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Autore: sayuri_88    07/06/2011    1 recensioni
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti.
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beastly'
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Ciao! non mi dilungo voglio solo ringraziare Hermiuna per aver inserito questa storia tra le seguite - grazie 1000!!! sapere che qualcun altro segue la storia mi rende felicissima
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Capitolo 3




- buon giorno Isabel - era venerdì e si trovava alla tavola calda a mangiare quando una voce vellutata le accarezzò i capelli. Dopo un primo momento di smarrimento si rilassò all’istante quando riconobbe la voce come quella di Daniel.
Daniel le era stato molto vicino nell’ultimo mese, dopo la morte di Drew, era diventato un punto di riferimento stabile.
 
- buon giorno a te, Daniel, come mai qui? -
- sono venuto a trovarti, mi mancavi - le rispose con una semplicità disarmante che lasciò Isabel piacevolmente lusingata e soprattutto felice di sapere che Daniel la pensava.
- allora come è andata la mattinata? - le chiese interessato, dopo averle rubato un pezzo di muffin. Ma non ebbe il tempo di rispondere che una voce forte e virile le bloccò le parole sul nascere.
- abbiamo parlato delle morti violente, e la cosa si è fatta interessante quando si è parlato delle ferite provocate da uno scontro con un ostacolo solido e i danni che ne conseguono - Jaqueline si sedette al tavolo con Isabel e Daniel ma senza mai distogliere lo sguardo da quest’ultimo che la osservava con un’espressione rabbiosa - soprattutto alla luce dell’incedente del caro Drew è molto affascinate. Non credi anche tu Isabel? - disse finalmente volgendo lo sguardo verso di lei con un sorriso enigmatico.
 
- Jaqueline vedo che gli anni non ti hanno cambiata - disse la voce di Daniel. Si sforzava di sorridere, ma la sua agli occhi di Isabel pareva più una smorfia di disgusto.
- vi conoscete? - chiese ingenuamente Isabel
- siamo conoscenti di vecchia data - le rispose semplicemente Daniel ma a Isabel, quella semplice frase parve nascondere mille segreti non detti - scusaci Jaqueline ma dobbiamo andare - continuò alzandosi velocemente dalla sedia, uno sguardo sfuggevole e Isabel che rapidamente raccolse le sue cose e lo segui fuori dalla tavola calda con ancora l’eco del saluto di Jaqueline nelle orecchie che la fece tremare dalla testa ai piedi. Quella ragazza le metteva a disagio, non si fidava.
Stavano camminando velocemente, appena usciti Daniel l’aveva presa per mano e a passo spedito si erano diretti verso l’uscita del College. Non la guardava, gli occhi di Daniel erano fissi davanti a se, guardavano la strada accigliati e solo quando si fermò davanti alla sua macchina, si decise a guardarla in viso
 
- prometti che gli starai alla larga - ora i suoi occhi erano tormentati, un mare di emozioni nuotavano in quell’abisso nero. Rabbia. Paura. Dolcezza.
- Isabel promettimelo! - le disse prendendola per le braccia e scuotendola leggermente facendola sussultare.
Si chiedeva chi fosse Jaqueline per Daniel, quando si era incontrati, Daniel aveva una faccia infastidita non nascondeva il fastidio della presenza di Jaqueline. Ma al momento voleva solo rassicurarlo, non lo aveva mai visto così preoccupato.
- v…va bene lo prometto - le sue parole ebbero l’effetto di rassicurarlo. Daniel lasciò la presa e la abbracciò.
- perdonami, ma Jaqueline è … non è raccomandabile - Isabel lo guardò interrogativa, sul suo viso Daniel poteva leggere tute le domande che lei avrebbe voluto fargli ma lui si limitò a rimanere in religioso silenzio ad osservarla a accarezzarle la guancia con la punta delle dita .
- a che ora finisci lezione - le chiese allontanandola da se
- ho ancora due ore - sussurra Isabel senza guardarlo. Non riesce a capire cosa può essere successo tra i due ragazzi di tanto grave da farlo reagire in quel modo.
- allora aspettami, ti vorrei riaccompagnare a casa - Isabel stava per dire che non era necessario, che non doveva rimanere li per lei, ma Daniel la rassicurò subito dicendole che per lui non era un problema, che voleva passare un po' di tempo con lei. Col conseguente effetto di farla arrossire fino alle punte, Isabel sospettava che il ragazzo ci avesse preso gusto a dirle frasi che la mettevano in imbarazzo solo per vederla in quello stato.
 
