Corse
a perdifiato diretto nel
bosco, il più lontano possibile dai luoghi abitati. La luna
era coperta da
qualche nuvola, ma alcuni fasci di luce colpivano comunque il terreno.
Superò
la quercia con su incisi il suo nome e quello di Linda.
Arrivò in uno spiazzo
libero da alberi, li si fermò. Le nuvole intanto fecero
spazio alla luce
splendente della luna. Mancava poco...
Si
mise a sedere sotto un
alto pino, e sospirò. Chiuse gli occhi attendendo che la
trasformazione
iniziasse. Iniziò a sentirsi più tranquillo, li
non avrebbe fatto del male a
nessuno, probabilmente le vittime sarebbero state degli animali... e
per quanto
gli dispiacesse era meglio così. I suoi sensi, iniziarono a
concentrarsi sulla
natura. Il fruscio dei rami, la leggera brezza fresca e il bubolare di
un gufo,
un fascio di luce lunare o colpì, pian piano gli
sembrò di addormentarsi...
Era
ormai da un ora che
girava nel bosco. Aveva saputo alla radio, che un orso era stato
decapitato e
sbranato durante la notte. Appena aveva potuto si era recata nella
foresta alla
ricerca dei resti dell’animale. Camminando aveva visto su una
grossa quercia,
una scritta intagliata nel legno, ma rovinata da tre grossi tagli. Era
riuscita
a vedere solo un nome... Linda. Continuò a camminare a
lungo, piuttosto stanca.
Aveva quasi deciso di tornarsene a casa, quando un ululato terribile la
fece
rabbrividire. Da quello che le aveva insegnato suo fratello, la cosa
migliore
da fare quando si sentiva un ululato in lontananza, era fuggire nella
posizione
opposta. Il problema era che lei non sapeva da dove provenisse... e il
fratello
non era mai stato molto saggio. Tutte le volte che seguiva un suo
consiglio
finiva male. Non si lasciò prendere dal panico, avrebbe
camminato a ritroso e
sarebbe tornata a casa. Era la miglior cosa da fare in quel momento.
Fece per
girarsi, ma fra i cespugli si mosse qualcosa. Voltò
leggermente il capo e
guardò con la coda dell’occhio. Il cespuglio si
mosse ancora. Rimase in
silenzio, immobile. Poteva essere qualsiasi cosa, un coniglio, una
volpe, o
peggio ancora, un lupo. Girò la testa verso il cespuglio.
Intravide qualcosa,
sembrava, del pelo... osservando con più attenzione ne ebbe
la certezza. Era
pelo, ed era ancora attaccato all’animale. Fece qualche passo
in avanti,
fracassando le centinaia di foglie secche. Aveva sempre amato il suono
delle
foglie secche che si rompevano sotto i suoi passi. Ma in quel momento
sembravano così dannatamente rumorose. Poi, come la
ciliegina sulla torta, un
ramo si spezzò sotto il suo piede. Lei sbiancò e
l’animale tirò fuori la testa
dal cespuglio. A un primo impatto le sembrò un lupo, ma
quando questi mostrò il
corpo, la ragazza si rese conto che non lo era. Aveva dei terrificanti
occhi
rossi il muso più tozzo di quello di un cane o un cogliote o
di un semplice
canide, gli arti anteriori, sembravano più simili a braccia
che a semplici
zampe ed erano coperti da un folto pelo grigio scuro, mentre gli arti
posteriori erano tipiche dei canidi. Il busto era un misto fra un busto
umano e
quello di un lupo. Era lungo più o meno 1.50 e largo
un’ottantina di
centimetri. Una bestia decisamente strana. Lei rimase completamente
spaesata e
spaventata. La bestia in quel momento mise in mostra degli enormi
canini
emettendo un perenne ringhio.Dalla bocca cadde un arto... umano. Se
c’era un
momento nella vita in cui farsi prendere dal panico, per lei era
quello. Senza
pensarci due volte, iniziò a correre in direzione opposta.
La bestia scattò
subito,saltando agilmente a quattro zampe, fra le piante ed evitando
gli alberi
come se nulla fosse. La ragazza sapeva che l’avrebbe
raggiunta in poco tempo.
