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Autore: FFFAN    08/06/2011    0 recensioni
Questa Fan Fiction è ambientata subito dopo l'altra mia Fan Fiction. Questa è il seguito di I Am Sorry. Cosa è successo al mondo di Gaya dopo l'attacco dell'Essere Supremo? Cosa succederà ai personaggi? Che cosa faranno dopo il combattimento? E le città? Quanti danni hanno subito con quei tornado e maremoti? Lo scoprirete leggendo la Fan Fiction.
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’aveva detto davvero. Il dottor Totto aveva veramente detto di aver trovato una soluzione per salvare Gaya senza uccidere Eiko. Le due ragazze che erano con lui non riuscivano a crederci. Com’era possibile? Qual’era l’idea? Qual’era il piano? La prima a dire qualcosa fu Beatrix:

“Avete trovato una soluzione? Davvero? Non ci posso credere! Qual è dottor Totto?”

“Come ho potuto non pensarci prima? Sono stato davvero uno stolto! Ho permesso a Steiner e Gidan di andare a combattere contro Eiko. Come ho potuto farle questo? Sono stato davvero stupido a non rendermene conto prima. Potrai mai perdonarmi Eiko?”

“Dottor Totto ci dica qual è la vostra soluzione!”

“Garnet, aspetta! Ho permesso che quei due combattessero la ragazza. Come ho potuto permetterlo? Potrebbe essere già troppo tardi per lei. Non mi perdonerei mai se lei fosse morta. Perché non ci ho pensato prima? Spiegatemi perché!”

“Come possiamo spiegarvelo se non ci dite la vostra idea!”

“Se insistete Beatrix, ve la dirò! Gli spiriti d’invocazione che hanno avuto Garnet ed Eiko erano coloro risvegliati e gli ultimi rimasti in vita ma c’è uno spirito d’invocazione che riposa nei meandri di Gaya. Ho letto della sua esistenza anni fa, ancor prima che Garnet nascesse. Prima ancora che Brahne rimanesse incinta e prima ancora che i genitori della vera Garnet decidessero di avere un figlio o una figlia.”

“Ci dica tutto dottor Totto! Non abbiamo molto tempo.”

“Sì, certo! Perdonate un povero vecchio. C’è un’invocazione che riposa nei meandri di Gaya fin quando non viene invocato da un potere incredibile.”

“In che senso da un potere incredibile?”

“Intendo la fine del mondo! Cioè quella che sta avvenendo adesso. Tutta la faccenda della Pietra Paesina, insomma. Questa pietra crea un enorme potere e dopo aver distrutto ogni singola forma di vita di questo pianeta, l’invocazione fuoriesce dalla terra e sigilla la pietra. Il sigillo della pietra lo conosciamo molto bene. Tutte le invocazioni devono morire per poter sciogliere il sigillo.”

“Ok! Ma questo che cosa ha a che fare con noi?”

“Dobbiamo creare un potere tale da richiamare l’attenzione dell’invocazione. Ed esiste solo un modo per far si che avvenga.”

“Quale sarebbe il modo?”

“Beatrix, vi ho detto il nome dell’invocazione?”

“No, credo vi sia sfuggito di mente.”

“Oh la vecchiaia si fa sentire sempre di più. Il nome dell’invocazione è Memoria.”

“Memoria?

“Sì, Garnet! Memoria! Che c’è di strano in questo?”

“Non so ma appena avete detto questo nome ho avuto un nodo allo stomaco. Non ha niente a che fare con il Luogo dei Ricordi, vero?”

“In realtà sì! Memoria è stata colei a creare quel mondo poiché desiderava ardentemente seguire la vita di ogni singolo essere vivente che si trovava sulla sua terra o in altri pianeti. Si narra che non voleva farsi vedere in pubblico perché aveva un certo timore a farsi conoscere da tutti gli abitanti. Aveva per ciò creato dei discepoli che avrebbero aiutato le sue creazioni nei giorni quotidiani e che avrebbe raccontato loro le sue gesta. Quel libro si trovava nei sotterranei di Alexandria insieme ad un cadavere. Era morto poiché non aveva mangiato e bevuto per tempo. A quel tempo i sotterranei non venivano utilizzati poiché il vecchio re di Alexandria aveva la sensazione che si potessero trovare delle bestie che avrebbero potuto colpire i soldati. Fu vostro padre adottivo, Garnet, che riaprì le porte dei sotterranei e lì trovammo il cadavere. Era scritto in una lingua davvero antica ma per fortuna avevo già letto degli scritti di quella lingua.”

“Ma tutto ciò che cosa ha a che fare con noi?”

“Scusatemi se non vi ho ancora spiegato niente. Mi lascio trasportare dai ricordi e non dico mai ciò che devo dire. Allora si narra che per richiedere l’attenzione di Memoria bisogna invocare il proprio passato e i propri ricordi. Bisogna che un gruppo davvero forte pensi a qualcosa di passato, ad un momento in particolare. Quando erano felici o cose del genere. Il libro non era molto specifico sul modo in cui riportare tra noi Memoria.”

“Cioè noi dovremmo pensare a qualcosa di vecchio?”

“Più o meno sì. Dobbiamo pensare ad un momento in cui eravamo veramente felice e dove desideravamo che durasse per sempre.”

“Dove dovremmo farlo esattamente?”

“Credo dovremmo farlo tutti insieme da qualsiasi parte ma dobbiamo restare uniti. Tutti quanti!”

“Sarà piuttosto difficile convincere Eiko dato che lei è la creatrice della fine del mondo. Quindi cosa facciamo?”

“Dobbiamo andare da Eiko?”

“Esatto Beatrix! Dobbiamo andare da Eiko, Gidan e Steiner. Poi dovremmo trovare anche Freija e Amarant ma per il momento Eiko è il problema più grande. Se convinciamo lei, convinceremo anche gli altri.”

“Beh avete ragione Dottor Totto! Come al solito!”

“Oh Beatrix, non c’è bisogno di tutte queste lusinghe. Mi farete arrossire!”

“Suvvia, Dottor Totto! Ve le meritate e vi meritate anche di più.”

“Adesso andiamo!”

“Sì, avete ragione Garnet. Sbrighiamoci!”

Detto questi i tre andarono via da Toleno e andarono tramite il Gargant ad Alexandria. Quella povera bestia selvatica era stata usata più volte in quel giorno che in quegli anni dopo la sconfitta di Trivia. Quando arrivarono ad Alexandria, Garnet chiese ad una delle guardie di sicurezza:

“Dove sono andati Gidan, Steiner e gli eserciti?”

“Sono andati al porto! E’ tutto ghiacciato lì. E’ una cosa incredibile, non ho mai visto qualcosa di più meraviglioso di quello!”

“Grazie per le informazioni importanti e per quelle superflue. Adesso andiamo!”

