Capitolo
3 Un
cambio di prospettiva
L’impatto
con le fredde acque del lago mi risvegliò,ero
praticamente morente ed infatti mi bagnai nonostante le mie
“capacità”, ma
riuscii a stento a rimanere cosciente, come lo feci? Con la rabbia, con
l’odio
per gli dei che mi avevano tradito ed umiliato non sapevo cosa stesse
succedendo intorno a me, ma la volontà di vendetta sembrava
alimentarmi, certo
l’ acqua poteva guarirmi ma era la furia che mi dava la forza
per continuare;
intorno a me tutto vorticava e non vedevo nulla all’ infuori
dell’immagine di
quell’arrogante Atena che mi sorrideva gelida certa della mia
morte, avrebbe
pagato sarebbe stata la prima, poi lo avrebbero fatto tutti gli altri,
incluso
mio padre che non si era curato di proteggermi dalla vendetta di quella
boriosa
divinità. Io non ho fatto nulla di sbagliato quello che
c’era fra me e Annabeth
si... insomma era amore, ma lei me l’ha portata via, ha
voluto eliminarmi per
la sua stupida rivalità con le mie origini e un giorno se ne
sarebbe pentita,
ma non avrei mai potuto sfidare gli dei da solo, ma io non sarei stato
solo,
sapevo a chi rivolgermi. Fui sballottato dal mare per circa sei giorni
e la
fame e la sete di acqua dolce, anche se io riesco a bere anche quella
salata,
iniziavano a tormentarmi stavo per così dire, navigando,
tramite il controllo
delle onde e anche se arrivai a credere che sarei morto in mare, per me
cosa
assurda, alla fina la scorsi, La
Principessa Andromeda. Probabilmente Luke
all’inizio avrebbe creduto ad un
tranello come sospettabile, ma ero certo che dopo aver sentito
ciò che avevo da
dire si sarebbe reso conto che io avevo tante ragioni quante ne aveva
lui per
odiare quegli spregevoli olimpi alla fine inizia a nuotare fino a
raggiungere
la fiancata della nave, dopodiché mi alzai con un onda e
caddi sul ponte.
Fui
presto circondato da Minotauri e Lestrigoni,
nonché da molti mezzosangue e mostri dei generi
più svariati,alcuni lestrigoni
mi vedevano già come il loro prossimo spuntino, e tutti si
meravigliarono
quando gettai a terra sia Vortice che il pugnale di corno, avrebbero
potuto
uccidermi, ma non andò così allora presi fiato e
dissi << sono qui per
parlare con il vostro comandante >> << cosa
ti fa pensare che il
comandante voglia parlarti Jackssson? >> mi disse allora
sghignazzando
una donna-drago dall’aspetto minaccioso << tu
chiamalo monst... >>
mi trattenni dal finire la frase non appena vidi stagliarsi accanto a
me la
tetra figura di quello che una volta era Luke Castellan, mi
guardò e poi mise
la mano sull’elsa di vipera, la sua spada, per un lungo
attimo pensai che mi
avrebbe ucciso ma poi lo vidi sogghignare e mi disse <<
Salve Percy, oggi
non mi aspettavo proprio la tua visita, pensavo che avresti attaccato
intorno
al giorno 16 ad essere onesto >> io lo guardai, senza
però quel solito
disprezzo che c’era negli sguardi che gli lanciavo in
precedenza e ribattei
<< Non ho alcuna intenzione di attaccare sono venuto qui
oggi per farti
una proposta ma vorrei parlarti in privato >>
all’inizio credevo che
sarebbe scoppiato a ridere ma poi mi fece accomodare su una poltroncina
nella
cabina del capitano, la sua, e addirittura fece allontanare i due
minotauri di
guardia, aveva capito che non scherzavo. La cabina o meglio la suite
del
capitano era una camera più spaziosa delle altre ed era
arredato con dei mobili
in legno di ciliegio, le pareti erano bianco panna e nessuno avrebbe
creduto
che si trattasse della stanza di un guerriero se non fosse stato per
una
rastrelliera carica di armi che copriva quasi interamente una delle
pareti ed
un armatura di un materiale sconosciuto appesa al portabiti; fissai la
stanza
per una ventina di secondi poi inizia a parlare << Luke
ricordi cosa mi
chiedesti due anni or sono proprio in questa data? >>
<< Ti chiesi
se volevi opporti alla tirannia degli dei e scegliere la
libertà in un mondo
nuovo >> mi rispose seccato << e ricordi la
mia risposta? >>
ribattei allora con entusiasmo crescente << certo
rifiutasti la mia
proposta, ma perché ? >> rispose lui con un
interesse mai mostrato in
precedenza << ho deciso di cambiare risposta...