Accellerò più che potè facendo lo
slalom fra gli alberi, sperando di
rallentarlo. Il tentativo fu vano. Continuò a correre a
perdi fiato. Il mostro
era sempre più vicino. Sembrava la fine. Davanti a se vide
una radura, ma prima
c’era una piccola discesa. Un ramo le bloccò il
piede destro. Perse
l’equilibrio e ruzzolò giù per la
discesa, portandosi dietro terreno e foglie.
La sua caduta si arrestò solo quando fu arrivata alla
radura. Rimase stesa per
qualche minuto cercando di riprendersi. Dolorante, si mise a quattro
zampe ed
iniziò a gattonare per arrivare più lontano
possibile da quel coso. Gattonò per
pochi metri prima di rendersi conto di non essere più
inseguita. Si voltò in
direzione della foresta e la scrutò per bene. Non vide
nulla. A fatica si
rialzò, ma cadde quasi subito: il piede destro era dolorante. Si rimise di nuovo in
piedi continuando ad
osservare la foresta. L’unica strada per tornare indietro era
quella... ma se
il mostro era ancora li ad attenderla? Se fosse un modo per attirarla
in una
trappola? In che brutto guaio si era cacciata, accidenti a lei e a
quella sua
testaccia! Eppure era stata avvertita da sua madre che la foresta era
pericolosa. Ma lei le aveva dato ascolto? Neanche per sogno! Doveva
sempre fare
di testa sua. E ora se ne stava pentendo. Le lacrime le salirono agli
occhi.
Respirò con calma per non piangere. No, non doveva piangere,
non sarebbe
servito a nulla. Deglutì. Doveva andare via da li. Stava per
fare il primo
passo, ma si interruppe. Un ululato, terribile, fortissimo la
paralizzò. Era
fottutamente vicino. Aveva gli occhi sbarrati ed una paura in corpo
terribile.
Tremando si voltò lentamente. Sbiancò. Se glielo
avessero detto, non ci avrebbe
creduto.A molti metri da lei, c’era un enorme mostro, dal
manto nero. Possente,
alto e minaccioso. Lo squadrò con gli occhi sgranati e la
bocca semiaperta. La
testa era molto simile a quella di un lupo. Il muso era però
più allungato, le
orecchie erano abbastanza sottili e lunghe, ritte sul capo. La
dentatura era
ancora più mostruosa di quella del mostro che aveva visto
prima. Il pelo
ricopriva la maggior parte del corpo tranne il petto. Il busto era
grosso e
muscoloso dalla forma tipicamente umana. Le braccia possenti
terminavano in
mani che presentavano grossi artigli. Gli arti inferiori invece, come
il mostro
grigio, erano tipici dei lupi, con la differenza che erano
più lunghi e
robusti. Era in piedi sulle due zampe, ed era alto come minimo 3 metri,
e aveva
le spalle larghe almeno 1.50 m. Mai visto nulla di così
possente.Nonostante
fosse molto lontano, si distinguevano benissimo degli occhietti gialli,
che in
quel momento, si muovevano frenetici per scrutarla. Ora era paralizzata
dal
terrore. Quello era davvero troppo. Era ferma li solo da pochi secondi,
ma a
lei sembravano attimi interminabili. Si scosse solo quando la bestia
nera
iniziò a ringhiare mostrando i lunghi canini. Quella era
davvero la fine. Il
mostro mosse un passo verso di lei, poi un’altro, poi ancora
un’altro
aumentando sempre di più la velocità e
abbassandosi man mano, finchè non iniziò
a correre verso di lei a quattro zampe. In pochi balzi la raggiunse e
spiccò un
salto. Istintivamente si abbassò, ma notò quasi
subito che il mostro aveva
sbagliato apposta la mira. Si girò di scatto. La bestia era
in piedi davanti a
lei, ma le dava le spalle. Osservava qualche altra cosa.
Deglutì e scorse il
capo per tentare di capire. Era il mostro grigio. E appariva molto
più piccolo
rispetto all’enorme bestia nera. Quest’ultima
voltò leggermente il capo e la
osservò con un occhio. Lei incrociò il suo
sguardo con quello del mostro nero.
