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Autore: Knuckster    04/06/2011    3 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #11

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#11

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SINS OF PURITY Saga

Thosfobìa

Scritto e ideato da: Knuckster

Non è mai troppo tardi per rendersi conto di un errore e per cercare di rimediare, e anche se probabilmente Shadow non ammetterà mai il suo sbaglio, Sonic e compagni possono stare sicuri che, dopo una serie di rocambolesche peripezie, il loro amico-nemico abbia finalmente capito qual è la parte giusta dalla quale stare. La strada sembra cominciare a farsi in discesa per i mobiani che tentano così strenuamente di difendere il loro pianeta, specialmente dopo la vittoriosa missione di Rouge e delle altre ragazze. Se, però, pensano che i loro guai stanno per giungere al termine, non hanno fatto i conti con la determinazione di Magorian e con lo scioccante nuovo soldato che sta per mettere in campo!

Angel Island – Giorno 5 (Ore 23:30)

     - Dovessi cercare in ogni angolo di questa catapecchia fatiscente, lo troverò! Giuro che lo troverò! -

     Vector era fuori di sé dalla rabbia. Nei suoi occhi splendeva una luce selvaggia e un rivolo di bava gli colava dalle possenti mascelle. Stava mettendo sottosopra la casa di Knuckles nel tentativo di trovare il Chaos Emerald di cui aveva parlato Sonic, ma per quanti sforzi avesse fatto, non c’era ancora riuscito.

     Espio lo guardava appoggiato ad una parete, con le braccia conserte e l’espressione rassegnata. Charmy invece svolazzava contento, divertito nel vedere Vector in preda a quella agitazione.

     - Perché non ti dai pace, Vector? - sospirò il camaleonte - E’ ovvio che lo smeraldo non è qui! Sonic non ha fatto altro che metterti la pulce nell’orecchio! -

     - No! E’ qui, lo so! E’ solo nascosto bene! - sbraitò Vector sollevando il letto per guardarci sotto.

     - Vector ha la testa più dura del marmo, vero Vector? - cantilenò Charmy allegro.

     - Se non vuoi provare di persona quanto è dura la mia testa impara a tenere la bocca chiusa prima che ti arrivi una zuccata! -

     - Quando la smetterai di fare il diavolo a quattro mi troverai qui fuori! - esclamò Espio spazientito, cominciando ad avviarsi verso l’uscita.

     - Qui dentro io sono l’unico che si preoccupa della nostra attività! - sbuffò il coccodrillo rinunciando alla sua ricerca e sedendosi a terra con un tonfo.

     - Quante volte te lo devo ripetere? - replicò Espio - La nostra attività viene dopo la salvezza del pianeta! Non puoi pretendere di usare i Chaos Emeralds come pagamento per l’affitto! -

     - Espio ha ragione! - gli fece eco Charmy - Se il pianeta viene distrutto anche l’ufficio non ci sarà più! Allora forse dovremmo far distruggere il pianeta, così non avremo più l’ufficio e non dovremo più pagare! -

     Ma sembrò che l’idea di Charmy non fosse bene accolta.

     - Certo! - acconsentì Vector sarcastico - Lasciamo che quell’esaltato incenerisca tutto, così avremo un biglietto di sola andata per l’altro mondo! -

     - Comunque sia - intervenne Espio riprendendo il filo - Devi smetterla di andare a caccia degli smeraldi per usarli a tuo vantaggio! Li raccogliamo solo per tenerli al sicuro, non per venderli al primo che capita! -

     - Fai presto a parlare tu! - si lamentò Vector - Non devi avere a che fare con quel gorilla di centocinquanta chili del proprietario! Se vede che non abbiamo soldi per pagare mi spezzerà come uno stuzzicadenti! -

     - Non è colpa nostra se ultimamente non c’è stato lavoro! Ma non per questo sei autorizzato a prendere i Chaos Emeralds che, tra parentesi, varrebbero molto di più della quota dell’affitto! -

     - Infatti! Pensavo che avremmo potuto tenere anche qualcosina per noi! -

     Espio sbuffò sonoramente.

     - Chissà perché, ma me l’aspettavo! -

     - Che bello! - stridette Charmy - Con tutti quei soldi ci potremmo comprare tante belle cose! -

     Espio lo zittì all’improvviso con un brusco cenno della mano. Rizzò le orecchie e ascoltò attentamente. C’erano dei passi felpati sull’erba provenienti dall’esterno.

     - Si sta avvicinando qualcuno! -

     Il trio, spaventato, rimase in silenzio, ascoltando con attenzione i passi sommessi, attutiti dal prato. L’atmosfera notturna non poteva che aumentare la loro agitazione. Un’ombra cominciò a delinearsi sulla soglia dell’ingresso, Espio prese tra le dita le sue stellette, pronto a colpire. Qualcuno entrò nella stanza e i Chaotix avvertirono un momentaneo sollievo quando videro la familiare figura di un riccio. Ma quando si accorsero che il riccio in questione aveva il pelo nero come il carbone e due occhi scarlatti scintillanti, il sollievo si tramutò in terrore puro.

     - E’ qui! - esclamò Espio balzando indietro e preparando il suo bastone mentre Shadow li squadrava.

     Vector fu preso dal panico. Afferrò Charmy per la vita e lo voltò bruscamente, in modo che il suo pungiglione fosse in direzione di Shadow.

     - Aiuto! Il nemico ci ha scoperti! - urlò mentre Charmy strepitava e si dimenava.

     - Cosa sei venuto a fare qui? - domandò Espio aggressivo.

     Shadow non rispose, limitandosi a chiudere gli occhi e a sorridere.

     - Non riesco ancora a crederci! - disse infine, anche se non si rivolgeva a nessuno dei tre - Come è stato possibile che dei simili pagliacci siano stati capaci di tener testa a Rouge e Levine? -

     Un’altra figura indistinta si avvicinò all’uscio, in modo da venire illuminata dalla lampada ad olio. Era Sonic the hedgehog.

     - Aaaaaahhhh! - urlò Vector agitandosi ancora di più e sballottando il povero Charmy - Sonic si è alleato col nemico! -

     Espio sembrava non essere del suo avviso. Non appena vide Sonic parve rassicurarsi e depose le armi, sebbene tenesse lo sguardo fisso su Shadow.

     - Non agitatevi, ragazzi! - li tranquillizzò Sonic - Shadow è a posto! E’ dei nostri adesso! -

     - Chi ce lo garantisce? - protestò Vector - Potrebbe stare balaffando! -

     - Guarda che si dice bluffando! - lo corresse Espio spazientito.

     - Calmati, Vector! - esclamò Charmy, che a furia di tutti quegli scossoni stava cominciando a sentirsi il mal di mare.

     Knuckles e Tails si affacciarono alla porta, seguiti a ruota da Big.

     - Potete stare tranquilli! - disse Tails con voce stanca - Shadow non vi farà alcun male! Ha recuperato tutti i suoi ricordi! Diglielo anche tu, Shadow! -

     Come suo solito, il riccio nero non rispose. Si limitò ad entrare e ad appoggiarsi ad una parete con le braccia conserte e lo sguardo assente. Quando Vector si decise a calmarsi e a mettere a terra Charmy, tutti gli altri poterono entrare per riposarsi.

     - Allora! - disse Sonic dopo che si furono tutti seduti - Che si può dire? La nostra missione è compiuta! Shadow, il riccio prodigo, è finalmente tornato sulla retta via! -

     - Anche se lui non ne sembra molto contento! - puntualizzò Espio ancora sospettoso.

     Shadow continuò ad ignorarlo.

     - Non farci caso! - disse Tails a bassa voce - E’ fatto così! -

     - Notizie di Rouge e delle altre? - intervenne Knuckles con sguardo impaziente.

     - Non si è visto ancora nessuno qui! - rispose Charmy.

     - Sono sicuro che stanno tutte bene! - assicurò Sonic - Riuscirebbero a tenere testa ad un intero esercito per quanto sono testarde! -

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Techno Base – Giorno 5 (Ore 23:45)

     - Questa Magorian non la prenderà bene! -

     I passi di Getara, Drake e Levine risuonavano sul pavimento metallico della Techno Base. Erano appena tornati dalla missione a loro assegnata, nervosi e preoccupati, intenti a scervellarsi nel tentativo di trovare le parole giuste per comunicare a Magorian il loro ennesimo fallimento.

     - Non siamo mai caduti più in basso di così! - commentò Getara con un grosso bozzo in testa.

     - Non sono più disposta a tollerare queste umiliazioni! - gli fece eco una zoppicante Levine molto irritata - E’ davvero il colmo! Se quelle mocciosette mi ricapitano a tiro non sarò responsabile delle mie azioni! -

     - Pensa a qualcosa da raccontare a Magorian invece di blaterare! - ribatté la lucertola.

     - Senti chi parla! Hai un odore orribile! Ti sei rotolato in un porcile, per caso? -

     - Fatti scaraventare dal terzo piano in un cassonetto dell’immondizia e poi dimmi tu che odore avrai! -

     - Sempre meglio che essere investiti da un bolide impazzito! Sono tutta un dolore! -

     I due si voltarono a guardare Drake, che procedeva impettito e silenzioso come sempre, ma dall’espressione dei suoi occhi persi nel vuoto si comprendeva che stava rimuginando su qualcosa.

     - Tu sei l’unico di noi che non ha riportato danni visibili! - sibilò Getara maligno - Il che dà da pensare! -

     - Cosa vorresti insinuare? - rispose Drake accalorandosi.

     - Non era precisamente difficile il tuo compito, vero Drake? - continuò Levine - Dovevi solo dare la caccia alla coniglietta e all’echidna! Eppure sembra che tu abbia fatto tutt’altro! -

     - La metà del tempo l’ho impiegata a cercare Gamma e a rimetterlo in sesto! E poi, Levine, loro due non avevano il Chaos Emerald, ce l’aveva Rouge! E se non sbaglio Rouge era compito tuo! Quindi non sputare sentenze sugli altri quando tu sei la prima che non è riuscita a portare a termine l’incarico! -

     Levine rimase visibilmente stupita.

     - Siamo nervosetti, eh? -

     Drake non rispose, limitandosi a lanciare alla farfalla il suo sguardo più avvelenato.

     - Cercate di risparmiare le forze per quando Magorian ci darà un’altra batosta! - esclamò Getara - Eppure non avrei mai pensato che Sonic e la sua penosa banda sarebbero stati così pericolosi! -

     - La vita è piena di sorprese! - affermò Drake enigmatico.

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     Nella mezz’ora successiva all’arrivo di Sonic e Shadow, l’atmosfera era piuttosto tesa. Knuckles era seduto intento a rigirarsi i pollici, probabilmente molto preoccupato per il ritardo di Rouge. Sonic era disteso sul letto con le mani sulla nuca mentre fissava il soffitto. Tails armeggiava distrattamente con il suo scanner e Vector e Charmy erano impegnati a bisticciare come al solito. Espio fissava imperterrito Shadow in cagnesco, probabilmente gli bruciava ancora la sconfitta subita a Sunset Hill. Dal canto suo, il riccio nero era deciso ad ignorarlo e sembrava molto interessato al palmo della sua mano. Big, invece, giocherellava con Froggy, quasi estraneo alla faccenda.

     Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, sentirono un frusciare d’ali familiare e dei passi smorzati dall’erba. Scattarono tutti allerta e tirarono un sospiro di sollievo quando videro entrare una trionfante Rouge seguita da Amy, che portava in braccio Cream profondamente addormentata, e da Tikal, con Cheese accoccolato tra le sue braccia. Knuckles ed Espio scattarono in piedi, quasi senza accorgersene. Rouge arricciò un labbro.

     - Siete sane e salve per fortuna! - disse Tails asciugandosi la fronte.

     - Ammirate, signore e signori, il trionfo di Rouge! - esclamò il pipistrello soddisfatto mostrando al pubblico lo scintillante smeraldo verde e lanciandolo a Sonic con una noncuranza di cui non l’avrebbero ritenuta capace.

     - Siete state grandi, ragazze! Un altro smeraldo per noi! Come vorrei vedere la faccia di Magorian in questo momento! -

     L’atmosfera si era decisamente rilassata. Sonic si spostò per permettere ad Amy di poggiare Cream sul letto, per poi parlare con lei con tono basso e con parole che nessuno riusciva a sentire. Knuckles ed Espio continuavano a gettare occhiatine a Rouge, che sembrò non curarsi di loro. Tikal si sistemò tra Tails e Big per poter riposare un po’. La maggior parte degli sguardi erano però diretti a Shadow, sempre fermo nella solita posizione, senza aver detto nemmeno una parola.

     - E così sei di nuovo dei nostri, Shadow! - cominciò Rouge rompendo il ghiaccio - Mi sento decisamente più tranquilla ad uscire adesso che so che non sei più in preda alla tua furia omicida! -

     - A quanto pare! - rispose Shadow distratto.

     - E così adesso abbiamo due smeraldi! - annunciò Sonic estraendo lo smeraldo giallo dalla tasca dei pantaloni (A Vector schizzarono gli occhi fuori dalle orbite) - E contando anche quello di Shadow sono tre! Siamo ormai a metà dell’opera, ragazzi! -

     - Dobbiamo solo assicurarci che i restanti tre Chaos Emeralds non finiscano nelle mani di Magorian! - disse Knuckles.

     - Non dobbiamo dimenticarci di Eggman però! - puntualizzò Amy.

     - Anche se gli altri smeraldi finiscono nelle mani di testa d’uovo è sempre meglio che vederli in possesso di Magorian! - replicò Sonic - In questo momento la minaccia peggiore è lui! -

     - Immagino che Shadow avrà molto da dirci! - esordì Espio.

     - Cosa intendi dire? -

     - Hai trascorso parecchio tempo con Magorian e sicuramente avrai imparato a conoscerlo! Potresti avere delle informazioni utili, ad esempio da dove viene, chi è esattamente, se ha qualche punto debole! -

     Shadow sbuffò. Era di un umore parecchio strano.

     - Non ho niente da dirvi! Su Magorian non so niente di diverso da quello che sapete voi! -

     Espio si alzò irritato.

     - Non puoi dircelo o non vuoi? -

     Shadow gli andò incontro.

     - Perché non cerchi di scoprirlo da te? -

     - Ehi, ehi! - intervenne Sonic cercando di placare gli animi - Non è il caso di fare i diavoli a quattro! Sentite, siamo tutti stanchi… una bella dormita è quello che ci vuole! Affronteremo meglio il problema domani mattina! -

     Shadow fulminò il camaleonte con lo sguardo, prima di avviarsi verso l’uscio dicendo: - A questo punto non c’è più motivo che io rimanga! -

     - Un attimo, Shadow! - lo fermò Sonic - Il tuo smeraldo… perché non me lo consegni? -

     I due ricci si squadrarono a fondo, come se stessero tentando di comunicare senza parole.

     - Parliamoci chiaro! Sono disposto ad aiutarvi a buttare giù Magorian, ma questo non vuol dire che dovrò stare incollato a voi! Custodirò io questo smeraldo fino a quando non saranno stati recuperati gli altri! -

     E detto questo, se ne andò, lasciandosi dietro un silenzio attonito.

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     - Hai mai fatto caso a quante parole esistono per dire che un oggetto emana luce? Luminoso… splendente… scintillante… radioso… lucente… brillante… sfavillante… sfolgorante… ce n’è per tutti i gusti! -

     Nulla sembrava poter distogliere Magorian dalle sue oscure elucubrazioni, mentre, seduto sulla grande poltrona, si rigirava tra le dita affusolate una grande gemma bianca che emanava una luce fosforescente.

     - Riesco quasi… ad assaggiare la sua energia… è come elettricità… una scarica che si diffonde in tutto il mio corpo… penetra fin dentro le ossa… è un qualcosa di indescrivibile… come può una pietra così piccola racchiudere un potere così immenso? Te lo sei mai chiesto? -

     Qualcuno si mosse nell’ombra della fredda stanza. Era una figura alta e smilza, talmente rigida da farla sembrare una statua, e il colore scuro della sua pelle contribuiva a mimetizzarla perfettamente nel buio. Solo i suoi occhi rilucevano sinistri, due luccichii argentati, quasi come capocchie di spillo.

     Le porte automatiche della sala si spalancarono e tre persone fecero il loro ingresso. Drake capeggiava il gruppetto, seguito da Getara e Levine, decisamente malridotti. Magorian voltò immediatamente la poltrona, in modo da trovarsi di fronte ai suoi agenti, poi li squadrò attentamente. Nessuno di loro aveva il coraggio di sostenere il suo sguardo.

     - Ebbene? - chiese infine con il tono più tagliente di cui era capace.

     I tre si guardarono tra loro, intimoriti come non mai, poi uno di loro si decise a prendere coraggio e a parlare.

     - L’operazione è andata a monte, Magorian! - disse Drake tutto d’un fiato - Purtroppo Sonic e la sua banda sono riusciti a mettere le mani su quel Chaos Emerald! -

     Contrariamente a tutte le loro aspettative, la reazione di Magorian fu assurda. Rovesciò il capo e scoppiò in una fragorosa e gracchiante risata.

     - Come volevasi dimostrare! - esclamò stranamente divertito - Come avrei potuto aspettarmi qualcosa di diverso da voi? -

     - Non… non sei arrabbiato? - mormorò Getara incerto.

     - Oramai, mio viscido amico, arrabbiarsi non serve più a nulla! Anche infliggervi una qualsiasi punizione sarebbe uno spreco di tempo e di energie! Ho deciso di lasciar perdere! Anche perché d’ora in poi non dovrò più penare per vedere un mio ordine eseguito! -

     - Cosa intendi dire? - domandò Levine.

     - Voglio dire, mia cara, che finalmente non dovrò più tollerare la vostra patetica incompetenza! E’ arrivato qualcuno che sarà in grado di sopprimere quel riccio della malora e la sua penosa compagnia! Mostrati ai tuoi colleghi… Agente Quattro! -

     Le parole di Magorian ebbero un effetto stupefacente sul gruppetto. Dalle loro espressioni si capiva perfettamente che avevano il cuore in gola. Solo Drake sembrava aver conservato il suo autocontrollo, anche se, coperto dal pesante elmo, la sua espressione non poteva essere decifrata.

     Un’ombra indistinta si mosse nell’oscurità, fece qualche passo in avanti e si mostrò alla pallida luce dei neon. Aveva fattezze palesemente canine, ma come gli altri agenti sapevano era uno sciacallo. Alto, imponente e impettito, con un folto pelo nero e lucido, le braccia forti e muscolose e due occhi d’argento che sembravano risplendere. Aveva due orecchie ritte a punta, un muso allungato e una paurosa serie di denti puntuti e affilati. Le sue calzature non erano altro che strisce di tela avvolte e tenute insieme da una corda di iuta alle caviglie. Portava una maglia bianca di lino senza maniche e un drappo che gli si avvolgeva attorno alla vita, decorato con motivi geometrici. Indossava numerosi bracciali e collane dorate ma la cosa più accattivante era uno zaffiro di un blu intenso a forma di goccia incastonato sulla sua fronte.

     L’agente quattro squadrava i suoi compagni con una curiosa espressione a metà tra l’annoiato e il curioso.

     - Seth! - esclamò Levine, forse la più contenta dei tre di vederlo.

     Per un attimo dagli sguardi che i due si scambiarono balenò un’intesa apparentemente molto salda. La farfalla lanciò un impercettibile cenno che però non fu ricambiato dallo sciacallo.

     - Ora che Seth è tra noi - riprese Magorian soddisfatto - I nostri problemi saranno solo un pallido ricordo! -

     - E come mai è arrivato solo ora? - proruppe Getara - Dov’era lui mentre noi sudavamo sette camicie per tener testa a quel branco di mocciosi esagitati? -

     - Seth era in missione per conto mio! - rispose l’uomo palesemente irritato - Una missione che solo lui era in grado di adempiere! E a quanto pare la mia fiducia è stata ben riposta visto il risultato! -

     Magorian mostrò agli altri lo scintillante Chaos Emerald bianco, lasciandoli di stucco.

     - Quando potrò sperare che siate voi a portarmi una di queste pietruzze sarà probabilmente già troppo tardi! Adesso ritiratevi nelle vostre stanze… per oggi mi avete deluso abbastanza! -

     E senza aggiungere altro, i tre se ne andarono. Drake uscì in silenzio, Getara borbottava sottovoce e Levine non se ne andò prima di aver strizzato l’occhio ad un indifferente Seth.

     - Dove eravamo rimasti? - chiese l’uomo dopo che la porta automatica si fu richiusa.

     - Come può una pietra così piccola racchiudere un tale potere! - rispose lo sciacallo, parlando per la prima volta.

     - Ah, giusto… te lo sei mai chiesto, Seth? -

     - Veramente no! -

     Gli occhi di fuoco di Magorian incontrarono per un momento quelli di acciaio di Seth. Entrambi sostenevano lo sguardo fisso del loro interlocutore, ma fu Magorian ad interrompere il contatto visivo, sogghignando stranamente.

     - So che sai essere molto persuasivo! - disse continuando a rigirarsi lo smeraldo tra le dita - Ma non c’è bisogno di mettere in pratica ciò che ti ho insegnato! Ti racconterò comunque tutto! -

     L’uomo fece un attimo di pausa… poi proseguì.