 

***

 
 
Sabato era arrivato presto, Isabel poté dedicarsi un po' a se stessa e prepararsi all’appuntamento di quella sera.
Occupò la mattina facendo le pulizie di casa e a mezzogiorno preparò un piatto veloce. Stava pulendo la cucina quando qualcuno suonò alla porta. Era un signore, disse di essere stato mandato per consegnare un pacco. Una scatola di medie dimensioni bianca, era leggere e Isabel non sapeva proprio cosa potesse contenere. Salutò il signore e chiuse la porta e senza distogliere lo sguardo dalla scatola si diresse in cucina e dopo aver poggiato la scatola sul tavola l’aprì. Al suo interno sotto alcuni strati di carta di riso vi era un bellissimo abito di seta, blu notte. Sul fondo della scatola, un foglietto. Una calligrafia elegante, come quelle del’800, che riportava l’invito di indossarlo per la sera stessa.
Daniel.
 
Daniel le aveva mandato quel vestito, accarezzò quel morbido tessuto, era soffice al tatto. Guardò l’orologio. Erano le due del pomeriggio, Daniel sarebbe arrivato a prenderla per le sette, aveva tutto il tempo per prepararsi.
Salì le scale velocemente e si chiuse in bagno per prepararsi. Alle sei e mezza era vestita e truccata ad aspettare, impaziente, che Daniel suonasse il campanello. Puntuale come un orologio svizzero Daniel suonò alla sua porta. Isabel scattò verso la porta e la aprì di slancio, per quanto tentasse di convincersi del contrario, non stava più nella pelle, non vedeva l’ora di vederlo.
 
- sei bellissima - le sussurrò all’orecchio dopo averle lasciato un bacio sulla guancia arrossata e consegnato una rosa rossa.
- grazie - disse annusando la rosa - ma non dovevi mandarmi questo vestito -
- perché? Quando l’ho visto, ho pensato subito a te. Era tuo - e la prese sotto braccio morandola verso la macchina, aprì la portiera e la fece salire come un perfetto gentiluomo del secolo scorso.
 
 
Non aveva mai visto la Villa, dove abitava Daniel, era sempre lui ad andare a trovarla e quindi lo stupore che la colpì quando arrivò davanti al maestoso ingresso era più che giustificato.
Quello era un castello! E quando le chiese se le piaceva, lei poté solo annuire.
 
Prendendola sotto braccio la condusse all’interno e le mostrò la grande sala poi quella col camino, che la affascinò molto. La condusse in fine al giardino.
Isabel osservava incantata tutto quello che la circondava, le sembrava di essere la principessa di una favola. Erano arrivati al piccolo anfiteatro quando Daniel la informò che la cena era pronta.
 
Il cielo si era già oscurato e solo la luce delle torce segnava il loro percorso. Isabel pensava che fosse una cosa romantica, le luci delle torce che creavano un’atmosfera intima, il braccio di Daniel che le cingeva le spalle e la teneva vicina per riscaldarla e anche se il suo corpo era freddo, Isabel poteva percepire il calore che lui le trasmetteva, lei che si aggrappava alla sua giacca per non cadere dai suoi tacchi a causa della ghiaia del vialetto. Per quelli che li avessero visti da fuori, potevano apparire come una perfetta coppia di fidanzati che ride e scherza.
Tornarono nella sala del camino, dove un tavolo accuratamente apparecchiato, solo per una persona, li attendeva.
 
