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Autore: Val2910    05/06/2011    4 recensioni
Ace ormai è morto da due anni (o almeno dovrebbe esserlo).
Nami, pronta per rincontrare i compagni, parte per il suo viaggio verso l’arcipelago Shabaody.
Se questa fosse una storia normale, la rossa riuscirebbe ad arrivare sana e salva all’arcipelago, raggiungere i suoi compagni e prepararsi ad affrontare nuove avventure.
E considerando che non ha la più pallida idea del fatto che Ace è ancora vivo, potrebbe anche incontrarlo e superarlo senza farci caso.
Ma prendendo in considerazione le bolle volanti e cadenti, colpi bassi, favole dove i protagonisti sono dei gran fighi, un sentimento innato per la pizza e l’ossessione per il colore arancione... allora direi che questa non è una storia normale.
E quindi che Nami avrà molto da fare prima di raggiungere i Mugiwara...
[AceXNami] Prima fanfic a capitoli che scrivo, mi piacerebbe sapere che ne pensate. Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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-Mmmh... – Nami dischiuse gli occhi lentamente, per poi far apparire un accenno di sorriso su un angolo delle labbra.
Cadere dalle braccia di Morfeo non le era mai piaciuto, soprattutto quando a interrompere il suo sonno erano le grida di Rufy che reclamavano la colazione.
Ma quello era uno dei migliori risvegli che le fosse capitato.
Sfiorò con la punta delle dita, tanto per assicurarsi che fosse reale, il braccio di Ace che la stava avvolgendo caldamente e che li teneva vicini. Parecchio vicini.
Con la fronte appoggiata su quella dell’altro, la rossa studiò centimetro per centimetro il viso del compagno di viaggio: dagli occhi chiusi alle sottili labbra rilassate.
Stavolta la ragazza si fece scappare una risatina. Più lo guardava, più aveva per la testa i momenti trascorsi insieme. E non voleva saltare nemmeno una di quelle memorie: le piaceva ricordare con chi le stava trascorrendo.
In quello stesso istante, una scarica di adrenalina le percorse la spina dorsale.
Il suo sorriso svanì, lasciando posto ad un’espressione impensierita. Sapeva bene di che si trattava, e ne rimase preoccupata.
No. Non va bene. Non va bene per niente! Non posso permettermi una cotta!
Ho in ballo una caccia al tesoro con quell'oste! E poi, io e Ace abbiamo fatto un patto, devo convincerlo a rivedere suo fratello...

Provò a mettersi seduta, allontanando l’arto del ventiduenne e continuando ad osservarlo. “Se mi lasciassi trasportare dalle emozioni, rischierei di lasciarlo vincere volutamente.” Tenne ancora gli occhi fissi su di lui, cominciando a scostare lentamente qualche ciocca corvina e ribelle dal suo volto, come se ogni spostamento fosse una carezza. Fece un lungo e profondo respiro di riflessione.
Però...
–Però, temo proprio che tu cominci a piacermi seriamente... – concluse a voce alta, remissiva.

-Ma l’avete fatto davvero?-
Nami inclinò la testa lateralmente, e incuriosita si voltò: alle sue spalle una Koala inginocchiata e sorridente li osservava da chissà quanto tempo.
Da quella camera, si sentì l’urlo più acuto e spaventoso che un essere umano potesse mai udire.

-Mhpf!- sbottonò Ace.
-Che c’è? – disse Nami, parecchio innervosita.
-Assolutamente niente. -
-Allora potresti smettere di sbruffare ogni cinque minuti?- domandò lei, continuando a camminare lungo il corridoio.
Pugno di Fuoco scosse la testa: -Mi sta bene se ti arrabbi.
Mi può anche stare bene se ti metti a picchiare le persone (certo, la mia testa avrebbe molto da ridire, ma mi sta comunque bene).
Mi sta bene anche se dai colpi così violenti da far sanguinare il capo.
Ma se poi la gente perde troppo sangue e sviene, perché devo essere io a portarla sulle spalle?-
-Perché tu sei “il fighissimo e coraggioso capitano Ace”, no?- la navigatrice rise sotto i baffi, nel frattempo Ace sbruffò un’altra volta, continuando a camminare dietro la ventenne e con Koala caricata sulle spalle a mo’ di sacco.

