L’aveva detto davvero. Il dottor Totto aveva veramente detto di aver trovato una soluzione per salvare Gaya senza uccidere Eiko. Le due ragazze che erano con lui non riuscivano a crederci. Com’era possibile? Qual’era l’idea? Qual’era il piano? La prima a dire qualcosa fu Beatrix:
“Avete
trovato una soluzione? Davvero? Non ci posso credere! Qual è
dottor Totto?”
“Come ho
potuto non pensarci prima? Sono stato davvero uno stolto! Ho
permesso a Steiner e Gidan di andare a combattere contro Eiko. Come ho
potuto
farle questo? Sono stato davvero stupido a non rendermene conto prima.
Potrai
mai perdonarmi Eiko?”
“Dottor
Totto ci dica qual è la vostra soluzione!”
“Garnet,
aspetta! Ho permesso che quei due combattessero la ragazza.
Come ho potuto permetterlo? Potrebbe essere già troppo tardi
per lei. Non mi
perdonerei mai se lei fosse morta. Perché non ci ho pensato
prima? Spiegatemi
perché!”
“Come
possiamo spiegarvelo se non ci dite la vostra idea!”
“Se
insistete Beatrix, ve la dirò! Gli spiriti
d’invocazione che hanno
avuto Garnet ed Eiko erano coloro risvegliati e gli ultimi rimasti in
vita ma
c’è uno spirito d’invocazione che riposa
nei meandri di Gaya. Ho letto della
sua esistenza anni fa, ancor prima che Garnet nascesse. Prima ancora
che Brahne
rimanesse incinta e prima ancora che i genitori della vera Garnet
decidessero
di avere un figlio o una figlia.”
“Ci dica
tutto dottor Totto! Non abbiamo molto tempo.”
“Sì,
certo! Perdonate un povero vecchio. C’è
un’invocazione che riposa
nei meandri di Gaya fin quando non viene invocato da un potere
incredibile.”
“In che
senso da un potere incredibile?”
“Intendo
la fine del mondo! Cioè quella che sta avvenendo adesso.
Tutta
la faccenda della Pietra Paesina, insomma. Questa pietra crea un enorme
potere
e dopo aver distrutto ogni singola forma di vita di questo pianeta,
l’invocazione fuoriesce dalla terra e sigilla la pietra. Il
sigillo della
pietra lo conosciamo molto bene. Tutte le invocazioni devono morire per
poter
sciogliere il sigillo.”
“Ok! Ma
questo che cosa ha a che fare con noi?”
“Dobbiamo
creare un potere tale da richiamare l’attenzione
dell’invocazione. Ed esiste solo un modo per far si che
avvenga.”
“Quale
sarebbe il modo?”
“Beatrix,
vi ho detto il nome dell’invocazione?”
“No, credo
vi sia sfuggito di mente.”
“Oh la
vecchiaia si fa sentire sempre di più. Il nome
dell’invocazione
è Memoria.”
“Memoria?
“Sì,
Garnet! Memoria! Che c’è di strano in
questo?”
“Non so ma
appena avete detto questo nome ho avuto un nodo allo
stomaco. Non ha niente a che fare con il Luogo dei Ricordi,
vero?”
“In
realtà sì! Memoria è stata colei a
creare quel mondo poiché
desiderava ardentemente seguire la vita di ogni singolo essere vivente
che si
trovava sulla sua terra o in altri pianeti. Si narra che non voleva
farsi
vedere in pubblico perché aveva un certo timore a farsi
conoscere da tutti gli
abitanti. Aveva per ciò creato dei discepoli che avrebbero
aiutato le sue
creazioni nei giorni quotidiani e che avrebbe raccontato loro le sue
gesta.
Quel libro si trovava nei sotterranei di Alexandria insieme ad un
cadavere. Era
morto poiché non aveva mangiato e bevuto per tempo. A quel
tempo i sotterranei
non venivano utilizzati poiché il vecchio re di Alexandria
aveva la sensazione
che si potessero trovare delle bestie che avrebbero potuto colpire i
soldati.
Fu vostro padre adottivo, Garnet, che riaprì le porte dei
sotterranei e lì
trovammo il cadavere. Era scritto in una lingua davvero antica ma per
fortuna
avevo già letto degli scritti di quella lingua.”
“Ma tutto
ciò che cosa ha a che fare con noi?”
“Scusatemi
se non vi ho ancora spiegato niente. Mi lascio trasportare
dai ricordi e non dico mai ciò che devo dire. Allora si
narra che per
richiedere l’attenzione di Memoria bisogna invocare il
proprio passato e i
propri ricordi. Bisogna che un gruppo davvero forte pensi a qualcosa di
passato, ad un momento in particolare. Quando erano felici o cose del
genere.
Il libro non era molto specifico sul modo in cui riportare tra noi
Memoria.”
“Cioè
noi dovremmo pensare a qualcosa di vecchio?”
“Più
o meno sì. Dobbiamo pensare ad un momento in cui eravamo
veramente
felice e dove desideravamo che durasse per sempre.”
“Dove
dovremmo farlo esattamente?”
“Credo
dovremmo farlo tutti insieme da qualsiasi parte ma dobbiamo
restare uniti. Tutti quanti!”
“Sarà
piuttosto difficile convincere Eiko dato che lei è la
creatrice
della fine del mondo. Quindi cosa facciamo?”
“Dobbiamo
andare da Eiko?”
“Esatto
Beatrix! Dobbiamo andare da Eiko, Gidan e Steiner. Poi dovremmo
trovare anche Freija e Amarant ma per il momento Eiko è il
problema più grande.
Se convinciamo lei, convinceremo anche gli altri.”
“Beh avete
ragione Dottor Totto! Come al solito!”
“Oh
Beatrix, non c’è bisogno di tutte queste lusinghe.
Mi farete
arrossire!”
