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Autore: AngelSword    04/06/2011    5 recensioni
“Le loro vite sono legate ad un essere umano,” spiegò Robin.
Gli altri la guardarono di nuovo senza capire.
“Se l’umano a cui è legato l’Antico riceve un colpo, l’Antico lo riceve a sua volta, anche se ci sono migliaia di kilometri tra di loro. Se l’umano viene ferito, allora anche l’Antico viene ferito nello stesso punto e con la stessa gravità. Se l’umano muore, a meno che non si tratti di morte naturale, anche l’Antico muore. Invece se l’Antico dovesse morire l’umano sopravvivrebbe.”
Ci fu un momento di silenzio. Poi Usopp diede voce alla domanda che ronzava in testa a tutti “Se quello che dici è vero, allora lei a chi è legata?”
I Mugiwara si scambiarono uno sguardo indagatore.
Nel frattempo Chopper aveva terminato la visita. Esitò un momento prima di rigirare la ragazza, mettendola supina. 'Voglio avere la conferma...' le aprì la camicia bianca, lasciandola in top. Allentò le bende. A quello che vide trattenne il respiro. “So a chi è legata,” disse infine.

La mia prima FF in assoluto! Datemi il beneficio del dubbio almeno per i primi 5 capitoli XD Altri dettagli nella premessa.
Question Corner all'interno!! XD Fare Attenzione!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ancient Saga'
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Capitolo 2 (Parte 2) - Questioni Di Fiducia

“Come...?” disse Usopp stupito.

“Certo, questa deve essere la sua forma animale,” disse l’archeologa senza lasciarsi impressionare.

Tutti si ricordarono delle parole che Robin aveva detto in infermeria. Abbassarono la guardia. Sanji si tranquillizzò.

“Stupendo...” disse Nami ammirando la creatura.

“WAAAHOOOOO!!! Che forza Aqua è un drago marino!!Voglio farci un giro! Gomu gomu no..” e si preparò al lancio.

“Aspetta Rufy!!Chiedi prima il--“ urlò la navigatrice. Troppo tardi.

 “ROCKET!!”

Atterrò proprio sul muso di Aqua. Si sedette a gambe incrociate e sorrise. Poi Aqua abbassò la testa per far salire gli altri. Salirono tutti tranne Usopp, che aveva troppa paura e Franky, che temeva che l’acqua potesse farlo arrugginire. Il drago rialzò il capo e stette immobile per qualche secondo. Disse qualcos’altro e Chopper tradusse per tutti “Aqua ha detto che ci farà vedere una cosa. Dice di stare fermi e di fidarsi di lei”.

Intorno a loro cominciarono a formarsi delle bolle, che lentamente si fusero tra loro per formare come una specie di guscio, circondandoli. Poi Aqua prese lo slancio e s’immerse.

Nami si era preparata a sentire il freddo dell’acqua e l’assenza di ossigeno. Invece non accadde niente di ciò. Aprì gli occhi. Rimase incantata.

Brook si stava guardando intorno e tirò fuori chissà da dove il suo violino e si mise a suonare.

Sanji era rimasto impressionato ed eccitato allo stesso tempo “Non ho mai visto così tanti pesci tutti insieme...”

Rufy si guardava intorno e rideva eccitato.

Chopper era rimasto a bocca aperta davanti a quello spettacolo.

Persino Zoro rimase senza parole.

Intorno a loro si stagliava il fondale marino,con tutti i variopinti pesci che lo abitavano e i colori accesi dei coralli sugli scogli. La luce solare che filtrava dall’alto, faceva dei bellissimi giochi di luce sulla sabbia del fondale. Le bolle che si erano formate intorno a loro fungevano da scudo dall’acqua del mare e come riserva d’ossigeno.

Robin guardava il fondale che scorreva sotto di loro, speranzosa di vedere qualche antico relitto, sorridendo.