     - Il principio… l’inizio di ogni cosa… quando l’immensa vastità dell’universo era dominata dal caos… un puro, semplice, meraviglioso, inenarrabile caos… una straordinaria entropia che ricopriva tutto ciò che c’era… tutti i primi nuclei dell’essere, tutto ciò che esisteva si muoveva in un enorme spazio sconfinato, nella più totale confusione… uno spettacolo sublime… fino a quando non nacque la forza opposta del caos… l’ordine… i nuclei dell’essere cominciarono ad aggregarsi, ad abbandonare la scioltezza e l’indipendenza che li aveva governati fino a quel punto… si disposero uniformemente annullando gradualmente il caos… nacque la materia… i nuclei di essere cominciarono a sparire, risucchiati in unici grandi corpi… nacque l’universo… galassie, costellazioni, supernove, pianeti disposti parallelamente nello spazio e nel tempo… disposti uniformemente nel cosmo… l’ordine aveva sconfitto il caos… del grande miscuglio di essenza che c’era in principio, rimase solo energia… l’energia prodotta dall’incessante movimento dei nuclei di essere… l’ordine trovò il modo di incatenare con le sue leggi anche l’energia del caos… questa energia fu cristallizzata dalla materia… e così nacquero quelli che poi sarebbero diventati i Chaos Emeralds… all’inizio non erano altro che enormi blocchi di roccia cristallina che vagavano nello spazio… sette asteroidi che incatenavano l’energia del caos… ma tutto questo aveva i suoi risvolti inattesi… il principio stesso dell’entropia è la completa sregolatezza e confusione… è impossibile tenere imprigionato il caos senza avere ripercussioni… l’energia che premeva agli angoli delle sue prigioni cominciava a trasparire… ma non era più semplice caos… la sua costrizione nelle catene della materia aveva trasformato quella forza in energia negativa… la più estrema delle forze… la distruzione… l’essenza della distruzione… tutta quell’energia negativa in libertà cominciò ad estinguere tutto ciò che l’ordine aveva creato… e fu così che l’ordine racchiuse e cristallizzò l’energia negativa in un altro asteroide… più piccolo, molto più piccolo… quello che sarebbe diventato la mia Gemma dell’Occulto! -

     - Quando ormai l’universo si era completamente formato, queste otto rocce vaganti continuavano a vagabondarci all’interno… fino a che un giorno non persero stabilità, furono catturati dall’attrazione gravitazionale e si schiantarono su questo pianeta… le sette rocce del caos finirono qui, mentre la roccia dell’occulto cadde sul pianeta gemello a questo… la Terra! -

     - Ed è qui che entro in gioco io… un essere umano… non ho alcun ricordo del mio passato… non conosco la mia identità, ma questo non mi ha mai interessato… so solo che vivevo sul pianeta Terra e la mia misera vita è cambiata radicalmente quando sono venuto in contatto con una piccola pietra viola, precipitata sul pianeta… la Gemma dell’Occulto… nel momento stesso in cui l’ho toccata, l’energia della distruzione si è liberata dalle sue catene ed ha invaso il mio corpo… non so come sia sopravvissuto… la mia carne avrebbe dovuto andare in pezzi… invece quel potere maligno mi ha invaso… il mio corpo ne è stato contaminato come da un morbo… ho acquisito un potere mostruoso e con esso una grande conoscenza… ho visto le immagini dell’origine della realtà… ecco come ho potuto raccontarti tutto questo… ma in questo straordinario processo, scattò qualcos’altro… il fenomeno del Chaos Control… l’unico mezzo per mettere in comunicazione due mondi paralleli e per il trasferimento istantaneo della materia… venni strappato dalla Terra e finii in questo mondo dominato da animali parlanti… ma questo non importava fintantoché avevo questo dono… potere, conoscenza, invulnerabilità e la possibilità di vivere in eterno… avevo acquistato la lunga vita… ero diventato un dio! -

     - Però tutto il mio grande potere aveva un prezzo… il mio corpo cominciò a non sopportare questo forte stress… ne rimasi avvelenato… il mio corpo si avvizzì e i miei muscoli si atrofizzarono… la mia forza fisica si estinse quasi del tutto e i miei lineamenti umani si sbiadirono… e così assunsi l’aspetto che ho adesso… ero un vecchio stanco… a nulla servivano i miei poteri divini senza la forza fisica necessaria a sostenerli… ancora adesso non potrei liberare tutta la mia forza distruttiva senza rischiare di danneggiare il mio corpo… dovevo trovare il modo di risolvere quel problema! -

     - Trascorsi la maggior parte della mia esistenza ad esplorare questo pianeta sconosciuto… e man mano che entravo in contatto con i suoi abitanti, il mio odio per loro cresceva… un giorno venni a sapere di una tribù di echidna che adorava da secoli le reliquie di un dio del caos… e quando scoprii che quelle reliquie erano le sette rocce ne rimasi estasiato… erano molto diverse da come le avevo viste… non erano più grandi rocce… il tempo e gli abitanti del pianeta le avevano scolpite, trasformandole in pietre più piccole, più simili agli attuali smeraldi… e questo non aveva fatto altro che giovare… più piccole sono le dimensioni, più grande e concentrato è il loro potere… ero sicuro che se fossi riuscito ad impadronirmene, avrei acquisito la forza necessaria ad ottenere un corpo degno del mio potere… l’intera energia del caos sarebbe scorsa nelle mie vene e mi avrebbe trasformato in un dio assoluto! -

     - Mi infiltrai nella tribù come un viandante sperduto e studiai gli abitanti da vicino… ma nessuno del villaggio sembrava essere a conoscenza di quel tempio… solo una di loro… una ragazza… la figlia del capo-villaggio… seguendola scoprii che visitava regolarmente il tempio… era diventata una vestale… adorava una specie di dio del caos che, secondo alcune iscrizioni, risiedeva in quel tempio da generazioni… all’epoca pensai fossero tutte balle... loro non conoscevano l’origine dell’universo, non conoscevano la storia degli smeraldi… era scontato che le loro menti così poco evolute riconducessero questi fenomeni ad una presunta divinità… davvero patetico, non trovi? -

     - Non appena scoprii l’ubicazione del tempio non persi tempo… sottrassi le sette pietre e mi preparai alla cerimonia della mia ascesa… unendo la mia gemma agli smeraldi avrei disposto di un’energia inesauribile e sarei stato in grado di plasmare il mio corpo a piacimento… ma qualcosa andò storto… quella vestale disponeva di un potere che, lo ammetto, non avevo previsto… era un altro smeraldo… una pietra che chiamava Master Emerald… con quella fu capace di risucchiare l’energia del caos dagli smeraldi… il rituale fu interrotto bruscamente e tutte le energie vennero prosciugate dal mio corpo… ero più vecchio e stanco che mai… fui costretto a sparire nell’ombra come un verme… la più grande umiliazione della mia vita! -

     - Trascorsi i successivi anni a spiare la tribù di nascosto e a raccogliere quante più informazioni possibili… venni a sapere che quel misterioso Master Emerald fu creato molto tempo fa da uno stregone antenato della tribù degli echidna… si era accorto del potere dei Chaos Emeralds e aveva pensato bene di creare un artefatto con la capacità di neutralizzare la loro furia, se mai si fosse scatenata… era quella l’unica arma che avevano contro di me… quando ebbi recuperato le forze ed ero pronto per un nuovo attacco si scatenò il putiferio… la tribù, in lotta con i suoi simili, decise di utilizzare gli smeraldi contro di loro… avrei tanto voluto assistere a questa ridicola scena… degli esseri così inferiori tentare di utilizzare gli imponderabili poteri del caos… quando ci provarono, un’entità soprannaturale apparve… ed aveva una tale forza da spazzare via l’intera civilizzazione… il dio che adoravano, Chaos… tutte le tribù furono distrutte da lui, finché la vestale non trovò il modo di metterlo a dormire nel Master Emerald… i Chaos Emeralds andarono perduti in quello spettacolo apocalittico, mandando a monte i miei progetti… rimasi di stucco… quella divinità esisteva davvero dopotutto! Ma da dove proveniva? Giunsi alla conclusione che fosse un’incarnazione del caos stesso, l’ultima stilla di entropia relegata anch’essa nelle prigioni della materia… a guardia dei Chaos Emeralds che racchiudono la sua essenza! -

     - Non potevo correre altri rischi… decisi che prima di colpire di nuovo, mi sarei preparato a dovere… perché un’altra sconfitta mi sarebbe potuta essere fatale… così, mentre gli ultimi echidna superstiti continuavano a vegliare sul tempio (quell’echidna rossa testarda è infatti il loro ultimo discendente) io vagavo per il pianeta… volevo affinare i miei poteri e le mie capacità, cosicché quando fossi tornato sarei stato ancora più potente… dopo tanti allenamenti acquisii il divino potere di creare la vita! Almeno in parte a dire la verità… le mie creazioni sono solo ombre prive di emozioni, schiave del mio volere… i miei ninja… ma non sarebbero stati sufficienti quei soldati ad aumentare le mie forze… avevo bisogno di generali che li guidassero… e così creai voi… Drake fu il primo… seguito da Getara, Levine e infine da te, Seth… vi ho dotati di poteri eccezionali, affinché mi aiutaste nella mia nobile opera di creazione… col vostro aiuto avrei spazzato questa razza indegna che ammorba il pianeta e avrei dato inizio ad una nuova era… ma per farlo ho bisogno dei Chaos Emeralds… quindi ti rendi conto di quanto siano essenziali per il mio scopo! -

     - Lo comprendo! - disse lo sciacallo.

     - Allora non mi resta che affidarmi a te! Assicurati di portarmeli tutti quanti! -

     - Non ti deluderò! - esclamò Seth piegandosi in un inchino prima di lasciare la stanza.

     Magorian guardò nuovamente lo smeraldo bianco.

     - Niente potrà impedirmi di realizzare il mio piano! - mormorò - Niente! -

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     Drake si tolse pezzo per pezzo la pesante armatura rossa e la gettò in un angolo producendo un forte clangore. Si asciugò la fronte bagnata di sudore e si sedette sul letto della sua stanza, con un’espressione assorta. Si guardò in uno specchio a muro e pensò che senza quella stupida armatura il suo aspetto non era poi così truce. Era alto e sciolto, ricoperto da un folto pelo bruno. La sua lupesca coda flessuosa ondeggiava lentamente. Il suo muso era lungo e appuntito e le sue orecchie, una delle quali mozzata in un punto, erano ritte sul suo capo. Il suo petto era largo e muscoloso, così come le sue braccia. Indossava una maglia leggera di tessuto rosso e dei pantaloni di tela blu lunghi fino alle ginocchia.

     Mentre stava guardando il suo riflesso, dei passi si avvicinarono alla porta automatica della sua stanza, che si aprì con uno scatto rivelando la figura di Seth.

     - Posso entrare? - chiese educatamente lo sciacallo.

     - Visto che sei già qui… - rispose Drake distratto.

     - L’edificio non ha altre stanze da letto, per cui sarò costretto ad importi la mia presenza! -

     - Vuoi dirmi che in questo posto enorme non ci sono altre stanze? -

     - Magorian occupa quella del dottor Eggman… e Getara e Levine si sono già appropriati di quelle dei suoi due assistenti! -

     - Ma qui c’è un solo letto… non vorrai che… -

     Seth sorrise… un sorriso inquietante…

     - Non preoccuparti! Non dormo molto… mi basterà rintanarmi in un angolo… e poi… non sono del tutto sicuro che tu lo usi quel letto! -

     Drake fu punto sul vivo.

     - E da cosa te ne accorgi? -

     - Le lenzuola sono rimboccate e il letto è già fatto… e non credo che qui ci sia una cameriera robot che rassetta le stanze! -

     Il lupo non seppe cosa rispondere. Evitò di guardare Seth negli occhi, perché era non poco imbarazzato.

     - Dormo sul pavimento… accucciato… -

     - Come un vero lupo! -

     - Se Magorian lo sapesse non la prenderebbe molto bene! -

     - Lo immagino! Dopo tutto quello che ha fatto per insegnarti a comportarti da essere umano… non ho mai capito perché con me, Getara e Levine non ha fatto lo stesso! -

     - Voi siete diversi! Vi ha incontrati già da adulti… io sono stato cresciuto da lui… sin da piccolo! -

     - Continua! -

     - Non ho voglia di parlarne! - esclamò Drake deciso, ma non poté fare a meno di puntare il suo sguardo sugli occhi di Seth.

     In quel momento sembrò paralizzarsi… sentì una strana attrazione magnetica impedirgli di staccare gli occhi da quelli di Seth… così argentati… brillanti… avevano uno strano bagliore sinistro…

     - Ho detto… continua… - sussurrò Seth.

     - Cosa vuoi sapere? - mormorò Drake, succube degli occhi del collega.

     - Come hai conosciuto Magorian? -

     - Quella notte… -

     - Notte? -

     - Non dimenticherò mai quella notte… quell’orrenda notte che mi cambiò la vita… ero solo un cucciolo allora… un cucciolo indifeso e spaventato… vivevo con i miei genitori nel cuore della foresta… mio padre, era così fiero, saggio, coraggioso… e mia madre… così… dolce, apprensiva, affettuosa… ma non ricordo molto di loro… della mia famiglia… una famiglia di lupi… ero… piccolo per ricordare… ma quella notte… quella orribile notte di temporale… qualcosa… ci attaccò… quella luce accecante… ci venne incontro… mio padre disse a mia madre di prendermi e di fuggire… la mamma mi prese per il collo… e fuggì… la luce… la luce colpì papà… papà, sta… stava morendo… scappammo per la foresta… ma la luce ci inseguì… colpì anche lei… non riusciva più a muoversi… mi disse di correre, di scappare… ma io non volevo lasciarla… avevo troppa paura… e quella luce… quella luce si stava avvicinando… corsi via e mi nascosi tra gli alberi… non sentivo più la mamma… solo la pioggia, i tuoni, i lampi… poi qualcosa si avvicinò a me… mi trovò… io avevo paura, troppo paura per muovermi… e mi trovò! -

     - Che cos’era? -

     - Era Magorian… mi prese e mi tirò fuori di lì… mi disse che i miei genitori erano morti e che da quel momento in poi si sarebbe preso lui cura di me! -

     - E così ti ha allevato! -

     - Mi ha cresciuto come un figlio… ha allenato il mio corpo e la mia mente, e mi ha insegnato a combattere… mi ha donato il potere di produrre il fuoco e di manipolarlo a mio piacimento… diceva sempre che un grande destino mi aspettava… al suo fianco… sarei stato parte di un progetto che avrebbe cambiato il pianeta… man mano che crescevo lui mi diceva che era sempre più preoccupato… che non dovevo cedere agli istinti animaleschi… o avrei fatto la stessa fine dei miei genitori… così mi insegnò a comportarmi da essere umano… forgiò per me quell’armatura… doveva coprire quella che lui chiamava la mia deformità… sopprimere il mio istinto di lupo… -

     - E c’è riuscito? -

     - Io non lo so… credo di sì… tutt’ora mi sento molto più uomo che lupo! -

     - Ma c’è ancora qualcosa di lupesco in te… avverti il richiamo della foresta… della natura… del mondo a cui tu appartieni… altrimenti non dormiresti sul pavimento come un animale e non odieresti tanto quell’armatura da scaraventarla al suolo! Le catene che imprigionano la tua vera essenza cominciano a soffocarti! -

     - Io… non so… -

     - Perché sei così leale e fedele nei confronti di Magorian? -

     - Lui mi ha cresciuto… si è preso cura di me… senza di lui sarei morto quella notte nella foresta… mi ha dato un grande potere… e poi con lui ho avuto l’occasione di visitare tanti posti e conoscere tante cose… e potrò farlo ancora… fino a quando non lo scoprirò… -

     - Scoprirò cosa? -

     - Cosa ha ucciso i miei genitori! -

     Seth sorrise impercettibilmente.

     - Forse le risposte che cerchi sono più vicine a te di quanto pensi… comunque sia… è tutto quello che volevo sapere! -

     Seth sbatté le palpebre interrompendo il contatto visivo con Drake. Il lupo le sbatté a sua volta, e scosse la testa, stordito, come appena svegliatosi da un lungo sonno.

     - Cosa… cosa… stavamo dicendo? - si chiese balbettando.

     - Stavo appunto dicendo che forse è meglio se vado a dormire da un’altra parte! - rispose Seth mellifluo - Ti auguro una buona notte, lupetto! - e si voltò uscendo dalla stanza e lasciandosi alle spalle un confuso Drake.

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Eggmanland – Giorno 6 (Ore 00:15)

     - Vacci tu! -

     - No, vai tu! Io sono andato l’ultima volta! -

     - Mandiamoci Bokkun allora! -

     - Stai scherzando? L’ultima volta mi ha quasi strangolato! -

     C’era una strana atmosfera nel quartier generale del dottor Eggman. Era da poco ritornato dalla pericolosa missione col fine di portare Shadow dalla sua parte e, appena rientrato, aveva ricevuto notizia da una delle sue spie robotiche che un altro Chaos Emerald era finito nelle mani dell’odiato Sonic. Deluso, frustrato e amareggiato, era sprofondato nella sua maxi poltrona in pelle, si era voltato e non aveva più proferito parola. Ora i suoi assistenti stavano sgomitando per decidere chi tra loro dovesse andare a sincerarsi delle sue condizioni. Conoscevano bene la sua esuberante loquacità e sapevano altrettanto bene che queste improvvise crisi di mutismo non portavano a niente di buono.

     - Ok, allora ci andiamo tutti insieme! - propose Bocoe.

     - Piano però! - replicò Decoe - E’ capace di smontarci pezzo per pezzo se ha la luna storta! -

     - Andate avanti voi! - li esortò Bokkun.

     Cautamente, i tre automi si avvicinarono al dottore. Prima lo chiamarono a bassa voce e poi insistettero ancora, non avendo ricevuto risposta. Seppur tremanti, si presero coraggio e si avvicinarono ancora di più. Afferrarono lo schienale e voltarono lentamente la poltrona. Lo spettacolo che gli si parò di fronte fu l’ultimo che si aspettavano. Eggman era comodamente seduto, con un gomito appoggiato ad un bracciolo e un ampio sorriso dipinto sotto gli scompigliati baffoni.

     - Dottore, si sente bene? - domandò Decoe sconcertato dal suo inquietante ghigno.

     - Mai stato meglio, ferraglia! - esclamò esuberante - Sono così contento che quasi quasi eviterò di mandarvi alla rottamazione! -

     - E’ contento pur non essendo riuscito a portare Shadow dalla nostra parte? - bofonchiò Bocoe.

     - E sapendo che non potrà avere il suo smeraldo? - aggiunse Decoe.

     - Nonché che con quello di Shadow e quello che ha raccolto Rouge adesso Sonic ha un totale di tre smeraldi? - concluse Bokkun.

     - Non c’è bisogno di rigirare il coltello nella piaga! - bofonchiò Eggman irritato - So benissimo che al momento siamo in svantaggio tattico, ma un brillante genio come me ha sempre un piano alternativo! -

     - Un piano alternativo? - ripeterono i tre robot in coro.

     - Esattamente! Vedete, per far sì che la bilancia della vittoria penda di nuovo dalla nostra parte la cosa più saggia da fare è lasciare che gli eventi… si sviluppino! Ce ne staremo in disparte buoni buoni lasciando che Sonic e Magorian facciano il lavoro per noi! Nel frattempo potenzieremo i nostri nuovi robot fino al culmine e poi, quando tutte le uova saranno radunate in un solo paniere, non dovremo fare altro che allungare le nostre mani bramose e arraffarle tutte! Geniale, vero? -

     - Se non altro è più intelligente del nostro ultimo piano! - commentò Decoe.

     - E’ così che giocano i vincenti! - replicò il dottore trionfante.

     - Ah, è così che giocano? -

     - A saperlo avremmo evitato una lunga e desolante serie di sconfitte! - disse Bocoe falsamente impressionato.

     - Non voglio più sentire parlare di sconfitte d’ora in poi! - sbottò Eggman - Il nostro nuovo motto sarà “pensare positivo”! - e alzò il pugno in alto in un gesto di vittoria.

     I tre assistenti si guardarono perplessi.

     - Mi fa paura quando è così di buonumore! - commentò Bokkun.

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Techno Base – Giorno 6 (Ore 12:00)

     Come un commilitone di soldati, i quattro agenti di Magorian erano schierati in fila, rigidi come statue e quasi sull’attenti, mentre il loro capo passeggiava tranquillamente di fronte a loro con aria assorta. Drake era all’estrema sinistra, che sfoggiava la sua armatura fiammante appositamente lucidata. Aveva un’aria nervosa e di tanto in tanto lanciava occhiate apprensive a Seth, il quale chiudeva la fila, fiero e maestoso come una divinità. Dal canto suo, Getara tamburellava nervosamente con le dita sulle gambe mentre faceva sibilare la sua lingua biforcuta. Invece Levine era, come al solito, intenta a limarsi frivolamente le unghie come se tutto quello non la riguardasse.

     Magorian camminava, o meglio si trascinava con andatura zoppicante, avanti e indietro senza proferir parola. Drake osservava attentamente l’andatura incerta del suo maestro rimuginando tra sé. Possedere la Gemma dell’Occulto gli era costato davvero molto. Il suo fisico era debilitato, avvelenato dall’energia della pietra, e peggiorava sempre di più con il passare del tempo. In uno scontro corpo a corpo non avrebbe avuto nessuna chance di vittoria, se non fosse stato per i suoi spaventosi poteri. Involontariamente si ritrovò ad immaginare una lotta tra lui e Magorian, in cui era in schiacciante superiorità grazie alla sua forza e alla sua agilità ferina, mentre il pover’uomo soccombeva per mano di uno della razza che tanto odiava. Come destatosi da un sonno ipnotico, Drake si rese conto di quello che stava pensando e scosse forte la testa come per espellere quelle immagini. Si ritrovò ad incrociare lo sguardo di Seth che gli sorrideva con un ghigno enigmatico. Prima gli strizzò l’occhio, poi fece un breve cenno per indicare il ritmico zoppicare di Magorian… proprio come se fosse stato a conoscenza dei pensieri di Drake!

     - Bene, miei fidati sudditi! - disse infine Magorian, sottolineando stranamente la parola “fidati” con un sorrisetto ironico - Ho un nuovo incarico per voi! -

     - Finalmente! - esclamò Getara impaziente - Non vedevo l’ora di un po’ d’azione! Ho un certo conto da regolare con un’irritante ragazza pipistrello! -

     - Scordatelo, faccia di rettile! - sbottò Levine - Il piacere di sistemare quella smorfiosa volante sarà mio! Voglio godere ogni singolo momento di quando le strapperò le ali dalla schiena! -

     Il volto della farfalla era segnato da una furia cieca.

     - Siete tutti un po’ troppo irruenti! - replicò Magorian aspramente - Non ho mai detto che la vostra missione abbia a che vedere con Sonic e la sua banda! -

     Il sorriso sul volto di Getara si spense e Levine assunse un’aria indispettita.

     - Credevo fosse stato individuato un nuovo Chaos Emerald! - disse Drake tranquillo.

     - Infatti è così! Ma non sarete voi a recuperarlo, per voi ho un incarico molto più delicato! -

     - E sarebbe? - ribatté Levine con una malcelata irritazione nella voce.

     - Dovrete scoprire dove si nasconde il nostro vecchio amico, il dottor Eggman! Le sue interferenze si stanno rivelando alquanto seccanti, nonché rischiose per il successo del mio progetto! Prendete Metal Sonic e cercate di scoprire dove si nasconde! Drake sarà a capo della missione! Non deludetemi anche questa volta! -

     Le espressioni sui volti dei tre agenti non avrebbero saputo esprimere meglio la loro delusione. Non solo era stato affidato loro un compito che non rispecchiava le loro aspettative, ma che era anche un chiaro espediente perché si togliessero dai piedi. Fu tale lo stupore che rimasero lì impalati per diversi minuti.

     - Ancora qui? - chiese Magorian con finto stupore.

     Drake, Getara e Levine decisero così, riluttanti, di andare a prepararsi per la missione, non prima di aver gettato un’occhiata di puro disprezzo a Magorian e a Seth, che evidentemente sarebbe stato incaricato del recupero del Chaos Emerald.

     - Finalmente! - sospirò Magorian quando i tre se ne furono andati.

     - I miei colleghi non parevano molto contenti della tua decisione! - disse Seth con la sua voce pacata.

     - Poco importa! - ribatté l’uomo sprezzante - Se avessi mandato loro sarebbero tornati con un pugno di mosche! Levine e Getara sono troppo presi dalle loro stupide rivalità! -

     - E per quanto riguarda Drake? -

     - Si sta comportando in modo strano ultimamente! Non vorrei che cominciasse a mettere in dubbio la sua fedeltà! Ma tutto questo non importa ora! -

     Magorian si avvicinò allo sciacallo e gli posò le pallide mani affusolate sulle spalle. Seth lo fissò con i suoi penetranti occhi d’acciaio, non ricordando che l’avesse mai toccato prima di quel momento.

     - Il mio successo dipende da te! - disse l’uomo fiducioso - Sei l’unico di cui mi possa fidare! - e gli porse lo scintillante smeraldo bianco - Sai cosa devi fare! Portami quel Chaos Emerald e sistema il riccio e i suoi penosi compari una volta per tutte! -

     Seth prese la gemma, rimirandola per un istante, prima di dire un laconico: - Dove si trova? -

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Angel Island – Giorno 6 (Ore 12:00)

     - A Sandopolis! - rispose Tails eccitato.

     Era ormai mezzogiorno inoltrato e il sole splendente gettava raggi cocenti sul panorama di Angel Island. Aleggiava un’afosa canicola come mai si era visto, ma il caldo era l’ultima delle preoccupazioni di Sonic e dei suoi amici. Si erano tutti svegliati di buon’ora, troppo eccitati e nervosi per poter riposare più a lungo. Erano tutti perfettamente consci che la fine di quella estenuante guerra, durata più di cinque giorni, si stava avvicinando, un conflitto che era costato loro molta fatica e sudore, aveva fatto provare loro grandi paure, aveva messo a repentaglio più volte la loro vita ma aveva anche regalato momenti indimenticabili.

     Con solo tre smeraldi rimasti da recuperare, il sonno di tutto il gruppo era stato inquietato da preoccupazioni, pensieri sinistri e paure nascoste. Ma erano perfettamente consapevoli che tutto stava volgendo al termine. E fu proprio per questo motivo che, quando lo scanner di Tails, ormai inseparabile, squillò con il familiare bip intermittente, il pranzo venne interrotto e tutti quanti si radunarono attorno a lui. L’aria di nervosa attesa in cui tutti erano immersi era stata finalmente spezzata.

