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Autore: Diomache    27/02/2006    2 recensioni
Lei. Dolce, solare, irascibile, maledettamente testarda. E poi c'è lui. Bellissimo, scapestrato, intrigante.
"Rose sente un piccolo nodo allo stomaco e per la prima volta percepisce un disagio con Sean, vorrebbe sentirsi ancora gli occhi di quel tipo addosso, le sue parole, i suoi sguardi, il suo sorriso.
Tom continua a fissarla. E per la prima volta, in vita sua, vorrebbe restare ancora a litigare con lei, a poter godere dei suoi occhi, del suo sorriso arrabbiato.
Rose abbassa gli occhi e si gira, continuando a camminare con Sean.
Tom infila il casco e mette in moto.
Era iniziato un giorno come tanti altri.
Ma né lui, né lei, ora, lo pensavano più."
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PROFUMO DI MENTA

 

Ciao a tutti!

Come vedete questa volta l’aggiornamento è arrivato presto…

Il capitolo purtroppo è un po’ più corto rispetto agli altri ma ho deciso di aggiornare comunque perché ci tenevo particolarmente a farlo oggi (27/02) che è il giorno del mio 17esimo compleanno!!

Questo chap è dedicato a tutti coloro che vivono in un questa stranissima ma bellissima fase di pre-maggiore età, un bacio!!!

 

Ciao Damynex!!!

Già.. Emily la incarna proprio a pennello la parte della madre stronza e ficcanaso…ti confesso che mentre scrivevo provavo una pena per Rose.. pure io ho vissuto una situazione simile, e, hai ragione, non è affatto divertente!!

Un bacio!!!

 

Ciao Franca!!!

Certo che ho seguito il tuo consiglio! Ne dubitavi? Mi raccomando fammi sapere!

Un bacio!!

 

Buona Lettura,

Diomache

 

 

 

 

PROFUMO DI MENTA

 

 

CAPITOLO XIII:  GINNY

 

 

La confusione del locale superaffollato di gente, la musica alta e rimbombante, sembra lasciare completamente indifferente il ragazzo che, seduto al bancone, sembra piuttosto annoiato, anzi, da tutto ciò. Osserva senza interesse ciò che accade nel bar, scruta volti che conosce, indugia con lo sguardo su quelli che gli sembrano nuovi. Strano, si dice. Di solito da El, gira e rigira, sono sempre gli stessi. Ordina a Franch un’altra birra e si posiziona meglio sullo sgabello, accanto al bancone. Un gruppo di ragazzi, tra i quali c’è anche il tedesco, si è ammassato intorno al tavolo da biliardo. Magari c’è una scommessa importante.

Volge lo sguardo verso la piccola pista all’interno del bar. Ragazze e ragazzi si scatenano con musica da disco messa a tutto volume mentre, più appartati, altri bevono, parlano, si baciano. Questa sera tutto gli risulta tremendamente noioso. Si sistema il giubbotto di pelle e cambia posizione sullo sgabello, voltandosi verso un’altra ala del locale. Cerca di scorgere i suoi amici più stretti, ma niente, non li vede. Gli viene anche la malsana idea di chiamarli. Si sarebbero precipitati, ne è sicuro. Appena una telefonata, uno squillo, e se li sarebbe trovati intorno, curiosi come neppure una banda di zitelle, di sapere com’era andato il suo viaggio e come mai è tornato prima. Sicuramente, dopo una chiacchierata, sarebbero andati tutti insieme a fare qualche cazzata in giro.

No, la prospettiva non lo alletta per nulla. Non questa sera almeno. Chiamerà Michael domani.

Franch, con un gesto stanco, tipico di chi ha lavorato tutto il pomeriggio, tutta la sera e forse che lavorerà anche tutta la notte, posiziona lì davanti a lui la sua birra.  “Grazie..” mormora Tom prendendo il bicchiere in mano e facendone un sorso.

Franch lo guarda bere, poi, scuotendo il capo, dice. “ti vedo stanco questa sera, eh?”

Tom posa il bicchiere e sorride. “direi lo stesso di te, a quanto pare.”

L’uomo, sulla cinquantina, alto e mezzo pelato, alza le spalle. “che vuoi che ti dica, ho lavorato tutto il giorno!! Sfido chiunque a non essere esausti!”

“e la tua aiutante?- domanda facendo l’ultimo sorso di birra.- dov’è finita.. cosa.. lì.. Hilde?”