- quest’oggi non sono stato molto bene preferisco digiunare - le rispose Daniel dopo che lei lo guardò interrogativa.
- beh ma allora perché mi sei venuto a prendere. Vado via così ti puoi riposare - gli disse Isabel apprensiva, molto preoccupata per la sua salute.
- no, ora sto benissimo, ma preferisco non mangiare. Quindi… ti prego di accomodarti e mangiare. Io ti farò compagnia - e gentilmente le scostò la sedia per farla sedere - questa sera avrà l’onore di essere servita dal sottoscritto - le disse in tono serio esibendosi in un perfetto inchino, facendola ridere.
 
 
 
- allora era di suo gradimento Miss - le chiese alla fine della cena con tono pomposo, da maggiordomo del secolo scorso.
- oh si… davvero ottimo. Una cena da re - rispose ridacchiando.
- ne sono felice - e appoggiando gli ultimi piattini sul carrello vicino al tavolo, le prese la mano e la invitò a seguirlo - ho una cosa da mostrarti e sono sicuro che gradirai molto - le disse con tono misterioso ma con occhi luminosi e un sorriso estatico sul volto.
La condusse per un lungo corridoio, sulla sinistra la parete era sostituita da una grande vetrata che permetteva di ammirare il giardino. Era bellissimo.
Daniel si arrestò davanti a una porta di legno dipinta di bianco e la apri.
Isabel rimase a bocca aperta per una buona decina di minuti, ammirava la grande sala piena di scaffali che traboccavano libri di ogni genere e dimensione con occhi adornati. Non aveva mai visto tanti libri tutti insieme, se non nella biblioteca dell’università. Iniziò a vagare per la sala, senza togliere lo sguardo da quei tomi, ne accarezzava i dorsi, alcuni li sfilava dai loro posti e li sfogliava leggendo qua e la qualche parola. Sentiva la presenza silenziosa di Daniel dietro di lei. La stava seguendo e la osservava in ogni suo gesto.
Salì una delle scale a chiocciola e continuò la sua perlustrazione anche nel piano rialzato e dopo aver terminato di curiosare anche nell’ultimo scaffale si girò verso Daniel con un sorriso che andava da un orecchio all’altro e gli occhi illuminati da una luce estasiata. Isabel sprizzava gioia da tutti i pori.
 
- Daniel è semplicemente stupendo, passerei giorni chiusa qui dentro -
- sapevo che avresti gradito - Daniel si avvicinò e le accarezzò la guancia, un gesto dolce e senza malizia che fa colorare le gote di Isabel - puoi venire quando vuoi - la promise lasciandola sbalordita.
-oh…n…no non voglio creare disturbo - per quanto volesse urlare dalla gioia e accettare all’istante non voleva approfittare delle gentilezza di Daniel, pensava che forse lui l’avesse detto per gentilezza vedendo il suo entusiasmo.
- e perché dovresti essere un disturbo? - le chiese interrogativo - se non lo hai notato a me piace la tua compagnia - nel dirlo Daniel prende le mani di Isabel che erano inermi lungo i fianchi di lei e intrecciò le loro mani.Isabel abbassò la testa e guardò imbarazzata le loro mani intrecciate. Il cuore le batteva furioso nel petto.
- Isabel - un sussurro che le fece alzare la testa di scatto. Quello che non aveva calcolato era la vicinanza con il viso di Daniel che, mentre lei era intenta a osservare le loro mani, si era abbassato verso il suo viso. Non ebbe il tempo di fare nulla, di pensare nulla, che le loro bocche si sfioravano. Daniel la stava baciando.
Era lento e dolce, non c’era irruenza o passione, solo tanti piccoli baci, piccoli, continui sfioramenti che le provocavano mille brividi in tutto il corpo.
 