     - Il segnale è un po’ debole! - disse Tails armeggiando con i pulsanti - Ma sono sicuro che si trova in quella regione! -

     Sonic, Knuckles, Amy ed Espio erano riuniti attorno al volpino, in trepidante attesa. Vector e Big li sovrastavano con la loro grande mole e guardavano lo scanner dall’alto in basso. Charmy e Cream tentavano di trovare uno scorcio per poter guardare oltre i due colossi, sotto lo sguardo serio di Tikal. Rouge e Shadow sembravano gli unici apparentemente disinteressati. Se ne stavano appoggiati ad un pilastro di pietra come se la faccenda non meritasse la loro considerazione.

     - Ne sei proprio sicuro, Scheggia? - chiese Sonic apprensivo.

     - Al cento per cento! -

     - Sandopolis? - esclamò Vector - Non è quella regione desertica dove non c’è altro che sabbia e roccia? -

     - Proprio quella! -

     - Non sarà per niente facile scovare lo smeraldo in un posto grande come quello! - commentò Knuckles preoccupato.

     - Esatto! - annuì Sonic - E ci conviene muoverci prima che Magorian o Eggman abbiano il tempo di precederci! -

     Tutti quanti si irrigidirono come statue, pronti all’azione. Sonic stava per dire qualcosa, ma all’improvviso Amy si avvicinò a lui e gli sussurrò delle parole nell’orecchio. Poi il riccio fece un cenno a Tails e tutti e tre si allontanarono dal gruppetto e cominciarono a parlare a bassa voce con aria seria.

     - Cosa avranno da dirsi quei tre? - chiese Rouge con aria distratta.

     Espio la interruppe, rivolgendosi a Shadow.

     - Tu potresti teletrasportarti lì con il tuo Chaos Control! -

     Il riccio nero ricambiò la sua occhiata con uno sguardo penetrante.

     - Il Chaos Control non è come un taxi! - spiegò sprezzante - E non è una cosa tanto semplice come sembra! Ho bisogno di vedere o di avere almeno una volta visto il luogo da raggiungere, altrimenti potrei finire sperduto da qualche altra parte! -

     - Sfruttare il potere degli smeraldi richiede una grande concentrazione! - confermò Tikal.

     - Cosa di cui alcuni tra noi sembrano non esserne forniti! - completò Rouge con aria di chi la sa lunga.

     - Ti riferisci forse a me? - ribatté Knuckles punto sul vivo.

     - Ehi, ehi! Non è il caso di agitarsi! - intervenne Sonic, tornato sui suoi passi - Non perdiamo tempo in chiacchiere e diamoci una mossa! -

     - Non possiamo andare tutti! - disse Tikal saggiamente - Se siamo in troppi la mobilità del gruppo ne risentirebbe! -

     - Precisamente! - annuì Sonic - Ed è per questo che a Sandopolis andremo io, Knuckles, Rouge e Shadow! -

     - Posso sapere da cosa dipende questa scelta? - domandò Rouge irritata.

     - Il luogo è molto lontano… io e Shadow siamo i più veloci, quindi possiamo arrivarci prima! E tu puoi seguirci in volo! -

     - Sì, ma… perché dobbiamo portarci anche lui? - replicò puntando il dito contro Knuckles.

     - Perché è un cacciatore di tesori, ricordi? E in un posto grande come quello ci servirà il suo aiuto! -

     - D’accordo, ma come potrà arrivarci? Non sa correre veloce come voi e nemmeno volare! -

     - Comincio davvero a stancarmi del tuo atteggiamento! - esplose Knuckles incollerito - Cos’è? Non vuoi che io venga con voi? Ti dà fastidio la mia presenza? -

     - Hai centrato il punto! - rispose Rouge a tono.

    Stavano per passare alle mani quando Shadow roteò il braccio velocemente scagliando un paio di frecce d’energia che piovvero al suolo dividendo quei due.

     - Fatela finita! - esclamò il riccio nero - Ci sono questioni più urgenti di cui occuparsi! -

     - Se permettete! - intervenne Vector - Alla questione del trasporto ci pensiamo noi! -

     - Noi? - dissero in coro Espio e Charmy.

     - Il nostro rosso amico può venire con noi nella Chaotix Car! Abbiamo quattro posti! -

     - Vuol dire che verrete anche voi a Sandopolis? - domandò Sonic con espressione indecifrabile.

     - Sì, lo so! Lo so! Siamo troppo buoni ed altruisti! Non dovete ringraziarci! -

     - Non credo che sia il caso, Vector! -

     - Scherzi? Il nostro aiuto vi farà comodo! E poi come potrebbe raggiungervi altrimenti Knuckles? -

     Shadow si fece avanti.

     - Un paio di mani in più possono sempre tornarci utili! - disse frettolosamente.

     Era chiaro che non voleva perdere tempo e recarsi subito al recupero dello smeraldo.

     Sonic sospirò.

     - D’accordo! Però sbrighiamoci, non c’è tempo da perdere!- e si voltò verso Knuckles e Rouge - E voi due finitela di litigare! L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso è di pretesti per dividerci! -

     I due si guardarono in cagnesco e con un cenno del capo si comunicarono il tacito accordo di non rivolgersi più la parola. I Chaotix e Knuckles cominciarono a saltare a bordo della Chaotix Car, mentre Shadow e Rouge si preparavano a partire.

     - E noi cosa facciamo, Sonic? - domandò Cream in uno squittio.

     - Per voi ho un altro compito importante! - rispose il riccio blu accarezzandole dolcemente la testa - Amy e Tails vi spiegheranno tutto, va bene? Mi raccomando, fate i bravi! -

     Poi si voltò e cominciò a correre, non prima di aver detto sorridendo: - Ci si vede! -

     Quando il nuvolone di polvere che la partenza dell’automobile dei Chaotix e la corsa di Sonic e Shadow aveva sollevato si fu diradato, Tikal, Cream, Cheese, Big, Tails ed Amy si riunirono in un gruppetto.

     - Un altro compito importante? - ripeté Tikal - Di cosa stava parlando? -

     - Che cosa facciamo di bello? - domandò Big con un ampio sorriso mentre Froggy gracidava sulla sua testa.

     - Ecco quello che facciamo! - disse Amy seria come non mai - Riportare Gamma dalla nostra parte! -

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Sandopolis – Giorno 6 (Ore 15:00)    

     - Whoa! Bel posticino! Avrebbe solo bisogno di una piccola restaurazione! -

     L’ironia nelle parole di Sonic era lampante. Di fronte a lui si stagliava un enorme edificio alto almeno otto metri che si estendeva per una lunghezza spropositata. Sonic pensò che potesse essere anche più alto e che potesse essere stato sommerso dalla valanga di sabbia che aveva sotto i suoi piedi. Era interamente fatto con dei grandi e pesanti blocchi di pietra rossa e aveva un aspetto regale ed imponente. Il grande portone che permetteva l’accesso all’interno non era altro che un’apertura triangolare, decorata da motivi artistici quasi illeggibili. I due lati dell’ingresso erano delimitati da due statue in oro massiccio, ormai sporco e opaco, che rappresentavano una qualche divinità leggendaria.

     Il tempo però sembrava non essere stato molto gentile con quello che pareva un antico tempio cerimoniale. Le iscrizioni variopinte sui muri esterni erano ormai scrostate e sbiadite. Le massicce colonne celebrative erano ridotte in cumuli di rocce irregolari sparpagliate qua e là sulla sabbia rovente. I fregi e le scanalature così accuratamente realizzate erano state erose dalla furia del vento e parecchie porzioni di pietra erano state rimosse.

     Sonic, Rouge e Shadow ammiravano in silenzio l’imponente costruzione, che sembrava quasi emanare un’aria di soggezione e riverenza. Erano inconsciamente consapevoli di essere davanti ad un luogo di culto ed erano per questo intimamente sopraffatti. Nessuno dei tre riusciva a proferire parola ed erano come ipnotizzati dal misterioso fascino di quell’antico tempio.

     Il loro silenzio reverenziale fu interrotto da un rombo possente in avvicinamento. Si voltarono di scatto e videro la Chaotix Car sfrecciare verso di loro, con andatura sbandante e con la sabbia che sfrigolava sotto gli pneumatici. Dall’interno si potevano sentire urla convulse ed invocazioni di rallentare. I tre fecero appena in tempo a scansarsi che l’automobile si fermò con una sgommata sollevando un polverone di sabbia. Quasi per un pelo evitò di andare a schiantarsi contro il muro di pietra.

     Non appena la nuvola si fu diradata, lo sportello si spalancò e qualcuno venne fuori strisciando stremato.

     - Mai più! - esclamò Knuckles pallido come un cencio e tremante - Mai più in auto con questi tre! Se solo mi proponete di fare un altro giro con loro non so cosa combino! -

     Dopo essersi a fatica rimesso in piedi, barcollò per un momento premendosi una mano sullo stomaco e si allontanò dal gruppo in modo da poter prendere un po’ d’aria. Subito dopo, vennero fuori dall’auto Vector e Charmy, anch’essi visibilmente storditi, impegnati in una lite accesa.

     - Quante volte ti ho detto che non devi svolazzarmi intorno quando sto guidando? - sbraitò Vector con la testa che gli girava.

     - Ma tu vai troppo piano! - strillò Charmy - Se continuavi ad andare ad andatura di lumaca perdevamo il passo! -

     - Tu non hai l’età per guidare! -

     - Ma guiderei sempre meglio di te! -

     Espio scese a sua volta dalla vettura. Sembrava il solo a non aver riportato danni, almeno visibili.

     - Se avete finito di litigare potremmo cominciare la ricerca di quello smeraldo! -

     - Se strillate ancora in questo modo si sveglieranno tutte le mummie addormentate! - replicò scherzosamente Sonic.

     - Mummie? - scattò Charmy in un fascio di nervi - Waaaahhhhh! - e urlando come un ossesso tentò di volare via lontano non prima di essere afferrato in vita da Vector.

     Shadow e Rouge, nell’assistere a quella baraonda, si guardarono con aria d’intesa intuendo che entrambe le loro personalità non erano a proprio agio in una simile situazione. Con loro, simili buffonate non erano tollerate e il loro vivo commento fu uno sdegnato silenzio. Senza nemmeno attendere la fine del battibecco, si voltarono e si diressero a passi lenti verso l’entrata del tempio. Sonic, Knuckles ed Espio, accortisi improvvisamente del loro comportamento, decisero di seguirli a ruota. E Vector e Charmy chiusero il gruppo solo quando si accorsero di essere rimasti da soli.

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Angel Island – Giorno 6 (Ore 15:00)

     - Sei sicuro che funzioni, Tails? -

     Amy era piuttosto scettica riguardo al funzionamento del loro piano. Forse perché il suo pensiero continuava a correre a Sonic, dato che era così in pena per lui, si chiedeva se stesse bene e quindi non riusciva a concentrarsi. Accanto a lei, Tails, inginocchiato sull’erba, lavorava sul pannello di comando di uno strano marchingegno che lei non aveva mai visto. Aveva una tastiera rettangolare piena di pulsanti luminosi e di manopole, collegata tramite uno spesso cavo nero ad un grosso e largo piatto bianco concavo con al centro una sottile e lunga antenna. Il dispositivo beccheggiava ritmicamente a destra e a sinistra. Sembrava stesse inviando una specie di segnale.

     Il volpino ruotava lentamente le manopole, osservava l’antenna e insoddisfatto tornava a fissare il quadro di comando riprendendo ad armeggiare con il sistema, troppo impegnato per rispondere ad Amy. In silenziosa attesa, Tikal, Big e Cream erano in piedi dietro di loro, mentre Froggy e Cheese si azzuffavano sul prato in uno spensierato gioco. Erano tutti all’ombra di un enorme salice, protetti dietro al suo spesso tronco. Ci volle un po’ prima che Tails emettesse un grugnito di assenso e si alzasse asciugandosi la fronte.

     - Ecco qua! - disse con un sorriso - Credo di esserci riuscito! Mi sono agganciato alla frequenza dei suoi sensori! Se alcuni file della sua programmazione originaria non sono stati cancellati il comando che gli ho inviato con il mio radar dovrebbe essere elaborato ed eseguito dal suo processore! -

     La spiegazione di Tails, tanto per cambiare, fu accolta da un glaciale silenzio di incomprensione. Il volpino arrossì imbarazzato.

     - Ehm… spiegazione per comuni mortali? - disse Amy ironicamente.

     - Bé, in poche parole se i miei calcoli sono esatti dovremmo riuscire ad attirare Gamma proprio in quel punto! - e indicò col dito uno spiazzo erboso a pochi metri da loro - Ma per fare questo abbiamo bisogno di Froggy! -

     Al sentire il nome del suo partner anfibio, Big spalancò gli occhioni ed emise un grugnito interrogativo.

     - La programmazione originale di Gamma era di trovare un ranocchio con la coda puntuta(1), e cioè Froggy! - proseguì Tails - Anche se quella coda è scomparsa dovrebbe ancora avere in memoria i suoi dati! -

     - Credevo che Eggman e Magorian lo avessero riprogrammato! - replicò Amy.

     - Neanche per loro è possibile cancellare ogni file di una programmazione! Non ho fatto altro che accedere al suo sistema centrale, trovare questi file e… -

     Ma il volpino si accorse subito di aver ripreso a parlare con gergo specialistico dall’espressione dei suoi interlocutori. Si grattò il capo spazientito e cercò di trovare un modo per semplificare la questione.

     - In parole povere quando il segnale che ho inviato avrà raggiunto Gamma verrà qui con lo scopo di catturare Froggy e invece saremo noi a catturare lui! -

     - Ecco! - sorrise Amy soddisfatta - Adesso è tutto chiaro! -

     - Spero che il piano vada a buon fine! - mugugnò Tails - Ho sudato sette camicie per penetrare nel sistema di sicurezza della Techno Base e di Gamma stesso! -

     - Ma una volta che lo avremo attirato qui come pensate di convincerlo a tornare dalla nostra parte? - chiese Tikal dubbiosa.

     - Dovremo studiare un’attenta strategia! - rispose Amy.

     - Mi chiedo se ne valga la pena! -

     - E’ indispensabile! - disse la riccia con decisione - Gamma mi ha salvato la vita! Quel robot ha un grande cuore e uno spirito nobile! Può provare sentimenti come noi ed è una cosa unica in una macchina… non lascerò il suo destino in mano a degli esseri spregevoli! -

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     L’interno del tempio era cupo ed inquietante, immerso in una oscurità quasi assoluta. Non si riuscivano a distinguere i contorni di nessuna figura, ad eccezione delle pareti di pietra che correvano parallelamente formando un lungo corridoio buio. Un silenzio da brivido e un forte odore di chiuso e di polvere vibravano nell’atmosfera.

     Rouge era in testa al gruppo. Procedeva sicura e decisa all’interno dell’oscurità, aiutata dalla sua natura di animale notturno. Shadow, Sonic e Knuckles le erano subito dietro. La loro andatura era più incerta e cercavano di procedere a passi lenti in modo da non allontanarsi troppo in fretta dall’unica sorgente di luce di cui disponevano all’entrata. Il corpo nero come la pece di Shadow si dissolveva rapidamente nelle tenebre del luogo. I Chaotix chiudevano la comitiva, cercando invano di far adattare i loro occhi al buio il più velocemente possibile.

     - Un po’ di luce in questo mortorio non guasterebbe! - commentò Sonic nervoso, abituato com’era all’abbagliante luce del sole.

     Come in risposta alla sua affermazione, Rouge adocchiò una fiaccola spenta fissata alla parete e la afferrò. La porse a Shadow che, senza dire una parola, vi accese una fiamma scoppiettante dopo aver prodotto un lampo di energia. Il corridoio del tempio fu pervaso da una luminosità soffusa, il che rendeva il posto se possibile ancora più angosciante. Ora erano visibili dei simboli e delle incisioni sulle pareti dal significato incomprensibile.

     - Che bel posticino! - disse Rouge sarcasticamente.

     - Non perdiamo tempo! - intervenne Shadow con tono serio e, impugnando saldamente la torcia, cominciò a percorrere il corridoio senza aspettare gli altri.

     - Prima usciamo da qui e meglio è! - mormorò Knuckles cercando di non mostrare la sua ansia.

     Procedevano lentamente, guardandosi attorno con nervosismo, con solo il sordo rimbombo dei loro passi a tenergli compagnia. Ora era Sonic a guidare la comitiva, tenendo costantemente d’occhio il suo scanner da polso. Continuava a picchiettare sullo schermo per mantenere nitida l’immagine intermittente. Shadow gli era subito accanto. Le fiamme della fiaccola baluginavano nei suoi occhi rossi incandescenti. Rouge e Knuckles procedevano impettiti, con la completa noncuranza della presenza dell’altro. I Chaotix invece arrancavano nella loro scia, rimanendo seminascosti nel buio e stranamente immersi in una fitta e silenziosa conversazione.

     Erano passati ormai dieci minuti da quando erano entrati nel tempio e man mano che proseguivano il percorso si faceva sempre più intricato e ramificato. Anche se Sonic seguiva il segnale dello smeraldo, non era sicuro che sarebbe riuscito a ricordare il labirintico percorso per tornar fuori. Ma gli altri sembravano non curarsene, forse perché erano impegnati a guardarsi in cagnesco o a discutere sottovoce, o più probabilmente perché per il ritorno contavano sul Chaos Control di Shadow.

     Sonic invece non era per niente tranquillo. Avvertiva qualcosa come un’ombra sinistra incombere su di loro come un vorace avvoltoio che volteggia sulla preda, un senso di terrificante oppressione forse causato dalla claustrofobica angoscia di quelle antiche mura e dall’aria pesante che si respirava là dentro. Si sentiva addosso la pelle d’oca.

     Dopo quelle che parvero ore, Sonic si fermò di botto facendo conseguentemente arrestare tutta la comitiva. Si guardò intorno con aria di sconforto e riconobbe all’istante un’incisione scheggiata sulla parete che lo aveva precedentemente incuriosito.

     - Non vorrei sbagliarmi - disse allarmato - Ma ho come la sensazione che di qui siamo già passati! -

     - Ah! Fantastico! - fu il commento frustrato di Vector.

     - Così non va bene! - sbottò Knuckles - Stiamo solamente girando in tondo! -

     Un silenzio scoraggiato si diffuse nel gruppetto, momentaneamente deciso a non proseguire perché incapace di orientarsi adeguatamente. Sapevano che il tempo stringeva e che avevano necessità di portare a termine la missione il prima possibile e di certo la lugubre atmosfera del luogo non li aiutava a sentirsi meglio.

     Sonic osservava la fiamma baluginante sulla fiaccola che Shadow reggeva, catturato dai riflessi e dalle ombre sghembe che proiettava attorno a loro. Avvertiva uno strano formicolio sulla nuca e un ronzio insistente nelle orecchie. Forse era solo la sua immaginazione ma credeva di sentire un impercettibile sussurro nell’aria.

     - Stare qui con le mani in mano di certo non ci aiuterà! - commentò Vector spazientito appoggiandosi con una mano alla parete.

     Accadde in un secondo. Con un forte rimbombo, i blocchi di pietra sotto Vector ed Espio cominciarono a spostarsi lateralmente, aprendo una buia voragine. Prima che se ne potessero rendere conto, si sentirono mancare la terra sotto ai piedi e, urlando di sorpresa, precipitarono. Vector, nel tentativo di appigliarsi, afferrò le gambe di Charmy trascinandolo con lui nell’abisso. I loro compagni non ebbero nemmeno il tempo di reagire che la botola si richiuse con uno scatto e i Chaotix sparirono alla vista.

     - Che cosa è successo? - si chiese Knuckles allarmato - Dove sono finiti? -

     - Deve essere scattata qualche specie di trappola! - propose Rouge.

     I quattro, scioccati dall’improvvisa sparizione dei Chaotix, erano incerti sul da farsi e si guardavano intorno nervosamente.

     - Non possiamo rimanere a lungo qui dentro! - disse Shadow - Questo posto è un trabocchetto mortale! -

     Sonic non fece in tempo a rispondere che un dolore acuto gli esplose nelle tempie. Si chinò in ginocchio per il male e si tenne la testa tra le mani gemendo. Era come se un corpo estraneo fosse penetrato all’interno del suo cranio e vi stesse rimbalzando freneticamente all’interno. Lo stesso sussurro che aveva avvertito in precedenza gli rimbombava nel cervello, ancora più nitido.

     - Dobbiamo andare avanti! - disse con la voce spezzata.

     - Andare avanti? - ripeté Knuckles incredulo - Non riusciamo ad orientarci! E poi cosa diavolo ti prende? -

     - So che dobbiamo andare avanti! -

     Il dolore era lancinante. Si rimise in piedi e mosse qualche passo sperando che il male diminuisse.

     - Fidatevi! Conosco la strada! -

     Sonic cominciò ad inoltrarsi sempre di più lungo il corridoio. Agli altri non rimaneva altra alternativa che seguirlo.

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     - Mi state schiacciando! Mi state schiacciando! -

     - Vector, toglimi quella maledetta coda dalla faccia! -

     - Ahia! Quello era il mio piede! -

     - E sta più attento! -

     Il Team Chaotix si trovava in uno stretto passaggio privo di luce dopo essere precipitato per qualche metro nel baratro. Uno sopra all’altro, in una matassa informe, tentavano di districarsi e di rimettersi in piedi.

     - Dove siamo finiti? - si chiese Charmy spiccando il volo - Non si vede niente! -

     - Questo perché Vector ha la mania di toccare tutto quello che vede! -

     - Ho semplicemente appoggiato la mano alla parete! Che cosa ne sapevo io che sarebbe scattata una trappola? -

     - Pensa a fare un po’ di luce piuttosto! Qui al muro c’è un’altra fiaccola! -

     Gli occhi di Vector si abituarono pian piano al buio e poté vedere Espio sganciare dal muro la forma puntuta e affusolata di una torcia. Senza pensarci due volte, estrasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo involucro viola e, dopo averlo scartato, si cacciò in bocca il suo contenuto. Masticò per qualche secondo con le sue fauci possenti, dopodiché, stringendole, soffiò forte. Una vampata di fiamme ardenti proruppe di botto dalle sua fauci, effetto prodotto dal suo speciale chewing-gum incendiario. Espio ne approfittò per accendere la torcia ed illuminare il loculo di un chiarore cupo… ma preferì non averlo mai fatto quando si accorse di una ventina di ninja incappucciati correre minacciosi verso di loro!

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     Il ranocchio verde gracidava spaventato mentre cercava di sfuggire saltellando all’imponente robot metallico che lo stava inseguendo. Era apparso quasi dal nulla, piombando giù dal cielo grazie ai suoi propulsori posteriori. I suoi sensori luccicanti avevano accuratamente scandagliato l’area circostante per individuare l’obiettivo da recuperare e quando lo avevano trovato, con uno scatto felino, l’automa si era proteso in avanti cercando di ghermirlo.

     Sebbene quel ranocchio non fosse particolarmente veloce, il suo saltellare a zigzag creava a Gamma non pochi problemi. Per fare inversione di marcia e continuare la caccia perdeva secondi preziosi che avrebbero potuto portarlo più vicino all’animale. Non poteva nemmeno fare fuoco su di lui perché la programmazione gli suggeriva di catturarlo vivo. Un messaggio di errore persisteva nell’apparire sul suo display: il bersaglio era una rana dalla coda puntuta e quella non ne mostrava traccia. Nonostante tutto, gli altri dati fisici corrispondevano a quelli dell’anfibio che stava rincorrendo per cui la sua missione prioritaria era in quel momento di acciuffarlo.

     Ma proprio quando stava per guadagnare terreno, si sentì afferrare alle spalle e bloccare in una potente morsa. Un grosso gatto blu era piombato su di lui e gli stava tenendo ferme le braccia dietro la schiena. Mentre il suo sistema centrale elaborava i dati e attivava i programmi difensivi, prima che il suo sensore venisse oscurato ebbe la fugace visione di una coniglietta che correva verso di lui lanciandogli contro una piccola pallottola azzurra.

