Accadde tutto come quando venni
ferita per la prima volta:
mi ritrovai nuda su di un prato verde, le montagne vertiginosamente
alte
attorno a me; alle mie spalle, il bosco in cui io e Giulia avevamo
trovato il
Passaggio. “ Il luogo dove tutto ha inizio. “
Pensai, mettendomi a sedere “ E
dove tutto avrà fine. “ Credevo seriamente di
essere morta. Boromir mi aveva
picchiata a sangue per poi strozzarmi. Che fine
stupida…avrei dovuto saperlo
che, mettendomi contro di lui, non sarei sopravvissuta. Ma che potevo
fare,
abbandonarlo al suo destino? Chi gli avrebbe impedito di prendersi
l’Anello? “ Quello
stupido coso… “ Imprecai piano, mentre la gola mi
si stringeva e l’aria veniva
a mancare, il collo che diventata una mappa di segni violacei. Sentii
in bocca
il sapore ferroso del sangue: le labbra erano state spaccate, la parete
interna
di sinistra era lacerata, mentre la guancia si gonfiava sempre
più a causa
della botta. Anche il naso mi doleva, per non parlare del polso destro,
che
pulsava e si gonfiava a vista d’occhio. Iniziai a piangere a
dirotto,
singhiozzando in maniera incontrollabile, stendendomi sul manto erboso
e
fissando il cielo: perchè mi aveva fatto questo?
Perché mi aveva uccisa?
“ Il tuo compito non
è ancora finito. “
Alzai il capo di scatto e spalancai
la bocca, meravigliata:
Dama Galadriel in persona era davanti a me. Mi guardava con quel suo
sorriso
benevole e compassionevole, gli occhi pieni di malinconia. “
Giovane
principessa, hai fatto il tuo dovere, ma hai altri obblighi da
assolvere. “
Tirai su col naso, un evento
spiacevole “ Quali? Ho protetto
Frodo e ho cercato di stare vicino a Boromir, anche troppo
forse… “ Le indicai
il collo violaceo e singhiozzai ancora “ Non credo che
potrò sostenere altre
promesse, mia signora: sono morta, no? “
Lei si inginocchiò e
asciugò le labbra con un lembo della
sua veste. “ Lo credi davvero? Sei ancora in tempo.
“ Parlava con voce gentile,
flautata. Buona.
“ In tempo per cosa?
“
“ Oh, ma per vivere,
principessa: combatti per i tuoi sogni,
riprenditi ciò che è tuo, ricomincia ad amare. E
perdona, Anna, perdona,
perdona e ancora perdona: il tuo Capitano ne avrà bisogno.
“
Pensai a lui,
all’espressione feroce, da belva assassina, e
tremai “ Ma io ho paura di lui, mia signora. “
“ Chi non ha paura della
bestia che si cela nel cuore degli
altri? Tutti, e chi non ne ha è uno sciocco. Tu sei stata
coraggiosa: eri
conscia del destino che ti attendeva se ti fossi schierata contro di
lui, ma
hai deciso di schierarti nel campo più difficile, e sei
riuscita a fermarlo.
Agli occhi dei Valar, questo è un grande segno. “
Mi guardò con gli occhi
scintillanti “ Riconciliarti con lui sarà la
più grande prova del tuo amore,
Anna. Se supererai questa, assieme a lui potrai affrontare qualsiasi
nemico,
qualsiasi armata, qualsiasi guerra, grande o piccola. Perché
ricorda, figlia
mia: è l’amore che tiene unito il mondo, ed
è sempre l’amore a legare due
persone per sempre. Tu lo ami ancora, vero? “
La risposta mi venne fuori
così naturale che quasi stentai a
crederci. “ Si. “ Dissi solo, e i segni del collo
sparirono, le labbra si
rimarginarono, naso e polso smisero di dolere e la guancia si
rimarginò, dentro
e fuori. Una grande forza montava dentro di me, così grande
che mi stupii di
riuscire a contenerla tutta. La Dama mi porse la mano e mi fece alzare
in
piedi. Mi ritrovai improvvisamente vestita, i capelli lunghi fin sotto
le
scapole. “ Sarà doloroso. “ Mi disse,
posandomi una mano sulla guancia ferita “
Molto doloroso, soprattutto per lui: non capirà subito.
“
Le sorrisi “ Glielo
farò capire io. “
Lei ricambiò il sorriso e
mi avvicinò a se, sfiorandomi le
labbra con le sue. Poi, il sogno finì.