“Suvvia,
Dottor Totto! Ve le meritate e vi meritate anche di
più.”
“Adesso
andiamo!”
“Sì,
avete ragione Garnet. Sbrighiamoci!”
Detto questi i tre andarono via da Toleno e andarono tramite il Gargant ad Alexandria. Quella povera bestia selvatica era stata usata più volte in quel giorno che in quegli anni dopo la sconfitta di Trivia. Quando arrivarono ad Alexandria, Garnet chiese ad una delle guardie di sicurezza:
“Dove sono
andati Gidan, Steiner e gli eserciti?”
“Sono
andati al porto! E’ tutto ghiacciato lì.
E’ una cosa incredibile,
non ho mai visto qualcosa di più meraviglioso di
quello!”
“Grazie
per le informazioni importanti e per quelle superflue. Adesso
andiamo!”
Disse Garnet freddamente e poi i tre
si recarono al porto.
Era davvero tutto ghiacciato ed era davvero incredibile. Nessuno
avrebbe mai
potuto vedere qualcosa di più splendido di quella landa
ghiacciata. Intanto nel
campo di battaglia Gidan, Eiko, Freija e Amarant si trovavano uno
contro
l’altro. L’arrivo degli ultimi due era davvero
inaspettato. Per quale motivo si
trovavano lì quei due. Che cosa li aveva spinti a
raggiungere quella guerra?
Per quale motivo? Il mercenario non sapeva neanche che ci sarebbe stata
una
guerra. Che ci facevano lì e come avevano capito che si
trovavano lì? Eiko
gentilmente lanciò anche a quei due Levita in modo che tutti
e quattro
potessero combattere senza provocare danni o essere interrotti dal
combattimento di sotto. Parlando di quest’ultimo la
situazione era davvero tragica.
Gli umani combattevano con tutte le loro forze e non riuscivano a
sopraffare
gli abitanti di Esto Gaza nonostante fossero in numero minore. I
cittadini del
Continente Isolato erano in grado di rigenerarsi dato che avevano le
anime
degli altri morti che non avevano trovato pace. Quelle anime entravano
nei
corpi esanimi di quei morti viventi facendoli così
ricombattere. Era un circolo
continuo. Uno dei soldati di Alexandria, uno dei più
promettenti, aveva ucciso
la stessa persona già per quattro volte e stava per
ricombatterci. Oramai aveva
perso la speranza di riuscire a sconfiggerlo. Sembrava che ritornasse
sempre in
vita. Era davvero una cosa impossibile. Le loro speranze stavano pian
piano
svanendo e presto non avrebbero avuto neanche più la forza
di lottare. Era
davvero estenuante per loro mentre per l’esercito rivale era
una passeggiata.
Le spade e le lance colpivano da tutte le parti e non si riusciva a
capire più
niente in quel caos. Il combattimento tra i quattro non era ancora
iniziato. Si
stavano ancora guardando. Meglio dire scrutando. Avevano combattuto
insieme per
molto tempo ma non avevano mai combattuto contro a parte per Gidan e
Amarant.
Ma erano passati anni e tutti si erano allenati ed erano diventati
molto più
forti di quanto lo erano cinque anni prima. Era da un paio di minuti
che quei
quattro si fissavano. Quando avevano intenzione di cominciare a
combattere?
Tutti presero un respiro contemporaneamente ed entrambi si lanciarono
all’attacco allo stesso tempo. Le loro armi si toccarono e
rimasero fermi per
dei secondi fin quando un fulmine non colpì il punto
d’incontro delle quattro
armi provocando un’esplosione facendo volare lontano i
quattro guerrieri.
Mentre quello successe nel campo di battaglia ci fu un secondo di
pausa. Tutto
si era fermato all’improvviso. Tutto quel caos era
magicamente scomparso e
adesso non restava altro che silenzio e morte. C’erano
così tanto soldati a
terra feriti gravemente o morti. Tra questi c’era anche
Steiner, era lì a terra
incapace di muoversi. Capace solo di sentire un dolore atroce,
così atroce da
fargli desiderare la morte. Era così sofferente e nonostante
volesse aiuto non
lo chiese. Non poteva distrarre i suoi compagni. Lui non era
più importante
della guerra. Avrebbe dovuto lasciare i suoi compagni combattere e lui
avrebbe
dovuto aspettare la sua fine in silenzio. In quell’attimo di
stasi tutti i
soldati poterono ammirare le loro perdite. Era davvero una cosa
incredibile.
Com’erano giunti ad un tale massacro? C’erano
così tanti cadaveri e alcuni erano
anche ammassati. Era un qualcosa di incredibilmente macabro e triste.
Come
avevano potuto permettere tali spargimenti di sangue? Come avevano
permesso che
tutto ciò accedesse? Che fine aveva fatto
quell’aria di pace che si respirava
due giorni prima? Che cos’era successo in quelle 48 ore? Che
cosa era successo
di cui non si erano accorti? Così tante domande ma neanche
una singola
risposta. Quando i quattro guerrieri si rialzarono, la guerra riprese
ed altre
persone cominciarono a perdere la vita. Finalmente anche alcuni
cittadini di
Esto Gaza stavano finalmente cadendo e non si rialzavano
più. Passando al
combattimento tra quattro dei più valorosi combattenti al
mondo la situazione
stava per diventare davvero cruenta. Ed ecco che le coppie si
schierarono.
Gidan contro Eiko. Freija contro Amarant. Di certo non mancavano gli
scambi di
avversari, solo Eiko e Freija non combatterono mai contro. Erano le
sole amiche
che erano rimaste nel tempo. Non si conoscevano benissimo ma almeno
erano
amiche e non si odiavano. Le danze erano iniziate. Ecco che la
draghiera si
scagliò con tutta la forza contro il mercenario ferendolo al
braccio destro
provocandogli una fuoriuscita di sangue non indifferente. Per tutta
risposta
l’uomo la colpì con i suoi artigli al petto. Non
era riuscito ad affondarli
poiché Freija era riuscita ad indietreggiare al momento
giusto. Erano uscite
solo delle gocce di sangue e poi il suo abito si rovinò. I
suoi graffi non
erano niente a confronto con la ferita che aveva provocato ad Amarant.