>> risposi io in
tono drastico << allora anche tu intendi tradire, come
dicono loro, la
causa degli dei? >> ribatté lui ormai quasi
eccitato dalla conversazione
<< Luke,Luke,Luke tradire implica abbandonare qualcosa
di,
presumibilmente, giusto per qualcos’altro io voglio adoperare
un cambio di prospettiva
>> dissi
allora con tono fermo, ero deciso a
fare ciò che mi ero ripromesso, <<
Perché dovrei crederti? >> mi
disse lui aspro << Perché io come te sono
stato tradito e umiliato dagli
dei e nessuno di essi, neppure mio padre ha fatto nulla per salvarmi e
ho
compreso che la loro arroganza porterà il mondo alla
distruzione, ed in più
voglio la mia vendetta >>
lui mi
fissò per quelli che furono almeno dieci minuti poi mi disse
<< Potrei
avere mille ragioni per dubitare di te ma so come ti senti e so che sei
intenzionato ad aiutarci, benvenuto nell’esercito dei titani
primo ufficiale
Jackson >> << grazie signore ora potrei
mangiare e risistemarmi? Sono
in mare da oltre sei giorni ed ho persino seguito il corso di un fiume
seppur
in stato di incoscienza >> risposi al mio nuovo
comandante << non è
necessario darmi del lei Percy ora siamo di nuovo amici, compagni e
...fratelli
in quest’impresa, per il resto ti farò assegnare
una cabina degna del tuo grado
e avrai tutto il tempo per rimetterti in forze, ci aspetta una lunga
guerra e
ci servi in buona forma >> mi
disse sorridendo radioso, ma non senza l’immancabile vena di
furbizia che era
così celebre di lui sin dal tempo del camp... be’
da molto tempo, alla fine
aggiunse sotto voce << domani presentati nella mia cabina
alle 11.00
dovrai essere esaminato da signore dei titani >> poi
varcò la soglia e
sparì. Per un attimo pensai a me stesso come un reietto un
traditore, ma poi
ripensai a quel ghigno gelido che mi avrebbe dovuto condannare alla
morte e subito
allontanai quei pensieri. Alla fine alzai un vassoi d’oro che
trovai sul tavolo
e mi ci specchiai, avevo una cicatrice in faccia uguale a quella di
Luke
eravamo davvero come fratelli.
P.O.V.
Luke
Non
ci potevo credere Percy si era unito alla mia
causa, avevo dubitato di lui certo, ma nei suoi occhi avevo visto un
vero odio
per quei maledetti... dovevano avergli fatto qualcosa di terribile,
qualunque
cosa fosse ben presto l’avrei capito. No, non avrei usato
tecniche d’ipnosi o
cose del genere, avrei usato la fiducia, in fondo sarebbe stato bello
avere
qualcuno con cui non essere il comandante ma essere Luke solo Luke,
insomma
qualcuno che mi fosse amico, realmente amico, qualcuno con cui parlare
e
scherzare e combattere come ai tempi del campo, si odiavo quegli esseri
che lo
gestivano ma mi mancavano quel luogo e onestamente anche alcune delle
persone
che lo abitavano. Avere Percy era come una manna e adesso saremmo stati
più
uniti che mai, avevamo gli stessi intenti e pensieri e persino la
stessa
cicatrice con la sola differenza che la mia era ormai vecchia e
rimarginata, la
sua ancora aperta e sanguinante... ma temevo per lui l’esame
di Crono avrebbe
potuto cambiarlo o addirittura condurlo alla follia e per me perderlo
avrebbe
significato la fine di ogni rapporto umano vero che avevo al mondo.
Erano
passate delle ore ed ero ancora chiuso nel ripostiglio dove di solito
mi
chiudevo con i miei pensieri, era ora di presentarlo alle truppe.