Isabel aveva sentito spesso le sue amiche parlare della sensazione di mille farfalle che vorticano nello stomaco o della famosa scarica elettrica che senti quando sei con lui. Ma lei non ci aveva mai creduto, forse perché non lo aveva mai provato con nessuno. Almeno fino a quel momento.
Isabel lo stava baciando e lei si sentiva benissimo.
Ma come ogni cosa bella, quel bacio finì troppo presto. L’orologio a muro che aveva visto vicino alla porta della biblioteca diffuse per la stanza il suo rintocco, facendoli allontanare. Era mezzanotte e come Cenerentola Daniel la stava per riaccompagnare a casa.
 
Dopo il loro bacio Isabel non riusciva a togliersi dalla faccia quel sorriso ebete e neanche spegnere quella luce che le illuminava gli occhi. Daniel per tutto il tragitto, non la smetteva di lanciarle occhiate felici e di sorridere. Il suo era un sorriso luminoso, bellissimo, non l’aveva mai visto sorridere in quel modo e Isabel in cuor suo voleva credere che il motivo fosse quel bacio.
 

***

 
Dal quel sabato sera, era passata una settimana, durante la quale, Daniel e Isabel si frequentarono spesso. Lui andava a prenderla alla fine delle lezioni e spesso la ospitava a casa sua, lasciandola libera di girovagare dove volesse, anche se il suo posto preferito rimaneva la sua preferita.
 
La maggior parte delle volte cercava di rimanere insieme con lei ma momenti per riprendere il discorso di quella sera nella biblioteca non c’erano stati, spesso Isabel, lo vedeva teso, quasi timoroso, qualche volta lo vedeva intento a guardarla e nei suoi occhi vedeva incertezza, dubbio e quello che la spaventava di più, paura. Si chiese se si fosse pentito di quello che era successo nella biblioteca, forse aveva scambiato l’affetto per qualcosa di più e non sapeva come dirglielo.
 
- buon giorno Isabel - Jaqueline era apparsa alle spalle di Isabel, facendola sussultare. Appariva sempre così dal nulla e poi odiava la sua voce melliflua, ogni volta che le rivolgeva la parola, il suo corpo tremava, e non erano certo gli stessi brividi che aveva provato con Daniel ed era per quello che cercava di evitarlo il più possibile, si sedeva lontana da lui alle lezioni, si univa a gruppi di ragazzi e iniziava a parlare di studio o scappava dall’aula appena finita la lezione.
- Jaqueline - disse per poi iniziare a sfogliare il libro di anatomia che aveva sul tavolo.
Jaqueline, si era seduto nel banco di fianco al suo, ancora vuoto, quel giorno era arrivata abbastanza presto e purtroppo l’aula era ancora vuota.
- siamo rigide oggi - e si girò nella sua direzione poggiando il gomito sul tavolo e sostenendosi la testa con la mano - anzi è da quasi un mese che scappi. Non che abbiamo legato chissà che prima… - concluse lasciando la frase sospesa a metà.
- appunto non abbiamo mai avuto rapporti quindi perché dovrei scappare? - chiese cercando di nascondere il fastidio che le procurava la sua presenza, ma anche il timore che si accorgesse dell’ansia che provava in quel momento.
- mm… forse perché il tuo Daniel te l’ha detto? - chiese divertita e con tono ironico guadagnandosi un’occhiataccia da Isabel, che non poteva controbattere, visto che aveva detto la verità.
- sai… io non mi fiderei molto di uno che ti tiene nascosta la verità - le sussurra misteriosa.
- che vorresti dire? - e Jaqueline si limitò ad alzare le spalle con fare indifferente. Quel suo atteggiamento la irritava, ma si era ripromessa di non dare peso alle sue parole, per quel che ne sapeva, Jaqueline si poteva essere inventata tutto.
- sai oggi ho letto un articolo sul Daily mirror sulla morte di Drew - esordì dopo un paio di minuti di silenzio. Isabel era stata presa alla sprovvista, non si aspettava che iniziasse a parlare di Drew.
- è morto da quasi due mesi, che cosa c’è ancora da dire? - sbottò alterata Isabel, aveva sempre sostenuto che i giornali, a volte, si prendessero troppe libertà nel scrivere certi articoli.
- beh il coroner segnala alcune cose che nel resoconto ufficiale non sono segnalati - Isabel la guardava interrogativa - la causa della morte è il colpo che ha subito nello schianto ma il coroner ha segnalato la presenza di due buchi paralleli sul collo - Isabel lo guarda sbalordita e irata. Ma come si permetteva di giocare su certe cose!
- stai dicendo che è stato un vampiro? Jaqueline per favore evita certi scherzi. Drew era un mio amico e non ti permetto di ridere della sua morte - le disse perentoria prima di alzarsi e sedersi a un altro tavolo.
Passò il resto della lezione come se fosse un animale in gabbia, voleva andarsene, quello che le aveva detto Jaqueline, l’aveva mandata in bestia.
Il suono della campanella fu una liberazione per lei. Raccolse velocemente le sue cose, non voleva dare a Jaqueline un’altra opportunità. Purtroppo Isabel non fu abbastanza rapida. Jaqueline l’aveva bloccata proprio quando stava per uscire dall’aula.
 