“ah, Hilde!- sbuffa l’uomo gettando un panno che aveva in mano, sul bancone, con un gesto di stizza.- Hilde chi l’ha vista più! Ha preso i suoi due mesi di paga e se n’è andata, la troia!”

“nessuna spiegazione?”

“nessuna spiegazione. – sospira.- ma da dopodomani dovrebbe arrivare mio nipote a darmi una mano..”

“fai bene a farti aiutare.” Concorda Tom “se continui a questi ritmi ti ammalerai..” conclude con l’aria seriamente preoccupata. Frequenta il bar da quando aveva circa dodici anni e ha avuto modo di affezionarsi a Franch come ad uno zio. Infondo è stata la sua figura di riferimento per molti anni, finché, almeno, non aveva trovato quella di Jarod. Franch l’ha visto crescere, maturare più di quanto abbia fatto suo padre. Di colpo ritorna pensieroso, riflessivo, e l’uomo lo riporta di nuovo alla realtà. “e tu come mai sei così stanco questa sera?”

“sono solo un po’ annoiato, tutto qui..”

“e la tua banda di figli di puttana dov’è? Laggiù ho visto solo il tedesco, gli altri?”

Tom alza le spalle. “non lo so. D’altra parte non sapevano che sarei tornato.. non così presto, almeno.”

Franch aggrotta la fronte. “per l’alito di mia nonna, è vero! Non dovevi tornare tra un paio di giorni? Che c’è, tu e la tua ragazzina avete litigato?”

Ecco il solito modo di fare di Franch: domande a raffica. Lentamente cerca di rispondere. “sì dovevo tornare tra un paio di giorni. No, io e Rose non abbiamo litigato. Ah, non è una ragazzina.- precisa alla fine con un sorriso allusivamente irato.- chiaro?”

Franch alza le mani come se gli avesse puntato contro una pistola. Effettivamente, le minacce velate di Tom a volte sono anche più pericolose. “scusa, scusa… non volevo offenderla, per carità.”

“meglio per te.”

“ma su Tom, bisogna tirarti fuori le parole con il contagocce??? Avanti, vuoi rispondermi????”

Buffo, sembra proprio che sia circondato da una marea di donnicciole curiose! E una padellata di cazzi vostri, mai, eh? Sta per rispondere qualcosa quando la vibrazione del suo cellulare lo salva in calcio d’angolo. “scusa.”mormora prendendo il telefono dal taschino del giubbotto, sotto gli occhi di un Franch sempre più curioso. Il numero visualizzato è quello di Rose. Sorridendo, risponde.

“ehi..”

“ehi, delinquente..” bisbiglia la ragazza dall’altra parte del telefono. “dove sei?”

“da El, al solito.- risponde lui con un tono casual. Alza lo sguardo e nota che Franch è ancora lì davanti a lui.- scusa un secondo.” Si rivolge all’uomo, con un sorriso davvero tirato. “ehi, qualcosa non va?”

“affatto.” Risponde quello con un’aria estremamente naturale. Niente, non vuole proprio capirlo che si deve togliere dai c******!!! “ehi guarda, c’è una cliente che ti reclama!” tenta il ragazzo, indicandogli un punto del bancone, il più lontano possibile da lui. Ma l’uomo non demorde.

“bah, quella strafatta può anche aspettare..”

“ti vai a fan culo, Franch, voglio parlare con la mia ragazza in santa pace, posso???”

L’uomo gli rivolge uno sguardo scandalizzato, poi s’affretta a dire. “scusa, scusa..” e, mortificato, si allontana velocemente, continuando a fissarlo, però, con la coda dell’occhio. *Roba da pazzi!*

“Tom ci sei?” lo richiama Rose, un po’ seccata.

“scusa, c’era un rompipalle. Allora.. come va a casa?”

La ragazza sospira e cambia posizione, lunga sul letto della sua cameretta. “un disastro. Un vero e proprio inferno. –prende un peluche tra le braccia. Jumbo, per essere precisi.- mi stanno rendendo la vita impossibile. Non mi parlano, mi ignorano di continuo! E se devono parlarmi per forza rispondono a monosillabi!”

“anche Formy? A Parigi mi era sembrato più.. comprensivo…, no? Mi sono sbagliato?”domanda a voce leggermente alta, perché nel bar c’è una confusione tremenda.

“lui un po’ meno. Quando c’è Emily lo vedo che non può far altro che assecondare la moglie, quando restiamo soli.. però… si vede che lui è più tollerante di quella belva!”

