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Autore: Knuckster    03/06/2011    3 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #10

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#10

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SINS OF PURITY Saga

Le mille luci della città

Scritto e ideato da: Knuckster

L'unico modo per sperare di tirarsi fuori dalle situazioni più problematiche, molto spesso, è affidarsi all'aiuto degli amici. Sonic the hedgehog lo sa bene, considerando che l'inaspettato soccorso di una rinsavita Rouge è stato il provvidenziale mezzo di salvezza dalla furia indomita di Shadow the hedgehog. In uno scenario che si prospetta sempre più strano e sempre più pericoloso, Sonic e il suo gruppo vanno avanti con determinazione per la loro strada, sempre più convinti di voler combattere con le unghie e con i denti per evitare lo sterminio della loro gente, ardentemente desiderato da Magorian. La domanda è, quale ruolo deciderà di ricoprire Shadow in tutto questo?

     Lei si voltò, avvertendo una presenza maligna alle sue spalle. Non seppe dire da cosa se ne fosse accorta, forse dall’improvviso cambiamento del vento che soffiava o forse dall’agitazione dei Chao selvatici attorno all’altare. Fatto sta che non appena si girò, si trovò di fronte un’alta figura emaciata, ammantata di nero, con un volto pallido cadaverico, due mani affusolate simili a grossi ragni e degli occhi rossi di fuoco. Le sue labbra sottili erano curvate in un ghigno sinistro. La squadrava dall’alto in basso, stagliandosi su di lei in tutta la sua altezza e fissandola con un’espressione che comunicava disgusto allo stato puro.

     Nonostante questi inquietanti segnali, lei si sforzò di suonare cordiale e gentile, anche se dentro di sé era dominata da una profonda paura.

     - Sei tu! - disse con voce tremante - Hai bisogno di qualcosa? -

     Magorian non rispose immediatamente. Si limitò a guardarla come se fosse stata una creatura inferiore e quindi incapace di capire il suo linguaggio. Invece si guardò attorno interessato facendo vagare lo sguardo assorto attraverso il grande altare di pietra. I Chao, nervosi, si rifugiarono dietro alla vestale in un piccolo gruppetto.

     - Come sei arrivato qui? - tentò ancora lei, senza ottenere la benché minima risposta.

     Magorian fece qualche passo avanti, facendo strusciare per terra i lembi del suo mantello nero. Sembrava molto interessato a quello che vedeva.

     - E’ sorprendente! - sussurrò infine.

     - Che… che cosa è sorprendente? -

     L’uomo non rispose neanche questa volta. Si avvicinò alla gradinata e posò lo sguardo sui sette pilastri che circondavano la costruzione, su ognuno dei quali fluttuava una grande pietra di colore diverso che scintillava alla luce del sole.

     - Queste pietre hanno centinaia e centinaia d’anni! - spiegò Magorian parlando più a sé stesso che a lei - Risalgono alla notte stessa dei tempi e racchiudono i segreti dell’universo! E’ sorprendente il fatto che queste pietre, che un tempo erano dei blocchi giganteschi, siano state lavorate dal tempo! E adesso siano diventate così! -

     - Di che stai parlando? - domandò lei intimorita - Parli… dei Chaos Emeralds? -

     - Già! - annuì Magorian, parlandole direttamente per la prima volta - Quelli che chiamate Chaos Emeralds… racchiudono un’energia che nemmeno vi immaginate! Voi, sudice piccole creature, avete maneggiato queste pietre per secoli e secoli, le avete lavorate e levigate fino a ridurle così e le avete considerate come doni divini! In fondo credo di dovervi ringraziare! Scolpendo le grandi rocce avete concentrato tutto il loro potere… questo renderà le cose più facili per me! -

     Lei non seppe cosa rispondere. L’uomo dai capelli d’argento continuava a contemplare i sette Chaos Emeralds con sguardo assorto, mentre con le dita giocherellava con la pietra purpurea che portava appesa al collo. Il brivido freddo e lo strano presentimento che provava ogni volta che si avvicinava a quello sconosciuto si intensificò stranamente.

     - Ma tu chi sei? - domandò infine senza riuscire a trattenersi.

     Magorian si voltò, sogghignando divertito, e per la prima volta i suoi occhi di fuoco incrociarono le iridi azzurre della vestale. Quest’ultima avvertì la stranissima sensazione di un tremore incontrollabile scorrerle lungo la spina dorsale, il sangue le si gelò nelle vene, il respiro le si mozzò e il cuore smise di pulsare. C’era qualcosa nel suo sguardo di incredibilmente spaventoso e malvagio.

     - Un nome! - esclamò in un soffio - Che cos’è un nome? A che cosa può servirti saperlo? Sempre… ammettendo che tu riesca a capirlo! -

     La vestale si sentì profondamente offesa.

     - Voi, esseri inferiori, che credete di poter scimmiottare noi esseri umani non siete degni nemmeno di pulire la strada al nostro passaggio! Siete prossimi all’estinzione! Guardami, immonda creatura, sono l’artefice della vostra distruzione! Sono colui che purificherà questo pianeta dalla vostra nauseante presenza! E quale ironia… lo farò proprio rivoltandovi contro gli idoli che avete per tanto tempo venerato! -

     Profondamente spaventata, guardò Magorian sollevare in alto la sua gemma scintillante e stringerla tra le dita affusolate. La pietra brillò per un istante, prima che un fascio di lampi luminosi si abbattesse sulle sette colonne sgretolandole e facendo piombare al suolo le pietre luccicanti che reggevano.

     - Il vostro tempo è finito! - ruggì soddisfatto - E’ iniziato il mio! -



Angel Island – Giorno 4 (Ore 21:35)

     - C’è qualcosa che non va, Tikal? -

     Una voce fanciullesca la scosse dal torpore in cui era caduta. Il suo sguardo si era improvvisamente incantato e tanti ricordi così remoti che non ricordava nemmeno di avere le passarono in mente. Tikal sbatté le palpebre due volte prima di svegliarsi da quella strana apatia e mise a fuoco il volto preoccupato di Cream.

     - Oh! - disse quasi sorpresa - No, va tutto bene, Cream! Non è niente! -

     Si trovavano entrambe nella casa di Knuckles, sedute attorno al tavolo di legno. Tikal stava insegnando a Cream come intrecciare i giunchi per fare dei cesti di vimini. Cheese svolazzava qua e là supervisionando il lavoro e porgendo loro la materia prima.

     Tikal stava cercando di distrarre la coniglietta in modo da non farle realizzare che era ormai da parecchio tempo che Sonic e gli altri non davano loro notizie. Si sentiva tremendamente preoccupata per loro dato che era trascorsa un’intera giornata da quando erano partiti per Ice Paradise e cominciava a temere che fosse accaduto qualcosa di grave. Dei terribili sensi di colpa la assalirono. Sentiva che non avrebbe mai dovuto coinvolgere i suoi amici in quella storia. Si sentiva responsabile della loro sorte e per questo, mortificata e ansiosa, aveva perso ogni attenzione per Cream, assumendo un’espressione cupa e pensierosa. Se si aggiungeva a tutto questo la preoccupazione che le causava la presenza dei poteri di Chaos nel suo corpo, solo in parte mitigata dalla consultazione con Knuckles ed Amy, il suo stato d’animo non era proprio quello adatto a fare da baby-sitter.

     - Dunque! - disse Tikal sforzandosi di assumere un tono di voce normale - Dove… dove eravamo rimasti? -

     Afferrò i vimini che aveva appena cominciato ad intrecciare, ma le sue mani tremavano così tanto da farglieli sfuggire. A toglierla dall’imbarazzo, intervenne Big, entrato in quel momento. Portava la canna da pesca su una spalla e nell’altro pugno stringeva per la coda un mazzo di trote. Froggy saltellava allegramente sulla sua testa.

     - Ho trovato qualcosa per cena! - disse sorridendo.

     Tikal evitò di fissare Cream negli occhi e si alzò andando incontro al gattone, con una verbosa gentilezza e un trasporto esagerati.

     - Bravo, Big! Pesce fresco di giornata! Un ottimo pasto! Non resta che accendere un fuoco così potremo cuocerle! -

     - Bene! Ho una fame da lupo! - disse una voce stanca alle loro spalle.

     Sulla soglia era apparso un gruppetto dall’aria spossata e afflitta. In testa c’erano Sonic, Tails ed Amy, seguiti da Knuckles e dal Team Chaotix. Nel vederli, un peso fu tolto dal cuore di Tikal. Perdendo il controllo delle proprie emozioni, l’echidna si fiondò verso di loro e si precipitò ad abbracciarli tutti uno per uno. Knuckles gemette debolmente con evidenti dolori in tutto il corpo. Cream e Cheese si precipitarono da Amy, felici come una pasqua e Big mugolò di contentezza.

     - Stiamo bene, Tikal! E’ tutto a posto! - la rassicurò Knuckles allontanandola delicatamente.

     La vestale non riusciva più a controllarsi mentre gli occhi le si gonfiavano di lacrime.

     - Grazie al cielo siete sani e salvi! - singhiozzò - Ero così preoccupata! -

     - Eppure siamo tutti qui, appena usciti da un frigorifero, ma ancora tutti interi! - affermò Sonic entrando e gettandosi su uno dei due materassi portati dai Chaotix.

     - Ehi! Non ci sono abbracci per noi? - gracchiò Vector offeso, dato che Tikal aveva sorpassato il suo trio.

     Espio e Charmy lo seguirono all’interno senza dargli peso.

     - A proposito! - disse Tails all’improvviso - C’è anche un’altra persona! -

     In un primo momento Tikal, ingannata dall’oscurità che penetrava dall’esterno, non aveva notato un’altra figura dal volto indefinito. Quando mosse dei lenti passi all’interno e si avvicinò sempre di più scorse il volto di Rouge.

     La vestale si mise subito in guardia, indietreggiando il più possibile, ma Knuckles la fermò.

     - Sta tranquilla, Tikal! Va tutto bene! -

     - Cosa ci fa lei qui? -

     - Non ti preoccupare! E’ dalla nostra parte adesso! - le spiegò Knuckles tentando di tranquillizzarla.

     - Ne siete… ne siete sicuri? -

     - Guardala bene! Non ha più la ferraglia addosso! -

     Anche se il trucco di Rouge era decisamente meno impeccabile e i suoi occhi erano pesti e stanchi, Tikal notò che i congegni metallici che controllavano la sua volontà, quelli di cui le avevano parlato, erano spariti.

     - Va bene… se… se lo dite voi! - disse un’ultima volta prima di abbassare la guardia.

     - E’ tutto a posto! - le ripeté Knuckles - Non saremmo neanche qui se non fosse stato per lei! Ci ha salvato la vita! -

     Tikal sospirò ed indietreggiò, permettendo a Rouge di entrare senza che dicesse una parola.

     Durante il resto della serata nessuno parlò molto, stanchi ed affamati com’erano. Consumarono lentamente una cena poco abbondante e rimasero per un po’ di tempo stretti intorno al fuoco a fissarlo ardentemente, immersi in numerosi pensieri.

     Alcuni di loro portavano ancora i segni della spiacevole avventura nell’inferno di ghiaccio di Ice Paradise. La loro pelle era screpolata in più punti e violacea a causa del gelo pungente. Il tepore del fuoco che coceva le trote pescate da Big era stato un piacevole sollievo. Quando tutti si furono rifocillati e ristorati, poterono cominciare a discutere e a fare il punto della situazione. Inizialmente tutti gli occhi e le orecchie furono puntati su Rouge, la quale, dal canto suo, non aveva molta voglia di chiacchierare. La sua espressione comunicava in modo efficace la sua stanchezza e il suo desiderio di riposarsi. Le venne chiesto se potesse fornire ulteriori informazioni su Magorian, considerando il tempo che aveva trascorso nel suo gruppo, ma la sua secca risposta non aveva offerto alcuna pista su cui indagare per saperne di più. Dopo aver incontrato la sua seccata reticenza, fu per il riccio blu il turno di parlare.

     - E questo è tutto ciò che è successo! - concluse Sonic terminando di raccontare la sua disavventura nella caverna di ghiaccio.

     - Così il Chaos Emerald è finito nelle mani di Shadow! - commentò Espio.

     - Non so se sia un bene o un male! - disse Tails sconsolato.

     - L’aspetto positivo è che almeno non lavora più per Magorian! Ed ha rifiutato di farlo anche per Eggman! - esclamò Knuckles.

     - Ma il peggio è che adesso Shadow è una mina vagante! - replicò Sonic - E’ totalmente privo di memoria ed ha sviluppato un’aggressività preoccupante! Ha scoperto anche come usare il Chaos Control, il che lo rende ancora più pericoloso! Ho paura che farà carte false per mettere le sue mani sui prossimi smeraldi! -

     Tikal sospirò.

     - Vuol dire che potrebbe venire qui a prendersi anche il nostro! -

     - Non possiamo escluderlo! A proposito, dov’è nascosto? -

     Tikal stava per rispondere, ma, incrociato lo sguardo goloso di Rouge, adottò maggiore cautela.

     - In… un posto sicuro! -

     - Bisogna stare attenti a quel riccio! - disse Vector serio - Certo che se fosse dalla nostra parte avremmo la potenza di fuoco di un carro armato! -

     - L’unica speranza sarebbe far recuperare a Shadow i suoi ricordi! - affermò Tails.

     - Potrei provarci io! - si offrì Rouge - Io sono una delle poche persone a cui Shadow abbia dato retta qualche volta! -

     - Escluso! - rifiutò Knuckles categoricamente - Sarebbe troppo pericoloso avvicinarsi a lui nelle condizioni in cui è adesso! -

     - Allora potrei fingermi ancora al servizio di Magorian! -

     - Non sarebbe comunque possibile! - ribatté nuovamente l’echidna - Quando sei fuggita Shadow era ancora alle dipendenze del vecchio matto! Sarebbe troppo sospetto ripresentarsi così da lui! -

     Lo sguardo indagatore di Rouge si concentrò sul guardiano, come se stesse cercando di leggergli nel pensiero per scoprire le sue intenzioni nascoste.

     - A questo punto dobbiamo trovare un modo per far rinsavire Shadow! - concluse Vector, molto inusuale nella serietà delle sue parole - Perché tra Eggman e Magorian se ci si mette pure lui siamo decisamente fritti! -

     - Questo almeno lo abbiamo stabilito! - esclamò Knuckles - C’è solo un piccolo particolare da risolvere! Rouge! -

     - Dici a me? - rispose il pipistrello con sguardo distratto.

     - Hai ancora intenzione di aiutarci? -

     - Perché mi fai una domanda del genere? -

     - Dopo quello che è successo, insomma… -

     - Non preoccuparti, zucchero! Ci vuole ben altro per mettermi K.O.! E poi non ci si guadagna niente dalla distruzione totale, come ho detto all’inizio di tutta questa faccenda! E’ nel mio interesse quanto nel vostro! -

     Dal modo in cui lo aveva detto non sembrava del tutto convinta delle sue parole, ma per tutti gli altri fu comunque sufficiente.

     Sonic era completamente assorto. Stava guardando Amy che sorrideva serenamente seduta sul tavolo. La sua mente si era annebbiata e non aveva più seguito una parola del discorso da quando aveva posato gli occhi su di lei. Quando il resto del gruppo si alzò, e lui rimase seduto, incantato, si svegliò come da un sonno ipnotico e si mise in piedi anche lui.

     - Adesso cercate di riposare! - suggerì Tikal - Siete stravolti ed un buon sonno non può che farvi bene! -

     - Dovete darmi i vostri scanner! - disse Tails - Dopo tutto quello che è successo si saranno sicuramente danneggiati! E’ bene che gli dia un’occhiata! -

     - Comunque sia c’è qualcosa di buono in tutto questo! - disse Knuckles mentre si slacciava l’apparecchio dal polso - Tre smeraldi trovati e nessuno di questi è nelle mani di Magorian! Non vorrei essere nei panni dei suoi agenti! -

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Techno Base – Giorno 4 (Ore 22:20)

     Il povero Getara volò attraverso tutta la stanza a peso morto scagliato da una forza impressionante, fino a sbattere sonoramente con la schiena sulla fredda parete di metallo. Il corpo del rettile si afflosciò, mentre chiudeva piano gli occhi, stordito dal colpo appena preso. Magorian, ammantato nel suo mantello nero, si avvicinò a passo pesante. Era livido di rabbia, il suo volto pallido e allungato si era colorato di vermiglio talmente ribolliva dalla collera. I suoi occhi fiammeggianti erano chiusi in due fessure. Il suo naso appiattito sembrava quasi sprizzare scintille.

     Si avvicinò a Getara e, stringendo in pugno la sua Gemma dell’Occulto, sollevò il rettile a mezz’aria con il suo potere, circondato da un alone di luce violetta. Accostò il suo viso a quello di lui e lo scrutò intensamente negli occhi gialli.

     - Vi ho chiesto una cosa! - ruggì fremente d’ira - Di portarmi i Chaos Emeralds! Non pretendevo di averli tutti in una volta! Ma di recuperarne almeno uno… uno soltanto! -

     Con un rapido movimento del braccio, scagliò nuovamente Getara attraverso il salone. La lucertola piombò dolorante sul pavimento, senza osar dire una parola.

     - Tutto quello che ho ricevuto in cambio è stato un pugno di mosche! - sbraitò ancora Magorian senza placare la sua collera - Tre smeraldi sono stati individuati! E non siete stati capaci di portarmene nemmeno uno! -

     Getara strisciò fuori dalla sua portata, con la testa china in un segno di sottomissione, ma con una luce omicida che gli brillava negli occhi.

     Magorian si voltò, deciso a scaricare la sua ira anche sugli altri agenti. Drake e Levine erano uno accanto all’altra, ritti in piedi, quasi sull’attenti, pronti a ricevere la punizione.

     - E tu! - esclamò l’uomo puntando la pietra contro Levine e sollevandola in aria - Avevi il compito di vegliare su Shadow! Non solo hai perso la nostra arma più potente, ma è probabile che tu l’abbia anche trasformata in uno dei nostri nemici peggiori! E come se non bastasse abbiamo perso anche Rouge! -

     Levine, stretta nella morsa del potere della Gemma, incapace di muoversi, digrignò i denti per la paura e il dolore.

     - Non preoccuparti! - sussurrò Magorian, il disprezzo dipinto in ogni sua occhiata - Non guasterò il tuo bel faccino, considerando che lo ritieni più importante della tua stessa vita! Almeno non adesso! -

     E con lo stesso rapido gesto, scaraventò la farfalla lontano dalla sua vista. Poi decise di dedicare la sua attenzione a Drake.