Scesero le ripide scale a chiocciola di massello e raggiunsero l’osteria di sotto, scorgendo il vecchio locandiere mentre lucidava la superficie del bancone di legno.
I due pirati lo salutarono in coro: -Buongiorno, Hector!-
Una sua occhiata bastò per far svanire il loro sorriso sulle labbra.
-E’ da anni che non mi chiamano così. – fece lui non contento. –E lei? – continuò, indicando la cameriera svenuta.
-E’ una lunga storia... – disse Ace.
-Se mettessi una tassa oraria sul racconto, lei la vorrebbe sentire lo stesso?- domandò avara la navigatrice.
Il vecchio sospirò, interrompendo la sua attività.
Andò a prendere una bottiglia di Cherry da sotto il bancone e, con lo stupore dei due unici presenti (non contando la bionda, ormai priva di sensi), cominciò a versare il liquido cremisi sul tavolo.
Immediatamente Koala si svegliò e si catapultò accanto alla pozza di alcol, e cominciò a pulirla con la sua pezza.
Ingegnoso...” rifletterono i due criminali.
Hector richiuse la bottiglia di Cherry: -Koala, potresti dirmi come hai fatto a svenire? -
E la tassa oraria sul racconto può andare a farsi benedire...” meditò il moro, mentre con qualche pacca sulla spalla cercava di rinvenire una Nami addolorata e paralizzata da quella sconfitta.
La bionda strizzò la pezza fradicia dentro un bicchiere di vetro: -Ero venuta a fare il normale giretto per ripulire le camere, finché non entro in una e trovo questi due abbracciati e addormentati... CHE CARINI!- la ventitreenne cominciò a girare su se stessa con le mani strette a pugno sul cuore, e gli occhi sfavillanti -... a proposito, che ci facevate per terra? Eravate caduti dal letto? E poi... l’avete fatto?-
Quell’ultima domanda in particolare, mise tanto in soggezione i due criminali, abbastanza da lasciarli a bocca aperta.
Hector si massaggiò il mento, mantenendo la sua abituale espressione fredda e distaccata: -Comincio a capire perché l’avete colpita-
-Io invece no!- strillò indispettita la cameriera, mettendo il broncio.
Il vecchio rimase impassibile per un po’, poi andò verso un armadietto appeso contro il muro, e da lì prese due tazze: -Volete mangiare o no? -

La colazione di quella mattinata non fu un granché: un po’ di fette biscottate e del latte. Poi basta.
Ma non era quella la parte più importante dell’inizio giornata.
-Allora, - fece Ace, allontanando la tazza ormai vuota –chi è questo “Corvo”, esattamente?-
-“Corvo” è un appellativo che gli ho dato io. Credo sia il più azzeccato. Il suo vero nome credo sia Tom D. e qualcos’altro... -
-Anche lui la D. nel nome?- chiese la navigatrice, che aveva smesso di mangiare da un bel po’.
-Questa storia della D. non l’ho mai capita, né so che cosa significhi. Ma se indica che il suo possessore reagisce d’impulso, allora non mi stupisce che un uomo come lui l’abbia-
-Cosa sai di lui?- continuò la rossa.
-Da alcune voci di corridoio, pare che il suo carattere impulsivo sia peggiorato di parecchio. Apparte questo, non un solo essere umano osa fiatare contro di lui, forse per la paura che riesce a infondere. Lui è un uomo di potere...-
-Nobile mondiale? – domandò Pugno di fuoco.
-No. Significherebbe avere potere in modo legale, ma si sa che lui è un gran riccone, tuttavia non si conosce il luogo di provenienza dei soldi-
La Gatta Ladra sorseggiò un po’ di latte: -Inizio a capire... -
-Se non si sa molto di lui, come facciamo a capire le sue intenzioni riguardo alla cassa di tuo padre?-
-Beh...- il vecchio sospirò –c’è un certo locale che appartiene a lui, in un’isola qui vicino. Si dice che sia il luogo più malfamato della Grand Line. Direi che è un buon punto di inizio. -


