Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
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Autore: oilloi123    09/06/2011    3 recensioni
Rieccomi con una nuova ff! :D
Stephanie è una ragazza particolare e Ralph è la sua ancora di salvezza.. cosa succederà quando conosceranno cinque strani tipi?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axl Rose, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< Mi perdoni, bimba? > Le chiese strusciando il suo anso contro quello di Erin teneramente.

Sentì le sue labbra piegarsi in un sorriso mentre le accarezzava le guance calde.

< Sì. Credo proprio che tu ti meriti una seconda possibilità. >

 

Ralph si alzò dal tavolo a cui stava mangiando con Stephanie nel tentativo di consolarla e consigliarla, quando sentì qualcuno bussare alla sua porta.

Si presentarono davanti a lui, tre uomini in uniforme, e uno di loro aveva una faccia molto familiare.

< Richard, ma che succede?! > Gli chiese cercando di occupare tutta la larghezza della porta d'ingresso cercando di non farli entrare.

< Ralph, io ti avevo avvertito. E' stato una tua idea di portare Stephanie fuori dall'ospedale psichiatrico. Te l'ho detto centinaia di volte che era una stronzata, ma tu no, non mi dai mai ascolto, fai sempre di testa tua. Ne ho parlato con il direttore, mi bastava un errore da parte sua o tua e riottenevo di farla tornare dentro. > Disse aprendo le braccia come ad indicare che lui non aveva colpe.

< No, non puoi. E' stato solo un piccolo errore di percorso. Non era neanche colpa sua. > Disse mentre cercava di divincolarsi dalla loro presa.

< Tranquillo, > Disse Richard a Ralph che guardava Stephanie con aria preoccupata. < Mica vi separiamo. Tornate solo indietro con noi all'ospedale. Come è giusto che sia. >

 

Slash, Izzy, Duff e Steven camminavano di nuovo verso casa loro. Si era fatto tardi e avevano deciso di rimandare il lavoro nello studio al giorno dopo.

< Ma cosa succede? > Chiese Izzy indicando due pattuglie della polizia posteggiate poco distanti da casa loro.

Camminarono velocemente e videro diversi poliziotti in uniforme battere proprio alla loro porta.

< Ma che fanno?! > Urlò Duff preoccupato.

In quell'istante Slash vide la macchina di Alan percorrere velocemente la strada dove abitavano.

< Alan! > Si mise ad urlare sbracciandosi per attirare la sua attenzione.

< Che succede?! > Domandò Alan allarmato fermando la macchina e uscendo trafilato. < Scusate, ma che state facendo? > Chiese ad un poliziotto fermo poco distante dall'entrata dell'abitazione.

< Stiamo cercando un ragazzo sui 20-25 anni, con dei lunghi capelli rossi e alto più o meno così. > Disse indicando l'altezza con una mano.

< Axl. > Sussurrò il manager a denti stretti.

< Bene, vedo che lo conoscete. E' in casa? >

< No, non credo. Ha detto che andava a girare un po' di locali qua in giro. Ma cosa ha fatto? >

< Maggiormente risse. Una ragazza ha detto di aver subito delle leggere molestie. I testimoni dicono di averlo visto barcollare ubriaco per le strade e prendere un taxi. > Informò il poliziotto.

< Ok. Non c'è bisogno che sfondiate la porta, però. Vi diamo la chiave. >

 

Erin si staccò dalle labbra di Axl. < Ora però vai. E' tardi. > Disse accarezzandogli i capelli mentre lui continuava a baciarla sul collo.

< Uhm... No, non voglio andare. > Mugugnò Axl contro la pelle della ragazza.

< Forza... > Gli disse riuscendo a staccarselo letteralmente di dosso.

< Va bene, va bene. Me ne vado. > Le disse dandole un altro bacio per poi uscire dal suo appartamento.

Erin accese la TV, era tardi e non c'erano programmi interessanti, ma si stupì di scoprirsi a sorridere di nuovo.

 

Axl camminò lungo il Sunset finché non vide un taxi libero e lo chiamò sbracciandosi sul ciglio della strada.

< Buongiorno signore. > Fece il guidatore, un uomo piuttosto grasso e sudaticcio che puzzano di pollo fritto da pochi soldi. < Dove la porto? >

< Ad Hollywood, ai Rumbo Studios. Non ho idea del nome della via. > Gli rispose mettendosi comodo sui sedili posteriori.

La vettura iniziò la sua marcia e dopo circa un quarto d'ora, imboccò la strada del loro nuovo appartamento.

< Uh. Deve essere successo un bel casino. > Sospirò il tassista guardando la scena, che sembrava uscita da un film poliziesco.

Axl si alzò ritto a sedere per osservare meglio. Deglutì preoccupato quando riconobbe i suoi amici e il suo manager in mezzo ai poliziotti. Ma a quanto pare non era stato l'unico a riconoscere qualcuno. Un poliziotto lo stava indicando, urlando qualcosa, probabilmente dava ordini di seguirlo perché diversi poliziotti salirono sulle pattuglie e furono dietro al taxi.

< E' lui. Su quel taxi, è lui! Seguitelo, forza! > Ordinò il comandante.

< Che succede?! > Domandò spaventato il tassista.

< Le dispiacerebbe aumentare un po' la velocità? > Chiese sarcastico Axl tenendo un occhio fisso sulle volanti alle sue spalle.

< Ma chi è lei? Lei è un criminale. > Disse inchiodando la macchina. < Io non sarò un suo complice. > Disse, spaventato dall'intera situazione che non riusciva a capire completamente.

< Ma che cazzo fai?! > Gli urlò Axl vedendo le macchine della polizia farsi sempre più vicine.

Scese dalla macchina, aprì la portiera dalla parte del conducente, e scaraventò fuori l'uomo dall'auto.

Il rosso si mise al volante, ripartendo sgassando, cercando di seminare i poliziotti.

 

< Sta scappando. Perché scappa? Perché cazzo scappa?! > Urlò contrariato Alan, che cominciava ad averne fin troppo delle malefatte del rosso. Dopo solo un giorno sentiva già come se fosse impossibile riuscire a domare quel gruppo. Proprio lui, che non si era mai arreso di fronte a niente e nessuno, cominciava a credere nell'utopia dell'impresa. Ma continuava, comunque, nella sua mente ad imporsi una regola. Lo aveva promesso. Aveva promesso a David Geffen che ci avrebbe provato. Infondo era solo il primo giorno. Magari era solo sfortuna. Infondo... Magari...

 

< Dove cazzo posso andare? > Si chiese Axl ad alta voce, mentre il taxi sfiorava i 110 km/h.

Erin.

Doveva tornare da lei. Ora che avevano risistemato tutto, lei era l'unica persona di cui poteva fidarsi. L'unica che lo avrebbe protetto fino alla fine.

   
 
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