Annuncio a tutti i
lettori: sarete felici di sapere ke … siamo finalmente giunti all’ultimo
capitolo! E ovviamente, scoprirete se il figlio di Akito
e Sana si chiamerà Kim o Karin!
Voi ke ne pensate? Maschio o femmina? Be’, sorbitevi
queste ultime, lunghissime, pagine e verrete a capo del mistero!J Spero sarete soddisfatti della mia fic,
e mi raccomando, fatemelo sapere! Come sempre, un
grandissimo GRAZIE a tutti voi ke leggete e
recensite, xkè è anche merito vostro se sn arrivata fino al 12° capitolo. THANKS!!!JJJ Vvukdb! Spero ci rivedremo
presto con un’altra mia ff! ^_^ yours
Daisy
Capitolo 12.
Mesi dopo …
“Mmmmh …” mugolò Sana
rigirandosi nel letto. Una piccola fitta dentro il ventre la svegliò: il
bambino sembrava essere impaziente che la madre si alzasse. Sana si portò una
mano all’addome, ormai tanto gonfio da formare un’ampia onda sotto il lenzuolo,
mentre allungava l’altra al suo fianco, cercando la figura di
Akito, ma le sue dita incontrarono solo il materasso. Con un piccolo
sforzo aprì gli occhi e mise a fuoco la stanza: il marito non c’era, e neanche
la camicia e il paio di jeans che si era sfilato la sera prima. Allora cercò a
tastoni la sveglia e premette il pulsante che azionava
l’illuminazione del display: erano quasi le dodici. Rimase ancora qualche
minuto in un dolce dormiveglia, tra le tiepide lenzuola, ma l’agitazione del piccolo
dentro di lei la costrinse ad alzarsi dopo poco.
Scese in cucina e si preparò un caffé. Lo stava
sorseggiando, ancora un po’ assonnata, quando sentì chiudersi la porta dell’ingresso.
“Aky, sei tu?” chiese, poi
tacque aspettando una risposta.
“Sì, amore.” disse lui, poi
sentì i suoi passi salire le scale. Sana si alzò dal tavolo della cucina e si
diresse alla porta quando lo sentì scendere di nuovo.
“Ciao, piccola!” disse Akito
comparendo sulla soglia e baciandola teneramente.
“’Giorno!” rispose lei con un
sorriso rispondendo al bacio, poi gli chiese, curiosa: “Dove sei andato
stamattina?”
Lui continuò a prepararsi un tè. “A correre.” rispose. “Sai che devo tenermi in forma!”
Sana rimase un attimo in silenzio, poi osservò: “Ma
non hai indossato la tuta quando ti sei alzato.”
Per un attimo, le sembrò che Akito si bloccasse, poi però lui riprese subito ad armeggiare con la bustina del
tè e rispose tranquillamente: “Mi sono cambiato dopo in salotto, per non
svegliarti; infatti sono uscito dopo un po’.” Poi mise il tè in una tazza, vi
aggiunse il limone e si sedette accanto a Sana. Quando
lei ebbe finito il caffé, si alzò, andò a lavare la tazzina, poi si avvicinò ad
Akito e lo baciò con passione. Quando si staccò, gli
fece un sorriso sussurrandogli: “Sai che giorno è oggi?”
Lui le rivolse un’espressione interrogativa: “Certo”
rispose “Oggi è sabato!”, poi continuò a guardarla senza capire il senso di
quella domanda, né dell’inaspettato bacio.
Sana lo fissò per un attimo, poi
sospirò. “Già …” mormorò. “ … è sabato …” e uscì dalla cucina per andare
in camera a cambiarsi.
Dopo pranzo, Akito diede un rapido bacio a Sana e la
salutò: “Ciao! Io devo uscire con Tsuyoshi. Cerco di
tornare presto. Tu non affaticarti, eh?” disse accarezzandole il ventre, poi prese le chiavi ed uscì di casa. Quando
lei fu sicura che si era allontanato, prese il telefono e andò di sopra,
sedendosi sul letto.
“…”
“Pronto?”
“Pronto, Aya? Ciao”
“Ah, ciao Sana! Come va?