     - Bene così! Tenetelo fermo! - esclamò una voce venuta dal nulla.

     Qualche secondo dopo il computer segnalò un’intrusione esterna nel suo sistema centrale. Qualcuno stava cercando di penetrare nel suo cervello elettronico! La situazione era di massima allerta. Doveva attivare al più presto tutti i suoi dispositivi di difesa.

     Tails era inginocchiato accanto a Gamma. Digitava velocemente i tasti sul suo pc portatile collegato tramite due cavi neri a degli spinotti presenti sul fianco del robot. Amy Rose invece brandiva il suo martello di gomma, attenta a non perdere d’occhio l’automa in caso di una sua improvvisa liberazione.

     - Ci sono quasi! Tenete duro! -

     Ma Gamma non era uno sprovveduto. Nella sua ultima revisione erano stati aggiunti parecchi nuovi protocolli di sicurezza. Con un sinistro bip, il suo corpo fu attraversato da una scarica elettrica ad altissimo voltaggio. Big indietreggiò con un ululato di dolore, finendo per perdere l’equilibrio e cadere travolgendo Tikal. Il computer di Tails andò in tilt ed esplose. Finalmente libero, Gamma poté togliersi dal viso Cheese e scagliarlo lontano.

     Amy sobbalzò spaventata mentre il robot carico di rabbia si avvicinava minaccioso a lei. Non voleva combattere, non quando sapeva che avrebbe potuto fargli ricordare ciò che in passato aveva fatto per lei. Purtroppo non aveva molte alternative, avrebbe dovuto allontanarsi quanto bastava per non mettere a repentaglio gli altri e per poter cercare di farlo ragionare.

     Indietreggiò prudentemente, sempre con il martello in pugno e decise di intrufolarsi nella boscaglia per avere più possibilità di nascondersi. Gamma le era alle calcagna come un segugio.

     - Ti prego, Gamma! Non dobbiamo combattere! Siamo amici! - disse la riccia in un primo debole tentativo.

     - Dati non trovati! - recitò freddamente il robot mentre sfrondava i rami che gli ostacolavano il passaggio.

     - Hai salvato me e hai salvato Lily! Ti ho insegnato a non obbedire agli ordini di nessuno e tu mi hai dimostrato di avere un cuore! Devi cercare di ricordare quanto sei speciale! Non sei come gli altri robot, sei capace di provare emozioni e sentimenti! -

     Il mirino automatico a ricerca di calore era stato attivato. Scorreva rapidamente tra i tronchi cercando di seguire il bersaglio nei suoi rapidi movimenti.

     - Dati non trovati! - continuava a ripetere la sua voce metallica.

     - Magorian ed Eggman vogliono farti credere che sei un pezzo di latta capace solo di seguire i loro comandi… ma non è così! Tu sei libero come lo è qualunque essere vivente! Hai un cuore e questo nessuno potrà mai togliertelo! -

     - Errore… errore… -

     Non funzionava. Per quanti sforzi Amy facesse non riusciva proprio a riportare Gamma alla ragione. Lo aveva sempre considerato come un essere vivente ed era sempre stata fermamente convinta di poter comportarsi con lui come se fosse vivo. Forse era un errore. Aveva davvero un cuore? Poteva provare emozioni? L’unico modo per riportarlo dalla loro parte era davvero modificare la sua programmazione? Si stava illudendo di poterlo fare solo parlandogli e convincendolo di avere un fondo di umanità e di non essere una semplice macchina?

     Quelle poche frazioni di secondo in cui Amy dubitò delle sue stesse convinzioni e speranze furono sufficienti a Gamma per contrattaccare. Sparò contro di lei un cerchio metallico rotante che si aprì di scatto e le bloccò stretto ai fianchi le braccia, facendola piombare a terra totalmente impotente.

     Mentre cercava invano di liberarsi sentiva i passi pesanti del robot avvicinarsi a lei e con orrore udì anche il clic di un’arma da fuoco caricata. I suoi grandi occhi verdi velati di lacrime incrociarono il sensore ottico dell’automa. Una strana comunicazione fulminea avvenne tra di loro in quell’istante.

     - Ti prego… signor Robot… - singhiozzò Amy tremando di paura.

     Il fucile fu puntato… e fece fuoco…

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     - E’ qui? - domandò laconico Shadow.

     Erano arrivati di fronte ad un enorme portone in pietra riccamente decorato di fregi. Dovevano ormai essere giunti nel cuore del tempio, in una zona già stranamente illuminata da fiaccole accese. Il mal di testa di Sonic era diminuito non appena erano arrivati in prossimità di quella porta. La strana voce che gli ronzava nella testa era sparita, così come la consapevolezza a lui estranea che lo smeraldo si trovava lì.

     Knuckles non perse tempo e cercò di trovare un modo per spalancare l’ingresso. Non si erano fatti domande su come Sonic avesse trovato la strada giusta. La sua sicurezza e la sua insistenza erano già convincenti e per di più l’improvvisa scomparsa dei Chaotix li aveva spinti a cercare di completare la missione il più velocemente possibile.

     L’echidna rossa tirò in giù con forza la grande leva di pietra che aveva trovato accanto alla porta e il grande passaggio si spalancò rumorosamente, mentre fiotti di polvere piovevano dai cardini antichi. La sala a cui ebbero accesso era completamente diversa da tutti gli altri locali che avevano visto, illuminata da miriadi di torce fiammeggianti. Ampia e quadrata, aveva le pareti costeggiate da imponenti e dorate statue votive. Un lungo tappeto rosso si srotolava in avanti per qualche metro, risalendo un paio di larghi scalini che portavano ad un altare sopraelevato.

     Il maestoso trono che si situava al centro della stanza era ormai rovinato e consumato dal tempo. Una delle due grandi ali puntute e dorate che lo ornavano era tranciata di netto, così come uno dei braccioli. Ma quello che catturò la loro attenzione erano due scintillanti smeraldi, uno azzurro e uno bianco, situati sui piedistalli ai lati della postazione.

     Mettendo da parte lo stupore e la frenesia, Sonic fece per correre in avanti e prenderli, ma un dolore lancinante gli spaccò in due la testa e lo costrinse a inginocchiarsi. Un’ombra furtiva si mosse dietro al trono e si mostrò alla luce delle fiaccole.

     Lo zaffiro sulla sua fronte di sciacallo riluceva intensamente e i suoi bracciali dorati tintinnavano. La sua espressione sinistra era fredda esattamente quanto i suoi inquietanti occhi di acciaio. Reggeva in mano un lungo giavellotto dalla punta affusolata.

     - Fammi indovinare! - disse Sonic rimettendosi in piedi - Adesso ci dirai come ti chiami, che lavori per Magorian, che vuoi farci fuori e altre idiozie simili… il solito classico ritornello! -

     Seth lo squadrò sorridendo.

     - Direi di no! -

     Spalancò il palmo della sua mano. Le sue iridi brillarono di azzurro e il riccio blu venne immediatamente scagliato a velocità pazzesca verso la parete contro la quale si schiantò con violenza inaudita per poi accasciarsi a terra dolorante.

     - Non mi sono mai piaciuti i classici ritornelli! -

     Sonic non si alzava. Il colpo che aveva preso sarebbe stato tremendo anche per qualcuno dotato della sua resistenza. I suoi compagni lo guardarono allarmati mentre Seth sogghignava di soddisfazione.

     - Come c’è riuscito? - si chiese Rouge spaventata.

     - Telecinesi! - rispose laconicamente Shadow.

     Lo sciacallo, divertito, prese a scendere lentamente gli scalini dell’altare. Continuava a guardare il corpo immobile di Sonic con sommo gaudio.

     - Vi facevo molto più resistenti per aver causato tanti problemi a Magorian e ai miei colleghi! - disse scegliendo con cura le parole - Siete una grande delusione! -

     Digrignando i denti, Knuckles caricò all’indietro il suo pugno sinistro e corse, senza pensarci due volte, verso Seth. Spiccò un lungo balzo in avanti e si preparò a colpire, ma lo sciacallo mosse pigramente il palmo della sua mano e un bagliore azzurrino fece bloccare a mezz’aria il suo avversario. Privato della forza di gravità, Knuckles cercò disperatamente di liberarsi da quella morsa prima di essere scagliato lontano e di cozzare contro una statua di pietra distruggendola.

     - E così abbiamo verificato che le spacconate da macho non servono a nulla! - esclamò Rouge sprezzante.

     - Taci! - sbottò Knuckles dopo essersi rialzato dolorante.

     - C’è qualcun altro che vuole fare l’eroe? - domandò lo sciacallo con una luce folle negli occhi.

     Shadow non era per niente intimorito. Il suo spirito battagliero cominciava a riaccendersi e fu con estrema tranquillità e sicurezza che camminò verso l’agente quattro e gli si piazzò di fronte. Non aveva paura di confrontarsi con lui, sebbene avesse visto che le sue capacità erano ben lungi dall’essere sottovalutate. Quando Seth notò un ardore divampante nell’espressione di Shadow il suo sorriso di superiorità si allargò ancora di più.

     - Non avevo dubbi che ti saresti proposto tu! -

     Il riccio nero si limitò a ricambiare il suo sorriso senza proferire parola.

     - Sono davvero curioso di vedere cosa è capace di fare la forma di vita perfetta! -

     - Sai anche combattere oltre che parlare? -

     - Te lo dimostro subito! -

     Prima che la battaglia vera e propria avesse inizio, i due avversari diedero inizio ad uno scontro psicologico, scambiandosi sguardi attenti e calcolatori. Shadow fece un’impercettibile mossa con il piede e non appena Seth distolse gli occhi per una frazione di secondo, gli si gettò addosso. Con l’ineguagliabile velocità che lo contraddistingueva, Shadow calciò forte il volto del nemico, prima con un piede poi con l’altro e, dopo avergli sferrato una gomitata nello stomaco, lo lanciò per aria appallottolato in azione rotante. Quando Seth si scontrò con la parete, incrinandola in più punti, Shadow generò una pioggia di frecce d’energia che lo travolsero inesorabilmente e sollevarono una nuvola di polvere facendolo sparire alla vista.

     - Game over! - dichiarò il riccio prima di dirigersi verso gli smeraldi.

     L’alone di pulviscolo non si era ancora diradato che un gigantesco blocco di pietra fu proiettato verso Shadow il quale, accortosene in tempo, poté schivarlo e vederlo frantumarsi sul muro. Seth si fece avanti in tutta la sua fierezza senza nemmeno un graffio sul corpo.

     - Impressionante… ora tocca a me! -

     Successe in un lampo. Seth fece un lungo balzo e piombò come un falco su Shadow brandendo il suo giavellotto. Il riccio ebbe meno di un secondo per farsi da parte e nemmeno quello fu sufficiente per evitare che la punta della sua arma lo ferisse ad un braccio.

     Shadow rotolò lontano dal nemico, ma quest’ultimo gli fu ancora addosso. I suoi movimenti erano rapidi e quasi impercettibili. Usò i suoi poteri psichici per lanciargli contro le statue di pietra rimaste. Non avendo tempo sufficiente per schivarle, non restò al riccio che frantumarle una ad una con i suoi pugni stretti. L’impatto con la dura pietra fece scoppiare un forte dolore sulle nocche di Shadow, ma non se ne curò. Sapeva che un solo attimo di distrazione gli sarebbe potuto essere fatale. Grazie alla rapidità di Seth, sembrava quasi che non fosse lui a muoversi, ma che riuscisse in qualche modo a piegare lo spazio attorno a lui. Shadow era in netto svantaggio. Il suo nemico era capace di metterlo in difficoltà con attacchi ripetuti che lui poteva solo schivare. La strategia di combattimento dello sciacallo era ben pianificata: tentava di spingere l’avversario quanto più possibile all’angolo della stanza in modo da non offrirgli spazio per muoversi e sferrare un attacco efficace. Rouge e due scombussolati Sonic e Knuckles assistevano allo scontro sentendosi totalmente inermi.

     Shadow evitò una pericolosa raffica di pugni e riuscì a spiccare un lungo balzo all’indietro che lo allontanò dall’avversario e gli permise di riprendere respiro.

     - Sbaglio o sei un po’ spossato? - domandò ironicamente Seth.

     Shadow non poteva crederci. Lo sciacallo non aveva versato una sola goccia di sudore, mentre lui aveva il fiato corto senza che avesse sferrato un solo attacco.

     - Che succede? Lo sciacallo ti ha mangiato la lingua? -

     Prima che il riccio nero potesse dare qualunque risposta, Seth utilizzò i suoi poteri psichici per far levitare il suo giavellotto e scagliarlo contro di lui. Shadow si gettò sulla sinistra e l’arma si conficcò saldamente sulla parete, ma Seth approfittò di quell’attimo per sferrare il suo attacco. Raggiunse con un balzo l’avversario e, senza la minima pietà, gli colpì il volto con il gomito. Un acuto bruciore esplose sulla faccia del riccio quando sentì con orrore la sua mascella come frantumarsi. Piombò al suolo paralizzato dallo shock e gemette piano sputacchiando sangue mentre un grosso ematoma si formava sulla sua guancia. E non si mosse più.

     - Patetico! - sussurrò Seth inebriato per il suo trionfo.

     Un urlo di rabbia arrivò alle sue orecchie. Questa volta fu troppo lento a girarsi. Sonic gli piombò addosso e gli sferrò una serie di pugni e di calci che lo misero quasi in ginocchio. Quando il riccio blu esitò un solo secondo prima di scagliare un altro attacco, Seth ne approfittò immediatamente. Spalancò il palmo della mano e il solito alone azzurrino circondò Sonic, paralizzandolo a mezz’aria.

     - Mi hai colto alla sprovvista, vermiciattolo! - disse lo sciacallo con il suo tono pacato, come se stesse comodamente seduto ad un bar a discutere - Ti assicuro che non ci sono mai riusciti in molti! Usa questi momenti prima della tua fine per sentirti potente! -

     Sonic cercò di ribattere, ma i suoi muscoli facciali erano congelati, così come tutti gli altri del suo corpo. Seth sorrise, mostrando i suoi denti affilati in una smorfia di disgustosa perversione.

     - Sai, mi sono sempre chiesto come ci si possa sentire in quella condizione! -

     Lo sciacallo cominciò a muovere piano le sue dita verso il palmo della mano per chiuderla a pugno. Sonic avvertì una forza invisibile premere su ogni punto del suo corpo provocandogli un dolore atroce. Un urlo sguaiato gli nacque in gola ma poiché non poteva aprire la bocca quello non poteva venire fuori. Seth lo stava crudelmente privando di ogni valvola di sfogo.

     - Come ti senti? - riprese ad infierire con quel suo tono strascicato - Impotente? Inerme? Ti senti debole? Ti senti come un verme intrappolato tra gli artigli di un’aquila? -

     Il corpo di Sonic era scosso da un irrefrenabile tremore dovuto alla pressione sempre crescente esercitata su di lui. Il dolore era accecante e non poteva né urlare né tanto meno muoversi. Una lacrima colò sulle sue guance. Non ce la faceva più.

     - Ferma lì! - urlò Seth adirato.

     Nel momento stesso in cui il potere su Sonic svanì e lui cadde a peso morto al suolo, la sua retina registrò di sfuggita l’immagine di Rouge che cercava di raggiungere con passo felpato i due Chaos Emeralds. Seth se ne accorse subito e, con l’altra mano, sollevò psichicamente un grosso blocco di pietra, frammento di una delle statue distrutte nello scontro con Shadow, e glielo scagliò contro. Con la velocità di un proiettile, il masso stava per abbattersi su di lei, ma Knuckles, con rapidità fulminea, le balzò davanti e con un pugno ben assestato frantumò il macigno. Ancora stordito per il colpo subito prima, nel ritoccare terra perse l’equilibrio e cadde.

     - Non mi piacciono questi giochetti! - disse Seth scuotendo il dito con fare ammonitore verso Rouge.

     Poi tornò a rivolgere la sua attenzione verso Sonic, ancora accasciato a terra dolorante. Si chinò e lo afferrò brutalmente per la gola sollevandolo di peso. Il corpo debole e sfiancato del riccio penzolava inerte, privo di ogni energia.

     - Allora… dove eravamo rimasti? -

     La morsa di Seth era sempre più stretta e Sonic si sentiva soffocare. I suoi sensi lo stavano lentamente abbandonando. Proprio quando Seth era ormai convinto che avrebbe finito per strozzare il riccio blu, venne colpito da un proiettile nero scagliato a velocità supersonica. Era Shadow appallottolato in azione rotante. Lo sciacallo barcollò per un secondo e lasciò la presa facendo cadere Sonic per la seconda volta.

     - Devo riconoscere che ne hai di fegato, Shadow the hedgehog! - ammise Seth apparentemente colpito - Nonostante ti sia rimasta a malapena la forza di mantenerti in piedi vuoi ancora batterti? -

     In effetti Shadow era davvero conciato male. Le sue gambe erano malferme, il suo volto era gonfio e sporco di sangue per il tremendo colpo ricevuto, ma nei suoi occhi ardeva un fuoco combattivo senza precedenti.

     - Ho sempre trovato gli eroi come te piuttosto seccanti! - commentò lo sciacallo senza nessun timore.

     Shadow non si degnava nemmeno di rispondergli, forse perché era concentrato nel pianificare il prossimo attacco o forse perché la ferita ricevuta non glielo permetteva. Squadrava Seth con una furia omicida, ma era attento a percepire qualunque sua mossa.

     - Va bene, Shadow! - riprese Seth con tono annoiato - Questo gioco è durato fin troppo… facciamola finita! -

     Shadow si preparò ad attaccare, ma l’agente quattro fu paradossalmente più rapido di lui. Lo bloccò nuovamente con i suoi poteri psichici e, con un gesto della mano, lo sollevò in alto per poi farlo piovere precipitosamente a terra e farlo cozzare paurosamente contro la pietra. Lo fece levitare di nuovo e lo scagliò ancora al suolo. E poi di nuovo. E di nuovo ancora. Con sempre più forza.

     Quello spettacolo di crudele brutalità sembrava divertirlo. Ad ogni urto di Shadow il suo sorriso malefico si allargava. Il riccio nero era completamente inerme e privo di forza. Sentiva che la sua ora stava per arrivare.

     D’un tratto la parete destra esplose fragorosamente e una nuvola di polvere si sollevò invadendo la sala. Seth, incuriosito ma per niente turbato, si voltò e vide tre figure indistinte avanzare frettolosamente. Nel frattempo, Rouge e Knuckles approfittarono della scarsa visibilità per avvicinarsi a Sonic e Shadow e sincerarsi delle loro condizioni.

     - Siamo qui! - disse una voce gracchiante nella polvere.

     Il Team Chaotix emerse dalla caligine e si guardò intorno con circospezione. I segni freschi ma non gravi che avevano sul corpo comunicavano che erano da poco usciti da una battaglia intensa. Non appena lo sguardo di Espio si incrociò con quello di Seth, capì immediatamente di trovarsi di fronte ad un avversario da non sottovalutare. Vector sgranò gli occhi impaurito quando notò Sonic e Shadow accasciati a terra privi di sensi e un Knuckles piuttosto conciato. Charmy, con le ali tremanti, corse a rifugiarsi dietro alle spalle del massiccio coccodrillo.

     - Altri pagliacci che vogliono giocare, presumo! - disse Seth fra sé e sé - Nessun problema… sarà un sommo divertimento frantumarvi le ossa come ho fatto con i vostri amici! -

     - In guardia! - esclamò Vector immediatamente.

     Stringendo le sue labbra squamose, soffiò un pallone di chewing-gum viola in direzione dello sciacallo. Quest’ultimo fece appena in tempo a scansarsi prima che la gomma si schiantasse al suolo esplodendo in mille fiammelle. Espio aveva già estratto il suo bastone.

     - Davvero impressionante! - sghignazzò Seth - Ora tocca a me! -

     La sua mano era già pronta a colpire, quando improvvisamente lo zaffiro sulla sua fronte si illuminò per una frazione di secondo. I suoi occhi si dilatarono e sembrò come se si fosse paralizzato per un istante. Dopo quel lampo improvviso sorrise disgustosamente e tornò a rivolgersi ai Chaotix.

     - Sono spiacente, ma non potrò avere il piacere di farvi a pezzi! - disse col tono più tagliente di cui era capace - Credo che vi lascerò vivere ancora un po’ in compagnia della vostra sconfitta! Il sottoscritto, Seth, vi porge i suoi migliori saluti! -

     Con uno scatto felino fece una capriola all’indietro e agguantò rapidamente i due smeraldi. Immediatamente dopo, la sua gemma a forma di goccia sprigionò una luce intensa e i Chaotix dovettero proteggersi con le mani per non rimanere abbagliati.

     - Vi ammazzo la prossima volta! - fu l’esclamazione che udirono, accompagnata da una fredda risata, prima di riaprire gli occhi e accorgersi che Seth era fuggito.

     - Chi era quel matto da legare? - domandò Vector ad alta voce.

     - Possiede un potere sbalorditivo! - affermò Espio preoccupato.

     - Non state lì impalati! - era palese l’ansia nella voce di Rouge - Hanno bisogno di aiuto! -

     Sonic e Shadow giacevano sul pavimento, gravemente feriti, privi di conoscenza. Erano i colpi riportati in battaglia ad impedire loro di reagire e di rispondere al richiamo dei loro compagni? O erano piuttosto lo smarrimento, lo sconforto e l’umiliazione per la loro prima amara sconfitta?

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Techno Base – Giorno 6 (Ore 19:40)    

     - Che cosa posso dire? Sei la conferma che uno solo la può fare la differenza! -

     Per quei pochissimi che avevano la sfortuna di conoscerlo sarebbe sembrato fin troppo evidente che quello era un momento particolarmente lieto per Magorian. La sua voce di solito fredda e tagliente era diventata stridula e argentina, rendendo difficile distinguerla da quella di un topo troppo cresciuto. Un inquietante sorriso si era impossessato delle sue labbra sottili conferendogli un’aria tutt’altro che gaia, ma al contrario trasmettendogli un’espressione incredibilmente sadica e perversa. Continuava ad alzare le braccia e a gesticolare con le mani, quando di norma era impossibile cogliere gli impercettibili movimenti del suo corpo, restio ad esprimere un qualunque tipo di emozione.

     Seth era di fronte a lui, infastidito dalle luci danzanti nella sala centrale della Techno Base e rigido come una statua di marmo. Un sogghigno era aperto sul suo volto affusolato, lasciando intravedere la sua dentatura acuminata. Il suo sguardo era fisso sul suo maestro in un’apparente espressione di compiacimento per aver soddisfatto il suo desiderio… o almeno così sembrava. Non era semplice capire cosa passasse per la testa dello sciacallo quando si incontravano i suoi occhi d’acciaio.

     Tutti gli altri agenti erano sull’attenti ad un lato della stanza, ma nessuno dei tre sembrava condividere la gioia di Magorian in quel momento. Getara ribolliva di rabbia e sarebbe diventato verde di invidia se la sua pelle squamosa di rettile non gli avesse già conferito quel colore. La sua lingua biforcuta sibilava fastidiosamente e non sarebbe risultato un mistero per nessuno sapere che in quel momento avrebbe volentieri stretto le sue dita viscide attorno al collo di Seth. Dal canto suo, Levine sembrava molto più interessata alle unghie della sua mano sinistra, ma non mancava di lanciare ogni tanto un’occhiata enigmatica allo sciacallo. Drake probabilmente non poteva essere più estraneo alla faccenda. Ritto e immobile, con il suo elmo metallico in braccio e appoggiato al suo fianco, vagava nel vuoto con lo sguardo perso in chissà quali pensieri.

     Tuttavia scarsa era l’attenzione che veniva riservata loro da Magorian, troppo occupato a decantare le lodi del suo agente quattro e a rimirare i due scintillanti Chaos Emeralds poggiati sui braccioli dell’enorme poltrona.

