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Autore: Knuckster    10/06/2011    2 recensioni
Sonic the Hedgehog, nella sua giovane vita, ha affrontato innumerevoli sfide, a volte al di là della sua portata e quasi sempre scatenate dal dottor Eggman. Questa volta, però, si ritroverà a combattere un avversario molto più oscuro, disposto a sterminare tutta la razza mobiana senza alcuna pietà. Basterà avere al suo fianco tutti i suoi amici di sempre per sventare la pericolosa minaccia? [contiene "Sins of Purity Saga", "Chaos Millennium Saga", "Pieces of Eternity Saga", "Solo noi e nessun altro", "Ciak, si canta!"]
ATTENZIONE: Full Speed Ahead contiene storie terminate e aggiornate al 2011. Personaggi e ambientazioni hanno subito un REBOOT nella successiva storia della serie, "Sonic the Hedgehog: Legacy of Argus". Buona lettura a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Sonic The Hedgehog Full Speed Ahead #14

SONIC THE HEDGEHOG:

FULL SPEED AHEAD

#14

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PIECES OF ETERNITY Saga

Scritto e ideato da: Knuckster

“Gli abitanti del nostro pianeta non si sono mai resi conto che molto tempo fa furono vicini a sfiorare la totale distruzione. Non è mai stata una prerogativa della nostra razza agire in modo da danneggiare se stessa. E’ sempre stata molto rispettosa nei propri confronti e di quelli dell’ambiente che ci circonda. Quindi non desterà stupore sapere che il male abbattutosi su di noi tempo fa si presentò sotto forma umana. Feroce, spietato, dal cuore di ghiaccio, dagli occhi di fuoco. L’uomo che per tanto tempo ha covato rancore nei nostri riguardi fu lontano di un passo dal cancellare ogni traccia di noi e del nostro passaggio. Come è successo in altri casi, il destino comune fu affidato alle mani di due nobili guerrieri, il nero e il blu, i quali rischiarono la loro vita e i loro affetti più cari per far sì che la nostra vita continuasse. Il loro grande coraggio e spirito di sacrificio gli permise di uscirne vincitori e di tornare a casa sani e salvi per ricevere i meritati onori. Pensavano che la crisi fosse per sempre passata... si sbagliavano. Quando meno se lo aspettavano, il male tornò, sotto forme del tutto nuove. Nessuno poté fare a meno di evitare la nascita di un nuovo potente dio della distruzione che se non fosse stato fermato, probabilmente avrebbe fatto in modo che oggi non fossimo ancora così numerosi e così… vivi. Questa volta però le nostre anime non sono state risparmiate grazie ai due guerrieri, che sono ormai diventati leggenda. Ce n’è stato un terzo, il cui nome si è perso nei meandri della storia, la cui memoria non è mai stata onorata come si deve, il cui sacrificio non è mai stato riconosciuto da tutti noi. Lui non era come noi, era diverso, per forma e provenienza. Io sono stato testimone di quei tragici eventi e se ho deciso di redigere questi scritti è principalmente per rendere giustizia alla persona che ha protetto il dono della vita su Mobius. Ogni storia ha una sua morale e quella che è narrata in questi libri ha un significato preciso: un animo nobile risiede anche nella creatura più diversa, a prescindere da chi sia e da dove venga”.

Dagli scritti dello Storico

LIBRO AMBRA

a.k.a.

Principio di incendio


     Ogni storia che si rispetti ha un inizio e una così particolarmente intrisa di oscuro non poteva che cominciare nella desolazione. La catena di eventi che portò all’ascesa del male più cupo cominciò in una tiepida mattina di primavera, quando il sole cocente cercava di farsi strada con i suoi raggi tra gli sparuti banchi di nuvole che tentavano ambiziosamente di coprirlo. In un terreno arido e pianeggiante, dal suolo solcato e avido di acqua, occupato solo da scarni ciuffi di erba secca e da tronchi nodosi e avvizziti, una solitaria figura si spostava a marcia serrata. Le sue movenze erano ritmiche e meccaniche e ad ogni battito dei suoi pesanti piedi sul terreno si sollevavano piccole nuvole di polvere rossa.

     Alto e dalle spalle larghe, rivestito da una lamiera nera e argentata, il bizzarro robot possedeva due braccia robuste e due gambe altrettanto vigorose. All’altezza del ventre si potevano scorgere due pesanti piastre in acciaio delimitate nel centro da una scanalatura tortuosa, probabilmente le due ante di una porta blindata. Le fattezze del volto dell’automa non erano quello che si poteva definire umanoide. La sua bocca era una griglia quadrata a nido d’ape e al posto degli occhi possedeva un visore luminoso stretto e rettangolare. Sullo schermo si muoveva una piccola luce rossa che rimbalzava da una estremità all’altra come una pallina da tennis.

     Ci vollero cinque minuti buoni perché il robot cessasse la sua marcia instancabile e si guardasse intorno, come annusando l’aria circostante. Delle luci intermittenti e allegramente colorate lampeggiarono sul suo collo, mentre scandagliava accuratamente i paraggi deserti. All’improvviso, la sua testa si rizzò di colpo e nell’istante successivo si abbassò, perquisendo un punto imprecisato accanto ai suoi piedi. Scostò una manciata di pietruzze polverose e raccolse subito l’oggetto della sua lenta ricerca: un piccolo frammento di vetro di colore ambrato.

     Il ritrovamento sembrava averlo soddisfatto. Premette un tasto appena sopra a dove avrebbe dovuto esserci il suo orecchio e un piccolo microfono estensibile, munito di antenna, si allungò oltre una cavità che si era aperta.

     - Unità N-Tracer 2412 a Master! - recitò con una voce atona e metallica.

     - Qui risponde Master! - replicò una seconda voce gracchiante - Rapporto? -

     - Frammento localizzato! Unità in attesa di ulteriori istruzioni! -

     - Ottimo! Procedi immediatamente al trasferimento! Il satellite è già in posizione! Chiudo! -

     La comunicazione fu bruscamente interrotta, ma al robot non occorrevano altre indicazioni né tanto meno la cortesia di un saluto. Un fastidioso sferragliare provenne da dentro la sua corazza e, cigolando su dei cardini stridenti, la porta blindata sulla sua pancia si aprì. La camera interna era di forma sferica, tappezzata di piastre isolanti in acciaio e di luci danzanti. Al centro c’era una sorta di meccanismo a forma di clessidra ma privo di vetro. Il robot posizionò la pietra che aveva trovato tra i due cunei argentati che spuntavano dal di sotto e dal di sopra e quella roteò a mezz’aria, intrappolata in un campo gravitazionale. La porta si richiuse all’istante e il frammento fu avvolto da un fascio bianco di elettricità. L’unità N-Tracer, dunque, reclinò il capo quanto più possibile, calcolando i gradi e l’angolazione, come per guardare il sole direttamente in verticale. Non appena individuò una posizione congeniale, nel suo visore esplose un bagliore accecante e un raggio rosso intenso fu sparato a velocità folle verso il cielo. Il segnale attraversò tutta la stratosfera per poi essere raccolto dalla parabola di un grande satellite orbitante nello spazio ed essere nuovamente inviato in un altro punto del pianeta.

     Ci volle qualche minuto prima che l’operazione fosse conclusa e il raggio visore del robot si spegnesse. Quando ciò accadde, la piccola pietra ambrata era sparita, trasformata in impulsi telematici e trasportata in un luogo totalmente diverso. L’unità aveva dunque compiuto la sua missione, non gli restava che tornare alla base in attesa di nuovi ordini, cosa che, purtroppo per lei, non riuscì mai a fare.

     Gli bastò voltarsi per essere colpito in pieno e trafitto nel petto, da parte a parte, da un artiglio meccanico di considerevoli dimensioni. I componenti interni vennero frantumati in un istante e il nucleo di alimentazione finì irrimediabilmente danneggiato. Non ci fu niente da fare per N-Tracer quando piombò a terra ormai privo di vita.

     Su di lui troneggiava una figura inquietante, il suo implacabile assassino che, ironia della sorte, era un robot come lui. Imponente e massiccio, dalle braccia simili ad argani e dal petto prominente. La sua testa era squadrata e molto piccola in confronto al resto del corpo, colorato di tonalità rosse e nere alla stregua di pitture di guerra. Su una delle sue spalle era evidente il simbolo dell’omega, unico monito che indicasse qual era il suo nome.

     - Tutti i robot di Eggman devono essere distrutti! - scandì meccanicamente, osservando per l’ultima volta quello che restava della sua vittima.

     Dopodiché tornò sui propri passi, scandagliò accuratamente i dintorni con i suoi sensori sofisticati e attivò i reattori posti sulla sua schiena per allontanarsi rapidamente, ignaro della piccola tragedia che aveva provocato.

     Passò qualche ora prima che quello scenario desolato potesse ospitare un'altra anima vivente. Il suo arrivo fu annunciato da un rumore di pale vorticanti in rapido avvicinamento. Attraversando un banco di nuvole, un bizzarro biplano vivacemente colorato si stava preparando alle manovre di atterraggio. Con una maestria e una precisione fuori dal comune, il pilota effettuò una veloce virata che lo portò a rasentare il suolo di pochi centimetri fino a che le ruote non toccarono terra ed ebbe inizio la frenata, in un vortice accecante di polvere.

     Con un veloce balzo, l’aviatore balzò fuori dal veicolo e gli diede un’affettuosa pacca sulla fiancata. Era una volpe dal pelo color ocra munita di due singolari code sbatacchianti. Indossava un casco da pilota, degli occhialoni protettivi e un giubbotto marrone bordato di pelliccia. Era particolarmente soddisfatto delle prestazioni del nuovo motore che aveva installato nel suo Tornado e la cura e il modo amorevole con cui ripuliva il velivolo ne erano una prova sufficiente.

     Terminato un veloce giro di controllo dei sistemi, stava per rimontare a bordo in modo da proseguire il suo giro di collaudo. Il destino volle però che la sua attenzione fosse attirata dalla carcassa inerte del robot, adagiata poco lontano, e se così non fosse stato la serie di eventi che sto narrando non avrebbe mai avuto luogo. Il volpino si avvicinò con cautela al rottame e lo colpì piano con un piede per assicurarsi delle sue condizioni. Non c’era dubbio che fosse del tutto disattivato, anche a giudicare dall’ampio squarcio che era aperto sul petto. Cominciò a rimirare i componenti con cui l’automa era costruito e i suoi occhi presero a brillare, come sempre quando osservava un marchingegno meccanico nuovo. Passò parecchi minuti intento ad ispezionare a fondo tutte le parti, interne ed esterne, dell’unità.

     - Interessante! - disse Tails più alla macchina che a sé - Sei un piccolo gioiellino! Forse è il caso che ti porti con me! Ho l’impressione che potrai darmi qualche utile informazione! -

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     - Tieniti pronta! -

     La coniglietta candida aveva parlato con tono sicuro e beffardo, ma il timbro argentino e soave della sua voce rendeva impossibile per chiunque ritenerla una seria minaccia. Si fece spazio indietreggiando sul pavimento blu dell’ampia palestra e poi, senza preavviso, sfrecciò in avanti con le mani protese. La riccia rosa a cui stava andando incontro non si mosse di un millimetro, anzi, si mise più sulla traiettoria della ragazzina per farla andare a colpo sicuro. Quando le due furono inevitabilmente una di fronte all’altra, Cream strinse le sue dita, quanto più delicatamente possibile, attorno al collo di Amy Rose e la spinse con la schiena sul muro. Alla riccia fu sufficiente un semplice gesto per liberarsi da quella morsa, seppur vellutata. Distese in alto un braccio e, con un movimento fluido, posò il gomito e l’avambraccio sulle braccia della ragazzina, spingendo forte e costringendola ad abbassarle.

     La dimostrazione fu accolta dallo sgomento generale e da un applauso caloroso da parte delle decine di ragazze accomodate su soffici cuscini sul pavimento della palestra. Si unì all’acclamazione anche Cheese, che stava giocherellando sulla fune e squittiva di contentezza. Cream ed Amy erano raggianti.

     - Quello che vi ho mostrato è il modo più semplice ed efficace di liberarsi di qualcuno quando vi prende per la gola… e intendo letteralmente! - spiegò la riccia rosa - Ringrazio Cream per avermi aiutato nella dimostrazione! -

     - E’ stato un piacere! - rispose la coniglietta piegandosi in un leggero inchino.

     - D’accordo, adesso passiamo alle tecniche di difesa quando si è distesi a terra! - continuò Amy con energia prima di dare un’occhiata all’orologio a muro davanti a lei - Ma forse è meglio rimandare alla prossima settimana! Il tempo a nostra disposizione è quasi scaduto! -

     Le ragazze cominciarono ad impacchettare le loro cose e si diressero ordinatamente verso l’uscita della palestra, non prima di fermarsi dalla loro professoressa per salutare, ringraziare o chiedere spiegazioni dell’ultimo minuto.

     - Alla prossima, ragazze! - disse infine Amy quando l’ultima di loro si chiuse la porta alle spalle.

     Quindi cercò la sedia più vicina e ci si abbandonò stremata, come se avesse corso per miglia. Cream e Cheese le furono subito accanto con il loro solito sorriso incoraggiante.

     - Sei stanca, Amy? -

     - Abbastanza! La lezione di oggi è stata parecchio faticosa! - rispose lei asciugandosi la fronte.

     - Però a me questo corso di autodifesa sembra molto utile e interessante! -

     - In effetti ne è valsa la pena! Dopo aver sentito che le aggressioni a giovani ragazze sono aumentate di molto negli ultimi tempi, ho pensato di affittare di nuovo questa palestra per riprendere ad insegnare loro a difendersi, nel caso ce ne fosse stato bisogno!(1) -

     - E non poteva esserci insegnante migliore di te! Sei la ragazza più forte e determinata che conosca! -

     Amy sorrise contenta.