Tutto a posto? Ormai manca poco, eh!” disse l’amica
dall’altro capo del filo riferendosi alla gravidanza.
“Sì, sì. Va tutto bene, grazie.” la
rassicurò Sana.
“Ehi, ma cos’hai? Hai un tono
… è successo qualcosa?” chiese Aya preoccupata
sentendo che l’amica non aveva la voce allegra di sempre.
“Più che altro non è successo niente!” disse lei
triste. Aya non capì cosa volesse dire.
“Aya … oggi sono otto mesi
che io e Aky siamo sposati! Di
solito per il nostro 'mesiversario' mi regala sempre un mazzo di
rose appena mi sveglio …”
“Davvero?!” la interruppe l’amica
“Caspita! Ma sei sicura che sia Akito Hayama quello
che hai sposato?! Di certo non è l’Akito freddo e
insensibile che conoscevo io …” commentò sorpresa.
“Il punto non è questo, Aya!”
alzò la voce Sana, irritata. “Il punto è che questa mattina
non solo non mi ha portato le rose, ma quando mi sono svegliata lui non
c’era e quando è tornato non mi ha neanche fatto gli auguri di 'buon mesiversario'!!!!!! Allora io gli ho
chiesto se sapesse che giorno era e lui sai cosa mi ha risposto?!”
Aya stette in silenzio aspettando
che l’amica proseguisse.
“Mi ha risposto: 'certo, oggi è sabato'!!! E sai cosa significa?!” Sana
ormai stava quasi urlando, e Aya ancora una volta
attese la risposta.
“Significa che si è dimenticato del nostro
mesiversario!” Sana iniziò a singhiozzare. Aya non
sapeva cosa dire all’amica.
“Ma no, dai! Non fare così …”
ma Sana ormai era inarrestabile.
“E c’è un’altra cosa!” esclamò tra i singhiozzi “Quando gli ho chiesto dove fosse andato sembrava
mi stesse nascondendo qualcosa! E se … e se avesse un’amante?!”
butto lì.
Aya non riuscì a trattenere una
risata, irritando ancora di più Sana.
“Ma dai … Akito un’amante?!”
la prese in giro tra le risa “Quell’Akito che ti ama fin dalle elementari, che
ti ha sposato e che ti ha dato un figlio?! Quell’Akito che per te è pure
diventato un poeta il giorno del vostro matrimonio?! Ma
mi prendi in giro??”
Sana smise di piangere, ascoltando l’amica, che
proseguì: “Senti, Sana: Akito ti ama più di ogni altra
cosa! Non ti tradirebbe mai! E tu lo sai, no?!”
Sana si calmò. “Hai ragione, Aya
… Non lo farebbe mai” poi stette in silenzio per un attimo
prima di proseguire: “Ma allora perché mi è sembrato che mi nascondesse
qualcosa?”
“Sarà qualche stupidaggine. Dopotutto è un maschio …! Sai,
ora che mi ci fai pensare, anche Tsuyoshi questa
mattina era un po’ strano … ah, già, ora mi ricordo! Ha
detto che doveva vedersi con tuo marito oggi. Quindi vedi che Akito non ti sta tradendo!”
“Non saprei … conosci bene tuo marito???!” a Sana era tornato il buonumore e la voglia di
scherzare. Le due risero alla battuta, poi decisero di
non dare troppo peso a tutta la questione. Sana ringraziò l’amica,
poi la salutò, sollevata.
“Akito!”
Il giovane si voltò e vide che Tsuyoshi
gli stava correndo incontro.
“Possibile che sei sempre in ritardo?!”
si lamentò un po’ scocciato. L’amico si fermò davanti a lui a riprendere fiato,
scusandosi, poi insieme iniziarono a camminare.
“Senti, ma … come l’ha presa Sana?” chiese Tsuyoshi dopo pochi istanti, curioso.
Akito, un po’ divertito, ma anche un po’ dispiaciuto
per la giovane, gli rispose: “Credo malissimo … Quando ho finto di aver
dimenticato che era il nostro mesiversario ha fatto una faccia! Mi dispiace,
però …”
“Sì, ma pensa a come sarà felice questa sera!” lo incoraggiò
l’amico, e Akito si sentì meglio.