Il vento sventolava i lunghi capelli ramati della rossa, mentre Ace, al timone di una piccola imbarcazione per lo scambio merci, seguiva la rotta da Hector contrassegnata.
-Suvvia, non è poi così male!- esclamò divertito.
Nami non rispose, ma continuò a guardare l’orizzonte e a non degnare il suo compagno di viaggio di uno sguardo.
-Dai, Nami! Non ci credo che te la sei presa con me! Non è stata una mia idea!-
-Ma non hai nemmeno replicato.-
-Questo perché non avevo nulla in contrario!-
Calò momentaneamente il silenzio.
-Senti... – disse Pugno di Fuoco -... mi spieghi perché non ti va a genio che Koala venga con noi?-
A quelle ultime parole, un brivido corse lungo la colonna vertebrale della navigatrice.
-Prometto di essere una buona marinaia! Parola di scout! - esclamò da dietro la cameriera -...ah, no. Gli scout non sanno navigare... almeno credo. -.
Finalmente la Gatta Ladra si voltò: -Ma si può sapere perché non sei rimasta ad aiutare il vecchio alla locanda, proprio tu che sei fissata con le pulizie?-
-Perché voi non siete del posto, e scommetto che avrete bisogno di una mano per non perdervi! -
In men che non si dica, Koala finì a terra colpita da un pugno di Nami.
-Ho viaggiato dal Mare Orientale fino alla Grand Line con una ciurma di cui fanno parte certi elementi che non sanno nemmeno cosa significhi la parola “orientamento”! Che vuoi che sia una passeggiata su un’isola? -
La bionda si rimise in piedi, testandosi di tanto in tanto il nuovo livido: -Ahi! Ma fa male! -
-Ben ti sta: così ti ricordi che la prossima volta ti conviene fidarti della sottoscritta, o richiederò un risarcimento per danni morali!-
Da dietro le due litiganti, si stagliò in aria una risata familiare.
Il viso di Koala divenne imbronciato: -Ma...  che c’è di divertente!?-
-Haha! Niente, è solo che di solito sono io quello che si lamenta per i bernoccoli! -
-Bene! Avete un argomento da condividere!- Nami, ancora un po’ arrabbiata, andò sottocoperta e sbatté la porta alle sue spalle.
Poggiò la schiena contro il legno umido e fresco, e si lasciò scivolare fino a quando non si ritrovò seduta per terra.
Koala... quella cameriera un po’ deficiente che va a fare da guida a me, la navigatrice che disegnerà la prima cartina completa? Eh, no! Non credo proprio.
Che ci è venuta a fare con noi, ancora non l’ho capito...”
-L’ho fatta arrabbiare? E’ colpa mia, non è vero?-
Nami, incuriosita dal tono intristito e angosciato di Koala, avvicinò la testa vicino alla serratura della porta, in modo da poter spiare gli altri due compagni.
-Macchè! Nami è sempre stata un po’ fiscale, nel vero senso della parola... ma non è assolutamente colpa tua!-
-Da... Davvero?-
Il tentativo di rincuorare la bionda da parte di Ace, rese molto più interessante la scena agli occhi della rossa.
-Ma certo! Vedrai, Koala: per staserà sarà di nuovo serena!-
-Fiuuu! Meno male! Ora sono molto più tranquilla!-
-Emh... Koala?-
-Dici che sbaglio ad essere tranquilla? Ecco, lo sapevo! Magari mi getterà in mare mentre non me l’aspetto, oppure... -
-Non è questo... ma la tua fronte sta grondando di sangue!-
La cameriera si catapultò vero il parapetto dell’imbarcazione, squadrando con attenzione la sua immagine riflessa nell’acqua increspata.
–Pulire... – disse sorridendo, prima di afferrare la sua solita pezza e cominciare a strofinarsela sulla ferita.
L’intervento del pirata non tardò ad arrivare: -Aspetta!-
-Cosa c’è?-
-Non si sistema così una ferita!-
-Davveeeeeeeeeero?- domandò lei, spalancando la bocca il più possibile.
-Già... -
-Allora come?-
-Tanto per incominciare, la si dovrebbe sterilizzare!- fece, cercando qualcosa che potesse assomigliare a una cassetta del pronto soccorso.
-Stercitizzare?-
-No, sterilizzare. Serve per far guarire più velocemente la lesione- Ace afferrò una bottiglietta di acqua ossigenata da uno scatolone e ne versò un po’ su un batuffolo di cotone.
Quando si rialzò, sollevò il mento della ragazza con l’indice e le iniziò a tastare l’ematoma.
-Ecco, sta’ ferma-
-Perché?- chiese Koala. Immediatamente, la percezione fine e fredda del tampone bagnato creò una leggera sensazione di solletico.
-Perché ti sei messa a ridacchiare, Koala?-
-Fai il solletico! Hihi! -
-No. Questo non è solletico... -
Proprio mentre finì di ripulire la ferita, Ace gettò il batuffolo insanguinato per terra, afferrò il braccio alla cameriera e, tenendola ferma, cominciò a farle il solletico nello stomaco.
-... QUESTO è solletico!!!-
-Hahaha! No, dai!! Haha! Smettila, ti prego! Ti scongiuro! Hahaha! -

Le guance avvamparono, non facendole trattenere un sussulto. Nami osservava la scena da un po’ di tempo, e man mano che i secondi passavano si sentiva sempre più irritata e incuriosita.
La sua attenzione fu catturata dall’attività degli altri due compagni.