     - Ti ringrazio per esserti offerta di aiutarmi un’altra volta! -

     - Io e Cheese lo facciamo volentieri! Sapevo che non mi sarei annoiata da te quando ho chiesto alla mamma se potessi stare per un po’ a casa tua! -

     Poco dopo si ritrovarono a passeggiare tranquillamente per strada, immerse nella folla vagante e rinfrescate dall’arietta primaverile.

     - Come vanno le cose con Sonic? - domandò Cream casualmente, mentre Cheese giocherellava con le sue orecchie.

     - Vorrei tanto saperlo anch’io! - replicò lei sconsolata - Dopo tutto quello che è successo ultimamente, dal pianeta diviso in sette all’arrivo di Blaze(2), non abbiamo avuto modo di stare insieme! Poi lo conosci come è fatto, sempre in giro a caccia di avventure! Mi domando se sia ancora convinto di quello che mi ha promesso! -

     - Non hai da dubitarne! E’ stato un periodo faticoso e sicuramente starà recuperando le forze! Quando si sarà ripreso la prima cosa che farà sarà tornare da te! -

     - Forse! Ma forse è ancora meglio se andiamo noi da lui! Se lo conosco bene, a quest’ora starà bighellonando sulla spiaggia! -

     Le due spensierate ragazze si allontanarono dalla folla imboccando un vicolo deserto tra due palazzi che utilizzavano di solito come scorciatoia. Non ci volle molto perché il chiacchiericcio e il frastuono delle persone abbandonassero le loro orecchie. Cream saltellava contenta lungo la via sotto lo sguardo divertito di Amy. La sua vitalità e la sua energia riuscivano sempre a metterla di buon umore, anche nei momenti più cupi. Non poteva nascondere che uno dei motivi principali per cui le aveva chiesto di venire a stare un po’ da lei era perché sperava che la piccola sarebbe riuscita a farle mantenere il sorriso. Pensava che con la sua presenza avrebbe smesso di pensare a Sonic e di crucciarsi sulle sue continue sparizioni, cosa che, inevitabilmente, la rendeva vittima di un mare di dubbi inquietanti. Fino a quel momento, badare a Cream e organizzare le lezioni per il corso di autodifesa si erano dimostrati dei diversivi eccellenti, ma nei momenti più tranquilli, specialmente quando era sola nel suo letto, non poteva fare a meno di volare con la mente verso Sonic, chiedendosi se il fatto che non aveva più dato sue notizie dipendesse da un suo coinvolgimento in una nuova avventura o da altri, più impensabili, motivi.

     D’un tratto, il rumore metallico di una lattina che rotolava tintinnò dietro di loro. Cream fece per girarsi, ma Amy, insospettita, la prese per mano e le fece cenno di stringersi a lei. Lentamente, poi, si voltò e quello che vide non fu per niente rassicurante. C’era un brutto ceffo appoggiato al muro, con una poco convincente aria di noncuranza. Era un gatto grigio con una pettinatura tinta di verde, impomatata e tirata all’indietro, che sfoggiava un orecchino a forma di teschio e il cui abbigliamento in stile punk non prometteva nulla di buono.

     Senza dire nulla, Amy e Cream cominciarono ad indietreggiare piano, ma urtarono qualcosa con la schiena. Era la pancia di un grosso gorilla nerboruto dalla mascella quadrata e sporgente, alto il triplo di loro e due volte più massiccio. Altri due sicari più smilzi erano alle sue spalle e quasi sparivano nella sua imponente ombra: due coyote perfettamente identici, persino nel vestiario, che indossavano, tra le altre cose, dei guanti neri di pelle contornati da spuntoni metallici. Cream e Cheese rabbrividirono e si fecero piccoli piccoli dietro ad Amy la quale, per niente intimorita, fronteggiava i bulli a testa alta.

     - Avete bisogno di qualcosa? - domandò con tono deciso.

     - Sei tu Amy Rose? - ribatté il gatto burbero.

     Aveva un fiero cipiglio e un accento duro e nordico.

     - Chi lo vuole sapere? -

     - Igor! - sbuffò laconicamente - Qui le faccio io le domande! Sei tu Amy Rose? -

     - Se le fai tu le domande, perché hai risposto alla mia? -

     Il gorilla cominciò a dare segni di irrequietezza. Lo schioccare delle sue nocche ne furono un segnale più che convincente. Amy decise di optare per una strategia che li irritasse di meno ma che le facesse comunque guadagnare tempo. Continuava a stringere la mano di Cream con fare materno e protettivo.

     - Sì, sono io! - esclamò infine.

     - La stessa Amy Rose che ha aperto un corso di autodifesa… - cominciò uno dei due gemelli.

     - … e che ha rovinato i nostri affari? - terminò il secondo.

     - Rovinato i vostri affari? - ripeté Amy stranita - Ma di che cosa state parlando? -

     - Da quando tu hai insegnato alle femmine come difendersi - spiegò Igor irritato - La maggior parte dei nostri scippi continua ad andare a monte! Quelle impiastre sanno fin troppo bene cosa fare per riuscire a sfuggirci! -

     - Scippi? Ci siete voi allora dietro a tutte le aggressioni degli ultimi tempi! -

     Igor sogghignò.

     - Se tutte quelle femmine idiote si fossero arrese all’istante e non avessero reagito, non saremmo stati costretti ad usare le maniere forti! -

     Amy provava un misto di rabbia e di paura, ma doveva riuscire a ragionare lucidamente per tirare fuori Cream da quel impiccio.

     - E che cosa volete da me? -

     - Darti un piccolo promemoria! - rispose celere Igor - Giusto per ricordarti di farti gli affari tuoi e di non immischiarti in quelli degli altri! Spug, pensi che uno dei tuoi massaggini possa bastare? -

     Il gorilla rise in modo disgustoso e cominciò a far oscillare le dita, ansioso di utilizzarle. Amy però non si sarebbe certo data per vinta, sebbene una piccola parte di lei voleva che Sonic fosse lì a difenderla. I pochi secondi in cui la riccia rovistò in cerca del suo martello, furono sufficienti ad Igor per protendersi in avanti, afferrare il braccio di Cream e trascinarla verso di lui. Cheese tentò subito di difendere la sua padroncina, ma il gatto se lo scrollò di dosso come se fosse stato una mosca.

     - Lasciala andare! - gli intimò Amy con una nota di paura che le vibrava nella voce.

     - Costringimi! - ribatté Igor mentre la coniglietta si divincolava nella sua presa.

     Proprio quando la riccia rosa era indecisa sul da farsi, si sentì un forte fischio alle loro spalle e tutti i presenti si voltarono. Appoggiato al muro con le braccia conserte, c’era un’altra persona. Inizialmente Amy pensò che si trattasse di un altro sicario, ma poi avvertì una strana aria confortante e rassicurante provenire dallo sconosciuto. Era una lince dal pelo rossiccio con due brillanti occhi verde smeraldo. Il suo fisico era longilineo, ben proporzionato e scolpito nella giusta misura. Indossava una giacchetta nera senza maniche, dei pantaloni blu scuri in parte rattoppati e dei pesanti scarponi neri. Il tratto più singolare del suo vestiario era una lunga sciarpa rossa avvolta attorno al suo collo che svolazzava quasi come un prolungamento del suo corpo. Appese con una catenina, pendevano ben visibili sul suo petto un paio di piastrine metalliche.

     - Non vi ha insegnato nessuno che le signore non si sfiorano neanche con un fiore? - disse con voce calda e forte.

     - Non ti ha insegnato nessuno che se ti fai gli affari tuoi vivi più a lungo? - replicò Igor sprezzante.

     Spug e i due gemelli ridacchiarono sguaiatamente.

     - E’ un vero peccato! - rispose la lince con fare ironico - Impicciarmi negli affari altrui è il mio sport preferito! Anche se prendere a pugni dei balordi come voi ha sempre un certo fascino! -

     - Molto spiritoso! Kid! Kold! Pensateci a voi a strappare quel sorriso dalla faccia del microbo! -

     I due coyote scattarono sull’attenti e si avvicinarono minacciosamente al loro avversario brandendo i loro guanti punzonati. La lince non indietreggiò di un millimetro e attese con pazienza che i gemelli facessero la loro mossa. Uno dei due sferrò un pugno alto e, contemporaneamente, il secondo si chinò e scagliò una sferzata all’altezza dello stomaco. Non fu difficile per lui schivarli entrambi, muovendo rapidamente la testa e il bacino, e poi contrattaccare con un colpo di palmo sul collo del primo e una ginocchiata sulla fronte del secondo. Kid e Kold barcollarono per un istante, dando modo all’avversario di afferrare le loro teste e farle cozzare rumorosamente l’una contro l’altra, col risultato di farli afflosciare al suolo svenuti.

     Lo sbigottimento susseguente al combattimento fu prezioso per Cream, la quale diede un forte morso al braccio di Igor e si liberò della sua stretta, per poi correre tra le braccia di Amy.

     - Brutta piccola… - bestemmiò Igor dolorante.

     La lince afferrò un pezzo sporco di sapone che sporgeva da un bidone dell’immondizia là vicino e lo lanciò con estrema precisione nella bocca del gatto grigio. Igor tossì forte e sputò la scaglia, disgustato dal sapore che aveva.

     - Lavati la bocca col sapone, balordo! - disse il felino con la sciarpa - Non si parla in questi termini ad una fanciulla! -

     - Questo è l’ultimo affronto! - esclamò il punk fuori di sé - Spug! Frantumalo! -

     Il gorilla, compiaciuto dell’ordine ricevuto, mosse la sua grande mole in direzione dell’avversario. Sferrò subito un poderoso pugno che, quasi sicuramente, se fosse andato a segno, non avrebbe lasciato alcuno scampo. Con una rapidità portentosa, la lince prese il coperchio metallico del bidone e lo usò come scudo per proteggersi. Spug ululò di dolore quando le sue nocche si infransero sul metallo, lasciandone l’impronta. Approfittando del vantaggio, il suo avversario gli stampò il coperchio in testa, con un piccolo salto per raggiungere la sua altezza, e poi lo mandò a gambe all’aria con una veloce spazzata. Il tonfo dello scimmione sul suolo risuonò fragorosamente.

     - Signorine! E’ il caso che vi facciate da parte adesso! - disse il felino con un sorriso incoraggiante.

     Amy e Cream obbedirono all’istante e si appiattirono sul muro. Cheese le raggiunse in fretta.

     Con una forte spinta di piedi, la lince fece rotolare il corpo stordito dello scimmione per tutta la lunghezza del vicolo, travolgendo i gemelli prima e Igor poi. La massa rotolante di corpi che ne risultò si schiantò sonoramente sul muro, mettendo fuori gioco l’intera banda in un colpo solo.

     - Non finisce qui! - minacciò Igor quando si rimise in piedi dolorante.

     - Io invece dico di sì! - replicò la lince - Queste due graziose signorine da adesso in poi sono sotto la mia protezione! Quindi se mai dovesse venirvi in mente di importunarle ancora, ne risponderete direttamente a me! Ci siamo intesi? -

     Nessuno dei quattro sicari ebbe di che replicare. Si limitarono a lanciare le occhiate più velenose di cui disponevano e a fuggire quanto più veloce le loro gambe glielo permettessero.

     Soddisfatto del risultato, il felino si rivolse alle due ragazze con un ampio sorriso.

     - Ora che pensano che io vi guarderò le spalle non dovrebbero darvi più fastidio! -

     Amy era ammirata dal coraggio e dalla gentilezza che la lince aveva dimostrato. Tuttavia non voleva dargli l’impressione di pendere totalmente dalle sue labbra.

     - Ti ringrazio! Ma potevamo benissimo cavarcela anche da sole! - rispose Amy con aria di superiorità.

     La lince però non sembrò risentita per questo comportamento altezzoso. Al contrario, sorrise divertita e si piegò in un leggero inchino.

     - Non lo metto in dubbio, milady! Nonostante questo, un paio di zampe in più possono sempre essere utili in circostanze del genere! -

     - Amy! - la rimproverò Cream - Non essere scortese con il signore! In fondo ci ha aiutato! - quindi si rivolse al loro salvatore - Piacere di conoscerla! Il mio nome è Cream e lui è Cheese! La ringraziamo di cuore per averci tratto in salvo! -

     - E’ stato un piacere, piccola! - rispose lui stringendo la mano della coniglietta, ammirato dalla sua educazione.

     - Io invece mi chiamo Amy Rose! - intervenne la riccia cordiale, tendendogli la mano.

     La lince la prese delicatamente e ne sfiorò il dorso con le labbra.

     - Incantato, signorina! - rispose soave - Sergente Geoffrey Van Marten, a sua disposizione!(3) -

     I suoi modi cortesi e cavallereschi la imbarazzavano molto, ma non poteva negare che ne fosse rimasta molto colpita.

     - Ehm… puoi anche darmi del tu, sai? - fu il meglio che riuscì a ribattere Amy, prima di notare le sue piastrine su cui era inciso nome e numero di matricola - Sei un militare? -

     - Lo ero! Sono stato sergente dell’esercito di difesa fino a che ho ottenuto il congedo qualche mese fa! Adesso mi dedico principalmente a servizi di assistenza sociale! -

     Geoffrey era rimasto molto sul vago nella sua spiegazione, ma Amy non aveva interesse ad indagare a fondo su quali fossero questi servizi. Era molto più incuriosita dal fatto di aver incontrato per la prima volta un militare. Si era sempre chiesta di cosa si occupassero i soldati dato che il loro mondo era in pace perenne.

     - E di che cosa si occupa questo esercito di difesa? Sempre che non sia un segreto militare! -

     Geoffrey sorrise.

     - E’ impossibile tenere segreto qualcosa ad una signorina così graziosa! Il nostro… o meglio… il loro principale obiettivo è dare la caccia al dottor Ivo Robotnik! Ne avrai sentito parlare! -

     - Più di quanto credi! -

     - L’esercito tenta continuamente di monitorare le sue attività e di intervenire quando queste si fanno troppo rischiose per il benessere comune! Ci sono state molte battaglie anni fa quando robotizzò una gran quantità di mobiani per creare un suo esercito personale!(4) -

     - E tu ne hai preso parte? -

     - Sì, sono stato presente! Ma ero solo un novellino a quei tempi! -

     Amy notò una cosa strana. Non appena aveva posto quella domanda, Geoffrey si era portato istintivamente una mano vicino al collo e le sue dita toccarono lievemente il bordo della sua sciarpa. Non ci avrebbe fatto caso se l’esatta porzione di tessuto che aveva sfiorato non avesse recato le lettere S.F. ricamate in oro.