 Guardando dietro potevano vedere tutto il corpo del drago: non era tozzo e massiccio,ma lungo e aggraziato, simile a quello di un gigantesco serpente; al posto delle zampe aveva delle grandi pinne coriacee. La sua coda aveva le stesse piumette azzurre che aveva sulla nuca e ai lati della mascella, ma in quantità maggiore. In mezzo ad esse erano nascosti dei grossi aculei come quelli che aveva sul dorso che si muovevano su e giù insieme alla piume a ritmo dei colpi di pinna. Vicino all’attaccatura delle piumette c’erano delle minuscole pinne, anch’esse azzurrine,simili a quelli dei pesci tropicali. Delle ali però non c’era traccia. Se si sporgevano, potevano a vedere la cicatrice a forma di rosa sul dorso, le due cicatrici intorno l’attaccatura delle pinne (che in forma umana erano sugli stinchi) e quella che le segnava il petto. Zoro sfiorò la sua  cicatrice corrispondente. Erano proprio identiche, anche quelle sulle pinne. Allora quell’Antico dipendeva sulla sua vita sul serio...si sentì improvvisamente responsabile: non poteva far del male a qualcun’ altro a causa di un suo errore. Scacciò dalla sua mente quel pensiero e si guardò intorno: Aqua non era la creatura più grande di tutte ma persino i mostri marini le stavano a debita distanza.

Sanji si sporse e disse qualcosa a Chopper, il quale la riferì ad Aqua. Lei girò di poco la testa ed annuì lievemente. “Dice che adesso si andrà un po più veloce” disse Chopper a tutti.

Il drago virò bruscamente a destra e si diresse verso un gigantesco pesce indicatogli da Sanji. Il pesce era grande e marrone e sul suo dorso crescevano delle lunghe alghe. Si accorse di essere stato scelto come preda e guizzò via a tutta velocità. Gli nuotò dietro. Era velocissima e non perdeva mai di vista l’obbiettivo. Rufy stava urlando eccitato. Il pesce tentò di infilarsi nel buco di uno scoglio. Aqua, che stava andando a tutta velocità, dovette fare un loop per non andare a sbatterci contro. Tutti urlarono,come sulle montagne russe. Girando, Aqua alzò gli aculei sul dorso e tagliò di netto la pietra, stanando il pesce marrone. Poi con uno scatto fulmineo l’addentò al collo. L’acqua intorno alla sua bocca si tinse di rosso. Avvolse il pesce con la coda e aspettò che Sanji gli indicasse la prossima preda. Una volta scelta, Aqua si lanciò al suo inseguimento.

Era bello vederla cacciare: vedere quella gigantesca creatura muoversi così agilmente ed aggraziatamente era uno spettacolo impagabile. Nessun pesce poteva sfuggirle. Li inseguiva nei posti più incredibili: dentro alle caverne, in mezzo ai coralli, e, per la gioia di Robin, anche dentro delle rovine sommerse. Quando capitava, Aqua rallentava, lasciandole il tempo di guardarsi intorno.

 ***

Quando il drago cominciò a nuotare verso la superficie, fu accompagnata dai brontolii dei suoi passeggeri. Aveva catturato sedici pesci di colori e grandezze diverse, che ora erano avvolti da quasi tutto il corpo. Riemerse vicino la nave. La bolla, che fin’ora li aveva protetti, scoppiò. Non si erano accorti del tempo che passava: si erano immersi poco dopo pranzo e adesso era già il tramonto. Abbassò la testa per far scendere tutti sul ponte. Rufy raccontò tutto eccitato quello che avevano visto a Usopp e Franky. Nami corse nel suo studio a disegnare una cartina del fondale appena esplorato e Robin andò al dormitorio femminile a scrivere tutto quello che aveva visto sulle rovine sommerse. Brook, Chopper, Zoro insieme a Sanji sistemarono nel refrigeratore i pesci cha Aqua aveva catturato e che ora gli passava: Zoro e Brook li tagliavano e Sanji, aiutato da Chopper, li sistemavano.

Passarono diverse ore prima che Aqua potesse tornare umana: Chopper aveva fatto appoggiare la gigantesca testa sul ponte per curargli i taglietti che si era procurata durante la caccia e che erano già in via di guarigione. Era già sera inoltrata. Il sole era solo una sottile linea rossa all’orizzonte che lanciava un ultimo saluto prima di lasciare il posto alla luna. Nel frattempo chiacchieravano. Zoro li guardava dalla palestra. Guardava Aqua, che si lasciava mettere cerotti dappertutto, e si chiese se ora si poteva fidare. Si ricordò del senso di responsabilità che aveva sentito prima: lei, in un certo senso, si era fidata di lui fin dall’inizio, con il fatto del legame, e anche mentre erano sott’acqua si era fidata di lui: erano sopra un punto debole del suo corpo e lui avrebbe potuto ferirla in qualsiasi momento.

