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Autore: macchese    06/06/2011    1 recensioni
L'amore, è un bambino di cinque anni che fa quello che gli pare. T'incasina tutto, fa i capricci per ore, e le sue lacrime ti svegliano la notte. E non ti puoi chiedere cosa hai sbagliato... è un bambino! Ha cinque anni! E, indovina un po'...?
Genere: Comico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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posso 4

Fare l'amore. "Fare", dicesi. Ma perché? Forse perché l'amore va creato? Costruito? Edificato? L'amore si fa... e l'amore si distrugge.

L'entusiamo iniziale è destinato a calare, che sia prima, che sia dopo, presto o tardi. Non è mai, mai. L'amore, come sentimento, come insieme di tutte quelle belle cose che scaturisce, non vive di sè stesso. Si nutre di quello che gli diamo. Che diamo all'altro, per noi.
Un palazzo bello agli occhi di tutti deve per forza avere solide fondamenta (scusate, sono geometra). Ed è qui, che a mio avviso risiedono i problemi. Nelle cose che non si vedono. In quelle che sono difficili da capire. Quelle in cui bisogna scavare.  
Il bello è che per "fare" l'amore servono due persone, ma per distruggerlo ne basta una. No, aspettate... non è  bello questo. Ma purtroppo, per quello che ne so, siamo solo spettatori sordi che si fingono attori ciechi. Ma forse la colpa è del corteggiamento. Questo subdolo surrogato dei preliminari, che ci spinge in là per soltanto un paio di si e nulla più. Prima che la nostra brama di ricevere superi quella di dare. L'amore è un cento percento che non è mai equo.
E adesso che fare? Come spiegare a Tom che hai visto Silvestro correre dietro a Jerry? E perché Jerry non dice un cazzo? Ed a questo punto, fare la cosa giusta forse non è fare la cosa più giusta. Su un piatto della bilancia c'è una persona importante, mentre sull'altro c'è una persona importante per quella importante. Ma quando le cose sono diventate così complicate?

     -Cazzo, quindi gli ha messo un bel paio di corna?- Lurda, nel suo massimo slancio umanitario.  

    -Non lo so. Li ho visti solo sabato. Che cazzo facciamo?-

    -Ma secondo me si. E' un casino che ci soffre.-

    -Glielo dico? O se la dimentica, o s'incazza.-

    -Ma fai come vuoi. Se poi vuole andare a picchiarlo, chiamami.-

    -Grazie del consiglio! Sei utile come una scoreggia in un tornado...-

    -Oh cazzo. Voi e le vostre seghe mentali. Diglielo! Almeno si tira fuori da questo sotton...ismo.-

Lurda. Un ragazzo sempre attento ai sentimenti altrui. Ma valeva la pena tentare.
Foby arriva, in concomitanza col suono della campanella che sancisce l'inizio delle lezioni, permettendo a quella massa di bovi che la società definisce come studenti, di entrare nei propri recinti. Vedendolo, non posso fare a meno di pensare a Marina.
Marina è una bella ragazza. Alta, magra, capelli scuri ed occhi chiari, di una tonalità non specificata di verde. Insomma, tutte le caratteristiche che le permettono di guadagnarsi quell'invidiabile encomio, che il meccanico genere maschile riconosce al rango di "bella figa". Epiteto che le affibbierei anche io, non fosse fresca di rottura con il mio amico Foby. Al massimo potrei concederle, parafrasando Masini, il titolo di "bella stronza". Cosa che non farò. Non ora, non ancora. So, come sanno tutti, che ci sono sempre due versioni della stessa storia, in cui tutti quanti si sentono in diritto di aver ragione. Ed io non sono qui a fare processi. Sono qui a distribuire le condanne. Foby si siede alla mia sinistra, come ormai succede da tre anni a questa parte. Scambiati i convenevoli, alla mia richiesta del suo stato morale risponde un "bene" che non è male. Vostro onore: chiedo l'archiviazione del caso. Questo o un elettroshock.
So per certo che far finta che il problema non esista, non è una soluzione. Ma le persone non ricordano mai. E di solito, le cose che non ricordi, sono quelle che vuoi dimenticare. Promesse, intenzioni, progetti. Qui, sarebbe comodo. Ma per il momento, per le prossime ore, mi impegnerò affinché nessuno debba soffire. Fallirò.