“Ehm … potresti ricordarmi perché dovevo venire anch’io?!” disse ancora Tsuyoshi. Akito
alzò gli occhi al cielo prima di rispondere: “Perché
tu, a differenza di me, te ne intendi di queste cose!”
“Già, ma chi è che ha pensato di regalare quel
ciondolo a Sana? …” chiese l’altro riferendosi alla collanina con il bocciolo
di rosa. Akito arrossì leggermente, quasi vergognandosi di aver avuto un‘idea
tanto dolce. “Senti, volevo che mi accompagnassi e basta, ok?!”
sbottò “Quanto la fai lunga!”
Tsuyoshi si decise finalmente a
tacere, seguendo l’amico che si fermò davanti ad una profumeria.
“È qui che volevi portarmi?!”
chiese sorpreso.
Akito si voltò stizzito: “Secondo te?!
Se mi sono fermato qui ..!”
“Mamma mia come sei irascibile oggi!” esclamò l’amico,
ma un’occhiata torva dell’altro lo raggelò: “Ok, ok, scherzavo! Allora, cosa devo fare?” disse rassegnato, seguendolo dentro il negozio.
“Be’, ecco, pensavo che avresti potuto consigliarmi
nella scelta di un regalo per Sana.” spiegò Akito, aggirandosi tra gli scaffali di cosmetici con
l’aria di chi non sa in che mondo è capitato. Tsuyoshi
gonfiò il petto con fare orgoglioso. “Non preoccuparti” gli disse. “Conosco
perfettamente i gusti delle donne! (Non sai quante
volte Aya mi abbia trascinato in posti come questo …)
Allora, tu pensavi ad un lucidalabbra, un eyeliner, un ombretto, un phard …?”
Akito lo fissò con occhi stralunati: “Eh?!” si limitò a dire. Tsuyoshi
scosse la testa sconsolato.
“Ok, lascia perdere. Che ne dici di un profumo?”
Lui annuì, fidandosi dell’“esperto”.
Mezz’ora dopo uscirono dal negozio con un pacchetto
regalo contenente il profumo per Sana, che Tsuyoshi
gli aveva indicato come quello per il quale “tutte le donne impazzivano in quel
periodo”. A detta sua, Aya ne aveva
comprate due confezioni appena lo aveva visto.
“E ci credo che le donne lo
preferiscono” commentò Akito “Era il più caro!”
Poi si rivolse di nuovo all’amico. “Ah, Tsu. Mi serve un altro favore, grossissimo!”.
Tsuyoshi rimase ad ascoltare la
richiesta con gli occhi sgranati.
“No, Akito! La mia BMW no! È nuovissima! Mi è costata un
occhio! No, non puoi
chiedermi di prestartela!!”
“E dai, mica te la rovino! Voglio
riportare Sana alla Baia, ma non posso andare in moto: è incinta! Ed è anche quasi al nono mese! Tsu,
ti prego! Ho bisogno della tua
macchina!”
L’amico lo guardò negli occhi; questa volta Akito
aveva cambiato tattica: invece che il solito sguardo tagliente aveva adottato
un’espressione da tenero cucciolo indifeso, che funzionò alla grande! Felice
del risultato ottenuto, salutò Tsuyoshi che, ancora
preoccupato per la sua auto, ma ormai costretto a dovergliela prestare, tornò a
casa, mentre Akito prese il cellulare e compose un numero.
“Pronto?”
“Ciao Fuka”
“Ah, ciao Akito! Cosa c’è?”
Il giovane spiegò all’amica di cosa aveva bisogno.
“Che cosa?! Vuoi fare una
sorpresa a Sana e vuoi che la intrattenga fuori di casa fino a stasera?” esclamò Fuka incredula. “Ma sei
tu, Hayama?! No, perché … una volta non avresti mai fatto una cosa simile
…”
Akito si innervosì: “Uffa, ma
perché ce l’avete tutti con questa storia?! Non posso volerle fare una bella
sorpresa per il nostro ottavo mesiversario?!”