“ti capisco, deve essere dura. Tu resisti però, eh?E mi raccomando non fare l’arrogante, che peggiori le cose!”

“io arrogante??- ribatte lei con un sorriso.- ti sento tanto male, c’è molta gente lì al bar?”

“è pieno.- risponde lui, mentre osserva passivamente la folla. Sospira – mi manchi, Rose.”

Non è una di quelle frasi dette così per dire, per far colpo o semplicemente perché si sa che all’altro fanno piacere. Lo pensa davvero e con ogni fibra del suo corpo. Sono appena due giorni che non si vedono e sente una mancanza boia della sua ragazza. C’aveva fatto l’abitudine a trovarsela di fianco quando si svegliava, a poterla stringere a se a qualsiasi ora del giorno, a godere del suo inestinguibile umorismo, del suo sorriso. O semplicemente, a godere della sua compagnia.

Ha sentito, su un film, che si è davvero innamorati quando nessuno dei due deve per forza sentire il bisogno di parlare con l’altro, ma possono anche restare in silenzio senza sentirsi imbarazzati. Niente di  più vero. Non può non annoverare tra i suoi ricordi più belli anche le semplici corse in moto per la città o quando, magari dopo aver fatto l’amore, restavano abbracciati. E in silenzio. Si sentivano così presi l’uno dall’altra, così partecipi di qualcosa troppo grande che ogni parola, anche la più bella, avrebbe comunque sminuito le loro sensazioni.

“anche tu mi manchi.” Risponde Rose in maniera dolce e ovattata.

“voglio vederti.- sussurra Tom mentre ordina qualcos’altro a Franch – posso passare da te.?”

Sente la giovane sospirare. “meglio di no. Te l’ho detto, loro mi odiano. Meglio che non vieni, non mi va di peggiorare le cose…e poi è tardi, sono quasi le una. Mi spellerebbero.”

“ma non stanno a dormire?”

“sì ma Novaly ha un po’ di febbre e non fa altro che svegliarsi, così anche loro stanno in dormiveglia. Meglio di no, Tom, davvero. Sai quanto vorrei vederti, ma non voglio riprendere a litigare.- ha un tono determinato, deciso. Poi riprende, più spensierata.- domani mi vieni a prendere al teatro?”

Il ragazzo prende il suo amaro dal bancone e ne fa un sorso; gli serve un minuto buono per connettere: ah, già, la danza. “Hai le selezioni?”

“no, solo un po’ d’allenamento, la presentazione delle ballerine e dei ballerini di danza moderna. E poi l’assegnazione della scena del film da ballare. Mi verrai a prendere, vero?”

“ovvio. Se è l’unico modo per vederci.. e a che ora finisci?”

“alle sette. – sbadiglia.- ok amore, io vado a dormire, che c’ho un sonno.. oggi ho dovuto studiare tutto il giorno, poi sono stata all’ospedale a trovare le mie amiche..”

“sì, te le raccomando quelle.” La interrompe, un po’ acido.

“te l’ho detto, non è stata colpa di nessuno. Il padre di Adrienne si è sentito male, con chi te la vuoi prendere?”

Tom ne avrebbe tante da dire, ma si limita a bere il suo amaro. Lo butta giù tutto d’un botto, poi la saluta dolcemente. “allora ci vediamo domani… ti amo, pasticcino.”

“anche io ti amo. Un bacio, ciao.”

Tom chiude il cellulare e lo ripone nel taschino del suo giubbotto di pelle.

“ah, le donne..- mormora Franch comparso improvvisamente lì accanto a se.- chi le capisce è bravo..”

il ragazzo aggrotta la fronte. “ in che senso?”

L’uomo gli fa cenno con il capo di voltarsi e guardare verso un gruppo di ragazzi che sono appena entrati nel locale. Tom si gira ed osserva i nuovi entrati, ma non trova niente o, per meglio dire, nessuno che possa giustificare quell’uscita da parte di Franch. “be?”

“ma come, non la vedi??” Franch gli indica una ragazza, rimasta un po’ nascosta, all’inizio, dagli altri ma che ora si può notare in tutta la sua bellezza.

 “Ginny..” mormora il ragazzo, sbalordito.

“già. Chi l’avrebbe mai detto, eh?- esclama l’uomo.- aveva giurato che non sarebbe mai più tornata.. e invece…- vedendo che Tom è abbastanza sconcertato, domanda.- ma.. voi due com’eravate rimasti l’ultima volta che vi siete visti? E poi, quanto tempo fa vi siete visti? Oddio, saranno passati..”