Mi sembrò di aver dormito
giorni interi, ma doveva essere
passato poco tempo: il cielo era della stessa sfumatura di azzurro di
quando
avevo combattuto con Boromir, ma il dolore era forse triplicato.
Giulia era sopra di me, mi stringeva
a sé, e quando vide che
riprendevo conoscenza, calde lacrime le rigarono il viso. << Sei viva!
>> Esclamò,
singhiozzando forte << Pensavo ti avesse…
>>
Scossi il capo, facendole cenno di
farmi alzare <<
Sono dura a morire. >> Le asciugai le lacrime
<< Cosa piangi,
sorellina: non lo sai che si piange solo per i morti? >>
La battuta che
usava sempre Boromir… << Che è
successo? Dove è Boromir? >>
Giulia inspirò a fondo per
calmarsi, quindi iniziò a
parlare. << Ho sentito il tuo grido di aiuto nella mia
testa. Ho detto
agli Hobbit di nascondersi e di non muoversi per nessuna ragione al
mondo. Ho
seguito le tue grida ma, quando sono arrivata, sembrava già
tutto finito:
Boromir ti teneva sollevata da terra, tu giacevi inerte fra le sue
mani, il
viso che sembrava una maschera di sangue e …oddio, Anna, non
ci ho più visto:
gli ho lanciato addosso il sasso più grosso che ho trovato e
l’ho colpito alla
testa, gridando così forte che devono avermi sentito fino a
Mordor. Allora lui
ha gridato e ti ha lasciata cadere a terra e tu ti sei afflosciata in
un modo,
Anna, che sembravi davvero morta! Ho sguainato la spada e gli sono
corsa
incontro con tutta l’intenzione di ucciderlo, il bastardo,
ma… >>
Mi toccai la nuca, sentendola viscida
di sangue << Ma?
>>
Ci impiegò un
po’ a rispondere << Ecco, mi ha guardata
con un aria così disperata, così…
afflitta, che non ho avuto il coraggio di
avvicinarmi. Sembrava non comprendere quanto stesse facendo. Credo che
stesse
piangendo, ma non l’ho visto bene: ha guardato prima me, poi
te che eri distesa
a terra, tutta sporca e con i capelli incollati dal sangue. E ha
lanciato un
urlo, Anna, un urlo che non dimenticherò mai: una bestia sul
punto di morire
non è neanche lontanamente in grado di fare versi simili!
>>
<< Avrà
pensato di avermi uccisa. >> Sentenziai,
cercando di muovere il polso destro con scarsi risultati: si muoveva,
ma era
doloroso. << E poi? >>
<< E’ corso
via, passandomi accanto come se non ci
fossi. >> Mi sfiorò la guancia, facendomi
gemere di dolore << E io
sono rimasta qui, a vegliarti. Ero certa che ti saresti svegliata
eppure…
>> Grandi lacrimoni iniziarono nuovamente a scorrerle
dagli occhi
nocciola << … Ho avuto così tanta
paura, Anna! Non sai quanta! >>
Le sorrisi, ma anche quello mi fece
male << Non dirlo
a me. >> Le dissi, abbracciandola, pensando
però a Boromir: stava
tornando alle barche, dagli altri. Non lo sapeva che erano tutti a
caccia di
Frodo e che non c’era nessuno. E se invece fossero stati li?
Avrebbe confessato
il crimine di cui si era macchiato? Avrebbe confessato di avermi ferita
quasi a
morte? E gli altri? Come avrebbero reagito? Mi si gelò il
sangue.
<< Giulia, dobbiamo
andare a cercarlo. >>
<< A cercarlo?! Tu hai
bisogno di stare ferma!
>>
<< Non starò
ferma finchè non l’avrò trovato.
>>
La fissai negli occhi << Tu resteresti ferma se sapessi
Legolas in
pericolo? >> Mia
sorella avvampò
fino alle punte dei capelli, la risposta dipinta chiaramente sul viso.
Ebbe
comunque la sfacciataggine di sogghignare << Vedo che la
mano di botte
non ti ha cambiata, sorellina. Testarda come al solito. >>
Sogghignai a mia volta
<< Strano, mi vedo riflessa in
qualcuno… >> Le strinsi la mano
<< Giulia, grazie. Penso che sarei
morta per davvero, se tu non l’avessi fermato.
