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Autore: Yuki_o    06/06/2011    3 recensioni
Il clan Hyuga ha una nuova giovane capostipite sulle cui spalle grava il peso dei doveri e delle responsabilità di tutta la sua stirpe, ma nell'ombra un demone è disposto a tutto pur di proteggerla, anche a rinunciare alla sua anima.
[Dedicata a Msr_Depp, a cui mi sono affezionata quasi senza accorgermene, con affetto]
AVVISO:i personaggi sono tutti adulti, e nel renderli tali potrei essere caduta nell'OOC, se così fosse chiedo scusa fin d'ora (_ _)e ora buona lettura!!^^
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Il dovere
La mattina le era sempre piaciuto passeggiare nei giardini della villa, soprattutto d’estate quando tutto sembra traboccante di vita. I sandali di paglia sottile scricchiolavano sulla ghiaia del selciato, mentre la brezza le solleticava i capelli sulla nuca. I suoni della casa le arrivavano attutiti e lei poteva immaginarsi ogni gesto dei silenziosi abitanti di villa Hyuga.
Nell’ala della servitù suono di passi, affaccendarsi nelle faccende domestiche e sommesso suono di risate. Nelle stanze interne le limpide, quasi metalliche note degli shamizen suonati dalle più giovani figlie del Clan; nelle fresche verande le giovani dame erano impegnate nel suggestivo rituale della Cerimonia del The, e l’aroma pungente della bevanda permeava l’aria.
 Si fermò a contemplare la chioma frondosa di un antico albero dal tronco contorto e imponente: la sua chioma spandeva un’ombra piacevole e il suono delle sue foglie agitate dal vento colmo di nostalgia.
Era ora di andare, lasciare quella villa e compiere il suo dovere, ma non voleva profanare quel momento di contemplazione: chissà quanti altri capostipiti della sua Casata si erano fermati ad ammirare l’imponenza di quella secolare creatura ... non sapeva nemmeno a che specie appartenesse.
-è un Ginko Bilboa* … molti di questi alberi sono considerati sacri per la loro maestosità quasi divina.-
Pronunciò una voce alle sue spalle con naturalezza per rispondere a quella domanda che lei ancora non aveva pronunciato.
-buongiorno Neji-san.-
Disse sorridendo, senza osare ancora muovere un passo, per un attimo desiderando essere ancora la ragazzina impacciata che arrossiva e balbettava,il cui destino sembrava avvolto nell’ombra della mediocrità, dove non avrebbe dovuto adempiere ad alcun dovere. Dietro di lei nessun’altra reazione tradiva la presenza dell’uomo, se non il suo respiro caldo sulla nuca.
-dobbiamo andare Neji-san?-
Un breve silenzio e poi la sentenza.
-ai vostri ordini mia signora-
Ai vostri ordini? Quindi se avesse dato l’ordine avrebbe potuto cambiare lo stato delle cose, tornare indietro? Lui avrebbe sistemato ogni cosa, come sempre, non era forse così?
 -Neji-san…-
Disse esitante, volgendo infine lo sguardo verso il suo silenzioso servitore.
-credi che io riuscirò ad essere abbastanza forte?-
Egli fece un passo avanti, risoluto e all’apparenza impassibile, scandendo poche parole sottovoce.
-io so che voi siete forte, Hinata-sama-
Il fruscio del Ginko si fece sentire, come a concordare con le parole del giovane Hyuga, e infine Hinata ricominciò a camminare verso la casa.
-andiamo Neji … non facciamo attendere gli Anziani: dobbiamo prendere congedo prima di partire.-
Egli stando in piedi sotto la chioma dell’albero attese qualche istante e poi chinando piano il capo disse:
-agli ordini, Hinata-sama…-
E il vento raccolse le sue parole.
 
 
 
