Aprì piano gli occhi: si era addormentata e si sentiva tremendamente in colpa anche per quello. Non aveva neppure sognato il suo volto, era sprofondata in una nube nera in pochi minuti, incapace di resistervi.
“Non sappiamo se e quando si risveglierà...”
Ci mise qualche secondo a capire che non si trattava di lei, ma quando accadde si alzò di scatto ansimando. “Cos'è successo? Come sta?!”
Il chirurgo si volto a guardarla un po' perplessa, sua madre si fece avanti: “è mia figlia... la fidanzata del ragazzo..."
Fidanzata...
L'uomo la guardò ancora per qualche secondo intensamente, poi si decise: “Ha qualche osso rotto...” Erika sospirò pensando che questa fosse la notizia peggiore, “Per quello abbiamo risolto, purtroppo però non sappiamo quando si risveglierà.”
Il cuore della ragazza mancò un battito. “Co-cosa?” la domanda uscì fievole e quasi impercettibile.
Lucia cercò di prenderle la mano me lei la scostò.
“Dov'è...?” provò ancora ma sembrava che ogni parola le morisse in gola. Strinse i pugni tanto che le unghie le graffiarono la carne, prese fiato mentre il cuore le pulsava impazzito in testa. “DOV'è?!"
Il chirurgo la guardò imperterrito “Non puoi vederlo ora.”
Con rabbia Erika si voltò verso il corridoio iniziando a correre. Non sapeva dove fosse ma non le importava, avrebbe guardato dietro ogni singola porta se avesse dovuto, ma lo avrebbe trovato.
Una mano si strinse attorno al suo braccio bloccandola. In pochi istanti si trovò stretta fra le braccia di suo padre.
“Devo trovarlo!” urlò dimenandosi, si sentiva ridicola ma non le importava, “Devo chiedergli scusa! Devo dirgli che mi dispiace!”. L'uomo la strinse più forte a sé, sebbene sempre con dolcezza, comprendendo il suo tormento. Erika si arrese, si sentiva stremata come se avesse corso miglia. Abbassò lo sguardo “Devo dirgli che lo amo...” mormorò tremando.