Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Saeko_chan    03/06/2011    2 recensioni
Veloci e delicate le mani sul pianoforte.
Quelle mani stavano toccando i tasti con leggerezza, come se non volessero far loro del male. [...]
Lui cominciò a singhiozzare sfogandosi totalmente.
Si aggrappò a me e pianse, mentre io gli accarezzavo i capelli biondi.
Mi staccai un poco da lui ed osservai quel suo volto angelico, per poi posare le mie labbra sulle sue in un gesto incontrollato.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

3° capitolo

 

Mi svegliai alle sette come tutte le mattine e mi preparai per uscire.

Salutai i miei genitori e mia sorella per poi andare a scuola dopo aver fatto colazione, essermi lavato e vestito

Arrivai a scuola a piedi come tutte le mattine e passai la mattinata abbastanza bene, pensando a lui, prendendo appunti distrattamente e non ascoltando praticamente nessuna lezione.

Dopo la scuola salutai alcuni miei amici e mi avviai verso l'auditorium canticchiando la canzone che pensavo di eseguire con lui.

 

Arrivai a destinazione alle due e mezzo.

Entrai dentro l'edificio e vidi il pianoforte dell'auditorium.

Quell'edificio si trovava in città, quello dell'altra volta, dove si erano tenuti i saggi, era in prima montagna, circa a settecento metri d'altezza.

Mi avvicinai al piano e ripensai a quando nel bar avevo sentito suonare Kazuki.

Ora che ci penso... perché suonava là?” Mi domandai immediatamente, ma non riuscii a finire di pensare che qualcuno entrò e quindi mi girai per vedere chi fosse.

Era lui.

Sembrava un angelo.

-Ciao, cominciamo?- Mi chiese, sorridendomi ed andando al piano.

Io sospirai e tentai di calmarmi.

-Perché l'altro giorno suonavi in quel bar?- Domandai, sistemandomi accanto al piano per poter cantare.

Lui cominciò a prepararsi per suonare, ma prima mi rispose.

-Mio padre è il proprietario del bar in questione. Tuo padre, invece, che lavoro fa?- Mi chiese.

Io sorrisi e gli risposi tranquillamente.

-Il medico, mentre mia madre lavora come insegnante universitaria. Tua madre, invece, che lavoro fa?- Lui non disse nulla, rimase in silenzio.

Per un attimo credetti di aver visto una lacrima solcargli il viso e mi rimangiai ciò che avevo domandato poco prima.

Mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla spalla.

Kazuki tirò su col naso e mi rispose senza, però, girarsi.

-E' morta quando avevo sette anni, lavorava come infermiera... uno stronzo l'ha investita con una motocicletta.- Rimasi pietrificato senza saper che cosa dire.

Con l'altra mano gli asciugai una lacrima che gli stava scivolando sul viso e non dissi niente, dopo tutto non sapevo che cosa fare per consolarlo, io non avevo mai perso nessuno... non sapevo che cosa si provasse.

Poi, continuò.

-Da lì mi avvicinai alla musica, al piano, era il suo strumento preferito. Ma comunque adesso sarà meglio pensare ad altro, no? Dai, dimmi la canzone e così cominciamo a suonare e tu a cantare.- Mi annunciò, alla fine, tentando di apparire calmo.

Sospirai e compresi che era meglio lasciar stare.

-Gabriel dei Lamb.- Lui intonò l'inizio ed io a ruota cominciai a cantare.

I can fly

But I want his wings

I can shine even in the darkness

But I crave the light that he brings

Revel in the songs that he sings

My angel Gabriel...”

Cantavo con dolcezza mentre lui suonava.

Una lacrima mi rigò il volto vedendolo trattenere le lacrime.

A fine canzone lo guardai e vidi sul suo volto un sorriso tirato.

-Ehi, Kazuki, non devi essere triste...- Mi avvicinai mettendogli una mano sulla spalla ed abbracciandolo di colpo.

Lui cominciò a singhiozzare sfogandosi totalmente.

Si aggrappò a me e pianse, mentre io gli accarezzavo i capelli biondi.

Mi staccai un poco da lui ed osservai quel suo volto angelico, per poi posare le mie labbra sulle sue in un gesto incontrollato.