“No, no!” disse subito lei. Mamma mia com’è
irascibile oggi! pensò, ma per fortuna non lo fece
notare anche a lui e si limitò a garantirgli il suo aiuto.
“Grazie” disse lui, e chiuse la comunicazione, prima
di dirigersi verso un negozio di fiori.
Intanto …
Sana sentì squillare il telefono e andò a rispondere:
era Fuka.
“Come? Venire a fare shopping
con te? Non saprei … oggi non sono dell’umore adatto …”
disse Sana.
“Perché, cos’è successo?”
chiese Fuka, che in realtà sapeva bene dello scherzo
che le aveva fatto Akito quella mattina. Sana, comunque,
gliene parlò, e l’amica le disse: “Be’, secondo me un po’ di shopping è quello
che ti ci vuole per tirarti su e non pensarci! Di solito
appena lo senti nominare ti fiondi immediatamente
fuori!”
Sana ci pensò un attimo, poi le rispose: “Hai ragione,
mi hai convinta! Mi preparo e vengo subito in centro,
ok?”
“Ok. A tra poco! E fai con calma, ricordati che sei incinta!” fece Fuka. È fatta!
“Glieli recapiteremo il prima possibile, signore”
Akito ringraziò il fioraio, poi uscì
dal negozio. Tutte quelle rose mi sono costate un patrimonio … quasi più del
profumo!! pensò. M per la mia piccola Sana,
questo e altro. Sorrise tra sé, poi si avviò lentamente
verso casa, chiedendosi se Fuka fosse già riuscita a
far uscire Sana. Quando ormai mancavano pochi isolati alla loro
villetta, ricevette un sms
sul cellulare: “Missione compiuta! Sana sta per uscire. Con un po’ di shopping riuscirò a tenerla occupata a lungo! ;-) Fuka”
Akito ringraziò mentalmente l’amica,
poi si diresse verso casa con più sicurezza. Camminò però troppo in
fretta, tanto che quando arrivò in vista del cancello Sana stava ancora
uscendo. Come la scorse, fece appena in tempo a svoltare in un vicolo per non
farsi vedere: ci mancava solo che lo beccasse con il profumo! Fortunatamente,
Sana non si era accorta di lui e si incamminò nella
direzione opposta per andare all’appuntamento con Fuka.
Finalmente via libera! Akito corse in casa e si precipitò subito ai fornelli,
con l’intenzione di preparare un’ottima cenetta per loro due. Fu indaffarato
per il resto del pomeriggio, durante il quale dovette anche correre alla porta
a ricevere i mazzi di rose che aveva comprato e preparare il tavolo sul
terrazzino. Finalmente, per le sette tutto era pronto. Si buttò sul divano per
riprendere fiato, sfinito ma soddisfatto per l’ottimo lavoro. Poi prese il
cellulare e, come avevano stabilito, fece uno squillo a Fuka,
per avvertirla che era tutto a posto e Sana poteva
tornare a casa.
Mentre aspettava, andò in camera a darsi un’ultima
sistemata, preparandosi a accogliere la moglie.
Nel frattempo …
Fuka aveva accompagnato Sana fino
a casa, aiutandola a portare tutte le buste degli acquisti. Una
volta arrivati al cancello, la salutò, poi mentre si allontanava mormorò
con un sorriso un “Beata te” che a Sana parve di udire, ma non capendo cosa
intendesse lei pensò di averlo immaginato. Quindi si
diresse alla porta di casa trascinando dietro di sé le borse. Non appena ebbe
chiuso la porta alle sue spalle e posato a terra le buste, Sana si
accorse che c’era una strana atmosfera in casa. Avanzò verso il salotto, e vide
alcune candele accese nella penombra.
“Akito …” chiamò procedendo lentamente, incantata. Poi
scorse una figura emergere dall’ombra e avvicinarsi a lei. Akito la raggiunse,
le mise le mani sui fianchi e la baciò dolcemente.