Ace si era seduto sul parapetto e l’aveva messa in braccio: con un arto cingeva le spalle di Koala, tenendola ferma. Con l’altro le solleticava la pancia.
La bionda non si poteva dire che non soffrisse il solletico, perché si dimenava e si agitava ridendo  e pregandolo di smettere.
Tanto si contorse, che a un certo punto poggiò la testa sull’incavo del collo di Pugno di Fuoco, quasi sfinita.

Quest’ultimo gesto fece indispettire ancor di più Nami, ancora dietro la porta a spiare i due.

Koala sussurrò qualcosa all’orecchio del capitano.
Qualsiasi cosa fosse, aveva portato Portuguese a smettere di fare il solletico e a guardare la ragazza con un certo sguardo.
Uno sguardo diverso.
Non freddo, né distaccato. Piuttosto fisso e immobile sul viso della bionda, la quale aveva cominciato a sorridere.

La rossa sbarrò la porta di scatto, cercando di creare un botto più rumoroso possibile.
Come previsto, Koala ed Ace si voltarono verso di lei, finendo di ridacchiare o di parlare.
Solo che ora entrambi la fissavano, e lei doveva trovare una scusa per il suo atteggiamento.
-Isola!- gridò d’un tratto, indicando l’orizzonte.
La cameriera e il moro si voltarono all’unisono.
–Ah, si! Eccola lì! Brava, Nami!- esclamò compiaciuta Koala.
Nami fece brillare i suoi occhi avidi, e non perse tempo per dar sfogo a una sua nuova idea: -Allora, se non vi dispiace, esigo un pagamento per aver avvistato l’isola: voglio parecchio denaro, e...-
Un tonfo sordo riecheggiò nell’aria, fermando la navigatrice e lasciandola a bocca aperta.
Ace, dopo aver colpito con un pugno il parapetto della nave e rimanendo fermo per un tempo interminabile, alzò lo sguardo sulla rossa, facendola traballare.
-Nami, si può sapere perché devi chiedere risarcimenti o pagamenti vari per ogni cosa che fai?-
Si alzò di scatto e si diresse a passo svelto verso la sottocoperta.
 Quando fu molto vicino alla ventenne, rallentò e avvicinò la sua bocca all’orecchio di lei: -Sei davvero insopportabile, quando fai così-
Camminò ancora, e chiuse la porta alle sue spalle.

Nami fissava preoccupata la porta chiusa.
Non l’aveva mai visto così arrabbiato.
Per la verità, non l’aveva mai visto arrabbiato.
E adesso, il fatto che fosse adirato con lei un po’ la preoccupava: si era detta che non le piaceva, ma ci teneva. Almeno come amico. E l’idea di dover rompere ogni contatto la metteva terribilmente a disagio.
-Non... -
La rossa si voltò verso Koala.
-...Non ti devi preoccupare! Secondo me, per stasera tornerà sereno!-
La navigatrice osservò l’interlocutrice per un altro po’.
-Speriamo... – disse, prima di allontanarsi da lei.

Ohilà! Buonasera a tutti! C:
Chiedo ancora scusa per i capitoli sempre meno frequenti, ma vi giuro che ce la sto mettendo tutta!
Questo capitolo è venuto un po' scafazzato, ma credo che mi rifarò con il prossimo (che, premetto, tarderà ad arrivare causa viaggio, speriamo che mi arrivi almeno un po' di ispirazione!)
Il motivo dell'arrabbiatura di Ace non tarderà ad arrivare, spero piuttosto di essere riuscita a dare l'idea della confusione di Nami (mia piace o non mi piace? Perchè Koala con noi? Etc.)
Detto ciò ringrazio:

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E naturalmente grazie anche a chi legge e basta!!!
  
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