     - E tu, Drake! Il mio agente più fedele e leale! Non posso crederci che neanche tu non sia riuscito dove gli altri hanno fallito! Non ti riconosco più! Agisci di testa tua, non ubbidisci agli ordini! Cosa ti sta succedendo? In tutti questi anni al mio servizio non hai mai lasciato in sospeso una missione! E adesso? -

     Magorian strinse la pietra nel pugno e mosse il braccio come a voler dare uno schiaffo a Drake. Un’onda elettrica investì il cavaliere in pieno volto. La maschera di ferro e il suo elmo andarono in frantumi sotto gli occhi spaventati dei presenti. Drake fu sbalzato all’indietro ma, puntellandosi con una mano sul suolo e agendo d’impulso, scagliò una fiammata in pieno petto a Magorian. L’uomo cadde all’indietro, nonostante l’energia della sua Gemma lo avesse protetto dal calore del fuoco. Quando si accorse di ciò che aveva fatto, Drake inorridì. Si rimise in piedi e per la prima volta, il suo vero volto vide la luce. Aveva un viso dalle fattezze canine, ricoperto di folto pelo nero, con un muso allungato, un naso nero umidiccio e una fila di denti appuntiti. Due orecchie nere a punta e due profondi occhi neri completavano il quadro del suo volto rimasto nascosto per tanto tempo. Era un lupo!

     Magorian si rialzò con le mani tremanti. Drake tentò di aiutarlo ma lui lo respinse.

     - E’ questo il modo di ringraziarmi, Drake? Io… che ti ho trovato, ti ho cresciuto, ti ho insegnato tutto quello che so… ti ho trattato come un figlio… è così che mi ripaghi? Oh, Drake… ragazzo mio… vedo che stai gettando al vento il mio insegnamento più importante…  la razza animale è debole… non ha futuro in questo mondo… ho tentato di reprimere questa tua natura… di trasformarti in un uomo, più evoluto ed intelligente… ti ho donato un grande potere… e quell’armatura per coprire la tua deformità… pensavo di riuscire a dominare i tuoi istinti irrazionali di bestia… ma evidentemente mi sbagliavo… sento che tutto sta svanendo lentamente… stai cambiando… ti stai rivoltando contro di me! -

     - Questo mai, Magorian! - si affrettò a rispondere Drake.

     Magorian sorrise debolmente. Un sorriso privo di felicità. Con una mano pallida afferrò delicatamente le guance di Drake e avvicinò il di lui volto al suo.

     - Ti ricordi quando ti ho trovato? Solo, sperduto e disperato sotto la pioggia… un orfano… i tuoi genitori erano morti… portati alla distruzione dalle loro inutili pulsioni animalesche… incapaci di controllarsi… privi di ogni intelligenza e razionalità! Ti ho allevato come sangue del mio sangue… ho cercato di farti sfuggire alla devastante debolezza della tua specie… ho fatto di te molto di più di ciò che saresti diventato… ed è questo che ricevo in cambio? Non cedere agli istinti, ragazzo mio… impara a domarli… rendimi fiero di te… sii quello che ti ho insegnato ad essere! -

     Drake si inginocchiò di fronte a lui.

     - Sono profondamente dispiaciuto, Magorian! Ti prometto che non accadrà mai più! -

     - Me lo auguro! - mormorò l’uomo, grave.

     Con un gesto della mano, i frammenti della maschera di ferro e dell’elmo si ricomposero a mezz’aria e fluttuarono tra le mani del lupo.

     - Copriti ora! - intimò Magorian allontanandosi.

     Drake guardò la maschera con una sorta di malinconia. Era quello l’oggetto che da sempre lo nascondeva al mondo, celava la sua faccia e il suo vero essere al resto del mondo, qualcosa di cui si vergognava. Non per sua volontà, questo è certo, ma perché gli era stato insegnato. Aveva imparato a disprezzare sé stesso.

     - Il tuo comportamento mi preoccupa, ragazzo! - mormorò Magorian - Mi preoccupi molto! -

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Angel Island – Giorno 4 (Ore 23:30)

     Ad Angel Island regnava la tranquillità. Tutti gli ospiti dell’isola si stavano godendo un meritato riposo e forse l’unica giornata tranquilla che avrebbero potuto trascorrere prima di ricominciare la loro guerra.

     Rouge era seduta sulla sponda del fiumiciattolo che scorreva lì vicino, con la schiena appoggiata al tronco di un pioppo e l’aria pensierosa. Con le dita sfiorava la superficie dell’acqua, mentre osservava distrattamente le libellule che svolazzavano lì attorno. Era tremendamente pensierosa e confusa allo stesso tempo. Era contenta e soddisfatta di essersi finalmente liberata dal controllo di Magorian, di aver riacquistato la sua indipendenza. Avvertiva però con malinconia che c’era un altro fattore che minacciava di compromettere la sua libertà… una certa echidna rossa di sua conoscenza.

     Cominciava a provare qualcosa di strano ogni qualvolta vedeva Knuckles e non poteva più negarlo. Il suo cuore palpitava forte e i suoi pensieri si addolcivano quando era in sua presenza. Si sentiva tanto stupida per quello che provava, ma si rendeva conto che non poteva ignorare ciò che il cuore le diceva. Si piaceva così com’era e non voleva assolutamente cambiare. Se si fosse impegnata in affari di cuore era sicura che la sua indipendenza sarebbe sparita e anche i suoi affari sarebbero stati compromessi. Ma come era possibile? Non ne valeva la pena per quel presuntuoso, irritante e cafone di Knuckles! O almeno era quello che continuava a ripetersi insistentemente. La sua filosofia era sempre stata quella del “meglio soli che male accompagnati”, anzi, ancora meglio non essere accompagnata da nessuno. Il suo era lo stile di vita per cui aveva lottato e che aveva sempre sognato e non sentiva il bisogno di avere nessuno al suo fianco che lo compromettesse.

     Senza nessun motivo particolare, afferrò un sasso lì vicino e lo gettò nel fiume con uno scatto frustrato. Spiccò un volo silenzioso ed elegante e raggiunse il piano superiore dell’altare, così abituata a vedervi scintillare il Master Emerald che le sembrò molto strano vederlo vuoto. In preda ad una singolare impazienza, Rouge appoggiò i gomiti al corrimano di pietra e lasciò che il suo sguardo vagasse nel vuoto rischiarato dalla luce lunare. Dopo qualche minuto però si stancò nuovamente di quella posizione e si voltò per volare via, ma inavvertitamente si scontrò con l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere in quel momento.

     - Sta attenta! - disse Knuckles.

     - Guarda che sei tu che mi sei venuto addosso! - ribatté Rouge.

     L’echidna non replicò, anche se lei si sarebbe aspettata il contrario.

     - Cosa vuoi comunque? -

     Knuckles non rispose subito. Normalmente non si sarebbe potuto notare, ma gli occhi di pipistrello di lei scorsero anche al buio che le gote di lui erano diventate rosse quanto la sua pelle.

     - Ti… ti ricordi tutto quello che… che è successo quando sei stata rieducata? - chiese incerto.

     Rouge rimase spiazzata da quella domanda, ma cercò di non farglielo capire.

     - Solo alcune cose! Non tutto! - rispose infine.

     - Bene! - riprese l’echidna, arrivato al punto che davvero gli premeva discutere - Ti ricordi… qualcosa riguardo… sì, bé… riguardo a noi due? -

     Al buio, Knuckles non poté decifrare la sua espressione ma capì che aveva colpito nel segno dal tempo che ci mise lei per rispondere.

     - No… niente! - disse con uno strano tono di voce.

     La faccia dell’echidna avrebbe potuto esprimere sollievo o delusione… difficile dirlo.

     - A proposito! - disse Rouge ansiosa di cambiare argomento - Mi dispiace di averti colpito! -

     Prendendo coraggio, Knuckles le prese una mano e la posò sul suo ventre, sulla cicatrice che le aveva inferto con gli artigli retrattili.

     - Non è qui che mi hai colpito! - mormorò lui col respiro mozzato.

     Spostò la mano di lei sul suo petto forte dove si sentiva palpitare ritmicamente il suo cuore.

     - Mi hai colpito qui! -

     Quelle parole ebbero un effetto straordinario. Per la prima volta da quando la conosceva, Knuckles poté scorgere negli occhi di Rouge una luce diversa, una luce che rifletteva la sua vera essenza, la sua sensibile femminilità, il suo io di donna che teneva nascosto dietro una maschera frivola e distaccata, un io che trasmetteva un calore molto speciale.

     Mille pensieri affollarono la testa di Knuckles e sentì di aver finalmente vinto il suo orgoglio ed espresso i suoi sentimenti. Ma all’improvviso, Rouge ritrasse la mano e schiaffeggiò forte il suo volto.

     L’echidna indietreggiò dolorante e la sua rabbia si infiammò.

     - Che cosa ti è preso? - sbraitò.

     - Voi maschi siete tutti uguali! - esplose Rouge irritata - Credete di potermi plagiare con qualche occhiata dolce e qualche parolina! Ne ho davvero le tasche piene! - quindi cominciò ad allontanarsi.

     - E non azzardarti mai più a baciarmi in quel modo! -

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     Amy era seduta sui gradini della scala dell’altare, con l’aria trasognata, intenta a fissare la luna piena sospirando. D’un tratto sentì un rumore di passi dietro di lei, si voltò e vide Sonic, venire verso di lei.

     - Va tutto bene? -

     - Sì, grazie! -

     Sonic rimase in piedi accanto a lei, con i pugni chiusi e tremanti, sentendosi ancora una volta molto stupido. Non appena lo sguardo di lei si poggiò su di lui, si sedette velocemente evitando di ricambiare la sua occhiata. Era un terreno completamente sconosciuto quello per lui, ma era arrivato il momento di prendere coraggio e di mettere le cose in chiaro. Quello che era successo nella caverna di ghiaccio era troppo importante per non affrontarlo immediatamente. Tuttavia, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così difficile trovare le parole giuste.

     - C’è qualcosa di cui ti voglio parlare! -

     La voce di lui si era confusa a quella di lei quando avevano parlato all’unisono. Amy abbassò lo sguardo e Sonic soffocò una risatina nervosa.

     - Prima tu, allora! - le disse, sollevato di poter avere altro tempo per raccogliere il coraggio.

     - Molto galante da parte tua! - gli rispose lei in tono scherzoso.

     Era molto tranquilla e serena, come raramente prima di allora.

     - Sai, ti conosco molto bene e so che non rinunceresti alla tua libertà e al tuo modo di essere per nulla al mondo! Non sarò certo io ad impedirti di vivere la tua vita, ma se il bacio che mi hai dato in quella caverna significava quello che significa per me… se vuol dire che ricambi tutto quello che provo per te… ti chiedo solo di ricordarti di me quando tornerai dalle tue scorribande in giro per il mondo! -

     Sonic era senza parole! Era esattamente quello di cui voleva parlarle e per di più lei aveva affrontato l’argomento senza la minima esitazione e con un tono serio ma sensibile di cui fino a quel momento non la riteneva capace. Era come se per la prima volta davanti ai suoi occhi non ci fosse più la ragazzina testarda e isterica che lo aveva inseguito per mari e monti, ma una giovane ragazza dolce ma sicura di sé.

     - Incredibile! - commentò Sonic, senza rifletterci - Sono in grado di correre a velocità supersonica, trapassare un robot da parte a parte e mangiare cinque Chili Dog in una sola volta, ma non sono stato in grado di raccogliere il coraggio per parlarti di questo! -

     Amy rimase con il fiato sospeso e attese in silenzio.

     - Ecco, vedi… io… quel bacio… -

      Sonic ci provava e riprovava, ma non riusciva a vincere il suo orgoglio maschile.

     Amy rise piano.

     - Non affaticarti, Sonic! Anche se sei ancora più carino quando sei imbarazzato! -

     Il riccio blu respirò a fondo e si calmò. Poi affrontò lo sguardo tenero di lei e tentò di sciogliere la lingua e di mettere a parole i suoi pensieri.

     - Io… io… provo qualcosa per te! E’ questo… che quel bacio voleva dire… io… oh, maledizione… ma perché mi è così difficile dirlo? -

     - Non ce n’è bisogno! - disse Amy sorridente - Credo di aver capito! -

     - Forse non sono l’ideale per te, Amy… ho capito di tenere molto a te, ma non sono tipo da romanticismi… picnic sul prato e cose simili… se ti aspetti questo da me… io non… -

     Amy fece un altro risolino.

     - So che il romanticismo ti dà fastidio, ma non mi importa! Quello che è successo nella caverna parla già per sé! Finché so che tu tieni a me e io tengo a te non c’è bisogno di parole che lo ripetano! Bastiamo io e te! E poi questo sentimento è nostro e possiamo gestirlo come vogliamo, non ti sembra? -

     Rimasero in un silenzio imbarazzante ma così carico di significato per un tempo quasi indefinibile… poi all’improvviso lei balzò al collo di lui come sempre aveva fatto.

     - Ho aspettato questo momento per così tanto! - disse con un’esplosione di felicità nel cuore.

     - Sì, però cerca di controllarti! - si lamentò bonariamente lui.

     Sebbene lo sfregare delle guance di Amy sul suo petto a mo di gatta affettuosa gli provocasse una preoccupante dose di rossore in volto, non poteva negare che la cosa fosse di suo gradimento. Sentendosi più a suo agio di quanto lo fosse prima, la afferrò delicatamente per le spalle e avvicinò le labbra al suo orecchio per sussurrarle qualcosa.

     - Ti prometto che quando tutto questo sarà finito ti porterò lontano! In un posto che solo io conosco… una spiaggia bellissima… sole, mare, sabbia… e solo tu ed io… da soli… che cosa ne dici? -

     Amy sollevò la testa e lo guardò.

     - Sonic, ma tu non sai nuotare! -

     - Ehm… vorrà dire che sarà la volta buona per imparare! -

     - Lo prometti? -

     - Lo prometto! -

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Eggmanland – Giorno 4 (Ore 23:30)

     - Sembra ridotto piuttosto male! - disse Decoe guardando il dottor Eggman con apprensione.

     - Dalla sua faccia direi che non è andata molto bene! - commentò Bocoe.

     - Per quanto è sbattuto direi che è venuto fuori da una lavatrice! - sogghignò Bokkun.

     Il dottor Eggman aveva appena fatto ingresso nella sala principale. La sua giacca era coperta di fiocchi di neve e piuttosto sgualcita, i suoi calzoni erano bruciacchiati in più punti, i suoi baffoni erano arruffati e non più impeccabilmente lisci e le lenti dei suoi occhialini erano scheggiate. Camminava con passo malfermo e con andatura barcollante prima di avvicinarsi alla sua poltrona e di sprofondarcisi sopra.

     - Dannazione! - sbottò rabbioso colpendo la tastiera del computer con un pugno - Un altro smeraldo perduto! -

     - Non se la prenda, dottore! - disse Decoe ragionevolmente - Ce ne sono altri quattro! -

     - Non è questo il problema più urgente! - replicò con rabbia l’uomo - Ciò che mi preoccupa è l’attuale proprietario del terzo Chaos Emerald! -

     - E chi è? - chiesero i tre robot ad una voce.

     - Shadow! Quella sottospecie di roditore traditore malfattore! Ehi, non credevo di essere così poetico quando sono arrabbiato! -

     - Allora vorrà dire che lo consegnerà a Magorian! - esclamò Bocoe preoccupato.

     - E’ questo il punto! Shadow si è ribellato all’autorità di quel Dracula in gonnella! Adesso è solo e completamente privo di memoria! Solo il cielo sa di cosa sarà capace adesso che non ha più freni al suo istinto di rompiscatole ambulante! La lista dei nostri nemici si allunga! - 

     Eggman si mise la testa tra le mani, visibilmente sconsolato.

     - Cosa ha intenzione di fare, dottore, dottor Eggman? - squittì Bokkun.

     Eggman fissò intensamente il monitor davanti a lui per un momento, poi si alzò in piedi e sogghignò.

     - Shadow è un nemico da non sottovalutare! E’ riuscito addirittura a distruggere il mio meraviglioso Egg Scorpoon, ma il proverbio dice: “Se non puoi batterli, unisciti a loro”! Ed è proprio quello che voglio fare… insieme a Shadow diventerò inarrestabile! -

     Il dottore si mise subito al lavoro sul suo computer, battendo i tasti furiosamente.

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Angel Island – Giorno 5 (Ore 20:00)

     La giornata seguente non fu certo da ricordare per altri esaltanti avvenimenti. Ad Angel Island si svegliarono tutti di buon’ora, nonostante la loro stanchezza rendesse necessaria qualche ora di sonno in più. La mattinata trascorse tranquillamente, anche se un cupo nervosismo aleggiava sinistro sul gruppo. Si aspettavano da un momento all’altro lo svolgersi di un importante evento, che fosse la segnalazione di uno nuovo smeraldo o un attacco improvviso al loro rifugio. Niente di tutto questo però accadde, con grande delusione di Sonic, il quale fremeva per un po’ di azione. Nonostante questo, ebbero tutti modo di riposarsi un po’ dopo le pesanti fatiche dei giorni scorsi. Fu un sollievo soprattutto per Amy e Tikal, la prima perché aveva modo di trascorrere un po’ di tempo in tranquillità con Sonic, la seconda perché almeno per un po’ avrebbe smesso di preoccuparsi per i pericoli che li attendevano.

     Comunque sia, la giornata non fu del tutto dedicata ai sollazzi. Sonic, Rouge e Knuckles trascorsero gran parte del pomeriggio nel cercare tracce di Shadow, setacciando i luoghi che aveva più spesso visitato. Confidavano nel fatto che, girovagando senza meta, sprazzi di memoria gli avrebbero fatto riconoscere dei posti familiari e, di conseguenza, avrebbe deciso di fermarsi. La ricerca però non avrebbe potuto essere più infruttuosa. Anche Tails tentò di localizzare il riccio nero, faticando molto per tracciare il segnale del suo Chaos Emerald. L’operazione però, già difficile di per sé, fu ostacolata dal fatto che una tempesta magnetica si era abbattuta sul pianeta durante la notte, alterandone i campi e compromettendo il normale funzionamento degli scanner. In una giornata così priva di alcun tipo di movimento, pian piano arrivò la sera senza che nessuno se ne fosse quasi accorto.

     Un’ombra nera si mosse spinta tra le correnti d’aria in una serata rischiarata dalla pallida luna, seppur semicoperta. Si muoveva con grazia ed eleganza, quasi danzando con il vento e librandosi in cielo silenziosamente. Quando si trovò a planare sopra un’antica costruzione in pietra, un altare figurativo in rovina, atterrò dolcemente sull’erba e si ravviò vanitosamente i capelli. Poi camminò, quasi scivolò per quanto procedeva cauta, verso il lato destro dell’altare ed entrò nella piccola abitazione nascosta all’interno. Con la sola illuminazione di una lampada ad olio e di qualche candela portata dai Chaotix (il che rendeva l’atmosfera piuttosto lugubre), l’intero gruppo al completo si stava organizzando.