     - Da quando sei arrivato, mio fedele Seth, non abbiamo fatto altro che collezionare una serie di schiaccianti vittorie! Mi domando perché non ti ho portato con me fin dall’inizio! -

     Lo sciacallo aveva tutta l’aria di sapere il perché, ma non proferì parola, limitandosi a continuare ad osservare il suo padrone con curiosità.

     - Ora non rimane che recuperare un solo Chaos Emerald… uno solo… e potrò dire che la vittoria sarà finalmente mia! -

     - E per quanto riguarda gli altri? - chiese Seth.

     - Grazie ai tuoi poteri hai dimostrato ampiamente di poter schiacciare Sonic e la sua combriccola senza versare neanche una goccia di sudore! Al momento opportuno andrai a recuperare gli smeraldi che quelle bestie mi hanno impunemente sottratto e in seguito toccherà anche al dottor Eggman! -

     Qualcosa in quella frase aveva irrimediabilmente infastidito Seth. Un occhio attento avrebbe potuto scorgere la sua fronte aggrottarsi e il suo pugno chiuso vibrare lievemente.

     - Avrei però una domanda da farti! - enunciò Seth.

     - Dimmi, mio vassallo! -

     Il finto conato di vomito che Getara simulò di trattenere non avrebbe potuto esplicare meglio quello che ne pensava dell’espressione “mio vassallo”.

     - Nel tempio avevo Sonic e i suoi compagni in pugno! Avrei potuto eliminarli facilmente! Perché allora mi hai inviato telepaticamente il messaggio di ritirarmi? -

     Magorian sorrise disgustosamente. Poi si voltò, apparentemente interessato alle nubi nere vorticanti riflesse nella grande vetrata della sala.

     - Per diversi motivi, ragazzo mio! Per prima cosa ci servivano ancora vivi per poter far loro sputare dove hanno nascosto i loro tre Chaos Emeralds! Nonostante il loro primitivo cervello animalesco non sono degli stolti, lo riconosco! Si saranno sicuramente assicurati di mettere al sicuro le tre pietruzze che hanno sgraffignato! E in secondo luogo… -

     Il perverso piacere di Magorian nell’immaginare lo stato dei suoi avversari si intensificò, esprimendosi in un sorriso, se possibile, ancora più ampio ed inquietante.

     - Prova ad immaginare come possono sentirsi adesso… demoralizzati, umiliati, disorientati… irrimediabilmente sconfitti… si sono scontrati con un nemico potentissimo e hanno fatto i conti con la nostra schiacciante superiorità! La loro autostima starà crollando… la paura si starà impadronendo di loro… la delusione li starà mangiando vivi dall’interno! No, Seth, se li avessi spediti all’altro mondo in quel tempio polveroso non avremmo avuto il piacere di prolungare la loro agonia! Ci sono cose molto peggiori della morte… ed una di queste è sapere di avere le ore contate vivendole in preda al terrore! Sconfitti e delusi come sono adesso non avranno la forza di reagire… e saranno un facile bersaglio! -

     - Tremendamente diabolico! - commentò laconicamente Seth - Quindi quale sarà la nostra prossima mossa? Lasciare che si piangano addosso? -

     Magorian sogghignò.

     - Ho in mente qualcosa di molto meglio! Li faremo fuori uno per uno, godendo di ogni singolo momento della loro debolezza e frustrazione! -

     L’uomo rise tra sé e sé. Poi tornò ad accomodarsi sulla poltrona e a giocherellare con i due Chaos Emeralds, come un bambino con il suo sonaglio.

     - Ecco gli ordini, Seth! C’è un membro di quella penosa banda che potrebbe crearci non pochi problemi… sai a chi mi riferisco! Il tuo compito è attirarlo a te… usa il vecchio sistema… entra nella sua mente e fagli sentire la tua voce, come hai fatto con Sonic a Sandopolis! Nello stato in cui si troverà adesso non sarà difficile… quando te lo troverai di fronte… voglio che tu lo uccida… e che non sia una cosa rapida, mi raccomando! -

     Seth si piegò lentamente in un inchino e, senza dire una parola, si diresse verso l’uscita a passo lento. Levine gli fu subito dietro, ignorando gli sguardi interrogativi dei suoi compagni. Magorian non poteva curarsene di meno, intento com’era a rimirare lo smeraldo azzurro scintillante che stringeva tra le dita pallide.

     Getara si fece avanti, ancora non del tutto capace di padroneggiare la collera che provava, ma fu col tono più naturale e indifferente che gli riuscì che pronunciò le sue parole, sibilando.

     - Mio signore, la missione purtroppo non è andata a buon fine! Abbiamo cercato tracce del dottor Eggman in tutti i nascondigli a noi noti ma non siamo riusciti a trovarlo! Inoltre ci giunge voce che E-102 Gamma ha abbandonato l’edificio e che abbiamo perso il suo segnale! -

     - Cosa vuoi che mi importi di quella lattina ambulante? - rispose Magorian ferocemente - Che vada pure a spasso per conto suo! Ho altro a cui pensare adesso! -

     - E per quanto riguarda Metal Sonic? - domandò Drake, avvicinatosi alla lucertola.

     - Lo voglio efficiente ed operativo! Al momento opportuno quelle stupide scatolette di metallo ci saranno utili a porre fine alle sofferenze dei nostri avversari! -

     Non avendo altro da aggiungere, l’uomo voltò la sua poltrona tornando ad osservare il cielo scuro. Getara comprese che quello era il segnale di congedo, così decise di togliere il disturbo imprecando sottovoce. Ma Drake non accennò a volersi muovere.

     Aveva qualcosa da dire… qualcosa che proveniva dal profondo della sua anima. Tuttavia era perfettamente conscio che quelle parole avrebbero potuto metterlo nei guai. Se avesse posto la domanda che premeva sulla punta delle sue labbra avrebbe rischiato di scatenare le ire del suo padrone. Una prospettiva non molto allettante, ma era stanco di dover reprimere sé stesso. L’ultima conversazione avuta con Seth, quella in cui era stato costretto a rivangare i più remoti ricordi della sua infanzia, era stata determinante. Si era reso conto che c’era qualcosa di errato in lui, c’erano delle catene invisibili che lo legavano stretto, impedendogli di essere quello che era. Non era ben sicuro di dove finisse il lupo e incominciasse l’uomo, ma finché anche una minima parte di sé subiva il richiamo della foresta sentiva di non poter convivere con il suo io. Gli altri agenti non erano costretti a nascondere le loro fattezze animali, ma lui sì. Questo perché era il prediletto di Magorian, ma se esserlo significava vivere in un’opprimente sensazione di soffocamento cominciava sul serio a dubitare di poter continuare a servirlo. Quello che voleva erano dei chiarimenti… chiarimenti sul suo passato… e sul suo futuro… voleva conoscere il suo posto in tutto ciò che Magorian stava preparando. Sentiva che avrebbe potuto scappare, liberare la sua natura lupesca e fuggire via da tutto quello che stava accadendo. Ma era sicuro di poter sopravvivere? Da solo, in un mondo che aveva imparato ad odiare, liberando una sua natura che aveva imparato a disprezzare. Senza Magorian non era nulla… per questo non lo avrebbe mai abbandonato… e il suo forte senso di lealtà e di onore gli imponeva di prestargli i suoi servigi come ringraziamento per averlo salvato. Comunque fosse stato… aveva bisogno di sapere…

     Si avvicinò nervoso. Non sapeva bene cosa dire, quali parole scegliere, quale formula sarebbe servita a rabbonire di più Magorian.

     - Che cosa ne sarà di me dopo che tutto questo sarà finito? - si ritrovò a dire all’improvviso.

     Poteva vedere solo lo schienale della poltrona, il che era un bene perché Drake non era sicuro che avrebbe avuto il coraggio di continuare guardando l’espressione del suo padrone.

     - Perché mi fai questa domanda? - esordì l’uomo dopo qualche minuto.

     - Perché io sono una delle bestie che tanto odi… e ti sto aiutando a spazzarle via da questo pianeta! -

     - Quello che io voglio fare è eliminare esseri indegni di possedere il dono della vita e di popolare le terre che la natura ci ha offerto! Io voglio creare una nuova e intelligente civiltà, capace di apprezzare e sfruttare fino in fondo tutto ciò! E poi, ragazzo mio, dopo tutti i miei insegnamenti credevo che avessi imparato ad essere un uomo! -

     Drake era sicuro che solo gli attuali abitanti di quel pianeta fossero capaci di apprezzare tutto quello fino in fondo, ma preferì non indugiare su questo punto.

     - Non posso rinnegare quello che sono… insomma, guardami… sono un lupo! -

     Drake pensò di essere andato un po’ troppo oltre. La poltrona si voltò nuovamente e il volto di Magorian gli si parò di fronte agli occhi, stranamente non incollerito, ma quasi compassionevole.

     - Nessuno può negare quello che è! Ma tu sei lupo solo in apparenza… e l’apparenza non conta quando si è uomo all’interno! Ragazzo, ti ho allevato e accudito… ti ho insegnato a sfuggire alle debolezze della tua razza per renderti più forte… ti ho donato poteri che chiunque desidererebbe… e tutto questo perché tu potessi essere al mio fianco quando creerò la nuova civiltà, perfetta e organizzata! Sei il mio braccio destro, Drake, e continuerai ad esserlo anche dopo che avremo vinto la nostra battaglia… è questo il tuo futuro… è questo il tuo destino! -

     Il tono definitivo delle parole di Magorian facevano capire che il discorso era chiuso. Drake non osava spingersi oltre perché sapeva che quello era un argomento proibito e di aver potuto parlarne solo grazie alla momentanea gioia e soddisfazione del suo maestro. Nonostante ciò, non era ancora totalmente soddisfatto.

     - Forse hai ragione! - ammise prima di voltarsi ed andarsene - Ma io ho un cuore di lupo e che ti piaccia o no prima o poi dovrò farci i conti! -

     Magorian sbuffò.

     - Stupido cane! - mormorò quando Drake sparì alla sua vista - Quando arriverà quel giorno almeno non dovrò più sopportare il tanfo della tua presenza! -

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     Il freddo ed enigmatico Seth the jackal procedeva impettito attraverso il corridoio della Techno Base, brandendo il suo giavellotto ed utilizzandolo come un bastone da passeggio. Non è dato sapere quali pensieri scorressero nella sua mente. Anche se si fosse trovato il modo di penetrarvici all’interno, il suo spaventoso potere psichico avrebbe sigillato ogni pertugio del suo cervello per nascondere i suoi veri intenti. Seth… un enigma per tutti coloro che si imbattevano in lui.

     Ma era anche talmente arguto da percepire immediatamente la presenza di qualcuno alle sue spalle, senza che le sue orecchie sentissero alcun tipo di rumore.

     - Fatti vedere! - disse con tono perentorio.

     Levine non ci pensò due volte a farsi avanti. L’esperienza le insegnava che non era una mossa saggia entrare in conflitto con lo sciacallo. Con un sorriso lezioso si posò di fronte a Seth, squadrandolo dal basso verso l’alto, dopo aver ripiegato le sue ali variopinte.

     - Cosa vuoi? - domandò secco Seth.

     - Diretto come sempre, non è vero? - rispose lei, evasiva - Sai, certe ragazze amano i ragazzi loquaci! -

     - Non ho tempo da perdere in giochetti! Fatti da parte! -

     Levine sbuffò indispettita.

     - Non preoccuparti, non voglio toglierti l’opportunità di farti mettere di nuovo su un piedistallo dal vecchio Magorian! -

     Seth la squadrò attentamente. La farfalla cercò di evitare il suo sguardo, perché sapeva che quegli occhi avevano molto più potere di quanto potesse sembrare in apparenza.

     - Allora vorresti forse sostituirmi tu su quel piedistallo? -

     - Ti prego! Per chi mi hai preso? Per Getara? - sbottò offesa Levine - No, caro mio! Io non potrei mai rimpiazzarti, potente come sei! Ma guardati… possiedi la telecinesi, il potere della persuasione e la facoltà di insinuarti nella mente degli altri! Ma a differenza del nostro viscido amico rettile ho abbastanza sale in zucca da capire come girano le cose da queste parti! -

     - Ah, sì? - ribatté Seth in tono piatto ma sarcastico - Allora illuminami! -

     - Non prendiamoci in giro! Sappiamo entrambi come la situazione si svilupperà quando quel vecchiaccio avrà tra le mani tutti i sette Chaos Emeralds! Drake potrà anche crogiolarsi nel suo onore e Getara nella sua ambizione, ma tu ed io siamo molto più realisti e astuti da prevedere i piani di Magorian! Io so che sei l’unico che in quel momento potrà fare la differenza! L’ho sentito con le mie orecchie, ricordi? -

     - Ricordo benissimo! - disse Seth senza scomporsi minimamente.

     - Quindi ricordi anche l’accordo che abbiamo preso! Quando tutto questo sarà finito e Magorian farà la sua mossa, noi gli daremo lo scacco matto! -

     - Lo farò… se le circostanze lo richiederanno necessario… ma spiegami perché quello scacco matto dovremmo darglielo “noi” invece di darglielo solo “io”! -

     - Bé, tesoro… non ti costa niente in fondo… e poi… -

     Levine allungò la sua mano e con fare malizioso cominciò a grattare lo sciacallo dietro l’orecchio.

     - Scoprirai che posso essere fonte di… grande divertimento! - e gli strizzò l’occhio.

     Seth rimase impassibile e le lanciò una delle sue occhiate più feroci. La farfalla, seccata da quell’atteggiamento, ritrasse il braccio e si allontanò.

     - Non è facile scioglierti, Seth… ma tieni fede agli accordi e scoprirai che abbiamo entrambi da guadagnarci! - concluse Levine.

     - Staremo a vedere! Nel frattempo ho un roditore da sterminare! -

     Levine sorrise.

     - Lo so… ah, poverino… come mi fa pena… forse è il caso che prepari una bella lapide con l’iscrizione: “Qui giace Shadow the hedgehog”! -

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 Angel Island – Giorno 6 (Ore 22:00)

     Aprì gli occhi lentamente quando riacquistò sensibilità e avrebbe preferito non averlo mai fatto. Il suo corpo era tutto un dolore. Rimpiangeva lo stato di svenimento in cui si trovava poco prima e soprattutto rimpiangeva la tranquillità e l’assenza di preoccupazioni tipica di quando si è nel mondo dei sogni. Ma adesso era tornato cosciente e, volente o nolente, doveva aprire gli occhi e fare i conti con la dura realtà.

     La prima cosa che Sonic vide sollevando le palpebre fu il dolce volto di Amy Rose che lo fissava.

     - Dormito bene? - chiese lei con fare scherzoso, ma nascondendo male la sua preoccupazione.

     - Ho fatto dormite migliori! - rispose lui con voce flebile.

     Sonic cercò di alzarsi dalla posizione distesa in cui si trovava ma un forte dolore alla schiena lo fece mugugnare. Si rese conto solo in quel momento che la riccia rosa gli stava tenendo la mano.

     - Stai sdraiato! - si raccomandò lei - Hai preso dei brutti colpi… devi riposare! -

     Realizzò di essere steso su uno dei vecchi materassi portati da Vector nel rifugio di Knuckles. Si guardò intorno stordito e vide qualcun altro disteso sul letto dell’echidna.

     - Perché a Shadow tocca il letto e a me questo materasso logoro? - mormorò Sonic con fare giocoso nel tentativo di tirare su il morale di Amy.

     - Non fare lo schizzinoso adesso! - lo rimproverò lei - E comunque Shadow era conciato molto peggio di te, poverino! I Chaotix vi hanno riportato subito qui e Tikal vi ha rattoppato come poteva! La mandibola di Shadow ha subito un forte colpo, ma non avrà danni permanenti per fortuna! -

     Sonic sorrise debolmente per comunicare il suo sollievo. Silenzio.

     - Knuckles e Rouge ci hanno raccontato che vi siete imbattuti in un altro agente di Magorian! - riprese Amy.

     - Già! E non in uno qualunque! Si chiama Seth, uno sciacallo mostruosamente potente! Ha messo al tappeto me e Shadow come dei burattini e peggio ancora è riuscito a recuperare due Chaos Emeralds! -

     - Le cose si mettono male allora! - affermò Amy demoralizzata.

     Sonic desiderava incoraggiarla, ma si sentiva sconfortato quanto lei.

     - Com’è andata la vostra missione? - domandò, desideroso di cambiare argomento.

     - Magnificamente! - disse Amy e un ampio sorriso si dipinse sulla sua faccia - Gamma è di nuovo dei nostri! Ci sarà utile se vogliamo sconfiggere Magorian! Devo dire che non è stato semplice! Ho avuto un… incontro ravvicinato col suo fucile! Ma Tails è riuscito a riprogrammarlo! A quanto pare alcune mie parole hanno avuto accesso a parte dei suoi dati originari e questo gli ha impedito di spararmi! E’ tornato il Gamma che conoscevamo! -

     - Mi fa piacere! - disse Sonic - Un alleato in più può essere fondamentale! -

     Ancora silenzio.

     - Ho avuto tanta paura per te! - ammise Amy con un vocina flebile.

     - Mi dispiace averti fatto stare in ansia! - rispose lui senza trovare niente di meglio da dire.

     - Lascia stare! Non è colpa tua! E’ da quando è cominciata questa storia che non faccio altro che preoccuparmi! Non voglio che ti succeda niente di male, specialmente adesso che… ci siamo trovati! -

     - Stai tranquilla! Ci tengo molto alle mie spine! Farò attenzione la prossima volta! -

     Non avendo voglia di parlare di quello, cambiò ancora argomento.

     - Ma dove sono tutti gli altri? -

     Sonic fece di nuovo per alzarsi ed Amy, non potendolo costringere a rimanere steso, decise di aiutarlo a mettersi in piedi. Il riccio blu avvertiva le gambe pesanti ma solo per il fatto di essersi alzato si sentiva già meglio. Come Amy ben sapeva, non erano tanto le ferite e i lividi a procurargli dolore quanto il fatto di essere costretto a rimanere fermo. Tenendolo stretto a sé, lo scortò all’esterno del rifugio. Sonic poté dare un’occhiata di sfuggita a Shadow, addormentato e ricoperto di fasciature. Ben visibile era un livido violaceo sulla sua guancia, nel punto in cui si era scontrato con il gomito di Seth. Aveva macchie di sangue rappreso agli angoli della bocca.

     Era sera ormai e una fresca brezza si era levata. Delle nubi temporalesche affollavano il cielo coprendo la luna. Il tempo non poteva rispecchiare meglio il loro umore sconfortato.

     Erano tutti riuniti intorno ad un fuoco, intenti a confabulare con espressione seria. Knuckles, Rouge, Vector ed Espio erano immersi in una fitta conversazione dal tono preoccupato. Big e Tikal erano in disparte con Cream e Charmy, che li guardavano con espressione incredula, apparentemente intenti ad ascoltare una favola sui draghi sotto lo sguardo incuriosito del robot Gamma e di Tails.

     Alla vista di Sonic scattarono tutti in piedi. Cream, contenta, corse ad abbracciarlo, seguita a ruota da un eccitato Cheese.

     - Ti sei rimesso in sesto finalmente! - disse Knuckles sorridendo e dandogli una pacca sulla spalla.

     - Sai che detesto rimanere fermo! -

     - Come ti senti, Sonic? - domandò Tails ansioso.

     - Qualche dolore qua e là, ma sono stato peggio! -

     - Ti abbiamo tirato fuori di lì appena in tempo, blue boy! - esclamò Vector con fare d’intesa - Se non lo avessimo fatto ci saremmo ritrovati due belle schiacciatine di riccio in technicolor, blu e nera! -

     - Se foste arrivati più tardi non avremmo mai più avuto il piacere di sentire Shadow brontolare! - ribatté il riccio ironicamente - Grazie di avermi messo in salvo gli aculei comunque! -

     - Adesso basta con queste smancerie! - intervenne Rouge seccata - Se non ve ne siete resi conto abbiamo uno sciacallo impazzito a ruota libera che sta facendo incetta di tutti quegli splendidi Chaos Emeralds! Dobbiamo trovare un modo per fermarlo! -

     - Se non ti conoscessi bene, Rouge - riprese Sonic tentando di mantenere un tono allegro - Direi che sei più preoccupata per gli smeraldi che per la mia salute o quella di Shadow! -

     - Oh, su, dolcezza! Mi fa piacere che sei ancora tutto d’un pezzo, soprattutto perché sei l’unico che può impedire il nostro totale sterminio, ma non è con tutte queste melensaggini che ci salveremo le penne! -

     - E-102 Gamma è pronto alla lotta! - si interpose la voce metallica del robot.

     - Anche io e Cheese vogliamo fare la nostra parte! - gli fece eco Cream.

     - La faremo tutti noi! - disse Sonic determinato - Perché la catastrofe che si abbatterà su questo pianeta se Magorian otterrà tutti gli smeraldi riguarda ciascuno di noi! E non sarà questo fantomatico sciacallo a fermarci! -

     - Questo è poco ma sicuro! -

     La voce che aveva pronunciato queste ultime parole era quella di Shadow, apparso sullo stipite dell’entrata, con in mano le garze che si era strappato dal corpo.

     - Non è per niente facile tenere a riposo voi ricci, vero? - sbuffò Tikal.

     - Come ti senti? - domandò Sonic apprensivo.

     - Abbastanza in forze da vendicare ogni singolo pugno che mi è stato inflitto! - rispose ferocemente.

     - Whoa! Questa sì che si chiama grinta! Di norma ti seguirei senza pensarci due volte, ma è una situazione un po’ delicata da gestire! Quel cagnolone dal muso appuntito non è un avversario da sottovalutare! -

     - Nessuno pesta i piedi e si fa beffe di Shadow the hedgehog così facilmente, Sonic! Intendo trovarlo e fargliela pagare! -

     - Allora siamo in due! Mi dispiace ammettere che però in questo momento non è la cosa più opportuna da fare! -

     - Non ho chiesto il tuo parere né il tuo permesso! -

     Rouge era allibita. Non aveva mai visto Shadow così furioso. Era totalmente fuori di sé e incapace di controllare le sue emozioni, cosa che, a memoria d’uomo, non era mai successa. Il pipistrello però notava che le mani del riccio nero tremavano… che fosse ancora sotto shock per il colpo ricevuto?

     - Raffreddati, vendicatore! - continuò Sonic sconcertato - Lanciarsi in un attacco kamikaze non servirà a nulla! Credimi, anch’io voglio prenderlo a calci e rispedirlo da dove è venuto, ma potremo farlo solo pianificando una strategia… e soprattutto non da soli! -

     - Non metterti sulla mia strada, Sonic the hedgehog! -

     Shadow ribolliva dalla rabbia, determinato come non mai. I due ricci si scambiarono un’occhiata di sfida. Due forti personalità si stavano scontrando e nessuna delle due aveva intenzione di arrendersi all’altra.

     - Su, non è il caso di dare di matto! - intervenne Vector in tono bonario - Siamo tutti spaventati da questa nuova minaccia, ma non è dando in escandescenze che risolveremo la situazione! -

     - Cribbio! - esclamò Charmy - E’ la prima cosa saggia che sento uscire dalle labbra di Vector! -

     - Siamo tutti quanti stanchi! - riprese il coccodrillo ignorando il suo collega - Io propongo di fare una bella dormita! Domattina a mente lucida potremo ragionare meglio! -

     - Non è scappando dai problemi che li risolveremo, Vector! - intervenne Espio serio.

     - Ma neanche catapultandoci in una missione suicida! -

     - Dormire è molto importante! - esordì Big - E’ sempre bene riposarsi per recuperare le forze! -

     - Io sono d’accordo con Espio! - disse Knuckles - Dobbiamo pensare a qualcosa adesso! -

     - Ne ho abbastanza! - sbottò Shadow irritato.

