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Autore: Melodie    04/06/2011    4 recensioni
Ok, ragazze (tanto siamo per la maggior parte donne, no?). Ho cambiato milioni di volte questa robetta che spaccio per introduzione. Devo parlare della storia, no? Bene! Una tipa sconosciuta, di nome Melodie, incontra Michael Jackson sul posto di lavoro. Lei lo odia, lui la ama... E, non chiedetemi come, si fidanzano. Purtroppo .-. un pazzo si innamora di Melodie e la perseguita con un coltello e una macchina fotografica. Non essendo un pazzo normale, ma Andrew Smith, e non essendo lei una ragazza normale, ma Melodie Stewart, la storia ha un alto contenuto comico-demenziale. (Ma ovviamente dipende dal mio sballonzolante umore)
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MJ13
Un poco di zucchero e la pillola va giù

Finalmente arrivarono; non vedevo l'ora di riabbracciarli. Bussarono alla porta (e mi chiedo perché non suonino mai il campanello) ed io mi precipitai ad aprire quasi saltellando. Purtroppo, sempre per colpa del solito gatto, caddi dalle scale rotolando.
«Beh, non ho sprecato energie scendendo, almeno...» Mormorai, mentre camminavo verso la porta.
Prima di aprire feci un respiro profondo, e sentii puzza di bruciato. Ma comunque non ci feci troppo caso. Aprii la porta e due persone mi saltarono addosso.
«Oddio, così mi strozzate!» Dissi, con il poco fiato che mi rimaneva.
Finito l'abbraccio di gruppo, Nico mi chiese:
«Scusa, non per impicciarmi, ma cos'è questo strano odore?»
«Odore? Non so... Credo che venga dalla cucina...»
Andammo a controllare, ma non si vedeva niente: l'intera stanza era coperta di fumo. Poi mi ricordai.
«Il pollo! Ho lasciato il pollo nel forno!»
«Beh, vai a toglierlo!»
«Toglilo tu, Nico!»
«Perché io?»
«Perché tu sei l'uomo, ovviamente.»
«E perché non lo chiedi a Michael?»
«Perché se gli succedesse qualcosa sarebbe colpa mia...»
«E se succedesse a me?»
«Ce ne faremo una ragione!» Risposi, spingendolo verso il forno.
Passarono una ventina di secondi, in cui girai per la cucina in cerca di una finestra da aprire per far uscire il fumo ma senza trovarla. Finalmente Nico riemerse e il campanello del forno suonò, facendolo spegnere. Tirammo tutti un sospiro di sollievo.
«E ora cosa mangiamo per pranzo?»
«Veramente quello era per la cena...» Un altro sospiro di sollievo, questa volta per Nico. Io continuavo ad aspettare, sapevo che sarebbe arrivato.
«Melodie! Quante volte ti ho detto di controllare il forno quando cucini qualcosa?! Te lo dico da quando avevi dodici anni, vergognati!»
«Ma mamma, io...»
«Ah, che cosa devo fare con te...» Sospirò, anche se non di sollievo. Passarono altri cinque secondi, poi ridemmo tutti insieme.
La giornata passò in fretta, tranne per qualche caduta e sbucciatura non prevista (non dico di chi, si può ben intendere). Dopo cena fu l'ora di salutarci: mia madre tornava a casa, ma si portava via anche Nico.
«E il mio lavoro?»
«Ti lascio il bar!»
«Cosa?! Ma è tuo!»
«Si... Ma io me ne vado. E non ti lascio senza lavoro!»
«Grazie Nicooo!» Gli saltai letteralmente addosso.
Se ne andarono, e mi richiusi la porta alle spalle. Poi andai a dormire.
Passarono alcuni giorni, in cui lavorai come una matta al bar, forse per recuperare i giorni perduti. Wow, ero la proprietaria! Un gran bella sensazione... Anche se senza Nico mi annoiavo. E poi dovevo fare troppe cose da sola; decisi di cercare qualcuno che mi aiutasse. Mentre ero a casa a cercare di scrivere un annuncio abbastanza invitante, qualcuno decise che era tempo di farmi prendere un colpo.
«Bu!»
«Ah! L'incendio! Il terremoto! Lo tsunami!» Urlai, facendo volare carta e penna e nascondendomi sotto il tavolo.
«Guarda che sono io...»
«Si, Michael, ma tra poco sarai... come dire... morto?»
«Non riuscirai mai ad uccidermi!»
«Ne se convinto?»
«Certo... Non ci riusciresti mai!»
«Mi stai provocando?» La risposta era si, e decisi di terminare la discussione e cimentarmi in una battaglia di solletico all'ultima risata. La vinse lui, ovviamente... E ti pareva! Quando le risate furono esaurite e ripresimo a respirare mi accasciai sul divano cercando di scacciare quella fastidiosa stanchezza che ti assale verso le sette di sera.
«Volevo dirti una cosa...» Mi disse.
«Va bene, ma sbrigati, devo strisciare a letto.»
«Ok, guarda qui!» Tirò fuori una scatoletta colorata... se era quello che pensavo...
«Caramelle!»
«Fuochino...»
«Uffa io volevo le caramelle... Va bene, allora... mmh... cioccolatini?»
«Mm... Nemmeno!»
«Uffa... Mi arrendo!»
«Ci avrei scommesso! Aprila...» La aprii.
«Un anello? Wow... Ma non si può mangiare...»
«Ma no, certo che non si mangia! Volevo chiederti se mi vuoi sposare!» Mi sorrise, e anch'io sorrisi. Peccato che poi svenni.
«Melodie? Melodie, ci sei?» Mi risvegliai sul letto.
«Tutta tua. Si, ti sposo.»
«Ahah... Bene, altrimenti ti avrei perseguitata con un mazzo di fiori in mano...»
«E io ti avrei denunciato per molestie...»
«Davvero?»
«Ma no, stai zitto!» E per rendere l'idea lo baciai.

