Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ombra    09/06/2011    2 recensioni
Questa è una storia breve, ma davvero importante per me. L'ho scritta col cuore in mano e spero possa trasmettervi quello che ho provato scrivendola, parola per parola. La trama è semplice affinchè chiunque possa comprenderla: i giri di parole non sono la miglior strada se si vuole parlar d'amore.
Buona lettura!
Cit: "La ragazza si accorse di come uno arrivasse a farsi problemi stupidi quando non riusciva a uscire da uno molto più grande."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Capitolo sei


L'odore del disinfettante iniziò a pizzicarle il naso non appena varcò la porta della sala d'attesa. Con sguardo chino si portò verso il bancone e inizio a tamburellare con le dita sul ripiano in attesa che qualcuno la notasse. Non ci volle molto.

“È qui per una visita?"

“Si, ma non a me...”

L'infermiera la scrutò per qualche secondo alla fine annuì. “Il nome prego.”

“Il mio...o il suo...?”

“Entrambi, il tuo mi serve per sapere chi è entrato e quando.”

“Ok, io sono Erika Raffini...” si morse il labbro inferiore sapendo che non sarebbe stato affatto semplice pronunciare il prossimo nome, “e devo vedere... Marco Novari...”

Sentiva chiaramente la sua voce tremare, ma l'infermiera sembrò non darci troppo peso.

“Ok, secondo piano infondo. Stanza 201.” La scrutò ancora, quasi volesse comprendere il suo stato d'animo nel caso avesse voluto fare qualche pazzia: forse aveva riconosciuto la ragazzina che si era messa a urlare qualche sera prima in mezzo al corridoio.

Sfuggendo allo sguardo indagatore Erika si diresse rapida verso la rampa di scale, le percorse a due a due e quando raggiunse il secondo piano aumentò ancora il passo: aspettava quel momento da giorni, eppure ne era terrorizzata.

201...

Fece un respiro profondo e si fece coraggio. L'odore pungente si fece ancora più forte facendola quasi starnutire, ma si trattenne: non voleva fare rumore.

Una cosa senza senso visto che non può sentirmi...

Si fermò in mezzo alla stanza: il lettino era a circa un metro da lei, circondato da strani macchinari di cui non conosceva neanche il nome. Una marea di tubi uscivano dal suo corpo eppure lui sembrava riposare beato, ignaro di tutto.

Erika vide una sedia nell'angolo e la portò accanto al letto. Passò le mani sulle lenzuola candide e fresche.

“Qui si sta davvero bene sai? Si respira... fuori è impossibile! Ci saranno 40 gradi all'ombra...!” Si sentì tremendamente stupida per una simile affermazione ma alla fine decise di non curarsene più di tanto: lui non era sicuramente stato in grado di coglierla.

Poggiò la testa sul cuscino accanto a lui iniziando ad accarezzargli piano le bende sulla fronte.

“Dovrei essere a scuola sai? Ma non importa...Ho già saltato tre giorni e nessuno mi dirà nulla... Credono che io abbia bisogno di tempo per riprendermi... Io, capisci? Perché mai dovrebbero lasciare che io mi riprenda?” sospirò mentre sfiorava piano le sue palpebre coi polpastrelli, “Forse perchè anche loro pensano che dovrei esserci io tra queste lenzuola... non tu...”

Socchiuse gli occhi trattenendo le lacrime, li riaprì poco dopo sperando di trovare un altro paio che stessero cercando proprio i suoi. Nulla. “Mi mancano i tuoi occhi sai...?” le uscì un sussurro fievole e impercettibile, come quello di qualcuno sull'orlo del pianto.

“Non avrei voluto finisse così, te lo giuro...” la mano corse alla sua stringendola, “Quando ti ho visto, sulla strada, l'unica cosa che ho pensato era che non volevo vivere senza te... che non potevi andartene... che sarebbe stato da egoisti... che avresti dovuto subito tornare indietro e dimostrarmi ancora una volta che mi amavi e che nemmeno tu mi avresti mai lasciato andare...”

Si morse il labbro, con forza, tanto da farsi male. “Invece l'unica egoista ero io... che pretendevo che saresti tornato dopo averti detto quelle cose...” la voce continuava a tremarle, sempre più. “Ma io ti amo, te lo giuro... Lo so dal primo giorno che ti ho visto... ti ricordi? Io ero con la Luci e tu con Matte... e ci siete passati accanto... e tu eri bellissimo... e mai avrei pensato che avresti potuto innamorarti di me...”

Alcune lacrime vinsero le barriere e iniziarono a scendere rendendo le sue parole ancora più salate, brucianti. “Non volevo te ne andassi... avevo solo paura di essere diventata un'abitudine... volevo solo mi dimostrassi il contrario... e tu te ne sei andato!” si maledisse per la rabbia che aveva provato in quel istante, “Non dovevi andartene... No... non doveva finire così...”

Riusciva appena a parlare, la gola le faceva male ogni volta che provava a respirare. Un peso enorme gravava su di lei facendola soffocare.

“Non volevo avere più paura... volevo essere sicura che fossi tu quello vero... l'Amore con la a maiuscola... ricordi? Volevo avere la certezza che non mi avresti lasciato appena ti fossi accorto che ero solo un'abitudine... Avevo paura mi lasciassi quando sarei stata troppo dipendente da te per rialzarmi...” sospirò, “Non che non lo fossi già... Ma ancora di più...”

Strinse la mano più forte avvicinandosela al petto, “Avevo così tremendamente paura di perderti da voler tentare di impedirlo prima che accadesse in modo irrimediabile... Invece ho solo peggiorato le cose... e ora tu non ci sei...”

Chiuse gli occhi cercando di ritrovare il suo profumo tra tutta quella puzza di ospedale che la circondava.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ombra