“due anni.” Conclude Tom senza riuscire a staccare gli occhi dalla figura di lei. La ragazza si sta togliendo il giaccone. Sotto è vestita con una bella minigonna rosa, stivali dello stesso colore e una maglietta aderente bianca. I capelli sul rosso, come li ricordava, ricci, lunghi. Certo,  non vuole passare inosservata. E, purtroppo, ci riesce bene. La sua mente ripercorre un istante gli attimi della loro storia. Come molte, in passato, era stato una stupida storia di sesso e basta. La storia di sesso più importante, ma pur sempre una storia di sesso.

Ricorda d’aver conosciuto Ginny ad una festa dove si era imbucato.. qualche battuta, lei , per nulla timida, che gli aveva dato il suo numero. Tom l’aveva chiamata, si erano visti. Ginny faceva parte del gruppo di conoscenze che frequenta tutt’ora Tom, una ragazza ribelle, scapestrata, bellissima che non poteva non attirare l’attenzione del classico bello e dannato del gruppo. Si erano messi insieme, quindi, così per gioco, non per amore. Semplicemente perché erano attratti fisicamente l’uno dall’altra.

Ripensando ai motivi che lo avevano portato a legarsi a Ginny, gli viene da sorridere. A quel tempo, quando non aveva ancora conosciuto l’amore, gli sembrava che avere a fianco una ragazza bella e attraente fosse il massimo. No, non erano affatto innamorati quando stavano insieme. Ma, riflettendoci, non può escludere che non lo sarebbero stati in futuro. Magari se la loro relazione fosse andata avanti, avrebbero potuto anche scoprirsi innamorati, un giorno.

Focalizza di nuovo sulla figura di Ginny. Ride. Ginny innamorata??? Gli pare d’aver pensato la più grossa corbelleria che mente umana possa elaborare. Una tipa come Ginny non si innamora.

Ginny, forse, non sa nemmeno cosa sia l’amore. Finisce di bere il suo amaro, mentre continua ad osservarla. Magari l’ha giudicata troppo presto. Forse, come lui, anche lei ha trovato qualcuno di veramente speciale che gli ha fatto scoprire l’ebbrezza dell’amore. Alza gli occhi dal bicchiere ed incontra il suo sguardo. Forse quegli interrogativi sarebbero stati soddisfatti presto.

Ginny, osservandolo, gli sorride, incredula. Bisbiglia qualcosa ad una sua amica, poi, con passo deciso, si avvia verso di lui.

“eccola  va.. mi sa che ti ha visto!” afferma Franch. Sempre  molto acuto, lui.

Man mano che si avvicina Tom può notare che non è cambiata affatto dall’ultima volta che l’ha vista. “non immaginavo di trovarti qui..” esordisce quando arriva a pochi passi da lui, squadrando il bel ragazzo che è diventato. Gli sorride e Tom nota che la luce maliziosa dei suoi occhi nocciola non è per nulla cambiata. Si fissano per qualche istante, poi scoppiano a ridere.

“fatti abbracciare…” continua la giovane, buttando le braccia al collo del ragazzo. Si dividono subito dopo. “non sei cambiato affatto… ti sei solo fatto più alto, più muscoloso, insomma, sei diventato un gran figo, lasciatelo dire!”

“ha parlato la più bella ragazza di New York.- non lo pensa davvero, ma per cortesia si dicono molte cose…- ti trovo in gran forma, sul serio. Ti lasci offrire qualcosa, oppure qualche tuo focoso amico potrebbe avere qualcosa in contrario? Non mi va di fare a botte per un drink…”

“io faccio quello che mi pare, sempre. Dovresti saperlo. Che mi offri?”

I due si siedono ad uno dei tavoli del bar, uno dei pochi che è ancora libero. Ordinano uno whisky per Tom, un gin per lei. “come butta qui a New York, che si dice di bello?” domanda con quel tono sensuale che la caratterizza.

Il ragazzo alza le spalle. “niente di straordinariamente nuovo. E tu? Come ti sei trovata a Washington?”

Sorride. “benone. A dir la verità i primi tempi mi sentivo spaesata e a casa di mia zia era un macello. Me ne sono andata due mesi dopo, mi sono cercata un monolocale che ho lasciato un mese fa..”

“e come mai lo hai lasciato? Perché sei tornata?- nel suo tono, anche se non vorrebbe, c’è un po’ di rancore.- avevi detto che non saresti tornata più… lo avevi giurato, addirittura.”