- non volevo offendere la memoria di Drew con quello che ho detto prima, era anche un mio amico -
- beh, ma l’hai fatto - sputò lei irata strattonando il braccio che Jaqueline gli aveva preso per fermarla e uscendo dall’aula a passo sostenuto. Per quel che le riguardava la discussione era finita li.
- mi dispiace ok? Ma quello che ti ho detto è vero. Quei due buchi ci sono veramente e in più nel corpo di Drew non c’era molto sangue, i danni riportati dall’incidente non giustificano una perdita così massiccia di sangue - le disse raggiungendola e sostenendo il suo passo tranquillamente.
- e questo ti da diritto di parlare di vampiri e tutto il resto? E poi per favore il Daily mirror È un giornale che scrive stupidaggini -
- si, ma la leggenda di cui parlano è vera - disse facendola bloccare in mezzo al corridoio - si diceva che in queste zone vagava un demone che si nutriva di sangue, la sua pelle era fredda ma diventa calda quando si era appena nutrito di sangue e piano piano si raffreddava. Cento anni fa si racconta che fu catturato e ucciso ma molti dicono che non è morto che ancora oggi vaga per queste terre in cerca di vendetta -
- non ti facevo tanto impressionabile Jaqueline - le disse riprendendo a camminare. Era assurdo, Jaqueline credeva che fosse un vampiro ad averlo ucciso. Drew era morto per l’incidente non certo per il morso di un vampiro.
- non credi nei vampiri Isabel? -le disse con un ghigno divertito sul volto.
- perché tu ci credi? - gli chiese divertita. Jaqueline le si avvicinò e Isabel, perse tutta la sicurezza che aveva dimostrato fino a quel momento mentre il respiro le si morì in gola. L’agitazione era tornata prepotente, c’era qualcosa in Jaqueline che la metteva in allarme.
- si e anche il tuo amico Daniel ci crede - le sussurrò a pochi centimetri dal viso - se fossi in te controllerei i documenti sulla morte di Drew, nell’ospedale dell’università. Hanno tenuto una copia, non censurata s’intende - per poi allontanarsi salutandola con un gesto della mano.
 
Pazza ecco che cos’era.
 
Erano le dieci e mezza di sera e Isabel si stava preparando per andare a letto, indossò il pigiama e si mise sotto le coperte, quella giornata era stata stressante, fisicamente e psicologicamente. Chiuse gli occhi e si addormentò nel giro di pochi minuti.
 