E' un intervallo tranquillo quello che passa, almeno così sembra da fuori. La gente ride, scherza, come dovrebbe fare. Ma dentro, casini casini casini! Foby, nel rispetto del collaudato "chiodo scaccia chiodo", cerca disperato una nuova femmina con cui approfondire i rapporti. Lurda, convinto che i sentimenti siano il mezzo attraverso il quale il diavolo si impossessa della tua anima, umilia la sua donna-oggetto, esponendola al pubblico ludibrio morale. Max, che poi sono io, è condannato a vedere tutto questo... Analizzarlo, calcolarlo, stracciare il foglio in una palla di carta e ricominciare d'accapo. Ab eterno. Fatemi tornare in classe e sedermi.
Siccome le disgrazie non vengono mai sole, nel tragitto incontro la mia prof di matematica. Voi direte ok, d'accordo, ma qual è la disgrazia che l'accompagna? Non lo so, ma ci sarà di sicuro.
Matematica, ecco la disgrazia. Un corso riparatorio. Ciò che mi viene proposto in una vaga e non troppo cortese maniera. Un pomeriggio alla settimana. Un preziosissimo lasso di tempo e di aria di cui mi si vuole privare. Rido, pensando ad uno scherzo. Cerco le telecamere nascoste, una sedicente valletta pettoruta... niente. Per una delle due cose provo del dispiacere. E non capisco. Perché mai una professoressa che tanto mi odia vorrebbe trascorrere altro tempo ad insegnarmi? Sprecando il tempo di entrambi? Forse la spiegazione è semplice.
Immaginate che qualcuno non tragga piacere dalla vostra presenza (non so a voi, a me viene facile). Non che ci sia odio, ma nemmeno una minima traccia di simpatia. Qualcuno che vi vorrebbe vedere, con molto sentimento, da qualche altra parte. Voi che fareste, andreste via?
Ecco, la spiegazione. Forse il disagio procurato nel punire sè stessa verrà compensato dall'aver creato una punizione maggiore per me. E non diteglielo, ma purtroppo ha ragione.  E qui potrei concederle, parafrasando Masini, un bel "vaffanculo".
Torno in classe, raggiante e inebriato dall'ennesimo insuccesso morale. Foby sta messaggiando, armeggiando freneticamente col suo telefono. O quello, o forse i tasti del suo cellulare sono improvvisamente diventati incandescenti. Lurda è in fissa. L'ora successiva è topografia perciò, dobbiamo spostarci nella relativa aula per le prossime due ore. L'aula di topografia è... un'aula. Davvero? Si, ma nient'altro. Non ha alcuna utilità supplementare. Non ha valenza tematica. E' solo più grande. Il che ti permette di addormentarti dietro ad una delle colonne, se sei fortunato. Oppure di copiare a dismisura durante le verifiche. Di piazzarti sulla linea dei duecento metri e farti i cazzi tuoi. Finchè non vieni interrogato. Cosa che capita d'improvviso a Lurda. Ma tranquilli, nessun pericolo. Uno dei due motivi per fare gli esercizi in queste ore, è che prima o poi verrai interrogato sui medesimi. L'altro motivo, il motivo del motivo, è che puoi portarti il quaderno alla lavagna. Se vi state chiedendo perché, lo sto facendo anche io. Il sistema funziona.
Così rimango solo con Foby. Squadrando un possibile punto d'approdo per affrontare la questione. Uno spigolo dove fare leva per sollevare il problema. Ma per quanto ne so, la maggior parte dei problemi sono sfere perfette. Puoi passare ore a girarci intorno, scrutando ogni singolo centimetro quadrato, ma non ci sono punti migliori. L'unico modo è prenderla con due braccia, e sforzarsi di fare più in fretta possibile.
Gli chiedo che sta facendo.

    -Che stai facendo?-

Foby sta scambiando una serie di messaggi con una ragazza. Sembrerebbe con discreto successo. Cioè, a parer mio, se una ragazza risponde è già un successo, ma lui sembra notevolmente più avanti. E mi sorprende scoprire con quale pezzo di coadiuvante per l'autoerotismo ha intavolando una discussione. Perché non la conosceva prima, se non di vista.  Perché non so come abbia recuperato il suo numero di telefono. Perché, non so. Quello che so, è che ha appena alzato la mano, chiedendo al prof il permesso per una capatina al bagno. Si incontrerà con lei tra poco. Spero non al cesso.
Non si può alzare la mano e chiedere al prof di uscire per incontrare una ragazza. Non lo dico solo perché è convinzione sociale. Io ci ho provato. Ma non ha funzionato. Ed ora mi trovo solitario, nella desolazione di quest'aula. Trecento metri più avanti, Lurda si sta guadagnando un otto ipocrita che, fanculo, è sempre un otto. E nel mondo dei ripetenti, gli otto sconfiggono i quattro. Qualche balla di fieno rotola spinta dal vento. I più nerd copiano l'esercizio, per la settecentesima volta. Un compagno di classe mi chiede se quello ce l'ho. Si, anche doppio. Lo scambierei per quell'aerofotogrammetrico di due giorni fa che non avevo voglia di copiare. Ci sta solo se inserisco anche la parte grafica. Si può concludere l'affare. Poi smanetto un po' col cellulare. Mi annoio. Ho già visto la quinta A, e non era un sogno. Era l'anno scorso. E ammetto che per quanto mi annoi, questa mi piace di più. Gente più simpatica, programma in parte già visto. L'aula è grande, si sta in silenzio, l'atmosfera rilassa. Una sensazione di relativa tranquillità... la calma di una barca spinta dal vento. Questo per circa sette minuti. Poi torna Foby.

     -Conta su, va!- chiedo curioso.

     -Ho fatto un casino.-

     -Eh?-

    -Ma non lo so! Pensavo di essere andato bene! Ci ho messaggiato un po', la cosa procedeva. Poi ci siamo incontrati davanti alla sua classe e abbiamo parlato ancora un po'...- Le cose vanno come al solito. Si incontra una ragazza, le si parla sotto casa e...

    -E poi?-

    -Poi ci siamo salutati e le ho dato un bacio.-

    -Come? Cioè... c'è stata?-

    -No... si è tirata via! No, scusa, non posso e cagate varie. Ma cazzo!-

    -Nooo, rimbalzato?-

Però Foby se la ride. Ed io anche. Si, è stata una discreta figura di merda, ma avercene di figure da fare con quella ragazza! E' decisamente nella top due del suo corso. E probabilmente, anche nella top due di tutto il resto dell'istituto. Si, un po' deluso, ma non a terra. Andrà meglio la prossima volta. Gli concedo, parafrasando Masini, un rassicurante "t'innamorerai".  
Comunque, per quanto non cercata, una risata è arrivata. Per oggi, preferirò il silenzio.


  
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