Nel frattempo il mostro grigio scattò ruggendo verso
l’altro, spiccò poi un
salto tenendo le mascelle ben aperte e pronte a mordere. Il nero non si
lasciò
sorprendere e con un manrovescio, scagliò il suo avversario
a svariati metri di
distanza. Questi rotolò per alcuni metri,
alzandosì però subito e ripartendo
all’attacco. Spiccò un’altro salto e
riuscì ad azzannare il braccio della
bestia nera. La ragazza osservò sconvolta la lotta. Il nero,
sembrò non sentire
dolore, afferrò per il collo l’altra bestia e se
la staccò dal braccio senza
problemi e senza versare una goccia di sangue. Lo scagliò in
terra tenendolo
ancora per il collo. Il grigio scalciava e graffiava, ma senza alcun
risultato.
Il mostro nero mise la zampa posteriore destra sul petto del suo
avversario per
tenerlo fermo. Si chinò poi e afferrò la mascella
e la mandibola con entrambi
gli artigli, e senza problemi strappò letteralmente la
mascella dal corpo così
come si strappa un foglio. Il grigio smise di muoversi, e tutti e
quattro gli
arti caddero a terra, molli e senza vita. Il nero osservò il
cranio strappato
dell’avversario, poi lo lasciò andare ululando
ancora. Lei chiuse gli occhi e
si tappò le orecchie. Riaperti gli occhi, vide subito che il
mostro nero le si
stava avvicinando lentamente, con la mascella aperta. Tentò
di fare un passo
indietro col piede dolorante,ma l’unico risultato che ottenne
fu quello di
cadere col sedere a terra. Il nero le si avvicinava ancora di
più. La ragazza
strisciò a terra tentando di allontanarsi. Il mostro si
fermò ed iniziò ad
annusare l’aria. Ringhiò di nuovo. Quando qualcosa
cadde su di lui.
Aveva
appena abbattuto quel
piccolo ed insulso mostriciattolo grigio. Gli aveva strappato
metà testa con
tutta tranquillità. Quel piccolo ed inutile mostro, come
aveva creduto di
poterlo battere? Stupido oltre che insulso. Aveva dato un ultimo
sguardo alla
testa poi l’aveva buttata a terra. Poi si era voltato contro
quel piccolo
essere rosa. Ancora più insulso del mostriciattolo. Avrebbe
voluto
sgranocchiarlo, quel piccolo essere rosa, ma in un certo senso, si
sentiva
attratto da quel corpicino minuto. Non sapeva il perché ma
non riusciva a
saltargli al collo e a sbranarlo, quel piccolo e insulso esserino.
Mosse
qualche passo verso quel cosettino rosa, però, la sua
attenzione fu attratta da
qualcos’altro. Due esseri, probabilmente della stessa specie
dell’esserino
rosa, si stavano avvicinando. Stava annusando l’aria, quando
qualcosa gli era
caduto addosso e lo aveva avvolto in una morsa terribile.
D’un tratto si
sentiva bloccato e impotente. Tentò un passo, ma anche le
zampe posteriori
erano bloccate. Cadde con un rovinoso tonfo. Tentò di
allargare le braccia, ma
era praticamente inerme. Si rese conto di essere in trappola. Doveva
essere di
certo opera di quei due esseri. Una volta liberato
gliel’avrebbe fatta
pagare... eccome se gliel’avrebbe fatta pagare.
Tentò ancora di liberarsi, ma
la stretta era troppo forte, doveva essere una rete, una rete molto
resistente.
Osservò l’essere rosa, questi stava guardando
qualcosa alle sue spalle. Tentò
di girare il capo per guardare, ma non ottenne molto. Poco dopo
sentì dei
passi. Erano i due esseri che si stavano avvicinando. Gli sfilarono
accanto,
uno a destra e uno a sinistra. Quello che gli sfila a destra
è di sesso
maschile, l’altra è di sesso femminile. Come hanno
osato quei due fargli un
torto del genere? Tentò per l’ennesima volta di
liberarsi, facendo ricorso a
tutte le sue energie. Finalmente sembrò ottenere risultati,
la rete si allargò,
si sentì già più libero, ma
all’improvviso, una scossa, fortissima lo colpì:
si
sentì lacerare le carni ed il dolore fitto e intenso lo
costrinse a mollare la
presa, dacendolo ritornare di nuovo stretto nella morsa.