Disse Garnet freddamente e poi i tre si recarono al porto. Era davvero tutto ghiacciato ed era davvero incredibile. Nessuno avrebbe mai potuto vedere qualcosa di più splendido di quella landa ghiacciata. Intanto nel campo di battaglia Gidan, Eiko, Freija e Amarant si trovavano uno contro l’altro. L’arrivo degli ultimi due era davvero inaspettato. Per quale motivo si trovavano lì quei due. Che cosa li aveva spinti a raggiungere quella guerra? Per quale motivo? Il mercenario non sapeva neanche che ci sarebbe stata una guerra. Che ci facevano lì e come avevano capito che si trovavano lì? Eiko gentilmente lanciò anche a quei due Levita in modo che tutti e quattro potessero combattere senza provocare danni o essere interrotti dal combattimento di sotto. Parlando di quest’ultimo la situazione era davvero tragica. Gli umani combattevano con tutte le loro forze e non riuscivano a sopraffare gli abitanti di Esto Gaza nonostante fossero in numero minore. I cittadini del Continente Isolato erano in grado di rigenerarsi dato che avevano le anime degli altri morti che non avevano trovato pace. Quelle anime entravano nei corpi esanimi di quei morti viventi facendoli così ricombattere. Era un circolo continuo. Uno dei soldati di Alexandria, uno dei più promettenti, aveva ucciso la stessa persona già per quattro volte e stava per ricombatterci. Oramai aveva perso la speranza di riuscire a sconfiggerlo. Sembrava che ritornasse sempre in vita. Era davvero una cosa impossibile. Le loro speranze stavano pian piano svanendo e presto non avrebbero avuto neanche più la forza di lottare. Era davvero estenuante per loro mentre per l’esercito rivale era una passeggiata. Le spade e le lance colpivano da tutte le parti e non si riusciva a capire più niente in quel caos. Il combattimento tra i quattro non era ancora iniziato. Si stavano ancora guardando. Meglio dire scrutando. Avevano combattuto insieme per molto tempo ma non avevano mai combattuto contro a parte per Gidan e Amarant. Ma erano passati anni e tutti si erano allenati ed erano diventati molto più forti di quanto lo erano cinque anni prima. Era da un paio di minuti che quei quattro si fissavano. Quando avevano intenzione di cominciare a combattere? Tutti presero un respiro contemporaneamente ed entrambi si lanciarono all’attacco allo stesso tempo. Le loro armi si toccarono e rimasero fermi per dei secondi fin quando un fulmine non colpì il punto d’incontro delle quattro armi provocando un’esplosione facendo volare lontano i quattro guerrieri. Mentre quello successe nel campo di battaglia ci fu un secondo di pausa. Tutto si era fermato all’improvviso. Tutto quel caos era magicamente scomparso e adesso non restava altro che silenzio e morte. C’erano così tanto soldati a terra feriti gravemente o morti. Tra questi c’era anche Steiner, era lì a terra incapace di muoversi. Capace solo di sentire un dolore atroce, così atroce da fargli desiderare la morte. Era così sofferente e nonostante volesse aiuto non lo chiese. Non poteva distrarre i suoi compagni. Lui non era più importante della guerra. Avrebbe dovuto lasciare i suoi compagni combattere e lui avrebbe dovuto aspettare la sua fine in silenzio. In quell’attimo di stasi tutti i soldati poterono ammirare le loro perdite. Era davvero una cosa incredibile. Com’erano giunti ad un tale massacro? C’erano così tanti cadaveri e alcuni erano anche ammassati. Era un qualcosa di incredibilmente macabro e triste. Come avevano potuto permettere tali spargimenti di sangue? Come avevano permesso che tutto ciò accedesse? Che fine aveva fatto quell’aria di pace che si respirava due giorni prima? Che cos’era successo in quelle 48 ore? Che cosa era successo di cui non si erano accorti? Così tante domande ma neanche una singola risposta. Quando i quattro guerrieri si rialzarono, la guerra riprese ed altre persone cominciarono a perdere la vita. Finalmente anche alcuni cittadini di Esto Gaza stavano finalmente cadendo e non si rialzavano più. Passando al combattimento tra quattro dei più valorosi combattenti al mondo la situazione stava per diventare davvero cruenta. Ed ecco che le coppie si schierarono. Gidan contro Eiko. Freija contro Amarant. Di certo non mancavano gli scambi di avversari, solo Eiko e Freija non combatterono mai contro. Erano le sole amiche che erano rimaste nel tempo. Non si conoscevano benissimo ma almeno erano amiche e non si odiavano. Le danze erano iniziate. Ecco che la draghiera si scagliò con tutta la forza contro il mercenario ferendolo al braccio destro provocandogli una fuoriuscita di sangue non indifferente. Per tutta risposta l’uomo la colpì con i suoi artigli al petto. Non era riuscito ad affondarli poiché Freija era riuscita ad indietreggiare al momento giusto. Erano uscite solo delle gocce di sangue e poi il suo abito si rovinò. I suoi graffi non erano niente a confronto con la ferita che aveva provocato ad Amarant. Quella si che faceva male. Davvero molto male. Gli altri due invece erano a parità. Nessuno superava l’altro. Le loro abilità erano davvero incredibili e ad ogni colpo di uno l’altro lo evitava o lo bloccava e viceversa. Sembrava che le loro abilità si eguagliassero e fossero due stili completamente differenti che si completavano. Nonostante i loro talenti nelle armi fossero uguali, Eiko era in vantaggio a causa del suo potere magico. Infatti, ogni volta che poteva lanciava Sancta. Era diventata davvero una magia molto usata in quei giorni. Non faceva altro che utilizzarla. Non era mai riuscita a colpirlo totalmente ma qualche volta di striscio. Aveva provocato solo delle bruciature al biondino ma niente di che. Riusciva a combattere allo stesso livello, anche se sembrava diventare sempre più abile. Ma la stessa reazione era quella della sciamana, che aumentava le sue abilità ogni volta che le aumentava lo Jenoma. I soldati cominciavano a perdere le loro forze. Non riuscivano più a combattere e con tutto il dolore che avevano subito non riuscivano più a vivere. La battaglia non era ancora finita ma la loro vita sì. Le loro emozioni erano finite. La loro umanità era finita. La loro personalità era finita. Loro erano finiti. Erano vuoti. Avevano visto così tanto dolore da non poterne sopportare più. Non sentivano più niente. Erano diventati impassibili. Erano diventati degli automi che non provavano niente. Si muovevano e combattevano poiché dovevano ma non facevano più niente mettendo passione o determinazione. Si muovevano quasi come se fossero controllati. Erano come delle marionette. Era davvero una cosa davvero straziante da vedere. Una cosa del genere non si era mai vista nel mondo di Gaya. Erano pochi i soldati che riuscivano ancora a sentire qualcosa. Era davvero incredibile come quella battaglia fosse stata così cruenta. Una cosa del genere strazierebbe chiunque, persino la persona più fredda in tutto l’universo. Vedere quei cadaveri lì, all’aperto senza una degna fine. Lì immobili, in un lago di sangue ad aspettare che i corvi giungessero a cibarsi di loro. Che brutta fine per loro. Che non c’entravano niente riguardo a tutto quello che stava succedendo. Loro erano solo delle vittime da sacrificare. Coloro che avevano generato tutto ciò erano Eiko e Gidan. Erano stati i creatori di tutta quella battaglia che non aveva alcun bisogno di esistere. Non avrebbero mai raggiunto niente combattendo quella