     Cream, Amy e Tikal erano sedute accovacciate sul materasso e stavano chiacchierando in silenzio, scosse da un eccesso di risatine. Vector e Charmy erano appoggiati ad una parete e ridevano della grossa, probabilmente per qualcosa che il coccodrillo stava raccontando. Sonic, Tails e Knuckles, supervisionati da Big ed Espio, erano al centro della stanza, intorno al tavolo, apparentemente interessati a qualcosa. Rouge entrò e non poté fare a meno di lanciare un’occhiataccia a Knuckles, che persisteva nel darle le spalle. Procedette impettita per la stanza e si unì al gruppetto. Superata la mole enorme di Big, sbirciò sul tavolo e fu un po’ delusa da quello che vide. C’erano solo due degli scanner da polso e Tails stava lavorando febbrilmente su uno dei due. Niente di scintillante o di prezioso.

     - Cosa succede? - chiese con aria un po’ annoiata.

     - Questa sera si va a caccia di ricci neri! - disse Sonic con aria solenne.

     - Shadow? Avete scoperto dov’è? -

     - Sono riuscito finalmente a tracciare il segnale del suo smeraldo! - spiegò Tails - C’erano ancora un po’ di interferenze ma credo di averlo localizzato con sicurezza! Si trova tra le montagne! -

     - Non mi sembra una buona idea sorprenderlo nel sonno! - commentò Rouge.

     - Quello che gli ci vuole è proprio una sonora sveglia! - replicò Sonic - E poi non c’è altra soluzione! Dobbiamo far ragionare Shadow adesso prima che sia troppo tardi! -

     - E chi si imbarcherà in questa missione suicida? -

     - Andrò io! - rispose il riccio - Con Tails e Knuckles! Big conosce molto bene la zona, quindi ci farà da guida! -

     - Froggy si è perso così tante volte tra quelle montagne! - spiegò il gattone.

     - Ah! Certo! - disse Rouge con una punta di ironia - Questo è un lavoro per veri maschi! -

     La fatica di rispondere fu risparmiata a Sonic quando sentirono un trillo risuonare nella stanza. Tutti si voltarono verso Rouge che agitò la mano con un sorriso.

     - Scusate! E’ il mio! - disse vanitosamente prima di estrarre dallo stivale un piccolo telefono cellulare grigio metallizzato.

     Prima che rispondesse, ricevette uno sguardo rassegnato da tutti i presenti.

     - Sì, pronto? Ciao, caro… ciao, tutto bene… mi dispiace, ho avuto parecchio da fare… come vanno le cose lì? Ah-ah… sì… mi raccomando… sì! -

     La conversazione telefonica procedeva senza che nessuno avesse il coraggio di dire qualcosa. Si guardavano con aria sbigottita dal comportamento così frivolo di Rouge. Knuckles aveva aggrottato la fronte, un po’ geloso e un po’ infastidito. Il pipistrello alzò la voce e l’enfasi della conversazione, forse proprio per accentuare la sua reazione.

     - Cosa? Ne sei sicuro? Grandioso! Sei fantastico! Nascondilo bene, mi raccomando! Sono subito da te! -

     Rouge chiuse con un colpo secco il telefono e si girò verso gli altri con un ampio sorriso. Prima che qualcuno potesse fare una domanda cominciò a parlare.

     - Buone notizie! Il mio assistente al club ha recuperato un altro Chaos Emerald! Lo sta tenendo in caldo per me! -

     Se Rouge avesse parlato in una lingua sconosciuta avrebbe ottenuto lo stesso effetto. Tutti la guardavano stupiti, come se avesse detto qualcosa di incomprensibile.

     - Club? - ripeté Vector.

     - Assistente? - chiese Knuckles.

     - In caldo? - domandò Big con aria stralunata.

     - Ah, non importa! - sospirò Rouge - Vi spiegherò tutto più tardi! Adesso vado a recuperare quello smeraldo! -

     Fece per andarsene ma Knuckles la fermò.

     - Aspetta! - disse - E’ troppo pericoloso girare da sola a quest’ora! Forse uno di noi dovrebbe accompagnarti! -

     - Sono d’accordo! - continuò Espio - E poi gli scagnozzi di Magorian potrebbero già essere sulle tracce di quello smeraldo! -

     Per Rouge fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si voltò con aria di sfida e scagliò lampi e fulmini dagli occhi contro i due malcapitati.

     - Oh, certo! Voi super-maschi non potete lasciare sola una ragazza come me! Voi siete così forti e coraggiosi e virili! Che speranza avrebbe una ragazza al vostro confronto? Questo è un lavoro per duri! Bé, sapete cosa vi dico? Noi ragazze ne valiamo dieci di voi! E posso dimostrarvelo! -

     Si diresse altezzosa verso l’altro lato della stanza ed afferrò Amy e Tikal per le braccia ignorando le loro proteste. Poi afferrò anche Cream e Cheese, senza che loro osassero opporsi, troppo intimoriti dal suo atteggiamento.

     - Questo Chaos Emerald lo recupereremo noi! - esclamò infuriata spingendole verso l’uscita con foga - Naturalmente senza l’aiuto di voi maschi super-dotati! -

     Poi afferrò uno scanner dal tavolo, gettò letteralmente fuori Amy, Cream e Tikal ed uscì a sua volta, non prima di aver detto:

     - E la prossima volta, tenete gli ormoni al guinzaglio! -

     E se ne andò.

     Knuckles ed Espio rimasero a bocca aperta e Sonic rise sotto i baffi.

     - Cosa dovremmo fare? - chiese Tails preoccupato.

     - Niente! Tentare di fermare Rouge sarebbe come tentare di fermare una locomotiva in corsa e sinceramente abbiamo altro a cui pensare adesso! - disse Sonic noncurante.

     - Sì, ma… potrebbe essere pericoloso! Se si trovasse nei guai? - protestò Knuckles.

     - Lascia stare! Rouge sa come cavarsela! E poi, stando tutte e quattro insieme, non hanno di che temere! Noi, nel frattempo, faremmo meglio a muoverci! - poi il riccio si rivolse a tutti e tre i Chaotix - Quanto a voi tre! Il vostro compito è rimanere qui a proteggere l’altare! Intesi? -

     - Signorsì! - disse Charmy scattando sull’attenti.

     - Difenderemo questa catapecchia con le unghie e con i denti! - gli assicurò Vector.

     - Catapecchia? - ripeté Knuckles, irritato.

     - E un’ultima cosa! - intervenne ancora Sonic - Vector, non tentare di cercare lo smeraldo… Tikal lo ha nascosto fin troppo bene! -

     Vector disse che non ne aveva l’intenzione, ma sul suo volto si dipinse comunque un’espressione di delusione.

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Rue la Berry – Giorno 5 (Ore 21:20)

     Amy non poteva credere ai suoi occhi. Di fronte a lei si era parato uno spettacolo alquanto inquietante, ma allo stesso tempo appariscente ed attraente, una magica atmosfera capace di catturare chiunque nel suo vortice scintillante. Un arcobaleno di colori e luci lampeggianti, uno sfavillante uragano di suoni, musiche e rumori che, seppur assordanti, costituivano un’armonia in quel tremendo e caotico paesaggio. Edifici illuminati da insegne al neon e cartelloni fosforescenti, temi musicali, luci, colori, suoni che riempivano l’aria in ogni dove, gente che affollava le strade, che rideva, scherzava, andava di fretta, entrava e usciva da locali, bar, sale giochi, casinò. Amy aveva già visto tutto questo sulla Terra, ma non avrebbe mai potuto immaginare che anche nel suo mondo ci fosse un simile paesaggio.

     Rouge guidava il gruppetto attraverso le strade affollate. Procedeva sicura ed impettita, salutando ogni tanto qualche passante con la mano. Evidentemente era parecchio conosciuta da quelle parti. Amy le trotterellava dietro, intimorita da quell’ambiente a lei così sconosciuto, ma il suo disagio non era paragonabile a quello di Cream e Tikal. La coniglietta, cresciuta tra la natura, non aveva mai visto un posto del genere e quindi si guardava intorno, stupita e a bocca aperta. Figurarsi Tikal, appartenente ad un’epoca completamente diversa. Camminava stretta a Cream e a Cheese, intimorita, quasi spaventata dal gioco di luci e colori attorno a lei.

     - Rouge! - disse Amy alla fine, tentando di superare il frastuono - Che posto è questo? -

     - Benvenute in città, ragazze! - esclamò il pipistrello con fare soddisfatto - Questo è il quartiere più popolare! Si chiama Rue la Berry! -

     - Non pensavo ci fossero città del genere qui! - replicò Amy osservando attentamente la vetrina di un negozio d’abbigliamento - Un posto come questo l’ho visto solo sulla Terra! A Casinopolis o a Night Babylon(1)! -

     - Solo perché il nostro mondo è per la maggior parte natura incontaminata, non significa che non ci siano queste città! - spiegò lei - Questa è la zona del divertimento più sfrenato! E’ bello sentirsi a casa! Statemi incollate alla coda! - si affrettò poi ad aggiungere perché vedeva Cream e Tikal pericolosamente sommerse dalla folla.

     - Qui da noi ci sono città, negozi e roba del genere! - continuò Amy - Ma non mi sarei mai aspettata di trovare un simile postaccio! -

     - Postaccio, dici? - ribatté Rouge irritata - Secondo te il divertimento è un crimine? -

     - Fammi pensare! Alcolismo, gioco d’azzardo, truffe… questo lo chiami divertimento? -

     - Non puoi parlare male di ciò che non capisci, ragazzina! -

     - Ah… invece credo di capire perfettamente! Cream, stammi vicino! -

     Amy le prese la mano con fare materno. Rouge si limitò a snobbarla con una smorfia.

     - Se non sbaglio non sei nuova a tutto questo! - riprese imperterrita la riccia - Anche sulla Terra possedevi un locale dove portasti Shadow ed Emerl quando lo rapisti(2) e se non sbaglio si chiamava… -

     - Club Rouge! - completò Tikal.

     Erano arrivati di fronte ad un enorme edificio con ampie vetrate, mille luci danzanti ed un’insegna gigante luminosa che riportava la dicitura “Club Rouge” con un’immagine ammiccante della stessa. Era come se una Rouge di grandezza mastodontica invitasse i passanti ad entrare con una strizzata d’occhio.

     Amy la guardò e rimase senza parole.

     - Ti hanno mai detto che hai un ego smisurato? -

     - Un paio di volte! - rispose Rouge evasiva - Comunque benvenute nel mio regno! -

     Il gruppetto oltrepassò le porte girevoli ed entrò in una lussuosa ed ampia sala decorata: lampadari di cristallo, tappeti rossi, piante esotiche, luci, colori, tavoli da poker, roulette, slot machine, bar, e diversi tipi di espedienti per ogni sorta di divertimento. C’erano anche cameriere e baristi vestiti di tutto punto che faticavano su e giù per servire i numerosi ospiti. Infatti la sala, seppur enorme, pullulava di mobiani, tanto che quasi non si riusciva a passare.

     - Vuoi dire che questo posto è tuo? Come puoi permettertelo? - domandò Tikal stupefatta.

     - Con i soldi ricavati da furti e rapine, è ovvio! - rispose per lei una disgustata Amy - Qui dentro c’è un giro di denaro mostruoso! -

     - E’ questa l’anima degli affari, tesoro! - disse Rouge con freddezza.

     - Cosa ci facciamo qui, in ogni caso? -

     - Il mio assistente, Wesley, ha trovato un Chaos Emerald qui al club! Sapete, qui non accettiamo solo Rings ma anche gioielli, collane, fili di perle e così via! -

     Gli occhi di Rouge luccicarono al solo nominare gli oggetti dei suoi desideri. Passarono davanti ad un bancone dove un barista pipistrello la salutò con calore.

     - Signorina Rouge! Che piacere rivederla al club! -

     - Ti ringrazio, tesoro! Hai per caso visto Wesley? -

     - Credo che sia di sopra! Nella sua saletta privata! -

     Rouge ringraziò l’inserviente e guidò le ragazze su una larga rampa di scale diretta al piano superiore.

     - Saletta privata? - chiese Amy digrignando i denti e il pipistrello si limitò a sorridere maliziosamente.

     Oltrepassarono delle doppie porte rosse a forma di cuore ed entrarono in un altro locale, fiocamente illuminato con tavolini e divani foderati in rosso e anche un piccolo bar.

     - Ora sì che sono a casa! -

     - Signorina Rouge! Ben arrivata! - disse una voce strascicata.

     Un gatto grigio con degli occhi neri vacui, degli ispidi baffi e una coda affusolata si fece avanti. Aveva un’espressione servile e compiacente, il che lo si deduceva anche dal suo vizio di sfregarsi le mani in un atteggiamento di petulante servilismo. Sembrò che neanche si fosse accorto della presenza di altre persone oltre alla sua superiora.

     - Wesley, caro! - replicò Rouge sorridente - Vedo che gli affari vanno a gonfie vele come sempre! Ho lasciato la gestione in ottime mani! -

     - Si fa quel che si può, signorina! Si è molto sentita la sua mancanza! -

     - Già… ehm… ho avuto molto da fare! -

     - Non vuole accomodarsi? -

     - No, grazie Wesley! Andiamo di fretta! Allora… se ho capito bene al telefono hai accennato ad un Chaos Emerald! -

     - Proprio così! - disse il gatto e si diresse dietro al bancone - Era tra gli incassi della settimana! Qualcuno molto sprovveduto ce lo ha ceduto per un prezzo ridicolo! Poi ha tentato di ricomprarlo quando si è reso conto del suo reale valore, ma noi gli abbiamo rifilato uno smeraldo qualsiasi! -

     Amy arricciò il naso.

     Wesley tirò fuori da uno scompartimento del bancone una splendida gemma verde che brillava. Rouge la afferrò subito, rimirandola nel palmo della mano. Wesley ghignava soddisfatto.

     - E’ meraviglioso! - commentò Rouge.

     - Un altro smeraldo per noi! - disse Cream.

     - Ed uno in meno per Magorian! - completò Amy battendo il cinque con lei.

     - Lieto di esservi stato utile! - disse Wesley piegandosi in un inchino.

     - Dimmi una cosa, Wesley! Quando quel tizio ha tentato di ricomprarsi lo smeraldo ha pagato con carta di credito? -

     - Oh, sì! - rispose pronto il gatto - E gli abbiamo prontamente rifilato una fregatura! -

     - Molto bene! - disse Rouge - Vieni qui vicino! -

     Un po’ incuriosito, Wesley si fece avanti. Rouge si sporse oltre il bancone e, quando meno il suo assistente se lo aspettava, lo colpì forte con un pugno. Amy, Cream, Cheese e Tikal trasalirono mentre il gatto sbatteva forte contro la bacheca mandando in frantumi varie bottiglie di liquore.

     - Fine dei giochi, Getara! - esclamò Rouge trionfante.

     La pelle del gatto cominciò a liquefarsi fino a tramutarsi nel viscido Getara, con le pupille che sprizzavano scintille di rabbia.

     - Sono stanco di essere smascherato ogni volta! - sibilò furioso - Cosa è andato storto questa volta? Di nuovo gli occhi? -

     - Oh, no! - replicò lei con un sorrisetto - La tua trasformazione è stata perfetta! Ci sono solo un paio di particolari che non andavano bene! Primo: per una ladra di gioielli è fin troppo chiaro che questo è un falso! Secondo: Wesley è l’unico che non mi ha mai chiamato “signorina Rouge”! Terzo: un assiduo frequentatore di Rue la Berry conosce solo una regola, e cioè che a Club Rouge non si accettano carte di credito! -

     Detto questo, frantumò con la mano la gemma di scarsa fattura e gettò i frammenti ai piedi della lucertola.

     - Un astuto stratagemma! - sorrise Getara - Sono davvero colpito! Purtroppo per voi non vi basterà a salvarvi la pelle! -

     - Dov’è Wesley? -

     - Se proprio ci tieni a saperlo è legato sotto questo bancone! Ma non vivrete abbastanza per poterlo liberare! -

     Getara schioccò le dita e una dozzina di ombre fruscianti si materializzarono attorno ad Amy, Cream e Tikal, in un battito di ciglia circondate dai ninja.

     - Eliminatele! - ordinò l’agente - Ma lasciate a me il pipistrello! -

     Con un balzo felino, Getara si fiondò contro Rouge, la quale spiccò il volo e lo fece schiantare sul pavimento. Nel frattempo, Amy aveva estratto il suo martello, pronta a muovere battaglia.

     - Pensate di farcela con loro? - domandò Rouge.

     - Sarà una passeggiata! Tu occupati del nostro viscido amico! -

     Con una furia cieca, il rettile si rimise in piedi e tentò di colpire Rouge a mezz’aria con le sue onde sonore. Pezzi di intonaco vennero via dalla pareti e un lampadario si schiantò al suolo.

     - Hai idea di quanto mi costa questo posto? - disse arrabbiata Rouge.

     - Non temere! Quando passerai a miglior vita non dovrai più preoccupartene! -

     Getara sfoderò una sciabola lucente dalla guaina che portava sulla schiena e cominciò a vibrare potenti stoccate nel tentativo di infilzare il nemico. Rouge controbatteva con l’unica arma di cui disponeva, il suo boomerang rinforzato in acciaio, parando i colpi e contrattaccando come una fiorettista. Getara era davvero un maestro con la spada. Roteava agilmente ed elegantemente, con movimenti fluidi e rapidi, il che metteva davvero in difficoltà la ragazza. Riuscì facilmente a disarmarla e la mise al tappeto con un calcio frontale, puntandole poi il palmo della mano contro.

     - Credevate forse che un branco di femmine piagnucolose potesse fermare me? - disse in un sibilo.

     - Sai, se non ti conoscessi bene direi che sei uno stupido idiota maschilista che odia le ragazze! -

     - Ma guardati! Sei una sciocca ragazzina che si atteggia a donna, tutta agghindata, truccata ed attillata… sembri un manichino! Mi fai pena, povero topo volante! E vuoi che ti dica tutta la verità? I tuoi capelli sembrano di paglia! -

     Il rettile sembrò provare una sorta di piacere selvaggio ad insultare pesantemente Rouge. Quest’ultima non fece una piega e non diede segni di cedimento, ma quando Getara ebbe terminato, una furia cieca brillò nei suoi occhi.

     - Posso sopportare che tu mi chiami sciocca, che tu mi chiami ragazzina! Posso persino tollerare di essere chiamata topo volante… ma, mai, mai e poi mai, puoi parlar male dei miei capelli! -

     Getara scagliò le sue onde sonore e Rouge rotolò sul fianco appena in tempo per schivare il colpo e rimettersi in piedi. Con un agile colpo disarmò il nemico ed ingaggiò con lui una lotta a suon di calci. Entrambi i lottatori erano agili e veloci, e i loro colpi precisi ed inesorabili. Le loro forze si equivalevano, tanto che nessuno riusciva a prendersi un completo vantaggio sull’altro. Gli attacchi reciproci venivano parati e i colpi inferti andavano a vuoto.

     Quando i due si fermarono per riprendere fiato e studiare i prossimi attacchi, Getara scoppiò in una fragorosa risata.

