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Autore: Loony Evans    03/06/2011    2 recensioni
Dal I capitolo:
Percy ridacchiò tra sé e continuò a camminare; mentre svoltava l’angolo era così concentrato a pensare al profumo della pelle lattea di Penelope che non si accorse della persona nascosta da un enorme carico di pacchi che gli andava addosso e lo atterrava.
E improvvisamente Percy sentì l’ultima voce che avrebbe voluto sentire: - Percy? Percy Weasley?-
- Audrey?!-
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Audrey, Nuovo personaggio, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cap.7
 

Dove si parla solo e unicamente di Audrey(tranne una piccola eccezione)
 


 

Audrey Wright era una ragazza ingenua e semplice.
 

Sua madre le aveva insegnato a esserci sempre per gli amici, suo padre a fidarsi di loro, suo nonno ad amarli sempre e comunque, suo fratello a non chiedere mai nulla tranne l’affetto.
Nella sua famiglia, gli amici erano sacri e lei ne era convinta.
Perciò non fece storie quando Carol entrò nel suo appartamento come una furia alle sei del mattino di domenica farfugliando qualcosa: -Scusa Audy, non sapevo dove andare: a casa non ci posso stare. A Matthew non posso dirlo, ma devo dirglielo! Perché sono qui? Devo stare qui. E’ una cosa bella ma complicata, oh Audrey!-
- Carol prendi un respiro e stringi.- le intimò Audrey sbadigliando.
- Sono incinta.-
Audrey rischiò di svenire ma, fortunatamente, riuscì ad aggrapparsi al mobiletto lì di fianco e dire:-C-come l’hai capito?-
- Ho un ritardo, sono andata da un medimago che mi ha giurato di non dire nulla a Matt, ho fatto anche uno di quei test Babbani e il responso è sempre lo stesso: aspetto un bambino.-
- E p-perché non l’hai detto a Matthew?-
- Perché è troppo presto! Ho solo venticinque anni e sono sposata da due! E poi Matt non vuole bambini, o almeno non ne abbiamo mai parlato…-
- E diglielo!-
- Non lo so…è così complicato…-
- E’ un bambino, è una cosa meravigliosa!-
- Lo so, è da quando avevo tredici anni che sogno di essere mamma ma…-
- Ma niente! Chiaro?! Ora tu andrai a casa, aspetterai che Matthew si svegli, gli farai un caffè e glielo dirai, capito?!- la spronò Audrey.
- Dici? Hai ragione, grazie. Se sarà una bimba, le darò il tuo nome.-
- Davvero? Allora corri a casa!-
- Grazie Audy. Sei la migliore!-
Rimasta sola, Audrey si compiacque del suo gesto e andò a rimirare le vecchie foto di Hogwarts che teneva in bella mostra sulle pareti.
Le facevano sempre venire in mente dei bellissimi ricordi della scuola, soprattutto la sua fotografia preferita: erano tutti sotto l’ombra del platano nel parco di Hogwarts, Penelope era seduta vicino a Carol che aveva la testa di Matthew sulle gambe, i piedi del ragazzo, invece, erano tenuti a distanza dalla mano di Percy , tra le risate di Audrey, Carl e Lucy sedute lì a fianco.
Quanto le piaceva Perce a quell’epoca: non riusciva a stare senza di lui e aveva sofferto moltissimo quando si era messo con Penelope, ma era stata zitta per mantenere l’amicizia con entrambi.
Ora stava con Carl, non riusciva neanche lei a spiegarsi il perché, forse era il suo atteggiamento da spaccone o le attenzioni che le dava; fatto sta che stava con lui.
L’unica cosa che non sopportava, era il suo continuo insistere sul voler fare quella cosa; lei non era ancora pronta ma lui insisteva senza lasciarle tregua.
Imbronciata, prese della polvere e la lanciò sul camino: -Chris? Ci sei? Puoi venire?-
Suo fratello apparve immediatamente e la abbracciò di slancio: era da almeno un mese che non si vedevano.
- Oh sorellina, dovresti farti sentire più spesso.- protestò Christopher Wright.
- Ehi! Chi è che si è trasferito in Canada?- ribatté la sorella.
- Quello era per lavoro.-
Audrey scoppiò a ridere e si strinse al fratello: adorava stare con Chris, durante l’infanzia lui era il suo punto di riferimento; quando era andato ad Hogwarts lei era scoppiata a piangere, sorda al fatto che dopo tre anni ci sarebbe andata anche lei.
Fortunatamente era entrata nella stessa casa del fratello ma era stata costretta a dividersi tra lui e Lucy.