     - Parli come se fossi un veterano! - continuò Amy imperterrita - Eppure non sembri molto più grande di me! -

     - In effetti non lo sono, ma ho respirato aria militare sin da quando ero molto piccolo! E il mio ingresso nell’esercito di difesa è stato molto prematuro! -

     Quando parlava, Geoffrey era sempre vago e contenuto, come se non avesse voluto fornire più informazioni di quanto fosse necessario. Forse non voleva dare confidenza a degli estranei, ma il modo cavalleresco in cui si comportava e il suo sguardo disponibile e amichevole facevano pensare che avrebbe risposto a qualunque tipo di domanda. C’era qualcosa in lui che Amy non riusciva a decifrare. Sembrava che stesse sempre lì lì per confidare un profondo segreto, ma che una sorta di maschera di gentilezza e cordialità glielo impedisse. Era rimasta molto affascinata da quel singolare personaggio.

     - Scusami! - disse infine Amy - Non avrei dovuto tempestarti di domande! Forse sono stata indelicata! -

     - Tutt’altro, milady! - replicò Geoffrey affabile - Spero solo di aver dato risposta a tutti i tuoi dubbi in merito! Mi scuserete adesso se devo andare via, ma sono già in ritardo per i miei doveri e mi duole avervi fatto perdere tempo! E’ stato un piacere conoscervi! - e si chinò nuovamente a baciare la mano di Amy e ad accarezzare la testolina di Cream.

     - Spero di rincontrarvi nuovamente, mie care! Buona giornata! - disse ancora prima di allontanarsi a passo svelto dal vicolo, con la sciarpa che svolazzava ad ogni suo passo.

     - Che bella persona, non è vero Amy? - squittì Cream con gli occhi luminosi.

     - Già! - confermò Amy ancora perplessa e affascinata allo stesso tempo - Un tipo davvero particolare! -

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     La radura su cui una solitaria figura ammantata di nero attendeva quieta era spazzata da venti implacabili. Come una rigida statua, lo sciacallo osservava con apparente attenzione le nuvole vaporose che si stagliavano nel cielo. La sua mente era percorsa da pensieri insondabili, enigma per tutti coloro che si imbattevano in lui.     

     Un fruscio sinistro alle sue spalle lo costrinse a voltarsi. Non che ne avesse bisogno. Sapeva già perfettamente chi si sarebbe trovato di fronte. Alto, emaciato, pallido come uno scheletro ma con una cascata di lisci capelli argentei. Gli occhi incavati emanavano una luminosità rossa ardente.

     - Buonasera, mio fedele vassallo! - sibilò Magorian con fare viscido.

     - Una sceneggiata divertente, Getara! - commentò Seth freddo come un coltello - Non ti ho chiamato per dare sfogo alla tua comicità! -

     La pelle dell’uomo si liquefece in un istante e al suo posto apparve la familiare figura di un rettile verdastro.

     - Dopo quello che ci è successo mesi fa tutto quello che ci resta da fare è ridere! - commentò Getara sprezzante.

     Lo sciacallo non rispose subito. Si guardò intorno prima di tornare a rivolgere gli occhi alla lucertola con disappunto.

     - Sei venuto da solo? -

     - Per tua grande disgrazia no! - intervenne una voce carica di rabbia - E non sai quanto ti pentirai di questa convocazione, Seth! -

     L’elegante figura di Levine piombò al suolo, ma priva della solita grazia che la contraddistingueva. I suoi lineamenti erano contratti in una profonda smorfia incollerita. Muovendosi rapidamente, la farfalla stava per gettarsi addosso allo sciacallo per picchiarlo con tutta la forza di cui era capace, ma questi la fermò con un gesto imperioso della mano.

     - Risparmiami questa scena avvilente! - disse Seth seccato - Sai che potrei farti a pezzi con un solo dito, ma sarebbe uno spreco estremo di energie! -

     - Perché ogni cosa che esce dalla tua orrenda bocca mi suona come una menzogna? - ribatté Levine velenosa - Fammi pensare! Forse perché hai mentito sul fatto che mi avresti protetto?(5) -

     - Non ho mai dato il mio consenso a qualcosa del genere e non è certo di questo che voglio parlare! Vi ho chiamato per ben altri motivi! -

     - Che sarebbero? -

     Seth fece una pausa. Dopodiché continuò con tono grave.

     - So che Magorian è ancora vivo! E ho bisogno del vostro aiuto per rigettarlo nella tomba e fare in modo che ci rimanga! -

     Quelle parole furono accolte con un silenzio attonito, intervallato solo dal soffiare del vento. Fu Levine a parlare per prima dopo una manciata di secondi, munita del suo più sprezzante tono sarcastico.

     - Questa sì che è buona! Tutto quel tempo al suo servizio ti ha fatto diventare pazzo! Sei ossessionato da lui a quanto pare! -

     Getara sembrava meno propenso a scartare a priori quella ipotesi.

     - Come è possibile? Abbiamo visto tutti quanti i due ricci tornare dallo spazio dopo la battaglia con lui! Sarà stato sicuramente annientato! -

     - Non puoi essere più in errore di così! -

     - Allora illuminaci! - intervenne Levine irritata - Facci testimoni del sapere! Qual è stata la causa che ha fatto brillare nella tua mente una simile convinzione? -

     - La mia mente stessa! - replicò Seth sogghignando e picchiettandosi un dito sulla tempia - Ricordi, vero? Ho un legame psichico con Magorian che mi lega indissolubilmente a lui! -

     - Come potrei dimenticarmene! - esclamò la farfalla digrignando i denti.

     - Sin dalla sua sconfitta mesi fa, il legame si è affievolito sempre di più fino a scomparire totalmente! Credevo anch’io che fosse morto una volta per tutte, ma poi qualche giorno fa ho sentito nella mia testa la sua presenza! Il legame è apparso nuovamente ed è diventato sempre più forte, fino a che ho potuto sentirlo chiaramente! E’ ancora vivo ed è nascosto da qualche parte! -

     - Se quello che dici è vero - intervenne Getara sopprimendo un leggero brivido - Come è potuto sopravvivere allo scontro? -

     - Non lo so e nemmeno mi importa! Quello che adesso desidero è metterlo a tacere per sempre! -

     - Pensi che voglia venire a cercarci? -

     - Non ne avrebbe motivo! Per lui non siamo altro che giocattoli privi di importanza, animali, come lui ci chiama! Se lo conosco bene però so che c’è qualcosa che cercherà con tutte le sue forze, non appena ne avrà la possibilità! -

     - E cioè? - domandò Levine visibilmente annoiata.

     - La sua Gemma dell’Occulto! -

     - Adesso la stai sparando ancora più grossa! - replicò la farfalla - Sarà di sicuro andata distrutta nella sua battaglia con Sonic! O persa nello spazio! -

     - Infatti è stata distrutta, ma i suoi frammenti sono precipitati sul pianeta… probabilmente insieme a lui! -

     - Anche questo lo hai capito grazie alla tua… mente? -

     - Quasi! - annuì Seth beffardo - Lo zaffiro sulla mia fronte è fatto dello stesso materiale della Gemma! Mi permette di captarne le vibrazioni, tanto forte quanto è grande la vicinanza tra me e loro! E’ la chiave che ci renderà possibile individuare quei frammenti! -

     - E se anche riuscissimo a trovare i pezzi di quella pietra - chiese ancora Getara - Che cosa ne dovremmo fare? -

     - Usa la testa, idiota! Magorian sta cercando quei frammenti e se li troveremo prima noi lo faremo uscire allo scoperto! Lui rivuole il suo potere più di qualunque altra cosa e, dato che non sappiamo dove si sia rintanato, faremo in modo che venga lui da noi! -

     - La cosa che più mi sembra strana è che tu abbia bisogno del nostro aiuto! - commentò Levine -Tutto quello che ci hai detto puoi farlo benissimo anche da solo! C’è forse qualcosa sotto? -

     - Tre teste sono meglio di una! E comunque anche voi avete diritto quanto me di vendicarvi del nostro ex maestro per il modo in cui ci ha trattati! -

     - Da quando in qua sei così corretto? -

     - Lo sono sempre stato! Hai ancora molto da imparare su di me! -

     - Almeno su una cosa siamo d’accordo! -

     - Un momento! - intervenne Getara - Perché dovremmo fidarci di te? Per quello che ne sappiamo potresti ancora essere in combutta con Magorian! -

     Seth sospirò spazientito.

     - Se così fosse, razza di microcefalo, in primo luogo non vi avrei rivelato che è ancora vivo! E poi credi che io potrei ancora lavorare per lui dopo quello che ci ha fatto? Ci ha usato impunemente e gettato via quando più gli ha fatto comodo! Deve pagare! Deve pagare a caro prezzo per questo affronto! E gli faremo scontare tutto rivoltandogli contro la sua arma più grande! Siete con me o no? -

     I due si presero qualche minuto per pensarci e studiarono con accuratezza lo sguardo impenetrabile dello sciacallo. Getara si espresse quasi subito.

     - Ho sempre sognato di torcergli il collo con le mie mani! - disse sibilando - Sarei uno stupido se non ne approfittassi adesso! Io ci sto! -

     Levine sembrava inizialmente molto combattuta. Quando parlò però lo fece con il solito tono frivolo di un tempo.

     - Per quanto detesti dover lavorare di nuovo con te, Seth, mi rendo conto che la presenza di Magorian è un potenziale ostacolo ai miei attuali affari! Ci sto anch’io! Ma lo faccio solo per me! -

     - Come tutto nella tua vita del resto! - commentò lo sciacallo.

     Un sottile fruscio sibilò all’improvviso dalle fronde poco lontano da loro, talmente silenzioso da risultare quasi impercettibile… per tutti tranne che per Seth. Le sue orecchie si rizzarono all’istante e i suoi occhi di acciaio scandagliarono i dintorni accuratamente.

     - Abbiamo compagnia a quanto pare! - sentenziò infine.

     Mosse il braccio in un gesto fluido e sollevò un grande masso lì accanto con i suoi poteri psichici. La pietra fluttuò sul posto e, dopo pochi istanti, fu scagliata con la velocità di un proiettile tra i cespugli poco lontano. L’impatto sradicò con violenza gli arbusti ma, prima di venire investito, il figuro nascosto lì in mezzo rotolò con agilità sul prato e si scansò dalla traiettoria.

     - Guarda chi si vede! - disse Seth con tono affilato - Il nostro vecchio socio cagnolone! E per giunta con un nuovo look! -

     Drake ricambiò la sua frecciata con uno sguardo gelido. In effetti era singolare vederlo senza la sua armatura nera che per tanto tempo era stato un biglietto da visita. Indossava una maglia rossa leggera in cui, a giudicare dai bordi irregolari, le maniche dovevano essere state strappate a mano. I pantaloni blu rattoppati che erano annessi al suo vestiario erano lunghi fino alle ginocchia e sorretti da una rudimentale cintura in pelle nera. Il segno di riconoscimento del suo orecchio mozzato era ancora ben visibile.

     - Non sarai mica offeso con noi perché non sei stato invitato a questo raduno di vecchi amici? - domandò Seth con tono canzonatorio che nascondeva una provocazione.

     - Vorrai dire vecchi galoppini! - replicò Drake e tutti notarono che il suo timbro di voce era diventato più giovanile e meno cupo - E poi da quando in qua noi siamo amici? -

     - Così mi spezzi il cuore, vecchio mio! Cosa ci facevi lì nascosto come un topo? Se sei troppo timido per unirti alla nostra causa avresti potuto anche dircelo! -

     - Unirmi alla vostra causa? Preferirei fare comunella con un branco di serpenti a sonagli! -

     - La scelta è tua, palla di pelo! Non abbiamo nulla contro di te visto che sei stato una vittima quanto noi, se non di più! Tuttavia non ci faremo intenerire da questo né saremo indulgenti se userai le informazioni che hai ascoltato contro di noi… o ci metterai i bastoni tra le ruote! -

     Drake ci pensò un attimo prima di replicare.

     - Credo che sceglierò la seconda ipotesi! -

     Più rapido di un lampo, materializzò una fiammata ardente che scagliò in direzione di Seth. Allo sciacallo però bastò allungare una mano per bloccare il colpo con la telecinesi e dissolvere conseguentemente le fiamme.

     - Perché ti ostini a combattere contro di noi? - domandò Seth perplesso - Tu più di chiunque altro dovresti essere ansioso di spedire Magorian all’inferno! -

     - E solo per questo dovrei permettere che tu metta le mani sui frammenti della Gemma? - ribatté Drake - Non sei meglio di Magorian! Sei al suo stesso livello! Non credere che non l’abbia capito! -

     - Pensala come vuoi! - concluse Seth - L’importante è che non intralci i miei progetti in nessun modo! Se non sei con me allora sei contro di me! -

     - Sono contro chiunque utilizzi quelle pietre malefiche per fare i danni che ha fatto Magorian in passato! E questo include anche te! -

     Senza alcun preavviso, il lupo si lanciò alla volta del suo avversario con le mani ardenti di fiamme. Seth non poteva essere più annoiato di così. Lo paralizzò con una morsa psichica e lo sollevò inerme in aria.

     - Torna quando sarai arrivato alla mia altezza! -

     Con un secondo gesto della mano, scagliò Drake come un proiettile tra gli alberi di una piccola macchia boscosa poco lontano. Il lupo piombò a peso morto sul terreno e rotolò rapidamente lungo un pendio, riempiendosi il pelo di foglie secche e rametti. Quando riuscì a fermarsi puntando le mani sul suolo e aggrappandosi ad una radice sporgente, tossì forte e si scrollò la polvere e i detriti di dosso. Risalì in fretta la discesa, digrignando i denti per la rabbia, ansioso di farla pagare a Seth, ma non appena sfociò di nuovo nella radura i suoi tre ex colleghi si erano già dileguati.

