Harry Potter e la Dama dei Ghiacci
CAPITOLO 5
– Ricerca
Merlino, che stanchezza… Non aveva alcuna intenzione
quella mattina di alzarsi, non intendeva minimamente uscire da quel caldo rifugio
(con il freddo che aveva cominciato a fare sarebbe congelato prima di mettere i
piedi a terra), solo per ascoltare due ore di Trasfigurazione e rischiare la
vita con Hagrid.
No no, letto, dolce letto, guai
a chi avrebbe provato a farlo alzare.
Avrebbe partecipato alle lezioni del pomeriggio, ma era
deciso a saltare quella della mattina! Più che deciso a dire il vero.
Peccato che il suo stomaco non sembrasse assolutamente
dello stesso parere.
Aveva infatti cominciato a brontolare in maniera insistente
e vagamente imbarazzante…. Oh, ma lui non si sarebbe arreso.
Sonno e freddo erano sicuramente maggiori di un po’
di fame.
Si sarebbe assopito nuovamente e sarebbe sceso giusto giusto per pranzo, quando la temperatura sarebbe stata
più mite e le lezioni della mattina terminate, ed il suo stomaco non
avrebbe avuto nulla da ridire, considerato che avrebbe abbondantemente
recuperato quanto perso a colazione.
Si girà sull’altro fianco, sistemando meglio
la testa sul cuscino, quando avvertì una leggera vocina chiamarlo,
nell’assurdo tentativo di farlo alzare.
«R-Ron…
ehi Ron…»
Ah ah ah!
No, sinceramente, chiunque fosse credeva veramente si
sarebbe girato ad ascoltarlo?!
Tsk! Illuso…
«Ron… è
meglio per te se ti alzi…»
Si si, meglio… ah ah, ti
credo eh. Come no, cioè… ti credo, stanne sicuro.
«Grazie Neville, ma se con le buone non funziona,
forse è il caso che ci pensi io…» una voce femminile, ma
che, sfortunatamente per lui, il rosso non aveva immediatamente riconosciuto.
In quel caso avrebbe capito il reale pericolo che stava
correndo.
Il rumore delle tendine del suo letto lo riscosse
leggermente, mentre il sole squarciava il buio in cui era immerso, dandogli
fastidio agli occhi nonostante le palpebre abbassate.
Mugugnò contrariato, tirando su le coperte fino a coprirsi
il volto, e non diede perso a quanto succedeva accanto a lui, ritornando a
concentrarsi sul suo riposo.
Pessimo errore.
Pessimo, pessimo errore.
Fu un attimo.
Prima stava così, avvolto tra le calde ed
accoglienti lenzuola, deciso a non interrompere il proprio riposo… il
secondo dopo era completamente scoperto e bagnato dalla testa ai piedi, con
un’irresistibile voglia di strozzare…
«HERMIONE! SEI IMPAZZITA!» cominciò a
sbraitare il ragazzo, con voce stridula, mentre iniziava a tremare dal freddo.
«Manca un quarto d’ora all’inizio delle
lezioni, così risparmi tempo considerato che il bagno te l’ho
già fatto io, no?» rispose severa lei, impeccabile nella sua
divisa ordinata, le braccia strette sotto il seno e la borsa, già colma
di libri, appoggiata per terra ai suoi piedi.
«Arpia»
«Muoviti lavativo» lo gelò lei con
un’occhiataccia.
Donna impossibile… e tutto perché una volta,
per aspettarli quell’anno, mentre lui stava
ancora riposando ed Harry cercava in maniera fallimentare
di svegliarlo, aveva fatto tardi ad una noiosissima lezione di Erbologia, che lei si impuntava a definire
“spiegazione importantissima e fondamentale”.
«Sicuramente sarà materia per gli esami di quest’anno e probabilmente ci faranno una domanda
anche durante i M.A.G.O. circa questo
argomento» mormorava tra i denti ogni volta che cominciavano a
bisticciare, rinfacciandogli offesa la sua assolutamente
“imperdonabile” colpa.