Quella
si che faceva male. Davvero molto male. Gli altri due invece erano a
parità.
Nessuno superava l’altro. Le loro abilità erano
davvero incredibili e ad ogni
colpo di uno l’altro lo evitava o lo bloccava e viceversa.
Sembrava che le loro
abilità si eguagliassero e fossero due stili completamente
differenti che si
completavano. Nonostante i loro talenti nelle armi fossero uguali, Eiko
era in
vantaggio a causa del suo potere magico. Infatti, ogni volta che poteva
lanciava Sancta. Era diventata davvero una magia molto usata in quei
giorni.
Non faceva altro che utilizzarla. Non era mai riuscita a colpirlo
totalmente ma
qualche volta di striscio. Aveva provocato solo delle bruciature al
biondino ma
niente di che. Riusciva a combattere allo stesso livello, anche se
sembrava
diventare sempre più abile. Ma la stessa reazione era quella
della sciamana,
che aumentava le sue abilità ogni volta che le aumentava lo
Jenoma. I soldati
cominciavano a perdere le loro forze. Non riuscivano più a
combattere e con
tutto il dolore che avevano subito non riuscivano più a
vivere. La battaglia
non era ancora finita ma la loro vita sì. Le loro emozioni
erano finite. La
loro umanità era finita. La loro personalità era
finita. Loro erano finiti.
Erano vuoti. Avevano visto così tanto dolore da non poterne
sopportare più. Non
sentivano più niente. Erano diventati impassibili. Erano
diventati degli automi
che non provavano niente. Si muovevano e combattevano poiché
dovevano ma non
facevano più niente mettendo passione o determinazione. Si
muovevano quasi come
se fossero controllati. Erano come delle marionette. Era davvero una
cosa
davvero straziante da vedere. Una cosa del genere non si era mai vista
nel
mondo di Gaya. Erano pochi i soldati che riuscivano ancora a sentire
qualcosa.
Era davvero incredibile come quella battaglia fosse stata
così cruenta. Una
cosa del genere strazierebbe chiunque, persino la persona
più fredda in tutto
l’universo. Vedere quei cadaveri lì,
all’aperto senza una degna fine. Lì
immobili, in un lago di sangue ad aspettare che i corvi giungessero a
cibarsi
di loro. Che brutta fine per loro. Che non c’entravano niente
riguardo a tutto
quello che stava succedendo. Loro erano solo delle vittime da
sacrificare.
Coloro che avevano generato tutto ciò erano Eiko e Gidan.
Erano stati i
creatori di tutta quella battaglia che non aveva alcun bisogno di
esistere. Non
avrebbero mai raggiunto niente combattendo quella battaglia. Non aveva
alcun
senso tutto quello scontro. Cosa avrebbero mai ottenuto dalle proprie
morti?
Felicità? Orgoglio? Dignità? Compiacenza? No!
Niente di tutto ciò! L’unica cosa
che avrebbero ottenuto sarebbe stato dolore e non solo loro. Loro non
avrebbero
mai potuto sentire tanto dolore quanto ne sentivano i soldati sotto di
loro.
Non avrebbero mai potuto capire tutto ciò che avevano
passato. Anche se
avessero tentato, non ci sarebbero mai riusciti. Loro erano troppo
accecati
dalla voglia di vendetta. Non si curavano di tutte quelle persone che
combattevano senza uno scopo e aveva assistito a delle
atrocità. Alla morte dei
propri compagni e alla morte dei propri amici. Era davvero uno strazio
per ogni
singolo soldato di quell’esercito formato dai tre regni del
Continente della
Nebbia. Tutte quelle persone cadere dinanzi ai propri occhi li feriva
così
tanto. Li feriva più di qualsiasi tortura fisica potessero
mai sottoporgli.
Vedere i propri amici, i propri compatrioti, i propri cari morire
davanti era
una sensazione indescrivibile. L’unica cosa possibile per
scacciare quella
sensazione era togliersi la vita. Ed ecco cosa fecero alcuni di loro.
Non
alcuni di loro molti di loro lo fecero. Presero le loro spade e si
colpirono
mortalmente. Chi si colpì al collo, chi al torace e chi
semplicemente smetteva
di resistere alle ferite mortali che aveva subito. Lottare per loro era
diventato troppo estenuante. Non avevano più la forza di
farlo. Lottare non nel
senso di combattere contro i nemici ma lottare contro il dolore.
Sopravvivere
con del dolore così profondo e sicuramente eterno dentro di
se. Non era pronti
per fare ciò. Non avevano la forza per fare ciò.
Non sarebbero mai stati pronti
per fare ciò. Chi sarebbe in grado di fare tutto
ciò? Chi? E’ un dolore
talmente insopportabile che nessuno augurerebbe mai al suo acerrimo
nemico.
Nessuno vorrebbe che qualcuno provasse quel tipo di dolore. Come
potevano
augurare qualcosa a qualcuno se non lo volevano neanche loro? Con che
principio? Ed ecco in quel campo di battaglia il cavaliere Steiner che
osservò
come i suoi compagni stavano sacrificando la loro vita o la stavano
perdendo a
causa degli avversari. Subito capì lui che non era a causa
dei soldati se tutto
ciò accadeva. Non era colpa loro se stavano morendo tutti
quanti. Era la colpa
solo di qualche persona. E sapeva benissimo chi erano quelle persone
che
avevano provocato tutto ciò. Gidan. Eiko. Amarant. Freija.