     Questa non ci voleva. Ci aveva messo molto a rintracciarli e, proprio quando qualcosa bolliva nel loro pentolone, se li era fatti scappare. Non avrebbe permesso loro di recuperare i frammenti della Gemma. Quel gioiello oscuro aveva causato già troppo male e troppo dolore per essere ricomposto. Era suo preciso compito evitare che tutto quello che era capitato a lui capitasse ad altri, ma non sapeva da dove cominciare per fermare il piano di Seth. Aveva bisogno di aiuto.

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     A chilometri di distanza, in quello stesso momento, gli ingranaggi del destino stavano lavorando febbrilmente nella messa in moto dell’enorme macchina di avvenimenti che di lì a poco avrebbe avuto accensione. La ben nota Techno Base del dottor Eggman, una gigantesca torre interamente costruita in metallo, sfoggiava in quel periodo una parabola satellitare che svettava maestosa sul soffitto a cupola dorato. Collegata direttamente con un satellite orbitante nello spazio, questo nuovo gadget era parte di una tecnologia particolarmente raffinata in grado di frantumare la materia e ricomporla istantaneamente in qualunque angolo del pianeta.

     Un raggio di luce rossa fendette le nuvole e piombò direttamente nel grande disco della parabola. I sistemi interni ricevettero l’informazione e la rielaborarono, trasmettendola successivamente, attraverso un intrico di cavi a fibre ottiche, nella sala principale dell’edificio. Un piccolo terminale quadrato nell’angolo, munito di spessi cavi neri attaccati al muro, si illuminò di un bagliore quasi accecante e un fascio poderoso di scariche elettriche guizzò simultaneamente in una sezione sferica coperta da una cupola di vetro. Le luci verdi del computer lampeggiarono all’unisono e il fastidioso ronzio del trasferimento cessò di colpo, segno che l’operazione era andata a buon fine.

     Il famigerato omaccione rotondo e baffuto si avvicinò ansante alla macchina e, sollevando la cupola, raccolse un piccolo frammento di vetro color ambra, ancora caldo in seguito alla materializzazione. Sollevandolo trionfalmente al cielo, lo mostrò sogghignando ai suoi tre robot assistenti, perplessi come non mai.

     - Ammirate, scatole di sardine! - esordì con fare solenne - Quest’oggi abbiamo fatto un altro passo avanti verso la gloriosa nascita dell’Eggman Empire! -

     - Se avessimo avuto un soldo per ogni volta che lo abbiamo sentito dire… - sussurrò Decoe.

     - … a quest’ora saremmo diventati milionari! - completò Bocoe.

     - E non avremmo dovuto continuare ad essere sfruttati e sottopagati! - aggiunse Bokkun.

     - Che cosa state farfugliando? - scattò Eggman con furia - Non siete stati creati per farneticare, ma per esultare ogni volta che il sottoscritto raggiunge un brillante risultato! -

     - Adesso capisco perché non siamo mai riusciti a capire quale fosse la nostra programmazione! -

     - Non c’è mai stato motivo di esultare fino ad ora! -

     - Silenzio, branco di tostapane insolenti! Come osate non concordare con me? -

     - Non gli si può certo dare torto, dottore! - disse una quinta voce fuori campo.

     Con un sottofondo di passi metallici, un altro robot uscì dall’ombra della sala e si avvicinò al gruppetto. Dal modo in cui parlava e si muoveva sembrava quasi un essere vivente, ma la sua pelle metallica e i suoi occhi rossi cibernetici testimoniavano il contrario. Aveva fattezze da riccio blu, contornate però da parti anatomiche tipicamente da robot, come i suoi lunghi artigli scintillanti o il reattore a turbina sulla sua schiena. Un secondo automa gli era accanto, silenzioso e accondiscendente come un cagnolino fedele. Dall’aspetto umanoide, ma privo di bocca e con occhi freddi e vuoti, possedeva una cresta dorata di metallo a tre punte che gli partiva dalla fronte alla stregua di un bizzarro copricapo.

     - Ha speso molto tempo ed energie per progettare e mettere a punto la tecnologia N-Tracer! - disse ancora il riccio robotico - E tutto per recuperare due pezzi di vetro colorato! Non mi sembra quello che si può definire un brillante risultato! -

     Eggman si lisciò i suoi baffoni scompigliati e, sorridendo, sprofondò nella sua poltrona preferita.

     - Mio caro Metal, sai bene che non transigo che si metta in discussione il mio lavoro! Tuttavia devo ammettere che averti restituito il tuo libero arbitrio ha i suoi vantaggi(6)! Almeno dispongo di un interlocutore con un quoziente intellettivo superiore allo zero spaccato! -

     Il dottore scagliò un’occhiata inviperita ai suoi tre robot assistenti che tremarono come foglie cogliendo un’ira funesta in quello sguardo.

     - Sono desolato se ho dubitato di lei! - replicò Metal Sonic, inchinandosi servile - E’ solo che davvero non riesco a capire! Siamo riusciti a raccogliere i sette Chaos Emeralds senza l’interferenza di Sonic e… non li stiamo utilizzando! -

     Lo sguardo del robot cadde su di una teca di vetro posta nell’angolo all’interno della quale scintillavano tranquille le sette gemme più potenti del pianeta.

     - Ho fin troppa esperienza alle spalle per quanto riguarda i Chaos Emeralds, Metal! - spiegò serio il dottore - Sono innumerevoli le volte in cui ho concentrato tutti i miei sforzi nella raccolta di quei sette sassi vaganti! In alcuni casi ci sono riuscito, in altri no, ma sta di fatto che anche quando ho avuto fortuna le cose non sono mai andate come avrei voluto! Le continue interferenze del tuo irritante gemello di carne sono state determinanti! Una volta finiamo sulla Terra e un’altra spacchiamo tutto il pianeta in sette parti(7)! Sono sicuro che se tentassi di utilizzarli adesso qualcosa andrebbe storto e aggiungerei un’altra pagina al mio già saturo curriculum di sconfitte! -

     - In che modo intende procedere allora? -

     - Fino a pochi mesi fa non avevo mai pensato ad un modo alternativo per utilizzare queste sette pietruzze! Ma adesso so che c’è un’altra maniera per raggiungere la vittoria con gli stessi mezzi! -

     - Non starà mica parlando… - mormorò Decoe allarmato.

     - Credo di sì! - sospirò Bocoe - E’ il suo solito delirio mentale! -

     - Il dottore comincia a perdere tutte le rotelle! - commentò Bokkun trattenendo le risate.

     - Dimmi, Metal! - proseguì Eggman - Ricordi che cosa è successo mesi fa? Più precisamente quando il per niente compianto Magorian decise di usare gli smeraldi per un intervento di chirurgia estetica? -

     - Se si riferisce alla sua trasformazione, sì! Sonic e Shadow sfruttarono a loro volta il potere dei Chaos Emeralds per andare a dargli la caccia nello spazio! -

     - Risposta esatta! - annuì il dottore, soddisfatto - E dopo? -

     Metal Sonic dovette pensarci un po’ prima di rispondere.

     - Ti tolgo di impiccio io, tranquillo! - ghignò Eggman - I due porcospini senza macchia e senza paura hanno sconfitto l’orrido bestione e sono tornati trionfalmente sul nostro pianeta senza neanche un graffio! -

     - Credo di sì! - confermò il robot.

     - Tu credi? Allora perché hai avuto difficoltà a rispondermi subito? -

     - Non sono riuscito a trovare alcun dato in merito nella mia memoria! -

     - Giusto di nuovo! Non hai nessuna memoria di quello che è accaduto dopo! Né tu, né questi tre mentecatti, né nessun robot in questa base e, soprattutto, nessun altro che era presente ad Holy Summit quella sera! -

     - Questo che cosa significa? - domandò Metal Sonic perplesso.

     - Significa che durante lo scontro tra i ricci e Magorian è successo qualcosa che, per uno strano scherzo del destino, solo io riesco a ricordare! Mi ci è voluto un po’ per rammentare nel dettaglio di cosa si trattasse, ma non appena questo è successo, un mare di possibilità si è aperto davanti a me! -

     - Temo di non seguirla, dottore! -

     - E’ ovvio! Nessuno può anche lontanamente immaginare! - ribatté Eggman ridacchiando - Allora è bene che te lo dica a chiare lettere! Quando il potere dei Chaos Emeralds e quello della Gemma di Magorian si sono scontrati nello spazio hanno generato una distorsione di proporzioni cosmiche! Il tempo e lo spazio di tutto l’universo sono stati stravolti in modi totalmente incontrollati! Tutta la realtà di questo pianeta è stata sovvertita senza che nessuno si fosse reso conto di niente! Nel mondo fittizio che si è venuto a creare, Sonic occupava il mio posto come imperatore ed io, difficile da credere, collaboravo con Shadow e il resto della sua banda per tentare di rovesciarlo! -

     La gamma di espressioni di un robot è piuttosto limitata, ma Metal Sonic riuscì comunque a comunicare tutto il suo sgomento. Decoe, Bocoe e Bokkun, dal canto loro, sbuffarono scettici facendo però attenzione a non farsi sentire.

     - Lei lavorava con Shadow… per abbattere la dittatura di Sonic? - ripeté Metal sbalordito.

     - E’ inverosimile, lo so, ma è quello che è accaduto! Adesso lo ricordo perfettamente! Il potere della distorsione è stato così grande da riscrivere la storia di un intero pianeta e di tutti i suoi abitanti! E se Shadow non fosse stato talmente acuto da capire tutto quanto e riunire gli smeraldi con la Gemma, a quest’ora saremmo ancora tutti intrappolati in quel mondo di cartapesta! -

     - Ciò che ha raccontato ha dell’incredibile! - commentò Metal - Ma come può esserci utile tutto ciò? -

     - Non ci arrivi da solo? - rispose Eggman con un’aria inquietante - Se grazie ad un incidente è stato possibile questo sconvolgimento radicale, immagina cosa potrebbe succedere se questo fenomeno venisse controllato! Avrei il potere di riscrivere la storia di questo mondo a mio piacimento! Potrei decidere liberamente cosa creare e cosa distruggere e, ancora meglio, chi distruggere! Sonic non avrebbe più nessuna possibilità di fermarmi perché avrei modo di cancellarlo dalla faccia del pianeta con uno schiocco di dita! -

     - Non credo che sia saggio giocare con forze di queste proporzioni! -

     - Quisquilie! - esclamò evasivo il dottore - Non c’è nulla di cui preoccuparsi! Una volta trovati tutti i frammenti della Gemma di Magorian e ricostruita la sua eredità, potrò fonderla con i Chaos Emeralds e avere l’energia per plasmare la realtà a mia immagine e somiglianza! -

     Il discorso di Eggman terminò con una fragorosa risata nel suo tipico stile. Metal Sonic era ancora scettico riguardo al piano del suo padrone, ma preferiva non insistere oltre dato che dal suo buonumore dipendeva anche la sua salute. I tre robot assistenti rabbrividirono impercettibilmente, vicini ad essere persuasi della veridicità delle parole del dottore.

     - C’è solo una cosa che non capisco! - intervenne poi Metal - Se nessuno riesce a ricordare nulla, come mai lei è il solo che è rimasto immune? -

     - C’è una spiegazione anche a questo! Quando nella realtà alternativa Shadow ha riunito insieme le otto pietre e causato di nuovo la distorsione, io indossavo un particolare elmetto neurale!(8) Era sufficientemente potente da isolare il mio cervello e proteggermi dalla nuova distorsione che ha causato la perdita di memoria! Certo, mi ci è voluto un po’ per ricordare tutto, anche se molti dettagli ancora mi sfuggono, ma quel che conta è che adesso possiedo questa preziosa informazione! Nessuno si è mai accorto di questa amnesia, non hanno motivo di porsi il problema dato che Magorian è stato sconfitto e tutto è filato liscio! Sono tutti convinti che Sonic e Shadow siano effettivamente tornati su Mobius dopo aver sconfitto Magorian! E questo mi garantisce totale libertà di azione! La mia genialità stupisce persino me certe volte! -

     Eggman si guardò le dita con fare di superiorità, sorridendo sotto i lunghi baffoni.

     - In quanti frammenti è stata frantumata la Gemma di Magorian? - domandò Metal Sonic, riportando il dottore con i piedi per terra.

     - Purtroppo questo è un particolare ignoto! Tuttavia adesso che ne ho potuti rintracciare due, non mi ci vorrà molto per studiarne le proprietà e trovare il modo di rintracciare le altre più velocemente! -

     - Farò del mio meglio per assisterla, dottore! -

     - E’ quello che ti conviene fare, caro mio! - sentenziò Eggman sinistro - Ed è anche quello che dovresti stare già facendo, non è vero? Come procede la ricerca? -

     - Ho individuato un soggetto interessante che potrebbe fornirci un valido aiuto! Ero venuto proprio per chiederle il permesso di andare a recuperarlo! -

     - Spero che tu abbia scelto un tipo appropriato! Avrò bisogno di quanti più esecutori possibili per portare a termine questo progetto e non intendo robotizzare nessuno che non abbia neanche un minimo di capacità combattiva! -

     - Abbiamo studiato per bene le capacità del soggetto in questione e le assicuro che sa davvero il fatto suo! Ho il permesso di procedere? -

     - Sì! Sì! Andate pure e portatelo qui! -

     Qualcosa nelle parole del dottore però non aveva suscitato una buona impressione su di lui.

