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Autore: HeartBreath    04/06/2011    2 recensioni
L'esitazione sparì come una nebbia di passaggio, quando Chris incontrò gli occhi di Darren. La disarmante bellezza di quello sguardo così dolce, così pieno di speranze, spazzò via qualunque accenno di paura.
Sì. Per quegli occhi, Chris Colfer avrebbe potuto affrontare qualunque insidia.
Persino le ossessive manie di potere di una madre.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mentre Keira discuteva di alcune cose con i cameraman e i tecnici, gli attori ne approfittarono per conoscersi.
“Voglio fare amicizia!” annunciò Darren con fare scherzoso. “Prima di tutto, però: chi è Chris Colfer?”
Il ragazzo si sentì bruciare come se le sue guance avessero preso fuoco.
“Lui” Lea, per incoraggiarlo a farsi avanti, lo spinse verso Darren.
Chris lo guardò, timido. “Come ha detto lei” mormorò, senza sapere se sorridere o meno, che espressione mostrare. Teneva le mani nelle tasche.
“Molto piacere Chris” Darren gli offrì la mano.
Lui la strinse confuso: “Perché vuoi conoscere proprio me?”
“Perché mi hanno detto che lavoreremo molto insieme”
“Cosa intendi?”
La situazione per Chris stava per peggiorare – o, dall’altra parte, migliorare.
“Interpreto Blaine Anderson, il ragazzo di Kurt”
E l’unico a non trovarsi a bocca aperta allora, fu Darren.
Tutti, dal primo all’ultimo, avevano notato quanto quel ragazzo fosse oggettivamente uno schianto e di che effetto aveva su Chris, da soli due minuti che si trovava lì. Il cast poteva immaginare che notizia fosse per il loro collega.
 
 
“Come hai potuto permettere che ti sostituisse una tale stronza?”
“Non sono io a scegliere il mio sostituto, Chris, a questo pensano i produttori”
“Va bene, ma… ma…” al ragazzo piaceva indiscutibilmente fare polemica, però quando si ritrovava senza motivi per farlo si sentiva spiazzato. “Ma come hai potuto cadere dalla seggiovia?”
La risata di Ryan Murphy oltre il cellulare, fu interrotta da un lamento di dolore.
“Stai tanto male?” Chris si morse il labbro inferiore.
“Abbastanza” gemette.
Chris lo immaginava su un letto d’ospedale, col busto, il collare e un braccio ingessato. Ma chi va a sciare ad una settimana dall’inizio delle riprese!?, si chiese.
“Ti prego Ryan, torna presto…” si lagnò, pensando alla stressante mattinata di riprese. Aveva approfittato della pausa pranzo per chiamare il suo vero regista, quello a cui voleva bene e che l’aveva guidato nella sua strada per il successo. Doveva a lui, come molti degli attori, la sua fama e la prima esperienza con quel meraviglioso lavoro. Chi era, in confronto, Keira Criss?
“Vorrei figliolo, non sai quanto. Non vedevo l’ora di rendere la seconda stagione memorabile e rivedere tutti voi. Ma non sono in grado di lavorare e non lo sarò per… Non credo tu voglia sapere il tempo preciso, Chris” concluse il regista.
“Ryan…” mugolò l’altro.
“Non fare così, tornerò appena starò meglio, te lo prometto. Per ora tenete duro. D’altronde siete sopravvissuti a me”
“Tu non sei così…” poi Chris ricordò una polemica importante che doveva fargli: “Ah Ryan, ascolta…”
“Devo andare, devono farmi un’iniezione. Salutami tutti. Scappo!”
E la chiamata finì.
Come hai potuto permettere che venisse assunto uno così bello?, avrebbe voluto dirgli Chris. Anche se sei inabilitato, avrai pur voce in capitolo sulla scelta del tuo cast…
Ryan sapeva quanto sarebbe stato difficile per lui non provarci con il ragazzo che avrebbe baciato e con cui avrebbe condiviso scene romantiche e canzoni d’amore. Ryan gli aveva promesso che avrebbe scelto con giudizio l’attore, che questo avrebbe risposto a quei requisiti che solo lui richiedeva, e che tra quei requisiti non ci sarebbe stato – citando testualmente il regista – “bello da far paura”.
Darren Criss era uno dei più bei ragazzi che Chris avesse mai visto di persona. Il suo fascino e il carisma, incorniciati da sguardi colore del caramello e ciuffi riccioluti, spiccavano subito. Non mostrava nemmeno un segno di timidezza col cast, solo del nervosismo che aveva confessato subito: non aveva mai recitato in una serie televisiva.
“Chris?”
“Sono qui” rispose, chiudendo il cellulare.
Naya fece capolino da dietro una roulotte. “Hai solo un altro quarto d’ora per pranzare, meglio se ti sbrighi o Keira ti appenderà all’asta della bandiera”
Chris sbuffò con una smorfia. “Non ho fame”
“Che succede?”
“Ho telefonato a Ryan. Vi saluta”
“Sì, Keira mi ha detto che è in ospedale…” annuì Naya, demoralizzata.
Chris strinse le dita intorno al telefono. “Quella donna mi urta i nervi. Perché non l’ha detto quando gliel’ho chiesto io?”
Naya trovò incredibile che il ragazzo non sapesse la risposta: “Perché tu sei stato sgarbato”
“Sgarbato?! Le ho fatto solo una domanda!”
“Chris, tu sai che io sono una tipa… mite, no?”
Lui annuì, serio.
“Ma quando interpreti un personaggio, diventa una seconda pelle e ti senti a tuo agio anche con quelle vesti dopo un po’, come se fossero le tue. Credo che tu sappia anche questo…”
“Dove vuoi arrivare, Naya?” la spinse Chris.
“E’ tanto tempo che interpreto la parte della stronza, quindi so come ragiona Keira. Per lei qualunque cosa sia fatta al di fuori dei suoi ordini, è maleducazione”
“Comodo il mondo, credendo di poter comandare a bacchetta tutti!”
Naya fece spallucce. “Per ora, è lei a comandare. Credo convenga a tutti stare al nostro posto, fare un buon lavoro ed evitare di infastidirla. A questo proposito…” gli poggiò un braccio sulle braccia. “parliamo di Darren”
Chris distolse lo sguardo, ma non poté impedire alle sue guance di infiammarsi.
“Mi sono accorta del modo in cui lo guardi. Anzi, penso se ne siano accorti tutti” sogghignò lei.
“Tutti tranne Darren, spero”
“Lui sembra solo nervoso per le scene che girerete insieme”
Allora Chris guardò l’amica, spinto dalla curiosità. “E perché dovrebbe essere nervoso?”
Naya aprì bocca ma…
“Parla” la incoraggiò.
“Temo che Darren non appartenga alla tua sponda, Chrissie” gli batté sulla spalla con la mano già posataci sopra.
“Che cosa!? E perché ha voluto la parte del ragazzo di Kurt?”
Alzò le spalle. “Non ne ho idea. Ci ha solo detto di essere etero. Forse deve pagarsi una macchina nuova”
“Beh, andasse a spazzare capelli dal barbiere, ma non a simulare baci con me!” sbottò Chris, liberandosi dalla presa di Naya e andando via.
 
