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Autore: Be Mine    05/06/2011    1 recensioni
“Hai vent’anni e riesci ancora a ridurti così per qualcuno?”
...Si sentiva fragile, come di terracotta. [Klaine...forse].
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bottoni freddi come il ghiaccio contro il collo bollente

 

 

Ne era convinto: non aveva mai amato nessuno tanto intensamente.

 

Lo sentiva bene, tra il viso e il collo: un calore che si spandeva per tutto il corpo, fino ad accendergli il volto di strani colori. Si sentiva anche perennemente sudaticcio, accaldato, e pregava gli dei di tutte le religioni del mondo che Blaine non si accorgesse di quanto tenesse a lui: perché altrimenti, sicuramente, gli avrebbe dato del pazzo.

Era malsano amare qualcuno a quella maniera, maniacalmente, fino a star male per una virgola o un punto messo male in un messaggio inviato distrattamente...maledetto T9, si ripeteva, e lui che si ostinava ad usarlo.

Ma nonostante questo, quando -lontano, vicino, triste o allegro- si preoccupava della sua salute, tentava buffamente di farlo sorridere e si scioglieva in quella dolcezza che solo l’amore vero può...in quel momento avrebbe voluto le sue labbra si fondessero con lo zucchero delle parole che sapeva formulare solo nella sua mente, per dare un senso a tutto.

Perché sentiva i vent’anni sulla pelle, li temeva come una nuova coscienza: e anche se razionalmente li sapeva ancora lontani, non poteva fare a meno di dirsi:

 

 “Hai vent’anni e riesci ancora a ridurti così per qualcuno?”

 

Era avvilente, anzi, svilente si diceva: vent’anni a costruire il suo io, la sua coscienza, il suo orgoglio di omosessuale dichiarato, la sincerità dei suoi atteggiamenti...e ora -con l’irrazionale paura di perderlo- era diventato tutt’altro.

Incosciente, artificiale, pronto a tutto.

Lo sapeva benissimo che non era giusto e che se Blaine l’avesse saputo non gli e l’avrebbe perdonato: ma sapeva anche quello di cui lui aveva bisogno. Era quella fragile e dolce forza che sembrava stesse scoprendo dentro di sé giorno per giorno, solo per potergliela donare, senza pretese, senza chiedere nulla in cambio.

Si era creduto freddo e insensibile, si era chiesto perché i suoi amori fossero stati sempre passeggeri, fugaci...si era chiesto perché non riuscisse ad amare qualcuno con tutto se stesso.

Col senno del poi, aveva capito: non erano occhi glaciali i suoi, quelli nei quali si incontrava guardandosi allo specchio, ma era l’anima che cercava di uscire fuori dal suo involucro; non aveva non amato davvero, ma amato in un modo che non era esattamente amare.

Era stato un flebile desiderio, e per questo non era andato mai niente a buon fine.

Blaine l’aveva aiutato a scoprirsi, a capire il suo posto nel mondo, in bilico tra quella scandalosa dolcezza e una forza d’animo essenzialmente sopravvvivista.

 Era stato un fulmine a cielo aperto in un momento in cui davvero pensava nulla avrebbe potuto destabilizzarlo: invece era arrivato, inaspettato e magnifico. Aveva capito subito di cosa si trattasse.

...

Eppure, nella sua mente, questo non aveva affatto un’accezione positiva: lo amava, aveva imparato ad accettare la forza del suo sentimento e in qualche modo a dominarlo, ma...

 Ancora continuava ad avere problemi emotivi.

Si sentiva fragile, come di terracotta.

Sapeva che questa sua tenera delicatezza d’animo piaceva molto a Blaine, come se gli desse una spinta in più in quella loro pseudoamicizia.  

Invece a Kurt no, non piaceva per niente, perché quando gli succedeva di esporsi -ed era il più delle volte- non poteva fare a meno di pensare che avrebbe voluto le di lui braccia intorno alle spalle, il viso contro il suo petto, quasi a nasconderlo, per sfogare tutte le lacrime del mondo.

... averlo qualche minuto interminabile solo per sé.

Avrebbe voluto scavarsi piano e con leggerezza un posticino nella sua anima, con le sue lacrime e i sorrisi, quelli del dopo...

Dopo il pianto,

dopo una consolazione,

 una carezza,

 un gioco strano, dolce e ambiguo.

 

Nonostante questo, si, lo stava facendo: stava baciando ardentemente (e per la prima volta, aggiungeva mentalmente) il suo migliore amico nella sala comune dell’Accademy. La masochistica certezza di stare lì solo a contrariarsi, la sicurezza di amare davvero quel ragazzo che -chissà- forse stava davvero ricambiando ritmicamente i suoi movimenti di labbra e lingua.

Non sapeva, e nemmeno ne voleva sapere nulla.

Un’unica certezza.

Quella che strusciava leggera contro il suo collo era la manica della divisa di Blaine, ne era sicuro.

Perché?

Perché aveva due bottoni freddi come il ghiaccio contro il collo bollente.

 

 

*Fine*

 

 

Ancora di getto e ancora un po’ nonsense, spontanea, sentita.

Non sono una Klainer (se si dice così, visto che sono una profana dei pair) e non chiedo troppo ad una misera storiella come questa.

(Sono una feticista degli smoking e delgli abiti classici, quindi  amo la divisa dei Warblers. I bottoni poi hanno qualcosa di così ambiguamente sexy... Di qui il titolo).

Inoltre devo ringraziare le sei meravigliose persone che hanno recensito Strong 'n lonely, con la speranza che anche questa shot -qualora passino di qui- sia di loro gradimento.

 Riguardo al punto comune di molte recensioni (e parlo del biografismo) non è qualcosa di tangibile nelle mie shot... Da lì partono le idee, che finiscono poi col prendere la loro strada nell’ IC.

Senza contare che, come insegna FMA, i contrappassi sono leggi a senso unico...e l’amore è un sentimento egoista.

 

See you <3

 

DISCLAIMER: i personaggi qui trattati non sono di mia proprietà ma degli aventi diritto e nel mio utilizzarli non c’è nessuno scopo di lucro.

   
 
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