“la rabbia fa dire molte cose.- spiega.- cerca di capire. La nostra storia era andata a finire male.”

“storia.” Ribatte Tom inarcando un sopracciglio. Non si poteva certo definire una storia, la loro.

“quello che era.-  ribadisce.- comunque non ci eravamo lasciati molto bene. Mia madre era al secondo matrimonio, ero stata in galera, insomma Tom, ero scossa, no? Non potevo restare, sarei impazzita. Partire e staccare la spina mi ha fatto bene.”conclude con un sospiro.

Il ragazzo fa un altro sorso del suo alcolico. “sono contento… non hai ancora risposto alla mia domanda, però.”

“che devo dirti… sono tornata per parecchi motivi. Diciamo che il fondamentale è che mia madre si sposa per la terza volta e mi vuole al suo matrimonio. Ma non è l’unico motivo. Non potevo più rimanere nella prestigiosa università di Washington…. Diciamo che hanno scoperto che mi ero comprata gli ultimi sei esami, così mi hanno cacciato. Ho fatto trasferimento all’università di New York.”

“ti compravi gli esami?- sorride, finalmente.- non sei cambiata, vedo. E ..a che facoltà?” domanda.

“giurisprudenza. Con tutti i soldi che ha la mia famiglia mi hanno detto che aprire uno studio e avere una buona carriera qui a New York è praticamente cosa fatta. E poi volevo tornare, rivedere vecchi amici, insomma.. Washington è una città molto interessante.-  esibisce uno sguardo estremamente malizioso.- ma New York è la città dove sono nata. Qui mi sento più a casa. Come al solito mi fai parlare per ore mentre tu non spiccichi una parola. E Michael, Harry, Dawson, li vedi ancora? Non mi avrai messo la testa a posto, spero!”

Il ragazzo scoppia a ridere. “no, non ancora. Ma la mia vita è cambiata, sì. Ho conosciuto una ragazza.”

Questa volta è lei a ridere. “e che vuoi che sia! Mi stavo preoccupando…”

“mi sono innamorato.” S’affretta a dire Tom, scrutandola con i suoi magnetici occhi blu.

“nooo…- sussurra, incredula- non ci credo.- Il suo sorriso, però, si è spento.- deve essere una ragazza davvero speciale se ti fa brillare gli occhi così…” Il sorriso di Gin è tirato e di circostanza.

“puoi dirlo forte.” Risponde lui, monosillabico, concludendo il suo alcolico.

La ragazza conclude il suo, poi, inclinando la testa di lato, sensualmente, dice “ allora, Tom, è così terribile rivedermi?” dicendo questo sfiora, con la propria mano, quella di Tom.

Il ragazzo alza lo sguardo incontrando il suo. Come conosce bene quello sguardo, così malizioso, così sensuale. Ginny inizia a giocherellare con un ricciolo, mentre sfiora con i polpastrelli delle dita, la mano del ragazzo. “quando ti ho visto seduto.- si interrompe, poi si avvicina con il busto verso il ragazzo.- mi sono tornati in mente tanti ricordi…  e a te?”

“ragazzi vi porto qualcos’altro?” Franch compare improvvisamente al loro fianco. Ginny ritira la mano, con immenso sollievo per Tom. Non avrebbe saputo come comportarsi. Il ragazzo coglie l’occasione al volo.

“no, grazie, Franch.- si alza.- Ginny si è fatto tardi. Devo andare.”

“ma.. sono appena le due..”

“vado” risponde, un po’ gelido.

 La ragazza si alza anche lei e si avvicina con un sorriso cordiale. “spero che ci siano altre occasioni per rivederci. Anzi, ci conto.- Il ragazzo si limita a sorriderle. –allora ciao.”

Lo abbraccia, poi lo bacia delicatamente su una guancia, indugiando però nell’abbraccio, più del dovuto, consentendo al ragazzo di poter percepire il suo buonissimo profumo.

Si allontana lentamente da lui, lo osserva di nuovo con i suoi profondissimi occhi nocciola, poi, con un sorriso, se ne va, ancheggiando, tra la folla, proprio com’era venuta, ben consapevole di avere gli occhi di lui posati su di lei. Tom distoglie lo sguardo, un po’ turbato. Sospirando si avvia verso l’uscita del locale ed esce. Ginny si siede su uno sgabello del bancone del bar. Ripensa al suo incontro con Tom, compara il ragazzo che ricordava con quello che ha rivisto. E, subito, decide.