     - Guardaci! Qui a combattere l’uno contro l’altro, quando fino a poco tempo fa eravamo alleati al servizio di una grande potenza! -

     - Hai mai sentito parlare di lavaggio del cervello? E’ proprio quello che mi hanno fatto, altrimenti non mi sarebbe mai saltato in mente di unirmi a te e al tuo cadaverico padrone! -

     - Cocciuta come sempre, vero? Ti stupiresti se solo capissi qual’era la parte di te che si è unita a noi… se era la tua parte condizionata o il tuo io cosciente che ha combattuto per la nostra causa! -

     - Cosa vuoi dire con questo? Tieni a freno la tua lingua biforcuta! -

     - Sto semplicemente dicendo che tu sei malvagia, Rouge! Sei perfida fino al midollo e non puoi cambiare il tuo modo di essere! E’ con noi che dovresti stare e non con Sonic e la sua patetica banda… loro non hanno futuro… il futuro siamo noi… il potere e la gloria… ora e sempre! -

     - Fammi capire bene, perché da quello che mi hai raccontato sembrerebbe che tu non ci stia con la testa! Tu combatti per uno che vuole completamente annientare la razza mobiana… la nostra razza! Alla quale anche tu appartieni! -

     - Non puoi capire! Il mio destino è strettamente legato a quello di Magorian! Faccio parte di un grande e glorioso progetto! Non appena avremo terminato la nostra opera di purificazione tutto quello che conosci apparterrà a noi solamente! -

     Muovendosi repentinamente, Getara sparò un’onda sonora sul pavimento, sgretolando una piastrella con il risultato di sollevare uno sbuffo di polvere e accecare Rouge. Il rettile le si gettò subito addosso, atterrandola. Si ritrovò distesa al suolo con Getara sopra di lei che sibilava sinistro.

     - Unisciti a me! - le sussurrò bloccandole le braccia - Immagina quanto potere… immagina cosa potremmo fare insieme… saremo onnipotenti… l’intero mondo si piegherà ai nostri piedi! - e avvicinando il volto appuntito, tentò di baciarla.

     Reprimendo un moto di disgusto, Rouge lo colpì con una ginocchiata nello stomaco e se lo tolse di dosso.

     - Razza di stupida! - esclamò Getara rimessosi in piedi - Non hai idea di che cosa hai rifiutato! -

     - Sono davvero stanca di voi maschi… cosa non sareste disposti a fare per una bella ragazza! -

     - Tu non sai niente! -

     - Sai, scommetto che questa stupida idea della trappola è stata tua! Cos’altro poteva venire fuori da quel cervello di gallina? -

     - Stupida idea? Mentre voi siete qui a perdere tempo con me, i miei colleghi stanno già cercando il vero Chaos Emerald in questo quartiere! -

     Ma Getara si tappò la bocca, resosi conto troppo tardi dell’errore.

     - Bingo! - esclamò Rouge soddisfatta - Mi sei stato molto utile, zuccherino! Ma non sei proprio il tipo adatto a me! -

     Rouge prese la rincorsa e colpì la lucertola con un calcio doppio. Fu sbalzato violentemente contro una vetrata che infranse in un grande frastuono, piombando giù dall’edificio. Precipitando con un urlo, andò a finire in un cassetto dell’immondizia aperto, che si richiuse con un tonfo non appena lui ci cadde dentro.

     - E’ ora di portare fuori la spazzatura! - disse Rouge divertita.

     Tornò indietro verso le sue compagne, proprio mentre Amy metteva fuori combattimento l’ultimo ninja con una martellata.

     - State tutte bene? -

     - Benone! - rispose Tikal.

     - Quei brutti ceffi non possono niente contro il potere femminile! - disse fiera Amy.

     - Su questo non c’è dubbio! Dobbiamo muoverci! Getara è stato solo un diversivo! Il vero Chaos Emerald si trova da qualche parte qui a Rue la Berry! E credo che Drake e Levine lo stiano già cercando! -

     - Diamoci da fare, allora! -

     Fecero per andarsene quando Cream le bloccò.

     - Non dovremmo prima slegare il signor Wesley? -

     Rouge si batté una mano in fronte e andò a liberare il suo assistente da sotto il bancone.

     - Toglimi una curiosità! - esordì Amy - Com’è che ti chiama di preciso Wesley? -

     Rouge arrossì di colpo e non rispose, ma non appena tolse il cerotto al gatto, questi disse:

     - Formaggino rosa! Come sono contento di vederti! -

     Le ragazze ammutolirono.

     - Formaggino rosa? - ripeté Amy con un sorriso sarcastico - Ti chiama davvero così? -

     - Chiudi il becco! - la zittì Rouge - Dice sempre che gli ricordo la sua nipotina! -

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Limitare delle montagne – Giorno 5 (Ore 22:00)

     Un’automobile dalla forma allungata e stravagante sfrecciava nella notte con un rombo assordante. Sotto la luce lunare, percorreva a tutto gas i sentieri sterrati di montagna che nessuna vettura aveva percorso prima. Viaggiava a velocità moderata ma, nonostante questo, il rumore che produceva avrebbe fatto svegliare un intero quartiere. Gli occupanti dell’automobile cominciavano a pentirsi di aver scelto un mezzo di trasporto così scomodo quando, correndo su massi e pietre sporgenti dal suolo, venivano sbalzati in ogni direzione come burattini.

     - Dovevamo… proprio prendere la macchina dei Chaotix? - si lamentò Sonic tentando di sovrastare il rumore del motore e dei tonfi delle pietre sugli pneumatici.

     Dal sedile posteriore provenne un colpo secco. Knuckles aveva appena sbattuto la testa sul tettuccio. Accanto a lui, Big tentava di mantenere l’equilibrio, oscillando come se fosse stato all’interno di un frullatore, e la sua enorme mole di certo non gli facilitava il compito. Froggy saltellava agitato dappertutto, tanto che ad un certo punto Knuckles lo centrò, involontariamente, in pieno con un pugno e lo fece afflosciare sul pancione del gatto.

     - Chi ti ha dato la patente, Tails? - chiese irritato l’echidna cozzando per l’ennesima volta.

     Il volpino al volante, teneva saldo lo sterzo tentando di controllare l’andatura incerta dell’automobile. Dato che era costruita su misura di Vector, doveva scivolare più in fondo sul sedile per raggiungere i pedali. La leva del cambio continuava ad incepparsi e la luce che i fari proiettavano era debole ed intermittente.

     - Non è colpa mia! - si giustificò Tails - Questo catorcio avrebbe bisogno di una messa a punto! E non ci sono neanche le cinture di sicurezza! -

     Cercando di tenersi saldo con le mani al sedile, Sonic tentò di mettere a fuoco il paesaggio oltre il parabrezza riuscendoci a malapena, un po’ per il buio un po’ per le oscillazioni incerte della macchina. Quando però vide la grande sagoma nera di una catena montuosa che si stagliava davanti a loro, intimò a Tails di fermarsi. Il volpino spinse il freno e i quattro passeggeri furono proiettati all’improvviso in avanti per il brusco stop. Knuckles sbatté la testa sul sedile davanti e, non appena furono completamente fermi, saltò giù spalancando la portiera con un pugno e maledicendo le automobili. Sonic e Tails scesero a loro volta, contenti di trovarsi di nuovo sulla terraferma. Big sembrava decisamente scombussolato.

     - La prossima volta prendo un taxi! - borbottò Knuckles.

     Fecero qualche passo per abituarsi di nuovo alla stabilità del terreno, poi si guardarono intorno. Per quanto la luce lunare potesse rischiarare il luogo, si trovarono in un’ampia distesa di terra battuta e ciottoli, su cui non tirava neanche un filo di vento. Delle grandi montagne rocciose proiettavano ombre sinistre su di loro. Sembrava non esserci una sola forma di vita per miglia e il lugubre silenzio che vi regnava non contribuiva certo a migliorare l’atmosfera.

     - E’ questo il posto, Big? - chiese Sonic.

     - Credo di sì! - rispose il gattone ancora stordito - Ma non ne sono molto sicuro, ora! Mi gira tutto! -

     Tails aprì il vano del suo scanner da polso e armeggiò per qualche momento con i pulsanti.

     - E’ ancora qui! Il segnale è ancora forte! - affermò Tails serio - Da quella parte! -

     Il volpino indicò con il dito un’apertura semicircolare tra le rocce, l’ingresso della caverna che probabilmente risaliva fino al cuore della montagna.

     - E’ una parola! - commentò Sonic - Lì è buio pesto! Nessuno ha pensato di portare qualcosa per far luce? -

     - Cavolo! - disse Tails battendosi una mano sulla fronte - Avrei dovuto pensarci! -

     - Un momento! - esclamò Knuckles.

     Si diresse di nuovo verso l’automobile e, con un colpo secco, aprì il portabagagli. Rovistò tra il contenuto sparpagliato disordinatamente.

     - Cosa c’è lì dentro? - chiese Sonic.

     - Robaccia… le stellette e i coltelli di Espio… CD musicali… cuffie… i giochi di Charmy… e poi… oh… le… ehm… le riviste di Vector! - e dal modo in cui Knuckles arrossì capirono subito di che tipo di riviste si trattava.

     - Ecco! - esclamò infine.

     Estrasse due torce tascabili, di cui una la lanciò a Sonic. Premettero il pulsante e un fascio di luce fu proiettato sul terreno.

     - Sembrano funzionare, per fortuna! - commentò Tails.

     - Possiamo andare, allora! - disse Sonic serio - Knuckles, tu vieni avanti con me! Voialtri stateci incollati alla coda! Se vedete o sentite qualcosa di strano, fermatevi immediatamente! E state in guardia! -

     - Ricevuto! - replicò Tails.

     - Va bene! - rispose Big e Froggy gracidò.

     Poi Sonic estrasse dalla tasca dei pantaloni un qualcosa che luccicava: uno smeraldo giallo scintillante.

     - Credevo che Tikal lo avesse nascosto! - esclamò Knuckles.

     - E’ quello che ho fatto credere a Vector! Almeno sarà così occupato a cercarlo che per un po’ non combinerà disastri! -

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Carnival Night – Giorno 5 (Ore 22:00)

     Le quattro ragazze correvano all’impazzata attraverso il mare di gente che, seppur ad ora tarda, affollava le strade e i vicoli di Rue La Berry. Rouge era in testa al gruppo, volteggiava sbattendo le sue ampie ali e controllando i segnali che emetteva lo scanner al polso. Amy era dietro di lei. Correva a ritmo sostenuto senza una goccia di sudore in fronte, vantaggio derivato dalla sua continua ed intensa attività fisica per perdere peso. Cream, Cheese e Tikal arrancavano sulla loro scia.

     Era quasi impossibile non andare a sbattere contro l’enorme massa di passanti, il che impediva loro di mantenere una velocità costante. Solo Rouge sembrava non avere problemi, grazie al trattamento privilegiato che le veniva offerto. Alla sola vista di lei, le persone si scansavano per permetterle di passare, cosa che invece non facevano con le altre. Amy provò un nuovo moto di irritazione per la popolarità di cui godeva la ladra.

     - Il segnale si fa più forte! - esclamò Rouge.

     Amy ebbe per un momento la folle tentazione di estrarre il suo martello e togliersi di mezzo la folla che la ostacolava, ma si trattenne e tentò di seguire con gli occhi i movimenti di Rouge.

     Quando finalmente riuscirono a trovare un po’ di respiro, districandosi dall’ingorgo, giunsero accanto al pipistrello, che si era fermato davanti ad un maestoso arco illuminato che riportava la scritta “Carnival Night”. Era l’ingresso di un luna park.

     - Che posto è questo? - chiese Tikal stupefatta.

     - E’ il più grande parco di divertimenti che esista nel nostro mondo! - rispose Rouge visibilmente amareggiata - E a quanto pare il Chaos Emerald si trova qui! -

     - Come faremo a trovarlo? - si domandò Cream.

     - Sarebbe più facile trovare un ago in un pagliaio! - esclamò Amy con le mani sui fianchi.

     - Non preoccupatevi! - sospirò Rouge - Io ho un fiuto particolare per i gioielli! Vedrete che riusciremo a trovarlo! Basta sapere dove cercare! -

     Entrarono nel luna park, immergendosi nella grande massa di gente che scalpitava lì in mezzo. Lo spazio che occupava il parco era molto ampio. C’erano stand per giochi come freccette, tiro al segno, bancarelle che vendevano snack, palloncini e ninnoli vari, e naturalmente le giostre tra le più spettacolari e luminose, montagne russe, ruote panoramiche, fino alle più piccole e modeste come le auto-scontro. Tale era il vociare e il bombardamento di suoni e rumori che le quattro ragazze dovevano urlare per potersi sentire. Anche in quell’ambiente, Rouge continuava ad essere accolta con sospiri, fischi maliziosi e servilismo. Agitava la mano ai saluti che riceveva da persone che conosceva con aria noncurante, come una perfetta celebrità. Cream sorrideva, mentre Amy era livida.

     - Guardatela, quanto si atteggia! - mormorò digrignando i denti.

     - State attente, ragazze! - le esortò Rouge - Tenete gli occhi aperti! Lo smeraldo potrebbe essere da queste parti! -

     - Non sarebbe più facile usare lo scanner? - suggerì Amy.

     - Non occorre! - disse Tikal fermandosi - Eccolo là! -

     Si girarono tutte di soprassalto verso la direzione indicata da Tikal. Nello scaffale più alto di un bancone variopinto brillava tranquillamente il Chaos Emerald verde. Rouge, seguita dalle altre, si fece largo tra la folla e arrivò al bancone, superando la fila e sollevando proteste.

     - Ehi! Aspettate il vostro turno! - disse bruscamente il gestore del bancone, una volpe rossiccia dallo sguardo severo.

     - Buonasera, Jacob! - disse Rouge leziosa - Mi dispiace per questo piccolo inconveniente! Ma vorremmo discutere di una questione molto urgente! -

     - Si tratta di uno dei tuoi sporchi affari, miss Rouge? - rispose secco Jacob.

     Sembrava trattare Rouge scortesemente, a differenza di tutti gli altri che avevano incontrato.

     - Ehm… non, proprio! - replicò spiazzata - Ecco… vorremmo discutere di quel meraviglioso smeraldo là sullo scaffale! -

     - Me lo immaginavo! E di cosa, in particolare? -

     - Potremmo pagartelo a peso d’oro, lo sai questo, vero, caro? -

     - Dubito fortemente che una ladra di gioielli sia disposta a pagare per averne uno! Comunque sia, niente da fare! -

     - Riflettici, Jacob! Si tratta di un affare! -

     - Non insistere! Quella pietruzza è il primo premio del nostro gioco! Da quando l’abbiamo messa in palio stiamo facendo fior di quattrini! Tutti vorrebbero possederlo! Per cui non me ne voglio privare! -

     Rouge sembrava determinata a non arrendersi. E il gestore, per evitare che facesse mosse false, si affrettò ad aggiungere:

     - E non fare brutti scherzi, dolcezza! Altrimenti il mio amico Brutus avrà qualche cosa da ridire e non sarà piacevole! -

     Jacob indicò con il pollice un enorme gorilla peloso dal muso schiacciato con due braccia grandi come argani. Era in piedi accanto al bancone con le braccia conserte. E lì la convinzione di Rouge vacillò.

     - Quindi… aria! - terminò Jacob con un gesto inequivocabile.

     - Aspetta! - intervenne Amy - Di quale gioco si tratta? -

     - Il colpo di martello! Se arrivi a colpire il gong vinci il primo premio! Non c’è mai riuscito nessuno! Fortunatamente per noi, eh eh! -

     Amy guardò alla sua destra l’attrazione: una piattaforma circolare con un grande pulsante a molla, un’asta lunga diversi metri alla base della quale c’era un piccolo peso metallico. L’asta era colorata diversamente, il che indicava i diversi premi che si conquistavano in base all’area colorata che il peso riusciva a raggiungere. In cima all’asta c’era un gong dorato.

     - Sembra perfetto! - sogghignò Amy - Ci provo io! -

     - Tu? - ripetè Jacob scettico.

     - Sì, io! E sai che ti dico? Porterò a casa quel Chaos Emerald! -

     Jacob rimase in silenzio per un momento. Poi invitò Amy con un sogghigno a farsi avanti.

     - Accomodati, signorina! Accetto la tua sfida! Anzi, questo giro te lo offro io stesso! -

      Amy avanzò fiera e altera verso la giostra e guardò il gestore con occhi determinati. Jacob le porse un martello di legno con cui sferrare il colpo, ma lei rifiutò dicendo: - Ho il mio! -

     Si sciolse le spalle e roteò le braccia, poi impugnò saldamente il suo martello, respirò a fondo, lo sollevò in alto e, con tutta la forza di cui disponeva, colpì il pulsante a molla. Il peso metallico schizzò a velocità folle verso l’alto, sparato di botto come un proiettile e, con stupore generale, colpì il gong producendo un forte rintocco. Amy esultò festosa col pugno sollevato, mentre a partire da Cream e Tikal un coro di applausi di tutti i presenti la omaggiava. Jacob era livido di rabbia… in pochi secondi quella ragazzina era riuscita a distruggere un business vincente.

     - Bé, abbiamo vinto, Jacob! - esclamò Rouge gongolando - Ora dacci quello che ci spetta! -

     Jacob afferrò dallo scaffale il Chaos Emerald e lo lanciò irritato tra le mani della ladra.

     - Congratulazioni! - disse con una vena di sarcasmo.

     Amy, Tikal e Cream si chiusero in cerchio attorno a lei, ammirando con occhi incantati la gemma splendente.

     - Sento di stare per innamorarmi! - disse Rouge sospirando alla vista del gioiello.

     - Allora vedi di rompere al più presto! - replicò Amy con un sorrisetto - Perché non è a te che quello smeraldo andrà! -

     - Su questo siamo d’accordo! Andrà a noi! -

     Due voci familiari… le ragazze alzarono la testa e videro le note e inquietanti figure di Drake e Levine, in piedi sul tetto del bancone.

     - Proprio al momento giusto! - commentò con un sarcasmo preoccupato Tikal.

     - Dovevamo aspettarci che quel rettile squamoso non sarebbe riuscito a trattenervi! - disse Drake.

     - Poco male! Vorrà dire che ci divertiremo un po’! - sussurrò maligna Levine.

     La folla li guardava incuriositi, pensando che si trattasse di un’altra attrazione del luna park. Solo le quattro ragazze si rendevano conto del pericolo incombente.

     - Sapete perché siamo qui! - esclamò Drake - Quindi consegnateci immediatamente lo smeraldo senza fare storie! -

     - Ma andiamo, Drake! - si lamentò la farfalla - Che gusto c’è così? Perché non giochiamo un po’ con loro? -

     - Non abbiamo tempo per questo! Abbiamo deluso Magorian già una volta! -

     - Con te è sempre lavoro, lavoro e lavoro! Che noia! -

     Nel frattempo le ragazze stavano approfittando del battibecco per indietreggiare e dileguarsi senza essere notate. Purtroppo per loro, non sfuggirono all’occhio di falco di Drake. Accese una fiamma viva nel palmo della sua mano e gliela puntò contro.

