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Autore: Eastre    04/06/2011    8 recensioni
chi prende in giro gli altri, spesso, non si rende conto di quanto feriscono le parole.
Questa è la storia di Sara: quella ragazza che tutti consideravano la più brutta della scuola e che invece era la più triste della scuola, e di come tornò a sorridere.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sara osservava con lo sguardo verde socchiuso, la vita fuori dalla sua finestra. Il pallido sole autunnale illuminava timidamente la fredda e grigia via, qualcuno passeggiava, le auto scorrevano veloci, gli alberi erano mossi dal vento tagliente e nel fra tempo lo stomaco di Sara si contorceva per l’ansia, era come se al posto del suo stomaco ci fosse un acquario improvvisamente svuotato d’acqua pieno di migliaia di pesci che si dimenavano boccheggianti muovendo le loro viscide pinnette. Ecco Sara si sentiva così tutte le mattine prima di andare a scuola.

<< tesoro. Oggi è il tuo compleanno >> sussurrò la dolce voce della mamma mentre sentiva due calde mani posarsi sulle sue spalle << potresti invitare qualche amichetto a mangiare la torta qui…che ne dici? Ci divertiremo tanto…giocheremo a Monopoli, a carte...>>

<< no grazie >> si sforzò di sorridere. Come poteva sapere sua madre che la sua bambina non aveva neanche un “amichetto”. Sara non era mai stata una “giusta”, non era come sua sorella Agnese, magra, bella, che studiava psicologia…no, lei era solo Sara, la brutta e grassa Sara del primo anno. Quella che tutti feriscono e trattano male, quella che arriva sempre tardi perché non vuole aspettare nel cortile della scuola con gli altri ragazzi…

<< tesoro, perché non vai un po’ prima oggi? >> provò sua madre con un sorriso di incoraggiamento << sai, la tua insegnante mi ha detto che arrivi sempre tardi, hai ottimi voti ma se continui così ti dovrà mandare dalla preside >> il suo tono era diventato improvvisamente duro e severo.

Ho mamma se sapessi perché arrivo sempre tardi 

<< certo mamma >> sussurrò mentre le lacrime le riempivano gli occhi verdi.

 

<< guarda chi si vede >> urlò Bellini << la più brutta del mondo >> tutti i ragazzi scoppiarono in risate sguaiate che dilaniarono ancora il cuore della piccola Sara.

Abbassò lo sguardo sui libri che stringeva al petto fingendo che quelle parole non le avessero fatto male. Lo sapeva di non essere bella, con quel viso occhialuto e brufoloso, quei capelli scuri perennemente scompigliati e dall’aspetto sciatto e schifoso anche quando erano perfettamente puliti e quel fisico grasso e sgraziato. Ma nella scuola c’erano altre ragazze molto simili a lei che non erano prese in giro e maltrattate, anzi, a volte erano loro stesse ad unirsi alle risate dei ragazzi che la perseguitavano. Si sedette nell’angolo dello scalino della scuola incurante del marmo freddo su cui era appoggiata.

<< hey Mongolfiera, che libri hai in mano >> chiese beffardo Gallezzi avvicinandosi a lei con un ghigno che non lasciava presagire nulla di buono. Mongolfiera. Ormai la chiamavano tutti così, e forse non le era andata neanche tanto male.

<< fa vedere un po’ >> grugnì il ragazzo prendendo un libro a caso. E quel libro era proprio il suo preferito. Qualche volta, quando si sentiva tanto triste, correva in bagno e si rifugiava in un angolino, protetta dalla porta in acciaio piena di scritte stupide, stringeva le ginocchia al petto e si asciugava le lacrime iniziando a leggere uno dei suoi libri e fantasticare di perdersi in quei mondi fantastici che tanto amava

<< il piccolo principe  >> lesse Gallezzi per poi scoppiare in una risata di scherno << hey ragazzi>> urlò rivolto al suo gruppo di amici << guardate questo bel libro >>

<< ridammelo >> supplicò Sara alzandosi.

<< il piccolo principe! >> Bellini e Cerchi scoppiarono in una risata sguaiata.