     Diede uno spintone a Sonic e cominciò ad allontanarsi, pestando i piedi per terra con rabbia. Sembrava aver perso il controllo e la serietà che da sempre lo contraddistinguevano. Fece solo pochi passi prima di crollare a terra, con la testa tra le mani gemendo di dolore. Dalla sua espressione sofferente sembrava che il capo gli si stesse spaccando in due. Amy e Sonic gli furono subito accanto. Nello stesso momento in cui Shadow era crollato al suolo, E-102 Gamma era come impazzito! Cominciò a ruotare il corpo e a muovere le braccia a destra e a manca. Sensori e luci sul suo corpo metallico risuonavano e lampeggiavano privi di controllo.

     - Shadow! Shadow! - esclamava Sonic scuotendolo per le spalle.

     Dopo pochi minuti, il riccio nero sembrò riprendersi e Gamma si calmò immediatamente, prima che Tails potesse vedere che cosa gli fosse preso. Shadow respirò a fondo e si rialzò. Prima che gli altri potessero fargli alcuna domanda, corse via.

     - Tutto questo non porterà a nulla di buono! - disse Sonic preoccupato.

     - Tails, cosa è successo a Gamma? - chiese Amy.

     - Non saprei! Sembra che i suoi sistemi siano andati in tilt per qualche secondo! Forse la causa è stata una specie di interferenza… delle onde anomale… -

     Onde anomale… a Sonic venne di colpo in mente una cosa.

     - Che tipo di onde? - domandò preoccupato - Possono essere onde cerebrali? -

     - Bé… sì, in teoria sì! - replicò il volpino confuso - Ma dovrebbero essere molto molto potenti! -

     Sonic aggrottò la fronte, pensieroso. Un tremendo dubbio lo stava assalendo mentre osservava una macchia sfocata di colore nero allontanarsi tra gli alberi fino a confondersi col buio del crepuscolo.

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     Un rombo in lontananza. Il vento freddo cominciava a levarsi e a sferzare sul suo viso. Nuvole temporalesche oscuravano lo scenario in cui stava correndo mentre piccole e sporadiche gocce di pioggia iniziavano a bagnarlo. Quell’atmosfera minacciosa sarebbe stata il teatro perfetto per la recita che di lì a poco sarebbe cominciata, pensò distrattamente Shadow.

     - Incontrami tra dieci minuti a Mystic Ruins se vuoi la rivincita… abbi il fegato di presentarti! -

     Era quello che la voce martellante di Seth aveva continuato a ripetere rimbombando nel suo cervello senza controllo come il ronzio di un trapano elettrico. Non aveva dovuto pensarci due volte a raccogliere la sfida e a dirigersi verso il luogo d’incontro, lasciandosi alle spalle i suoi compagni di battaglia. Non doveva frapporsi nessuno tra lui e Seth. Non aveva mai subito una sconfitta tanto clamorosa, lui, Shadow, la forma di vita perfetta, ed era il momento di riscattarsi. Tuttavia, per qualche strana ragione, il suo corpo era stato inizialmente riluttante ad obbedire agli ordini impartiti dal suo cervello. Quando ripensava ai freddi occhi d’acciaio dello sciacallo e alla sua gelida morsa telepatica, un tremore incontrollabile si impadroniva di lui. Non riusciva ad analizzare bene questo fenomeno a lui completamente sconosciuto, ma fintantoché avesse avuto fiato in corpo non avrebbe mai permesso di lasciare impunita una simile onta.

     Si ritrovò a pensare a Maria, al suo dolce sorriso e a come lui (o meglio, il suo predecessore di cui possedeva i ricordi) non era stato capace di fare nulla per salvarla, di come era stato impotente di fronte alla morte di un innocente per mano di uno spietato e freddo assassino… uno spietato e freddo assassino della stessa pasta di Seth. E allora si rese conto che se era talmente determinato a cancellare per sempre quella minaccia non era solamente per curare il suo orgoglio ferito, ma c’era una ragione più profonda. Il suo spirito altruistico si stava risvegliando. Shadow the hedgehog era stato creato per essere un’arma di distruzione, l’ombra dell’originale Shadow in cui il professor Robotnik aveva riversato tutto l’odio e la rabbia che nutriva per il genere umano. Nonostante questo però, come Sonic tempo addietro fece capire a lui e ad Emerl(2), era capace di provare compassione… era paradossalmente un’arma con un cuore. Gerald gli aveva donato il corpo e il ricordo di Maria gli aveva donato l’anima. Finalmente conscio della sua vera natura, era deciso a fare in modo che quello che era successo a Maria non si ripetesse più, che altre persone innocenti non dovessero morire per la follia di individui come Seth o Magorian, che lo scopo della creazione della forma di vita perfetta, Shadow the hedgehog venisse onorato e che la promessa fatta a Maria fosse mantenuta… era questa la sua ragione di vita.

     Mentre ormai la pioggia stava cominciando a cadere fitta bagnando il suo manto nero, raggiunse le antiche rovine che, illuminate dai flash luminosi dei lampi, proiettavano delle ombre suggestive. Si fermò di fronte alle macerie di un altare votivo, rimanendo in silenzio con le orecchie tese per percepire ogni minimo movimento.

     - Non pensavo che saresti venuto! Sei una costante sorpresa! -

     La voce glaciale di Seth lo costrinse a voltarsi.

     Lo sciacallo si trovava in piedi sopra una colonna marmorea, a braccia conserte con rivoli di pioggia che gli colavano addosso. Il cuore di Shadow gli saltò in gola, e subito dopo se ne chiese il motivo. Gli occhi di ghiaccio di Seth lampeggiavano sinistri.

     - Come potevo rifiutare l’invito? - replicò Shadow sforzandosi di sembrare sicuro di sé - Specialmente se mi è stato recapitato così gentilmente! -

     - Noto con piacere che hai ancora il dono della parola! Pensavo che il piccolo incontro tra il mio pugno e la tua faccia fosse stato abbastanza persuasivo da convincerti a non spiccicare più una sillaba! -

     Shadow rabbrividì… e si vergognò di averlo fatto.

     - Non mi faccio mettere K.O. da un pugno! -

     - Probabilmente no, ma credo piuttosto che quello che ti ha fatto crollare sia stato il sinistro rumore delle ossa che scricchiolano… il dolore bruciante che divampa sul tuo volto… la sgradevole sensazione di paralisi dei tuoi muscoli… il calore del sangue che scorre giù per la tua bocca… correggimi se sbaglio! -

     Le parole di Seth stavano avendo un effetto portentoso su Shadow. Il suo cuore batteva all’impazzata, la sua fronte era imperlata di sudore, anche se cercava di convincersi che era solo pioggia, e le sue mani tremavano, seppur voleva credere che fosse il freddo. L’astuto sciacallo si rendeva perfettamente conto della morsa di terrore in cui il suo avversario era intrappolato e sceglieva con cura le parole ideali per incutergli sempre maggiore soggezione.

     - Che cosa ti prende, istrice? - continuò con tono strascicato, scendendo dalla colonna e avvicinandosi lentamente - Stai tremando come una foglia… hai freddo, forse? O stai tremando di rabbia? Oppure senti il terrore che ti contorce le budella e ti impedisce di muoverti? -

     Incredibilmente… Shadow non sembrava capace di rispondere… rimaneva lì impalato, zuppo da capo a piedi, con gli occhi sgranati e i pugni stretti e tremanti. Seth sogghignava compiaciuto.

     - Buuhuh! Il brutto sciacallo cattivo ti spaventa, piccolo Shadow? - riprese schernendolo cinicamente - Hai paura di farti di nuovo la bua? -

     Ormai Seth era a pochi passi da Shadow. La pioggia continuava a cadere forte. I bagliori dei fulmini si facevano più intensi. I tuoni sembravano degli echi in lontananza per le orecchie di Shadow, ipnotizzato da quegli occhi d’acciaio, divorato dall’interno da un panico lacerante.

     - Sai, il sistema migliore per guarire da casi di… thosfobìa come questo spesso è una terapia d’urto! Direi però di saltare la terapia… e arrivare direttamente all’urto! -

     Non ci fu tempo di reagire. Seth protese il braccio in avanti, con la mano illuminata da una luce azzurrina. Non era vicino abbastanza nemmeno per sfiorare Shadow, eppure il riccio nero si sentì arrivare un colossale pugno nello stomaco che gli mozzò il respiro. Gemette ed indietreggiò, premendosi una mano sul ventre, incapace di reagire. Lo sciacallo simulò un movimento di frusta con il braccio teso e una pressione equiparabile ad un calcio colpì Shadow in pieno volto, scagliandolo di lato e gettandolo in una pozzanghera fangosa.

     - Che aspetti, forma di vita perfetta? - domandò Seth aggressivo - Da quanto vedo la tua perfezione sta solo nel farti umiliare… in quello non ti batte nessuno! -

     Shadow fu colpito allo stomaco da un calcio, e poi da un altro, e da un altro ancora. Seth si stava divertendo ad infierire senza che il riccio nero potesse fermarlo. Era letteralmente paralizzato dalla paura. Nella sua testa continuavano a vorticare il pensiero della sua mascella quasi fratturata, delle iridi gelide del suo avversario. Il dolore fisico non era mai stato un ostacolo né un impedimento per lui… ma allora perché, dannazione, non riusciva a muoversi? Perché era così terrorizzato?

     Seth spalancò il palmo della sua mano. Shadow fu circondato da un alone azzurro e venne lentamente fatto levitare a mezz’aria.

     - Devo dire che sei stato una grande delusione! - disse amareggiato lo sciacallo - Mi aspettavo un po’ di competizione e tutto quello che mi ritrovo è una marionetta senza spina dorsale da maneggiare a mio piacimento! -

     Falciando col braccio verso il basso fece precipitare Shadow. L’impatto con il suolo duro gli procurò un dolore bruciante. Seth lo sollevò nuovamente, portandolo più in alto. Un secondo di pausa e lo gettò sul terreno con più forza. L’acqua fangosa schizzava sul suo corpo mentre Seth continuava questa crudele gimcana, facendolo fluttuare e lanciandolo senza pietà in un impatto con il terreno. La voce del suo persecutore gli risuonava nella testa, provocandogli un moto di convulsioni.

     Quando Seth si fu stancato del suo perverso giochetto, lasciò che Shadow cercasse di mettersi lentamente in piedi per poi colpirlo con un pezzo di roccia scagliatogli contro come un proiettile in pieno volto.

     Respirava a fatica… steso, inerme…

     - P…perdonami… Maria… - mormorò con un filo di voce.

     Erano lacrime o gocce di pioggia quelle che inumidivano i suoi occhi semichiusi?

     Seth gli si avvicinò con un’espressione crudele.

     - Buffo! - commentò - E pensare che ti credevi il più forte di tutti… quasi intoccabile… ma avresti dovuto sapere… che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno più forte di te… è la legge della giungla, Shadow… adesso sei tu quello debole… ed è talmente patetico vederti rantolare nel fango che preferisco finirti adesso… sayonara, Shadow the hedgehog! -

     Ci fu un forte sibilo, proprio quando Shadow, ormai rassegnato, si stava preparando al colpo di grazia con gli occhi ermeticamente chiusi. Un tonfo rumoroso e un gemito di dolore. Poi una voce fin troppo familiare.

     - Yo, Fido! - disse Sonic con voce sprezzante - Perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia? -

     Shadow aprì a fatica gli occhi. Distinse la figura sfocata di Seth chino sul terreno che si premeva una mano sul petto digrignando i denti. Notò anche uno degli stivaletti di Rouge apparire accanto al riccio blu.

     Lo sciacallo si rimise in piedi ridendo sguaiatamente.

     - Sarei lieto di farlo… ma purtroppo per voi non esiste nessuno alla mia altezza! Comunque potete stare tranquilli… non ho intenzione di uccidervi, per ora! Ho pesci più grossi da friggere al momento! Potete riprendervi quella pallida imitazione di un guerriero! Non vale neanche la pena sporcarsi le mani per eliminarlo… alla prossima! -

     Dopo aver lanciato un ultimo sguardo disgustato a Shadow, Seth si allontanò senza che Sonic o Rouge provassero a fermarlo.

     Shadow era malconcio e sporco di fango. I suoi occhi erano sbarrati e la sua bocca era contorta in una smorfia dolorante. Sonic e Rouge si guardarono per un momento, indecisi sul da farsi. Poi lo afferrarono entrambi per le braccia e lo aiutarono delicatamente a tirarsi su.

     - Ti sembra questo il momento dei fanghi terapeutici? - disse Sonic nel tentativo di alleviare la tensione.

     Il riccio nero non rispose. Aveva l’aria di chi non avrebbe più spiccicato parola in vita sua.

     - Come ti senti, dolcezza? - domandò Rouge seria - Riesci a metterti in piedi? -

     - Lasciatemi! - mormorò con voce sepolcrale.

     - Non sei un bello spettacolo per gli occhi, giustiziere! - ribatté Sonic - Converrebbe che ti facessi un bagno prima! -

     - Non vale la pena salvarmi… lasciatemi qui… -

     - Ti ha dato di volta il cervello? - esclamò Rouge.

     - Non ne vale la pena… sono solo… un coniglio… -

     - Strano! - intervenne Sonic con un sorriso - Avrei detto che i conigli non avessero le spine! -

     L’atteggiamento canzonatorio di Sonic non fece altro che irritare maggiormente il povero Shadow.

     - Sono un codardo… uno schifoso vigliacco… senza… un briciolo di coraggio per affrontare una battaglia… -

     - Di che cosa stai parlando? -

     - Io… io… - balbettò Shadow. Sembrava costargli molta fatica parlare - Avevo… avevo paura… io… ero terrorizzato… avevo una paura dannata, maledizione!!! -

     In preda alla frustrazione diede un pugno per terra. Sonic era senza parole.

     - Tremavo come una foglia… non riuscivo a muovermi… e tremo persino adesso… ho deluso me stesso… e ho deluso Maria… e tutti quelli che credevano che sarei stato in grado di aiutare l’umanità… ma sono solo un codardo… un maledettissimo codardo! -

     Shadow si mise la testa tra le mani e continuò a mugugnare scosso da spasmi irrefrenabili.

     - Non ti ho mai visto in questo stato! - disse Rouge scioccata.

     Sonic sembrava molto arrabbiato. Afferrò il suo sosia per gli aculei e tenne il suo volto stretto di fronte al proprio in modo che il loro sguardo si incrociasse.

     - Sei più stupido di quello che pensassi, Shadow! - affermò Sonic deluso - Tu un codardo? Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Non ho conosciuto nessuno più coraggioso di te! Hai dimenticato che hai rischiato la morte per impedire all’ARK di schiantarsi sulla Terra? E di aver combattuto da solo quel bestione di Black Doom? -

     - E hai anche usato il Chaos Control contro i Metarex sparendo nello spazio assieme a loro! - si intromise Rouge - Hai dimenticato anche questo? -

     In circostanze normali, Shadow non avrebbe sopportato di essere trattato in questo modo. Totalmente fuori di sé, però, non diede segno di essersi scosso dal torpore in cui era piombato.

     - E allora perché non ho mosso un dito? - mugugnò - Perché ho lasciato che… lui mi pestasse in quel modo? -

     Sonic aggrottò la fronte.

     - Seth non è un nemico comune, Shadow! Hai visto di cosa è capace! E’ in grado di intrufolarsi nella nostra mente, ti rendi conto? Può violare la nostra testa e se può fare una cosa del genere scommetto che può anche instillare la paura dentro di te! Proiettare immagini nel tuo cervello… spaventarti a morte! -

     - N… no… non è possibile! - balbettò.

     - Che sia così oppure no non importa… devi riprenderti subito… Shadow, tutti noi abbiamo paura… potremmo finire polverizzati da un momento all’altro… io stesso ogni volta che mi ritrovo a combattere con Drake e tutti gli altri sono terrorizzato… ma dobbiamo imparare a dominarla… perché se uno di noi fallisce, falliamo tutti! -

     - Abbiamo bisogno di te, Shadow! - disse Rouge - Non voglio finire i miei giorni a causa di un vecchio psicopatico e del suo branco di leccapiedi! Tu sei una delle nostre armi più potenti! Devi farlo per tutti noi! -

     - E per Maria! - aggiunse Sonic.

     Passò qualche minuto. Il respiro di Shadow si regolarizzò, da affannoso e ansante che era. Il suo tremore andò lentamente scemando e cominciò pian piano a rimettersi in piedi. Si sfregò il viso con il braccio, ripulendosi dal fango e dalla sporcizia che gli davano fastidio e guardando i suoi due compagni annuì col capo.

     - Ce ne hai messo di tempo! - commentò Sonic sorridendo - E’ già la seconda volta che ti consolo e ti faccio le coccole! Cerca di non abituarti, Shadow… non sono mica tua madre! -

     - Tenterò di ricordarmelo! - rispose.

     E, per la primissima volta, in un personale e inedito gesto d’affetto e di ringraziamento, diede un buffetto sulla guancia del riccio blu non prima di incamminarsi verso Angel Island con la pioggia che ancora batteva sul suo viso.

La pioggia continua a sferzare sui loro volti, in una notte in cui il pericolo e la difficoltà di aver scelto di percorrere la strada più giusta si fanno sempre più grandi. Riuscirà Sonic a sconfiggere l'apparente superiorità di Seth oppure tutte le sue speranze e quelle dei suoi compagni sono destinate a crollare come un castello di carte a causa dell'invicibile sciacallo? Siamo davvero vicini alla fine, per cui non perdetevi i prossimi episodi della saga di SINS OF PURITY, sempre online con "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".

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(1)
Infatti, il primissimo incarico di Gamma era di trovare Froggy, all’epoca posseduto dalla coda di Chaos, come narrato in "Sonic Adventure".
(2) Come narrato in "Sonic Battle".
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ART GALLERY

Knight Drake The Wolf Concept Art
Knight Drake The Wolf Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo è un ritratto di Drake the wolf come appare nelle storie contenute in "Sonic The Hedgehog: Full Speed Ahead".
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CHAOS MILLENNIUM Saga

Più grandi sono, più rumore fanno quando cadono

Scritto e ideato da: Knuckster

     - Gli insetti come te meritano una sola cosa… di essere schiacciati! -

     Quelle terrificanti parole rimbombarono nelle orecchie di Lance e gli fecero gelare il sangue nelle vene. Attraverso l’auricolare collegato con il microfono che portava Espio aveva potuto seguire in diretta tutta la battaglia tra il camaleonte e il Tiranno. Non erano certo sufficienti anche le immagini per capire che il suo alleato aveva miserevolmente avuto la peggio. I colpi sinistri e i rimbombi degli attacchi erano stati amplificati dalla cimice fin troppo adeguatamente, così come i gemiti di dolore di Espio. Seguire in contemporanea questo crudele massacro era troppo anche per l’animo di pietra di Lance. Non appena udì un disgustoso tonfo quasi limaccioso e un respiro mozzato, non gli ci volle molto per capire cosa fosse successo. Gettò a terra la cuffia come se si fosse scottato e indietreggiò spaventato.

     Espio aveva fallito… ancora peggio, era stato ucciso con una ferocia senza precedenti. Il Tiranno aveva detto di non avere intenzione di indagare a fondo per scoprire il complice della sua guardia del corpo, ma questo non bastò a tranquillizzare Lance. La parte più importante del suo progetto era andata a farsi benedire. Era rimasto completamente solo e, in questo modo, le possibilità di poter realmente spodestare Sonic si erano notevolmente ridotte. La potenza del suo esoscheletro era fuori discussione ma, se anche fosse riuscito a seminare il caos per le vie della città, c’era sempre un leader capace che avrebbe saputo coordinare le sue forze in modo tale da metterlo a tacere per sempre. Sonic era d’intralcio e, finché era in vita, Lance non avrebbe potuto sperare di prendere possesso del suo regno. Proprio per questo il primo obiettivo che aveva cercato di conseguire era la sua eliminazione, un obiettivo che, a quanto pareva, doveva essere rimandato.

     Lo shock per la morte di Espio andò lentamente scemando e, al suo posto, subentrò una rabbia bruciante. Si erano preparati a lungo per quel momento e il Tiranno aveva rovinato tutto. Secondo quello che aveva detto, era rimasto vigile e allerta per molte notti, attendendo pazientemente che facessero la loro mossa e che il tradimento entrasse in atto. Come poteva essere sempre due mosse davanti a loro? La sua intelligenza strategica era davvero così grande da non poterla battere? Lo sconforto e il disagio per il fallimento di quella operazione erano davvero troppo da sopportare. Lance avrebbe dovuto continuare a tollerare l’aria di sufficienza del suo maestro, la sua arroganza e il suo ego smisurato, ovverosia alcuni degli aspetti che lo avevano convinto a cancellare dalla faccia del pianeta la sua presenza. Era stato usato quando ce n’era stato bisogno e poi gettato via alla prima occasione, relegato in quelle fredde e deprimenti carceri a fare da guardiano. Quando però era troppo, era troppo. Lance non avrebbe accettato oltre un simile affronto. Disponeva di una grande potenza e, con o senza Espio, era intenzionato a metterla a frutto per vendicarsi.

     Sprezzante e rabbioso, pestò con il piede l’auricolare, mandandolo in frantumi. Decise di gettare alle ortiche ogni prudenza e di attivare immediatamente l’esoscheletro. Avrebbe raso al suolo l’intera metropoli pur di segnalare al Tiranno la sua presenza, per dimostrargli che lui non era un insetto e che avrebbe costituito una seria minaccia.

     - Levatevi di mezzo! - gridò con rabbia dando spintoni e gomitate ai droidi sulla passerella metallica.

     Aprì il cruscotto dell’armatura gigante e vi saltò all’interno senza indugiare. I comandi erano pronti ad essere messi in funzione e l’intera struttura emetteva ronzii aggressivi, quasi come se non vedesse l’ora di essere utilizzata. I bagliori dei Chaos Emeralds posizionati sugli avambracci divenivano sempre più intensi man mano che l’esoscheletro immagazzinava energia. Sulla plancia di controllo di fronte al leone c’era un pulsante rosso e rotondo, il comando di accensione. Lance lo contemplò per un istante mentre le ultime briciole di buonsenso abbandonavano il suo cervello. La furia omicida che vibrava dentro di lui aveva ormai preso il posto di ogni tipo di razionalità.

     - Dopo stasera vedremo chi è l’insetto! - mormorò a sé stesso prima di protrarre il braccio e premere il pulsante.

     Le luci sulla fiancata dell’esoscheletro si accesero di colpo e il colosso meccanico drizzò la sua schiena come se si fosse messo sull’attenti. Lance collegò gli elettrodi al suo corpo e, con un sorriso perfido dipinto in volto, si preparò all’azione.


     Le sei figure indistinte scivolarono rapidamente e silenziosamente nell’ombra, anche se la sesta aveva qualche difficoltà a causa della sua mole. La destinazione era la solita nicchia riparata dalla quale si poteva avere un’ampia visuale dell’avvallamento in cui si trovava il capannone abbandonato. Non gli ci volle molto per arrivare sul posto e per cominciare a prepararsi. Posarono al suolo gli zaini e ne estrassero velocemente le armi e le munizioni necessarie.

     Knuckles estraeva le cartucce dalla custodia e le caricava nel fucile con palese nervosismo. Continuava a buttare l’occhio sul vecchio magazzino, ripetendo mentalmente la strategia che avrebbero adottato e chiedendosi se avesse fatto qualche errore di calcolo. Dal canto loro, Rouge e Geoffrey non mostravano, almeno in apparenza, alcun segno di agitazione. Riempivano silenziosamente i caricatori delle loro armi da fuoco, anche se con eccessiva cura. Quell’atteggiamento meticoloso e tranquillo era in realtà sintomo di una profonda concentrazione, come i loro compagni sapevano bene. Amy, invece, era già pronta. La freddezza che il suo volto evidenziava nascondeva un qualcosa di inquietante. Dava l’impressione che si sarebbe battuta con le unghie e con i denti per conseguire il suo obiettivo e niente e nessuno sarebbero riusciti a fermarla. I più nervosi di tutti erano sicuramente Alison e Big. La prima, sebbene avesse partecipato ad altre azioni, non riusciva a togliersi dalla mente lo spiacevole incidente che l’aveva costretta in un letto d’ospedale. Cercava di tirare dei bei respiri profondi per placare la sua inquietudine, ma continuava sbadatamente a far cadere i proiettili della sua pistola. Il secondo, d’altra parte, non poteva che essere tremante dall’emozione. Quella era la sua prima uscita sul campo di battaglia, il suo battesimo di fuoco. Dopo molto tempo impiegato ad addestrarsi come semplice recluta aveva finalmente ottenuto, anche se temporaneamente, un grado più alto. Sentiva che era l’occasione giusta per mostrare a tutti quanti il suo valore, per far vedere che Shadow non aveva toppato nel sceglierlo come combattente di prima linea. Nonostante sapesse che doveva maneggiare con cura i colpi del lanciagranate che gli era stato fornito, non poteva evitare che le sue mani vibrassero incessantemente. Durante il tragitto aveva rischiato per l’emozione di inciampare un paio di volte, portandolo a provare imbarazzo e a maledire la sua ampia mole che gli rendeva l’incognito molto più complicato del normale.