Al diavolo quella ragazza.

Lo rivuole.

 

Un picchiettio inusuale, innaturale. I suoi occhi si spalancano. Niente. Lentamente, si gira dalla parte opposta, si accuccia nelle coperte e richiude gli occhi, convinta d’aver immaginato tutto. Un nuovo susseguirsi di piccoli colpi. Schiude di nuovo gli occhi. I piccoli rumori proseguono. Con un brivido, si accorge che provengono dalla sua finestra. Rose, confusa, si alza lentamente da letto, un po’ spaventata. Si avvicina alla finestra, poi la apre velocemente e si sporge per assicurarsi che sia tutto a posto.

“bu!”

La ragazza sobbalza di spavento mentre osserva, a qualche centimetro dal suo, Thomas in persona.

“e tu che.. cosa.. come..” sussurra, cercando di capire com’è possibile che si trovi lì, a pochi istanti da lei… “come sei arrivato.. a che cosa ti tieni..?”

“mi sono arrampicato. Ma non credo di resistere ancora moltissimo, sai?- sussurra ironico.- su spostati, che entro.”

Rose si volta istintivamente verso l’interno. “sì.. fa piano però..”

Facendo forza sui suoi bicipiti e anche con un po’ d’aiuto da parte di Rose, Tom si solleva fin sopra la soglia della finestra della ragazza. Rose, con i capelli un po’ arruffati, l’aspetto insonnolito ed incredulo per quella dolce visita notturna, lo osserva mettersi seduto sul davanzale. Si sporge ad osservare il vuoto sotto la sua finestra e un brivido le percorre la schiena quando si rende conto che, da terra, disterà almeno una decina di metri.  Subito la coglie un giramento di testa e si sottrae dalla finestra, rientrando al sicuro nella stanza.

“ma tu sei pazzo.- sussurra.- avresti potuto ammazzarti.”

Il giovane le sorride in quella maniera così maledettamente stupenda, così ironica. “non sei stata molto carina per telefono.. rifiutare così un tuo ammiratore.. no, non si fa. E poi io non mi arrendo mai, lo sai, no?”

“shh!!!- lo ammonisce.- se scoprono che sei qui è veramente la fine! Mi cacciano fuori di casa a calci in culo!”

Tom non può fare a meno di ridere mentre, facendosi perno con le braccia, scende dal davanzale con un piccolo slancio. Rose richiude la finestra alle sue spalle, con un brivido.

I suoi occhi verdi, illuminati dalla luce lunare, lo osservano divertiti. “ come mai sei qui?”

Tom sorride, avvicinandosi a lei. “avevo una voglia pazza di vederti..” le accarezza i capelli con quel dolcissimo e assieme autoritario, modo di fare. Le passa una mano dietro la nuca, l’attira a se e la bacia. Rose si lascia travolgere dalla passione di quel bacio mentre le sue mani gli stringono  le spalle ampie e muscolose, la schiena perfetta e i muscoli di quelle braccia che ora la stringono di nuovo. Si allontanano per riprendere fiato, Tom le sposta una ciocca di capelli dal viso.

La giovane gli sorride e lo bacia con più slancio, con l’ebbrezza del pericolo, del proibito. Perché, non è un’ esagerazione, se Novaly disgraziatamente si sveglia e il resto della famiglia con lei e per una sfortunatissima sorte li scoprono così avvinghiati, sono davvero cavoli amari.

Dopo un ultimo bacio, Tom si impone l’autocontrollo e si distanzia di nuovo da lei. Lei riapre i suoi occhi di smeraldo e sorride, emozionata, innamorata. “ti amo, Tom, oh Dio, ti amo…”mormora, sconvolta, quasi, dal coinvolgimento che sente per lui. “ti prego, giurami che non mi lascerai mai..”

Intenerito, il ragazzo l’abbraccia di slancio, cingendo il suo fisico con le sue possenti braccia. “e come potrei lasciarti? Ho bisogno di te, lo sai”

“anch’io ho bisogno di te. Più di quanto tu creda..”

I loro discorsi sussurrati vengono interrotti da un improvviso vagito infantile e da un gran rumore di coperte che si agitano, proveniente dalla camera adiacente.“forse è meglio che io vada…”

Rose lo blocca, prendendolo per un polso. “ti prego, non andare..” Tom aggrotta la fronte. “ma se..”