Garnet. Lui. Sì,
sapeva benissimo che era stata anche causa sua. Se non si fossero
abbandonati
subito dopo la sconfitta del male, se non fossero stati così
egoisti, se non
fossero stati così superficiali, se non avessero dato i loro
compagni per
scontato tutto ciò non sarebbe mai avvenuto. Ed eccolo
lì. In un campo di
battaglia ferito gravemente. Si stava rendendo conto di tutti i suoi
errori e
degli errori degli altri. Ed eccolo lì. Conscio dei propri
errori capendo cosa
dover fare. Smettere di lottare. Ecco quale fu la sua soluzione.
Smettere di
lottare. Era un comportamento piuttosto da codardo da parte sua. I
soldati non
avevano fatto niente per trovarsi lì e avevano subito
così tanto dolore che non
riuscivano a sopportarlo. Lui era stato una delle cause di tutto
ciò e voleva
andarsene così all’improvviso? Con quale coraggio
poteva mai abbandonare i
soldati che aveva portato alla morte? Non poteva fare una cosa del
genere.
Sarebbe stato davvero da codardi ma pareva proprio che lui era uno di
loro. Un
codardo. Un salvatore del mondo che si ritrovava un codardo.
Com’era riuscito a
salvare i suoi amici, i suoi compatrioti, i suoi consanguinei, i
cittadini di
tutto il pianeta e il pianeta stesso? Se era un codardo come poteva
aver fatto
tutto ciò? Con che coraggio aveva avuto la forza di
guardarsi agli specchi per
quegli anni? In che modo era riuscito a farcela? Se sapeva di essere un
codardo
come aveva fatto a guardarsi allo specchio? Ed eccolo lì.
Capendo finalmente tutto
ciò che era successo. Lui non era mai stato un codardo.
Almeno non lo era mai
stato fino a quel momento. Finalmente aveva capito ciò che
era successo. Stando
nel suo gruppo aveva sempre trovato la forza di lottare e un motivo per
lottare
ma adesso che ognuno era solo, per che cosa doveva lottare? Chi era la
persona
che doveva proteggere? Chi avrebbe guardato le sue spalle? Come poteva
vivere
una vita del genere? Solo ed estraneo al mondo? Aveva Beatrix ma cosa
significava in realtà? L’aveva sempre amata o era
stato tutto un errore? Perché
non aveva voglia di proteggerla come se fosse più importante
della sua stessa
vita? Anni fa lo faceva ma perché in quel periodo non lo
faceva più? Che
cos’era cambiato? “Che cos’era
cambiato?” era diventata la domanda di tutti i
componenti del vecchio gruppo. Tutti se lo chiedevano ma nessuno sapeva
dare
una risposta completa. Come avevano non potuto accorgersi di tale
cambiamento.
Chiunque se ne sarebbe accorto, beh chiunque eccetto loro. Oramai
Steiner aveva
capito da cos’era dovuta la sua codardia ma nonostante
ciò continuava a non
lottare. Aveva totalmente smesso. Era come se fosse andato in coma.
Nessun
movimento, steso aspettando che qualcosa, in questo caso la morte,
giunga. Come
aveva potuto ridursi in quello stato? Avrebbe mai potuto evitare di
trovarsi in
quello stato pietoso? Chi potrebbe mai saperlo? Forse se non avesse
accettato
di seguire quel furfante di Gidan nella Foresta del Male non avrebbe
mai
provato ciò che sentiva in quel momento o forse
l’avrebbe sentito prima. Forse
era nel suo destino provare quella sensazione. Quella sensazione
formata dal
senso di colpa, dalla delusione, dalla stoltezza e
dall’arrendevolezza. Oramai
aveva preso la sua decisione. Non avrebbe più lottato ma
ecco che il suo piano
fu tradito dalla sua codardia. Un abitante di Esto Gaza era vicino a
lui pronto
per arrecargli il colpo finale. Se avesse seguito il suo piano si
sarebbe fatto
colpire ma così non fece. Con la sua fedele spada
bloccò il colpo e colpì allo
stomaco il suo avversario con la sua arma. Gli trapasso lo stomaco e
tutto ciò
che si trovava per la strada fino a far giungere la spada fuori. Ma non
verso
di lui dalla parte opposta. Dove si trovava il nemico.
L’aveva trapassato con
un semplice colpo di spada. Ed eccolo lì. Con un cadavere in
piedi trapassato
da una spada vicino a lui. Il sangue della vittima gli cola addosso. La
sua
armatura già sporca del suo sangue si sporca di altro
sangue. Anche la spada fa
gocciolare sangue. Sembrano delle lacrime. Delle lacrime rosse. Non il
rosso
del sangue ma il rosso dei peccati. Era ciò che vedeva
Steiner. Quelle gocce
non era di sangue ma erano le sue stesse lacrime. Era di nuovo in
combutta tra
il vivere e il morire. Doveva davvero lasciare vincere la sua codardia?
Doveva
davvero abbandonare tutto ciò a cui aveva lavorato per tutta
la vita? Era
davvero necessario farlo? Non sarebbe stato meglio sopravvivere e fare
ammenda?
La sua mente era così incasinata che stava per impazzire ma
riuscì a prendere
una decisione. Era una decisone momentanea. Almeno era così
che la chiamava
lui. Sarebbe restato in vita per il momento. Questo era il suo piano.
Pensava
che quella fosse soltanto un diversivo per non scegliere ma non si era
reso
conto che dentro di se aveva già scelto di lottare. A volte
poteva essere così
cieco. Non era l’unico ad essere così cieco ma
anche gli altri di quel gruppo.
Nessuno si era reso conto di ciò che stava succedendo
nonostante stesse
succedendo sotto i loro stessi occhi. Come facevano a non rendersene
conto? Dicevano
che non erano più un gruppo ma continuavano a pensare come
tale. Non si
rendevano conto che si consideravano un gruppo. Pensavano che avendo
litigato
in quel modo e avendo provocato la fine del mondo non fossero
più un gruppo.