>>
Lei si strinse nelle spalle e si
alzò << Che vuoi che
sia, salvo vite tutti i giorni, io. >> Mi
passò una mano sotto l’ascella
e mi fece alzare. La testa mi girò, ma solo per qualche
istante, poi tutto
tornò al suo posto. Almeno, le gambe erano ben salde.
“ E ora dove andiamo?
“ Mi chiese Giulia, chinandosi a
raccogliere la mia lama e porgendomela dalla parte dell’elsa.
Come risposta,
giunse in lontananza il suono di un corno che conoscevo bene. Ci
guardammo, la
risposta stampata in faccia, e iniziammo a correre.
Le gambe erano ben salde, ma la testa
andava un po’ dove
voleva. Improvvisi lampi mi accecavano e più volte andai a
sbattere contro rami
bassi o inciampai nelle radici. Come aveva detto Giulia, dovevo star
ferma, ma
il corno di Gondor continuava a suonare, invocando aiuto. Correvo
più piano di
Giulia, che mi precedeva di un buon pezzo, e spesso la perdevo di vista
fra gli
alberi per vederla riapparire, lontano, ferma ad aspettarmi.
“ Corri! “ La
incitavo “ Non aspettarmi! Corri e dagli una mano.
“ Se Boromir suonava il
corno non lo faceva per diletto: si trovava in grave pericolo, e
chiedeva
aiuto. Mentre correvo, ripensavo alle parole della Dama e a lui, quanto
dovevo
fare con lui: dovevo riconciliarmi, e Boromir non poteva sicuramente
morire
prima di aver fatto due chiacchere con me! La testa mi doleva da far
paura,
ogni volta che il corno suonava essa rimbombava a lungo, ma quel dolore
era
piacevole: la via era giusta, la meta vicina. Caddi a terra e mi
sbucciai le
ginocchia. Mi rialzai senza dire una parola e ricominciai a correre
nonostante
mi mancasse l’aria: cosa non si fa per amore…
“ Anna! “ La voce
di Giulia mi chiamò “ Anna! “ Lo stesso
tono che avevo sentito nella visione della Dama!
“ Giulia, cosa succede!
“ Le chiesi, allarmata, ma lei non
mi rispose. Mi fermai, restando in ascolto: poco lontano da me, sentivo
rumore
di spade. “ GIULIA! “ La chiamai forte,
avvicinandomi al clangore di spade.
“ Hanno colpito Boromir.
“
Il cuore si fermò. Non
poteva…
“ Le frecce ci stanno
cadendo addosso a nugoli, ma
continuano a colpire lui! Fa presto! “ Disse tutto
d’un fiato mia sorella,
interrompendo poi la conversazione. Il suono secco
dell’acciaio contro acciaio
si faceva sempre più vicino. Un urlo acutissimo mi
perforò i timpani e
accelerai la corsa. Nella mia testa, la voce di Giulia gridò
a lungo,
terrorizzata, dicendo frasi sconnesse e spezzate, con parole che
però si
ripetevano: chiamava me, mia sorella, e diceva di lasciarla stare, di
metterla
giù, di non farle del male e di non toccare gli Hobbit.
Gridava forte,
assordandomi, stordendomi ma, per quanto le dicessi di stare calma, lei
continuava a gridare.
Superai con difficoltà la
cresta e guardai: nella conca, fra
le foglie morte, giaceva Boromir in ginocchio, diverse frecce
conficcate nella
sua carne. Davanti a lui, un nero orco, grande quasi quanto il mio
capitano, lo
fissava, tendendo un arco di nero osso; incoccata, vi era una freccia
lunga dal
piumaggio grigio, simile a quelle che dilaniavano la carne del mio
uomo. Stava per
scoccarla quando mi lanciai per il pendio con un grido carico di
furore. L’orco,
preso alla sprovvista, mi scagliò la freccia contro, ma essa
mi sfiorò appena,
lacerando la pelle del fianco. Quindi, con la spada sguainata e urlando
<< GONDOR! >> A pieni polmoni, mi avventai
contro di lui,
sbattendolo a terra e rotolando assieme.
L’orco puzzava di sudore e
di non umano, aveva muscoli
potenti e zanne gialle che snudò per farmi paura. Ma quella
era l’ultima della
mie sensazioni: il fuoco mi scorreva nelle vene, e mi liberai dalla sua
morsa
come una biscia dalle mani di un bambino. Scivolai davanti a Boromir,
ancora in
ginocchio.