Ruggì dalla rabbia
dimenandosi.
Il
nero le si era avvicinato
ancora un pò quando una enorme rete, gli era caduta addosso,
e lo aveva
intrappolato. Poco dopo erano arrivate due persone, un uomo ed una
donna...
sembravano piuttosto giovani. Uno era completamente vestito di nero,
pantaloni,
maglia, stivali e giacca lunga completamente neri, ed aveva in mano una
pistola. L’altra aveva degli stivali neri, una gonna
piuttosto corta e un top.
Anche lei era armata. Entrambi le si stavano avvicinando. Il maschio si
fermò e
puntò l’arma verso la testa del mostro. La ragazza
invece le si avvicinò.
<<
Stai bene? Ti ha
fatto del male? >>, chiese con voce completamente piatta,
che non
traspariva alcuna emozione. Era come se glielo chiedesse non per
interessamento,
ma per semplice lavoro.
<<
Sto... abbastanza
bene, non mi ha nemmeno sfiorata... è stato
l’altro ad attaccarmi... quello
grigio... >>, negò lei indicando il mostro
grigio. In effetti, la bestia
nera non le si era mai avvicinata più di tanto.
Intanto
l’uomo iniziò a
guardarsi intorno, sembrava alquanto preoccupato. Fece cenno a lei e a
l’altra
di avvicinarsi a lui. La donna la alzò e la portò
verso il compagno.
<<
Che succede?
>>, chiese preoccupata la ragazza.
Nessuno
dei due le rispose, lei
insistette, << si può sapere che succede?
>>, sbottò innervosita .
Ancora nessuna risposta. Era in procinto di domandare nuovamente, ma si
zittì.
Nel fitto della foresta, si intravidero un paio di occhi rossi,
brillavano con
i raggi lunari. Prima solo un paio... poi un’altro,
un’altro ancora e ancora,
ancora e ancora!
Il
ragazzo fece una smorfia
infastidita, << Scar ...>>,
mormorò. La ragazza si voltò verso di
lui.
<<
Scar? >>,
domandò impaurita. Fu la donna a risponderle, indicando il
coso grigio morto a
terra. Era quello il loro nome. Scar...
<<
Quanti ce ne
saranno? >>, domandò la donna al suo compagno.
<<
E’ un bel gruppo...
dovrebbe essere composto da almeno una ventina di elementi...
>>, detto
questo, caricò la pistola. La donna fece lo stesso intimando
alla ragazza di
stare indietro.
Dalla
folta foresta spuntò
uno di quei cosi, quegli scar. Entrambi fecero fuoco su di lui, e
servirono
almeno una decina di proiettili per abbatterlo, considerando anche la
sua
velocità e la sua agilità. Dalla foresta ne
spuntarono altri 4, tutti in una
folle corsa nel tentativo di raggiungerli. Uno fu beccato subito da un
proiettile in pieno volto, cadde a terra stecchito. Un secondo
spiccò un salto,
ma fu colpito al volo prima di avere il tempo di causare guai. Gli
altri due
invece rimasero indietro ad evitare i colpi. Spuntarono fuori altri tre
elementi dalla foresta. I due fecero fuoco a più non posso
tentando di tenerli
a bada. Ne cadde un altro, ma gli altri continuarono imperterriti.
Caddero
anche altri due elementi, ne rimase uno. Ma fu allora che spuntarono
fuori
tutti gli altri. Per un totale di undici elementi.
Intanto
la bestia nera
ricominciò ad agitarsi e a ruggire, vogliosa di sangue. Lei
guardò il nero. Le
venne in mente un idea, rischiosa certo... ma forse era la loro unica
speranza.
<<
Liberatelo!
>>, asserì
all’improvviso.
Entrambi
si girarono verso di
lei con sguardo interrogativo.
<<
Coraggio! E’ la
nostra ultima speranza, ci faranno a pezzi! Lui è
l’unico che può aiutarci!