 
Il Glee Club camminò tra le comparse, la folla di studenti.
Harry appoggiò su un tavolo del cortile di scena un grande stereo, accompagnato da Lea e Jenna. Chris si sedette su un tavolo vicino, mentre Cory appoggiava un altro stereo su un tavolo più a destra.
“Base fra tre… due…” sussurrò Keira al microfono collegato alle cuffie del tecnico del suono.
Lea e Cory accesero gli stereo nello stesso momento con uno sguardo complice.
“Ora”
La base diEmpire state on mind fu accompagnata dai cori femminili di Jenna e Lea, e in alternanza da quelli più bassi di Cory, Chris e Harry.
Chris scese dal tavolo per spingere la sedia a rotelle di Kevin, quando questo iniziò a rappare:
 
Yeah…
Yeah I'm out that Brooklyn, now I'm down in Tribeca
Right next to Deniro, but I'll be hood forever
I'm the new Sinatra, and since I made it here
I can make it anywhere, yeah they love me everywhere

 
Cory continuo per lui, muovendosi davanti alla telecamera come tutti gli altri. Non era una vera coreografia ma funzionava.
 
I used to cop in Harlem, all of my Dominicano's
Right there up on Broadway, pull me back to that McDonald's
Took it to my stashbox, 560 State Strett

 
La voce di Mark risuonò dalle scale antincendio, che cantava seguito da Amber:
 
Catch me in the kitchen like a Simmons with them pastries
Cruisin' down 8th Street, off white Lexus
Drivin' so slow, but BK is from Texas
Me, I'm out that Bed-Stuy, home of that boy Biggie
Now I live on billboard and I brought my boys with me
Say whatup to Ty-Ty, still sippin' mai tai's
Sittin' courtside, Knicks & Nets give me high five
Nigga I be Spike'd out, I could trip a referee
Tell by my attitude that I'm most definitely from...

 
Il coro nel ritornello scoppiò letteralmente. Con vestiti da hip-hop, berretti, catenelle al collo, occhiali da sole, guanti di pelle e magliette con la scritta “NEW YORK CITY”, il Glee Club ballava in fondo alle scale di pietra. Dianna, Naya e Heather raggiunsero i colleghi in quella coreografia che sembrava quasi improvvisata. Ma non lo era. Anzi, l’avevano provata e riprovata almeno dieci volte perché fosse perfetta, e stavolta tutti gli attori si stavano sforzando di non commettere errori: a Keira non piacevano gli errori, amava piuttosto un lavoro fatto bene.
“Ecco. Stringi su Cory… adesso” sussurrò lei al cameraman, quando la coreografia diventò più curata. Fammi vedere quel sorrisetto da ebete, ragazzo…, pensò.
Cory sorrise, senza che gli avessero detto perché. Sapeva solo di dover guardare verso Chord durante l’ultimo ritornello, di far vedere un’espressione compiaciuta: gli occhiali da sole non lasciavano intravedere lo sguardo.
Finendo di cantare, il cast si accomodò sulle scale, tenendo il tempo con movimenti vari, finché la base non smise di suonare.
Il Glee si guardò intorno, notando che quell’esibizione non aveva fatto colpo come sperato. Alle comparse era stato detto di non mostrarsi sorpresi e di non guardare più di tanto i ballerini.
“La campanella” disse ancora Keira.
Suonò la fine dell’ora di pranzo al Mckinley.
“E stop” urlò. “Buona, questa era buona”
Mark e Harry si diedero il cinque, gli altri tirarono un respiro di sollievo. Speravano davvero che Keira non trovasse errori stavolta.
“Sì, questa mi è piaciuta. Ora rifatela perfetta altre sette volte e avete finito” sorrise amaramente l’amara donna.

  
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