Gallezzi lanciò il libro al grasso Francesco che iniziò a scorrere le prime righe con una falsa espressione di apprezzamento << ma guarda che interessante! >> commentò sarcastico lanciando il libro a Bellini che strappò la copertina con un ghigno disgustoso e si giustificò dicendo con una vocina da femminuccia “ho scusami piccola principessina ma anche noi altre principessine vogliamo il tuo bel libro”

Sara iniziò a singhiozzare << ridatemelo per favole, è il mio libro preferito >>

Bellini scoppiò a ridere e lanciò il libro a Francesco che non riuscì ad afferrarlo ed il prezioso volume cadde in una pozzanghera d’acqua putrida rovinandosi completamente tra le risate di tutti i gruppetti nel cortile. Sara raccolse il libro gocciolante tra i singhiozzi

<< che c’è principessina adesso piangi? >> la schernì Gallezzi. La campanella suonò lasciando sola Sara tra i suoi singhiozzi e la pazza voglia di non entrare in classe me di fuggire lontano, senza una meta, ma non ci sarebbe riuscita, perché Sara non ne aveva il coraggio, non aveva il coraggio per fare niente che non fosse piangere in quel momento.

 

<< Mandini, adesso mi scriva “sono una somara” in latino, prego…>> la bionda si morse il labbro tracciando solo una flebile linea con il gessetto. La professoressa sogghignò soddisfatta

<< bene >> sibilò vittoriosa << vedo che quest’anno sta facendo di tutto per essere bocciato  >>

<< no, prof…io lo so scrivere, mi dia tempo >> biascicò nervosamente la ragazza tracciando una A affilata sulla nera pietra della lavagna. In quel momento la campanella suonò annunciando la ricreazione e facendo sospirare di sollievo l’allieva e sbuffare la professoressa. La magra donna si alzò bruscamente dalla cattedra uscendo con un nervoso “come si suol dire, salvata dalla campanella signorina Mandini”.

Sara guardava la superficie verdognola del suo banco ancora con le lacrime agli occhi. Non voleva piangere, non davanti a tutta la classe, forse sarebbe potuta scappare in bagno, ma aveva paura di incontrare delle ragazze, come l’altra volta, che l’avevano costretta a bagnarsi i capelli nella tazza del water mentre ridevano e ridevano senza sosta. Allora cosa poteva fare? Le lacrime le creavano un groppo in gola che minacciava di non farla respirare.

<< hey Ugly Sara, che c’è? Vuoi metterti a frignare? >>  alzò appena lo sguardo arrossato per incontrare quello di Silvia Mandini e delle sue amiche strette in vestitini striminziti che la guardavano ridacchiando

<< no >> tirò su col naso asciugandosi le lacrime. Probabilmente era uno di quei momenti in cui Silvia sussurrava qualcosa nell’orecchio di clone-biondo-1 o clone–biondo–2 e ridacchiava o la prendeva in giro per gli occhiali, le sopracciglia folte o il nasone a patata che non sprizzava certo finezza ed eleganza come il bel viso di Silvia dai contorni delicati.

<< sai >> sussurrò con fare malizioso << c’è un certo Mario >> ammiccò uno sguardo al bel ragazzo a pochi passi da lei << che vorrebbe chiederti una cosa >>

Di colpo Sara si sentì avampare. Mario! Proprio lui! Il ragazzo per cui aveva una cotta fin dal primo momento che aveva incontrato i suoi occhi blu! Il ragazzo che non rideva quando la prendevano in giro…lui! Voleva . chiedergli . una . cosa!

Il ragazzo si fece avanti e la invitò con un cenno elegante ad alzarsi. Poi sorrise con fare seducente. Sara spalancò involontariamente la bocca. Mario si avvicinò di più a lei, era ad un palmo dal suo viso.

<< Ma..Mario >> balbettò deglutendo

<< shh >> sussurrò lui. Poi la baciò. Un bacio stampo veloce. Il suo primo bacio. E lo sapeva bene adesso, quello era il più bel giorno della sua vita, il regalo di compleanno migliore del mondo…almeno così credeva.

<< Carlo adesso devi baciare il maiale di tua nonna >> urlò staccandosi << ho vinto la scommessa!>> esultò pulendosi le labbra con una smorfia schifata << blea che schifo >> borbottò fra se. Tutta la classe scoppiò a ridere e Sara rimase congelata mentre le prime lacrime d’angoscia le colavano lungo le guance.