     - Non ci provate! - ruggì.

     - Perché invece di fare il gradasso non vieni a fare quattro chiacchiere quaggiù? - lo sfidò Rouge irritata.

     - Non provocarmi, Rouge! Sai che potrei arrostirti con un solo gesto! -

     - Allora provaci! -

     Con uno scatto fulmineo, il pipistrello lanciò il suo boomerang contro il nemico. In contemporanea, Drake sparò un getto di fiamme che si infranse a terra e la folla emise un urlo spaventato e cominciò a scappare all’impazzata. Rouge ne approfittò per dileguarsi, Tikal prese Cream per mano e si tuffò nel mare di persone ed Amy prese un’altra direzione.

     - Le ho perse di vista! - esclamò Levine balzando giù dal tetto, tentando di sovrastare il caos della fuga.

     - Prendiamole prima che riescano a scappare! - disse Drake - Tu insegui Rouge! Io penso al coniglio e all’echidna! -

     - E all’altra chi ci bada? -

     - Ho il candidato perfetto! -

     Un rumore metallico di pistoni si avvicinò a loro e fuori dall’ombra emerse la cupa e fredda figura di E-102 Gamma.

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Caverna tra le montagne – Giorno 5 (Ore 22:20)

     Enigmi nell’oscurità… chi sono io? Da dove vengo? Qual è il mio posto? Sono davvero un essere creato artificialmente? Sono il frutto di un esperimento? E’ possibile tutto questo? Sono… un mostro?

     Solo domande… quesiti senza risposta ottenebravano la mente di Shadow the hedgehog… seduto in quella buia caverna, con solo la luce del suo Chaos Emerald a tenergli compagnia…  menzogna? Verità? C’era una miriade di persone che gli dava una versione diversa della realtà… dal tempo del suo risveglio in quel desolato deserto, era stato usato, tradito e gettato via come un giocattolo… tutti quelli che aveva incontrato avevano tentato di farlo passare dalla loro parte… era strano, pensava, che ci fossero tante persone che si davano tante pene ed affanni solo per mettere le mani su delle pietre così piccole… era a causa di quelle che il mondo era contro di lui… la grande rabbia che provava lo avrebbe spinto a frantumare quello stupido sasso tra le mani… ma l’energia che avvertiva, così attraente e seducente… il fascino inebriante del potere che stringeva in pugno gli impediva di privarsene… forse era quella la chiave che gli avrebbe permesso di recuperare i suoi ricordi… grazie a quello smeraldo avrebbe potuto rammentare tutto quello che la sua mente aveva perduto… e se avesse sconfitto l’amnesia, avrebbe potuto finalmente distinguere il vero dal falso e avrebbe potuto schierarsi dalla parte dalla quale doveva davvero stare… ma tra tutti quei dubbi ed incertezze, una sola immagine rimaneva salda nella sua mente… quella ragazza dal viso dolce… Maria… la prima parola che aveva sillabato in quell’arido deserto… una persona verso la quale sapeva di provare un affetto immenso… una persona verso la quale aveva un debito… doveva qualcosa… era legato a lei da… da… una promessa…

     Un lampo di comprensione baluginò negli occhi di Shadow, mentre nel tentativo di aggrapparsi a quell’immagine, stava lentamente catturando altri flash del suo passato.

     - Buonasera! - sussurrò una voce alla sua destra.

     Shadow scattò, rapido come un gatto, e illuminò il buio accanto a sé con la luce dello smeraldo.

     - Chi va là? - domandò riuscendo a malapena a distinguere delle forme.

     - Perdonami! - riprese una voce familiare - E’ meglio fare un po’ di luce sugli eventi! -

     Si sentì un click e qualcosa fluttuò sopra la testa del riccio. Ronzò in alto per un momento e ne scaturì una luce accecante che ricoprì l’intero spazio buio. Shadow si protesse gli occhi dopo che la sua retina registrò un globo meccanico rotante con una decina di fari luminosi.

     - Oggettino piuttosto utile! - commentò assorto il dottor Eggman seduto comodamente sul suo Egg Drive.

     Decoe, Bocoe e Bokkun erano dietro di lui, a debita distanza. C’erano anche altri tre robot che Shadow non aveva mai visto. Erano ricoperti da una corazza bordò e avevano degli occhi rossi bionici. Ognuno di loro aveva delle armi diverse attaccate alle braccia, da un grande cannone, a due tenaglie elettriche ad un lanciafiamme.

     - Cosa vuoi ancora? - sbottò Shadow irritato.

     - Solo parlare, mio tenebroso amico! -

     - E c’era bisogno che ti portassi dietro i tuoi scagnozzi? -

     - Semplice precauzione! In questi ultimi tempi non sei molto… diciamo… accondiscendente! -

     - Qualunque cosa tu voglia dirmi non mi interessa! -

     - Oh, sì che ti interessa! -

     - Tu vuoi solo usarmi per i tuoi loschi scopi! Come tutti gli altri! -

     - Mio caro, Shadow! Scoprirai che sono molto diverso da tutti gli altri… perché sono l’unico essere su questo pianeta che ti conosce più di chiunque altro! -

     - Tu menti! -

     - E’ qui che ti sbagli! Come ti ho già detto in quella caverna di ghiaccio, io so tutto di te! So perché sei stato creato, di cosa sei capace e so cosa hai passato fino ad ora! L’unico modo per recuperare i tuoi ricordi è seguirmi… non c’è nessun altro che possa aiutarti… solo io! -

     - Dammi una sola buona ragione perché dovrei fidarmi di te! -

     - Perché sono l’unico parente di Maria ancora in vita! -

     Shadow sgranò gli occhi.

     - Oh sì, Shadow! Maria è la mia compianta cuginetta! Nostro nonno era il grande professor Gerald Robotnik! Non ho mai avuto modo di conoscerli a fondo, ma fanno parte della mia famiglia… e della tua… e se non puoi fidarti di me, non puoi fidarti di nessun altro! -

     Shadow si inginocchiò, corroso dai dubbi. La scelta più saggia sarebbe stata quella di seguire il dottore, ma non poteva essere sicuro che la verità effettiva si celasse nelle sue parole.

     - Sarebbe più saggio fidarsi di un serpente a sonagli! - disse una voce sprezzante alle spalle del dottore.

     Sonic, Tails, Knuckles e Big erano appena arrivati, giusto in tempo per assistere alla scena.

     - Quando la smetterai di interferire con i miei affari? - ringhiò il dottore.

     - Quando ti taglierai quei baffoni da tricheco, testa d’uovo! - sogghignò Sonic.

     - Non credergli, Shadow! - esclamò Tails - Vuole solo usarti per i suoi loschi scopi! -

     Shadow strinse forte i pugni e si rimise in piedi, una furia cieca dipinta sul suo volto. Le sue mani tremavano e per quanto stringeva il Chaos Emerald avrebbe potuto frantumarlo.

     - Basta… menzogne… - mormorò digrignando i denti - Basta… menzogne… basta… BASTA!!!!! -

     Lo smeraldo brillò di luce violetta ed un’intensa energia si sprigionò. Le pareti della caverna vibrarono e piccole rocce e polvere piovvero dal soffitto. Una raffica di vento si levò attorno a Shadow. Decoe, Bocoe e Bokkun fuggirono tremanti. Eggman batté il pugno sul suo quadro di comando, infuriato.

     - Sarete contenti adesso! - esclamò - Ora ha perso le staffe! Il suo equilibrio mentale era già precario prima che voi non gli confondeste di più le idee! -

     - E credi che le tue sporche bugie lo avrebbero aiutato? - ruggì Knuckles.

     - BASTA! BASTA!!! - urlava Shadow producendo un’energia mostruosa.

     - Basta lo dico io! - gridò Eggman furioso - Ti ho offerto una possibilità, Shadow! E l’hai gettata al vento! Non mi lasci altra scelta che usare la forza! Gunn, Trapster, Fireor! Prendetelo! -

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     Suonava molto strano alle orecchie di Amy. Poco prima i rumori che si sentivano erano voci festose, urla di divertimento e di eccitazione, tipiche di un luna park e un attimo dopo si erano tramutate in grida di panico, strilli di paura… Tutti i visitatori fuggivano da ogni parte, diretti verso l’uscita. Avevano scoperto che c’erano dei pericolosi individui che stavano radendo al suolo il parco. Stavano cercando tra la folla qualcuno a cui davano la caccia. Amy correva a perdifiato, contro la fiumana di gente che scappava, le urla disperate e i pianti dei bambini le riempivano le orecchie e le facevano martellare il cuore. Aveva perso contatto con le altre e sperava che stessero bene. Non poteva tornare indietro, non sarebbe riuscita a riconoscere nessuno in mezzo a quella folla e aveva paura di incontrare Drake e Levine. In circostanze normali non avrebbe avuto timore di affrontarli, ma non voleva che qualche innocente venisse coinvolto nel loro scontro. Il suo premuroso istinto materno la spingeva a preoccuparsi per la piccola Cream, sperando che fosse con qualcuno che la proteggesse e che non le accadesse nulla di male. L’orda spaventata di persone continuava ad urtarla e ad investirla, così decise di entrare nella prima porta aperta che si sarebbe trovata davanti. Avrebbe aspettato che le acque si fossero calmate e poi sarebbe uscita per ritrovare le altre e fuggire.

     Vide un edificio variopinto, ma l’agitazione e la confusione le impedirono di leggere l’insegna. Spinse la lucida nera porta ed entrò, richiudendosela alle spalle e fu immediatamente inghiottita dall’oscurità. Come se qualcuno avesse tolto il volume del mondo circostante, le voci e le urla si spensero, ed Amy piombò nel silenzio. Si voltò cercando di far abituare i suoi occhi al buio, ascoltando solo il suo respiro affannoso. I rumori dall’esterno le arrivavano soffocati e smorzati. Mosse qualche passo incerto con le mani protese, il tonfo dei suoi passi era lugubre ed inquietante. Ebbe la fugace visione di qualcosa che scintillava alla sua destra, quindi poggiò le mani sulla parete e raggiunse lo strano scintillio. Tastò con dita e si accorse che era un interruttore. Lo premette e si accesero delle luci al neon accecanti. Si coprì il volto con le mani, e quando si fu abituata alla luce aprì gli occhi. Guardò davanti a sé e lanciò un urlo…

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     La coniglietta era accovacciata tremante sotto il tavolo di uno dei banconi del luna park. Cercava di non emettere nessun suono, ma la paura che le attanagliava il cuore la sopraffaceva. Non riusciva a controllare il suo tremore e delle calde lacrime le premevano agli angoli degli occhi. Stringeva tra le braccia un altrettanto spaventato Cheese che piagnucolava in silenzio. Accanto a loro c’era Tikal. Li teneva tra le braccia, facendo dolcemente segno di fare silenzio e accarezzandoli per tranquillizzarli. In realtà, lei stessa era molto impaurita. Non era sicura di essere in grado di proteggere la bambina, non perché non ne avesse le capacità, ma proprio perché temeva di perdere il controllo di quest’ultime. Se avesse raggiunto uno stato di agitazione e di rabbia allarmante avrebbe potuto liberare di nuovo la misteriosa forza che sentiva vibrare al suo interno e non aveva idea fino a che punto sarebbe stata capace di arrivare in quello stato.

     Il caos e la confusione della fuga di quelle persone stava diminuendo. Il parco si stava svuotando, il che significava che sarebbe stato più facile per Drake e Levine trovarli ma non avevano avuto altra scelta. Non appena Rouge aveva lanciato il suo boomerang, aveva preso Cream e si era rintanata nel primo luogo sicuro che aveva trovato. Pregava con tutto il cuore che le sue amiche stessero bene, ma si rendeva conto che non potevano rimanere lì all’infinito. Fece per alzarsi quando Cream afferrò il suo braccio.

     - Dove vai? - chiese con voce flebile - E’ pericoloso! -

     - Devo andare a cercare le altre, Cream! - rispose Tikal tentando di rassicurarla - Tu resta qui e non muoverti! Cheese baderà a te! Tornerò presto! -

     - Non lasciarmi! Ho tanta paura! -

     - Sta tranquilla! Non ti lascio, qui sei al sicuro! -

     - Non sono al sicuro… se uno dei cattivi mi trova? -

     - Stanno cercando il Chaos Emerald! Non ce l’hai tu, quindi non ti faranno niente! -

     In cuor suo Tikal non era molto convinta delle sue parole, ma era indispensabile affinché Cream si tranquillizzasse.

     - Coraggio! - disse accarezzandola - Tornerò presto! Tu stai buona qui e non muoverti! Intesi? -

     Cream tirò su col naso, poi annuì debolmente e Cheese le fece eco.

     - Brava! - concluse Tikal e fece per scavalcare il bancone quando si voltò…

     … e si trovò di fronte il palmo fiammeggiante di Drake.

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     Il frullare delle sue stesse ali le riempiva le orecchie. Stava sfrecciando nel cielo notturno, pochi metri sopra al luna park con lo scintillante smeraldo stretto in pugno. Planando elegantemente, quasi danzando nell’aria, Levine le stava alle costole. Ogni battito delle sue ali variopinte produceva una pioggia di polveri dorate. Rouge, si guardava nervosamente alle spalle, per assicurarsi di quanta distanza c’era tra lei e la sua rivale. Quella farfalla sapeva davvero come volare, riusciva a sfruttare appieno ogni corrente d’aria, acquisendo una velocità spaventosa. Stava rapidamente guadagnando terreno.

     Il cervello di Rouge lavorava febbrilmente. La mossa più saggia in quel frangente sarebbe stata liberarsi di Levine e fuggire con il Chaos Emerald. Sarebbe stata una decisione degna di lei, ma sentiva che non poteva abbandonare il luna park senza prima recuperare le sue compagne. In circostanze normali, si sarebbe dileguata con il prezioso gioiello, cosa desiderare di più? Ma Rouge avvertiva che si era creato con il gruppo di Sonic quel legame di complicità che solo dei compagni di battaglia possono possedere. Lasciarle in balia del nemico sarebbe stato un atto di tremenda vigliaccheria e Rouge tutto poteva essere, tranne che una vigliacca. Però ora il problema più urgente da risolvere era liberarsi di Levine.

     La farfalla, sogghignando, stava recuperando quota e si stava avvicinando pericolosamente. Rouge virò bruscamente la volata dirigendosi verso la ruota panoramica. Sarebbe stata un facile bersaglio se non avesse trovato costruzioni dietro le quali proteggersi.

     Come se le avesse letto nel pensiero, Levine sganciò la frusta dalla cintura e, con una potente sferzata, la vibrò verso la rivale. Il laccio di pelle si annodò attorno al suo collo e, col respiro mozzato, Rouge venne sbalzata all’indietro. Lo smeraldo sgusciò dal suo pugno e precipitò verso il basso. Inorridita, Rouge colpì con il gomito lo stomaco di Levine, liberandosi dalla sua morsa, si fiondò verso il basso e recuperò al volo la gemma. Levine le fu subito alle calcagna.

     - Non credere di sfuggirmi, dolcezza! - ringhiò.

     Levine, con una furia inconsueta, sfrecciò come un proiettile contro la ladra, la colpì in pieno stomaco e la trasportò con lei verso una delle piccole cabine rosse agganciate alla ruota panoramica. L’impatto mandò in frantumi il vetro e Rouge precipitò all’interno dell’abitacolo sbattendo violentemente contro la parete. Alcuni cocci di vetro la tagliarono.

     - Opporre resistenza è inutile! - sospirò Levine quasi annoiata - Sai che potrei schiacciarti come un insetto in questo momento! Ma voglio prolungare ancora un po’ la tua agonia, giusto per divertirmi ancora! Oppure potresti consegnarmi quello smeraldo e sparire di qui il più in fretta possibile! -

     - Oppure potremmo fare un’altra cosa! - rispose Rouge a tono - Tu te ne torni dal conte Dracula e facciamo finta di non esserci mai incontrate! -

     Prima che la farfalla potesse rispondere, Rouge scagliò contro di lei un bacio esplosivo. Un secondo prima che la bomba si attivasse, schizzò fuori dalla cabina allontanandosi il più possibile. La ladra poté tuffarsi dall’altro lato rompendo il vetro e riprendendo il suo volo.

     Stringendo forte la gemma luminosa, tentò di trovare una via d’uscita da quella situazione. Guardandosi intorno le venne in mente un’idea brillante. Nel frattempo, Levine sbatteva forte le ali per diradare il polverone sollevato dall’esplosione. Sondò i dintorni con rabbia e vide Rouge in piedi sulle rotaie delle montagne russe. Non perse tempo e la raggiunse, piazzandosi di fronte a lei. Non era difficile rimanere in equilibrio sulla corsia.

     - La festa è finita, Rouge! - disse con un’espressione seria e vendicativa - Dammi quello smeraldo prima che cominci ad arrabbiarmi sul serio! -

     - Se ci tieni davvero devi venire a prendertelo! - rispose aspramente Rouge brandendo il suo boomerang.

     - Sei davvero molto irritante! Non riesco a capire perché ti ostini tanto a combattere contro di noi! -

     - Bé, sai… c’è quella piccola cosa che si chiama “distruzione totale” che il tuo maestro tenta di conseguire e ci terrei davvero molto a rimanere viva e vegeta, se non ti dispiace! E adesso potrei rigirarti io la domanda, mia cara! Perché lavori con qualcuno che vuole eliminare la razza a cui appartieni? -

     - Non puoi capire! Magorian mi ha mostrato le vie del potere! Prima di incontrarlo ero solo un patetico insetto che conduceva miseramente la sua esistenza! Ora sono capace di qualunque cosa! Possiedo un potere che nessun altro può vantare… e tutto questo lo devo a lui! -

     - Non ti facevo così ingenua, Levine! Non ti rendi conto che ti sta usando per raggiungere i suoi loschi obiettivi? Non esiterà a sbarazzarsi di te quando non gli servirai più! -

     - Ho pensato anche questo, tesoro! Non sono tanto sprovveduta quanto pensi! Ma parliamo di te, piuttosto… perché ti accanisci per ottenere l’approvazione di quei tuoi cosiddetti amici? -

     - Cosa stai blaterando? -

     - Oh, andiamo! Sai bene a cosa mi riferisco! Non faresti tutto questo se non stessi cercando di entrare nel loro gruppo! Non ti daresti tanto da fare per proteggere quel Chaos Emerald, per fare in modo di riportarlo a Sonic! Il problema, mia cara Rouge, è che tu non sarai mai parte di loro! Per quanto tu ti sforzi non sarai mai accettata! Ciò che tu fai va contro tutti i loro principi, lo trovano moralmente sbagliato e ti guarderanno con diffidenza, apprensione… persino con odio e disprezzo, fino al resto dei tuoi giorni! Tutto ciò che speri di trovare tra loro… amicizia, affetto, comprensione… amore… sono tutte vane illusioni… rassegnati, povera Rouge! -

     Rouge alzò la testa ed inspiegabilmente sorrideva. Levine ricambiò il suo sorriso con un ghigno beffardo, anche se ignorava la ragione dell’ilarità della sua rivale. Sentì dietro di lei lo sferragliare metallico di un oggetto in rapido avvicinamento. Si voltò e vide con orrore avvicinarsi le navette delle montagne russe a grande velocità. Prima che potesse volare via, fu travolta dai veicoli e fu trascinata via urlando di rabbia. Rouge si scansò per non essere investita a sua volta e si diede alla fuga, sorridendo.