Uscì dal bagno, la divisa indossata con distratto
disordine, mentre si asciugava i capelli con un panno di spugna.
Hermione lo guardò ancora storto,
rialzandosi dal letto di Harry sul quale aveva preso
posto (non si era minimamente presa la briga di asciugargli il suo…
perfida!) e, severa, con gesti secchi e leggermente rossa in volto (un rossore
che Ron attribuì alla rabbia… certo che
era esagerata eh!), gli abbottonò gli ultimi bottoni della camicia e gli
allacciò la cravatta, più stretta del dovuto.
«Soffoco» mormorò con voce strozzata il
ragazzo mentre, immediatamente, con un dito la allentava.
Hermione intanto prese a guardarsi
nervosamente intorno, alla ricerca di qualcosa.
«Che c’è?» le domandò il
rosso, mentre recuperava i libri per la giornata e li infilava disordinatamente
insieme ad alcune pergamene e ad una piuma tutta spelacchiata nella sua
tracolla.
«Harry…»
rispose semplicemente lei, guardandolo appena per un secondo.
«Cheti importa?» rispose scontroso lui.
«Io… è che… la sua borsa è ancora qui»
spiegò lei, in parte imbarazzata.
Lui la guardò strana, cercando di comprendere, di
capire cosa sarebbe stato meglio fare, mentre lei tornava a ripercorrere con
gli occhi la disordinata stanza.
Infine decise di avvicinarsi al comodino di Harry e al suo baule, scostando leggermente le varie cose
ivi presenti, soffermandosi perplessa su alcuni libri nascosti in fondo ad
esso, distraendosene però appena trovò quello che stava cercando.
«Eccola!» esclamò, sventolando davanti
a sé la Mappa del Malandrino. La guardò poi dubbiosa, facendo
ondeggiare leggermente tra le dita la bacchetta.
«Qual era la formula?» domandò
girandosi verso il ragazzo che era con lei, dopo diversi secondi di silenzio,
in cui aveva tentato di riportarla alla mente.
Ron cominciò a ridere,
scuotendo la testa, mentre si piegava sulle ginocchia, senza far nulla per
nascondere la sua ilarità.
«Non ci posso credere. Ricordi ogni singola formula
mai sentita in questi sei anni, e ti sei scordata quella che io ed Harry pronunciamo forse più spesso?! Incredibile,
allora la tua è proprio una predisposizione genetica che ti impedisce di
contravvenire alle regole!» esclamò il ragazzo, puntando il suo
sguardo chiaro e ridente e vagamente nostalgico in quello scuro e piccato
dell’amica.
«Guarda che in questo anni anche io ho contravvenuto
ad un sacco di regole…» mormorò con un tono infantile e
petulante Hermione.
«Vero anche questo, ma ho come l’impressione
che tu lo faccia solo in casi assolutamente speciali, quando non se ne
può fare a meno, oppure sapendo che, in fondo, anche se ti dovessero scoprire,
finirebbero per giustificarti» la contraddisse lui, mentre finalmente
puntava la sua bacchetta magica sulla Mappa, mormorando la formula che
l’avrebbe attivata.
«Giuro di non avere buone intenzioni»
Dal punto in cui era stato poggiato lo strumento magico
presero a diramarsi linee di tutti i generi, in tutte le direzioni, di un cupo
color inchiostro, che andarono a formare disegni sempre più elaborati,
fino ad arrivare a plasmare la mappa dell’intera scuola.
«Ecco a lei miss…» mormorò Ron, quando la cartina di Hogwats
finì di completarsi.
«Grazie sir… ora se
non le spiace vorrebbe essere così cortese da aiutarmi a cercare Harry Potter tra tutti i cartigli
presenti su questa pergamena? Mancano appena cinque minuti all’inizio
delle lezioni»
«Ancora non ho capito perché ti interessi
tanto trovarlo, considerato non ci vuole neanche parlare. Fosse per me lascerei
perdere» cercò di farle cambiare idea il rosso, beccandosi solo
una semplice occhiata raggelante.