“Buon mesiversario” le sussurrò con un sorriso. Sana
rimase a bocca aperta, ancora incredula. Senza aggiungere altro, Akito la prese per mano e la portò sul terrazzo. Sana si bloccò,
meravigliata: tutt’intorno ad un tavolino apparecchiato e con una candela rossa
al centro c’erano grandi mazzi di rose, bellissime e profumate, rosa, rosse,
bianche, gialle. Una lacrima di commozione le scese sulla guancia, e subito la
mano di Akito la catturò teneramente.
“Non avrai pensato che me ne fossi dimenticato?” le
chiese. In quel momento Sana si sentì una stupida per
aver dubitato di lui solo qualche ora prima.
“Aky …“ mormorò, e per farsi
perdonare, lo abbracciò e gli si strinse forte, felice e innamorata. Quando si
staccò, lui le sorrise ancora e si avvicinò al tavolo, scoprendo i piatti: era
la cena migliore che avesse mai preparato, degna di uno
chef! Sana guardò quelle pietanze con gli occhi sgranati e l’acquolina in
bocca.
“Allora, non ti siedi?” le chiese Akito spostando
indietro una sedia e indicandogliela.
Sana, che ancora non era riuscita a dire nulla per la
sorpresa, gli sorrise e si avvicinò al tavolo. Fece
per sedersi, ma qualcosa la fermò.
“Ehi, che cos’hai?!” esclamò
Akito preoccupato. Lei si era appoggiata allo schienale della sedia e si teneva
le mani sul ventre.
“Oddio …” disse, mettendo ancora più paura al giovane.
“Cosa succede, Sana?!” la
prese per le spalle, cercando di capire cos’avesse. Lei alzò gli occhi e fissò
i suoi, poi in un sussurro gli disse: “Ci siamo …” Akito si immobilizzò.
“Sta per nascere!”
In pochi secondi si ritrovarono sulla BMW di Tsuyoshi a correre verso l’ospedale. Akito guidava come un
folle, ed era una fortuna che il suo amico non ci fosse!
Giunsero alla clinica in pochi minuti, e Akito aiutò Sana a scendere dalla
macchina e la portò dentro. Tutto gli sembrò accadere in una frazione di
secondo: un dottore corse loro incontro, lo separò da Sana, fece entrare lei in
una stanza e lui ne rimase chiuso fuori. Non seppe per
quanto aveva continuato ad andare su e giù per il corridoio in cui l’avevano
lasciato, gli sembrò che fosse un’eternità. L’angoscia lo attanagliava, mentre
i rumori che provenivano dalla sala parto lo agitavano. Continuava a chiedersi
se Sana stesse bene, se tutto stesse procedendo
normalmente, se ci fossero o no complicazioni. Continuò a tormentarsi per quei
pochi minuti in cui rimase fuori dalla sala, con il
cuore in tumulto, mentre continuava ad affiorare, seppur non voluto in quel
momento, il ricordo di sua madre e di ciò che le era accaduto.
Poi, improvvisamente, i rumori cessarono, e nel
silenzio poté udire il vagito di un bambino. Si immobilizzò,
aspettando con impazienza che gli venisse aperta la porta. Gli sembrò di nuovo
di attendere per un tempo infinito. E poi, finalmente, un’infermiera spinse un
battente della porta verso di lui e gli sorrise: “Può
entrare”.
Akito balzò in avanti con uno scatto, ansioso di
rivedere Sana nonostante ne fosse stato separato solo per qualche minuto. E la
vista del suo viso, sorridente, seppure stanco, e
solcato da lacrime di pura gioia, lo liberò di ogni preoccupazione, riempiendogli
il cuore di felicità e amore. Avanzò lentamente verso di lei, sorridendo tra le
lacrime che ora inondavano anche i suoi occhi. Sana alzò lo sguardo su di lui.
Si guardarono per un lungo istante, trasmettendosi silenziosamente ogni parola
che avrebbero potuto pronunciare, amandosi con quello sguardo, esprimendo a se
stessi la loro gioia di quel momento magico e indimenticabile. Poi una sola
frase uscì dalle labbra di Sana in un caldo sussurro, donando ad Akito altre
lacrime di commozione e un sorriso ancora più grande: “Vieni, saluta la piccola
Karin.”
THE END - Daisy