     - Andate? - ripeté Metal Sonic e poi fece cenno per la prima volta al silenzioso robot alle sue spalle - Deve venire anche lui? -

     - Certo che sì! - rispose Eggman intrecciando le dita e guardandolo con blando interesse - Gemerl è uno delle mie creazioni migliori! Altrimenti non mi sarei preso la briga di sottrarlo alla coniglietta e di riprogrammarlo come si deve(9)! L’ho affidato a te perché ti fornisca tutta l’assistenza di cui hai bisogno per incarichi di questo genere! E anche per tenerti d’occhio naturalmente! -

     Metal Sonic fu punto sul vivo. Il pensiero di tradire di nuovo il dottore non gli era più passato per la testa, anche perché oramai era sotto il suo totale controllo, ma lo infastidiva comunque avere qualcuno alle calcagna che osservasse tutte le sue mosse. Recriminare però era l’ultima cosa saggia da fare, così si limitò ad annuire piano e a dirigersi in silenzio verso l’uscita.

     Eggman poté spaparanzarsi ancora più comodamente sulla sua poltrona, ignaro che in realtà non era ormai più l’unico a possedere le informazioni di cui aveva parlato per un bel po’. All’esterno della Techno Base, tranquillamente adagiata sul ramo di una quercia, un’affascinante ladra pipistrello aveva ascoltato con attenzione nel suo auricolare tutta la conversazione. Purtroppo le interferenze della parabola satellitare avevano disturbato il segnale audio che riceveva dalla cimice piazzata nel covo del dottore, quindi gran parte del discorso non era stata molto chiara. Nonostante ciò, non ci voleva un genio per afferrare al volo cosa intendesse fare il buon vecchio Eggman.

     - Davvero interessante! - commentò Rouge tra sé e sé - Non ho mai considerato l’idea di giocare al puzzle con un gioiello, ma c’è sempre una prima volta! Chissà quanto può valere una gemma come quella di Magorian! -

     E, cominciando già a pensare ad un astuto piano per approfittarsi della situazione, la ragazza volò via.

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     - Che cosa ne dici di una piccola gara, bambolo blu? -

     La riccia azzurra adagiata su quello scoglio aveva un’aria così innocente e innocua, ma dal modo in cui parlava era sfacciata e beffarda. Sonic era piuttosto perplesso dato che il suo visetto angelico era l’ultimo che potesse rivelarsi essere una faccia tosta. Eppure era solo una ragazzina, poteva avere grossomodo la sua età. Ma se ne stava lì, sdraiata su quello sperone di roccia, altezzosa come una regina sul suo trono.

     Indossava una maglietta bianca, più larga di diverse misure che le pendeva da tutte le parti, con motivi floreali neri dipinti sul davanti, dei pantaloncini sportivi blu scuri e un paio di scarpe di ginnastica consunte e slacciate. Le sue braccia erano zeppe di braccialetti tintinnanti e colorati e al collo portava una catenina in acciaio. I suoi occhi viola ricordavano molto quelli di Knuckles ma erano doppiamente più attraenti e magnetici, per non parlare poi delle lunghe ciglia nere. A differenza di Sonic, che portava gli aculei disordinati e spettinati al vento, la ragazza li aveva accuratamente pettinati e piegati all’indietro, con due fasci un po’ più lunghi che le ricadevano sulle spalle.

     - Come mi hai chiamato? - chiese Sonic grattandosi la testa con espressione stranita.

     - Che fai, sottilizzi? - replicò la ragazza sorridendo e scendendo dalla roccia - Non sei forse tu l’essere più veloce del mondo? Sonic the hedgehog? -

     - In persona! - ribatté lui, fiero - Se vuoi strapparmi un invito a cena, sappi che sono già impegnato! -

     Lei però gli si gettò addosso e lo afferrò per un braccio, trascinandolo per un tratto di spiaggia.

     - Ha parlato il divo del cinema! Dai, muoviti! Facciamo una piccola gara di velocità! -

     - Ehi, aspetta! - sbottò Sonic ritirando il braccio - Scusami, ma non ho tempo da perdere con i giochetti da bambini! -

     La ragazza non aveva però intenzione di perdersi d’animo.

     - Credi di non essere alla mia altezza, vero, bambolo? -

     - Io? Non sono alla tua altezza? -

     Sonic era sbalordito. La presunzione di quella bimbetta era senza precedenti. Che stesse cercando di provocarlo in qualche modo?

     - Senti, te lo dirò molto chiaramente! - disse calmo Sonic - Non c’è nessuno che sia più veloce di me, quindi non vedo l’utilità di questa farsa! -

     - Sì, certo, come no! Hai paura di misurarti con una ragazza, bambolo? Oppure sei solo un pollo travestito da riccio? -

     - Pollo? -

     Questo era davvero troppo. Lo spirito battagliero di Sonic si era appena risvegliato. Se quella mocciosetta insolente voleva un po’ di competizione, ebbene, aveva trovato pane per i suoi denti.

     - Va bene, ragazzina! - si arrese il riccio blu con una scrollata di spalle - Se è un po’ di brivido che vuoi provare, sarò lieto di prenderti in parola! -

     La ragazza sorrise di rimando, soddisfatta della piega che aveva preso la conversazione. Allungò la gamba e tracciò sulla sabbia una linea orizzontale per segnalare il punto di partenza.

     - A circa centocinquanta chilometri da qui ci sono due grosse palme parallele che possono tranquillamente farci da linea di traguardo! - spiegò - Naturalmente chi arriva per primo è il più veloce dei veloci! Pronto a perdere lo scettro di re, bambolo? -

     - Pronta a mangiare la polvere… bambola? -

     Tra i due era scoccato uno sguardo d’intesa, animato dalla reciproca sete di sfida. Si chinarono su un ginocchio e cercarono la posizione più congeniale per partire. Sonic era intenzionato a non offrire il minimo vantaggio alla sua rivale, perché desideroso di darle una sonora lezione che le facesse abbassare la cresta. Voltò il capo e la guardò, attendendo il conto alla rovescia. Lei gli strizzò l’occhio con fare provocatorio e cominciò piano a contare.

     - 3… 2… 1… Via! -

     Un nuvolone di polvere e sabbia fu proiettato verso il cielo e non fece in tempo a diradarsi che i due corridori erano già spariti alla vista. La brezza fresca scompigliava gli aculei di Sonic che sfrecciava lungo la spiaggia, fresco e felice come non mai. Non era ancora arrivato alla sua massima velocità, oltre la barriera del suono, perché un po’ gli dispiaceva sbaragliare la sua avversaria così clamorosamente. Per pura curiosità guardò dietro di sé e non notò altro che la scia di sabbia lasciata al suo passaggio. Come era prevedibile, la riccia presuntuosa era rimasta indietro di chissà quanto. Rise tra sé e sé, pensando a quanto si sarebbe disperata per essere stata sbugiardata così clamorosamente.

     Troppo preso dai suoi pensieri vittoriosi, Sonic non si accorse del turbine sabbioso che viaggiava davanti a lui a velocità allarmante. No, non poteva crederci! Era proprio lei. Correva ad una velocità impressionante, anche più veloce di lui! Anzi, non sembrava quasi che corresse dato che il moto delle sue gambe non era frenetico, ma piuttosto flemmatico. Era come se lei non si muovesse quasi per niente, ma spostasse il terreno accanto a lei come su un enorme nastro trasportatore.

     Deciso a non farsi bagnare il naso, Sonic diede libero sfogo alla potenza delle sue gambe e accelerò di quel tanto che bastava ad infrangere la barriera del suono. Lei non avrebbe avuto più speranze una volta raggiunta quella velocità, o almeno così lui pensava. Sebbene stesse sfrecciando più rapido di un fulmine, la ragazza lo distaccava sempre di quasi un metro, spostandosi con la sua solita andatura tranquilla. Sonic non poteva credere ai suoi occhi. Tentò di spingersi oltre il proprio limite, cosa che non aveva mai avuto bisogno di fare, ma i suoi tentativi furono vani.

     La riccia azzurra tagliò il traguardo con ampio distacco e con estrema facilità. Sonic arrancò nella sua scia, tanto che finì col distrarsi e capitombolare a terra nella sabbia.

     Era stato battuto. Non poteva crederci, era stato battuto. Lui, il più veloce tra i veloci, la creatura più rapida del pianeta. Era una cosa inverosimile. Eppure in quella piccola stupida gara che avevano messo su sulla spiaggia era stato letteralmente schiacciato. Non c’era stata competizione sin dall’inizio. Che fosse il caso che cominciasse ad appendere le scarpe da corsa al chiodo?

     La riccia azzurra che così clamorosamente lo aveva surclassato gli si avvicinò con un sorriso incoraggiante, mentre lui si rialzava demoralizzato e si scrollava la sabbia di dosso.

     - Bè, a questo punto credo che sia l’ora delle presentazioni! Piacere di conoscerti, Sonic! Io sono Zephir the hedgehog! -


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(1) Amy, infatti, ha già affittato in precedenza una palestra per un corso di autodifesa. Non ne sapevate niente? Tutte le risposte sono in arrivo nella seconda storia di “Full Speed Ahead #15”.
(2) Rispettivamente in Sonic Advance 3 e Sonic Rush.
(3) Geoffrey Van Marten è apparso per la prima volta in nella saga di “Chaos Millennium” ma, in quanto ambientato in una realtà fittizia, Amy e Cream non possono ricordarsi di averlo già conosciuto.
(4) Geoffrey si riferisce ai tempi di Sonic the hedgehog (1991).
(5) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #13”, “Conto alla rovescia”.
(6) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #12”, “Egg-ocentrica apocalisse”.
(7) Rispettivamente in Sonic X e Sonic Advance 3.
(8) Fa riferimento a “Full Speed Ahead #13”, “La verità oltre lo specchio”.
(9) Nel finale di Sonic Advance 3, Gemerl fu recuperato da Tails, riprogrammato e donato come compagno di giochi a Cream.
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ART GALLERY

Retro Cover Eggman Concept Art
Sins Of Purity Retro Cover
Dottor Eggman Concept Art
Disegnato da Shadowmoon56
(http://shadowmoon56.deviantart.com)
Questo ritratto raffigura la retro cover di Sins Of Purity in cui il dottor Eggman esprime tutto il suo sconforto per non essere stato inserito nella cover principale.

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SOLO NOI E NESSUN ALTRO

Scritto e ideato da: Knuckster

dedicato a Marina

     “I can’t stop thinking of you
     the things we used to do
     the secrets we once shared
    I’ll always find them there
    in my memories”

     Capita spesso di desiderare ardentemente qualcosa, con tutte le proprie forze ed energie, e di impegnarsi a fondo affinché il proprio desiderio si realizzi. C’è chi ci mette anima e corpo per far sì che il suo sogno diventi realtà, non importa quanto tempo gli ci vorrà. Altri invece si arrendono alle prime difficoltà, pensando di non disporre di sufficienti capacità o che comunque ciò che bramano sia assolutamente irraggiungibile. Non c’è alcun dubbio che Amy Rose appartenga alla prima di queste due categorie.

     Non riusciva quasi più a ricordare da quando e per quanto tempo aveva desiderato che il suo sogno d’amore venisse finalmente coronato. La sua forza di volontà e la sua magistrale tenacia le avevano impedito di arrendersi anche quando le circostanze sembravano non lasciare alcuna speranza. Aveva persistito e continuato, senza che l’idea di lasciar perdere le passasse anche minimamente per la testa e alla fine, dopo parecchio tempo, aveva ottenuto ciò che desiderava di più al mondo. Si dice che le cose belle accadano quando meno te lo aspetti, e per lei si era dimostrato vero. Il loro legame era fiorito in una situazione tragica, al limite della disperazione, dove nessuno dei due era sicuro di poter avere ancora l’occasione di vedere l’altro, di parlargli, di sentire il calore della sua mano. Fu la criticità del momento a permettere ai loro sentimenti di rafforzarsi e a dare loro una pura e semplice ragione per resistere ancora un secondo di più. La testarda perseveranza di Amy aveva finalmente dato i suoi frutti e, dopo che ciò che più aveva desiderato al mondo era nelle sue mani, si sentiva il cuore carico di una felicità che raramente aveva provato prima d’ora. Si sentiva in pace con il mondo ed era consapevole che niente ormai avrebbe potuto renderla triste. La vita era meravigliosa…

     La riccia rosa pensava a tutto questo mentre il suo sguardo spaziava lungo il terso orizzonte mattutino di una calda giornata estiva. Il cielo limpido era totalmente sgombro da nuvole, lasciando spazio alla splendente sfera solare, e rispecchiava appieno il suo animo tranquillo privo di ogni preoccupazione. Mentre la soffice sabbia solleticava i suoi piedi nudi, respirava a pieni polmoni l’odore salmastro del mare con lo sciabordare delle onde e lo stridere dei gabbiani a farle da sottofondo. Sentiva che avrebbe potuto rimanere per sempre all’ombra delle palme a godersi quel meraviglioso panorama con il fresco venticello che le batteva sul viso.

     Era così contenta di essere in quell’angolo di paradiso, lontano da tutto e da tutti, con solo la compagnia della natura e della persona che per lei era più importante. Era un momento che aveva aspettato sin da quando Sonic glielo aveva promesso mesi fa, nel mezzo della battaglia contro Magorian e i suoi agenti. Il riccio blu le aveva assicurato che non appena la crisi fosse passata sarebbero andati lontano solo loro due, in un posto dove avrebbero potuto trascorrere un po’ di tempo insieme nella più totale tranquillità(1). Era un pegno che lui le aveva lasciato per rassicurarla sul fatto che sarebbe tornato sano e salvo dallo scontro finale. Le cose erano andate per il verso giusto alla fin fine e, dopo quei giorni difficili e ansiosi, il bisogno di riposare il corpo e la mente era fin troppo impellente. L’occasione per Sonic di mantenere la famosa promessa era arrivata ma, stranamente, Amy aveva dovuto aspettare qualche mese perché il riccio blu si decidesse. Forse era ancora troppo scosso per quello che aveva dovuto affrontare, aveva bisogno di stare un po’ solo, o forse era stato di nuovo colto dalla sua inguaribile timidezza che gli impediva di farsi avanti.