«Zitto e cerca» sussurrò perentoria, e
chi era Ron per disobbedire ad un simile comando?
Si misero a cercare, a leggere ogni cartiglio nel
tentativo di trovare un solo ed unico nome, nel tentativo di trovare Harry.
Ma forse non era destino che fosse così…
«Non c’è…» affermò
dubbioso il rosso.
«Ma che dici, non può non esserci…
cerca meglio» lo rimbrottò Hermione,
continuando nella sua opera, tuttavia anche lei si era accorta di come il nome
“Harry Potter”
sembrasse non apparire sulla pergamena.
No, probabilmente se ne stava in una qualche ala isolata
del castello…
Una sensazione d’ansia ed inquietudine la pervase
lasciandola con il cuore pesante.
«Magari non funziona…» mormorò Ron, per cercare di non farla preoccupare veramente, avendo
notato il suo stato d’animo.
«La mappa ha sempre funzionato» esclamò
sicura lei, rialzandosi e dirigendosi verso il baule del ragazzo, un terribile
sospetto in mente.
Quei libri… e poi, non lo aveva notato prima, ma
c’era anche altro che mancava.
«Hermione…»
«Non trovo la Firebolt ed
il mantello dell’invisibilità» analizzò con gelida
razionalità la Grifondoro.
«M-magari è al
campo da Quidditch. Forse non aveva voglia di fare
lezione oggi e ha deciso di allontanarsi per un po’…»
ipotizzò il ragazzo.
Hermione annuì, più in un
gesto volontario che in maniera sentita.
Rialzò lo sguardo sull’amico, leggendovi lo
stesso terribile sospetto che la stava attanagliando in quel momento: Harry non era più ad Hogwarts.
Harry si calcò il cappuccio
della felpa sulla testa, cercando di nascondere quanto più possibile il
volto mentre, sistemandosi meglio lo zaino che portava sulla schiena insieme
alla sua fedele Firebolt avvolta nel mantello
dell’invisibilità (avrebbe sicuramente destato qualche sospetto un
ragazzo con sulle spalle una ramazza supertecnologica), cercando di non farsi
notare più del dovuto, attraversava il Paiolo Magico, uscendo nel mondo Babbano.
Si guardò intorno, quasi esitante. Però ora
non poteva tornare indietro.
Non poteva.
Sospirò, dirigendosi verso dove sapeva trovarsi la
fermata più vicina della metropolitana.
Doveva raggiungere King’s
Cross. Non era certo Londra la sua meta, e per di più lì era fin
troppo rintracciabile.
Certo, con il Nottetempo sarebbe stato più semplice
e decisamente più veloce spostarsi, ma tempo poche ore e lo avrebbero
sicuramente ritrovato, interrompendo fin troppo presto la sua fuga (se a
trovarlo fosse stato Silente o Voldemort non era
importante in quel momento, considerato rischiava il linciaggio da entrambi,
sebbene in maniera e per motivi decisamente differenti).
Per arrivare aveva potuto tranquillamente prendere quell’autobus, considerato il vantaggio che aveva
visto che nessuno si sarebbe aspettato che fuggisse: giusto quel breve periodo
di tempo che era intercorso tra quando aveva lasciato Hogwarts
e quando si erano accorti che non era più a scuola.
Inoltre la meta era un luogo del mondo magico, e sarebbero
comunque venuti a sapere che era passato per Diagon Alley. Perciò era meglio fare più in fretta
che fosse stato possibile tutto quello.
Ma da quel momento in poi, nessuno avrebbe dovuto sapere
dove si trovasse.
Non doveva lasciare tracce. Niente magia, in alcun modo.
Sorrise vuoto, mentre si confondeva in mezzo a quella
folla informe di gente che percorreva le vie della capitale inglese.
Chissà se tra quelle persone c’era qualche
mago.