Stranamente le soluzioni che trovavano ad ogni singolo problema erano
sempre
fatte in coppia. Coincidenza? Per più di due volte?
Com’era possibile? Quante
coincidenze potrebbero mai esserci sullo stesso argomento? Non erano
delle
coincidenze ma nessuno di loro ci era ancora arrivato col cervello.
Erano
ancora un gruppo perché ogni volta che uno di loro fosse
stato in pericolo gli
altri sarebbero andati a soccorrerlo. Era successo già il
giorno in cui Eiko
era stata rapita. Avevano saputo che era in pericolo ed erano andati a
salvarla.
Non avevano fatto tante storie per andarla a salvare. Oppure quando
avevano
dovuto combattere contro Ghizamaluk e Adegheiz. Erano andati insieme.
Aveva
combattuto insieme contro quei due nemici e fecero lo stesso anche
contro
Gilgamesh. Steiner aveva subito un colpo mortale solo per salvare Eiko
e Gidan
aveva utilizzato la sua Ultima Weapon per proteggerla mentre cercava di
curare
Steiner. E quando l’adolescente aveva cercato i suoi compagni
con l’aeronave
per aiutarli o per esempio nella Grotta di Ghiaccio quando si erano
riuniti per
far ritornare Amarant. Erano sempre stati insieme e nonostante non si
volessero
più bene come una volta erano ancora un gruppo. Un gruppo
forte e unito. Perché
nessuno di loro si rendeva conto di qualcosa di evidente?
Com’era possibile?
Intanto il combattimento tra quattro degli eroi più famosi
nella storia di Gaya
continuava a non avere nessuno dominatore. Nessuno eccelleva. Oppure
tutti
eccellevano. La cosa sicura era che nessuno riusciva a superare gli
altri.
L’unica cosa che riuscivano a fare erano ferite non mortali.
Non avevano ancora
capito che se mai si fossero trovati in grado di colpire mortalmente
non
l’avrebbero mai fatto. Al massimo l’unico che
poteva farlo era Amarant che si
riteneva la persona che aveva sofferto di più in tutta la
faccenda. Dopo tutto
aveva già cercato di uccidere Gidan e Garnet e ci era andato
davvero molto
vicino. Si stavano stancando tutti e quattro. Stavano lottando senza
una pausa
cambiando ogni secondo nemico e guadando avanti, indietro, a destra e a
sinistra per proteggersi da possibili attacchi degli altri due. Non si
poteva
mai essere al sicuro. Era un quattro contro quattro e non uno contro
uno. Non
si sarebbe mai trovato niente combattendo soltanto. L’unica
cosa che
guadagnavano era ferite e stanchezza e di certo non stavano combattendo
per
quello. Nessuno combatterebbe mai per procurarsi delle ferite o per
stancarsi.
Almeno nessuno sano di mente lo farebbe. Ma probabilmente anche quelli
non sani
di testa non lo farebbero. Ed ora erano lì fermi a scrutarsi
mentre
ricaricavano le proprie energie. Come facevano a non capire che erano
ancora un
gruppo? Dei veri avversari non prenderebbero mai un po’ di
tempo per recuperare
le forze. Continuerebbero a lottare finché uno dei due non
crolla e viene
ucciso. Come potevano pensare seriamente di prendere del tempo per
recuperare?
Non si era mai visto in un combattimento tra, come si definivano loro,
acerrimi
nemici. In quel momento sembravano solo dei bambini capricciosi e
testardi che
si rifiutavano di fare tutto quanto perché i genitori gli
avevano o proibito
qualcosa o gli avevano preso il giocattolo. Eccoli lì a
comportarsi proprio
come degli immaturi. Avevano le loro divergenze ma perché le
dovevano risolvere
lottando? Ma che cosa volevano raggiungere combattendo? Se uno di loro
avesse
ucciso uno di loro che cosa avrebbe ottenuto? Di sicuro non un accordo
dato che
uno era morto. Non erano in cerca di vendetta, beh a parte Amarant ed
Eiko ma
era solo un modo per mascherare ciò che veramente volevano.
Amarant voleva
semplicemente delle scuse da Gidan per il modo in cui si era comportato
nei
suoi confronti nella Grotta di Ghiaccio ed Eiko voleva stare solo del
tempo con
loro. Era questo ciò che veramente volevano ma non volevano
ammetterlo. Volevano
con tutte le forze che si trattasse di vendetta. Non potevano accettare
di aver
fatto certe cose solo per cose che si sarebbero ottenute parlando. Non
volevano
sembrare così…Non sapevano neanche loro come non
volevano apparire. Volevano
che i loro problemi non fossero risolti con le parole, volevano
qualcosa di più
personale. Qualcosa di cui valeva la pena far qualcosa che non fosse
parlare.
Sapevano che non si parlava della vendetta. Chi farebbe qualcosa del
genere?
Con la vendetta non si dovrebbe parlare ma si dovrebbe agire.
Sapendolo,
avevano camuffato i loro problemi in vendetta. A causa del loro modo di
pensare
molte persone erano morte e la fine del mondo stava giungendo. Ma non
se ne
erano ancora accorti. Erano ancora intenti a pensare che tutto
ciò fosse
vendetta. La dolce vecchia e fredda vendetta. Eccoli lì
ricominciare a
combattere per guadagnare nulla. Continuando così a perdere
energia e le loro
ultime ore di vita fin quando la fine non giungerà
completamente. Intanto nella
città dimenticata da tutti c’era ancora lei. Era
rimasta lì per una cortesia e
sembrava che nessuno venisse più ad aiutarla. Non si saranno
mica dimenticati
di lei? No, non avrebbero mai potuto. Era lì a prendersi
cura di quei
bellissimi moguri fin quando un nuovo moguri fece arrivo a Madain Sari.