“accucciati qui con me.. – gli indica il letto.- dormiamo insieme, Tom… mi manca tanto addormentarmi abbracciata a te..” i suoi occhi sono così dolci e innamorati che per un attimo Tom ha persino paura di quell’amore così grande. Quell’amore puro e passionale allo stesso tempo. Non risponde. La bacia. Poi si toglie le scarpe , che nasconde bene sotto il letto, e il giubbetto di pelle, che infila velocemente in uno degli armadi.

“metto la sveglia alle sei..- sussurra Rose, felice- così quando si sveglieranno Emily e Formy troveranno tutto come l’avevano lasciato…” il ragazzo sorride e l’abbraccia, di slancio. Si accoccolano sotto le coperte, sulle lenzuola già scaldate dal leggero corpo di Rose che vi aveva dormito fino a quel momento.

“non è da tutti sfidare così la propria famiglia per …”inizia Tom ma Rose lo interrompe subito.

“ma io per te farei di tutto!” lo abbraccia con slancio, poi, sospirando, appoggia il capo sul suo petto. Socchiude  gli occhi mentre inizia a sentire in maniera distinta, il battito forte e ritmato del cuore del suo ragazzo. Sorride, intenerita, e lo stringe di più.

“sto così bene con te.. sono davvero felice….” Il suono di quelle parole sussurrate con un tono appena percettibile, la riporta alla realtà. “anch’io lo sono..” risponde lottando contro il sonno che minaccia di farla addormentare da un momento ad un altro.

“eri così felice anche con Sean?” le domanda a bruciapelo.

“no, non così.- risponde lei sbadigliando.- ero felice in un’altra maniera. All’inizio ero un pò innamorata di lui.. ma non così tanto come lo sono ora di te. Era un altro tipo di amore… e tu?”

La mente del ragazzo corre velocemente a l’unica storia decente prima di Rose: Ginny. Per un istante vorrebbe parlarle di lei, del loro incontro. Ma poi desiste. Con lei non era stato vero amore, che cosa ci sarebbe stato da raccontare?

“no.. non mi sono mai innamorato, te l’ho detto…”

“non ci credo.- ribatte debolmente.- almeno una volta, devi essersi sentito più coinvolto con una ragazza…”

“sì, forse una volta sì.- ammette ripensando all’altra.- ma non confondiamo sesso con un po’ di coinvolgimento, con l’amore..”

“due mondi diversi.”

“già- sente di nuovo l’improvvisa voglia di parlarle di Ginny.- però, sai,una volta..…”

Sente che il respiro di Rose si è fatto improvvisamente regolare, tranquillo, mentre è appoggiata sul suo petto. Dorme. Sorride e le stampa un bacio sulla fronte. Ma sì, piccola, dormi. Forse è meglio così.

 

Formy, con in braccio Novaly, passa accanto alla porta della camera da letto di Rose. Si ferma, guarda l’orologio e bussa violentemente. “Rooosseeee!!!! Datti una svegliata sono le dieci!!!”

Novaly subito scoppia a ridere, come è proprio dei bambini piccoli. Il padre le sorride, le aggiusta amorevolmente i capelli sulla fronte e sente con le labbra se ha la febbre. No, è fresca.

La abbassa a terra, allora, e le sussurra. “vai tu a svegliare zia Rose?” e, come ogni mattina, Novaly annuisce divertita. Formy si allontana mentre osserva la bambina spingere la porta della camera.

Entra trotterellando con i suoi piccoli passi, si avvicina al letto ma poi si blocca e i suoi occhioni assumono un atteggiamento incuriosito. Zia Rose non è da sola. È con un ragazzo!!!!! All’inizio, un po’ intimorita, la bambina fa quasi per mettersi a piangere, poi, grazie a Dio, decide di soddisfare la sua curiosità e riprende a correre verso il letto della zia da dove provengono i respiri ovattati dei due ragazzi addormentati. La bambina, con un po’ di fatica, si arrampica sul letto. Gioca a camminare sopra le loro gambe, poi si avvicina a gattoni alla zia. “Ose…”la chiama tirandole una ciocca di capelli. La ragazza, in risposta, mugugna qualcosa di incomprensibile e non accenna a muoversi.

Novaly allora, dopo altri tentativi andati male, si rivolge al ragazzo. “tato.. tato…tato…”

Ma vedendo che nessuno dei due accenna ad un movimento, intristita, scoppia a piangere. “mamma!!”

Forse la fortuna ha fatto sì che Rose si svegliasse prima che accadesse l’irreparabile.