Chissà se avrebbe mai immaginato che accanto a lui
stava passando ora Harry Potter,
dopo essere scappato da Hogwarts, da Silente, da
tutto il Mondo Magico, fregandosene di quale era il suo compito, ignorando ogni
sua responsabilità ed il senso di colpa ed il dolore, sempre così
pressanti…
No… decisamente no. Anzi,
probabilmente quando pensava ad “Harry Potter” finiva per essere quasi invidioso,
considerando solo la sua fama, il suo presunto successo… non immaginando
invece come dovesse essere vivere realmente nei suoi panni.
Già… E ora lui era lì, era realmente
fuggito, lo aveva fatto veramente.
Uscire dalla scuola… bhè…
in fondo non era stato poi così complicato.
I passaggi segreti all’interno della scuola da lui
erano ben conosciuti, ed in fondo gli stessi incantesimi della scuola servivano
a proteggerla… non ad ostacolare gli studenti che la frequentavano.
Servivano ad impedire che esterni malintenzionati
entrassero nella scuola, per fare del male ad essa o agli alunni che la
frequentavano.
Non impedivano certo che alcuni tra essi uscissero…
non gli aveva impedito di allontanarsi.
Arrivato ad Hogsmeade, la notte
ancora alta nel cielo, non aveva dovuto far altro che tirare fuori la bacchetta
da una delle tasche del cappotto che indossava (aveva deciso di abbigliarsi
completamente alla babbana… dopotutto con i
maghi i contatti per diverso tempo sarebbero stati limitati quanto più
fosse stato possibile), per richiamare il Nottetempo.
Una volta a Diagon Alley si era recato alla Gringott
ed aveva prelevato dalla sua camera un’ingente quantità di denaro,
cambiandola in valuta babbana.
Certo, era complicato portarsi dietro tutto quel denaro,
ma non poteva fare altrimenti.
Una volta finiti, non sarebbe certo potuto tornare a
riprenderne degli altri.
Quelli gli sarebbero dovuti bastare per tutto il tempo che
avrebbe trascorso nel mondo Babbano. Assolutamente.
Divertente… in fondo la parte più difficile
di tutta quella fuga era stata dover fare attenzione alle domande di Stan Picchetto e alla sua pettegola curiosità.
No, non doveva guardarsi indietro, non pensare a quello
che aveva lasciato.
Il dondolio provocato dal movimento della metropolitana ed
il monotono rumore in sottofondo sembravano volerlo cullare, consolatori.
Non sarebbe stato così difficile non pensare. In
fondo aveva un compito da adempiere, no?
Un’ossessione….
Solo quello era importante… solo quello
«Un biglietto per Oxford, per favore»
Quella mattina l’ufficio di Silente era decisamente
affollato.
La professoressa McGranitt,
seduta su un comodo pouf fatto apparire dal preside,
era bianca come un cencio.
Madama Chips, accanto a lei,
borbottava improperi contro i giovani sconsiderati, con gli occhi vagamente
lucidi, mentre le somministrava un calice pieno di Pozione della Pace, nel
tentativo di farle recuperare un po’ di calma e tranquillità.
Poco più indietro stava ritto in piedi Piton, un espressione in volto che non lasciava trasparire
il benché minimo sentimento, ed osservava torvo Silente, seduto al suo
posto, la testa poggiata sulle mani, l’espressione seria e lo sguardo a
terra, concentrato, in attesa.
Qualche minuto dopo leggere fiamme verdi si alzarono dal
camino presente nell’ufficio, facendo apparire la figura alta di un uomo
abbigliato con un’elegante veste da mago. I capelli neri leggermente
brizzolati indicavano quanto non fosse più giovane, ma neanche troppo
avanti con l’età. Doveva avere una cinquantina d’anni, che
portava comunque decisamente bene. Il fisico snello ed ancora piuttosto
prestante, il nuovo ministro della magia trasmetteva decisamente più
fiducia ed autorità rispetto a Caramell.
«Ho dato l’allarme appena mi hai fatto sapere Albus. Una squadra speciale di agenti fidati sta cercando
tracce della sua magia in ogni angolo d’Inghilterra. Il primo incantesimo
che compierà lo rintracceremo immediatamente» esclamò
l’uomo, con tono certo.