     Amy aveva aspettato pazientemente che si ricordasse della sua promessa. Non aveva avuto molte occasioni di contattarlo sin dalla fine delle ostilità. Tails le aveva detto che era partito senza dare notizie, come faceva di solito, per correre in giro per il mondo… prima o poi sarebbe tornato. Poi un giorno, proprio quando lei cominciava a pensare che Sonic avesse lasciato perdere tutto, il riccio blu si presentò alla sua porta con un mazzo di rose rosse e un ampio sorriso dipinto in volto.

     - Sono venuto a prenderti! - rispose quando lei, stupita, gli domandò cosa ci faceva lì.

     Il Tornado era già pieno di carburante e pronto a volare. Destinazione: un’isoletta sperduta nell’oceano dove regnava la pace più totale. Amy era così entusiasta dell’idea e aveva aspettato quel giorno così a lungo che non esitò un istante a gettarsi al collo di Sonic, rovesciando il mazzo di fiori, e a montare sul Tornado, impaziente di partire.

     Ed infine eccola là, all’ombra della vegetazione, in costume da bagno a godersi la fresca brezza estiva. Stava pensando a tutti questi avvenimenti quando una figura le si avvicinò e la cinse per le spalle. Era naturalmente Sonic ma, anche se non fosse stata sicura di essere da sola con lui su quell’isola, lo avrebbe comunque riconosciuto dal suo inconfondibile odore. Dacché ricordava, era la prima volta che lo vedeva in boxer da bagno e senza le sue inseparabili scarpe da corsa.

     - Ti piace? - domandò lui cordiale - E’ da un sacco di tempo che conosco quest’isola! La scoprii molto tempo fa quando volavo per le prime volte con il Tornado, prima ancora di conoscere Tails! E’ completamente disabitata e non ha neanche un nome! -

     - Allora possiamo darglielo noi! - replicò lei poggiando la testa sulla sua spalla.

     - Qualche suggerimento? -

     - Cosa ne pensi di… SonAmyLandia? Mi sembra piuttosto carino! -

     - Se lo dici tu! A me ricorda un po’ troppo i nomi da pazzi che si inventa Eggman per i suoi giocattoli! -

     Amy alzò il capo e lo squadrò con aria severa.

     - Credevo di essere stata chiara su questo punto! -

     - Lo so! Lo so! Per tutta la giornata non dobbiamo parlare di Eggman, Magorian o di qualunque altra cosa riguardante il mio… “lavoro”! Solo tu ed io e nessun altro! -

     - Bravo, tesoro! - approvò Amy stampandogli un bacio sulla guancia - Con le buone maniere si ottiene sempre tutto! -

     Sonic distolse lo sguardo con fare sarcastico e fece un sorrisetto.

     - Ehm… chiedermi questo piccolo favore brandendo un martello è quello che chiami “buone maniere”? -

     - Sono dettagli! L’importante è che per un’intera giornata ti ho tutto per me! E non ho intenzione di dividerti con nessuno, ci siamo intesi? -

     - Sissignora, signora! - esclamò Sonic scattando scherzosamente sull’attenti.

     Amy ne approfittò per aggrapparsi al suo collo e lasciargli l’impronta di un altro bacio questa volta sulla fronte. Sonic ricambiò accarezzandole il volto delicatamente. Dopodiché, lei si avvicinò al bagnasciuga con atteggiamento di chi si preparava ad andare in battaglia e si voltò. Nei suoi occhi bruciava una fiera determinazione.

     - Benissimo, soldato Sonic! - disse con voce da sergente istruttore - E’ giunto il momento di dirti che se siamo qui non è solo per sollazzarci! Quest’oggi ho intenzione di insegnarti a nuotare! -

     Dall’espressione del riccio blu sembrò quasi che avesse calpestato la punta di un chiodo.

     - E’… davvero… strettamente… assolutamente… rigorosamente… necessario? -

     - Certo che sì! - annuì Amy - E poi lo hai detto anche tu, ricordi? Quando ti ho fatto notare che mi avresti portato al mare senza saper nuotare mi hai risposto che sarebbe stata l’occasione giusta per imparare! -

     - Ehm… sì, forse ho detto qualcosa del genere… ma… -

     - Niente ma, tesoro! Prima o poi avresti comunque dovuto farlo, sai? E non c’è opportunità migliore di questa! -

     - Ma… ma… è così… fredda e bagnata! -

     Amy tirò fuori dalla sua borsa da mare una ciambella salvagente dorata e la mostrò al suo compagno.

     - Non ti preoccupare! Ci siamo io e questa piccolina ad aiutarti! Allora, che ne dici? -

     Sonic abbassò lo sguardo rassegnato e, deciso a non dimostrarsi un codardo, cominciò a trascinarsi poco convinto verso l’acqua. Amy lo prese per mano e lo guidò in direzione del bagnasciuga come avrebbe fatto con un bambino.

     - Oh! Aspetta! - esclamò la riccia battendosi una mano in fronte, poi corse di nuovo verso la sabbia.

     Si sfilò il frontino di giunchi che aveva intrecciato il riccio blu per lei come regalo e lo ripose delicatamente nella borsa. Dopodiché ritornò sui suoi passi e guardò Sonic negli occhi.

     - Non volevo che si rovinasse! - spiegò sorridendo.

     Dunque i due porcospini procedettero sempre più avanti nel mare fino a che l’acqua non arrivò loro alla cintola. Sonic tremò impercettibilmente, tentando di mascherare il suo nervosismo. Amy non poté che sorridere di fronte all’incertezza del suo compagno. Quindi gettò in acqua il salvagente, tenendolo ad una distanza che non lo rendesse troppo inaccessibile, e si tuffò sottacqua. Essere accarezzata dalle fresche acque era per lei un sollievo. Sonic la guardò con gli occhi strabuzzati, un po’ invidioso della padronanza e della sicurezza che dimostrava in mare.

     - Non è poi così difficile! Coraggio, fai come me! Gettati in acqua e muovi braccia e gambe in modo da spostarti! -

     Il riccio blu guardò il liquido in cui era immerso con apprensione, si grattò il capo due volte e, resistendo all’impulso di correre via sulla terraferma, respirò a fondo e si gettò. L’impatto con l’acqua fu fragoroso, dato che ci si buttò a peso morto, e produsse una marea di schizzi. Tenendo la bocca ermeticamente sigillata e il mento alto, cominciò a ruotare braccia e gambe freneticamente come Amy gli aveva mostrato. Dal modo in cui si muoveva per tenersi disperatamente a galla si capiva benissimo che era parecchio agitato. Nonostante tutto, l’impeto che ci stava mettendo nel nuoto lo portò in pochi secondi ad arrivare ben lontano dalla riva, in un punto dove non poteva toccare il fondale con i piedi. Aveva gli occhi chiusi e tutte le sue energie erano incanalate nell’incessante movimento. Quando si fu stancato e si rese conto di essersi spostato di parecchio, spalancò le palpebre e cercò Amy con lo sguardo.

     - Guarda, Amy! Ce l’ho fatta! Ho nuotato, ho nuotato! - esclamò festoso con un sorriso a trentadue denti.

     - Bravissimo! Però non smettere di agitare le gambe! -

     In quell’istante, il riccio blu si rese conto di non avere più il fondale sotto i piedi e fu preso dal panico. Cominciò ad urlare come un ossesso mentre si dimenava nella schiuma bianca. Non riusciva più a rimanere a galla e cominciò a sprofondare, inghiottendo involontariamente acqua salata e tossendo. Amy, allarmata dal tentato affogamento, afferrò il salvagente e lo lanciò verso il suo compagno, precipitandosi in contemporanea verso di lui. Il porcospino afferrò appena in tempo la ciambella e si issò al di fuori dell’acqua, sputacchiando e scuotendo la testa. Dalla sua espressione sembrava che fosse appena uscito da una centrifuga.

     - Ehm… come primo tentativo non c’è male! - commentò Amy trattenendo a stento le risate.

     - Queste cose non fanno per me! - rispose Sonic con voce criptica - Mi piace avere i piedi piantati per terra! Non in aria né tanto meno in acqua! -

     - A parte la testa! Quella ce l’hai sempre tra le nuvole! -

     Amy era appoggiata con tutte e due le braccia al salvagente e guardava lo scosso Sonic negli occhi con un sorriso a metà tra il divertito e il compassionevole. Una familiare comunicazione priva di parole si instaurò immediatamente tra di loro il cui grilletto fu lo sguardo che si scambiarono. Lentamente, i loro visi si avvicinarono e le loro labbra si strinsero in un lungo e timido bacio. La bocca salata di Sonic gli conferì un gusto tutto nuovo. Chiusero gli occhi e si godettero quel piacevole contatto finché durò, per poi ascoltare i loro respiri silenziosi allontanarsi dai rispettivi volti.

     - Questo è un modo speciale per incoraggiarmi? - domandò Sonic reclinando il capo con fare da cucciolo in modo che lei potesse grattarlo dietro l’orecchio.

     - Diciamo di sì! Ma più che altro è un modo per dirti quanto sono felice di essere qui con te! -

     Rimasero in silenzio per qualche minuto, ascoltando tranquillamente la sciabordare delle onde e assaporando l’aria fresca e salata del mare.

     - Bene, soldato! Non perdiamo altro tempo e proviamo un’altra volta! - esordì Amy all’improvviso.

     - Se non ti conoscessi bene direi che stai cercando di farmi affogare! - replicò Sonic sconfortato.

     Ridendo con voce argentina, la riccia strappò di mano al suo compagno il salvagente facendolo finire di faccia di nuovo nell’acqua.


     “I keep a picture of you
     next to my bed at night
     and when I wake up scared
     I know I’ll find you there
     watching over me”


     Qualche ora più tardi, era arrivato ormai il momento di pranzare, come lo stomaco gorgogliante di Sonic non mancò di segnalare. I tentativi di nuoto del riccio blu non erano andati molto a buon fine, dato che lui non poteva fare a meno di agitarsi quando i suoi piedi non toccavano più una superficie solida. Le rare volte in cui riusciva a tenersi a galla per più di qualche minuto, gli bastava sfiorare le mani di Amy, giunta ad aiutarlo, o incrociare il suo sguardo per emozionarsi, perdere la concentrazione e rischiare di affondare inesorabilmente. Quando realizzarono che non era più il caso di continuare, a meno che non avessero voluto avere un riccio blu annegato, uscirono dall’acqua e si distesero per un po’ sulla spiaggia, non prima che Sonic si fosse lavato di dosso il sale tra gli aculei sotto una fonte di acqua dolce.

     Rimasero una buona mezz’ora ad asciugarsi sotto il sole, distesi e abbracciati, parlando dei precari tentativi natanti di Sonic, di quello che potevano stare facendo i loro amici in quel momento o anche stando semplicemente in silenzio a godersi la loro reciproca compagnia. Quando però udirono quello che Amy interpretò come il rombo di un vulcano, ma che in realtà proveniva dallo stomaco di Sonic, si decisero che era l’ora di mettere qualcosa sotto i denti. Amy era stata previdente e aveva portato con sé tutti gli ingredienti necessari a preparare un pranzo con i fiocchi dato che se si fosse affidata a Sonic, sicuramente sarebbero rimasti a bocca asciutta.

     Si divisero i compiti per iniziare a preparare. Sonic andò a raccogliere l’acqua dal laghetto prodotto dalla fonte ed Amy si avventurò nel sentiero lì vicino a raccogliere legna per il fuoco. Fischiettava allegramente, aguzzando lo sguardo per individuare legnetti e fascette di paglia secca. Immersa nei suoi pensieri, non si accorse di essersi allontanata fin troppo dalla spiaggia, dato che il rumore delle acque non raggiungeva più le sue orecchie, così decise di fare dietrofront e di tornare sui suoi passi.

     Proprio mentre si stava avvicinando al punto in cui aveva lasciato Sonic, udì un fruscio sinistro provenire dai cespugli accanto a lei. Si voltò ed indietreggiò con fare circospetto, chiedendosi che cosa potesse essere nascosto tra gli arbusti. Dopo pochi secondi, con sua grande sorpresa, vide qualcuno spuntare dalla vegetazione e guardarsi intorno con aria annoiata. Era una donnola dal pelo viola e dal ventre bianco che Amy non aveva mai visto prima. Le sue orecchie erano ritte e a punta e dalla sua bocca spuntava una lunga zanna acuminata. Indossava un cappello marrone da cowboy e una cintura dalla fibbia argentata. I suoi pantaloni erano in tessuto blu sfilacciato, con fili pendenti come tendine lungo i risvolti, e i suoi stivali dalla punta in acciaio possedevano degli speroni lucenti. Lo sguardo dell’estraneo era fisso e penetrante e quell’espressione che lo contraddistingueva gli dava l’aria di chi era difficile da prendere per il naso.

     - Come butta, bambola? - domandò non appena scorse Amy, sorridendole in modo poco rassicurante.

     - Stai parlando con me? - replicò la riccia infastidita.

     - Certo che sì! Vedi qualcun altro qui nei paraggi? -

     I modi di quella donnola erano affettati ed espliciti e rasentavano la maleducazione. Parlava con uno strano accento fischiante.

     - Gradirei che tu non mi chiamassi “bambola”! Ho un nome! -

     - Anch’io ce l’ho, dolcezza! Sono Nack the weasel ma tutti mi chiamano Fang(2)! Imparalo bene perché sarà un nome che non dimenticherai! -

     - Che cos’è questa? Una minaccia? - rispose Amy cominciando ad infiammarsi.

     - Tutt’altro! Per una bambolina come te non è sicuro gironzolare tutta sola! Ti ci vorrebbe un vero macho al tuo fianco, come ad esempio il sottoscritto! Cosa ne dici? -

     - Fossi matta! E poi che cosa ci fai tu qui? Non dovrebbe essere deserta quest’isola? -

     Nack sorrise con fare malizioso.

     - Adesso vuoi sapere un po’ troppo! Non sono affari che ti competono, bambola! -

     - Ti ho già detto di non chiamarmi così! -

     - Su, avanti! Non fare la difficile, pupa! Che ne dici di un bacio? -

     La donnola si protese in avanti facendo ondeggiare le dita come dei tentacoli. Amy indietreggiò inorridita, decisa a mantenere la calma.