battaglia. Non aveva alcun senso tutto quello scontro. Cosa avrebbero mai ottenuto dalle proprie morti? Felicità? Orgoglio? Dignità? Compiacenza? No! Niente di tutto ciò! L’unica cosa che avrebbero ottenuto sarebbe stato dolore e non solo loro. Loro non avrebbero mai potuto sentire tanto dolore quanto ne sentivano i soldati sotto di loro. Non avrebbero mai potuto capire tutto ciò che avevano passato. Anche se avessero tentato, non ci sarebbero mai riusciti. Loro erano troppo accecati dalla voglia di vendetta. Non si curavano di tutte quelle persone che combattevano senza uno scopo e aveva assistito a delle atrocità. Alla morte dei propri compagni e alla morte dei propri amici. Era davvero uno strazio per ogni singolo soldato di quell’esercito formato dai tre regni del Continente della Nebbia. Tutte quelle persone cadere dinanzi ai propri occhi li feriva così tanto. Li feriva più di qualsiasi tortura fisica potessero mai sottoporgli. Vedere i propri amici, i propri compatrioti, i propri cari morire davanti era una sensazione indescrivibile. L’unica cosa possibile per scacciare quella sensazione era togliersi la vita. Ed ecco cosa fecero alcuni di loro. Non alcuni di loro molti di loro lo fecero. Presero le loro spade e si colpirono mortalmente. Chi si colpì al collo, chi al torace e chi semplicemente smetteva di resistere alle ferite mortali che aveva subito. Lottare per loro era diventato troppo estenuante. Non avevano più la forza di farlo. Lottare non nel senso di combattere contro i nemici ma lottare contro il dolore. Sopravvivere con del dolore così profondo e sicuramente eterno dentro di se. Non era pronti per fare ciò. Non avevano la forza per fare ciò. Non sarebbero mai stati pronti per fare ciò. Chi sarebbe in grado di fare tutto ciò? Chi? E’ un dolore talmente insopportabile che nessuno augurerebbe mai al suo acerrimo nemico. Nessuno vorrebbe che qualcuno provasse quel tipo di dolore. Come potevano augurare qualcosa a qualcuno se non lo volevano neanche loro? Con che principio? Ed ecco in quel campo di battaglia il cavaliere Steiner che osservò come i suoi compagni stavano sacrificando la loro vita o la stavano perdendo a causa degli avversari. Subito capì lui che non era a causa dei soldati se tutto ciò accadeva. Non era colpa loro se stavano morendo tutti quanti. Era la colpa solo di qualche persona. E sapeva benissimo chi erano quelle persone che avevano provocato tutto ciò. Gidan. Eiko. Amarant. Freija. Garnet. Lui. Sì, sapeva benissimo che era stata anche causa sua. Se non si fossero abbandonati subito dopo la sconfitta del male, se non fossero stati così egoisti, se non fossero stati così superficiali, se non avessero dato i loro compagni per scontato tutto ciò non sarebbe mai avvenuto. Ed eccolo lì. In un campo di battaglia ferito gravemente. Si stava rendendo conto di tutti i suoi errori e degli errori degli altri. Ed eccolo lì. Conscio dei propri errori capendo cosa dover fare. Smettere di lottare. Ecco quale fu la sua soluzione. Smettere di lottare. Era un comportamento piuttosto da codardo da parte sua. I soldati non avevano fatto niente per trovarsi lì e avevano subito così tanto dolore che non riuscivano a sopportarlo. Lui era stato una delle cause di tutto ciò e voleva andarsene così all’improvviso? Con quale coraggio poteva mai abbandonare i soldati che aveva portato alla morte? Non poteva fare una cosa del genere. Sarebbe stato davvero da codardi ma pareva proprio che lui era uno di loro. Un codardo. Un salvatore del mondo che si ritrovava un codardo. Com’era riuscito a salvare i suoi amici, i suoi compatrioti, i suoi consanguinei, i cittadini di tutto il pianeta e il pianeta stesso? Se era un codardo come poteva aver fatto tutto ciò? Con che coraggio aveva avuto la forza di guardarsi agli specchi per quegli anni? In che modo era riuscito a farcela? Se sapeva di essere un codardo come aveva fatto a guardarsi allo specchio? Ed eccolo lì. Capendo finalmente tutto ciò che era successo. Lui non era mai stato un codardo. Almeno non lo era mai stato fino a quel momento. Finalmente aveva capito ciò che era successo. Stando nel suo gruppo aveva sempre trovato la forza di lottare e un motivo per lottare ma adesso che ognuno era solo, per che cosa doveva lottare? Chi era la persona che doveva proteggere? Chi avrebbe guardato le sue spalle? Come poteva vivere una vita del genere? Solo ed estraneo al mondo? Aveva Beatrix ma cosa significava in realtà? L’aveva sempre amata o era stato tutto un errore? Perché non aveva voglia di proteggerla come se fosse più importante della sua stessa vita? Anni fa lo faceva ma perché in quel periodo non lo faceva più? Che cos’era cambiato? “Che cos’era cambiato?” era diventata la domanda di tutti i componenti del vecchio gruppo. Tutti se lo chiedevano ma nessuno sapeva dare una risposta completa. Come avevano non potuto accorgersi di tale cambiamento. Chiunque se ne sarebbe accorto, beh chiunque eccetto loro. Oramai Steiner aveva capito da cos’era dovuta la sua codardia ma nonostante ciò continuava a non lottare. Aveva totalmente smesso. Era come se fosse andato in coma. Nessun movimento, steso aspettando che qualcosa, in questo caso la morte, giunga. Come aveva potuto ridursi in quello stato? Avrebbe mai potuto evitare di trovarsi in quello stato pietoso? Chi potrebbe mai saperlo? Forse se non avesse accettato di seguire quel furfante di Gidan nella Foresta del Male non avrebbe mai provato ciò che sentiva in quel momento o forse l’avrebbe sentito prima. Forse era nel suo destino provare quella sensazione. Quella sensazione formata dal senso di colpa, dalla delusione, dalla stoltezza e dall’arrendevolezza. Oramai aveva preso la sua decisione. Non avrebbe più lottato ma ecco che il suo piano fu tradito dalla sua codardia. Un abitante di Esto Gaza era vicino a lui pronto per arrecargli il colpo finale. Se avesse seguito il suo piano si sarebbe fatto colpire ma così non fece. Con la sua fedele spada bloccò il colpo e colpì allo stomaco il suo avversario con la sua arma. Gli trapasso lo stomaco e tutto ciò che si trovava per la strada fino a far giungere la spada fuori. Ma non verso di lui dalla parte opposta. Dove si trovava il nemico. L’aveva trapassato con un semplice colpo di spada. Ed eccolo lì. Con un cadavere in piedi trapassato da una spada vicino a lui. Il sangue della vittima gli cola addosso. La sua armatura già sporca del suo sangue si sporca di altro sangue. Anche la spada fa gocciolare sangue. Sembrano delle lacrime. Delle lacrime rosse. Non il rosso del sangue ma il rosso dei peccati. Era ciò che vedeva Steiner. Quelle gocce non era di sangue ma erano le sue stesse lacrime. Era di nuovo in combutta tra il vivere e il morire. Doveva davvero lasciare vincere la sua codardia? Doveva davvero abbandonare tutto ciò a cui aveva lavorato per tutta la vita? Era davvero necessario farlo? Non sarebbe stato meglio sopravvivere e fare ammenda? La sua mente era così incasinata che stava per impazzire ma riuscì a prendere una decisione. Era una decisone momentanea. Almeno era così che la chiamava lui. Sarebbe restato in vita per il momento. Questo era il suo piano. Pensava che quella fosse soltanto un diversivo per non scegliere ma non si era reso conto che dentro di se aveva già scelto di lottare. A volte poteva essere così cieco. Non era l’unico ad essere così cieco ma