>>, ribadì convinta.
<<
Potrebbe mangiarci
in un secondo se volesse! >> ribattè la donna.
<<
Avrebbe potuto farlo
prima con me! Ma non l’ha fatto! Anzi, sono quasi sicura che
mi abbia difesa!
>>, ripetè ancora una volta!
<<
Sei quasi sicura? E
noi dovremmo basarci su un “quasi sicura”?
>>, sbottò la donna.
<<
Ha ragione...
>> esordì il ragazzo, << Male
che vada, saremo comunque morti! A
questo punto tanto vale fare un tentativo... >>. La
ragazza e la donna lo
guardarono, << In più, questo è
l’ultimo caricatore! Dobbiamo rischiare...
>> concluse.
Ci
fu uno sguardo d’intesa
fra i due, poi un cenno. La bestia si dimenò ancor di
più, come se avesse
capito. Il ragazzo tirò fuori una specie di telecomando, e
la rete si aprì
liberando il mostro. Questi mosse un pò la testa, poi
osservò i tre. Ringhiò
all’uomo e alla donna, mentre fissò per un attimo
negli occhi la ragazza.
Intanto un gruppo di tre Scar si era separato dal gruppo e stava
correndo verso
di loro. Il nero ringhiò e ruggì, poi con un
balzo atterrò sul mostro centrale,
spezzandogli il collo di netto. Gli altri due si attaccarono alle
braccia, fu
allora che partirono altri due Scar. Il nero ruggì e si
staccò di dosso i due
Scar. Uno saltò di nuovo verso di lui, ma fu lesto ad
afferrarlo e a scagliarlo
verso l’altro, ancor prima che questo potesse riattaccare.
Gli altri due
spiccarono un balzo. Il nero afferrò entrambi per la gola, e
li schiacciò uno
contro l’altro spezzando ad entrambi la spina dorsale, questi
caddero a terra
esanimi. Altri tre Scar partirono in corsa, due dei quali facilmente
abbattuti
dai due tizi. Il nerò intanto si abbattè su i due
Scar che gli erano più
vicini, schiacciandone uno a terra con la zampa posteriore, e staccando
la
mandibola all’altro. Il sopravvissuto dell’ultimo
gruppo, riuscì a saltargli in
groppa e a mordergli una spalla. Senza fatica la bestia nera se lo
staccò di
dosso scagliandolo su quello che era già a terra. Con una
poderosa zampata
schiacciò la testa ad uno, e con un morso al collo,
decapitò l’altro. Gli
ultimi quattro rimanenti gli corsero incontro. Il nero fece lo stesso,
spiccato
il balzo, atterrò sul primo dei quattro, mordendolo e
staccandogli un
consistente pezzo di carne dal collo. Gli altri tre gli saltaroo
addosso
contemporaneamente. La bestia nera rotolò per liberarsi, e
schiacciandoli sotto
il suo peso, riuscì nell’intento. Uno Scar
balzò tentando di azzannarlo al
collo, ma fu bloccato e facilmente eliminato. Un’altro lo
morse alla caviglia,
senza ottenere risultati. Se lo staccò dalla caviglia e lo
trapassò con una
mano. Gettò a terra il cadavere e puntò
all’ultimo Scar che si stava dando alla
fuga. In due balzi lo raggiunse e gli afferrò la zampa
posteriore. Dopo di che
, lo alzò di peso e lo scagliò con tutta la forza
sul terreno. Il mostro subito
il colpo rotolò per alcuni metri. Tentò di
alzarsi, ma il nerò gli spezzò il
collo schiacciandolo con la zampa posteriore.
Passarono
alcuni minuti. Il
nero era in piedi di fronte a loro, con ancora la zampa sul cadavere
dell’altro. Di tutto il trambusto, non era rimasto che
macchie di sangue e
odore di morte. La bestia che gli dava le spalle, voltò il
capo, poi con pochi
balzi si inoltrò nel fitto della foresta. La donna
tentò di spararlo, ma fu
bloccata dall’uomo.
<<
Pensiamo a ripulire
questo posto... in quanto a te >>, si rivolse alla
ragazza, << Tu
vieni con noi! >> concluse.