<< Tu non avrai
quest’uomo! >> Gridai all’orco,
che snudò una spada brutta ma dall’aspetto
micidiale. << Che ne hai fatto
di mia sorella e degli Hobbit? >> Il mio acciaio
incrociò il suo in una
parata frontale << PARLA! >>
<< I
Mezz’uomini e la donna sono in viaggio verso
Isengard. >> Ringhiò << Presto,
il mio signore Saruman ne potrà
disporre. >>
“ No…
“ << Il bastardo non avrà nulla di
cui disporre!
>> Ribadii << Li ritroveremo e ammazzeremo
tutti gli schifosi della
tua razza! >> Parlai a voce molto alta e il mio eco si
disperse fra gli
alberi. Chissà se Frodo era riuscito a salvarsi…
e Sam? Dove era Sam?
L’orco ululò
forte, qualcosa di simile a una risata <<
Umana, chi credi di essere per poterci fermare? Noi siamo gli Uruk-hai,
servi
di Saruman. Noi vestiamo la Bianca Mano, noi espandiamo la sua potenza!
E tu
non potrai niente, NIENTE contro di n- >> Si
bloccò, stupito dal vedere
comparire dalla sua pancia una lama affilata. La testa di Aragorn fece
capolino
alle sue spalle. << Lei non potrà nulla.
>> Gli sussurrò <<
Ma io si. >> Aragorn estrasse la spada con un movimento
fluido e staccò
di netto la testa all’orco chiacchierone, schizzandomi di
sangue nero e caldo.
Restai a guardarlo, l’erede
di Isildur; lo guardai fissarmi
il viso e vidi comparire la domanda che tanto desiderava farmi, ma che
non fece
per rispetto di Boromir, svenuto dietro di me. Alle sue spalle,
giunsero anche
Legolas e Gimli, che chiesero a gran voce cosa fosse successo li.
Riguardo al
mio viso, anche loro tacquero.
Avevo sentito dire che le mani del Re
erano mani di
guaritore, ma non lo pensavo davvero finchè non lo vidi
operare su Boromir. Era
ferito gravemente, ma se preso in tempo sarebbe sopravvissuto. Lo
trasportammo
fino alla riva, dove il nostro bagaglio era intatto e le barche erano
lambite
dalle onde. Aragorn usò le sue conoscenze e le essenze
donatemi da Matilde per
salvare la vita al mio uomo, mentre io sondavo la mente alla ricerca di
Giulia:
dove era? Perché non parlava? E gli Hobbit? Che fine avevano
fatto? Merry e
Pipino erano sicuramente con lei, e questo mi tranquillizzava un poco:
è nel
gruppo che sta la forza, e loro erano in tre. Sarebbero sicuramente
sopravvissuti, almeno finchè non fossero giunti a Isengard.
<< Saruman li
ha fatti rapire. >> Dissi ad Aragorn, una volta che ebbe
curato Boromir.
Dormiva sonni tranquilli, il mio capitano, il petto fasciato e
l’aria grave. Aragorn
aveva fatto un ottimo lavoro, anche migliore di quello di Matilde.
Certo, aveva
quasi prosciugato le mie scorte, ma almeno Boromir era salvo. Questo
contava.
Il ramingo annuì, cupo.
<< Non ne dubitavo. >>
<< Credi che Frodo e
Sam siano con loro? >>
Stavolta scosse il capo
<< No. Ho protetto io stesso
Frodo nella sua fuga, dandogli tempo. Vedi? Manca una barca.
>> Solo
allora lo notai e mi stupii << Lo hai lasciato andare da
solo a Mordor?!
>> Esclamai, e Boromir gemette, quasi mi avesse sentito.
Gli posai una
mano sulla fronte, bagnata di sudore: bruciava di febbre.
<< Solo?
>> Ribadì Aragorn, posando una pezza
bagnata sulla sua fronte << Vedi forse Sam da qualche
parte? >>
“ Già..
“ Gli sorrisi- una smorfia, più che un sorriso- e
distolsi lo sguardo dal suo: di nuovo quella domanda…
<< Anna. Che ti è
successo al viso e al collo? >>
“ Ecco le ferite
dell’anima di cui tanto parlava Galadriel…
“
<< E’ successo. >> Dissi solo,
fissandomi le mani << E’
successo che dovevo salvare qualcuno dalla dannazione, Aragorn. E ce
l’ho
fatta. >>
<< Ma a che prezzo?