anche gli altri di quel gruppo. Nessuno si era reso conto di ciò che stava succedendo nonostante stesse succedendo sotto i loro stessi occhi. Come facevano a non rendersene conto? Dicevano che non erano più un gruppo ma continuavano a pensare come tale. Non si rendevano conto che si consideravano un gruppo. Pensavano che avendo litigato in quel modo e avendo provocato la fine del mondo non fossero più un gruppo. Stranamente le soluzioni che trovavano ad ogni singolo problema erano sempre fatte in coppia. Coincidenza? Per più di due volte? Com’era possibile? Quante coincidenze potrebbero mai esserci sullo stesso argomento? Non erano delle coincidenze ma nessuno di loro ci era ancora arrivato col cervello. Erano ancora un gruppo perché ogni volta che uno di loro fosse stato in pericolo gli altri sarebbero andati a soccorrerlo. Era successo già il giorno in cui Eiko era stata rapita. Avevano saputo che era in pericolo ed erano andati a salvarla. Non avevano fatto tante storie per andarla a salvare. Oppure quando avevano dovuto combattere contro Ghizamaluk e Adegheiz. Erano andati insieme. Aveva combattuto insieme contro quei due nemici e fecero lo stesso anche contro Gilgamesh. Steiner aveva subito un colpo mortale solo per salvare Eiko e Gidan aveva utilizzato la sua Ultima Weapon per proteggerla mentre cercava di curare Steiner. E quando l’adolescente aveva cercato i suoi compagni con l’aeronave per aiutarli o per esempio nella Grotta di Ghiaccio quando si erano riuniti per far ritornare Amarant. Erano sempre stati insieme e nonostante non si volessero più bene come una volta erano ancora un gruppo. Un gruppo forte e unito. Perché nessuno di loro si rendeva conto di qualcosa di evidente? Com’era possibile? Intanto il combattimento tra quattro degli eroi più famosi nella storia di Gaya continuava a non avere nessuno dominatore. Nessuno eccelleva. Oppure tutti eccellevano. La cosa sicura era che nessuno riusciva a superare gli altri. L’unica cosa che riuscivano a fare erano ferite non mortali. Non avevano ancora capito che se mai si fossero trovati in grado di colpire mortalmente non l’avrebbero mai fatto. Al massimo l’unico che poteva farlo era Amarant che si riteneva la persona che aveva sofferto di più in tutta la faccenda. Dopo tutto aveva già cercato di uccidere Gidan e Garnet e ci era andato davvero molto vicino. Si stavano stancando tutti e quattro. Stavano lottando senza una pausa cambiando ogni secondo nemico e guadando avanti, indietro, a destra e a sinistra per proteggersi da possibili attacchi degli altri due. Non si poteva mai essere al sicuro. Era un quattro contro quattro e non uno contro uno. Non si sarebbe mai trovato niente combattendo soltanto. L’unica cosa che guadagnavano era ferite e stanchezza e di certo non stavano combattendo per quello. Nessuno combatterebbe mai per procurarsi delle ferite o per stancarsi. Almeno nessuno sano di mente lo farebbe. Ma probabilmente anche quelli non sani di testa non lo farebbero. Ed ora erano lì fermi a scrutarsi mentre ricaricavano le proprie energie. Come facevano a non capire che erano ancora un gruppo? Dei veri avversari non prenderebbero mai un po’ di tempo per recuperare le forze. Continuerebbero a lottare finché uno dei due non crolla e viene ucciso. Come potevano pensare seriamente di prendere del tempo per recuperare? Non si era mai visto in un combattimento tra, come si definivano loro, acerrimi nemici. In quel momento sembravano solo dei bambini capricciosi e testardi che si rifiutavano di fare tutto quanto perché i genitori gli avevano o proibito qualcosa o gli avevano preso il giocattolo. Eccoli lì a comportarsi proprio come degli immaturi. Avevano le loro divergenze ma perché le dovevano risolvere lottando? Ma che cosa volevano raggiungere combattendo? Se uno di loro avesse ucciso uno di loro che cosa avrebbe ottenuto? Di sicuro non un accordo dato che uno era morto. Non erano in cerca di vendetta, beh a parte Amarant ed Eiko ma era solo un modo per mascherare ciò che veramente volevano. Amarant voleva semplicemente delle scuse da Gidan per il modo in cui si era comportato nei suoi confronti nella Grotta di Ghiaccio ed Eiko voleva stare solo del tempo con loro. Era questo ciò che veramente volevano ma non volevano ammetterlo. Volevano con tutte le forze che si trattasse di vendetta. Non potevano accettare di aver fatto certe cose solo per cose che si sarebbero ottenute parlando. Non volevano sembrare così…Non sapevano neanche loro come non volevano apparire. Volevano che i loro problemi non fossero risolti con le parole, volevano qualcosa di più personale. Qualcosa di cui valeva la pena far qualcosa che non fosse parlare. Sapevano che non si parlava della vendetta. Chi farebbe qualcosa del genere? Con la vendetta non si dovrebbe parlare ma si dovrebbe agire. Sapendolo, avevano camuffato i loro problemi in vendetta. A causa del loro modo di pensare molte persone erano morte e la fine del mondo stava giungendo. Ma non se ne erano ancora accorti. Erano ancora intenti a pensare che tutto ciò fosse vendetta. La dolce vecchia e fredda vendetta. Eccoli lì ricominciare a combattere per guadagnare nulla. Continuando così a perdere energia e le loro ultime ore di vita fin quando la fine non giungerà completamente. Intanto nella città dimenticata da tutti c’era ancora lei. Era rimasta lì per una cortesia e sembrava che nessuno venisse più ad aiutarla. Non si saranno mica dimenticati di lei? No, non avrebbero mai potuto. Era lì a prendersi cura di quei bellissimi moguri fin quando un nuovo moguri fece arrivo a Madain Sari. Non era un moguri qualsiasi, era un postino dalla Centrale Mogu-Net. Aveva recapitato una lettera proprio a Quina e proveniva dalla sua maestra. Leggendo quella lettera la cuoca scoprì ciò che era successo. Quera era venuta a conoscenza dei fatti grazie a Cid che le disse tutto quanto. Non sapeva perché gliel’aveva detto nonostante fosse così ovvio. L’aveva detto solo per sfogarsi un po’ e non avrebbe mai potuto farlo con Hilda poiché era già distrutta e si era ritirata nella sua stanza a piangere e a pregare che nulla succedesse a sua figlia.  Oltre ad avvisarla di tutto quanto, nella lettera la maestra della “grassona” le consigliò di andare a controllare Eiko e se era ancora in vita. La Qu avrebbe davvero voluto andare a controllare ma come poteva arrivarci senza un’aeronave o un qualcosa del genere. Eiko era partita con l’aeronave e adesso non c’era nessun mezzo di trasporto per andarsene da Madain Sari se non i piedi. Ma ci avrebbe impiegato troppo tempo per arrivare a controllare l’adolescente. Ed ecco che un’idea davvero bizzarra le balenò in testa. E se il suo mezzo di trasporto divenisse l’aiuto dei moguri? Se fossero stati tutti insieme sarebbero riusciti a prenderla in braccio e a trasportarla fin da Eiko. Il problema era che probabilmente quegli adorabili esseri non volevano e poi Quina soffriva di vertigini e non poteva trovarsi in alto. Sfortunatamente per lei ma tristemente e dolorosamente per i moguri era l’unica cosa possibile. Con quest’idea piuttosto bizzarra la cuoca si recò dai moguri che si erano rifugiato nella stanza dove cinque anni fa Eiko custodiva l’Orecchino Démodé. Avevano paura della pioggia, della grandine e dei fulmini e si erano rifugiati là sotto. La “cicciona” si avvicinò a loro e propose l’idea. Tutti i