Si trovava in un roseto lo stesso dell’altra volta, indossava lo stesso vestito e stava camminando lentamente. La luna spendeva come una regina nel cielo e tante stelle la circondavano per celebrarla. Un movimento alla sua destra la bloccò. Daniel era di fronte a lei e le sorrideva. Una strana luce negli occhi neri come gli abissi, una scintilla famelica li animava ed Isabel iniziò a tremare, il suo corpo si tendeva per scappare ma rimase ferma. Daniel la raggiunse e si chinò portando il suo viso nell’incavo del collo di Isabel
- hai un ottimo profumo- sussurrò all’orecchio al suo orecchio. La strinse a se e dopo averle posato un bacio sul collo in corrispondenza della vena che pulsava sangue con forza la morse. Isabel spalancò gli occhi stupita e si aggrappò alle forti spalle di lui cercando di trattenere i lamenti che prememvano sulla sua bocca. Aveva paura ma erano inutili i suoi deboli tentativi di allontanarlo era troppo forte per lei, sentiva le forze venire meno. Daniel si staccò dal suo collo, Isabel poté vedere la sua bocca imporporata dal suo sangue prima di cadere a terra e chiudere gli occhi.
 
 

***

 
 
- papa, sicuro che vada tutto bene? - gli chiese per l’ennesima volta Isabel. Era da diversi giorni che il padre non la chiamava e così era stata lei a prendere l’iniziativa, ma da subito le sembrava strano, la voce del padre appariva stanca e falsamente tranquilla. Ma dopo tutte le sue continue rassicurazioni, Isabel aveva chiuso il discorso iniziando a parlare dei corsi delle sue giornate, omettendo il particolare di Daniel visto che il padre continuava ad  essere restio verso il ragazzo.
 
 

*

 
 
Mr. McKinley stava sudando freddo. Aveva tirato troppo la corda ed ora ne pagava le conseguenze. Stava andando tutto bene fino a che Mr. Gibsonnon aveva iniziato ad avere sospetti che poi si rivelarono certezze. Si era presentato davanti alla sua porta urlandogli contro e minacciandolo. Mr. McKinley era sbiancato, il suo mondo stava crollando.
L’US Securities and Exchange Commission si era messa subito al lavoro, mettendo luce sulle sue attività. Presto tutti lo sarebbero venuti a sapere. Anche le sue figlie.
Aveva appena chiuso la chiamata con Isabel e si sentiva malissimo per averle mentito, ma voleva che per un po' le sue figlie non sapessero ancora niente.
Si sentiva malissimo, nella sua vita non avrebbe mai immaginato di fare quello che aveva fatto ma c’erano le sue figlie doveva pensare a loro e alla loro felicità si era detto che ne valeva la pena per loro che avevano già sofferto molto per la madre. Ma ora? Rischiavano anche di perdere il padre.
 

*

 
 
Il giorno dopo stava pulendo la cucina quando ricevette una chiamata da una persona inaspettata, Heather. Appena finita la chiamata, Isabel era scioccata, perché papa non le aveva mai detto nulla? E soprattutto che cosa succederà adesso?
 
Compose il numero del padre diverse volte ma lui non rispondeva. Finalmente dopo diversi tentativi andati a vuoto, Mr. McKinley rispose, aveva una voce forzatamente allegra, Isabel lo immaginava seduto alla sua scrivania a muoversi irrequieto, era sempre lui a chiamarla e forse quelle chiamate lo avevano messo in agitazione.
 
- ho appena ricevuto una chiamata molto interessante - non lo salutò nemmeno, voleva sapere la verità dalla sua bocca. Subito.
Dopo diversi tentativi di depistaggio da parte del padre, Isabel riuscì a estorcergli la verità. Un’agitazione dei titoli azionari lo aveva lasciato in una situazione finanziaria disastrosa, che lo aveva portato a svendere le azioni dei clienti ed intascarsi i guadagni. Ed ora suo padre si era ritrovato indagato dalla US Securities and Exchange Commission per le sue attività, quando Heather gli aveva detto che le sue carte e quelle della sorella erano state bloccate e che il padre aveva problemi economici non credeva che la  situazione fosse così grave.
Aveva appena riattaccato che il campanello suonò. Era Daniel.
 
