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Autore: fedenow    06/06/2011    6 recensioni
Due cose ho fatto di sensato nella mia esistenza: una si chiama Muse, che è una specie di tatuaggio sottopelle, l’altra è molto meno ingombrante, molto più dolce e splendida da star male.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettera per te

DISCLAIMER
I personaggi protagonisti della storia non sono di mia proprietà, non scrivo a scopo di lucro.






Lettera per te







Ciao, Brian.
Chi cazzo scrive più le lettere negli anni Duemila? Dovevo essere io, solo io, necessariamente. Ti starai chiedendo quale sia il motivo di una simile comunicazione, e la sola risposta è che ho una voglia terribile di parlare con te. Credimi - ogni tanto mi capita di dire qualcosa di sensato. E tu mi manchi. Mi manchi. Mi mancano le nostre parole sussurrate, quelle urlate e quelle per riempire i silenzi. Mi manca il tempo a perdere passato con te. Mi mancano gli insulti a sfondo musicale che ci scambiavamo, e i sorrisi che affioravano sotto di essi. Mi mancano le nostre notti, e quando ti incazzavi perché dormivo in diagonale. Mi mancano le tue mani sulla mia schiena, e il modo in cui ti lasciavi abbracciare. Mi mancano quegli istanti bellissimi in cui respiravamo all’unisono, e a me sembrava che il mondo si allargasse. Mi mancano i viaggi in macchina trascorsi a chiedermi quanto sarebbe durata, perché l’unica certezza che condividevamo era che sarebbe finita. Mi mancano i progetti che avevamo insieme e quelli che sapevamo non avremmo condiviso. Mi manca l’attesa che succedesse qualcosa. Mi mancano le fotografie che non ti ho mai scattato.  Mi mancano le domande idiote che riesco a porre solo a te, e le tue risposte caustiche. Mi manca il modo in cui mi dicevi che sbagliavo tutto, ma tornavi sempre da me. Mi manca quando mi davi ragione senza dire nulla. Mi mancano le cose che non abbiamo mai condiviso perché le davamo per scontate. Mi manca la tua risata insopportabile, magari mentre soffiavi fuori il mio nome. Mi mancano i tuoi baci umidi sul collo e quell’averti dappertutto. Mi manca, cazzo!, la tua voce che mi provoca, in qualunque modo. Mi mancano i miei vestiti incasinati e i tuoi piegati ordinatamente. Mi mancano i gesti ripetitivi che compivi arrivando in cucina, e il mio caffè che non andava mai bene. Mi manca qualcuno che mi dica che sembro un coglione quando mi affogo i capelli nel gel. Mi mancano i tuoi occhi, la tua bocca, le tue gambe e tutto, tutto di te. Mi mancano persino le mie lacrime mentre ci lasciavamo. Voglio tanto continuare questo elenco all’infinito, visto che è l’unico modo di riaverci ancora insieme.

Sai, Brian, ho qui davanti a me la cosa più bella che abbia mai visto. È una bambina minuscola ed è mia figlia, nonostante io non riesca ancora a capire cosa questo significhi. È bella e basta, ed è mia. Due cose ho fatto di sensato nella mia esistenza: una si chiama Muse, che è una specie di tatuaggio sottopelle, l’altra è molto meno ingombrante, molto più dolce e splendida da star male. La amo, Brian, la amo. E rifarei tutto ciò che mi ha portato a lei. Ferite, lacrime, tutto. Anche distruggerci. Perché tu concorderesti con me, se ora fossi qui, se potessi sentirmi in questo momento in cui tutto è di una chiarezza disarmante. Ho creato un pezzo di Bellezza, sono contento. E quando la guardo ti penso.

Kate è da sua madre per recuperare non so quale oggetto di necessità primaria per la bimba, e le due staranno cinguettando di quanto siano gratificanti la maternità e i figli. Sono favolose insieme, non avrei sperato in una famiglia migliore per mio figlio. E Kate è eccezionale. Come madre, come donna, come persona. Ha un comportamento molto protettivo nei confronti del suo primogenito, e voglio che si instauri lo stesso anche con il nostro piccolo gioiello. Kate è nata per fare la madre. Non ho contato le volte in cui abbiamo litigato in questo anno insieme, e le notti in cui non ero a dormire con lei. E le bionda del cazzo che le ho sputato addosso per le sue frivolezze. E le sue risposte ugualmente colorite. E il non essere pronto a nulla di ciò che vivevo con lei. Ma è tutto così perfetto, ora. È tutto perfetto, come lei. Me ne sono innamorato per sbaglio, ma è stato l’errore più giusto che potessi fare. Ecco, Brian, è questo il motivo che mi ha spinto a scriverti, credo. Non ti sapevo collocare in tutto questo. Non sapevo se amavo te, se amavo Kate, entrambi o vaffanculo a tutti e due. E mia figlia me lo ha spiegato, facendomi stupire per non averlo realizzato subito. Tu sei l’unico, Brian, e lei è quella giusta. Tutto qui. Siete due parti del mondo che non ha senso dividere, né tanto meno tentare di classificare. Io sono solo un meschino fottutamente fortunato ad avervi avuto entrambi, per grazia di non so che dio. Penso sia per questo che ora sono felice. E non me ne volere se, in qualche modo, tu per me sarai sempre qualcosa.
   


                                                                                                                                                                                            Matt





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E questa la dedichiamo alla ginnyred, che oggi è anche il suo compleanno :D
Storia con poche pretese contenutistiche o stilistiche, nata da un’idea di ieri notte, quando la sottoscritta, anziché mettersi ansia costruttiva per l’esame di Latino, pensa a frasi stupido–sentenziose mentre è a letto, poi, manco a dirlo, se ne compiace e le riversa in un file Word. Chiedo venia per la frammentarietà, ma è un quadro che è nato pressoché così.

   
 
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