>> Mi sfiorò il collo <<
Sai che cosa hai rischiato? >>
Annuii, passandomi la lingua sulle
labbra ferite. Lo sapevo,
eccome se lo sapevo! Ma che potevo fare? Mi strinsi nelle spalle e
scacciai le
lacrime dai miei occhi, tornando a guardare Aragorn <<
E’ una faccenda che
riguarda me e Boromir, chiaro? >>
Aragorn rimase in silenzio,
scrutandomi a lungo. Infine, con
un sospiro, si alzò.
Date le condizioni di Boromir,
passammo la notte sulla riva.
Certo, davamo un vantaggio agli orchi, ma la febbre inchiodava il mio
uomo a
terra, e non si sarebbe potuto muovere fino alla mattina dopo- sempre
che si
svegliasse, la mattina dopo…passai la notte sveglia,
cambiandogli le pezze
sulla fronte man mano si scaldavano, cercando di trovare Giulia. Ma di
lei,
nessuna traccia.
<< Credi che sia viva?
>> Mi chiese Legolas
nella notte, sedendosi accanto a me. Era il suo turno di guardia;
Aragorn
dormiva tranquillo mentre Gimli russava sonoramente.
Annuii convinta <<
Certo che lo è. >> Assicurai <<
Finchè sono in marcia, sono salvi, Leggy. La domanda
è: e se arrivassero a
Isengard? >>
<< Non voglio neanche
pensarci. >> Ribadì lui,
rabbrividendo << Giulia sta diventando sempre
più importante per me. Sapere
di non averla salvata mi manda in bestia! Se penso che potrebbe
accaderle
qualcosa, io… >>
<< Leggy, Giulia non
è una principessina: sa
difendersi, te lo posso assicurare. >> Guardai le stelle
sopra la mia
testa << Sono certa della sua salvezza. Se non parla,
è perché o dorme o
è svenuta: nessun incantesimo può infrangere il
ponte creato dalla Dama apposta
per noi! >>
Legolas annuì piano, per
poi restare in silenzio.
Verso l’alba mi
addormentai, sfiancata dalla fatica e dalla
stanchezza, tranquillizzata dalle condizioni ormai stabili di Boromir.
Mi svegliai
di soprassalto, proprio al giungere dell’alba, ma non ne
capii il motivo:
Boromir era tranquillo; Gimli faceva il suo turno di guardia vicino al
fiume
mentre gli altri due rubavano fino all’ultimo brandello di
sonno. Avremmo avuto
bisogno di tutte le nostre forze, e quello sarebbe stato
l’ultimo momento di
riposo per molto tempo. Ma allora cosa mi aveva svegliata?
“ Anna? “ Un
pigolio “ Anna? Mi senti? “
Sorrisi, e il sole nascente
baciò il mio viso martoriato. “
Si, ti sento. “ Dissi a Giulia, mai stata così
lontana da quando ci eravamo
ritrovate “ E so che sei viva. “
Calde lacrime inondarono il mio viso,
mentre gli altri si
svegliavano. La forza che avevo sentito durante il sogno con la Dama
pulsava
nella mia anima come un secondo cuore, pompando sangue e determinazione
ad ogni
fibra del mio essere.
“ Tranquilla, sorellina.
“ La rassicurai “ Veniamo a
prenderti. “
DULCIS IN FUNDO: mentre fuori infuria
il temporale, io porgo
a voi lettori i miei omaggi. Questa è la fine, ragazzi miei-
o meglio, la fine
di I GIOIELLI: LA SORELLA DI ANNA. Ringrazio tutti coloro che mi hanno
seguita,
recensito, che hanno messo la storia in varie cartelle che non ho mai
controllata, ma che sicuramente ci sono! Sono molto fiera di me stessa:
ho
scritto qualcosa di decente, e spero tanto che anche la prossima storia
segua
questa via- ma di sicuro così sarà…
Se ho fatto tutto questo, se avete
letto tutto questo, lo
dovete a tutte le persone che mi hanno spronato: mia madre, mio padre,
il mio
boy, me stessa…ma anche voi, lettori. Sapere di essere
seguita, ricevere
recensioni quasi sempre positive, essere letta…bhe, fa un
certo effetto!!spero
di non essere banale con questi miei saluti, ma che posso dire, se non
le
solite cose?
Vabbe, dai, faccio abbastanza
pena… meglio salutare tutti!
Un grazie di cuore, dal profondo dal
cuore.
Una commossa Nini.