     Dopo qualche minuto, Knuckles si sistemò con cura la radio-cuffia e lo stesso fecero gli altri. L’operazione che stavano per cominciare necessitava di una perfetta sincronia e coordinazione tra i sei membri.

     - Ci siamo, squadra! - proferì l’echidna con voce chiara - Non c’è bisogno che vi ricordi che la riuscita di questa missione è di vitale importanza! Non possiamo permetterci il minimo errore! Se siete qui è perché tutti voi avete acconsentito a dare una mano senza esitazione, per cui mi aspetto che voi tutti diate il massimo di cui siete capaci! -

     - Se solo avessimo avuto più tempo per prepararci - intervenne Rouge stizzita - Non ci sentiremmo come un branco di pecore che stanno per finire nella bocca del lupo! -

     - Non c’erano alternative! - replicò pazientemente Knuckles - Non siamo bene a conoscenza dei piani di Espio e Lance, per cui non sappiamo quando decideranno di agire! Quei Chaos Emeralds nelle loro mani sono pericolosissimi e prima attaccheremo prima potremo renderli inoffensivi! -

     - Giustissimo! - lo supportò Geoffrey - Se avessimo aspettato ancora avremmo corso il rischio di perdere di vista quei due! -

     - Il dottor Robotnik ha dovuto studiare in poco tempo le foto dell’esoscheletro! - disse Amy - Siamo sicuri che quello che ci ha detto si rivelerà esatto? -

     - Non c’è motivo per dubitare dell’efficienza del dottore! - ribatté la lince - Ha fatto del suo meglio per individuare il punto debole di quell’aggeggio e lo stesso dobbiamo fare noi per neutralizzarlo! Dobbiamo essere perfettamente coordinati! -

     - Al millesimo di secondo! - aggiunse Knuckles - Ripetiamo un’ultima volta il piano! -

     La meticolosità dell’echidna fece sorridere molti dei suoi compagni. A dispetto del fatto che l’operazione era fondamentale per il loro futuro, era evidente che ce la stava mettendo tutta per sostituire adeguatamente Shadow. La sua espressione seria e corrucciata e la sua continua attenzione ad ogni minimo particolare ne erano un chiaro segno.

     - Entriamo di soppiatto nel magazzino e partiamo all’attacco contro l’esoscheletro! Anche se avessimo una grande potenza di fuoco non potremmo mai abbatterlo, per cui c’è bisogno di giocare d’astuzia! Rouge ed Alison avranno il compito più delicato! Dovranno sgattaiolare alle spalle del robot e posizionarsi in un punto da cui possano prendere una buona mira! -

     Alison annuiva con veemenza, quasi a voler dimostrare che gran parte del suo nervosismo era sparito. Il tremore impercettibile delle sue palpebre però tradiva questa impressione. Rouge, invece, ascoltava con noia irritata quelle stesse parole che aveva sentito più volte fino alla nausea. Questo lato preciso e puntuale di Knuckles cominciava decisamente a seccarla.

     - E quando ci saremo piazzate - intervenne il pipistrello imitando la voce dell’echidna in falsetto - Dovremo cercare di sparare ai cavi che collegano la batteria di alimentazione agli avambracci! -

     - Perfetto! - replicò Knuckles sforzandosi di mantenere i nervi saldi - Il dottor Robotnik sostiene che quella batteria permette all’esoscheletro di immagazzinare l’energia dei Chaos Emeralds! Una volta che avrete tranciato ogni collegamento renderemo quella mostruosità virtualmente inoffensiva! -

     - Virtualmente? - ripeté Big con una nota dolente nella voce.

     - Non conosciamo di quali altre armi dispone oltre ai cannoni potenziati dagli smeraldi! - spiegò Amy.

     - Mi raccomando! - riprese l’echidna dopo una breve pausa - Dovrete andare a colpo sicuro! Non sparate a meno che non siate assolutamente sicure di andare a segno! Se doveste mancare l’obiettivo Lance si accorgerebbe del tranello e tutto andrebbe a monte! E siate anche rapide nel sottrarre i due smeraldi dopo che avrete tagliato i cavi! -

     - Stai tranquillo! - lo rassicurò Alison - Faremo del nostro meglio! -

     - Come sopra! - concluse Rouge con il solito atteggiamento altezzoso e noncurante.

     A quanto pare, per Knuckles fu sufficiente perché annuì deciso con il capo e poi si rivolse a tutti gli altri.

     - Noi invece dovremo cercare di distrarre il robot il più possibile per permettere a Rouge ed Alison di prendere una buona mira! Colpiamolo con tutto quello di cui disponiamo e cerchiamo di tenerlo sempre con la faccia rivolta verso di noi, solo da un lato! -

     - E’ molto pericoloso per noi, non credi? - disse Amy scettica - Se invece di sparpagliarci lo attaccheremo solo da un lato avrà più possibilità di colpirci! -

     - Lo so! Ma purtroppo non abbiamo altra scelta! Se si dovesse voltare potrebbe individuare Rouge ed Alison… e non avremmo più altre possibilità di renderlo inoffensivo! -

     La riccia sospirò. Era quasi possibile udire il battito frenetico dei loro sei cuori carichi di adrenalina fendere l’aria silenziosa della notte.

     - Ho un’ultima domanda! - intervenne Geoffrey con la sua voce calma e rassicurante - Là dentro non dovremo preoccuparci solo di Lance e dell’esoscheletro! Ci sono anche molti droidi che potrebbero romperci le uova nel paniere! -

     - Sono solo droidi operai! Non sono armati… e anche se lo fossero la riprogrammazione li ha talmente danneggiati che non sarebbero in grado di combattere! Quelli di cui dobbiamo preoccuparci sono i robot che sorvegliano il perimetro, ma non ci vorrà molto sforzo per metterli a tacere! -

     Qualcosa di definitivo risuonò nella voce di Knuckles. Abbracciò con lo sguardo l’intero gruppo, quasi come se inconsciamente volesse osservarli per paura che quella fosse l’ultima volta in cui poteva farlo. Stava facendo bene? Aveva calcolato ogni minimo inconveniente e preso le contromisure giuste? Era un’azione sconsiderata quella? Stava mandando tutti i suoi compagni verso un inevitabile destino? Un milione di dubbi affollarono la sua mente, ma ormai non c’era più tempo per tirarsi indietro. Era l’ora di affrontare il pericolo in faccia con fierezza e coraggio, come aveva sempre fatto. Lo status di leader non era certo quello tra i più facili, ma sarebbe andato fino in fondo, qualunque cosa fosse successa.

     - Tutti pronti? - domandò cercando di suonare incoraggiante.

     Protese la mano in avanti in un equivocabile gesto di unione. Gli altri non esitarono un momento e posero a turno i loro palmi su quello dell’echidna. Era giunto il momento di agire…

     Un boato assordante li fece sobbalzare all’improvviso.


     L’intera facciata frontale del magazzino saltò in aria, sbriciolandosi come se fosse fatta di pasta frolla. L’esplosione fu talmente imponente che mattoni, lamiere e schegge di vetro furono proiettate a metri e metri di distanza. Lo schianto sul suolo dei pezzi di parete ancora integri sollevò una gigantesca nuvola di polvere e calce che si propagò nell’aria a rapida velocità. I detriti metallici e pietrosi scagliati in alto ci misero qualche secondo a ricadere, così come i resti dei droidi che, evidentemente, erano stati coinvolti nello scoppio. I sei combattenti erano fin troppo distanti per esserne colpiti, ma guardarono comunque, atterriti, gli effetti dell’esplosione invadere l’intero avvallamento in cui era situato il magazzino, oramai quasi cadente. Cercarono di penetrare con lo sguardo la fitta coltre polverosa che come una cappa ammantava il luogo, ma risultò uno sforzo inutile. Finalmente, dopo qualche minuto, un’alta sagoma si fece largo tra i rottami e ad ogni suo passo rimbombava un forte clangore.

     Il tremendo esoscheletro lucente sprizzava energia e potenza da ogni circuito. Ritirò i cannoni posti sugli arti anteriori, con i quali aveva praticamente disintegrato la facciata dell’edificio, e per testare ulteriormente la sua forza afferrò con gli artigli un droide lì vicino e lo accartocciò come se fosse stato di plastica. Era uno spettacolo raggelante! Alla guida del veicolo, Lance non poteva fare a meno di sorridere trionfante, tra una risata sguaiata e l’altra.

     - Questo è un bel problema! - commentò Geoffrey ansante - Pare che abbia deciso di partire all’attacco prima del previsto! -

     - Il nostro piano va a farsi benedire allora! - disse Rouge con tono grave.

     - No! Dovremo solo modificarlo un po’! - ribatté Knuckles, tentando di ragionare a mente lucida - Rouge, Alison! Sgattaiolate di soppiatto alle sue spalle e piazzatevi in un buon punto! Fate il giro largo del fossato così non correrete rischi che vi veda! Noialtri andiamo a dargli il ben servito come abbiamo stabilito! Ricordate, dobbiamo tenerlo sempre con la faccia rivolta verso di noi! Attacchiamo separatamente e da quattro angolazioni diverse e preghiamo che vada tutto bene! Muoversi, gente! Non perdiamo tempo! -

     Gli ordini e i comandi di Knuckles furono così perentori ed improvvisi che tutti furono presi alla sprovvista e non osarono controbattere. Non appena però l’echidna terminò il discorsetto ed imbracciò il suo fucile capirono che era il momento di entrare in azione e il suo fare impaziente non avrebbe potuto essere un segnale più valido.

     Rouge ed Alison, senza dire una parola, uscirono allo scoperto e sfrecciarono silenziosamente alla loro destra per fare il giro largo dell’avvallamento e poi ridiscenderlo per trovarsi alle spalle dell’esoscheletro. Big, Knuckles, Geoffrey ed Amy, invece, scivolarono lungo il pendio, cercando di non essere visti e impugnando con presa salda le loro armi. Tuttavia, Lance era talmente occupato a testare con mano le capacità della sua armatura che non faceva minimamente caso a quello che gli succedeva intorno. Era impegnato nel ridere di gusto alla vista del povero droide, schiacciato sotto un gigantesco piede metallico. L’echidna si riparò dietro ad un mucchio di bidoni vuoti e fece segno agli altri di sparpagliarsi. Attivò la ricetrasmittente e comunicò le ultime istruzioni con indiscutibile fermezza. Dopodiché caricò il fucile, respirò a fondo e si preparò all’attacco.

     Venne fuori dal suo nascondiglio all’improvviso. Tutti i suoi sensi erano allerta e ricettivi. Puntò l’arma contro il ventre metallico dell’esoscheletro e premette il grilletto. La cartuccia schizzò fuori dalla canna e il bossolo si infranse sulla corazza. La fucilata poteva essere paragonata ad una puntura di zanzara per quanto riguarda il danno che arrecò. Nonostante l’esoscheletro non avesse riportato neanche una scalfittura, il rimbombo si era udito forte e chiaro. Lance fece manovra fino a trovarsi nella direzione da cui era partito il colpo. Individuò immediatamente Knuckles, rigido e con fare combattivo, ma non espresse nessuna sorpresa nel vederlo lì.

     - Ehi, bestione! - lo schernì l’echidna coraggiosamente - Perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia? -

     Lance sghignazzò, inebriato dalla propria superiorità. Un piccolo microfono era posizionato accanto al parabrezza, così che potesse comunicare con l’esterno.

     - Questa battuta, oltre ad essere vecchia, è anche fuori luogo! - rispose il leone mellifluo - Non sai inventare niente di meglio? -

     - Certo che sì! Ho un nuovo gioco per te! Si chiama: “Tiro alla lattina gigante”! -

     Knuckles sparò di nuovo, questa volta mirando al parabrezza. Il colpo però rimbalzò sul vetro antiproiettile con un rumore secco. Lance non diede alcun cenno di reazione.

     - Il microbo vuole fare il duro! Quanto è epico! - commentò il leone sprezzante - E’ il tuo giorno fortunato allora, puntaspilli! Sei in vena di gesta eroiche? Bene, il buon vecchio Lance ti renderà il primo martire della Resistenza! -

     Il carceriere mosse di colpo il braccio e, in risposta al suo pensiero, il braccio dell’esoscheletro si protrasse in avanti per ghermire Knuckles, ma lui era pronto. I muscoli delle sue gambe guizzarono in un lampo per schivare l’attacco, e gli artigli del robot si conficcarono nel terreno. Con la coda dell’occhio, l’echidna notò due ombre furtive scivolare lungo il pendio dalla parte opposta. Si trattava senza dubbio di Rouge ed Alison.

     Ruotò rapidamente il busto e fece di nuovo fuoco in direzione della spalla. Cilecca anche questa volta. Le cartucce del suo fucile non potevano di certo trapassare quella spessa corazza, ma ne era ben consapevole. Stava solo cercando di distrarre Lance per il tempo necessario alle sue due compagne per svolgere il loro compito. L’esoscheletro si rimise subito in posizione eretta e scagliò un nuovo attacco verso il piccolo nemico. La piccola statura di Knuckles però gli forniva anche una maggiore velocità ed era il vantaggio che aveva bisogno di sfruttare in quel momento.

     Gli altri tre combattenti sbucarono fuori dal nulla e assalirono il robot da tre punti diversi. Amy Rose stava scaricando una raffica di proiettili con le sue due fide pistole, mentre i dardi esplosivi di Geoffrey sfrecciavano nell’aria. Nonostante questo, l’unica arma che si rivelava davvero efficace era il lanciagranate di Big. I colpi esplosi sulla pelle metallica dell’esoscheletro erano così impetuosi che riuscivano a farlo barcollare per qualche secondo e, sebbene non scalfissero il metallo, erano comunque utili per fargli perdere l’equilibrio e metterlo in difficoltà. La mira del gattone non era precisa né attenta; non si concentrava su di un solo punto ma andava a casaccio, tanto da tradire il suo nervosismo.

     - Benissimo! Continuate così! - sussurrò Knuckles nel suo microfono senza staccare gli occhi dal nemico - Storditelo quanto più potete, ma fate attenzione a non farvi prendere! Rimanete sparpagliati e attaccatelo da più angolazioni! -

     Lance durante il combattimento non sembrava né preoccupato né tanto meno intimorito. Per lui la comparsa di altri tre antagonisti era un motivo ulteriore di divertimento.

     - Ci sono anche i tuoi amichetti? - disse con un sorriso maligno - Buon per te! Avrai compagnia nel tuo viaggio verso l’altro mondo! -

     Proiettili e dardi non avevano alcun effetto sul suo esoscheletro, lo sapeva benissimo, per cui Knuckles, Amy e Geoffrey non costituivano una minaccia. Le granate di Big però erano una seccatura non trascurabile dato che i loro impatti gli impedivano di mantenere un’andatura stabile.

     - Stupido felino! - commentò Lance infastidito per poi fare manovra.

     L’enorme robot si voltò e con un braccio spazzò via l’ultimo colpo sparato dal lanciagranate che si schiantò poco lontano. Si stava muovendo nella direzione di Big e, con meno di tre passi, gli sarebbe stato già abbastanza vicino da schiacciarlo. I proiettili degli altri soldati tintinnavano ancora contro il metallo infrangibile. Big continuava a sparare, paralizzato dalla paura e dall’ansia, quasi come se sperasse di fermare l’esoscheletro nella sua marcia verso di lui. Era ben consapevole che in meno di due secondi lo avrebbe travolto, ma i muscoli delle sue gambe si erano come congelati, impedendogli qualunque movimento a parte il continuare a sparare fino a terminare le munizioni.

     - Specialità della casa: polpette di micio! - esclamò con umorismo sinistro Lance mentre si preparava a spiaccicare Big.

     Quest’ultimo si coprì istintivamente con le braccia il volto, attendendo l’inevitabile. Quando qualche secondo dopo riaprì gli occhi e avvertì una fitta dolorosa ad un fianco, realizzò il risultato. Geoffrey si era gettato su di lui, sottraendolo alla traiettoria dell’enorme piede meccanico e rotolando con lui fuori dal pericolo. Knuckles ed Amy intervennero con il fuoco di copertura per impedire a Lance di approfittare della situazione.

     - Io… oh, Geof, mi dispiace! - disse Big mortificato rimettendosi in piedi - Non so cosa mi sia preso! -

     - Non aver paura di scappare quando sei in difficoltà! - rispose la lince in fretta ma con gentilezza - Sparare a raffica non ti garantisce la vittoria, specie con un colosso come quello! Il cervello funziona meglio dei muscoli in certi casi! -

     - Ho afferrato! Me lo ricorderò! -

     Geoffrey sorrise al suo compagno con fare incoraggiante e gli allungò un’altra scatola di munizioni per la sua arma. Poi i due corsero immediatamente a dare manforte agli altri, riprendendo a sparare a turno e con insistenza per mandare Lance in confusione. La loro strategia stava funzionando perfettamente: si muovevano rapidi e con grande agilità, attaccando da più posizioni, però sempre evitando di far ruotare l’avversario di trecentosessanta gradi. Se infatti si fosse girato c’era il rischio che potesse individuare Rouge ed Alison, pronte a mettere fuori gioco la sua alimentazione. I quattro soldati erano per lui fastidiosi come formiche: non appena ne individuava uno e protendeva gli artigli per afferrarlo, questo si ritirava, dando modo ad un altro suo compagno di sferrare il proprio attacco. Erano veloci e troppo piccoli rispetto a lui perché potesse colpirli con precisione. E il fitto buio della notte di certo non gli facilitava il compito. Big si stava rivelando il più ostico dato che il suo armamentario era sufficientemente potente da far temporaneamente tentennare il gigantesco esoscheletro. Lance concentrava i suoi sforzi per catturare principalmente lui, ma con suo grande stupore era diventato più scivoloso dell’olio. Si muoveva con una rapidità folgorante e sparava con grande criterio puntando nei punti che più avrebbero rallentato la marcia del robot, come le giunture o le spalle. Il leone cominciava ad irritarsi per quella assurda giostra, così decise di prendere misure drastiche.

     - Provate a sfuggire a questo, terricoli! -

     E premette un pulsante.

     Due ampi vani si aprirono sulle spalle dell’esoscheletro e ne uscirono due pesanti fucili mitragliatori a rotazione. Le sei bocche su ciascuno di essi emettevano sottili fili di fumo, segno che erano pronte a fare fuoco. Non appena Knuckles si accorse del pericolo imminente fece segno agli altri di trovare un punto dove nascondersi, parlando in contemporanea nel microfono con fare agitato.

     Fecero appena in tempo a gettarsi dietro ai cumuli di macerie più vicini che una raffica di proiettili sparata ad alta velocità investì gli immediati dintorni. I botti degli spari erano violenti quanto assordanti e lo sfrecciare dei bossoli nell’aria non poteva che incrementare il senso di pericolo che aleggiava da quelle parti. Big e Geoffrey avevano trovato rifugio tra i resti anneriti e contorti di un vecchio container, anche se non avrebbero saputo dire quanto la loro rudimentale protezione sarebbe durata. Amy e Knuckles erano stati più fortunati: avevano raggiunto appena in tempo una formazione rocciosa naturale che in quanto a solidità e robustezza era più efficace di uno scudo, oltre ad essere ben lontana dalle mire di Lance.

     La fitta oscurità e i movimenti rapidi dei suoi avversari impedivano al leone di sparare a colpo sicuro. Non poteva fare altro che fare fuoco a raffica su tutto il terreno che lo circondava nella speranza di andare a segno. L’attacco continuò all’impazzata per svariati minuti senza che le munizioni a disposizione dell’esoscheletro accennassero a voler diminuire. Knuckles allora, spazientito, decise di entrare in azione. Si sporse fuori dal nascondiglio, ignorando le proteste di Amy, e mirò con un invidiabile occhio di falco alla volta di uno dei due fucili. Caricò la sua arma e premette il grilletto, sicuro di centrare il bersaglio.

     In effetti, il colpo prese in pieno il mitragliatore avversario che saltò in aria come un petardo. Geoffrey intervenne a sua volta e, come se avesse letto il suo Comandante nel pensiero, approfittò del momentaneo disorientamento nemico lanciando una delle sue capsule fumogene dritta sul parabrezza. Il fumo chimico si sprigionò in un istante, oscurando la visuale di Lance più di quanto già non lo fosse.

     - Perfetto! - urlò Knuckles quasi con fare minaccioso - Adesso attacco combinato! Mirate al ventre! -

     All’unisono del comando, i quattro soldati spuntarono come funghi e si riunirono in un unico punto. Senza esitazione presero la mira con le loro armi e concentrarono l’offensiva su di un solo punto situato sulla pancia dell’esoscheletro. L’impatto non fu robusto, ma era sufficiente a stordire il sistema di controllo per qualche secondo. Videro il gigantesco robot incurvarsi all’improvviso e appoggiarsi al terreno con le sue mani artigliate, come se avesse voluto riposare. Il parabrezza era ancora coperto da un alone caliginoso, per cui non poterono vedere che cosa stesse facendo Lance all’interno.

     - Ci siamo! Cercate di tenerlo fermo! -

     La voce di Rouge risuonò nella cuffia di Knuckles.


     Dall’altra parte della zona, Rouge ed Alison erano appena arrivate trafelate in prossimità di quello che rimaneva del magazzino abbandonato. Era l’unico punto che si trovasse alle spalle dell’esoscheletro e da cui avevano occasione di prendere buona mira. La difficoltà maggiore stava nell’individuare uno spazio sgombro, ma che in caso di pericolo avrebbe comunque potuto fornire loro una protezione.

     Rouge scandagliò nervosamente e in fretta la zona. Le macerie dell’edificio non erano altro che d’intralcio per la loro delicata operazione. Poi si accorse di alcune travi in acciaio, probabilmente i sostegni del capannone che, a differenza della restante struttura, erano ancora in piedi e sembravano essere abbastanza solide. Le indicò ad Alison e, senza perdere tempo, cominciò ad arrampicarvisi. Poteva captare distintamente i rumori furiosi della battaglia che si stava svolgendo a metri di distanza e pregava tra sé e sé perché riuscisse a mettere fine ad essa il prima possibile.

Non ci volle molto perché le due ragazze salissero in cima all’impalcatura e vi si appollaiassero cercando una posizione congeniale. Notarono in lontananza che la macchina da combattimento si era improvvisamente fermata e incurvata, quasi come se il motore si fosse disattivato.

     - Ci siamo! Cercate di tenerlo fermo! - sussurrò il pipistrello nel microfono e subito si mise al lavoro.

     Estrasse dallo zainetto un mirino telescopico e cominciò ad assemblarlo febbrilmente alla sua pistola. Anche Alison stava facendo la stessa cosa, anche se lanciava ogni tanto un occhio nervoso al lavoro della sua collega più grande. Era come se stesse cercando di imitarla perché temeva che il nervosismo le avrebbe fatto tralasciare alcuni passaggi fondamentali. La sua era la tipica reazione di chi sapeva di avere una grave responsabilità sulle spalle.