Non era
un moguri qualsiasi, era un postino dalla Centrale Mogu-Net. Aveva
recapitato
una lettera proprio a Quina e proveniva dalla sua maestra. Leggendo
quella
lettera la cuoca scoprì ciò che era successo.
Quera era venuta a conoscenza dei
fatti grazie a Cid che le disse tutto quanto. Non sapeva
perché gliel’aveva
detto nonostante fosse così ovvio. L’aveva detto
solo per sfogarsi un po’ e non
avrebbe mai potuto farlo con Hilda poiché era già
distrutta e si era ritirata
nella sua stanza a piangere e a pregare che nulla succedesse a sua
figlia. Oltre ad
avvisarla di tutto quanto, nella
lettera la maestra della “grassona” le
consigliò di andare a controllare Eiko e
se era ancora in vita.
“Basta
Eiko! Non te ne sei accorta? Abbiamo smesso tutti di lottare. Tu
sei l’unica che continua a farlo. Perché non la
smetti? Perché vuoi
disperatamente fare del male a qualcuno? Che c’è
che non va in te? Dimmelo!
Cosa c’è?”
“Vuoi
davvero sapere la verità? Vuoi davvero sapere cosa mi passa
per
la mente tutto il tempo? Vuoi davvero saperlo?”
“Non
aspetto altro che saperlo!”
“Voglio
stare con qualcuno. Non voglio più essere da sola! Sono
stanca
di sentirmi in questo modo, io non voglio restare sola. Da quando
abbiamo
salvato il mondo non siamo più stati insieme. Quando
è stato l’ultima volta che
ci siamo visti tutti insieme? Vuoi sapere quando? Quando Gidan
è tornato. Non
ci siamo neanche visti tutti insieme quando Vivi è morto!
Non tutti voi siete
venuti al suo funerale, ma ve ne rendete conto? Vivi era vostro amico e
non avete
fatto nulla per ricordarlo. Scommetto che se Vivi potesse parlare
direbbe che è
deluso da voi. Da quando se ne è andato non ne avete
più parlato molto. Ne
avete parlato solo quando faceva comodo a voi, quindi quando non
volevate farmi
fare qualcosa. Ogni volta la stessa storia ma io sono stanca. Non sono
più una
bambina. Dopo tutto ciò che ho passato non potete trattarmi
come una piccola e
comune bambina. Io ho vissuto da sola per sei anni e non potete
trattarmi come
una che deve essere protetta da tutto. Io non voglio essere protetta,
io voglio
restare con voi. E’ così difficile per voi capire
una cosa del genere. Freija
da quando il tuo regno si è sistemato non mi hai mai
invitato. Neanche per
gentilezza. Non mi hai mai invitata, sai quanto mi ha fatto male? Noi
ci siamo
guardati le spalle per tutto il tempo del nostro viaggio e tu non mi
inviti
neanche alla cena del ritorno di Burmesia? Sai quel giorno sono stata
tutto il
tempo da sola. Hai invitato i miei genitori e non me. Grazie mille!
Certo che tu
sai proprio come comportarti con un’amica. Sei la migliore
amica che si possa
mai desiderare. A volte…Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!”
La fanciulla cominciò ad urlare con tutta la sua voce per sfogare tutta la sua rabbia e proprio in quel momento dal cielo cadde qualcosa. O meglio dire cadde qualcuno. I moguri avevano fatto cadere Quina e adesso stava precipitando. Guardandola Eiko smise di urlare e la lanciò Levita per non farla schiantare al suolo. In quel momento si rese conto che non voleva fare del male ai suoi amici. Freija e Gidan ci erano arrivato quando quest’ultimo l’aveva protetta dalla fiamma mentre Amarant c’era arrivato quando era stato fermato da Freija. Mancava solo Eiko all’appello e adesso c’era anche lei. Finalmente aveva capito ciò che provava veramente. Delle lacrime cominciarono a rigare il suo volto sapendo che aveva fatto del male a chi non voleva. E come se non bastasse aveva scatenato la fine del mondo e secondo lei non c’era nessun modo per fermarla. Numerose lacrime rigarono il suo volto e dinanzi a lei apparve quel ragazzo che aveva provocato tutto ciò e le disse:
“Oh, Eiko!
Hai finalmente dato libertà al tuo vero lato. Hai permesso
che le tue sensazioni represse ti portassero a questo. Per
permetterglielo hai
creato la mia fantasia. Oh, Eiko! Mi dispiace davvero tanto per te.
Avrei tanto
voluto fare qualcosa per te ma ero in grado di dire solo ciò
che avrebbe
provocato in te più rabbia. Era ciò che volevi
sentire e non ne potevo fare
niente. Spero che tu mi possa perdonare. Adesso addio, dolce
Eiko!”