     - Pensa quello che vuoi, Levine! - sussurrò tra sé - Io non ho bisogno dell’affetto o dell’amore di nessuno! -

     E, come per un riflesso condizionato, il suo pensiero volò verso Knuckles.

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     Le due ragazze spaventate indietreggiavano gattonando per terra. L’ombra del loro freddo e tetro assalitore era proiettata sui loro volti. Tikal stringeva a sé una tremante Cream, mentre Cheese si era rifugiato tra le braccia della coniglietta. Drake, con degli occhi spenti, privi di calore le sovrastava, puntando contro di loro la mano tesa sulla quale scoppiettava una fiamma viva.

     - Voglio solo lo smeraldo! - disse con voce atona - Non intendo farvi del male e non ve lo farò se me lo consegnerete senza opporre resistenza! -

     - Come te lo devo dire? - replicò Tikal con più coraggio di quanto se ne sentiva - Non ce lo abbiamo noi! -

     - Non costringetemi, vi prego! Non provo alcun piacere nel farvi questo! -

     - Ho detto che non ce lo abbiamo! -

     Drake sospirò forte. La fiamma sulla sua mano aumentò d’intensità, bruciando con più forza. Puntò le dita verso Cream che sussultò. Tikal trattenne il fiato, sicura che il cavaliere stesse per fare fuoco. Invece qualcosa sembrò bloccarlo, il suo braccio teso vibrava impercettibilmente, i suoi occhi, attraverso lo spesso elmo, si inumidirono. Fissò la coniglietta tremante di paura. I suoi occhi terrorizzati sembrarono comunicargli qualcosa. Una fugace immagine di un cucciolo di lupo rannicchiato sotto un albero durante un feroce acquazzone baluginò nella sua mente. Spense il fuoco e abbassò il braccio.

     - Andate via! - disse con tono poco convinto - Sparite, prima che cambi idea! -

     Tikal, con le gambe molli, si rimise in piedi, sempre stringendo Cream. Cominciarono ad indietreggiare con cautela. L’espressione di Tikal da guardinga mutò in compassionevole.

     - Tu non sei malvagio, Drake! - sussurrò incerta - Non sei come gli altri! Hai avuto il cuore di lasciarci andare! Perché ti presti al loro gioco? -

     Drake si voltò, fiero e impettito come sempre, ma con il solito sguardo spento, velato di tristezza.

     - Io non ho un cuore… non più ormai! -

     E se ne andò a lenti passi…

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     Amy si coprì il volto con le mani e quando si fu abituata alla luce aprì gli occhi. Guardò davanti a sé e lanciò un urlo. Un’enorme figura mostruosa la sovrastava. Cadde all’indietro e per lo spavento si premette una mano sul cuore. Le ci volle un po’ di tempo per capire che non era altro che la sua immagine riflessa in un gigantesco specchio deformante. Quando se ne accorse, tirò un sospiro di sollievo, si rialzò e colpì con un calcio lo specchio, maledicendolo.

     Si guardò intorno. La sala era molto ampia, con dei corridoi che si piegavano ad angolo retto. Non c’era anima viva tranne lei, quindi era un ottimo posto per nascondersi. Si sarebbe rifugiata là, almeno finché le acque non si fossero calmate. Anche se tutte quelle immagini distorte la inquietavano non poco. Si sedette appoggiando la schiena alla parete. Non seppe dire per quanto tempo rimase lì nascosta a rimuginare. Si ritrovò a pensare a Sonic, preoccupandosi per lui e chiedendosi se stesse bene. Pensò che fosse crudele che i loro sentimenti fossero sbocciati proprio in quel clima tempestoso di guerra con Magorian. Avrebbe tanto voluto pace e tranquillità per poter trascorrere del tempo con lui, ma si rendeva conto che salvare il pianeta era molto più importante e dovevano essere capaci di mettere da parte le loro emozioni per concentrarsi sul futuro del mondo. Che rabbia, pensò Amy, battendo un pugno sulla parete.

     Un clangore metallico catturò la sua attenzione. Dapprima flebile, poi sempre più intenso, come di un oggetto in avvicinamento. Ad Amy sembrava di conoscere quel rumore, era in qualche modo familiare. Sapendo che non preannunciava niente di buono, si acquattò dietro la parete in un angolo e rimase immobile, in silenzio. Il rumore metallico si fermò e fu sostituito ben presto da una potente esplosione. Amy sussultò e si coprì le orecchie con le mani. La porta era stata fatta saltare!

     Dei passi strascicati, dei forti tonfi sul terreno e dei rumori metallici. Con il respiro affannoso e spaventato, Amy si sporse oltre la parete per scoprire l’identità dell’intruso e attraverso la nuvola di polvere riuscì a distinguere chiaramente la sagoma di E-102 Gamma. Si guardava intorno puntando il suo laser ottico dovunque. Amy mise da parte la paura e si decise a venire fuori, camminando con cautela.

     - Gamma? - disse incerta, attenta a non fare molto rumore per non coglierlo di sorpresa - Ti… ti hanno riparato! -

     Quando il robot si accorse di lei le puntò il laser addosso. Amy sentì con orrore il click di un fucile che veniva caricato. Deglutì spaventata, ma non si diede per vinta. In fondo Gamma non era una vera e propria minaccia, la aveva aiutata più volte in passato, ed era sicura che lei fosse l’unica che potesse parlare tranquillamente con lui.

     - Ehi, Gamma! Tranquillo, sono solo io! - disse con tono calmo ma con i pugni serrati.

     Il quadrante luminoso sul suo volto lampeggiò improvvisamente. Amy era molto intimorita da Gamma e dal suo volto privo di espressività. Non poteva immaginare cosa stesse pensando, il che aumentava il suo nervosismo.

     - Consegnare… Chaos Emerald! - disse il robot con la sua voce metallica.

     Il suo fucile vibrò paurosamente.

     - Non… non ce l’ho io, Gamma! Davvero! Senti perché non… -

     Amy fece per avvicinarsi ad E-102, ma questi si drizzò improvvisamente e puntò più in avanti la sua arma da fuoco. La riccia rosa deglutì.

     - Modalità puntamento… attivata! - declamò Gamma.

     - No, Gamma, non farlo! - lo pregò Amy, quasi sull’orlo delle lacrime - Sono io… Amy… non mi riconosci? Mi hai aiutato a fuggire dall’Egg Carrier! Hai protetto me e Lily(3)! Ti avevo detto che quando ci saremmo incontrati ancora saremmo stati amici! Non ricordi? -

     Ad Amy sembrò di cogliere uno strano bagliore nei suoi occhi bionici, ma quando lei sbatté le palpebre si rese conto che erano sempre freddi e inespressivi.

     - Dati non trovati! Inizializzazione programma eliminazione! -

     - Gamma! - singhiozzò Amy - Che cosa ti hanno fatto? Ti hanno trasformato in un mostro… tu sei diverso dagli altri robot… tu hai dei sentimenti… e loro li hanno cancellati… ti hanno privato del tuo cuore! -

     Gamma non diede cenno di reazione alle parole della riccia, anzi, sollevò il braccio meccanico e si preparò a fare fuoco. Amy era a pochi centimetri da lui. Era come paralizzata, incredula che quello che aveva creduto un amico stava per farle del male. Ma negli istanti immediatamente precedenti al colpo, realizzò che ciò che aveva davanti era solo l’involucro vuoto del suo amico e se davvero voleva riportarlo da lei, doveva sopravvivere e non lasciarsi intimorire.

     Con un balzo felino, Amy si gettò alla sua destra proprio nel momento in cui il fucile di Gamma ebbe sparato. Il raggio laser colpì in pieno uno degli specchi deformanti e, come una pallina da flipper, rimbalzò sugli specchi delle varie pareti. Amy si copriva la testa con le braccia mentre il fascio luminoso continuava a scorrazzare per la stanza, finché, con suo grande stupore, colpì lo stesso Gamma trapassando il suo petto metallico. Uno scoppio, un getto di fumo e il robot piombò a terra.

     - Gamma! - esclamò Amy correndo da lui - Oh, Gamma! -

     Le luci sul suo corpo si spensero ed Amy capì che era andato in modalità standby, quindi stava bene.

     - Non preoccuparti, Gamma! - disse alzandosi e asciugandosi gli occhi - Ti prometto che ti aiuterò! Ti farò tornare quello di prima e ti libererò da questa squallida schiavitù… in qualche modo! -

     E senza perdere tempo, corse verso l’uscita, soddisfatta di essere riuscita a cavarsela anche senza l’aiuto di Sonic.

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     Una furia folle… una rabbia accecante dipinta in ogni lineamento del viso… la disperazione e la stanchezza di tutte le persone che giocavano con lui e con la sua vita come con un burattino… faceva davvero paura, pensò Sonic mentre faceva indietreggiare Tails, Knuckles e Big contro la parete di roccia.

     Shadow avanzava a passi lenti verso i tre robot del dottor Eggman. Sotto il suo pelo nero si intravedevano i muscoli, rigidi come marmo e guizzanti d’energia. Una pallida cupola luminescente avvolgeva interamente il suo corpo ed il Chaos Emerald nel suo pugno sprigionava una luce e un calore percettibile anche a distanza. Lampi d’energia avvolgevano il riccio come dei sinistri scialli mentre i suoi occhi rossi, infuocati di collera, sembravano voler esplodere. Il dottor Eggman non batteva ciglio, arrabbiato come lo era anche lui. Solo i suoi robot assistenti erano nascosti dietro il suo Egg Drive, tremanti come foglie, e stavano seriamente meditando di fuggire dalla caverna. La torcia robotica fluttuante illuminava dall’alto la scena, riuscendo a conferire a Shadow un’aria ancora più inquietante.

     Il dottore schioccò le dita e i tre freddi assassini partirono all’attacco. Senza battere ciglio, Shadow si fermò di colpo, non muovendosi di un centimetro. Trapster attaccò frontalmente e Gunn e Fireor di lato. Shadow balzò molto in alto facendo in modo che i tre automi si colpissero a vicenda. Ripiombò a terra e partì a velocità folle verso Trapster. Il robot agitò le sue chele elettrificate nel tentativo di ghermire il riccio nero, il quale si tuffò verso di lui e lo travolse in azione rotante. Poi saltò e lo afferrò mentre era ancora in aria. Puntò i piedi sulla sua schiena e lo scaraventò contro la parete. Trapster cozzò violentemente contro la dura roccia e si afflosciò immobile al suolo.

     Sonic e i suoi amici assistevano allo scontro col fiato sospeso. Gunn caricò il suo cannone, cercando di agganciare un guizzante Shadow e sparò qualche colpo, staccando pezzi di roccia dai muri e rischiando anche di colpire la torcia robotica, ma Shadow si muoveva troppo rapidamente per lui. Con una giravolta, si piazzò davanti a Gunn, fissandolo malignamente. Prima che potesse sparare, il riccio lanciò in aria il suo smeraldo. Il robot alzò la testa per guardarlo e, con una crudeltà inaudita, Shadow scagliò una freccia luminosa contro i suoi occhi. Il suo visore andò in frantumi e Gunn barcollò. Il riccio poté facilmente finirlo con un calcio girato. Fireor non stette con le mani in mano e accese il lanciafiamme che aveva al posto del braccio sinistro per poi sparare un getto infuocato contro Shadow. Questi non si fece cogliere di sorpresa ed eseguì un perfetto salto carpiato all’indietro. Atterrò davanti alla schiena del robot e scagliò un’altra freccia di luce contro le bombole del gas attaccate alle sue spalle. Un botto, un’esplosione, e il povero Fireor era riverso per terra completamente non funzionante.

     Eggman aggrottò le sopracciglia irritato. Attivò il raggio traente del suo Egg Drive e recuperò i suoi robot R, o quello che ne rimaneva. Fissò Shadow con aria truce attraverso i suoi occhialini. Sembrava non averne paura, anche se l’espressione del riccio era più crudele e spaventosa che mai.

     - Sparisci anche tu! - sussurrò minaccioso - Sparisci se non vuoi fare la stessa fine! -

     Eggman grugnì.

     - Non pensare di cavartela così a buon mercato, Shadow! - replicò il dottore - Molto presto, pagherai cara la tua insolenza! Il tradimento non è accettato! -

     E se ne andò, portando con sé la torcia robotica.


     L’oscurità si era fatta più fitta ora… l’unica fonte di luce era il Chaos Emerald di Shadow e il bagliore dei suoi occhi frementi di collera… Sonic era davvero impaurito e indeciso sul da farsi. Era perfettamente consapevole che Shadow sarebbe stato capace di sbriciolarlo in un secondo, ma non voleva comunque lasciar perdere tutto e farlo restare in quelle condizioni.

     - Tu sei il prossimo! - sussurrò Shadow respirando affannosamente.

     Sonic fece qualche passo verso di lui.

     - Non voglio combattere contro di te, Shadow! - disse il riccio blu con aria molto seria.

     - Perché sai che perderesti! - replicò lui sogghignando.

     - Lo so bene! Sono consapevole che potresti frantumarmi solo con un dito e non sono nemmeno tanto folle da provare a fermarti! Nello stato in cui sei adesso sei inarrestabile! -

     - Allora perché non scappi? Perché non ti dai alla fuga con tutti i tuoi patetici compagni? -

     - Semplicemente perché non posso lasciarti in questo stato! -

     Shadow sbuffò impercettibilmente. Eseguì una veloce falciata con un braccio e una sferzata d’energia colpì Sonic buttandolo giù. Knuckles e gli altri scattarono in avanti, pronti ad intervenire, ma Sonic li fermò con un gesto imperioso. Il labbro aveva cominciato a sanguinargli.

     - Perché, Sonic? Perché ti preoccupi in questo modo per me? Perché ti ostini con tutte le forze a tentare di farmi ricordare il mio passato, ammesso che tutto quello che dici sia vero? -

     Sonic si rialzò e gli sorrise, fissandolo negli occhi.

     - Perché è la cosa giusta da fare! -

     Rimasero per un attimo in silenzio… poi Shadow scoppiò in una fragorosa risata maligna.

     - E tu saresti disposto a sacrificare la tua vita per fare la cosa giusta? -

     - Esatto! - rispose Sonic, con una naturalezza fuori luogo - Questo mondo non è perfetto! Sebbene ad una prima occhiata sembri un paradiso, anche qui c’è qualcosa che non va! Persone come il dottor Eggman e Magorian ne sono la dimostrazione! E io sono fermamente convinto che non serva a niente chiudere gli occhi e fingere che vada tutto bene! Se vogliamo davvero che questo mondo sia migliore… se vogliamo salvaguardare il nostro benessere e quello delle persone che amiamo, dobbiamo essere i primi ad agire! Tutto ciò che possiamo fare per migliorare le cose può essere d’aiuto, anche qualcosa di apparentemente insignificante! Può essere aiutare qualcuno ad attraversare la strada o combattere in prima persona contro chi vuole turbare la tranquillità del nostro mondo! Ma tutti dobbiamo e possiamo fare la nostra parte! -

     - E tu credi che riportarmi su quella che tu consideri la retta via servirà a migliorare il mondo? -

     - Non il mondo, ma servirà a migliorare delle vite, la tua prima di tutto, e quella di chi ti vuole bene! -

     - Io non ho nessuno al mondo… io sono solo! -

     - Eppure c’era chi ti amava, Shadow… ed è in memoria di quelle persone che devi lottare! In memoria del professor Robotnik, che ti aveva allevato come un figlio con l’unico proposito che tu facessi del bene nel mondo! In nome di Maria e dell’ultima promessa che le facesti! -

     - Io non sono come te… come voi… io sono diverso! -

     - Hai ragione, Shadow! Sei diverso! Sei stato creato solo per compiere una vendetta ma sei capace di provare dei sentimenti ed è questo che ti rende speciale! Non sono le tue origini che dicono chi sei e qual è il tuo destino! Il tuo destino lo crei con le tue mani! Aiutarti a tornare quello che eri può salvaguardare tante vite, Shadow! Con i tuoi poteri sei in grado di aiutare molta gente… ed è per questo che sei qui, è per questo che sei stato messo al mondo… per permettere a questo mondo di migliorare… è quello che si augurava il professore… e l’ultimo desiderio di Maria! -

     Shadow chinò il capo. Qualcosa gocciolò all’improvviso, scintillando nel buio… tutti i presenti sbalordirono mentre videro delle lacrime gocciolare… Sonic cominciò a sospirare di sollievo, sicuro che quell’incubo fosse finito, ma dovette ricredersi quando un forte pugno nello stomaco lo fece volare contro la parete rocciosa… un sinistro crack e Sonic si accasciò a terra… Knuckles non si stette con le mani in mano e corse in aiuto dell’amico… un altro lampo di energia viola, e l’echidna fu scaraventato lontano in compagnia di Tails e Big… Shadow si avvicinò sprezzante ad un inerme Sonic… alzò il pugno per sferrare il colpo di grazia…

     Una voce lo fermò…

     - Shadow! -

     Una voce che gli sembrava tremendamente familiare…

     - Promettimelo! -

     Si voltò… e la vide… pallida come un fantasma nel fitto buio… ma con gli stessi capelli dorati… gli stessi penetranti occhi azzurri, carichi di innocenza… lo stesso sorriso che voleva dire molto più di quanto apparisse… non poteva credere di stare vedendo quello che stava vedendo… fissò negli occhi quella allucinazione… riusciva quasi a sentire il suo profumo…

     - Promettimelo, Shadow… promettimi che sarai amico di quella gente… che aiuterai chi avrà bisogno di te… abbiamo sempre parlato di andare a visitare quel pianeta insieme, ma a quanto pare dovrai andarci da solo… rendi quel pianeta un posto migliore… promettimelo! -

     Sonic pensava che fosse arrivata la sua ora quando vide la mano di Shadow piombare su di lui… si accorse che la mano era tesa, non chiusa a pugno… la prese… Shadow lo aiutò a rialzarsi… e con un sorriso carico di commozione e gli occhi colmi per la prima volta di pura sincerità, disse:

     - Grazie, Sonic the hedgehog! -

Un ricordo così importante, un'emozione così grande, una persona così eccezionale e una promessa così significativa non possono essere dimenticati! Altre emozioni e altri colpi di scena vi attendono nel prossimo episodio della saga di SINS OF PURITY... insieme al debutto di un nuovo sconvolgente personaggio! Prossimamente online con "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"!

