Where is my heart?
Now I know I will never love you,
I’m a man without a heart,
I’m not allowed to feel human feelings
I’m king of the land, I’m a ruler of seas,
I’d give it away in a moment.
If I only had one moment.
I’d give a kingdom
For one more day as a king of your world
I’d give a kingdom, if I had a heart.
[Kingdom for a heart – Sonata Arctica]
L’arma cadde a terra con un sonoro tonfo, rimbombando nel silenzio creatosi dopo la battaglia. Nell’aria fremevano ancora l’impeto e la rabbia dei due sfidanti, mossi entrambi da motivazioni differenti e destini diversi: mentre uno dovrà andare avanti e mettere la parola fine a tutta questa commedia, l’altro cadrà in battaglia dopo aver lottato per la causa in cui credeva. Sparirà dalla scena come una semplice comparsa, lasciando il posto al vero protagonista.
Questa sarebbe stata la sua fine: la fine del Mago Che Danza Sulla Luna, del numero VII. Saix. Eppure, nonostante si fosse figurato da tempo la sua morte, non riusciva ad accettarla, non più. Non per mano di uno sciocco moccioso che agitava la sua Keyblade senza una precisa logica, colpendo il bersaglio anche se non sapeva dove si trovasse. Era stato fortunato, tutto qui. Ma non era questo il vero motivo per cui non riusciva ad accettare il corso degli eventi.
Semplicemente, non voleva crederci. Era così semplice.
Sentì le gambe cedergli, non più in grado di sostenere il peso del suo corpo. Cercò ugualmente di restare in piedi per non tradire il suo orgoglio di guerriero: odiava essere compiaciuto un attimo prima di morire. Sarebbe stato così patetico. Con le ultime forze che gli restavano, voltò le spalle a Sora e si trascinò a passi pesanti fino alla vetrata, dove l’immagine del Kingdom Hearts riluceva in tutta la sua bellezza e maestosità. In altri momenti avrebbe pensato che fosse bellissimo, ma adesso la sua presenza sembrava una beffa: per tutto questo tempo non avevano fatto altro che “raccogliere cuori” per completarlo, ma alla fine erano serviti i loro sforzi?
Tutta l’Organizzazione si stava
sgretolando e ogni membro era caduto in battaglia, come lui, lasciando Xemnas
da solo: il loro sogno cadeva a pezzi come un castello di carte. Che triste e
ironica fine.
Forse, se avesse avuto un cuore,
in quel momento avrebbe dovuto provare dolore e rabbia, una furia cieca e
disumana verso il suo nemico; invece sentiva solo una profonda amarezza verso
se stesso e il suo sciocco desiderio. Illusorio e falso. Se prima ci credeva
veramente, ora non era lo stesso.
Sentiva il respiro affannato
dell’eroe del Keyblade dietro le sue spalle, i muscoli tesi in attesa di un
prossimo attacco improvviso anche se ormai l’esito dello scontro era stato
deciso fin dall’inizio. Sorrise ironico dentro di sé, pensando al volto
sollevato del ragazzo dopo aver visto svanire il suo nemico e, subito dopo,
all’ansia che attanaglierà il suo cuore ricordandosi che la vera battaglia
doveva ancora cominciare. Eppure, perfino quella era già prestabilita:
avrebbero perso e la luce avrebbe regnato incontrastata sull’oscurità. Era
tutto finito.
Ma in fondo non gli importava.
Era andato avanti mosso da una
flebile speranza e ormai non aveva più niente per continuare a vivere: ogni
cosa l’aveva persa nel momento in cui era diventato un Nessuno, insieme al suo
cuore. Adesso, però, era pronto ad arrendersi completamente, senza reagire.
Sentiva le forze che lo stavano abbandonando sempre di più e avvertiva
l’oscurità che stava lentamente inglobando ciò che restava del suo corpo; fra
poco sarebbe scomparso nel buio da cui proveniva e da cui era stato tratto in
salvo, senza lasciare alcuna traccia di sé.
Ecco, la vedeva. Macchie nere
circondava il suo corpo e ricoprivano con lentezza quasi voluta le sue gambe,
le sue braccia…
Sto perdendo pezzi, pensò
ironicamente.