, pensò sorridendo, credo di potermi fidare giusto un pochino di più. Poi tornò ai suoi esercizi.

***


Passarono circa due ore. Zoro si stava esercitando nello stile a due spade, a torso nudo, quando Aqua lo raggiunse nella palestra. Si era riequipaggiata con gli spadoni e il pugnale. Zoro si fermò un momento e la guardò con un misto di stupore e incredulità. Lei ricambiò il suo sguardo. “Ti do fastidio se ti faccio compagnia?” gli chiese.

“Ehm..no, basta che non m’intralci” rispose lo spadaccino leggermente imbarazzato. Non era mai rimasto in una stanza da solo con una ragazza. Era anche a torso nudo e tutto sudato, ma lei non sembrò farci caso. Tornò ai suoi esercizi. Aqua intanto lo osservava dalla panca su cui era seduta in silenzio parare e lanciare fendenti all’aria. Quando fece una piccola pausa prima di riprendere Aqua gli trattenne il braccio. Zoro non si era nemmeno accorto che si fosse alzata. Aveva lasciato gli spadoni appoggiati alla parete.

“Prova a tenere la mano più giù sull’elsa” gli suggerì e gli prese la mano e delicatamente la fece scivolare in basso. Zoro arrossì lievemente. “Ecco, così. La spada ti sembrerà più pesante, ma sarà più facile da manovrare,” disse e si allontanò.

Zoro la guardò e poi saggiò la nuova impugnatura, lanciando qualche fendente: era vero, appariva più pesante ma era di gran lunga più maneggevole. Guardò Aqua di nuovo. Doveva saper maneggiare abbastanza bene quegli spadoni allora. Fece un sorrisetto “Hai ragione...Grazie,” e riprese ad allenarsi.

Mentre continuava Aqua gli parlò “Sai, ti ammiro molto” Zoro si fermò e la guardò con aria interrogativa. Lei aveva abbassato la testa e guardava il pavimento. “Circa due settimane fa, devi aver provato un dolore terribile. Lo so perché l’ho provato anch’io.” Zoro s’irrigidì: stava parlando dell’”incidente” con il tizio degli Shichibukai. “Sì, so che sono legata a te.  Il dolore mi è arrivato così chiaro e forte che mio fratello, che era con me, si è preoccupato. È arrivato così chiaramente che sono riuscita a sentire anche i tuoi pensieri e le tue emozioni. ‘Devo proteggerli ’, ‘devo farlo per loro ’....continuavi a ripeterti questo. Sono rimasta colpita. Ti sei sacrificato per salvare i tuoi compagni. Mi hai fatto ricordare una cosa che avevo fatto io molto tempo fa.”

Zoro ripose le spade nelle fodere e l’ascoltò attentamente. Non poteva leggergli anche nel pensiero...

“Sì, invece posso,” Gli rispose Aqua.

“Come?! E non mi hai detto niente!?” protestò lui arrabbiato.

“Scusami. Scusami tanto,” la sua voce si ruppe. Quando parlò di nuovo era riuscita a farla tornare normale “Io posso leggere solo la tua mente non quella degli altri. Sei tu a cui io sono legata. Anche tu puoi leggere la mia e comunicare con me telepaticamente. Se ti da fastidio non lo farò più. Scusami tanto ancora.” La sua voce tremò di nuovo.

Forse sono stato troppo duro, pensò Zoro e si domandò se doveva rassicurarla oppure no. Decise per il no: non sapeva cosa dirle. Si limitò a guardare quella ragazza davanti a lui che non riusciva a guardarlo negli occhi. Sospirò e si sedette a terra. Lei rimase in piedi.

“Vieni qui,” le disse e lei alzò di poco lo sguardo e ubbidì. Gli si sedette vicino, alla sua sinistra, ma non troppo. “Dovrei essere io quello che si deve scusare per primo.”

Aqua alzò lo sguardo e lo guardò stupita. Il suo occhio zaffiro luccicava. Zoro ringraziò il cielo che non aveva pianto. “Perché? Tu non hai fatto niente!” gli disse meravigliata.