Detto questo lo spirito svanì nel nulla. Nessuno a parte Eiko lo vide e lo sentì. Era svanito per sempre. Non avrebbe più visto quel corpo mai più e finalmente aveva trovato la pace interiore. Aveva finalmente capito ciò di cui aveva bisogno e di come ottenerlo ma ormai era troppo tardi. Aveva scatenato la fine del mondo per capirlo e come se non bastasse aveva sacrificato la vita di così tanti civili che non meritavano affatto una fine del genere. Era stata tutta colpa sua. Se non fosse stata così debole. Se solo fosse stata un po’ più forte tutto ciò non sarebbe mai successo. Come avrebbe mai potuto condividere con qualcosa del genere? Era una cosa con cui non avrebbe mai potuto convivere ma per fortuna stava per giungere la fine del mondo e non avrebbe più dovuto provare quella sensazione. Il senso di colpa per aver fatto così tante persone sarebbe svanito per sempre. Finalmente avrebbe trovato solo la tranquillità. Come voleva che fosse vero. Anche se presto sarebbe morta il suo ultimo pensiero sarebbe stato l’ammontare delle vittime che aveva provocato e il suo senso di colpa l’avrebbe perseguitata anche nella morte. Ciò che aveva fatto l’avrebbe perseguitata per sempre, non c’era alcuna via di scampo. Avrebbe dovuto accettare al più presto le sue colpe o avrebbe avuto un’esistenza orribile. Un’esistenza che nessuno vorrebbe mai avere. La peggiore di qualsiasi altra esistenza. Mentre continuava a piangere, lei, Freija e Quina scendevano lentamente fino a toccare terra. Anche lì a terra la situazione non cambiò. La sensazione era la stessa se non peggiore. Il dottor Totto le si avvicinò e le disse:
“Eiko, mi
dispiace tanto per ciò che hai dovuto sostenere ma puoi
ancora fare qualcosa! Puoi ancora salvare questo mondo. Puoi ancora
salvare
miliardi di vite. Ti prego, non arrenderti!”
La ragazza lo guardò con aria sorpresa e gli disse:
“C..c..come?
P..posso s..salva..salvare de…delle vi..vite?”
“Sì
che puoi Eiko! Noi tutti abbiamo bisogno del tuo aiuto. Spero che
tu ci aiuti nel nostro tentativo.”
“C..che
c..co..cosa d..d..devo f..fare?”
“Devi solo
ricordare con tutti noi il momento in cui speravi che niente
cambiasse e che volessi che tutto quello rimanesse per
sempre.”
“T…tu..tutto
q..qui?”
“Sì,
tutto qui!”
Dopo averle risposto, il Dottor Totto l’aiutò ad alzarsi e fece tenere per mano tutti quanti. Lui, Beatrix e Flatrey non si unirono al gruppo. Loro non facevano parte di quel gruppo, erano solo degli aiutanti, niente di più. Tutti quanti chiusero gli occhi e cercarono di ricordare il momento in cui erano più felici e che non volevano che finisse. Tutti quanti giunsero allo stesso ricordo. Subito dopo che sconfissero Trivia. Erano tutti lì uniti insieme sia nel bene che nel male ad esultare per la loro vittoria. Avevano sconfitto colui che viveva per il male grazie al loro lavoro di squadra. Erano tutti lì. Gidan. Vivi. Steiner. Garnet. Freija. Quina. Eiko. Amarant. Erano tutti insieme. Quello era il momento più felice per tutti loro. Finalmente la pace sarebbe giunta sul mondo. Erano tutti felici per quello. Dopo essere ritornati a casa avrebbero poi vissuto le loro vite come volevano e insieme. Erano in ciò che confidavano. Gidan sarebbe stato con Garnet. Freija sarebbe andata in cerca di Flatrey. Steiner avrebbe avuto Beatrix. Quina avrebbe raccontato le sue avventure alla suo maestra. Amarant aveva appena scoperto se stesso e avrebbe potuto finalmente vivere in pace con se stesso. Eiko e Vivi sarebbero potuti stare insieme per sempre. Avevano entrambi sconfitto le loro paure e avevano capito chi erano e quale sarebbe stato il loro futuro. Era quello il momento migliore di tutti loro. Non potevano avere un ricordo migliore. Il ricordo dell’unione, dell’amicizia, dell’amore, della collaborazione, della fiducia, della vittoria, del bene e di pace. Nessun ricordo poteva essere tanto bello quanto quello. Attorno a loro si sprigionò un fascio luce che si presentò attorno ai loro piedi. Cominciò poi a girare vorticosamente salendo di altezza, arrivando alle ginocchia, poi al petto, poi al collo e poi fino alla fine. Fino a ricoprirli totalmente. Coloro che erano fuori dalla luce non riuscivano più a vederli. Erano come in un luogo a parte. Un luogo creato appositamente per loro. Nel centro del cerchio creato da loro si andò a formare un’ombra. Era di colore nero ma subito dopo divenne bianca e il cerchio di luce si andò a propagare fino in alto. Al di fuori dell’atmosfera. Nell’universo. Dopo dieci secondi la luce svanì e apparve una figura. Era bassa e aveva la testa a punta. Ad un certo punto la figura si poté guardare completamente. Si poté vedere la forma che aveva, i colori da cui era formato e da com’era vestito. Tutti quanti rimasero sorpresi dal vedere lui. Vivi. Che ci faceva lì Vivi? Non era morto? Non che fossero tristi ma erano alquanto sorpresi. Ad un certo punto Vivi cominciò a parlare e disse:
“Ciao a
tutti! Vedo che mi state invocando e vorrei capire il
perché!”
Non balbettava.
Com’era possibile? La voce era la sua e anche la forma
e tutto il resto. Non poteva essere veramente lui. Non poteva essere
vero. Non
poteva essere veramente lui. Eiko disse:
“Vivi?Sei
tu?”
Colui che aveva parlato in precedenza disse:
“Io? Vivi?
No, ti starai sbagliando. Io sono Memoria. Lo spirito
d’invocazione creatore di tutto. Ah, forse ti riferisci alla
forma che ho
assunto. Era nel ricordo di tutti voi e quindi ho preso le sue
sembianze. Era
davvero amato da ognuno di voi. Soprattutto da chi mi ha chiesto se ero
Vivi.
Tu lo volevi davvero bene, vero? Era davvero molto importante per te?
Mi
dispiace che ti abbia dovuto lasciare. Vorrei tanto confortarti ma
ditemi
perché mi avete chiamato.”
A rispondere fu sempre Eiko che rapidamente disse:
“Siamo qui
per chiedere il vostro aiuto.
“Molto
bene! Capisco la situazione! Tanto già la sapevo. Vi
ricordate
chi sono? Sono Memoria e so ogni singola cosa che succede sul mio
pianeta.