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(1) La prima zona appartiene a "Sonic Adventure", la seconda a "Sonic Battle".
(2) Come narrato in "Sonic Battle".
(3) Nella versione di quanto accade in "Sonic Adventure" secondo "Sonic X", il Flickie che possedeva uno dei Chaos Emerald e che finì nell’Egg Carrier di Eggman fu battezzato Lily da Amy.
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ART GALLERY

Levine The Butterfly Concept Art
Levine The Butterfly Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Levine The Butterfly come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead"

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CHAOS MILLENNIUM Saga

Effetto domino

Scritto e ideato da: Knuckster

     - Ricordati che per qualunque evenienza siamo qui fuori! - si raccomandò Knuckles mentre terminava di inserire le ultime cartucce nel suo fucile - Lanciaci un segnale nell’auricolare e accorriamo subito! -

     Lo sguardo dell’echidna era serio ed inflessibile come sempre, ma mal celava una ansiosa preoccupazione per il rischio che la nuova operazione comportava. Rouge, dal canto suo, mentre finiva di infilarsi la sua fida tuta nera in tinta unita, non pareva minimamente preoccupata. La sua freddezza derivava sicuramente dall’esperienza che aveva maturato negli anni in cui operava come fuorilegge ai margini dell’utopia robotica creata dal Tiranno. Negli istanti stessi in cui si calava in quell’abbigliamento che non usava più da anni le tornarono in mente molti ricordi di un periodo parecchio difficile della sua vita.

     Era rimasta orfana, come d’altronde molti altri, negli anni in cui Lord Sonic spadroneggiava su quelle terre cercando di conquistare il potere. Attraverso razzie insensate, marce e vandalismi di violenza inaudita, il crudele dittatore cercava di incutere negli animi dei suoi futuri sudditi una paura che avrebbe impedito loro di contrastare i suoi progetti di dominio. E durante queste orge di ferocia raramente vista, decine e decine di innocenti finirono col perdere la vita… una vita che, di fronte all’avanzata inarrestabile di un signore della guerra, valeva meno di zero. In questo clima di terrore vennero a formarsi delle fazioni di ribelli, dei gruppi di civili, ritrovatisi senza casa e in molti casi senza famiglia in seguito alle distruzioni del Tiranno; gruppi dediti al brigantaggio e al furto pur di sussistere quanto bastasse a far loro vedere l’alba del giorno dopo. Se vogliamo possono essere considerati i primi nuclei di quello che poi sarebbe diventato il movimento di Resistenza vero e proprio.

     Classificati come dei reietti e costantemente con i droidi di sicurezza alle calcagna, erano costretti al nomadismo. Non avrebbero potuto comunque stabilirsi permanentemente in un luogo a causa delle frequenti retate e perquisizioni dei robot, ma quello per loro non contava alla fin fine. Sebbene di giorno in giorno le problematiche legate all’alimentazione e al sostentamento di tante persone si facessero preponderanti, avevano tutti imparato a tirare la cinghia e a fare fronte agli ostacoli sul loro percorso senza mai perdersi d’animo. I vari gruppi erano composti da una variegata molteplicità di civili. Ragazzi, adulti di mezza età, anziani e persino bambini, scampati tutti alle depredazioni delle squadre di Sonic. Il numero dei ribelli variava di settimana in settimana, dato che i gruppi si spostavano costantemente in cerca di superstiti o comunque di persone che non si fossero già arrese al pugno di ferro del dittatore.

     Rouge era tra quelle ragazzine costrette a fare i conti con le difficoltà del mondo adulto prima ancora di aver raggiunto l’adolescenza. Fu sottratta alla morte certa e presa in custodia da un gruppo di ribelli, insieme a numerosi altri orfani. Crebbe in questo modo, in una realtà dove ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Molto spesso era compito dei più giovani e quindi dei più scattanti cercare cibo e acqua per tutti gli altri e così, insieme ai suoi coetanei, fu prematuramente addestrata per la vita di ladra e fuorilegge. Sebbene non si potesse dire che quello stile di vita fosse tra i più semplici, Rouge non si lamentò mai della propria situazione. Considerava i ribelli come la sua famiglia e in mezzo a quelle persone poteva trovare l’affetto e il calore di un vero e proprio focolare domestico. Il suo carattere, temprato dalle circostanze, venne progressivamente plasmato in un temperamento audace e sprezzante del pericolo. Le sue frequenti incursioni in città le avevano fatto sviluppare un vero e proprio coraggio da guerriera e una notevole fiducia in se stessa. Tutto questo, però, non senza un altruismo e una generosità di contorno, qualità necessarie per spingerla a rischiare la pelle col fine di raccogliere viveri e mezzi per i suoi compagni. In breve tempo, quella ragazzina spaventata e disorientata che era quando fu ritrovata dai ribelli, divenne il principale punto di riferimento della squadra, una scaltra ed inafferrabile ladra, se si poteva definire tale, fino ad essere considerata un’autentica leggenda vivente, nonché il grattacapo di tutti i droidi di sicurezza.

     Nonostante tutto, il tempo passava e l’impossibilità di continuare a sopravvivere in quel modo era ormai palese per tutti i ribelli. La sorveglianza e la caccia degli sgherri del Tiranno era ormai opprimente. Molti dei ribelli furono catturati, altri andarono incontro ad un inevitabile destino. Il potere di Sonic aumentava di giorno in giorno, e conseguentemente la loro vita da fuorilegge aveva i giorni contati. Le cose precipitarono inesorabilmente quando, durante una razzia in città, i ribelli caddero in una trappola preparata appositamente per catturarli. Molti di loro furono incarcerati, ma altri riuscirono a salvarsi grazie all’intervento dei membri della Resistenza. Fu allora che Rouge conobbe un giovanissimo Comandante Knuckles e, considerate le sue capacità, le fu proposto di unirsi al movimento. La ragazza, che era sempre stata desiderosa di poter fare qualcosa per contrastare la dittatura, accettò di buono grado… una decisione di cui non si sarebbe mai pentita. Molti degli ultimi ribelli rimasti furono persuasi ad unirsi alla Resistenza e a risiedere nel loro Quartier Generale sotterraneo.

     Rouge pensava che il tempo era passato davvero in fretta, dato che, mentre finiva di infilarsi la tuta, ricordava tutti quegli avvenimenti come se fossero avvenuti a distanza di poche settimane. Era una donna ormai, e anche quello lo doveva in parte a Knuckles. Sin dal loro primo incontro, l’echidna aveva visto in lei un potenziale immenso che aveva deciso di sfruttare. La allenò e la addestrò personalmente all’arte del combattimento poiché lei non si era mai trovata nelle circostanze di dover sostenere uno scontro corpo a corpo. Le frequenti esercitazioni non erano semplici e Knuckles non era affatto indulgente con lei. Tuttavia l’intenso allenamento a cui era sottoposta in breve tempo servì a rinforzarla notevolmente oltre le più rosee previsioni. Anche il suo carattere ne fu condizionato: divenne più rigida e distaccata, acquisì ancora più sicurezza e un pungente cinismo che, come Knuckles avrebbe affermato in seguito, è forse il suo aspetto più irritante. Insomma, era diventata una vera e propria combattente, dalla forte tempra morale, ma non per questo insensibile. La sua apparente noncuranza era semplicemente una maschera che le era utile a far fronte alle asprezze e alle fatiche a cui andava incontro senza che le sue emozioni prendessero il sopravvento; ma dentro di lei, la sua indole femminile e sensibile era ancora molto marcata.

     - Hai terminato? - le chiese Knuckles distogliendola dai suoi pensieri.

     Si era appena calata la mascherina sul viso e fece un cenno di assenso all’echidna con la mano. Geoffrey era poco lontano da loro, ben nascosto dietro l’alto edificio che avevano già utilizzato come copertura in precedenza. Stava scandagliando con il binocolo i movimenti dei droidi di sorveglianza attorno al magazzino abbandonato di cui il giorno prima avevano effettuato le riprese. Knuckles aveva espresso la morbosa curiosità di sapere cosa c’era all’interno, dopo le conclusioni del dottor Robotnik sull’estraneità del Tiranno da quella faccenda.

     - Tutto pronto! - disse Geoffrey con un fremito nella voce - I droidi stanno facendo la ronda dalla parte opposta del magazzino! Ho calcolato che ci vogliono cinque minuti buoni perché facciano tutto il giro! Ti conviene andare adesso! -

     - Al minimo problema facci un segnale! - si raccomandò nuovamente Knuckles teso - Verremo subito a prenderti! Fa attenzione! -

     - Tranquillo, rosso! - replicò Rouge in un soffio - Sarò tornata prima che tu possa dire: “Chaos Emerald”! -

     La ragazza corse rapidamente fiancheggiando la parete dell’edificio ed uscì allo scoperto. Nel suo abbigliamento completamente nero sarebbe stato estremamente difficile distinguerla nel buio della sera. Scivolò silenziosamente nell’ombra, evitando agilmente i detriti e i rottami disseminati sul selciato. Il magazzino era situato in una piccola depressione del terreno, per cui dovette sorvolare la zona per un breve tratto e poi ricadere delicatamente al suolo. Raggiunse la parete del magazzino e vi si appiattì contro. Aveva già individuato una possibile via d’accesso, una finestrella dall’infisso spaccato che sembrava fatta su misura per lei. Senza perdere tempo, spiccò il volo e si infilò silenziosamente nell’apertura.

     L’interno del deposito era parecchio buio, ma fortunatamente per la sua natura da pipistrello quello non era un problema. Si trovava nella parte destra dell’edificio, dove erano ammucchiati diversi grossi container arrugginiti ed inutilizzati. Planò dolcemente sul pavimento e si nascose dietro i grandi contenitori per poi controllare la situazione. Tutti i robot che brulicavano lì dentro erano concentrati attorno ad un colossale esoscheletro lucente alto diversi metri. Alcuni ponteggi ed impalcature erano stati montati attorno alla macchina per permettere ad alcuni robot di lavorarci su e di revisionarla. Dal suo punto di osservazione però non poteva guardare nei dettagli, aveva bisogno di avvicinarsi di più. Controllando che nessuno scrutasse nella sua direzione, abbandonò il suo nascondiglio e, veloce e rapida come una faina, corse verso un capannello di bidoni di carburante vuoti e lì vi trovò riparo. Adesso aveva una visuale più sgombra e soprattutto più vicina. La sua attenzione fu catturata immediatamente da un ponteggio sopraelevato sul quale vi erano due soggetti. Rouge aguzzò lo sguardo e riconobbe un massiccio leone dalla folta criniera che, con tutta probabilità, doveva essere il carceriere Lance di cui aveva sentito parlare da Knuckles. Accanto a lui c’era Espio, la guardia del corpo personale del Tiranno. La sua presenza lì dentro era quella che più dava da pensare a Rouge… che stesse tramando qualcosa alle spalle del suo padrone?


     - E’ tutto pronto, allora? - domandò Lance impaziente e con sguardo torvo. Espio mosse un passo avanti per trovarsi immediatamente accanto al leone.

     - Tutto è sistemato! La fase uno del nostro piano può avere inizio! -

     Sebbene il camaleonte sapeva che il suo alleato ad una simile affermazione non avrebbe potuto astenersi dal ghignare perfidamente, adesso notava che la sua espressione celava una profonda preoccupazione.

     - Che cosa ti prende, Lance? Sei ancora della partita? -

     - Certo che lo sono! - si affrettò a dire il leone - Piuttosto… tu sei sicuro di quello che stai facendo? Ti senti in grado? -

     - Ne abbiamo già parlato! - sbottò Espio infastidito - Non c’è motivo di tormentarsi! Andrà tutto liscio come l’olio, te lo posso garantire! -

     - A dispetto di quello che vuole far credere, quel riccio è più forte di quanto si pensi! Non sarà un’impresa facile porre fine ai suoi giorni! -

     Il camaleonte sbuffò con aria di superiorità.

     - Lui non si aspetta che io abbia questo nuovo potere! Mi sono esercitato per mesi e mesi con il Chaos Emerald che possiedo e ti assicuro che sono ormai esperto nello sfruttare le sue proprietà! Neanche lui può eguagliare tanta potenza! -

     - Lo spero per te! - replicò Lance aggressivo - Perché se qualcosa dovesse andare storto con te, io non ci voglio avere niente a che fare! -

     - Più che naturale! - gli concesse Espio - Se io colerò a picco non vorrai di certo venire giù con me! E io non ti ci trascinerò! Abbiamo stretto un’alleanza e la rispetteremo fino in fondo! Ma prima di andare avanti con il piano tu devi essere assolutamente sicuro di quello che stai facendo! Posso contare su di te? -

     Il leone guardò il suo interlocutore dall’alto in basso, con sguardo quasi di sufficienza, ma quando parlò in seguito il suo tono era saldo e risoluto.

     - Se abbiamo attuato questo provvedimento è perché entrambi siamo stanchi dello strapotere del Tiranno e del modo in cui gioca con noi come se fossimo marionette, controllando la nostra vita! Io sono stato retrocesso da generale-stratega a carceriere, dopo che è arrivato Vector! E tu sei costretto a stargli sempre incollato come la carta moschicida per provvedere alla sua sicurezza! Lo odiamo entrambi profondamente e non vogliamo altro che vederlo sprofondare fino agli occhi nei suoi stessi rifiuti tossici! Sono convinto quanto te di quello che stiamo facendo… per cui andiamo avanti e assumiamocene le responsabilità! Ma se uno di noi fallisce, l’altro non ha visto né sentito niente, spero che sia chiaro! -

     - Cristallino! - confermò Espio soddisfatto - Il tradimento non ammette errori! Vedrai che quando gli avremo usurpato il trono tutto sarà diverso! -

     Lance non rispose, ma si limitò a fare un cenno con la testa, mentre continuava ad osservare scrupolosamente il lavoro di rifinitura dei droidi.

     - Quelle stupide lattine hanno quasi terminato gli ultimi ritocchi! - commentò sprezzante - Tra poco saremo pronti per il collaudo definitivo dell’esoscheletro! -

     - Ottimo! Dobbiamo essere perfettamente coordinati nell’operazione! E’ necessario sfruttare al meglio lo smarrimento che si verrà a creare dopo la notizia della morte del Tiranno! -

     Espio porse a Lance un piccolo auricolare nero.

     - Ci terremo in contatto in questo modo! - spiegò il rettile - Procederò con il piano tra qualche ora, quando sarà notte fonda! Dopo che avrò terminato ti lancerò il segnale… e potrai cominciare a divertirti con il tuo giocattolo nuovo! -

     - Non vedo l’ora! - esclamò Lance e il suo caratteristico ghigno beffardo gli ricomparve in volto.

Espio estrasse dalla tasca la pietra rosso sangue che brillava intensamente e concentrò la sua energia nella mano.

     - Buona fortuna! - gli augurò il leone prima che sparisse silenziosamente nel nulla.


     Rouge maledisse il fatto di non saper leggere il labiale. Mentre stava scrutando con il suo binocolo i due criminali, era consapevole che erano immersi in un’importante conversazione, ma non riusciva a capire una sola parola e, naturalmente, non poteva avvicinarsi ancora di più. Pochi minuti dopo che fu passato il suo sbigottimento per aver visto Espio scomparire nel nulla, decise di dedicarsi con più attenzione all’esame dell’esoscheletro che aveva di fronte. Aveva portato con sé una piccola foto-camera digitale nel caso ci fosse stato qualcosa di interessante da riprendere. Mai decisione si rivelò più vincente.

     Facendo attenzione a fare il minimo rumore possibile e muovendosi con cautela, Rouge cominciò a girare in tondo al grande macchinario. Fortunatamente, ammonticchiati ad una distanza di circa tre metri dal centro del magazzino, c’erano diversi scatoloni, casse di metallo, gru e montacarichi in disuso, barili di carburante arrugginiti e macerie di vario tipo dietro le quali nascondersi. Anche se la luminosità del luogo era parecchio soffusa, l’impianto dell’apparecchio era abbastanza potente da permetterle di effettuare riprese comunque nitide. In pochi minuti, il pipistrello era riuscito a riprendere e a fotografare il gigantesco esoscheletro da tutte le varie angolazioni. Il materiale che stava raccogliendo sarebbe poi stato oggetto di studio da parte del dottor Robotnik, sperando che avrebbe concluso qualcosa in tempi brevi.

     Rouge stava scattando l’ultima fotografia alla schiena del robot quando, inavvertitamente, attivò il flash e un bagliore istantaneo si diffuse nei dintorni. Soffocando un’imprecazione, si affrettò a rintanarsi di nuovo dietro al grande container che le offriva rifugio. Aveva visto con la coda dell’occhio un droide voltare la testa nella sua direzione appena dopo il lampo. Sperava che non si fosse accorto di nulla e invece poteva udire dei passi metallici avvicinarsi lentamente verso di lei. Con il cuore che le martellava nel petto, impugnò la pistola e, appiattita contro la fredda parete del cassone, tese le orecchie per avvertire quando il robot fosse stato più vicino. Si era augurata di non aver bisogno di ricorrere alle armi da fuoco, dato che il botto dello sparo avrebbe attirato l’attenzione, ma purtroppo non aveva alternativa.

     Il droide aveva quasi raggiunto il lato lungo del container quando la voce di Lance tuonò minacciosa.

     - Ehi, tu! Dove credi di andare? Finisci il tuo lavoro, scatola di sardine! -

     Il robot, avvertito il rimprovero, tornò di corsa sui suoi passi. Rouge tirò un sospiro di sollievo e si asciugò la fronte grondante sudore. Non appena il suo battito cardiaco si fu regolarizzato, cominciò pian piano a fare la strada a ritroso verso la finestrella che aveva utilizzato per entrare. Era quasi arrivata a destinazione quando sentì nuovamente la voce rimbombante del leone.

     - Allontanatevi tutti! Sta per iniziare il test! -

     Tutti i robot che erano al lavoro sull’esoscheletro si fecero quanto più lontani possibili e si ammucchiarono in piccoli gruppetti. Lance utilizzò un telecomando per aprire lo spesso vetro che custodiva la plancia di controllo. Rouge, nel frattempo, scelse una zona buia dell’edificio, da cui però si potesse godere di una buona visuale, e si nascose per bene, non dimenticando di prepararsi a filmare la scena.

     Lance percorse la passerella metallica che collegava la piattaforma sopraelevata all’esoscheletro e, subito dopo, si calò lentamente all’interno. Da quello che Rouge poteva osservare, sfruttando lo zoom della foto-camera, l’interno della macchina era parecchio stretto: uno spazio ovoidale appena sufficiente ad ospitare una persona, con una poltroncina nera e svariati pulsanti luminosi sul tettuccio. Leve, manopole e altri comandi spuntavano dalle pareti grigie della nicchia. Non appena Lance si fu accomodato, si allungarono dai lati della plancia dei fasci di elettrodi che il leone si affrettò a collegare sulle sue braccia e sulle sua gambe. Dopo che ebbe terminato l’operazione, si sistemò più comodamente sulla sedia e richiuse il parabrezza di quello strano scafandro e Rouge dovette zoomare ancora di più per osservare quello che faceva all’interno.