La ragazza spalanca gli occhi e sussulta, vedendo Novaly a pochi centimetri da se. Si volta e, dall’altro lato, c’è Tom. Oddio, e adesso? In un lampo si tira su con il busto e rassicura la bambina.

“shh- le indica il silenzio accentuando la cosa con il dito indice davanti alle labbra.- zitta Novaly, che adesso facciamo un bel gioco..”

Gioco, si sa, è la parola magica dei bambini.

Di colpo la bambina si rasserena e torna allegra e frizzante. Rose le sorride un po’ più sollevata, poi inizia a dare strattoni al suo ragazzo, ancora addormentato. “cielo, Tom, svegliati!!!!!” dopo numerosi ‘no ’  appena sussurrati da parte del ragazzo e dopo molti pizzicotti da parte di Rose, Tom finalmente si degna si aprire i suoi bellissimi occhi blu. Novaly batte le mani divertita.

“che cazzo..”

“niente parolacce, c’è la bambina!” lo ammonisce Rose.

“quale bambina..?-  protesta debolmente. Poi vede la piccola nipotina della sua ragazza sulle sue gambe e sobbalza.- che ci fa tua nipote qui da noi? La fanno svegliare alle sei di mattina?”

“macché sei dei mattina, sono le dieci! non abbiamo sentito la sveglia, sbrigati che loro sono tutti alzati!!!”

Con uno scatto Tom si alza velocemente dal letto. “ma porca put..”

“t’ho detto niente parolacce!” il ragazzo le lancia un’occhiata omicida mentre finisce la frase con “miseria..”

Rose si alza pure lei dal letto e, mentre Tom si sbriga a mettersi le scarpe nascoste sotto il letto, la ragazza va alla ricerca del suo giubbotto di pelle, guardando negli armadi. “ma dove diamine l’hai messo?”

“in un armadio!”

“ho capito, ma quale?”

“e che ne so, di notte sono tutti uguali!”

Sentono improvvisamente dei passi lungo il corridoio. “ok lasciamo perdere il giubbotto, quando lo trovi me lo ridai.”esclama il ragazzo dirigendosi verso la finestra. La apre e la scavalca con facilità facendo perno sui suoi muscoli. Si aggrappa con i piedi sul condotto dove passano i tubi e rimane con le braccia appoggiate al davanzale.

Rose nota che non se ne va . “Ma…”

“un bacio!” chiede sorridendole. Rose non se lo fa ripetere due volte; lo bacia appassionatamente, poi si allontana sentendo i passi sempre più vicini. “adesso vai, corri!!!- lo osserva scendere.- ma sta attento per favore!”

Tom le strizza l’occhio mentre continua a scendere trovando tutti gli appigli possibili, neanche fosse l’uomo ragno. La porta della sua camera si apre; lei subito si ritrae con il busto e chiude la finestra. Poi si volta, nervosa.

“buongiorno.” È Formy. Meno male. Davanti a sua sorella non sa come sarebbe andata a finire. Non ne avrebbe retto lo sguardo.

“buongiorno.” contraccambia ridendo, un po’ nervosa.

Novaly ride continuando a battere le mani. “tato via!!” esclama improvvisamente.

“cosa, Novaly?” chiede il padre, incuriosito. Il cuore di Rose smette di battere.

“tato dorme, poi via da finestra!”

Formy lancia un’occhiata alla finestra dietro di Rose. Alle loro orecchie giunge il rombo di una moto che si allontana. *oh, cazzo..*  pensa la giovane…

“come mai avevi aperto la finestra?”

“per fare un po’ di ricambio d’aria. Perché?” risponde lei augurandosi di essere convincente.

Lo sguardo dell’uomo cade di nuovo sulla bambina. no.- pensa.- non può essere. “niente.” risponde.

“su, farfallina.- dice prendendo in braccio la figlia.- andiamo.” I due si allontanano dalla stanza poco dopo. Rose tira un mega sospiro di sollievo. È andata.

Chiude la porta della camera, accende la radio ed inizia a cambiarsi. Il sole di quella bella mattinata invade la stanza con i suoi raggi, mentre lei si sfila il suo famoso pigiamone. Apre l’armadio per prendere i jeans ma la prima cosa che le capita sotto mano è un giubbotto di pelle nero.

Il suo giubbotto di pelle. Ecco dov’era.

Sorridendo, lo stringe a se, sul cuore, mentre ripensa a quella meravigliosa improvvisata notturna.

 

 

Fine tredicesimo capitolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                      

  
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