moguri risposero di no. Neanche se fossero stati pagati l’avrebbero fatto ma quando vennero a sapere che era per salvare la loro padrona dissero tutti di sì. Non potevano lasciare Eiko in pericolo, aveva bisogno di loro e non l’avrebbero mai lasciata. Anche se spaventati dal tempo ma più spaventati dal dover sollevare la grassona, i moguri si fecero coraggio e intrapresero il loro viaggio possibilmente suicida. Erano davvero tanti moguri ma nonostante la quantità numerica, il peso della cuoca non era da sottovalutare. Avrebbero dovuto lavorare duramente, anche se ne erano in molti e dovevano trasportare un solo corpo. Pronti a ciò che li avrebbe aspettati i moguri sollevarono Quina e la cominciarono a trasportare verso il mare. Forse sarebbe stata un’impresa molto più facile se non ci fosse stata la pioggia, la grandine, la presenza di tuoni e di fiamme. Perché le cose dovevano sempre complicarsi e mai semplificarsi? Perché non poteva mai succedere l’inverso? Era pretendere per caso troppo? Beh, pareva proprio di sì. E adesso le vittime della cecità di quel gruppo erano i moguri ai quali era toccato il lavoro più faticoso. Certo, loro non avrebbero avuto a che fare con la morte e cose del genere ma sollevare una persona come Quina era un’impresa che richiedeva innumerevoli sforzi sovrumani. Mentre il loro viaggio cominciò il viaggio di Beatrix, di Garnet e del dottor Totto era quasi giunto a termine. Erano quasi arrivati al campo di battaglia. Potevano già sentire l’odore di sangue nell’aria. C’erano state così tante vittime e l’odore che ne scaturiva dava il voltastomaco. La regina di Alexandria era davvero disgustata e non ne riusciva a sentire l’odore. Beatrix non ne era affatto disturbata dato che aveva preso già a delle guerre ed era abituata all’odore di sangue. Anche se non ne sentiva l’odore da cinque anni. L’odore del sangue di molte persone era quello che non sentiva da anni. In passato era stata lei a provocare quel profumo di sangue ma per la prima volta si ritrovava ad essere solo una spettatrice di quella landa di distruzione. Finalmente giunsero sul campo di battaglia dove giacevano innumerevoli corpi per terra. Era davvero una scena straziante da vedere ma la Shogun d’Alexandria corse subito in campo poiché aveva subito notato la ferita di Steiner. Questa al contrario di quella inflitta da Gilgamesh era guaribile ed era ciò a cui ambiva la ragazza. Voleva curarlo dalla ferita che gli avevano provocato. Subito lanciò Energiga e la ferita di Steiner divenne meno grave. La ferita rimase ma divenne molto meno pericolosa per la vita del cavaliere. Era diventata una ferita superficiale. Intanto sopra la testa di Beatrix Gidan e Freija stavano combattendo con le loro armi. Con le loro armi lunghe riuscivano a parare più colpi ed era l’unica cosa che facevano. Uno attaccava e l’altro parava e poi viceversa. Ad un certo punto la draghiera distrusse l’ordine e utilizzò la tecnica Araldo. Avrebbe saltato come suo solito ma la pioggia, la grandine e tutto il resto glielo impedivano. Avrebbe soltanto rischiato la sua vita in quel modo. Ad un certo punto una fiamma apparve in quel caos e stava quasi per colpire la regina di Burmesia ma lo Jenoma le si lanciò addosso subendo lui il suo danno. Eiko e Amarant stavano combattendo con le loro armi e la destrezza dei due era davvero impressionati. Erano così veloci nei movimenti che quasi non si vedevano. Avevano raggiunto un talento così grande che si poteva essere bravi soltanto avendo metà del loro talento. Le loro armi si scontrarono di nuovo e un fulmine colpì il punto d’incontro delle due armi e scaraventò lontano i due. La sciamana non aveva subito molti danni ed era ancora piena di energie e corse subito contro il mercenario ma fu trattenuta a sorpresa da Freija che la guardò attentamente. Voleva farle capire che dovevano smetterla di combattere, che era una cosa inutile ma l’invocatrice aveva già preso la sua decisione. Si liberò dalla presa della draghiera e corse contro Amarant ma subito Freija le si parò dinanzi e le puntò la sua lancia. Per l’adolescente fu come un tradimento mentre per l’altra fu una cosa da fare. L’avrebbe fermata dal combattere, anche se avesse implicato colpirla. Il primo scontro tra le due era iniziato. La più grande provò a colpirla con la sua arma ma la più piccola saltò sulla lancia la percorse e colpì l’avversaria con un calcio per poi fare un salto all’indietro e lanciare un Sancta. Prontamente la draghiera utilizzò la sua tecnica Salto per evitare il colpo e per ritrovarsi dietro la sua nemica e le intrappolò le braccia. Quella in difficoltà le diede un calcio alla gamba per poi liberarsi dalla presa e farle lo sgambetto. In quello stesso istante l’effetto della magia Levita su Freija svanì facendola cadere sul terreno pesantemente. Si rialzò in fretta ma appena fu su due piedi un calcio alle spalle dall’adolescente la rispedì al suolo. Adesso si ritrovavano entrambe nel campo di battaglia a lottare. Con un calcio veloce la regina di Burmesia colpì il polso della mano di Eiko che impugnava il coltello facendolo cadere e subito dopo spinse via con il piede l’arma appena caduta. L’adolescente si trovò a questo punto in difficoltà ma subito trovò una soluzione. Si lanciò Haste aumentando notevolmente i suoi movimenti e riempì con una carica di pugni e calci la sua avversaria facendole perdere l’arma e scaraventandola a terra. Le mise un piede sul petto e le puntò le mani verso la faccia per farle capire che stava per scagliare Sancta ma ecco che Beatrix la prese sulla spalla per salvare Freija. Non avrebbe mai dovuto farlo perché la ragazza le scagliò Sancta sulla schiena facendo volare via sia se stessa che l’avversaria. Beatrix fu soccorsa da Garnet che la curò immediatamente mentre Eiko fu presa in volo da Steiner che la guardò con uno sguardo indignato per farle capire che non doveva più farlo. Ma la fanciulla si divincolò e lo colpì con i piedi sul petto facendolo vacillare e poi cadere. La ragazza corse subito verso il coltello e riuscì a prenderlo prima che gli altri potessero capire il suo piano. Certo che Haste aveva davvero aumentato notevolmente i suoi movimenti. Dopo averlo preso la scagliò subito contro Freija ma Amarant riuscì a bloccare il colpo e corse contro Eiko per colpirla ma fu fermato dalla draghiera che gli fece capire che non doveva più combattere. Doveva essere un uno contro uno. Ed ecco che Levita fu di nuovo lanciato ma questa volta solo su Eiko e su Freija. Le due non impugnavano nessun’arma. Erano entrambe disarmate e avrebbe lottato solo con le mani e con i piedi. La più piccola corse velocemente e saltò dietro all’avversaria stringendole la coda. Non avrebbe dovuto poiché si arrabbiò molto e la colpì con un calcio allo stomaco per poi colpirla con una gomitata e poi con un calcio rotante. Eiko si ritrovò a terra, cioè in aria ma seguendo il modo di dire, si ritrovò a terra. Subito si rialzò con una capriola e diede un pugno allo stomaco dell’avversaria per farla piegare per poi colpirla in testa con un calcio facendola ruotare per poi lanciare Sancta. Freija volò via ma nonostante questo la voglia della piccola era insaziabile. Doveva sfogare tutta la sua rabbia ed ecco che le corse in contro e provò a colpirla con un calcio ma fu bloccata giusto in tempo e spinta lontano. Freija a questo punto disse:

“Basta Eiko! Non te ne sei accorta? Abbiamo smesso tutti di lottare. Tu sei l’unica che continua a farlo. Perché non la smetti? Perché vuoi disperatamente fare del male a qualcuno? Che c’è che non va in te? Dimmelo! Cosa c’è?”

“Vuoi davvero sapere la verità? Vuoi davvero sapere cosa mi passa per la mente tutto il tempo? Vuoi davvero saperlo?”

“Non aspetto altro che saperlo!”

“Voglio stare con qualcuno. Non voglio più essere da sola! Sono stanca di sentirmi in questo modo, io non voglio restare sola. Da quando abbiamo salvato il mondo non siamo più stati insieme. Quando è stato l’ultima volta che ci siamo visti tutti insieme? Vuoi sapere quando? Quando Gidan è tornato. Non ci siamo neanche visti tutti insieme quando Vivi è morto! Non tutti voi siete venuti al suo funerale, ma ve ne rendete conto? Vivi era vostro amico e non avete fatto nulla per ricordarlo. Scommetto che se Vivi potesse parlare direbbe che è deluso da voi. Da quando se ne è andato non ne avete più parlato molto. Ne avete parlato solo quando faceva comodo a voi, quindi quando non volevate farmi fare qualcosa. Ogni volta la stessa storia ma io sono stanca. Non sono più una bambina. Dopo tutto ciò che ho passato non potete trattarmi come una piccola e comune bambina. Io ho vissuto da sola per sei anni e non potete trattarmi come una che deve essere protetta da tutto. Io non voglio essere protetta, io voglio restare con voi. E’ così difficile per voi capire una cosa del genere. Freija da quando il tuo regno si è sistemato non mi hai mai invitato. Neanche per gentilezza. Non mi hai mai invitata, sai quanto mi ha fatto male? Noi ci siamo guardati le spalle per tutto il tempo del nostro viaggio e tu non mi inviti neanche alla cena del ritorno di Burmesia? Sai quel giorno sono stata tutto il tempo da sola. Hai invitato i miei genitori e non me. Grazie mille! Certo che tu sai proprio come comportarti con un’amica. Sei la migliore amica che si possa mai desiderare. A volte…Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!”

La fanciulla cominciò ad urlare con tutta la sua voce per sfogare tutta la sua rabbia e proprio in quel momento dal cielo cadde qualcosa. O meglio dire cadde qualcuno. I moguri avevano fatto cadere Quina e adesso stava precipitando. Guardandola Eiko smise di urlare e la lanciò Levita per non farla schiantare al suolo. In quel momento si rese conto che non voleva fare del male ai suoi amici. Freija e Gidan ci erano arrivato quando quest’ultimo l’aveva protetta dalla fiamma mentre Amarant c’era arrivato quando era stato fermato da Freija. Mancava solo Eiko all’appello e adesso c’era anche lei. Finalmente aveva capito ciò che provava veramente. Delle lacrime cominciarono a rigare il suo volto sapendo che aveva fatto del male a chi non voleva. E come se non bastasse aveva scatenato la fine del mondo e secondo lei non c’era nessun modo per fermarla. Numerose lacrime rigarono il suo volto e dinanzi a lei apparve quel ragazzo che aveva provocato tutto ciò e le disse:

“Oh, Eiko! Hai finalmente dato libertà al tuo vero lato. Hai permesso che le tue sensazioni represse ti portassero a questo. Per permetterglielo hai creato la mia fantasia. Oh, Eiko! Mi dispiace davvero tanto per te. Avrei tanto voluto fare qualcosa per te ma ero in grado di dire solo ciò che avrebbe provocato in te più rabbia. Era ciò che volevi sentire e non ne potevo fare niente. Spero che tu mi possa perdonare. Adesso addio, dolce Eiko!”

Detto questo lo spirito svanì nel nulla. Nessuno a parte Eiko lo vide e lo sentì. Era svanito per sempre. Non avrebbe più visto quel corpo mai più e finalmente aveva trovato la pace interiore. Aveva finalmente capito ciò di cui aveva bisogno e di come ottenerlo ma ormai era troppo tardi. Aveva scatenato la fine del mondo per capirlo e come se non bastasse aveva sacrificato la vita di così tanti civili che non meritavano affatto una fine del genere. Era stata tutta colpa sua. Se non fosse stata così debole. Se solo fosse stata un po’ più forte tutto ciò non sarebbe mai successo. Come avrebbe mai potuto condividere con qualcosa del genere? Era una cosa con cui non avrebbe mai potuto convivere ma per fortuna stava per giungere la fine del mondo e non avrebbe più dovuto provare quella sensazione. Il senso di colpa per aver fatto così tante persone sarebbe svanito per sempre. Finalmente avrebbe trovato solo la tranquillità. Come voleva che fosse vero. Anche se presto sarebbe morta il suo ultimo pensiero sarebbe stato l’ammontare delle vittime che aveva provocato e il suo senso di colpa l’avrebbe perseguitata anche nella morte. Ciò che aveva fatto l’avrebbe perseguitata per sempre, non c’era alcuna via di scampo. Avrebbe dovuto accettare al più presto le sue colpe o avrebbe avuto un’esistenza orribile. Un’esistenza che nessuno vorrebbe mai avere. La peggiore di qualsiasi altra esistenza. Mentre continuava a piangere, lei, Freija e Quina scendevano lentamente fino a toccare terra. Anche lì a terra la situazione non cambiò. La sensazione era la stessa se non peggiore. Il dottor Totto le si avvicinò e le disse:

“Eiko, mi dispiace tanto per ciò che hai dovuto sostenere ma puoi ancora fare qualcosa! Puoi ancora salvare questo mondo. Puoi ancora salvare miliardi di vite. Ti prego, non arrenderti!”