Due settimane dopo...

«Nico! Mamma! Finalmente, pensavo che vi avessero mangiati!»
«Ma tesoro! Credi ancora ai mostri?»
«È un modo di dire, mamma...»
«Ah, beh... Sono contenta che ti sposi, tesoro!»
«Grazie mamma!»
«Prego, ma ora usciamo da questo aeroporto, che devo andare in bagno!»
«Mamma, c'è gente!»
«Stai tranquilla, qui la pensano tutti come me!»
«Se lo dici tu...»

Sei mesi dopo...

Uscii dalla chiesa in un bagno di sudore.
«Michael, ma perché abbiamo dovuto sposarci in agosto?» Piagnucolai.
«Perché così andiamo in viaggio di nozze con il caldo...»
«Già... E, a proposito, dove mi porti?»
«Hawaii... Ma non dirlo troppo in giro...»
«Evviva! Ti ho già detto che ti amo?»
«Mmh... Si, un paio di volte!»
«Ah, è così?»
«Ragazzi, la foto!»
«Uffa! Io odio le foto!»
«Beh, dovrai abituartici, signora Jackson...»
«Molto divertente... E ora muoviamoci e finiamo questa terribile tortura, io ho fame!»

Quattro anni dopo...

«Mamma! Prince mi tira le trecce!»
«Beh, perché, i suoi capelli non gli bastano?»
«MAMMA!»
«Va bene, arrivo...»
Presi in braccio il bambino-tira-capelli e gli misi un biscotto in mano.
«D'accordo. Tu sei il più grande, quindi: o mi fai finire di stirare tranquillamente, o mi fai finire di stirare tranquillamente. Scegli.»
In tutta risposta mi arrivo in faccia una pernacchia con qualche schizzo di bava.
«Perfetto.»
«Mamma, anch'io voglio un biscotto!»
«Perfettissimo! Sentite bambini, vostro padre non lo sa, ma sono di nuovo incinta. Se mi lasciaste finire un lavoro in pace, e poi farmi riposare solo un att...»
«Mamma voglio un biscotto!»  Si lamentò la bambina, tirandomi il vestito.
«E va bene, prendiamo questo biscotto...» Risposi, rassegnata.
Sperai vivamente che il terzo si lamentasse meno e andai a prendere il biscotto.

Fine.


Ma ciau! La mia storia è terminata!
Questo capitolo lo dedico a chi ha seguito
con pazienza la mia storia. Non immaginate
quanto sia stressante l'attesa di una nuova
recensione... E invece ho finito!
Beh, potrei comunque anticiparvi la prossima
storia, dove ci sono una Annie e una Hannah...
Immaginate solo i guai che possono combinare
in due...
Alla prossima!
Melodie.












  
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