     - Allora, Alison! - disse Rouge con tono calmo ma deciso - Quei cavi neri che vedi penzolare dalle sue spalle sono il nostro obiettivo! Mira bene e mi raccomando di sparare solo se sei assolutamente sicura di fare centro! Dopo che avremo tagliato l’alimentazione dovremo fare fuoco anche sugli avambracci per recuperare gli smeraldi! -

     - R…Rouge… - balbettò Alison all’apice della tensione - Io… non credo che… -

     Il pipistrello la prese per le spalle e la guardò dritto negli occhi.

     - Tu ce la farai benissimo! Non hai motivo di preoccuparti! Sei una tiratrice eccellente ed è per questo che Knuckles ti ha scelto tra tutti! Ti garantisco che non fallirai… premerai quel grilletto, metterai K.O. quel gigantesco bestione e potremo recuperare i sassolini magici e tornarcene a casa sani e salvi! Intesi? -

     Il tono di Rouge era talmente irremovibile che la volpe non poté che limitarsi a deglutire e ad annuire energicamente con il capo. Evidentemente per il pipistrello fu sufficiente perché voltò il capo, impugnò l’arma, roteò la testa per sciogliere i muscoli del collo e cominciò a cercare la mira attentamente. Alison, accanto a lei, respirò profondamente e, con le mani ancora un po’ tremanti, fece la stessa cosa.


     Il robot era ancora curvo su sé stesso. L’attacco che aveva subito non poteva essere stato così forte da disattivarlo, Knuckles lo sapeva bene. Doveva esserci qualcosa sotto. Mentre i quattro continuavano a tenergli puntate contro le armi con fare sospettoso, il Comandante notò uno strano bagliore luccicante provenire dall’incavo delle mani dell’esoscheletro. Sulle prime non capì di cosa si potesse trattare, ma quando collegò mentalmente l’immagine al luccichio prodotto dagli smeraldi la comprensione lo assalì, mista ad un senso di orrore.

     - Al riparo! Presto! - urlò senza preavviso, prendendo Amy per mano e allontanandosi in fretta.

     I suoi compagni capirono immediatamente cosa doveva averlo spaventato quando videro l’esoscheletro alzare di scatto le braccia.

     Due potenti eruzioni di energia luminosa proruppero dalle sue mani, grazie alla potenza assorbita dai Chaos Emeralds, e si abbatterono con violenza mostruosa sul terreno arido per poi scorrere lungo tutto il paesaggio investendo ciò che incontravano. La furia del colpo era talmente devastante che persino il suolo tremava, quando ne veniva a contatto, con la stessa intensità di una scossa sismica.

     Il pendio pietroso dell’avvallamento fu sventrato provocando uno smottamento del terreno e facendo franare parecchio materiale roccioso e terriccio. Massi, ghiaia e fango precipitarono ad alta velocità sul campo di battaglia, travolgendo con forza impetuosa ogni cosa sul loro cammino. Knuckles ed Amy riuscirono a sottrarsi alla valanga gettandosi rapidamente fuori dalla sua traiettoria, mentre Big utilizzò il vecchio container come scudo. Geoffrey non fu altrettanto fortunato: mentre tentava di fuggire fu colpito alla nuca da una pesante pietra che lo fece finire riverso a terra, privo di sensi. La colata di fango e detriti lo travolse in un attimo, facendolo completamente sparire alla vista.

     - Geoffrey! - gridò Knuckles orripilato per poi correre incontro all’amico.

     - Fatica inutile! - commentò Lance maligno mentre azionava un altro meccanismo.

     Un piccolo vano circolare si aprì sul petto del robot e ne fu sparata fuori una sfera metallica grande quanto un pugno che si aprì a mezz’aria e proiettò una spessa rete di corda. La maglia piovve sulla testa di Knuckles e si arpionò saldamente al suolo, facendolo capitombolare e bloccandogli ogni movimento.

     La risata di Lance rimbombava feroce nel microfono ambientale dell’esoscheletro. Geoffrey stava sprofondando nel fango, Knuckles era immobilizzato ed Amy, col cuore in gola, si era precipitata a liberare il Comandante.

     - C’è qualcun altro che vuole fare l’eroe? - domandò il leone, sicuro di sé.

     - Eccomi qui! - fu la risposta pronta di Big.

     Con una freddezza e una precisione da manuale, il gattone puntò il lanciagranate sul bersaglio e fece fuoco. Il proiettile infuocato distrusse in un boato il secondo fucile mitragliatore del robot, lasciandolo temporaneamente disarmato. Lance imprecò mentre faceva una veloce manovra per trovarsi più vicino a Big in modo da afferrarlo con gli artigli. La recluta era però pronta anche a questo, rotolando agilmente su un fianco e allontanandosi dal pericolo. Il desiderio bruciante di vendicare Geoffrey e di dimostrare le sue capacità, non solo ai suoi compagni ma anche al suo nemico, si erano fusi in un’unica furia combattiva che stava mettendo a dura prova la resistenza dell’esoscheletro. Era come se si fosse liberato lo spirito guerriero che era rimasto incatenato dentro di lui, animato da una carica inesauribile tipica del lottatore esperto.

     Sparò nuovamente, questa volta puntando al ginocchio e andò inevitabilmente a segno. Il robot perse un solido sostegno e rischiò di cadere. La gamba ferita si piegò e si appoggiò al terreno, paralizzando i suoi movimenti. Big sentiva che era il momento giusto per sferrare l’attacco decisivo, ma proprio quando stava per mirare ad un nuovo obiettivo, il braccio destro del robot si estese in avanti in una sferzata e la punta degli artigli colpì lateralmente il gattone. Anche se di striscio, il colpo fu abbastanza forte da atterrarlo, facendogli contemporaneamente perdere il lanciagranate e mettendolo alle strette.

     - In tutto questo c’è una morale, moccioso! - disse Lance, sicuro di avere la vittoria in tasca - Mai scherzare con il fuoco! -

     Le braccia del robot scattarono verso Big con un sinistro rumore metallico e quel familiare bagliore di energia baluginò di nuovo sulle sue mani. Con il cuore martellante in petto e i muscoli atrofizzati per il terrore, Big chiuse gli occhi e si preparò ad essere investito in pieno dai cannoni. L’ultima cosa che si aspettava di sentire era un colpo secco, come di una palla che rimbalza sul muro. Spalancò le palpebre e vide due cavi neri guizzare come anguille alle spalle dell’esoscheletro emettendo scintille e scariche elettriche. L’energia accumulata nel palmo delle due mani, non potendo trovare sfogo, si liberò all’interno del meccanismo e le fece esplodere in una pioggia di fuoco.


     Il compito si era rivelato più difficile del previsto. Rouge si stava domandando se Knuckles avesse minimamente pensato a quanto sarebbe stato complicato colpire con sicurezza un bersaglio così ostico prima di affidare loro la missione. Si sentiva del tutto impotente, avrebbe voluto essere lì a combattere con gli altri invece di stare ferma su quella trave a cercare la mira con quella stupida pistola. Osservare da lontano l’infuriare della battaglia senza poter intervenire era decisamente frustrante.

     Fu tentata di gettare l’arma per terra e di correre a dare manforte ai suoi amici quando i cannoni potenziati degli smeraldi avevano fatto fuoco per la prima volta. Ebbe un tuffo al cuore quando Geoffrey fu travolto da quella pioggia fangosa e Knuckles fu immobilizzato, ma non poteva fare altro che perseverare nel suo obiettivo. L’occasione propizia arrivò quando Big, coraggiosamente, affrontò faccia a faccia l’esoscheletro, danneggiandone il ginocchio e costringendolo ad una sosta obbligata. In quel frangente, lo stesso identico pensiero attraversò come un freccia le menti di Rouge e Alison. Il bersaglio era ben agganciato nel loro mirino e senza esitare premettero il grilletto. Il colpo fu veloce e ben piazzato; i cavi di alimentazione furono tranciati di netto e finirono penzoloni lungo la schiena del robot. L’effetto imprevedibile dell’azione fu che l’energia trasmessa ai cannoni venisse interrotta proprio quando questi stavano per sparare. Questo provocò l’esplosione delle mani dell’esoscheletro e un conseguente sovraccarico del sistema interno.

I pochi secondi di meraviglia per quel colpo di fortuna imprevisto sparirono in fretta e furono recuperati subito.

     - Ora, Alison! - esclamò Rouge, una scarica di adrenalina nel petto.

     Le due ragazze piombarono giù dall’impalcatura e corsero velocemente incontro all’esoscheletro. A loro sembrava quasi di poter sentire le urla di frustrazione di Lance provenire dall’interno. Tutta la struttura metallica sbuffava fumo ed emetteva scintille. Lampi azzurri scaturivano dai circuiti interni ronzando minacciosi. La disconnessione dell’alimentazione aveva causato un corto circuito generale che stava bruciando a catena tutti i sistemi e i comandi del robot. Mai occasione fu più propizia di quella. Le braccia del robot giacevano inerte appese ai suoi fianchi. Le capsule di vetro rotondeggianti che contenevano i Chaos Emeralds non attendevano altro che essere infrante. Non appena Rouge ed Alison furono abbastanza vicine, puntarono nuovamente le pistole e spararono. I rivestimenti scoppiarono come palloncini e, tra le schegge di vetro, rotolarono sul terreno due smeraldi, uno blu intenso e l’altro completamente bianco.


     L’esoscheletro ondeggiava e barcollava paurosamente. Al suo interno, Lance si affannava inutilmente per riprenderne il controllo. I secondi successivi furono i più rapidi e più drammatici che i membri della Resistenza avevano vissuto fino a quel momento e, sicuramente, anche quelli che non avrebbero mai più dimenticato. Tutti loro avvertivano quasi come per istinto quello che stava per succedere e fu come se i loro sensi si stessero offuscando. Le loro pupille sbiadirono ogni colore che recepirono, lasciando posto solo ad uno scenario in bianco e nero. I loro polmoni si riempirono di un gelo umido e pungente e le loro orecchie si zittirono immediatamente. L’unico suono a fare da sottofondo a quello scenario era il battito regolare dei loro cuori che scandiva ogni momento, inesorabile come un pendolo.

     Amy aveva utilizzato le lame retrattili delle sue pistole per tagliare la rete che imprigionava Knuckles. Subito dopo aver liberato l’echidna, era corsa qualche metro indietro per cercare Geoffrey tra la fanghiglia e la distesa di ghiaia. Immerse le braccia nella materia melmosa e afferrò quelle della lince, qualche metro più in giù. Tirò con tutte le sue forze ed estrasse appena in tempo il sergente che, a giudicare dal modo in cui tossiva e ansimava, stava per terminare la riserva d’aria.

Alison aveva afferrato il gioiello blu che rotolava sul terreno senza pensarci due volte e, con un sorriso trionfante, cominciò a correre via per raggiungere i suoi compagni. Rouge non fu altrettanto fortunata: il Chaos Emerald bianco era caduto proprio accanto alla gamba dell’esoscheletro, costringendola ad avvicinarsi ancora di più per poterlo prendere. Decise di non perdere tempo e si tuffò in avanti per il recupero. Proprio quando stava stringendo le dita della mano destra attorno alla gemma, il tallone del robot esplose e un getto di fiamme e metallo fu sparato all’esterno. Il fuoco arrivò fino alle dita del pipistrello, scottandolo e costringendolo a ritrarre la mano. L’ombra dell’androide si allungò e un sinistro schiocco seguito da un cigolio presagì l’inevitabile. Il gigantesco mostro di metallo stava per piombare addosso a Rouge, senza che lei potesse in alcun modo scansarsi, troppo vicina per farlo.

     La ragazza represse un grido, chiuse gli occhi e sentì l’impatto farsi sempre più prossimo… ma non arrivò mai. Un brusco clangore le suonò decisamente strano quando sbirciò di nuovo. Non poteva crederci, ma era stata salvata da Big! Il gattone si era precipitato accanto a lei e, con i suoi muscoli poderosi, aveva afferrato il corpo inerte dell’esoscheletro impedendogli di schiacciarla. Aveva il volto contratto per lo sforzo di sorreggere quella montagna di ferro e rivoli di sudore gli colavano lungo le tempie. Le sue braccia tremavano come gelatina, tentando di rimanere ben tese e rigide. Superato l’attimo di smarrimento, Rouge non aspettò un’altra occasione, prese lo smeraldo e corse fuori dal pericolo.

     Le mani di Big bruciavano dolorosamente a causa del calore prodotto dalle lamiere del robot. Gli scoppi che provenivano dall’interno e i lampi di elettricità che lo avvolgevano denotavano che ormai era vicino all’esplosione. Richiamando a sé le ultime energie, lanciò in alto il peso e, approfittando dei pochi secondi di intermezzo, si allontanò per evitare di finire schiacciato lui stesso. L’esoscheletro piombò rumorosamente al suolo.

     Big fece per correre via. Avevano vinto… tutto quello che avrebbe dovuto fare era percorrere quei pochi metri, ricongiungersi a tutti i suoi amici, sani e salvi anche se un po’ ammaccati, e ritornare trionfalmente al Quartier Generale. Si immaginava già come sarebbe stato, pregustava già la soddisfazione di un lavoro ben fatto e dell’approvazione tanto attesa da parte della squadra. Già sentiva la pacca soddisfatta di Shadow sulla sua spalla, l’allegria festosa di Alison, il sorriso educato e composto di Geoffrey che si congratulava con lui e l’appagante sensazione di essere diventato finalmente parte integrante della Resistenza. Come avrebbe potuto immaginare che queste proiezioni mentali sarebbero per lui rimaste tali?

     Dall’interno del robot crepitante, Lance si scagliò contro il parabrezza, infrangendolo violentemente e gettandosi addosso a Big. Il gattone aveva appena mosso un passo quando si sentì afferrare per la gola in una morsa inestricabile. Cercò di liberarsi, ma la stretta del leone era troppo salda e potente. Lo stava lentamente trascinando verso il rottame fiammeggiante.

     - Se devo cadere… tu cadrai con me! - sibilò Lance, la follia dipinta in ogni piega del suo volto.

     Gli occhi iniettati di sangue del leone furono l’ultima immagine che la giovane mente di Big registrò. Il robot fu invaso dalle fiamme nella frazione di un secondo e, con un boato spaventoso, saltò in aria.

     Un focolare ruggente ed arancione si levò al cielo, in contemporanea alle urla disperate dei soldati. Un’onda d’urto imponente investì la zona, tanto che Knuckles e Geoffrey dovettero afferrare di peso le tre ragazze e gettarle a terra per proteggerle dall’impatto. Pezzi di metallo e di altro che nessuno aveva il coraggio di identificare volarono a metri di distanza in un carnevale di luci e suoni intensi.

     Dopo che gli effetti del botto si furono dissipati, l’echidna e la lince non persero altro tempo e, tuffandosi nello spesso fumo, raggiunsero la carcassa metallica ancora incendiata. Trascorsero alcuni minuti in cui nessuno osò proferire parola, tutti immersi in uno scioccante incantesimo di orrore. I due vennero fuori dalla cappa poco dopo. Le loro espressioni erano più eloquenti di qualunque parola.

     - Ci… sono… solo… pochi resti… - sillabò Knuckles.

     La sua voce sembrava miglia lontana. Nel pugno stringeva l’orecchino dorato di Big.


     Il ritorno al Quartier Generale non fu affatto lieto e festoso come tutti si erano aspettati in precedenza. L’esoscheletro era stato distrutto, Lance era stato sconfitto e due Chaos Emeralds erano stati recuperati. Nonostante questo, il prezzo da pagare era stato davvero troppo salato per loro e nessuno, in quel momento, credeva che sarebbe mai riuscito ad accettarlo. Era avvenuto tutto così in fretta che avevano a stento avuto tempo di realizzare l’accaduto. Se solo avessero avuto qualche attimo in più forse avrebbero potuto fare qualcosa, qualunque cosa per impedire che quella tragedia si consumasse sotto i loro occhi.

     Il senso di colpa si era mescolato a quello di impotenza, condito dalla rassegnazione tipica dell’animo dell’essere vivente quando si rende conto di essere meno di nulla di fronte alla morte.

Eppure non era la prima volta che un loro compagno cadeva in battaglia. Nella loro lunga carriera avevano purtroppo assistito alla dipartita di tanti valorosi soldati che combattevano al loro fianco. Questa volta però c’era qualcosa di diverso. Una vita così fresca e giovane era stata stroncata in un modo barbaro e brutale, e per di più proprio nell’attimo in cui stavano tutti accarezzando un’incondizionata vittoria. Un amico, un compagno, un fratello del quale avrebbero per sempre portato il ricordo come di un ragazzo vitale ed altruista che si era sacrificato da eroe per qualcun altro. L’impatto con quella dura realtà era più di quanto erano disposti a sopportare. Speravano di risvegliarsi da un brutto incubo ma in fondo sapevano che non c’era nulla da fare se non accettare le cose così come stavano. Si erano preparati per quella eventualità, erano stati consapevoli che la missione era talmente rischiosa che non tutti avrebbero potuto far ritorno. Tuttavia, si chiedevano, era davvero possibile prepararsi ad una simile eventualità? La consapevolezza del pericolo era davvero sufficiente a snellire il dolore e la sofferenza che segue la scomparsa di un compagno?

Nessuno di loro avrebbe saputo rispondere a quelle domande. Non si sentivano in grado di compiere alcun processo mentale che li distogliesse da Big e dalla ultima immagine di lui che avevano osservato con i loro stessi occhi.

     La strada del ritorno sembrò incredibilmente più lunga rispetto all’andata. La città era disseminata di droidi in allerta, attirati lungo le vie dall’esplosione dell’esoscheletro che era rimbombata in ogni dove. Knuckles era in testa al gruppo, concentrato in modo fin troppo evidente. Sembrava che tutta la sua attenzione fosse convogliata sullo studio del percorso del ritorno per non dar modo ad altri pensieri di invadere la sua mente. Il suo pugno chiuso pareva quasi ermeticamente sigillato. Conteneva l’ultima reliquia rimasta di Big e niente e nessuno, potevano stare certi, gliela avrebbe sottratta. Rouge gli era accanto, ogni muscolo e nervo contratto. I suoi occhi erano lucidi e pesti, come se avesse lottato contro il pianto. Amy, dal canto suo, non aveva cercato di mascherare i suoi segni di sofferenza. Le lacrime erano sgorgate copiose sulle sue guance e si distinguevano chiaramente gli aloni scuri che avevano lasciato sulla sua pelle. Geoffrey veniva subito dopo ed era forse quello apparentemente più tranquillo. Le sopracciglia inarcate e le labbra piegate tipiche di una maschera tragica tradivano i suoi atteggiamenti calmi e naturali. Senza dubbio, Alison era tra loro quella che aveva accusato il colpo in maniera più forte. Amy e Rouge avevano dovuto letteralmente fare forza su di lei per convincerla a venire via dal luogo dell’esplosione. Non voleva rassegnarsi alla scomparsa di Big e continuava a scavare tra i rottami roventi alla ricerca di qualche traccia della sua presenza. Infatti, l’enorme botto avrebbe attirato in un batter d’occhio tutti i robot di sorveglianza nei paraggi e non era sicuro rimanere lì. Le sue urla di dolore e il suo pianto straziante avevano dato voce ai pensieri di tutti loro, anche a quelli inespressi. E adesso, la volpe affranta camminava, o meglio barcollava, con sguardo vuoto e spento tra i vicoli, a stento consapevole di quello che le succedeva intorno. Se non fosse stato per la guida di Geoffrey e per la mano posata sulla spalla di lei, avrebbe potuto facilmente farsi catturare, ipnotizzata com’era in quell’incantesimo di incredulità.

     Quando varcarono la soglia del Quartier Generale sotterraneo, quando attraversarono i ponteggi della torre diretti verso la Sala Strategie e anche quando incrociarono gli altri membri, ansiosi di sapere com’era andata, mantennero un sepolcrale silenzio. Il dolore non voleva placarsi, anzi, aumentava di minuto in minuto man mano che guardavano i luoghi in cui Big aveva riso, scherzato, combattuto, pianto e vissuto con loro.

     La porta della Sala si spalancò e la varcarono lentamente. Il dottor Robotnik e Tikal li stavano aspettando all’interno. Esistevano parole giuste per spiegare loro cosa era accaduto? Non si aspettavano certo di trovare altri ad attenderli in quel frangente.

     - Shadow! -

     Le parole schizzarono fuori dalle labbra di Amy ancora prima che il suo cervello realizzasse la presenza di suo marito. I suoi occhi si posarono sul riccio nero e, senza esitare, corse verso di lui per abbracciarlo.

     Forge e Mighty erano più dietro, seduti in compagnia di Tikal e del dottore. Si alzarono sorridenti non appena videro il resto del gruppo. Le occhiaie vistose che portavano denotavano che erano parecchio stanchi e che non avevano avuto occasione per riposarsi. Knuckles e gli altri si avvicinarono e procedettero nel rituale giro di strette di mano e di abbracci.

     - Non ci aspettavamo che sareste tornati così presto! - commentò Knuckles, dando voce ai pensieri di tutti.

     - Non volevamo prenderci il divertimento tutto per noi! - replicò Mighty con un sorrisetto - Sai quanto siamo generosi ed altruisti! Perchè bighellonare in giro a caccia di pietruzze quando il resto del branco si deprime a casa, ci siamo chiesti? -

     - In verità - intervenne Forge col solito tono diplomatico - Sono sorti nuovi sviluppi che hanno reso opportuno il nostro ritorno! Vi spiegheremo tutto con calma dopo che ci saremo seduti! -

     - Almeno diteci com’è andata! - insistette Rouge - Avete trovato qualcosa di interessante? -

     - Giudica tu stessa! - disse Shadow soddisfatto estraendo lo splendente smeraldo giallo.

     Contemplarono tutti per qualche secondo il suo brillare con sguardo magnetico.

     - Complimenti, prode Shadow! Ma temo che questa volta non ti sei dimostrato il primo della classe! Sappi che i tuoi amici hanno fatto un doppio colpo! -

     Il pipistrello estrasse a sua volta i due Chaos Emeralds da poco raccolti e si compiacque dello stupore dei tre nuovi arrivati.

     - Dire che siete stati grandi sarebbe dire poco! - commentò Mighty estasiato per poi assumere un’aria scherzosa da professore - Sono favorevolmente colpito, ragazzi miei! Anche senza i tre membri più importanti del gruppo ve la siete cavata egregiamente! -

     - Saresti stupito di cosa saremmo in grado di fare in più senza te tra i piedi! - lo rimbeccò Geoffrey con un sorriso educato. Ci fu una risata generale.

     - Quando siamo tornati e abbiamo trovato solo Tikal e il dottore ammetto che mi sono un po’ preoccupato! - raccontò Shadow - Ma poi ci hanno detto che eravate tutti fuori in una missione che riguardava gli smeraldi! Sono contento che sia andato tutto bene e che siate sani e salvi! E’ un piacere rivedervi! - poi fece scorrere gli occhi su ciascuno di loro - Dov’è Big? -

     Un gelo palpabile aveva attraversato Knuckles e gli altri non appena Shadow aveva pronunciato le parole “sani e salvi”. La gioia per il ritrovamento dei loro compagni aveva momentaneamente cancellato dalle loro menti il tragico accaduto e questo, se possibile, aumentò ancora di più il loro senso di colpa. Quando poi arrivò l’inevitabile domanda, abbassarono tutti lo sguardo, mortificati, incerti su cosa dire e fare. Dei nodi invisibili avevano stretto le loro gole, impedendo loro di pronunciare o emettere alcun suono. Alison si voltò completamente e si allontanò di qualche passo.

Knuckles sapeva che era suo compito comunicare la notizia, quindi si fece coraggio, sospirò a fondo e si avvicinò a Shadow. Allungò il braccio e, un po’ tremante, gli porse il palmo della mano aperta. Su di esso c’era il piccolo cerchietto dorato, ancora caldo: l’orecchino di Big. Il riccio nero lo guardò, poi guardò l’echidna, prese l’oggetto… e comprese.

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