- che è successo? - chiese appena la vide in viso. Isabel si sentiva spossata e prosciugata di tutte le sue forze. Aveva piena fiducia nel padre e lui le aveva mentito. Capiva le sue motivazioni ma per quanto si sforzasse, non riusciva ad accentarle.
- ho ricevuto una chiamata che mi ha buttato l’umore sotto i piedi - e si spostò per lasciarlo passare.
- hai voglia di parlarne? - e come poteva si chiese Isabel se lui è parte del problema. E come un fulmine a ciel sereno realizzò veramente quello che succedeva. Anche Daniel era stato truffato. Si girò di scatto verso di lui con gli occhi spalancati.
- Isabel, mi sto preoccupando. Che è successo? - le chiese allarmato, vedendola in quello stato.
- papa - sussurrò in risposta e quello sembrò bastarle perché vide il viso di Daniel adombrarsi - lo sapevi? - Daniel la prese per mano e la condusse nel salotto. A vederla da fuori sembrava che fosse Isabel l'ospite e non il contrario. Si sedette sul divano e la fece sedere sulle sue gambe e la abbracciò.  Il viso di Isabel era sistemato nell’incavo del collo di Daniel e ne annusava il profumo di muschio di quercia, che aveva sempre avuto la proprietà di calmarla.
- lo sapevi? - gli richiese questa volta con voce più decisa. Daniel annuì. Isabel che stringeva la maglietta di lui, intensificò la sua presa - da quanto? Da quanto è in questa situazione? -
- le indagini sono iniziate il mese scorso ma hanno agito solo all’inizio di questo mese -
- com’è potuto succedere - suo padre è sempre stato un uomo con la testa sulle spalle, com’è finito in questa situazione! E poi come faremo! Come faremo a pagare gli avvocati, dove vivremo?
- andrà tutto bene vedrai - le disse Daniel accarezzandole la schiena con la punta delle dita.
- come puoi parlarmi dopo quello che ha fatto mio padre? - disse guadagnandosi uno sguardo stupito da parte di Daniel che poi le sorrise dolcemente.
- ma tu non sei tuo padre - e le accarezzò la fronte - sei una ragazza dolce - e le accarezzò la guancia - gentile - e scese ad accarezzarle il collo - pura - con le dita le accarezzo le labbra e avvicinò il suo viso al suo - sei peretta - disse soffiando le parole sulle sue labbra e la baciò.
 
Isabel era rimasta incantata dal suono della sua voce e dai suoi gesti, non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo. Era come ipnotizzata. La sua mente aveva smesso di fare pensieri coerenti, il suo cuore batte furiosamente e il suo respiro era corto. E quando l’aveva baciata tutte le sensazioni provate con il loro primo bacio tornarono prepotenti, tutti i timori che aveva provato durante la settimana svanirono all’istante, quel bacio era come il primo, dolce, lento e pieno d’amore. Le mani di Isabel non smettevano di accarezzare il viso di Daniel di intrecciare le sue dita con i capelli di lui, se nella biblioteca era rimasta inerme nelle sue mani questa volta Isabel vuole sentirlo sulla sua pelle.
Daniel si allontanò da lei giusto il tempo per parlare
 
- mi piaci Isabel, anzi “mi piaci” è riduttivo mi sono innamorato di te - per poi riappropriarsi della sua bocca facendola sorridere ebete.
 Isabel lo allontanò subito per pochi centimetri, giusto per dirgli quello che la sua mente continuava a urlare.
- credo di essermi innamorata di te Daniel - la luce che illuminò gli occhi di Daniel era ben visibile come il sorriso che increspò le sue labbra. Si fiondò ancora una volta sulla sua bocca e questa volta il bacio fu più irruento, passionale e famelico e in quel momento non esisteva più niente, non esisteva suo padre, la bancarotta o il mondo e i suoi problemi. Solo loro due.
 