     - Sono qui con il mio compagno! Posso garantirti che se ti vede saranno guai per te! -

     - Tranquilla, dolcezza! Non sono mica geloso! Il vecchio Nack è sempre favorevole ad un po’ di attività di gruppo! -

     Amy rimase a bocca aperta, tanto che fece cadere la legna che aveva raccolto, e avrebbe preferito non aver capito l’allusione del suo interlocutore.

     - Ma come ti… -

     - Andiamo, vieni qui! -

     Nack allungò la mano e strinse il braccio di Amy trascinandola verso di sé. Con i riflessi di un felino, la riccia caricò all’indietro il braccio libero e sferrò un sonoro pugno sullo zigomo della donnola che fu costretta a liberare la morsa. Nack indietreggiò, premendosi una mano sulla guancia arrossata, ma più che arrabbiato era contento del colpo ricevuto.

     - Ullalà! La gattina ha tirato fuori gli artigli! - disse con voce suadente - Questo rende tutto molto più interessante! -

     - Piantala! - sbottò Amy - Se non sparisci immediatamente, buzzurro, potresti farti molto male, sei stato avvertito! -

     - Certo, tesoro! Giochiamo pure alla guardia e al ladro! - replicò Nack con sguardo sgranato e le mani da piovra che si aprivano e chiudevano come chele.

     Era completamente fuori di testa! Amy fu costretta a prendere provvedimenti. Fortunatamente non si allontanava mai senza il suo fidato martello pieghevole. Dispiegò il manico di plastica e lo avvitò diritto con un click. Le due estremità della testa, in dura gomma compressa verso l’interno, scattarono all’esterno come due molle. Decisa a mettere fine a quell’assurda situazione, la riccia vibrò un forte colpo che si infranse sulla spalla di Nack. La donnola indietreggiò dolorante e cozzò la schiena sul tronco di una grande palma. Alcune noci di cocco caddero dai rami e lo presero dritto in testa. Questa volta non era più tanto contento della reazione ricevuta.

     - Hai afferrato la lezione? - esclamò Amy minacciosa - O hai bisogno di un altro monito? -

     - Voi femmine siete tutte uguali! - commentò Nack con aria da uomo di mondo - Fate tanto le difficili ma poi sotto sotto siete le prime a voler essere rimorchiate! -

     - Rimorchia questo allora, saputello! -

     La riccia rosa sollevò in aria l’imponente martello e con un gesto fluido, come se stesse colpendo una pallina da golf, sferrò un colpo che si abbatté dritto sul mento di Nack. Il molestatore fu scaraventato tra i cespugli dai quali era sbucato e un tonfo sordo segnalò che aveva toccato terra. Amy abbassò la sua arma prediletta, soddisfatta del modo in cui aveva risolto la situazione senza l’aiuto di Sonic.

     - Va tutto bene? - disse all’improvviso una voce alle sue spalle.

     Era proprio il riccio blu, con sguardo incuriosito. Amy si affrettò a cercare una spiegazione per la scena a cui lui aveva assistito.

     - Sì, sì, certo! - rispose in fretta e furia, guardandosi intorno - Perché me lo chiedi? -

     - Sono tornato in spiaggia con i secchi d’acqua e non ti ho trovato! Sono venuto a cercarti! Come mai il martello? -

     - Questo? Oh… ehm… mi è… venuta un’improvvisa voglia di noci di cocco! Ho colpito la palma per farle cadere e stavo per rompere il guscio! -

     Amy ripose con cura il martello, augurandosi che la piccola storia che aveva inventato fosse verosimile. Non aveva voglia di raccontare a Sonic la sua piccola disavventura, perché voleva che non ci fosse niente a rovinare quella giornata da sola con lui. Probabilmente quel seccatore era solo un dongiovanni capitato su quell’isola in cerca di un’abbronzatura. Niente che potesse scomodare il suo Sonic o che potesse costituire preoccupazione in qualunque modo.

     Sonic si avvicinò con espressione indecifrabile ed Amy trattenne il respiro. Che fosse arrivato sul luogo prima di quanto pensava e avesse assistito alla colluttazione? Contrariamente ad ogni aspettativa, il riccio blu le sorrise e le accarezzò teneramente il volto. Sentiva che avrebbe potuto perdersi negli splendidi occhioni di lei.

     - Ti faccio vedere come si fa! - disse piano lui, raccogliendo una noce di cocco.

     Cercò nei paraggi una roccia levigata che avesse delle punte leggermente appuntite, dopodiché si inginocchiò, alzò la noce e la fece cozzare contro la pietra, bucandone il guscio. Il latte cominciò pian piano a colare dal foro, adeguatamente centellinato. Sonic ne bevve un sorso e porse il resto ad Amy, la quale rise nel vedere i baffi bianchi dipinti appena sotto il suo naso. Si avvicinò cautamente e gli rubò un bacio di sfuggita per pulirlo.

     - Buono! - commentò in un soffio.

     Sonic arrossì senza preavviso, cercando di rispondere qualcosa ma mangiandosi le parole. Amy sorrise, divertita ed intenerita dall’incertezza tipica del suo compagno. Quindi tornarono a braccetto verso la spiaggia, non prima di aver raccolto la catasta di legno. Decisamente sì, pensava Amy, non c’era davvero nulla che avrebbe potuto rovinare quella giornata.


     “When my world seems to crumble all around
      and foolish people try to bring me down
     I just think of your smiling face
     and I’m flying
    You’ll always be inside of my heart”

     Il pranzo fu davvero sopraffino per tutti e due, specialmente per Sonic. Raramente era rimasto così soddisfatto di quello che aveva mangiato. Il sole era ormai alto nel cielo e i due ricci erano placidamente distesi all’ombra, sulla sabbia fresca a godersi la pennichella. Erano sonnolenti e soddisfatti di come la loro giornata insieme stava procedendo. Amy era poggiata con la testa sul petto di Sonic, da dove poteva sentire il suo cuore battere dapprima con una agitazione rumorosa, in seguito più lentamente, come se il loro squisito contatto lo avesse rilassato. Era molto bello per lei sentirsi a lui vicina e protetta, cosa che aveva sognato da tanto tempo. Rimasero nella più totale tranquillità a chiacchierare e a sussurrarsi parole all’orecchio per un tempo che non avrebbero saputo definire, fino a che i loro respiri diventarono regolari e profondi e scivolarono nel sonno.

     Quando Sonic si svegliò era ormai pomeriggio inoltrato. Aprì lentamente gli occhi, aspettando che si abituassero alla luce del sole e si ritrovò ancora Amy sul ventre che riposava serenamente. Sul suo volto era dipinto un sorriso di inequivocabile felicità e sembrava che niente potesse annientare la sua pace. Sonic pensò a quanto era incantevole così addormentata e rimase con il gomito piantato a terra e la testa retta dalla mano a guardarla riposare. Per quanto si sforzasse, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Si avvicinò timidamente con le dita un paio di volte e le accarezzò il capo facendo attenzione a non svegliarla. Sentiva che tutta l’incertezza e l’imbarazzo che aveva provato nel periodo in cui si stava appena rendendo conto dei suoi sentimenti era stato ben ripagato. Ne era valsa la pena di patire tanta confusione se il risultato poi si sarebbe rivelato essere l’affetto di una fanciulla così dolce. Si chiese come mai non se ne era accorto prima, come mai non aveva notato la sua presenza e non aveva visto in lei più in profondità, oltre la ragazza testarda e ostinata che gli dava incessantemente la caccia. Forse lei aveva bisogno di tempo per crescere, o forse tutti e due. Qualunque cosa gli avesse impedito di innamorarsi prima, era comunque grato che, in un modo o nell’altro, era riuscito a conoscere quel sentimento. Anche se forse non era un compagno ideale, forse non era romantico e passionale come lei avrebbe voluto, il suo temperamento e il suo stile di vita non erano adatti a convivere con le esigenze di una ragazza, tutto questo non gli importava, perché anche quei pochi, brevi momenti di pace con lei valevano quanto un’intera vita trascorsa insieme.

     Anche Amy si svegliò dopo poco e non avrebbe potuto desiderare un risveglio migliore quando si sentì le umide labbra di Sonic stamparle un bacio in fronte. Allungò le braccia, uggiolando ancora per il sonno, e le cinse attorno al busto del riccio blu.

     - Dormito bene? - domandò lui.

     - Come una regina! Ci voleva proprio questo riposino! E poi vorrei avere un cuscino come questo anche a casa! -

     Sonic deglutì. Che fosse una richiesta implicita di trasferirsi da lei? No, probabilmente stava pensando troppo.

     - Che cosa prevede adesso il programma? - chiese Amy - Altri baci e abbracci? -

     - Pensavo a qualcos’altro, in verità! -


     “Who needs the sun, when the rain is so full of life
     who needs the sky, when the ground is so open wide
     it’s here in your arms I want to be buried
     you are my sanctuary”

     Sonic conosceva bene quell’isoletta, anche se non ci metteva piede da parecchio tempo, e aveva garantito ad Amy che le meraviglie naturali da gustarsi di certo non mancavano. Aveva promesso che l’avrebbe portata in un posto di una bellezza invidiabile e quello era proprio il momento giusto. Non c’era nulla che li portasse di fretta, avevano tutto il tempo del mondo a disposizione, così si incamminarono lungo la spiaggia e passeggiarono con gli sguardi persi nel vuoto e l’arietta fresca tra gli aculei. Era così strano vedere Sonic muoversi con calma e lentezza, pensò Amy, quando di solito per raggiungere una destinazione ci metteva meno di un battito di ciglio. E la cosa ancora più singolare era che lui non se ne era nemmeno reso conto, dato che non sentiva neanche la necessità di correre. Che fosse a causa della sua compagnia? O forse, e più probabilmente, era dovuto al fatto che non aveva con sé le sue scarpe? Era difficile per lei interpretare i pensieri del riccio blu. In alcuni momenti era il porcospino più dolce che avesse mai conosciuto, mentre in altri sembrava incerto e noncurante, come se gli frullasse qualcosa in testa che non aveva il coraggio di dire. Quando notava che distoglieva lo sguardo, deglutiva o evitava di rispondere ad effusioni amorose, aveva come l’impressione che lui avrebbe preferito essere ovunque piuttosto che lì con lei. Era solo il suo solito imbarazzo o c’era qualcosa di più? Era possibile che stesse ripensando a quello che si erano promessi mesi fa? Non era raro che il dubbio si insinuasse nella mente di Amy poiché sapeva che la personalità di Sonic era contraria ad esprimere apertamente i suoi sentimenti. Tuttavia, per dissipare ogni insicurezza, le bastava semplicemente guardarlo in viso, percepire quel caldo e amichevole sorriso che da tanto era rimasto stampato nella sua mente, e capiva che non c’era nulla che poteva turbarla.

     Arrivarono al limitare della spiaggia, dove la distesa di sabbia era interrotta da una formazione rocciosa spiovente. Sonic scortò la sua compagna immergendosi nel mare, aggirando l’ostacolo e seguendo la parete di pietra con l’acqua che arrivava loro alle ginocchia. Si ritrovarono all’imbocco arcuato di una caverna coperta di muschio e alghe che procedeva in profondità con una pendenza di un paio di metri. Sebbene dovesse essere buio pesto lì dentro, ne proveniva una luminosità soffusa la cui origine era ignota. Si poteva avvertire un odore salmastro e penetrante. La pista sabbiosa che conduceva all’interno della grotta era coperta dalle acque marine stagnanti ma comunque limpide.

     - Che cosa c’è lì dentro? - domandò Amy incuriosita.

     - Vedrai! E’ uno spettacolo che non ti pentirai di aver visto! -

     Sonic prese la mano della riccia rosa, reprimendo un vago rossore, e la scortò nell’antro, avvertendola di fare attenzione a tenere la testa bassa. I loro piedi nudi erano rinfrescati dalle pozzanghere saline lungo il percorso. I due porcospini si arrampicarono lungo le sporgenze rocciose, addentrandosi sempre di più e facendo attenzione a non scivolare. Le pareti erano umide e fredde, probabilmente a causa delle infiltrazioni di acqua e della fresca corrente che percorreva il cunicolo. Amy non riusciva ancora a spiegarsi la luminosità bianca che vedeva aleggiare poco più avanti ed arrivare, anche se più fioca, fino a loro. Fu quando scesero più in profondità, scivolando con cautela lungo un piccolo pendio, che si rese conto di quale fosse la sorgente.

     Si ritrovarono in un’ampia grotta dalla volta pietrosa a forma di cupola, molto alta sopra le loro teste. L’umidità che c’era lì dentro si poteva tagliare con il coltello, ma il luogo era parecchio arieggiato grazie all’unico pertugio comunicante con l’esterno: un’apertura semicircolare sul soffitto da quale filtravano radi raggi di sole. Il terreno era ricoperto di sabbia umida e ghiaia, ma non era del tutto pianeggiante, in quanto erano disseminate per tutta la superficie alcune alte dune sabbiose che fungevano quasi da colline. La cosa più stupefacente però, e che catturò immediatamente l’attenzione di Amy, erano le pareti di pietra tappezzate da cristalli splendenti che emanavano la luce bianca soffusa di prima, rischiarando l’ambiente meglio di una lampada. C’erano anche tanti puntini luccicanti che davano l’impressione di trovarsi in una miniera di diamanti.

