sangue che gli colava dal labbro gonfio e tumefatto, conferendogli un’aria buffissima, tanto che Nami non riuscì a restare arrabbiata ancora a lungo.

 - Che pazienza che ci vuole con te… - guaì chinando il capo e portandosi una mano alla fronte.

 - Allora? Che c’è? – riprese lui.

La navigatrice prese un grosso respiro, muovendo alcuni passi verso il cannone. – Rufy… l’altra sera… Bibi… - e si fermò rendendosi conto che non sarebbe riuscita a mettere insieme delle parole di senso compiuto. Riprese fiato ancora una volta. – Credo che l’altra sera Bibi si sia sentita fortemente in imbarazzo per quello che le abbiamo chiesto…

 - Io non le ho chiesto nulla… - cercò di fare mente locale l’altro, gli occhi bassi, una mano sul mento, l’altra a sorreggergli il gomito. - …a parte se voleva infilarsele anche lei, le cannucce su per il naso per ballare con me e Usop…

Nami tornò sui suoi passi e gli mollò due sonori ceffoni. – La smetti o devo farti male?!

 - La smetto! – si precipitò a promettere l’uomo, mettendosi sull’attenti con cipiglio serioso, facendola deprimere ancor di più.

La rossa si massaggiò le tempie. – Mi riferivo alle domande personali…

 - Quali? – cascò lui dalle nuvole. – Di che avete parlato? Io ero chiuso qui per prepararmi alla festa…

 - Ah, è vero… - ricordò la compagna. – Beh, comunque sia, ora apri bene le orecchie… Credo che Bibi non stia passando un buon periodo…

 - Perché? Ancora problemi col regno?

 - No, anche se effettivamente non ci sei andato troppo lontano… - rispose. “Senza contare le accuse che le sono state rivolte contro dalla Marina…” rifletté senza poter ancora esternare quel pensiero. E proprio in quel momento le sovvenne che in ogni caso, dirigendosi ad Alabasta prima o poi avrebbero dovuto informarlo della situazione. Ora però preferiva rimandare la questione, tornando sull’argomento di poco prima. – Bibi ha una grossa responsabilità, lo sai, Rufy?

 - Quella di mantenere la pace nel suo paese, lo so… - rispose lui.

 - Sì, ma non solo… - precisò l’altra. – Per ottenere la pace, ci vuole il benessere del suo popolo, e per avere questo deve donare tutta se stessa ad Alabasta…

 - Sì, questo era sottointeso… - annuì il pirata, braccia conserte, poggiando le spalle al muro. – Dove vuoi arrivare, Nami?

 - Il regno di Cobra non durerà per sempre. – tagliò corto lei.

Rufy corrucciò la fronte. – Perché? Ah, ti riferisci alla successione dinastica, giusto?

 - Esatto. Tra qualche anno, se non da un giorno all’altro, Bibi dovrà succedere a suo padre.

 - E diventerà la regina! – sorrise. – Sai che figata?

 - Rufy! – lo riprese Nami, spazientita. – Sto facendo un discorso molto serio! Bibi non ha ancora contratto matrimonio, e il tempo stringe! Una donna alla sua età si avvia già verso la sfioritura! Forse tra qualche anno non sarà più in grado di generare figli, ma in qualità di futura sovrana è obbligata a mettere al mondo un erede!

Scese il silenzio.

Infine, calmatasi, la rossa riprese: - Non gli avevo detto niente del bambino per… delicatezza…

 - Ti fai sempre troppi problemi… - l’ammonì bonariamente l’altro.

 - Lo so! – scattò lei. – Ma è più forte i me!

Rufy si lasciò scivolare lungo la parete, fino a sedersi in terra. – Nami, so quanto le vuoi bene, ma proteggerla dalla realtà è peggio. Deve rendersi conto delle difficoltà della vita, e mi pare che già da ragazzina se la fosse cavata egregiamente…

Tacque un attimo, poi ricominciò: - Hai fatto la stessa cosa con Silk, rendendola insicura e…

Questa la cartografa non la mandò giù.

 - Non venirmi a dire quali sono stati i miei errori di madre, perché li conosco meglio di te! – ribatté interrompendolo bruscamente. – Ma è una colpa amare troppo qualcuno?! Perché credi che Bibi non abbia ancora dato un erede al suo popolo?! Perché credi che, adesso, si trovasse in quell’isola?!

 - Ma di che stai parlando, Nami…?

Ma lei non rispose subito.