Non sapevo che cosa stessi facendo e quando me ne resi conto mi staccai da lui per poi fuggire fuori dall'auditorium e tornare a casa.



Prendevo a pugni qualsiasi cosa avessi sotto mano, trattenevo le lacrime ma davo completo sfogo alla mia rabbia senza neppure pensare.

Lo avevo baciato!

Dio santo, lo avevo baciato!

Guardai l'ora e vidi che erano le sette e quindici.

Dovevo essere proprio impazzito per aver perso così facilmente la cognizione del tempo...

Mi sdraiai sul letto a pensare ed a piangere in silenzio.

Non riuscivo a non pensare a quel bacio ed a ripetermi che era stata semplicemente un'azione stupida, troppo stupida... come potevo essere sicuro del mio amore per lui?

Ci conoscevamo da troppo poco tempo, meno di tre giorni...

Eppure, il mio cuore batteva per lui, ogni volta che lo vedevo i miei battiti diventavano più veloci, incontrollati.

Se pensavo a lui l'effetto era praticamente lo stesso.

Lui era la mia aria, la mia vita...

-Si cena!- Mia sorella mi ridestò dai miei pensieri e così mi alzai dal letto.

-Piangi?- Mi domandò, osservandomi, ma io non le risposi, non potevo mostrarmi debole e se avessi parlato avrei sicuramente singhiozzato.

Avrei avuto di sicuro la voce rotta dal pianto.

Cenai con la mia famiglia senza fiatare e poi mi richiusi nuovamente in camera.

Nessuno aveva capito il mio stato d'animo e quindi nessuno pensava a me.

C'ero abituato, mia sorella era troppo presa dal suo strumento ed i miei genitori da lei.

Ero sempre in secondo piano...

Normalmente erano i fratelli minori a sentirsi trascurati, ma nel mio caso era diverso.

Nel mio caso ero io, il fratello maggiore, a sentirmi trascurato, solo.

Forse era perché non avevo mai cercato di avere un po' di compagnia, forse perché avevo paura pure di dichiarare la mia omosessualità alla mia famiglia, omosessualità sicura da più di un anno.

Andai a letto alle dieci dopo aver sentito un po' di musica.

Mi addormentai tre ore dopo, non riuscendo a non pensare a Kazuki.



Lunedì, a scuola non riuscii a concentrarmi, pensavo solo a lui e certe volte credevo persino di vederlo.

Andai in bagno più di tre o quattro volte in modo tale da piangere e da sfogarmi.

Non riuscivo a seguire le lezione e quindi non presi mai appunti.

Alla fine della mattinata dovetti arrendermi all'evidenza.

Ero innamorato ma avevo paura della sua reazione.

Il giorno prima non avevo ricevuto nessun messaggio e quindi pensavo che lui mi odiasse oppure semplicemente non volesse più parlarmi.

Quando uscii di scuola mi avviai verso il ristorante dove avevamo mangiato insieme e lui era fuori ad aspettare qualcosa, o qualcuno.

Appena mi vide mi si avvicinò con lo sguardo basso.

-Keishi... sabato, perché te ne sei andato?- Non riuscivo a rispondere, avevo troppa paura.

Lasciai che le lacrime uscissero dal mio volto, almeno finché non lo vidi avvicinarsi a me ed asciugarmele con un dito.

Lui era più basso di me, molto più basso di me

Io ero alto 1,77 metri e pesavo 69 kg, mentre lui doveva essere almeno dieci centimetri in meno di me, anzi, forse era più basso di dieci centimetri, in confronto a me.

Mi avvicinai al marciapiede mentre lui mi seguiva.

-Keishi, io ti ricambio... io...- Mi girai e lo guardai con gli occhi lucidi e zuppi di lacrime, forse felicità, forse paura, osservando il suo volto, osservando quel volto che tanto amavo.

Non m'importò di essere per strada, lo presi fra le braccia e lo baciai.

Le nostre lingue si incontrarono, intrecciandosi e sfiorandosi.

Sì, lo amavo, lo amavo con tutto me stesso.



Angolo autrice:

Non è ancora totalmente finito, ma questo è il penultimo capitolo ^^

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Saeko_chan