     Il carceriere alzò un braccio e, come mimando quell’azione, il braccio destro dell’esoscheletro fece lo stesso, sventrando l’impalcatura che lo circondava e facendola rovinare al suolo. Lance collaudò per qualche minuto se tutti i sistemi fossero operativi. Per Rouge era tremendamente inquietante vedere come l’esoscheletro replicasse alla perfezione i movimenti di Lance all’interno della plancia. Questo sistema di controllo non solo lo rendeva più maneggevole ma anche notevolmente più pericoloso.

     Il leone provò ad aprire e chiudere i tre artigli ricurvi della mano destra, come per ghermire una vittima immaginaria. Lo stridio del metallo fece venire la pelle d’oca a Rouge. Lance era raggiante. D’un tratto puntò entrambe le braccia dell’armatura in avanti, in direzione di un montacarichi arrugginito. Gli artigli delle mani si aprirono di scatto, mostrando due piccole aperture circolari. Il leone attivò una leva e due luci abbaglianti sugli avambracci del robot esplosero senza preavviso. Quando gli impianti furono carichi, due possenti eruzioni di energia proruppero dalle due aperture e si abbatterono sul montacarichi. Il macchinario esplose in mille pezzi non appena fu investito da quei due raggi e il rombo della deflagrazione risuonò in tutto il magazzino.

     Rouge rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto una simile potenza di fuoco. Da dove poteva provenire tutta quella stupefacente quantità di energia? Le risate sguaiate di Lance, soffocate dal vetro, arrivarono alle sue orecchie e questo le diede l’idea che era meglio togliere il disturbo. Si arrampicò con cautela sulla parete e raggiunse la finestrella. Si assicurò che non ci fossero droidi di pattuglia nelle vicinanze e poi sfrecciò velocemente verso i suoi compagni che la aspettavano con ansia.

     - Cominciavamo a stare in pensiero! - disse Knuckles mentre Rouge si sfilava la mascherina - Ci hai messo più tempo del previsto! -

     - Che cosa bolle in pentola allora? - domandò Geoffrey con un tono quasi noncurante.

     - Niente di buono, ho paura! Ho l’impressione che nell’immediato futuro avremo parecchi grattacapi! -

     Rouge aprì lo sportellino della foto-camera e mostrò agli altri le fotografie e le riprese effettuate. Per cinque minuti buoni non dissero nulla, impegnati a visionare il materiale con espressione stupita. Poi Knuckles diede voce ai suoi pensieri.

     - Spaventoso! Quell’esoscheletro ha una potenza incredibile! Non ho mai visto niente del genere! -

     - Con un’arma simile si potrebbe mettere a soqquadro l’intera città senza il minimo sforzo! - commentò Rouge preoccupata.

     - Così è tutta opera di Espio e del nostro vecchio amico Lance! - intervenne Geoffrey pensoso - Non me lo sarei mai aspettato! Lo credo bene che ci tengano a tenere nascosta quest’arma in un vecchio magazzino! Se il Tiranno scoprisse quello che stanno facendo, per loro sarebbero dolori! -

     - Non ho potuto sentire i loro discorsi! - confessò Rouge - Ma mi sono sembrati nervosi! Scommetto qualunque cosa che stanno tramando di tradire il Tiranno con quel giocattolino! -

     - Su questo non ci sono dubbi! - confermò Knuckles - Che senso avrebbe costruire quella diavoleria in un capannone abbandonato invece che in un bunker protetto? E’ chiaro che non hanno voluto essere individuati! La cosa che più mi preme sapere però è dove hanno trovato così tanta energia per alimentare gli impianti! -

     - Io forse un’idea ce l’avrei! - suggerì Geoffrey e chiese in prestito la foto-camera.

     Scorrendo le varie foto scattate, ne visualizzò una che rappresentava una delle braccia dell’esoscheletro. Zoomando sulla figura quanto più possibile, inquadrò l’avambraccio sul quale era situata una piccola cupola di vetro che racchiudeva qualcosa di indistinto. I tre dovettero avvicinarsi allo schermo per poter individuare l’oggetto in questione e con difficoltà riconobbero un gioiello poco più grande di un pugno.

     - Oh, diamine! - esclamò l’echidna trepidante - Non penserai che sia… -

     - Un Chaos Emerald? E’ quasi certo! - assentì Geoffrey con fare solenne - E contando anche quello sull’altro braccio arriviamo a quota due! -


     Le ore della sera che avrebbero dato il via ad un concatenamento di eventi tale da portare l’eterna lotta tra la Tirannide e la Resistenza ad un’epica conclusione stavano rapidamente scorrendo. In quello che sembrò un tempo relativamente corto, la notte era arrivata. La luminosità fredda e letargica della città si era notevolmente ridotta. Le strade erano deserte, pattugliate ogni tanto da un manipolo di droidi come era consueto a quell’ora. Il silenzio che invadeva le vie era palpabile. Tutti gli abitanti dell’utopia robotica dormivano tranquilli, ma ignari di cosa il destino stava lentamente preparando per la realtà in cui vivevano.

     Anche nel Gulag Hedge, il palazzo del Tiranno, era tutto tranquillo. I corridoi erano sgombri, i laboratori e le stanze di addestramento libere, tutti i robot erano in modalità standby, le guardie e gli scienziati erano chiusi nei loro appartamenti per usufruire di poche ore di sonno e gli unici rumori che si potevano avvertire erano i ronzii delle telecamere di sicurezza. La sfarzosa e luminescente stanza del trono non era da meno.

     La fiamma delle fiaccole allineate sulle pareti era stata di molto ridotta, in modo che gli unici bagliori di luce provenissero dai diamanti e dagli orpelli del trono. Quell’atmosfera soffusa era ideale per l’operazione che era in procinto di essere messa in atto. Producendo solo un flebile fruscio nell’aria, Espio si materializzò nella sala. La sua fronte era aggrottata a causa della grande concentrazione richiesta nell’utilizzo del Chaos Control. Superare i sistemi di sorveglianza non era stato semplice, dato che di notte nessuno aveva il permesso di avvicinarsi agli appartamenti del Tiranno. Infatti le grandi doppie porte erano state chiuse a chiave e sarebbe stato impossibile per chiunque superarle.

     Il camaleonte ripose con cura lo smeraldo nella tasca della tunica e mosse qualche passo incerto sul lungo tappeto rosso e morbido. Era molto nervoso e il modo con cui stringeva il manico della sua spada lo testimoniava. La sua fronte era sudata e la punta del suo corno tremava impercettibilmente.

     - Sono dentro! - mormorò parlando nel suo microfono nascosto e il grugnito di assenso di Lance gli rispose nell’auricolare.

     La stanza da letto del Tiranno si trovava nella parte più estrema della camera, coperta dagli spessi tendaggi polverosi. Espio respirò a fondo e si preparò ad andare a compiere il suo dovere, non senza un brivido freddo che gli scorreva lungo la colonna vertebrale.

     - Hai bisogno di qualcosa, Espio? -

     Quelle parole rimbombarono nella cupa sala così inavvertitamente che il camaleonte quasi scivolò all’indietro per lo spavento e la sorpresa. Dal retro del trono scintillante emerse la figura di Sonic. Passeggiava pacato per la sala con un sorriso indecifrabile dipinto sul viso. Era strano vederlo senza il suo usuale mantello svolazzante alle spalle.

     - Mio signore… io… io… - Espio si ritrovò impreparato e il suo cervello cominciò a lavorare febbrilmente per giustificare la sua presenza lì ad un’ora così tarda - Mi dispiace averla disturbata… non sapevo che fosse ancora sveglio! -

     - Oh, ma certo! - lo rimbeccò Sonic sarcasticamente - Se l’avessi saputo non saresti di certo sgattaiolato qui dentro! -

     Espio non sapeva cosa rispondere così chinò il capo e stette zitto. Sentiva lo sguardo del suo signore trapassarlo da parte a parte e benedì il fatto che non sapesse leggere il pensiero. Sonic, dal canto suo, si adagiò sul suo trono, senza però appoggiare la schiena. Era fin troppo chiaro che era attento e allerta, impegnato a studiare ogni impercettibile movimento del suo interlocutore.

     - Che cosa ti porta qui, mio fido discepolo? - domandò infine, sottolineando le ultime due parole con un tono beffardo.

     - Volevo… volevo semplicemente assicurarmi che tutto fosse in ordine! - rispose il rettile maledicendo la sparizione dell’effetto sorpresa.

     - Quanta diligenza! - commentò il Tiranno - Potrei quasi commuovermi! E dimmi… è una tua prerogativa venire a controllare lo stato di salute del tuo maestro impugnando la spada? -

     Espio si rese conto solo in quel momento di avere ancora le dita strette attorno al manico della sua arma. Si affrettò a ritrarle, ma ormai il danno era fatto.

     - Se… se ci fosse stato… qualche pericolo… -

     - Tu saresti intervenuto a bordo del tuo cavallo bianco a salvarmi, vero? - completò Sonic ancora più sardonico. Poi rise piano.

     - Ah, mio caro Espio, alla fin fine conosciamo così poco l’uno dell’altro! Eppure sei la mia guardia del corpo personale da diverso tempo! -

     Il camaleonte annuì risoluto.

     - Ti ho scelto in mezzo alla brulicante marmaglia per essere il mio braccio destro! Eri il guerriero più leale e più integerrimo di tutti e ti distinguevi non solo per la tua abilità ma anche per il tuo senso dell’onore! Nonostante tutto negli ultimi tempi ho notato spesso nei tuoi occhi una scintilla di rancore, perfino di odio nei miei confronti! Non è forse così? -

     Questa volta Espio non rispose. Si mostrò spaesato, ma in realtà tutti i suoi muscoli erano tesi e pronti all’azione.

     - Che delusione! - esclamò Sonic quasi disgustato - Non intendi concedermi neanche il gusto di una piacevole conversazione prima che accada l’inevitabile? -

     Continuò a non rispondere.

     - Troppa ipocrisia gratuita! - riprese il Tiranno alzandosi in piedi - Male, molto male! Visto che non stai giocando a carte scoperte farò io la prima mossa! Lasciami dire che era fin troppo evidente la tua intenzione di tradirmi! Hai questo desiderio da molto tempo, lo so! Ma non ero sicuro di quando l’avresti fatto e, soprattutto, non sono mai riuscito a comprendere il perché di tutto questo! E’ per il potere? Per la gloria? O per una tua masochistica brama di sangue? -

     Espio tacque ancora.

     - RISPONDI! - urlò il Tiranno con violenza.

     Neanche questo servì a smuovere il granitico silenzio del guerriero ninja. A questo punto, il riccio si mostrò sinceramente annoiato e amareggiato.

     - Ti facevo un tipo molto più sveglio, Espio! Dopo tutti questi anni di tuo, più o meno fedele, servizio dovresti aver imparato che io non condanno il tradimento ma, al contrario, lo ammiro! Per tradire occorrono coraggio, prontezza e una buona dose di astuzia, requisiti che personalmente apprezzo molto nei miei sudditi! Sarei stato anche capace di perdonare questo tuo tentativo infruttuoso… ma eccoti qui, con il capo chinato e assolutamente incapace di sillabare una sola parola! Stai pianificando il modo per farti strada verso la mia gola o la tua è solo codardia? Difficile a dirsi! Comunque sia, quello che sto vedendo adesso è uno squallido incolore soldato che non è neanche in grado di assumersi la responsabilità delle sue azioni! Triste, molto triste! -

     Ancora nessuna risposta. L’amarezza di Sonic fece spazio all’irritazione.

     - D’accordo, Espio! Non serve a niente indugiare oltre! Fai quello per cui sei venuto… se non altro non dovrò più sopportare la vista di un irritante moscerino come te! -

     Furono quelle le parole che innescarono una reazione nel volto di pietra del ninja. Veloce come il vento, drizzò la schiena e sfoderò la spada.

     - La tua vita non varrà più uno sputo! - sbraitò con ferocia prima di scagliarsi sul Tiranno.

     Sul dorso dei suoi guanti dorati spuntarono all’improvviso degli aculei appuntiti. Quando Espio fu ad un millimetro da lui, il riccio ruotò su sé stesso, schivò l’attacco e, nello stesso tempo, vibrò col pugno chiuso un colpo sul viso del ninja. Gli artigli si conficcarono sulla sua guancia e, accusato il dolore, cadde lateralmente sul pavimento sfregandosi il volto sanguinante.

     - Qualche problema? - domandò cortesemente Sonic, ma con tono di scherno.

     Sapeva benissimo che ferire un avversario al volto era l’onta e l’affronto più grande che si potesse immaginare. Questo sarebbe servito ad aumentare la sua collera e, di conseguenza, a diminuire la sua prudenza e la sua precisione nel combattimento.

     Esattamente come previsto, Espio si slanciò con furia contro il suo signore sferrando stoccate a destra e a manca con la sua spada. Per Sonic non fu un problema evitarle una per una grazie ad una innata velocità. All’ultima sferzata inflitta, bloccò la lama con una mano e, sotto lo sguardo sbigottito del camaleonte, la infranse con un colpo netto del gomito. Poi, senza fare il minimo sforzo, puntò un piede sul suo petto e lo spinse lontano, mandandolo a cozzare con la schiena sul bracciolo del trono.

     - Non potremmo fare più in fretta? - chiese ancora Sonic sospirando.

     Il tono tranquillo dell’avversario non poté che aumentare ancora di più la rabbia di Espio. Accortosi però dello svantaggio che aveva accumulato dopo aver perso il controllo, respirò a fondo, si rimise in piedi e, dopo aver gettato la spada infranta, esercitò una grande forza su se stesso per calmarsi. Dopodiché estrasse il suo Chaos Emerald rosso.

     Se Sonic rimase stupito nel vedere il gioiello, mascherò la sua sorpresa per bene. Continuava a guardare il camaleonte con educata curiosità e con un ghigno di superiorità.

     - Ecco come hai fatto ad entrare! Ingegnoso, devo dire! -

     La sua imperturbabile sicurezza venne scossa solo quando lo vide sparire nel nulla e ricomparire alle sue spalle. Prima che potesse voltarsi, venne colpito al torace dalla lama di un lucente pugnale. Espio lo guardò con espressione trionfante, continuando ad affondare l’arma nel corpetto nero, convinto di aver concluso lo scontro. Purtroppo per lui, però, Sonic era di tutt’altro avviso. Con sguardo commiserevole, afferrò il camaleonte per il corno e tirò in giù la sua testa in modo che la fronte cozzasse con il suo ginocchio. Il rettile barcollò stordito, mentre il Tiranno sfilava il pugnale dal corpetto corazzato che aveva attutito il colpo.

     - Dovrai fare ben più di questo se vuoi avere qualche speranza! - lo schernì Sonic.

     Espio non si diede per vinto e, stringendo in pugno il suo Chaos Emerald, scomparve nuovamente alla vista. Questa volta Sonic fu preso alla sprovvista quando sentì un calcio rapido percuoterlo al fianco destro. Lo smarrimento però durò solo pochi secondi. Per evitare di rovinare al suolo, il riccio appoggiò la mano sul pavimento e, mantenendo l’equilibrio, eseguì una spazzata rapida che mise a gambe all’aria il camaleonte.

     Quest’ultimo sparì di nuovo per poi materializzarsi più lontano a distanza di sicurezza.

     - Possiamo giocare anche in due a questo gioco! - esclamò il Tiranno estraendo dal corpetto il suo ciondolo ed impugnando lo smeraldo.

     Accortosi del pericolo, Espio esercitò nuovamente il Chaos Control. Comparve alle spalle del Tiranno, ma lui era più che pronto. Avvertì il potere del suo smeraldo invadergli il corpo, incrementando la sua forza muscolare e la sua velocità. Si voltò di scatto non appena udì la presenza dell’avversario alle sue spalle e, prima che potesse fare una qualunque mossa, lo colpì con spietata violenza al petto. Sonic percepì il sottile scricchiolio di ossa infrante e fu sicuro di avergli fratturato lo sterno.

     Con un volo plateale, Espio atterrò a due metri di distanza e, rantolando al suolo, si premette le mani sul petto per il dolore. Lo smeraldo rosso gli scivolò dalle mani. Era completamente inerme e alla mercé dell’avversario.

     Sonic si divertì a prolungare la sua agonia, avvicinandosi a lui a passo lento e ridacchiando piano. Dopodiché lo afferrò per la gola e lo sollevò di peso. Espio gemette.

     - Piccolo idiota! - disse con tono velenoso - Come hai potuto anche solo immaginare di sconfiggermi in questo modo? Io mi destreggio con l’arte del Chaos Control sin da quando tu portavi ancora i pannolini! Pensare di potermi piegare con le mie stesse armi è squallido e puerile! Che peccato, e dire che ti eri preparato con tanta cura! - e agitò un dito in segno di diniego con l’altra mano che ancora stringeva lo smeraldo verde - Tu sei solo una piccola formica, io sono una montagna! Tu sei un insignificante granello di sabbia, io sono una tempesta! E dal basso della tua ignobiltà hai pensato di poterti misurare con me? - rise di gusto per poi tornare subito serio - No, Espio! Il regno di Lord Sonic non è destinato a finire per mano di un insulso rettile! Né ora né mai! Sei allo stesso livello della polvere che calpesto con le scarpe, come tutti i miei sottoposti! La tua scempiaggine è così grande che non intendo neanche prendermi la briga di scoprire chi ti ha aiutato in questa ridicola messinscena! Gli insetti come te meritano una sola cosa… -

     Sonic tirò indietro il pugno. Lo smeraldo nella sua mano brillò… e dunque fece scattare il braccio verso il ventre del camaleonte, trapassandolo da parte a parte nell’arco di un nanosecondo. Il malcapitato spalancò gli occhi per il dolore. Un rivolo di sangue gli colò dalla bocca.

     - … di essere schiacciati! - completò Sonic mentre sentiva i liquidi interni della sua ex guardia del corpo scorrergli sulla pelle.

     Dopodiché ritrasse il braccio e lasciò cadere la sua vittima, ormai priva di vita mentre giaceva in una pozza di fluido rosso in espansione con gli occhi sbarrati dal terrore.

     - Ad ogni modo ti ringrazio per il gentile regalo! - decretò Sonic raccogliendo il Chaos Emerald rosso.

     A chilometri di distanza, Lance the lion avrebbe avvertito un tuffo al cuore dopo aver sentito la terrificante conversazione nel suo auricolare… il suo complice era stato barbaramente ucciso. Questo aumentò notevolmente la sua rabbia e, completamente accecato dal furore, avrebbe deciso di procedere in quello stesso istante con il suo piano, dando così inizio all’effetto domino.

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