 - Niente… - rispose poi con un sospiro. - …se non lo capisci da solo, è inutile discuterne… - e dicendo questo, la navigatrice uscì dal magazzino senza richiudere la porta alle sue spalle.

Rimasto solo, Rufy restò seduto in terra, le braccia sulle ginocchia, lo sguardo fisso in avanti, perso nel vuoto.

“Bibi…”

Insieme a Nami, e non dopo di lei, era l’unica donna che avrebbe potuto frapporsi tra lui e i suoi sogni. Ma era per questo che le amava, perché nessuna delle due avrebbe mai osato frenare il suo entusiasmo, vivo ancora come venti anni prima. Nami si era costruita una sua vita, Bibi no. Diceva di amare il suo paese sopra tutto il resto, che avrebbe fatto qualunque cosa per il suo popolo, persino sacrificare la propria felicità. E così era stato. Aveva scelto di restare sola.

Le parole di Nami erano state più che esaurienti. L’unica cosa che proprio non capiva, era il perché Bibi si trovasse su Isyoo Island, cosa che, a detta della cartografa, aveva un significato particolare…

 

            Gli occhi fissi al fumo che saliva impetuoso dalla tazza di ceramica bianca, decorata con minuscoli ghirigori blu lungo il bordo interno. Pochi mesi ancora, e Nami avrebbe dato alla luce un bambino, il suo secondo genito. Era contenta per lei, era riuscita a costruirsi una vita. Lei no. Non ce l’aveva fatta. Non ne aveva avuto la forza. Aveva voluto illudersi che donando se stessa al proprio regno, alla propria gente, avrebbe trovato la felicità, anche se lontano dai suoi amici. Ma non era stato così. E sempre per il bene del suo paese, stava cercando ora di porre rimedio all’unico torto fatto al suo popolo. Ma anche in questo caso avrebbe compromesso la propria felicità.

Adesso, però, quando credeva di aver perso tutte le speranze, era tornata a respirare aria di felicità.

 - Bibi? Tutto bene? – la calda voce di Sanji le sfiorò i pensieri.

Alzò lo sguardo ad incrociare il suo, sempre dolce e premuroso. Sorrise.

 - Ora sì… - lo tranquillizzò fissandolo con affetto sincero. – Lo sai? Sono contenta di avervi ritrovati… mi ha commossa non poco sapere che, nonostante il tempo passato e tutti i cambiamenti che esso comporta, non vi siate dimenticati di me…

 - Di te, cara? – si stupì realmente l’uomo, accomodandosi di fronte a lei. – E perché mai avremmo dovuto farlo? Ricordi le parole di Rufy?

Di nuovo Bibi sorrise con dolcezza. – E come potrei dimenticarle? – rispose in un sussurro, gli occhi chiusi, le mani al petto. – Sono incise nel mio cuore…

 

            - Papà…? – il musetto che Silk aveva messo lasciò intendere che l’allenamento per quel giorno sarebbe finito lì.

Roronoa senior rimise la Yunashiri nel fodero laccato di nero, si raddrizzò sulle gambe, e sbuffò. – Che ti prende ora?

La ragazzina si lasciò scivolare lungo il parapetto a poppa, poggiando il fondoschiena sulle tavole di legno lucido, le ginocchia tirate in su, la spada ancora in pugno semidistesa accanto a lei. – Perché Bibi ha sempre quello sguardo triste?

A quella domanda l’uomo prese un grosso respiro, chinò il capo passandosi una mano tra i capelli corti e madidi di sudore. - …è difficile da spiegare… - sospirò. - …e in ogni caso… penso sia una cosa che deve capire da sola…

 - Cosa? – fece lei aggrottando le sopracciglia sottili, mentre con un semplice gesto della mano sinistra si scioglieva i lunghi capelli rossi.

 - Lascia perdere… - tagliò corto lui, prendendo ad asciugarsi di dosso il sudore e muovendo i primi passi verso le scale. - …anche perché al momento abbiamo ben altro a cui pensare…

 - Ti riferisci alla faccenda di Smoker?

 - Anche. – annuì. – Ma ora come ora è meglio occuparsi prima di quelle… - spiegò fermando i suoi passi e facendo cenno alle sue spalle.

Cadendo dalle nuvole, Silk girò il capo alla sua destra, verso l’orizzonte infinito, e sgranando gli occhi nocciola, balzò in piedi abbandonando la spada di suo nonno in terra e lanciando un piccolo urlò: - LA MARINA!!!

 

 

 

 

  
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