«Grazie Alexander del tuo
interevento tempestivo» mormorò l’anziano preside, rialzando
lo sguardo stanco verso l’uomo e facendogli cenno di prendere posto
davanti a sé.
«C’è altro che possa fare il
ministero?» chiese ancora quella figura.
«Solamente evitare fughe di notizie pericolose. Ti
chiedo unicamente di usare il tuo potere per evitare che La Gazzetta del
Profeta pubblichi questa notizia. Cerchiamo di farla arrivare a Voldemort il più tardi possibile…» disse
semplicemente il vecchio Preside, con un sospiro stanco.
Harry, Harry…
che cosa gli era saltato in mente?
«Si è scoperto il motivo di questa
fuga?» domandò il Ministro.
«Purtroppo no… Nonostante potessimo aspettarci
qualcosa da lui, questo gesto mi ha preso completamente alla sprovvista»
confessò lo stregone.
Le rughe sul suo volto erano accentuate dalla
preoccupazione, dai suoi occhi mancava quel luccichio ammiccante che gli era
tipico, ed in tutta la sua persona appariva decisamente invecchiato in pochi
minuti agli occhi di Alexander Davis.
Uno sbuffo proveniente dal camino richiamò
l’attenzione del gruppo, mentre da esso spuntava un volto
“sconosciuto”.
«Shackelbolt, cosa
c’è?» chiese con tono autoritario il Ministro, rialzandosi
in piedi ed avvicinandosi alla fonte di comunicazione.
«Signor Ministro, è stata trovata una traccia
di Potter. Sembrerebbe si sia diretto con il
Nottetempo a Diagon Alley,
e qui abbia prelevato un’ingente somma di denaro, cambiandola in valuta Babbana . Da qui poi non vi sono tracce, ma possiamo
ipotizzare si sia diretto verso la Londra non magica» spiegò
l’uomo, incolore.
Il Ministro annuì scuro in volto «E’
tutto? Non siete in gradi di tracciare il percorso compiuto dal ragazzo dal
momento in cui è uscito dalla Gringott?»
«Purtroppo ancora no, ma alcuni esperti dei rapporti
con i babbani
si stanno occupando della ricerca di informazioni tra di essi»
«Capisco… – sospirò Alexander – ottimo lavoro Shacklebolt»
«Grazie signor Ministro… le devo comunicare anche
che la starebbero cercando i responsabili della sezione cooperazione
internazionale…» aggiunse l’uomo con un tono che lasciava
trasparire come ci fossero dei problemi, scomparendo subito dopo dal camino con un leggero Puff!
Alexander si voltò verso Silente,
congedandosi con poche parole, prima di sparire anche lui da esso, accigliato.
Per un attimo seguì un pesante silenzio, mentre
tutti ripensavano, sebbene ognuno in maniera diversa, a quanto era stato
discusso e scoperto poc’anzi.
«Albus… dove
sarà diretto?» domandò la McGranitt,
ormai autodominatasi. Solo gli occhi rossi e gonfi ed
il leggero tremore del petto erano rimasti a testimonianza del profondo
turbamento che l’aveva colta alla scoperta di quanto occorso.
Uno studente… un Gryffindor…
un ragazzo posto sotto la sua custodia…
Non poteva non sentirsi colpevole, in qualche assurdo modo
responsabile.
Miriadi di se vagavano nella sua testa… cose che
avrebbe potuto fare e che forse avrebbero evitato l’accadere di simili
eventi. Ma si sa… i se non sono mai realmente serviti a nessuno, e la McGranitt era una donna troppo colta e troppo intelligente
per indugiare eccessivamente su simili questioni.
L’anziano stregone scosse la testa, in un segno di
diniego «Non lo so Minerva… francamente non ne ho alcuna
idea»
Era sconfortante osservare in quel momento le condizioni
in cui si trovava il Preside. Il peso degli anni, delle sue delusioni, dei suoi
fallimenti tra cui questo appariva quasi il più evidente, sembravano
gravare come non mai sulle sue spalle fragili.
Si, assolutamente sconfortante.