Attraverso le tende di bambù filtrava una luce fioca e l’incostante andatura della portantina  la cullava dolcemente; neanche il caldo estivo riusciva a infastidirla e il sonno la colse in fretta.
Al suo fianco procedeva la scorta a cavallo, e l’unico rumore ad accompagnare il loro cammino era il cozzare degli zoccoli sul selciato della strada. Neji procedeva in silenzio al fianco della portantina su cui viaggiava Hinata, all’erta e pronto ad affrontare ogni pericolo: il suo unico pensiero era la sicurezza della sua Signora.
Era stato contrario a quel viaggio sin dall’inizio, così come a quel matrimonio affrettato. Indubbiamente era un’occasione politicamente vantaggiosa, ma sposarsi con il figlio dell’uomo che da bambina aveva tentato di rapirla e il cui gesto aveva portato alla morte di suo padre, Hizashi … era colpa anche di quell’uomo se per tanti anni lui aveva odiato Hinata.
Quel giorno la sua Signora era uscita presto a passeggiare, l’aveva trovata intenta a contemplare l’antico Ginko nel giardino Est della residenza. In quel momento gli era sembrata la stessa bambina fragile e spaventata che era stata anni prima e aveva sperato … aveva sperato che si voltasse per dargli l’ordine di congedare la scorta, di annullare il viaggio: lui avrebbe ubbidito.
Mentre prendevano congedo dagli Anziani non aveva vacillato un istante, mostrando sempre quel sorriso gentile e sofisticato che era la sua maschera di fronte al mondo.
Rivolse un breve sguardo alla finestrella chiusa dalla tendina di bambù: di solito non appena Hinata aveva l’occasione di uscire dal Villaggio, o anche solo dalla villa, non faceva altro che sfinirlo di domande per tutta la durata del viaggio, mentre quel giorno si era ritirata in un impenetrabile silenzio.
Non era preoccupato, ma si sentiva in qualche modo inadempiente la suo dovere nel sapere che lei era in difficoltà e lui non stava facendo nulla. Un tempo non avrebbe nemmeno immaginato che avrebbe dimostrato una così totale dedizione nei confronti proprio di quella giovane, ma ora sapeva che l’avrebbe servita per sempre.
Gli altri membri della scorta erano tutti ninjia che lui stesso aveva addestrato per la protezione della Capostipite e appartenevano alla Casata Cadetta, era stata la stessa Hinata a sceglierli.
-se li hai addestrati tu, Neji-san, allora sono sicura che saranno ninjia eccezionali-
Neji alzò il capo e tornò all’erta: di lì a poco avrebbero attraversato il confine con il Paese del Fulmine.
 
 
 
Mentre vedeva la sua Signora avanzare nel cortile del palazzo del suo promesso sposo e salire la scalinata in cima alla quale lui la attendeva, Neji, in ginocchio nel cortile in segno di rispettoso saluto, artigliò la polvere e strinse i pugni fino a farne sbiancare le nocche.
Vide Hinata giungere in cima di fronte a lui, chinare il capo come saluto e accettare la mano che le porgeva invitandola a seguirlo. La osservò procedere lentamente e con grazie al suo fianco e adempiere ai tediosi convenevoli del caso.
Non appena furono abbastanza lontani da poter alzarsi senza recare offesa al loro illustre ospite, fece cenno ai suoi uomini di portare i cavalli nelle stalle e di portare i bagagli della Padrona nelle stanze a lei assegnate.
Mentre dava le varie disposizioni e si informava circa le abitudini della Casa, non poté vedere Hinata voltarsi e cercare la sua figura nella corte del palazzo.
Soltanto una vecchia servitrice scorse quella giovane Signora volgere uno sguardo troppo intenso per essere casuale, verso il giovane che era giunto al suo fianco alle porte del palazzo, ma continuò a seguire a capo chino il gruppo di nobili che avevano accolto la nobile ospite.
Quella sera aiutò la fanciulla a prepararsi per la notte e rimase molto colpita dalla dolcezza e cortesia con cui si rivolgeva a lei, una vecchia servitrice, augurandole persino un sereno riposo. La lasciò mentre seduto nel suo futon osservava il giardino immerso nella quiete notturna attraverso le shojo aperte: le aveva chiesto di non chiuderle.
Quando tornò verso gli alloggi della servitù rivide il giovane guerriero che aveva portato la Signora a palazzo: se ne stava in piedi nel corridoio, volgendo anche lui lo sguardo verso il giardino. Si accorse subito della sua presenza e le rivolse un leggero cenno di saluto col capo a cui lei rispose con un inchino. Non aveva mai visto uno sguardo così.
Passando oltre, alle spalle dell’uomo, sbirciò laddove costui teneva tanto ostinatamente puntato lo sguardo, e là si intravedeva una stanza, ammobiliata semplicemente ma con eleganza, dove una dama stava seduta compostamente nel suo futon estivo, con i capelli sciolti e indossando un chimono bianco.   
 
Angolo dell’autrice^^
Ciao cari/e!!  scusate la lentezza nell’aggiornare,ma quella cosa obbrobriosa che è la scuola purtroppo ha dovuto avere la precedenza…T_T   Non sono particolarmente entusiasta del capitolo, anzi in realtà lo trovo bruttino, ma tenevo a inserire questa scena dell’arrivo al castello perché mi dava l’opportunità di parlare un po’ anche del mio caro Neji*.*
Non sono soddisfatta come dicevo della resa, mi sembra- come dire- poco incisiva…sigh! Cercherò di migliorare nei cappy futuri,  promesso!!!!!!T____________T
Per questa volta ho provato ha usare i personaggi come narratori interni indiretti, ditemi se trovate che sia un valore aggiunto alla storia o una limitazione, e soprattutto ditemi: Neji non è OOC, vero?????ç.ç
Non so se si è capito(- _ -‘’) ma sono un po’ terrorizzata dall’eventualità di cambiare anche solo minimamente colui che ai miei occhi è la perfezione…hihixP
Per Hinata invece so che è quasi inevitabile…chiedo umilmente perdono ai suoi fan…gommeeee!!! -///-
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, chi mi ha messa nelle storie seguite e chi nelle preferite, e un ringraziamento super speciale a chi mi ha recensito, cioè wustelallagriglia, mente libera, e Kagome_!!!
Un bacio
boby
 
 
 
 
   
 
 
  
  
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