Conosco tutti i vostri ricordi e già sapevo
cos’era successo. Volevo solo
vedere se foste stati onesti e lo siete stati. Sarei davvero tentato di
aiutarvi ma non posso.”
“Perché
non potete? Vi scongiuro di aiutarci! Sacrificherò la mia
stessa vita per salvare gli altri ma vi prego fermate
“Eiko!
Tutto ciò che mi chiedete è in realtà
rompere il sigillo che ho
creato e distruggere tutto l’equilibrio che avevo
creato.”
“Vi prego!
Vi prego! Significa davvero tanto per me e non voglio che
per un mio errore, i miei amici e degli innocenti muoiano!”
“Oh, Eiko!
Parli dal profondo del tuo cuore e sono davvero commosso
dalla tua incredibile onestà. Sono sbalordito da una tale
forza in una persona
così giovane. Le cose sono davvero cambiate
lassù, eh? Se una persona con una
forza come la tua viene qui a supplicarmi non posso che
aiutare.”
“Davvero?
Davvero lo farete?”
“Che stai
dicendo? Stai mettendo in discussione la mia parola?”
“No! No!
No! Mi spiace davvero tanto se ho fatto questa impressione. Vi
siamo eternamente grati per ciò che ha fatto per
noi.”
“Bene, adesso che abbiamo finito questa discussione fatemi risolvere questo casino.”
Dopo averlo detto la luce attorno a
loro svanì e furono di
nuovo in grado di poter vedere il dottor Totto, Beatrix, Flatrey e i
sopravvissuti alla guerra. Intanto Memoria assunse la sua vera forma.
Era una
figura imponente. Era alto ben due metri e venti ed era molto magro.
Era di
colore scuro, un misto tra il viola e il nero e il petto era formato da
scaglie
di colore verde. Erano due colori così incompatibili ma si
trovavano bene in
quella figura. Si relazionavano quasi come se fossero migliori amici.
Tutti
ammirarono la sua prestanza fisica e la sua imponenza. Era davvero
incredibili.
Tutto lo guardarono increduli, non riuscivano a credere di star
guardando
l’invocazione che aveva dato inizio a tutto.
Com’erano riusciti ad arrivare a
quel punto? Come c’erano riusciti?
I
loro quesiti dovettero aspettare. Volevano vedere cosa era in grado di
fare.
Con un solo salto riuscì ad arrivare alla Pietra Paesina e
la guardò per un
istante. Già era successo altre volte che lui fermasse
“Adesso
che abbiamo scongiurato la fine del mondo provocata da me che
facciamo?”
“Che ne dite di mangiare qualcosa? Salvare il mondo mi fa
venire fame.”
“Ottima
idea Gidan! Che ne dite di andare a Burmesia dove mangeremo
tutti quanti. Inclusa Eiko, naturalmente!”
“Oh grazie, Freija ma non ce ne era il bisogno. Io vi
inviterei al palazzo ma
lì abbiamo un lavoro che ci attende.”
“Che ne dite di venire ad Alexandria? Non è una
buona idea?”
“Ottima ma io ho trovato un’idea migliore! Che ne
dite di mangiare all’aperto
su una collina come ai vecchi tempi e sempre come ai vecchi tempi
cucinerà
Quina? Non è una buona idea?”
“No! Non è affatto una buona idea!”
“Perché Garnet?”
“Ehi, non ho finito la frase. Non è una buona
idea, è un’idea perfetta.”
Dopodiché
tutti risero e mangiarono
qualcosa. Per quanto riguarda i soldati rimasti in vita furono soccorsi
dai
dottori di tutti i regni e furono acclamati come eroi. Le persone non
seppero
mai che quelle piogge, quelle grandinate, quei lampi, quei tuoni e
quelle
fiamme, sempre se le abbiano viste, erano la fine del mondo. Negli anni
successivi le cose andarono di bene in meglio. Gidan e Garnet ebbero
una grandiosa
notizia per tutti quanti. Aspettavano un bambino e la stessa cosa
successe
anche a Beatrix e Steiner. Anche loro presto avrebbero portato una
nuova vita
nel mondo di Gaya. Il re e la regina di Alexandria governarono
splendidamente
grazie anche ai saggi consigli dei loro consiglieri personali e
migliori amici,
Beatrix e Steiner. Freija e Flatrey scoprirono che la draghiera era in
attesa
non di un bambino. Era incinta di tre magnifici bambini. Nonostante la
gravidanza Freija insieme alla sua anima gemella riuscì a
stringere un accordo
con i Maghi Neri e il loro accordo giovò ad entrambi. La
città di Burmesia si
arricchì notevolmente con quell’affare e i
manovali della città insieme a
quelli di Alexandria furono mandati per ricostruire la città
di Lindblum. Amarant
e Lanì finalmente riuscirono a capire cosa provavano per
loro e si misero
insieme. La loro relazione non giovò solo loro ma tutti
quelli vicino loro.
Divennero entrambi molto più gentili e calmi e non ebbero
più quel
comportamento rude. Erano finalmente felici di essere insieme. Avevano
smesso
di mascherare il loro amore in odio. Avevano accettato dopo anni e anni
quello
che veramente provavano l’uno per l’altra. Quina
invece aprì una scuola di
cucina che ebbe un enorme successo. Da tutte le parti del mondo
arrivarono
persone volenterose di imparare l’arte culinaria.
“Che bella
storia, nonna Eiko! Me ne racconti un’altra?”
“Oh piccolo mio! Vorrei davvero tanto ma guarda
già che ore sono. Se tua madre
ti scopre ancora sveglio si arrabbierà tantissimo. Sogni
d’oro, piccolo mio!”
“Notte, nonna! Domani mi racconterai un’altra
storia?”
“Ok! Tutto quello che vuoi!”
Ed ecco che si conclude