“Non è vero. Innanzitutto non mi sono fidato di te anche se sapevo del Legame, mentre tu ti sei fidata di me dal primo momento affidandomi l’incolumità del tuo corpo,” spiegò.

“Non l’hai mica chiesto tu il legame...” borbottò Aqua, assumendo una faccia seccata e guardando da un’altra parte. Zoro ridacchiò e senza pensare le mise un braccio intorno le spalle. Lei si irrigidì sotto il tocco. Anche lo spadaccino si stupì di quello che aveva appena fatto: non aveva mai dato così tanta confidenza a nessuno, tantomeno ad una ragazza, ma non si spostò. Era piacevole sentire la sua pelle fresca sotto il braccio caldo. Aqua rimase immobile.

Zoro pensò di aver sbagliato a metterle il braccio sulle spalle e fece per toglierlo ma lei lo trattenne.

“No” E lo fece poggiare di nuovo sulle sue spalle “È bello sentire il calore di un corpo umano” e si avvicinò un po. Zoro arrossì. Il suo istinto gli diceva di alzarsi e di rompere quel contatto fisico, ma non ci riusciva: si sentiva stranamente bene. La guardò un momento in silenzio. “Sai, io non dormo mai” gli confidò lei.

“Cosa?” si riscosse Zoro.

Aqua ridacchiò “Sì lo so è molto strano, ma io non dormo mai. Sarà per il fatto che non mi stanco quasi mai o perché devo controllare le maree. Solo un suono riesce a farmi addormentare.” Aqua si chiese perché glielo aveva detto.

“Quale?” le chiese Zoro senza pensare. Stava pensando troppo poco in sua presenza.

Acqua tacque un momento. “Il suono di un cuore che batte” disse infine. “La sfortuna è che non posso ascoltare il mio cuore: ne ho quattro, quindi sentirei quattro battiti. Poi io sono una dai gusti difficili: se il battito non è calmo, non riesco ad addormentarmi--!”

Zoro lo fece di nuovo senza pensare: la strinse a sè con il braccio e le fece appoggiare la testa sul petto, là dove stava il cuore. Aqua s’interrupe stupita. Tatum..tatum..tatum sentì Aqua.
Rimase immobile qualche secondo e vedendo che lui la lasciava ascoltare si accoccolò vicino a lui, tenendogli la testa sul petto. Con la punta delle dita, lei gli sfiorò la cicatrice che segnava il suo petto. Zoro si chiese come mai lo aveva fatto, ma si sentiva bene. Arrossì ancora di più. Odiava essere in imbarazzo.

Lentamente il suo respiro si fece più lento e regolare. “Dormi, Aqua, te lo meriti” gli sussurrò lo spadaccino ad un orecchio “E scusami ancora”. Aqua farfugliò qualcosa d’incomprensibile di rimando e si addormentò.

Zoro la lasciò appoggiata a sé ancora per qualche momento. Poi le prese la testa e la sostenne con un braccio e con l’altro le sostenne le gambe mentre si alzava. Si mosse piano e senza far rumore per non svegliarla. La distese sulla panca che stava là vicino, facendo attenzione a non schiacciarle le ali, e le mise sopra una coperta per non farle prendere freddo.
Si rialzò e la guardò. I tratti del suo volto si addolcirono: nessuno, guardandola adesso, avrebbe mai pensato che quella ragazzina così indifesa nel suo sonno fosse una pericolosa sicaria. Riusciva difficile persino pensare che sapesse uccidere.

 Si rimise la maglietta e prima di scendere piano la scaletta la guardò un’ultima volta mentre dormiva. Mentre si dirigeva verso la cucina per cenare si chiese perché le aveva dato così tanta confidenza e che cosa fosse le strana sensazione di benessere che aveva sentito. Quando gli altri gli chiesero che fine avesse fatto Aqua lui gli disse la verità, cioè che si era addormentata, ma senza fare nessun accenno al come e quello che si erano detti. Finita la cena Zoro non andò al dormitorio insieme agli altri, ma tornò in palestra dove Aqua dormiva ancora. Sorrise e si sedette, senza far rumore, ai piedi della panca, appoggiando la schiena alla parete e sistemandosi accanto le spade. Poi chiuse gli occhi. Sì, si poteva fidare di lei.

  
  
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