La ragazza lo guardò con aria sorpresa e gli disse:

“C..c..come? P..posso s..salva..salvare de…delle vi..vite?”

“Sì che puoi Eiko! Noi tutti abbiamo bisogno del tuo aiuto. Spero che tu ci aiuti nel nostro tentativo.”

“C..che c..co..cosa d..d..devo f..fare?”

“Devi solo ricordare con tutti noi il momento in cui speravi che niente cambiasse e che volessi che tutto quello rimanesse per sempre.”

“T…tu..tutto q..qui?”

“Sì, tutto qui!”

Dopo averle risposto, il Dottor Totto l’aiutò ad alzarsi e fece tenere per mano tutti quanti. Lui, Beatrix e Flatrey non si unirono al gruppo. Loro non facevano parte di quel gruppo, erano solo degli aiutanti, niente di più. Tutti quanti chiusero gli occhi e cercarono di ricordare il momento in cui erano più felici e che non volevano che finisse. Tutti quanti giunsero allo stesso ricordo. Subito dopo che sconfissero Trivia. Erano tutti lì uniti insieme sia nel bene che nel male ad esultare per la loro vittoria. Avevano sconfitto colui che viveva per il male grazie al loro lavoro di squadra. Erano tutti lì. Gidan. Vivi. Steiner. Garnet. Freija. Quina. Eiko. Amarant. Erano tutti insieme. Quello era il momento più felice per tutti loro. Finalmente la pace sarebbe giunta sul mondo. Erano tutti felici per quello. Dopo essere ritornati a casa avrebbero poi vissuto le loro vite come volevano e insieme. Erano in ciò che confidavano. Gidan sarebbe stato con Garnet. Freija sarebbe andata in cerca di Flatrey. Steiner avrebbe avuto Beatrix. Quina avrebbe raccontato le sue avventure alla suo maestra. Amarant aveva appena scoperto se stesso e avrebbe potuto finalmente vivere in pace con se stesso. Eiko e Vivi sarebbero potuti stare insieme per sempre.  Avevano entrambi sconfitto le loro paure e avevano capito chi erano e quale sarebbe stato il loro futuro. Era quello il momento migliore di tutti loro. Non potevano avere un ricordo migliore. Il ricordo dell’unione, dell’amicizia, dell’amore, della collaborazione, della fiducia, della vittoria, del bene e di pace. Nessun ricordo poteva essere tanto bello quanto quello. Attorno a loro si sprigionò un fascio luce che si presentò attorno ai loro piedi. Cominciò poi a girare vorticosamente salendo di altezza, arrivando alle ginocchia, poi al petto, poi al collo e poi fino alla fine. Fino a ricoprirli totalmente. Coloro che erano fuori dalla luce non riuscivano più a vederli. Erano come in un luogo a parte. Un luogo creato appositamente per loro. Nel centro del cerchio creato da loro si andò a formare un’ombra. Era di colore nero ma subito dopo divenne bianca e il cerchio di luce si andò a propagare fino in alto. Al di fuori dell’atmosfera. Nell’universo. Dopo dieci secondi la luce svanì e apparve una figura. Era bassa e aveva la testa a punta. Ad un certo punto la figura si poté guardare completamente. Si poté vedere la forma che aveva, i colori da cui era formato e da com’era vestito. Tutti quanti rimasero sorpresi dal vedere lui. Vivi. Che ci faceva lì Vivi? Non era morto? Non che fossero tristi ma erano alquanto sorpresi. Ad un certo punto Vivi cominciò a parlare e disse:

“Ciao a tutti! Vedo che mi state invocando e vorrei capire il perché!”

Non balbettava. Com’era possibile? La voce era la sua e anche la forma e tutto il resto. Non poteva essere veramente lui. Non poteva essere vero. Non poteva essere veramente lui. Eiko disse:

“Vivi?Sei tu?”

Colui che aveva parlato in precedenza disse:

“Io? Vivi? No, ti starai sbagliando. Io sono Memoria. Lo spirito d’invocazione creatore di tutto. Ah, forse ti riferisci alla forma che ho assunto. Era nel ricordo di tutti voi e quindi ho preso le sue sembianze. Era davvero amato da ognuno di voi. Soprattutto da chi mi ha chiesto se ero Vivi. Tu lo volevi davvero bene, vero? Era davvero molto importante per te? Mi dispiace che ti abbia dovuto lasciare. Vorrei tanto confortarti ma ditemi perché mi avete chiamato.”

A rispondere fu sempre Eiko che rapidamente disse:

“Siamo qui per chiedere il vostro aiuto. La Pietra Paesina ha fatto il suo ritorno e sta per far fuori l’intera umanità. Vi chiediamo di fermarla prima che sia troppo tardi. Sono stata io a causare tutto questo e non mi perdonerò mai se non riuscirò a salvarli tutti.”

“Molto bene! Capisco la situazione! Tanto già la sapevo. Vi ricordate chi sono? Sono Memoria e so ogni singola cosa che succede sul mio pianeta. Conosco tutti i vostri ricordi e già sapevo cos’era successo. Volevo solo vedere se foste stati onesti e lo siete stati. Sarei davvero tentato di aiutarvi ma non posso.”

“Perché non potete? Vi scongiuro di aiutarci! Sacrificherò la mia stessa vita per salvare gli altri ma vi prego fermate la Pietra Paesina. E’ tutto ciò che vi chiediamo.”

“Eiko! Tutto ciò che mi chiedete è in realtà rompere il sigillo che ho creato e distruggere tutto l’equilibrio che avevo creato.”

“Vi prego! Vi prego! Significa davvero tanto per me e non voglio che per un mio errore, i miei amici e degli innocenti muoiano!”

“Oh, Eiko! Parli dal profondo del tuo cuore e sono davvero commosso dalla tua incredibile onestà. Sono sbalordito da una tale forza in una persona così giovane. Le cose sono davvero cambiate lassù, eh? Se una persona con una forza come la tua viene qui a supplicarmi non posso che aiutare.”

“Davvero? Davvero lo farete?”

“Che stai dicendo? Stai mettendo in discussione la mia parola?”

“No! No! No! Mi spiace davvero tanto se ho fatto questa impressione. Vi siamo eternamente grati per ciò che ha fatto per noi.”

“Bene, adesso che abbiamo finito questa discussione fatemi risolvere questo casino.”