- vieni da me - le sussurro tra i capelli. Erano distesi sul divano, Daniel la abbracciava stretta al suo petto, come se avesse paura che lei scappasse ma Isabel non aveva nessuna intenzione di muoversi da li, si sentiva al sicuro tra le sue braccia e la sua proposta le riempiva il cuore di gioia ma allo stesso tempo di tristezza. Come poteva pensare a lei quando suo padre era in quella situazione?  
 
Si alzò e si mise a sedere sul brodo del divano, anche se il suo corpo e il suo cuore volevano rimanere tra quelle braccia calde e accoglienti.
 
- papa ha bisogno di me, non posso lasciarlo e poi cosa farei qui? Senza soldi non posso pagare l’università e non posso stare da te per sempre - come poteva comportarsi da egoista. Era innamorata di Daniel ma suo padre era suo padre.
- ehi…ehi… - le disse alzandosi e prendendole il viso tra le mani per guardarla dritta negli occhi - tu non sarai mai un peso - le disse con tono dolce e accarezzandole il viso - non puoi esserlo vali molto per me. Io voglio aiutarti - nei suoi occhi Isabel poteva leggere tutta la sincerità delle sue parole e solo Dio sapeva quanto volesse cedere alle sue parole, seguirlo ma la parte razionale di se le ricordava di suo padre, delle sue sorelle. Chi si sarebbe preso cura di loro?
- Daniel - disse scostando il viso dalla presa delicata delle mani di lui e prendendole nelle sue, intrecciando le loro dita. Un sorriso amaro si dipinse sul suo viso. Aveva appena ammesso quello che provava e già doveva rinunciarvi.
- forse tu ti prenderai cura di me, ma la mia famiglia? Non sarei felice sapendoli in questa situazione. Le mie sorelle possono essere irritanti - disse accennando una risata - ma sono comunque le mie sorelle e papa ha fatto tanto per noi dopo la morte della mamma -
- vieni da me e io ti prometto che risolverò la situazione con tuo padre, ti prometto che lo tirerò fuori dai guai -
- c…cosa!? - chiese sbalordita
- farò in modo che tuo padre non vada in prigione, potrà ricominciare da zero e lo aiuterò fino a quando si sarà ripreso -
- perché fai questo per mio padre? -
- non lo faccio per tuo padre. Lo faccio per te -
 
 

***

 
 
- ecco questa sarà la tua camera -
Daniel due giorni dopo la sua proposta Daniel, aveva mandato una società di traslochi per portare tutte le cose di Isabel alla Villa, vestiti, soprammobili, quadri. In poco tempo la casa era stata svuotata, la stessa che suo padre aveva affittato. Al pensiero del padre Isabel si rattristò.
 
- non ti piace? - le chiese Daniel poggiando una mano sulla sua spalla - puoi scegliere quella che vuoi se questa non va bene -
- eh?...oh no è perfetta grazie Daniel - disse sorridendo, per poi alzarsi sulle punte e dargli un bacio a stampo.
- mi fa piacere - disse arricciando solo un angolo delle sue labbra. Daniel aveva uno sguardo strano, sembrava assente e timoroso.
- ehi, tutto bene? - gli chiese poggiando la mano sulla sua guancia fredda.
 
la sua pelle era fredda ma diventa calda quando si era appena nutrito di sangue e poi piano piano si raffreddava…
 
Perché le erano venute in mente le parole di Jaqueline?
 Daniel sbatté gli occhi come se si fosse appena svegliato da un sogno e le sorrise rassicurante.
- è tutto perfetto - le rispose appoggiando la sua mano sulla sua per poi portala davanti alla bocca e depositarvi un bacio - vieni sono le otto passate dovrai cenare -
- e tu non ceni? -
- ehm si certo - però non mangiò quasi nulla.
 
…si diceva che in queste zone vagava un demone che si nutriva di sangue…
 
Perché le parole di Jaqueline continuavano a tornare a galla, erano solo assurdità!
 









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In questo capitolo è arrivato un nuovo personaggio... lei e Daniel si conoscono, che cosa rappresenterà per Daniel? Spero di leggere qualche vostro commento sulla storia : )

   
 
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