<< ho guardatela come piange >> la canzonò qualcuno mentre le risa si affollavano nella sua testa martellanti e pungenti come aghi. Solo quattro ragazzi non ridevano. Quei quattro ragazzi erano Alice, Marco, Rachele ed Alex. Erano sempre stati fuori da tutto il resto della classe. Non perché fossero poco belli o poco interessanti, anzi, erano dei ragazzi molto belli ed anche interessanti. Ma perché erano loro a non voler mischiarsi a tutti gli altri, Alice e Marco erano fidanzati,Rachele e Alex anche, più che stupidi quindicenni si comportavano come adulti maturi, certo, non è che non si divertissero, andassero in discoteca il sabato sera, bevessero ed impazzissero come tutti gli altri, ma non erano stupidi come tutti gli altri , solo allora Sara sembrò notarli.

<< che ti aspettavi? >> urlava clone-biondo-1 tra le risate << che Mario potesse veramente interessarsi ad una come te? Sei la più brutta della scuola i ragazzi ti sputerebbero in faccia, tanto più orribile di così non può diventare >> di nuovo tutti scoppiarono a ridere mentre il cuore di Sara si spezzava in due

che ti aspettavi?

 

 

Che Mario potesse veramente interessarsi ad una come te?

Sara affondò la faccia nei cuscini rosa e scoppiò a piangere.

Sei la più brutta della scuola

Singhiozzi, singhiozzi disperati, il respiro strozzato e la voglia di soffocarsi con quel cuscino.

i ragazzi ti sputerebbero in faccia

le lacrime non cessavano.

tanto più orribile di così non può diventare

le lacrime non cessavano. Non cessavano.

Sei brutta. Grassa. Nessuno ti vorrà mai. Mi fai pena.

Le lacrime non cessavano, non cessavano, non cessavano.

 Risate. Risate. Risate. Terribili e cattive risate

Le lacrime non cessavano, non cessavano, non cessano MAI.  

Sara in quel momento ricordò tutti i momenti più umilianti di quegli ultimi mesi nella nuova scuola.

Quella volta che Tamara aveva letto il suo diario davanti a tutti, la sua cotta per Mario, la sua paura del buio…

Quella volta che le avevano messo la colla sulla sedia e Silvia aveva detto con falso tono di rimprovero “ragazzi! Perché ridete! Non si prendono in giro le persone così grasse che non riescono neanche ad alzarsi dalla sedia”

Quella volta in cui tutta la classe si era riunita in cerchio intorno a lei ed aveva intonato in coro “brutta, grassa, mongolfiera, mongolfiera, brutta, grassa, mongolfiera, mongolfiera…” il suo cuore si era spezzato ancora, la terribile sensazione che tu sarai per sempre presa in giro perché sei solo una brutta e sciatta grassona che tutti trattano male.

Quella volta in cui, per cercare di farsi amici qualcuno aveva preparato con attenzione ed amore dei biscotti al cioccolato da offrire in classe e non erano neanche stati assaggiati, li avevano buttati a terra e calpestati senza ritegno sputandoci sopra e gridando “ma che schifo è questo?” “blea, come pretendi che mangiamo questa merda?”

E quella volta in cui due ragazze l’avevano picchiata in bagno dopo averle “involontariamente” strappato la sciarpa fatta a mano dalla nonna per il suo compleanno definendola una “Merda fatta da una vecchia lurida e schifosa”.

E ricordava quella voglia di correre a casa ed abbracciare il suo adorato orsacchiotto di peluche e stringerlo forte forte e piangere fino ad esaurire le lacrime.

Il campanello suonò. Sara si alzò di peso strofinandosi gli occhi arrossati dalle lacrime ed aprì la porta senza neanche chiedere chi era.

Si ritrovò davanti Silvia e le sue amiche/cloni con una faccia dispiaciuta e supplichevole.

<< Saruccia ci dispiace tanto >> iniziò Silvia

<< non volevamo prenderti in giro così >> continuò clone1

<< ci fai entrare? >> chiese supplicante clone2.

Sara esitò, poteva essere un piano per umiliarla ancora? Decise di fidarsi. Forse le cose sarebbero andate meglio, forse si sarebbe fatta delle amiche, si sarebbe divertita.

Ma si! finalmente le cose vanno per il verso giusto.

 

O almeno così credeva.



angolo autrice

ciao a tutti. vi ringrazio di cuore se siete arrivati fin qui. Ho deciso di scrivere questa storia per dare voce ai tanti ragazzi, perchè sono veramente tanti, vittime di bullismo che non parlano. Come Sara che non ha la forza di difendersi nella nuova scuola  e che, con l'aiuto di qualcuno, riuscirà a reagire.
Eastre . 





                                                 


  
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