Dopo averlo detto la luce attorno a loro svanì e furono di nuovo in grado di poter vedere il dottor Totto, Beatrix, Flatrey e i sopravvissuti alla guerra. Intanto Memoria assunse la sua vera forma. Era una figura imponente. Era alto ben due metri e venti ed era molto magro. Era di colore scuro, un misto tra il viola e il nero e il petto era formato da scaglie di colore verde. Erano due colori così incompatibili ma si trovavano bene in quella figura. Si relazionavano quasi come se fossero migliori amici. Tutti ammirarono la sua prestanza fisica e la sua imponenza. Era davvero incredibili. Tutto lo guardarono increduli, non riuscivano a credere di star guardando l’invocazione che aveva dato inizio a tutto. Com’erano riusciti ad arrivare a quel punto? Come c’erano riusciti?  I loro quesiti dovettero aspettare. Volevano vedere cosa era in grado di fare. Con un solo salto riuscì ad arrivare alla Pietra Paesina e la guardò per un istante. Già era successo altre volte che lui fermasse la Pietra Paesina ma quella era la prima volta che la bloccava quando c’erano ancora dei superstiti. Molti superstiti. Erano morti in pochi a causa di quella maledizione, se proprio vorremmo darle un nome. Era davvero incredibile la sua forza ma non poté niente contro Memoria. Con un solo tocco da parte dello spirito d’invocazione dalla pietra fuoriuscirono i colori dell’arcobaleno che risplendettero per tutto il pianeta. In ogni singolo punto di quel mondo. Dopo averla presa tra le mani dalla pietra fuoriuscirono gli spiriti d’invocazioni che erano deceduti. Si poterono vedere tutti gli spiriti di Garnet. Da Shiva ad Arka. Tutti gli spiriti di Eiko. Da Fenril a Madein. Si poté vedere Gilgamesh ed altri spiriti d’invocazione di cui Garnet ed Eiko non sapevano niente. Erano morti prima della nascita delle due e le loro rappresentazioni a Madain Sari erano andate distrutte. Tutte le invocazioni ritornarono nella città degli sciamani e le loro rappresentazioni cominciarono a brillare. Le rappresentazioni andate distrutte si ricomposero per riprendere le loro invocazioni come ospiti. La luce che si verificò a Madain Sari fu un qualcosa di stupendo. Erin era lì e rimase affascinata. Era così affascinata che non disse una parola per un giorno. Nei giorni successivi raccontò a tutti quanti la bellezza di quel momento e che avrebbe voluto che tutti quanti l’avessero vista con lei. In realtà non lo intendeva veramente. Era felice di essere stata la sola a vedere il ritorno delle invocazioni perché aveva visto qualcosa che nessun’altro aveva visto e questo la rendeva speciale. Ritornando al filone principale, Memoria portò la Pietra Paesina dentro di sé provocando la fine della distruzione di Gaya. I lampi, i tuoni, le piogge, le grandini e le fiamme svanirono totalmente. Le nubi che si erano andate a creare scomparirono e permisero una visione incantevole del cielo. Si poté vedere persino un arcobaleno. Dopo aver reso fine alla pietra, Memoria ruotò su sé stesso provocando un vortice che lo trasportò nel centro della Terra dove avrebbe potuto osservare nuovamente tutti i suoi abitanti. Dopo che tutto finì la più piccola disse:

“Adesso che abbiamo scongiurato la fine del mondo provocata da me che facciamo?”
“Che ne dite di mangiare qualcosa? Salvare il mondo mi fa venire fame.”

“Ottima idea Gidan! Che ne dite di andare a Burmesia dove mangeremo tutti quanti. Inclusa Eiko, naturalmente!”
“Oh grazie, Freija ma non ce ne era il bisogno. Io vi inviterei al palazzo ma lì abbiamo un lavoro che ci attende.”
“Che ne dite di venire ad Alexandria? Non è una buona idea?”
“Ottima ma io ho trovato un’idea migliore! Che ne dite di mangiare all’aperto su una collina come ai vecchi tempi e sempre come ai vecchi tempi cucinerà Quina? Non è una buona idea?”
“No! Non è affatto una buona idea!”
“Perché Garnet?”
“Ehi, non ho finito la frase. Non è una buona idea, è un’idea perfetta.”

 Dopodiché tutti risero e mangiarono qualcosa. Per quanto riguarda i soldati rimasti in vita furono soccorsi dai dottori di tutti i regni e furono acclamati come eroi. Le persone non seppero mai che quelle piogge, quelle grandinate, quei lampi, quei tuoni e quelle fiamme, sempre se le abbiano viste, erano la fine del mondo. Negli anni successivi le cose andarono di bene in meglio. Gidan e Garnet ebbero una grandiosa notizia per tutti quanti. Aspettavano un bambino e la stessa cosa successe anche a Beatrix e Steiner. Anche loro presto avrebbero portato una nuova vita nel mondo di Gaya. Il re e la regina di Alexandria governarono splendidamente grazie anche ai saggi consigli dei loro consiglieri personali e migliori amici, Beatrix e Steiner. Freija e Flatrey scoprirono che la draghiera era in attesa non di un bambino. Era incinta di tre magnifici bambini. Nonostante la gravidanza Freija insieme alla sua anima gemella riuscì a stringere un accordo con i Maghi Neri e il loro accordo giovò ad entrambi. La città di Burmesia si arricchì notevolmente con quell’affare e i manovali della città insieme a quelli di Alexandria furono mandati per ricostruire la città di Lindblum. Amarant e Lanì finalmente riuscirono a capire cosa provavano per loro e si misero insieme. La loro relazione non giovò solo loro ma tutti quelli vicino loro. Divennero entrambi molto più gentili e calmi e non ebbero più quel comportamento rude. Erano finalmente felici di essere insieme. Avevano smesso di mascherare il loro amore in odio. Avevano accettato dopo anni e anni quello che veramente provavano l’uno per l’altra. Quina invece aprì una scuola di cucina che ebbe un enorme successo. Da tutte le parti del mondo arrivarono persone volenterose di imparare l’arte culinaria. La Qu divenne famosa in tutto il mondo e non smise mai di viaggiare per il mondo in cerca di nuove cose da mangiare e da cucinare. Per quanto riguarda Eiko, lei ottenne la possibilità di tornare a Madain Sari per dei mesi per studiare le invocazioni che non aveva mai conosciuto e le fu concesso anche di visitare due volte a settimana i suoi cari Moguri. Tutto aveva un prezzo e anche quella concessione. Quando sarebbe stata a Lindblum la sciamana avrebbe dovuto imparare ad essere raffinata e a comportarsi come una principessa. Il gruppo non si sciolse mai e sancirono un giorno dedicato a Vivi. Non ci furono guerre in quegli anni e neanche negli anni successivi. Era finalmente arrivata la pace.

“Che bella storia, nonna Eiko! Me ne racconti un’altra?”
“Oh piccolo mio! Vorrei davvero tanto ma guarda già che ore sono. Se tua madre ti scopre ancora sveglio si arrabbierà tantissimo. Sogni d’oro, piccolo mio!”
“Notte, nonna! Domani mi racconterai un’altra storia?”
“Ok! Tutto quello che vuoi!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco che si conclude la Fan Fiction. Avrei dovuta pubblicarla mercoledì scorso ma il computer non funzionava. Spero che il capitolo possa farmi perdonare. Spero che vi sia piaciuta la Fan Fiction e spero gradiate una terza. Potrei scriverla quest’estate e sarà ambientata quando Eiko è nonna. Con questo si conclude la mia seconda Fan Fiction. Grazie a tutti che l’hanno letta e a tutti che la leggeranno. Vi sono davvero grato.

  
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