«Magari i suoi amici sanno qualcosa!»
provò Madama Chips.
«Purtroppo no Poppy…
il Signor Weasley e la signorina Granger
ne sono rimasti altrettanto
sorpresi e preoccupati» spiegò Silente, volgendosi poi vero
Piton «Severus, nelle
tue lezioni di Occlumanzia per caso hai osservato dei
pensieri di Harry che potrebbero aiutarci a
capire?» chiese.
«Potter ultimamente era
decisamente migliorato, sarebbe dovuto essere solo questo a mettermi in
allerta. Purtroppo, oltre a pochi ricordi infantili, tendeva a riportare alla
mente la morte di Black» spiegò con il suo tono di voce mellifluo
e carezzevole il professore di Pozioni.
Silente annuì piano, pensieroso. Si,
immaginabile… immaginabile…
«Preside, se l’Oscuro Signore dovesse chiedermi
informazioni come dovrei comportarmi?» aggiunse serio l’untuoso
uomo, dopo diversi secondi in cui il silenzio era tornato a governare sovrano.
Silente sospirò, prima di puntare gli occhi ceruli
in quelli petrolio di Piton «Gli dirai quanto
già si vocifera per i corridoi della scuola… Io non ti ho messo a
parte di nulla, non sai se sia una mia mossa e si tratti realmente di una
fuga»
Severus annuì, con la sua
espressione arcigna in volto mentre, con un leggero segno della testa, si
congedava, allontanandosi dall’ufficio in un fruscio di vesti nere,
seguito poi dalle due donne, preoccupate, che presero a ragionare della
situazione tra di loro.
Rimasto solo, Silente si alzò, volgendosi verso uno
dei cassetti presenti nella stanza.
Lo aprì, tirandone fuori un tomo dalla copertina
spessa di pelle nera.
“Strumenti di
tortura al tempo dell’Inquisizione – usi e confronto con quelli
magici”
Lo fece aprire, e cominciò ad osservare per
l’ennesima volta la pagina che gli capitò davanti, la più
letta e sfogliata nell’ultimo periodo.
Una tra le forme
più “sofisticate” dell’era antica per quanto concerne
l’esilio, è quella attraverso un arco di pietra, chiuso da una
tenda nera, oggi definito “Velo della morte” in quanto ipotesi
accreditate dicono non si tratti altro che di un passaggio verso il regno dei
morti.
La struttura, oggi
conservata a quel che si dice nelle segrete dell’Ufficio Misteri, al
Ministero, sembrerebbe risalire al periodo del popolo Celtico, o forse ancora
prima. Alcune fonti lo datano nello stesso periodo di Sthonenge.
Sembrerebbe si
trattasse di una delle pratiche peggiori. Testimonianze di persone tornate
indietro (si dice infatti un tempo esistesse un incantesimo per riportare nel
mondo reale i condannati, oggi forse andato perduto) raccontano di un luogo
nefasto, oscuro, in cui le menti rischiano di perdersi, di impazzire, le anime
di coloro che non sono ancora destinati a quel luogo possono addirittura
sgretolarsi tanta è la pena, il dolore e la sofferenza a cui si viene
sottoposti. Un luogo terribile…
Oh Harry… i morti non
possono tornare… non possono…
«E così non è più a scuola la
nostra piccola preda…» mormorò la mortifera figura mentre
scostava le tende da una delle finestre e puntava i suoi occhi sanguigni sul tetro
paesaggio che si estendeva al di fuori di essa.
Una landa buia ed isolata, nuvole nere e mare in tempesta
le uniche cose visibili all’orizzonte, mentre il rombo delle onde e di
fulmini permeavano l’aria.
Un clima creato con la magia, plasmato dalla sua arte
sapiente, dominato dalla sua insuperabile potenza.
Perché lui era in grado di fare tutto,
perché lui ne aveva il potere.
«Ma se non è a scuola…
dov’è?» continuò, con tono di voce pacato, quasi
casuale, eppur gelido, puntando il suo sguardo verso un angolo della stanza.