Durante la guerra, lui era scappato in Canada dove aveva incontrato una donna tedesca, Annika, con cui si era fidanzato e per la quale si era stabilito definitivamente in America.
- Sul serio, dovresti venire più spesso. Siamo l’ultima parte della famiglia Wright.- lo pregò Audrey.
Ed era così: Voldemort aveva ucciso i loro genitori durante il primo anno della guerra perché la loro madre era Babbana e il padre era un Auror; da quel maledetto giorno, i due fratelli si erano sentiti ancora più uniti nonostante la lontananza.
- Allora, perché mi hai chiamato?-
- Posso parlare di “quello” con mio fratello?-
- Quello cosa? Oh, quello!- intuì Chris dalla sua espressione- No, non credo. Se vuoi ti chiamo Annika.-
- Lascia stare. Come stai?-
- Bene, bene. Vorrei solo trovare il coraggio di chiedere alla mia fidanzata di sposarmi…-
- Come? E non me l’hai detto?-
- Be’, prima volevo dirlo a lei!- protestò il fratello.
- Giusto, giusto.-
- E tu come stai sorellina?-
- Ho aperto un negozio, ho un fidanzato…-
- E’ Percy Weasley? Ad Hogwarts ti piaceva tanto e io lo adoravo.-
- No, è Carl Price.-
Chris si accasciò sul divano lanciando delle occhiate sconcertate a Audrey che lo guardava un po’ preoccupata, ma prima che potessero dire alcunché, dal camino sbucò la sagoma bionda con occhi verdi di Annika che cercava Chris perché li aspettavano dei loro amici ad Ottawa ed essendo loro a Toronto ci sarebbe voluto un po’ di tempo: Annika non era una strega e, seppur Chris le avesse rivelato tutto, i loro amici non erano a conoscenza della magia, quindi dovevano andare in macchina.
- Ne riparliamo, chiaro?- minacciò Chris rivolto alla sorella.
- Tienilo impegnato Annika.- disse Audrey rivolta all’altra donna presente.
- Contaci ja? Non lo faccio fenire fia così presto. Tranquilla: lo tenco in Canada.-
Audrey ridacchiò per la strana pronuncia della ragazza e li salutò.
Cominciò a preparare la colazione, prima di rendersi conto che tra una cosa e l’altra si era fatto mezzogiorno e, non avendo voglia di preparare il pranzo, decise di recarsi a quel localino Babbano a Londra: “Rules”.
Però in quel ristorante non si poteva andare da soli, quindi aveva bisogno di un amico.
Cominciò a pensare: Carl era a Dublino per il weekend, Matthew e Carol stavano certamente parlando del bambino, Lucy era introvabile.
Rimaneva solo Percy, così andò di nuovo al camino e chiamò; il ragazzo rispose subito e corse dentro l’appartamento della ragazza.
- Audrey! E’ il cielo che ti manda! Non riuscivo più a sopportare Lucy!- ansimò Percy.
- Lucy? E’ da te?-
- Già, il suo appartamento si è allagato e ha deciso di stare da me.-
- Capisco, senti: ti andrebbe di venire a pranzo con me al “Rules”?-
Il ragazzo la guardò un po’ stranito e lei spiegò: - Non posso andarci da sola: sarebbe deprimente.-
- Mmmh, ok. Tanto non avevo niente ad fare.-
Si avviarono al “Paiolo Magico che era lì a fianco, poi a Londra presero un taxi che lì portò al ristorante dove, per miracolo, era libero un tavolo.
- Sul serio ti ha distrutto la cucina usando solo un guanto da forno? Oh Lucy!- rise Audrey dopo il racconto del ragazzo.
- E non poteva proprio andare da suo fratello vero? Quella ragazza è una piaga!- commentò Percy.
- A proposito, ti devo dire una cosa…-
- Cosa?-
- Carrie aspetta un bambino!-
- Uao! E sei sicura di potermelo dire?-
- No, ma ormai il danno è fatto.- constatò Audrey.
Percy rise di gusto e, dopo aver mangiato tutto, il ragazzo la riaccompagnò a casa.
- Grazie per avermi fatto compagnia Perce, non fosse stato per te avrei dovuto ordinare del cibo via gufo e mangiarmelo seduta sul divano con una tuta addosso.-
- Sai che ti ci vedo?- rivelò il ragazzo.
- Cretino.- e gli diede un pugno sul braccio, scherzosamente.
- Non fai male neanche un po’ Audrey.- sentenziò Percy.
- Lo so, lo so. Ora è meglio che torni a casa: chissà cos’ha combinato Lu.-
- Argh non farmici pensare! Devo passare dalla pace totale al casino più completo.-
- Ahahah! E’ vero. Ciao Percy.-
Gli diede un bacio sulla guancia, forse indugiando un po’ vicino alla bocca, poi salì senza poter vedere il rossore compiaciuto del ragazzo.


  
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