Alzò lo sguardo rassegnato ed
esausto verso il Kingdom Hearts, desiderando di stamparsi nella mente
quell’immagine che si sarebbe portato anche dopo la morte. Con le ultime forze
rimaste, alzò il braccio tremante che non era ancora del tutto scomparso,
trattenendo a stento un gemito di dolore. Aprì la mano cercando ingenuamente di
afferrare il suo cuore, come un ultimo atto disperato prima di abbandonarsi al
sonno eterno.
“Kingdom Hearts… Dov’è il mio cuore?”
Le sue parole sembravano un
debole e fiacco sussurro indirizzato solo a se stesso: sapeva che la sua
preghiera non sarebbe mai giunta ad alcun orecchio, tantomeno al Regno di
Cuori. Sentì la gola secca e il respiro farsi sempre più rarefatto. Ormai
mancava poco. Si preparò a svanire…
Quando poi la vide. Lei.
Comparve come una visione davanti ai suoi occhi piacevolmente sorpresi.
L’immagine di lei comparve nella
sua mente con una violenza quasi dolorosa. La vedeva chiaramente: i lunghi
capelli neri ricadevano dolcemente dietro la schiena, gli occhi scarlatti
brillavano del forte desiderio di libertà e tutta la sua figura era illuminata
dalla fugace luce del tramonto. Furia del Crepuscolo, questo era il suo titolo,
il più adatto per una come lei. Era questo il ricordo che conservava, quello
più vivo della sua vita di Nessuno, il ricordo di lei non nell’ultimo atto
della sua storia, avvolta dalle fiamme del suo Inferno. Ma nel momento in cui
mostrava tutta la sua magnificenza.
Tutto questo durò solo un attimo,
ma fu di quell’attimo che si beò per gli ultimi secondi di vita, rendendo la
fine meno dolorosa. Perfino lei era scomparsa, in modo improvviso e crudele, ma
era riuscita a ottenere ciò che desiderava: la libertà. Come lui, aveva
combattuto per rendere realizzabile il suo sogno ma l’esito era stato diverso
per entrambi; almeno, erano accomunati dallo stesso destino di morte.
Sorrise a se stesso e una strana
serenità si impadronì di lui. Non la rabbia, non il disonore annebbiavano la
sua mente: c’era solo lei che la occupava, l’ultimo ricordo a cui faticava
credere. Talvolta si ricorda solo quello che non è mai accaduto.
Sussurrò un’unica parola e chiuse
gli occhi, abbandonandosi al freddo abbraccio di un sonno che lo avrebbe
ricongiunto a lei e che, finalmente, gli avrebbe donato la pace. Spirò e il suo
corpo svanì nell’oscurità. Stavolta per sempre.
E morì così, con il nome
dell’amata sulle labbra e la pace in un cuore che non possedeva. O di cui aveva
sempre ignorato l’esistenza. Solo lei, unica luce nell’oscurità del suo animo,
gli aveva donato una speranza e una ragione per continuare la sua non-vita,
fino al compimento dell’ultimo atto della sua misera esistenza.
Ecco, adesso ho
finito veramente. E sono soddisfatta. E commossa.
Non avrei mai
pensato di arrivare fino a questo punto, ovvero a concludere una storia. Con
questo capitolo metto la parola fine alle avventure di Lux: o forse questo è
solo l’inizio. Come avevo accennato, ho intenzione di scrivere un’altra storia
che però parlerà della vita precedente della “vera” Lux e di Daimon-Nox. Come
avrete già intuito, gli ambienti saranno quelli di Birth By Sleep e i
personaggi più o meno li stessi, ad eccezione dei protagonisti Terra, Ventus e
Aqua e del secondo “cattivo” Vanitas. Però Xehanort, mi dispiace ammetterlo,
c’è ancora!
Quando ho scritto
questo capitolo speciale, lo 00, mi è venuto da piangere ripensando agli ultimi
secondi di vita del numero VII: la sua morte era così commovente! Spero di non
aver stravolto troppo i suoi pensieri e la sua personalità… So che è un
personaggio serio e freddo, ma ho provato a immaginarlo in situazioni simili a
quelle di Axel e Roxas e mi è venuto in mente così… Mi scuso se ho frainteso.
Vabbè, meglio
concludere qui. Ringrazio tutti coloro che hanno continuato la lettura di
questa fiction e che hanno commentato: lettore 01, CliceXia, LarcheeX,
Exodd, AtenaBrightEyes, Francy_Xemnas, _Nick_.
Grazie di cuore a
tutti!
Violet 95