Un angolo buio, in cui era appena visibile una figurina
rannicchiata a terra, quasi fosse stato un sacco di stracci.
Un mugugno spaventato scappò a quella figura, che
tentò inutilmente di spingersi ancor più contro il muro quando
gli occhi carmini dell’”uomo” si puntarono su di lei.
Ella era considerata una creatura oscura, eppure ora si
chiedeva chi tra i due fosse realmente da considerare in quel modo.
Voldemort si avvicinò lentamente con
passo cadenzato e silenzioso, il mantello inverosimilmente immobile intorno al
suo corpo, gli occhi che brillavano rossi di insano divertimento.
Rimase in piedi, per diversi secondi a fissarla.
Secondi eterni.
Rabbrividì, sentendo il terrore invaderla, farle
gelare il sangue, inabissarla come un’orda in piena.
Era una sensazione così sconvolgente per lei,
algida e fredda creature in ogni sua più intima parte.
Lei era uno spirito gelato nel dolore!E… non avrebbe
dovuto neanche sapere cosa fosse la paura. Faceva male, le sconquassava
l’anima, gliela straziava.
Sentimenti che lei non possedeva, che non le erano
propri… non più ormai. Solo brama e disinteresse avrebbero dovuto
caratterizzarla, ed invece era tutto così angosciante.
«Mi piace istillare la paura negli altri –
ruppe l’opprimente silenzio l’Oscuro Signore – si resta
schiavi di essa… si resta schiavi di me.» un sibilo che sembrava
perforare i timpani, un brillio di brama nello sguardo serpentino.
E lei capì… era stato lui a metterle
nell’animo tutto quello che stava provando, era stato lui a pervertire la
sua natura. Era stato lui a ridarle i sentimenti che aveva perso al momento
della sua rinascita.
Rimase senza fiato e tremante quando Colui-che-non-deve-essere-nominato
si piegò sulle ginocchia ed inclinando leggermente il capo, un ghigno
malevolo in volto, le chiese nuovamente dove si trovasse Harry
Potter.
«N-non lo so…»
rispose lei, con voce rotta. Si affretto a continuare quando notò lo
sguardo dell’Oscuro indurirsi «I-io
avverto che non è più a scuola, loro lo mormorano nei corridoi,
io lo sento nell’aria…» spiegò la donna.
«Trovalo» ordinò secco ed imperioso il
mago.
«Mi tiene fuori… non si fa trovare. Non VUOLE
essere trovato» cercò di giustificarsi lei… troppo tardi si
rese conto dell’immenso errore che stava commettendo.
«Oh, mia piccola Dama, mia piccola dolce
creatura… non mi importa – affermò lui, con voce carezzevolmente spaventosa – Tu lo troverai»
alzò una mano, lisciandole la pelle candida del volto, scendendo lungo
il collo in punta di dita, fino a percorrerle il braccio, fermandosi ad
afferrarle il gomito, con forza, stringendoglielo.
Le scappò un gemito, sentendo il tocco caldo di lui
sulla sua pelle gelida.
Bollente… come se fosse…
«Ahhhh!!» un urlo si
propagò nell’aria, un urlo di dolore puro, gli occhi chiari della
ragazza, pieni di lacrime, si puntavano terrorizzati sulla presa ferrea
dell’uomo, mentre il fuoco sembrava propagarsi da quella mano dalle dita
lunghe e sottili bruciandola dal braccio per tutto il corpo, fino al suo
spirito.
Il fuoco, il fuoco!
«Lo troverai? Mia piccola Dama, lo troverai?!»
domandò l’essere maligno, usando un tono quasi bonario, calmo,
perfidamente rilassato, guardandola come se nulla stesse avvenendo, come se non
la stesse facendo soffrire in maniera atroce.
«Si, si, SI!» urlò lei, con quanto
fiato aveva in gola.
Tutto… avrebbe fatto di tutto perché quello
che stava subendo avesse termine.
Ed il dolore smise, l’abbandonò, come se non
fosse mai esistito, lasciandole come ricordo di sé solo distruzione e
pianto.
Voldemort si rimise in piedi,
allontanandosi, non prestandole più la benché minima attenzione.
Aveva già ottenuto quanto gli interessava.
La creatura oscura si rimise faticosamente in piedi,
tenendosi il braccio completamente ustionato, ed allontanandosi velocemente da
quella stanza di perversione, di dolore, di morte.
Lo avrebbe trovato… questo era certo. Non
perché glielo aveva comandato quell’essere,
ma perché Harry, il dolce, fragile, triste Harry era la SUA preda, la sua anima come la propria anima.
Perché loro erano uguali, e non avrebbe più
potuto fare a meno di lui, finché non lo avesse avuto.
Finché non avesse posto fine al suo dolore.
TCB…
*i
lettori (quelli sopravvissuti ^^;) ibernati da mesi di attesa guardano Marcycas e Lady con fare omicida… molto omicida*
Non perdo
neanche tempo a domandare scusa. ç_________ç so di essere
imperdonabile, ma mi sbrigo a rispondere a tutti e non mi perdo in sproloqui inutili,
così pubblico prima della mezzanotte ^^; e sembra ho pubblicato un
giorno prima.
Solo una
cosa… vi piace il mio Voldie? E… ah ah…
chi sarà mai la creatura a fine chap? E…
che vuole dire?? [cattiva cattiva cattiva
che sono!! *-*]
Desdeus: Sono
contenta ti piaccia Harry, anche se ora non si sta
comportando molto bene.
Delfinocurioso:
guarda, anche a me cm la Row ha trattato il “dolore”
di Harry non è piaciuto poi troppo. Lo ha
superato praticamente subito. Per un ragazzo che neanche due settimane prima si
sentiva l’assoluto responsabile ed era assolutamente disperato per la
profezia, il tutto si risolve troppo tranquillamente per me. Ma la mia è
solo la modesta opinione di una modesta fan ^^;
Tonkseremus4ever: bhè,
i pareri contrastanti son sempre stimolanti, e logico
che lo prenda in considerazione! Non son mica domande
da fare! Mmmmh… si, Harry
sbaglia profondamente in tutto nella mia ff. Sono errori comportati dal dolore,
mai detto faccia bene. ^^; Per Silente dispiace moltissimo anche a me, ma non
riesco a vedere Harry subito tranquillo a quel modo. Mi
sono immedesimata in lui ed ho pensato “E se fosse successo a me?” e
questo è il risultato. Riesco a vedere solo oscurità per Harry ora… ma mica per sempre ^_-
Anduril: Ecco
qui… si capisce perfettamente che è successo alla fine dello
scorso, e ci sono anche novità belline… :p che ne dici?
Ryta Holmes: *ci dispiace informare la gentile amica che siamo
espatriate per il Bras- (Marcycas
molla un ceffone sulla nuca a Lady “Ma sei deficiente? Le dici pure dove
siamo dirette??”)ato! Siamo espatriate in
brasato… emh… ^^;* Davvero dici sta
venendo su un piccolo gioiellino?? *-* cmq… Voldie?? :p che ne
dici?? Sappi è lui, ti basti sapere questo (capisci il mio criptato?? :p)… Ed ora gentilmente niente più
immagini inquietanti, sento lesa la mia maesta!
><
Hele_Mary: Avete
capito che intendevo nell’ultima frase? Eh eh…
:p Herm e Ron… bhè… l’hanno presa male. La fuga dopo il
litigio. ç_ç poveri
Grazie! A
tutti coloro che hanno commentato! ^_^
Grazie
anche a coloro che leggono solo, continuo sempre a sperare in un segno del
vostro passaggio!
Sperando
di risentirci presto…
Marcycas – the Lady of Darkness
Nota al 31/07/2014: Se voleste leggere altro scritto da me, ho pubblicato un libro a quattro mani che potrete trovare a questo link http://www.amazon.it/Guilty-Pleasure-Ludovica-Valle-Marcella-ebook/dp/B00K37549M. Dateci un'occhiata mi raccomando!