     - E’ stupendo! - commentò Amy ammirando lo splendente gioco di luci - Sembra quasi troppo bello per essere naturale! -

     - Quelli che vedi alle pareti sono cristalli di sale! La luce che proviene dal soffitto si riflette sulle loro varie superfici come su di un prisma! E’ come se poi rimbalzasse da un cristallo all’altro in un intero reticolo creando la luce particolare che c’è in questo posto! -

     - Incredibile! E a che quota ci troviamo? -

     - Se non ricordo male dovremmo essere proprio al livello del mare! La cupola di questa grotta spunta appena fuori dal pelo dell’acqua, infatti solo così il sole potrebbe riuscire ad entrare! Però questa è la punta estrema del cunicolo, al di là della parete frontale c’è il mare! -

     - E’ un posto meraviglioso! - esclamò la riccia al settimo cielo, tuffandosi tra le braccia di Sonic - Grazie per avermici portato! -

     Sonic le strizzò l’occhio con fare d’intesa, per poi ritornare a rivolgere lo sguardo al panorama scintillante che aveva intorno. Solo dopo pochi minuti notò qualcosa di strano rintanato in un angolo. Dietro ad un piccolo cumulo di ghiaia erano accatastate delle casse di legno e delle sacche nere marchiate con le lettere RL dorate.

     - Che cosa sono queste? - chiese Amy perplessa - Erano qui l’ultima volta che sei venuto? -

     - Non ce n’era neanche l’ombra! - replicò Sonic sospettoso.

     Si avvicinò con cautela al materiale e, circospetto, aprì una delle scatole. Quello che vi trovò all’interno lo fece rabbrividire. C’erano candelotti di dinamite ordinatamente stipati, delle granate nere lucenti, pistole, fucili e altri tipi di armi da fuoco, bottiglie contenenti liquidi ambrati esplosivi e una vasta gamma di ordigni di ogni genere.

     - Non promette niente di buono! - commentò la riccia intimorita.

     - Questa caverna è diventato il covo di qualche dinamitardo! Che delusione! -

     - C’è scritto RL? Che cosa può significare? -

     - Non lo so, ma riesco a pensare solo ad una persona che abbia bisogno di tanti fuochi d’artificio in una sola volta! -

     - Credi ci sia lo zampino di Eggman? -

     - Quanto è vero che sono blu! -

     - E invece non potreste sbagliarvi di più! -

     La voce che era intervenuta era secca e fischiante, oltre a provenire direttamente dalle loro spalle. Si voltarono entrambi e trovarono Nack the weasel che brandiva un particolare lazo da cowboy ricoperto di piccoli speroni acuminati per tutta la sua lunghezza, ad eccezione del manico. Amy, nel rivedere il suo inopportuno molestatore, si lasciò sfuggire una smorfia di disgusto.

     - Sbaglio o ci conosciamo? - domandò Sonic con aria per niente preoccupata.

     - Sonic, Sonic! Così ferisci i miei sentimenti! Non ti ricordi del tuo vecchio amico Nack? Tempo fa eravamo entrambi sulle tracce dei Chaos Emeralds dispersi da quell’ippopotamo che si fa chiamare dottore, ricordi?(3) -

     - Certo che sì! - ribatté il riccio dopo un lampo di comprensione - Non si scorda mai una brutta faccia quando la si vede! Se poi oltre alla faccia c’è anche una zanna di mezzo metro… -

     - Spiritoso come al solito! Ah, vedo che con te c’è anche la bambolina iperattiva di oggi! Sicché è lui il tuo compagno! Non potevi scegliere fidanzato più smidollato! -

     Amy si morse il labbro, delusa che la sua piccola bugia fosse uscita allo scoperto. Sonic si voltò e la guardò con espressione indecifrabile.

     - Hai già visto questo dentone oggi? -

     - Sì, ha cominciato a darmi fastidio mentre stavo raccogliendo la legna! Pensavo fosse solo un seccatore, non credevo che fosse coinvolto in qualcosa di più! -

     - Perché non mi hai detto niente? -

     - Oh, Sonic! Non volevo darti preoccupazioni inutili e non volevo neanche rovinare la nostra giornata da soli! -

     - Avresti comunque dovuto parlarmene, Amy! Non mi importa tanto la sua presenza qui, quanto che tu mi abbia tenuto nascosto qualcosa! -

     - Mi dispiace! - mormorò Amy con una vocina mortificata.

     Non poteva credere che quella giornata così tranquilla e spensierata avesse preso quella brutta piega.

     - Chiudi i rubinetti, pupa! - intervenne Nack superbo - Ci sono io a consolarti! -

     - Faccio finta di non avere sentito! - sbottò Sonic irritato - Immagino siano tuoi tutti quei fuochi d’artificio nell’angolo! -

     - Solo a metà! Uso questa isoletta deserta per immagazzinarli prima di smerciarli a chi mi paga fior di quattrini per essere sempre rifornito! -

     - E chi è questo bombarolo matto? E’ forse Eggman? -

     - Non che siano affari tuoi, ma ti garantisco che è qualcuno molto più pericoloso del dottore! Qualcuno con cui vi consiglio di non scherzare se ci tenete alla pelle!(4) Prima che voi due ficcaste il naso qui dentro ero al sicuro come un marmocchio nella sua culla, ma adesso che avete scoperto il mio piccolo segreto non posso lasciarvi andare via sulle vostre gambe! -

     - Sì, sì! Sempre la solita tiritera! - rispose Sonic annoiato - Se è una scazzottata che vuoi, accomodati! Vediamo però di fare in fretta! -

     - Non la passerà liscia questa volta! - esclamò Amy infuriata.

     - Ferma, Amy! - la bloccò il riccio blu con un braccio - Non ti immischiare in questa storia! Non voglio che tu ti faccia male! Vai al sicuro su quella collinetta, non dovrei metterci molto! -

     - Ma voglio sistemarlo anch’io! -

     - Mi saresti più di intralcio che di aiuto, credimi! -

     - Sonic, se sei arrabbiato con me… -

     - Non sono arrabbiato! Ora va! -

     Il modo brusco con cui lui le si era rivolto la convinse ad allontanarsi. Faticando per trattenere le lacrime causate da quell’atteggiamento per la prima volta duro, si arrampicò rapidamente sulla duna sabbiosa e si posizionò in maniera tale da poter osservare lo scontro. Era ancora contrariata per come le cose si fossero rovinate sul più bello.

     Nack fece roteare il lazo con una sicurezza che sfiorava l’arroganza e lo lanciò rapidamente contro Sonic. Se il riccio non si fosse spostato dalla traiettoria, sarebbe stato sicuramente accalappiato dalla corda e ferito dagli spuntoni di cui era ricoperta. Invece, si gettò in azione rotante attraverso il cerchio del legaccio prima che si chiudesse e colpì Nack in pieno petto. La donnola capitombolò al suolo e il suo cappello da cowboy finì poco più dietro di lui. Anche a terra, non si arrese e fece strusciare la fune arpionata sulla sabbia, cercando di far inciampare l’avversario. Purtroppo per lui, Sonic fece un agile balzo e schivò il colpo.

     - Non sei poi tanto tosto come volevi far credere, dentone! - lo schernì Sonic con aria di superiorità.

     - Aspetta a cantare vittoria! - replicò Nack con furia omicida dipinta negli occhi.

     Si rimise in piedi e fece schioccare il lazo come una frusta, cercando di tenere Sonic sul chi vive. Pensando di prenderlo di sorpresa, ruotò il busto e sferzò la fune in direzione del suo torace. Al riccio blu però fu sufficiente un colpo di reni per farsi indietro di un centimetro e poi lanciarsi sull’avversario nel momento dopo l’attacco. Nack e Sonic rotolarono sulla sabbia in una furiosa colluttazione ma al primo fu sufficiente puntare i piedi sul petto del riccio e lanciarlo lontano con una spinta fino a farlo finire in cima ad una delle dune.

     - Dovrai fare meglio di così! - esclamò Sonic pimpante.

     - Ti prendo subito in parola! -

     Senza preavviso, Nack estrasse una granata dalla tasca e, dopo aver staccato con i denti la sicura, la scagliò sulla collinetta che ospitava il riccio. Impreparato a quella mossa, Sonic fece un balzo all’indietro per sfuggire alla deflagrazione ma, quanto ritoccò terra, poggiò male un piede e sentì storcersi la caviglia. Privo di equilibrio, cadde all’indietro e batté dolorosamente la nuca sulla parete rocciosa, finendo disteso e senza sensi.

     - Sonic! - urlò Amy allarmata ed estrasse il suo martello per prepararsi a combattere.

     - Tranquilla, bambola! - replicò Nack aggressivo - Ce n’è anche per te! -

     La donnola, senza pensarci due volte, scagliò una seconda granata in direzione della riccia rosa ma lei, con i riflessi rapidi di una battitrice, respinse la bomba colpendola con il suo martello. L’ordigno finì con lo sbattere contro le casse di esplosivo per poi scoppiare con un rombo imponente. Granelli di roccia schizzarono a destra e a manca mentre una nuvola di fumo si sollevava dal punto di contatto. Non tutte le bombe erano saltate in aria, ma quelle che erano state coinvolte nello scoppio avevano aperto una grande falla nel muro roccioso, generando crepe serpeggianti lungo tutto il soffitto di cui parte cominciava a crollare. L’apertura semicircolare dal quale filtrava il sole cominciò ad allargarsi sempre di più, fino a far penetrare sempre più luce. I cristalli di sale riflessero quella luminosità e per un istante la caverna fu riempita da un bagliore accecante.

     Amy indietreggiò coprendosi gli occhi ma quell’attimo di distrazione le sarebbe stato fatale. Non si rese conto che parte della volta stava precipitando sopra di lei. Fece appena in tempo a tuffarsi a destra per non rimanere travolta, ma il peso dei macigni la schiacciò e le bloccò le gambe, impedendole ogni movimento. Sembrava non esserci niente di rotto, così cominciò a tirare con tutte le forze nel tentativo di liberarsi, ma quei massi erano troppo pesanti perché potesse spostarli da sola.

     Nel frattempo, dalla falla aperta nella parete iniziò a sgorgare all’interno della grotta l’acqua marina, salendo sempre di più di livello ad una velocità allarmante. Nack, imprecando e strepitando, si fece strada tra l’allagamento e tentò di recuperare gli esplosivi rimasti intatti. Dopodiché estrasse un comando a distanza dalla tasca e lo azionò. Da una montagnola di sabbia poco lontano spuntò fuori un supporto volante simile all’Egg Drive di Eggman e si avvicinò al suo guidatore. Nack si affrettò a caricare sul mezzo tutto l’equipaggiamento che aveva recuperato, prima che l’acqua gli arrivasse alle ginocchia, per poi saltare a bordo e allontanarsi fluttuando lungo il cunicolo.


     “Who needs a smile, when a tear is so full of love
     who needs a home, with the stars up above
     it’s here in your heart I want to be carried
     you are my sanctuary”

     I minuti successivi alla fuga di Nack furono forse tra i più drammatici che Amy avesse mai vissuto fino a quel momento. Per quanto si sforzasse con tutte le energie rimaste in corpo, non riusciva a smuovere il blocco che gli paralizzava le gambe. Sonic era ancora accasciato a terra e privo di sensi sulla duna sabbiosa distante qualche metro. L’acqua che sgorgava nell’antro aumentava sempre di più, allagando ogni angolo, e se non fosse stata fermata in tempo, sarebbero di sicuro annegati. Amy continuava ad urlare e a strepitare, chiamando il nome di Sonic a squarciagola, nella speranza che si svegliasse e li tirasse fuori da quella situazione come al solito.

      Quando il mare aveva ormai sommerso tutte le collinette, lasciando all’asciutto, ma ancora per poco, solo lo spazio su cui giacevano i due ricci, Sonic si svegliò di soprassalto. Si massaggiò la nuca dolorante e si guardò intorno per capire che cosa fosse successo. Notò immediatamente Amy, bloccata dalle pietre, che invocava il suo nome con le lacrime agli occhi. Non c’era un solo secondo da perdere, si rimise in piedi agilmente ma, non appena poggiò un piede per terra, un dolore acuto gli fece digrignare i denti e lo costrinse a chinarsi. La sua caviglia era ancora malmessa e, non potendo sforzarla troppo, lo obbligava a zoppicare.

     - Resisti, Amy! - le urlò Sonic agitato - Stai tranquilla, andrà tutto bene! -

     Il riccio blu tentò di escogitare un modo per togliersi in fretta da quella situazione di pericolo. Il livello dell’acqua continuava a salire pericolosamente, fluendo senza sosta dalla breccia nella parete. Di quel passo sarebbero annegati in breve tempo. Di norma, Sonic sarebbe stato in grado di raggiungere Amy con un semplice salto ma, con la caviglia malandata, se avesse fatto un simile sforzo avrebbe rischiato di fratturarsela. Il suo sguardo vagò per tutto il perimetro della grotta, cercando un qualcosa che lo aiutasse a raggiungere la sua compagna. Nulla, non c’era nulla. L’unica soluzione che gli rimaneva era nuotare fino a lei.

     Respirando profondamente, il riccio blu si avvicinò zoppicando all’acqua, guardandola con apprensione e tentando di raccogliere il coraggio.

     - No, Sonic! - esclamò Amy - Non sai ancora nuotare! E poi con quella caviglia ferita non potrai muoverti bene! Rischi di annegare! -

     - Andrà tutto bene! - le ripeté Sonic con fare deciso - Sono solo pochi metri! -

     - E’ pericoloso! Ti prego, non farlo! Mettiti in salvo! -

     - Non c’è altra soluzione! -

     - Ma così stai rischiando la vita! -

     - Tu sei più importante! -

     E detto questo, Sonic si tuffò in mare, trattenendo il respiro e chiudendo gli occhi. Descrisse un arco in aria prima di infrangere la superficie dell’acqua, andare di sotto e muovere freneticamente le braccia per risalire. Non appena fu di nuovo a galla, non perse un solo minuto e cominciò a vibrare a tempo i tre arti ancora sani, tutte le fibre del suo corpo fermamente decise a raggiungere l’obiettivo. L’agitazione del nuoto non lo aveva ancora abbandonato. Perse il ritmo un paio di volte e rischiò di sprofondare, ma, con una forza da leoni, contrasse tutti i muscoli del corpo e si issò verso la superficie, facendo attenzione a non inghiottire.

     Tutto quello che gli importava al momento era raggiungere Amy e liberarla. Non contava nulla la caviglia che gli pulsava di dolore ogni volta che la scuoteva, il fiato che si accorciava sempre di più man mano che si spostava, l’agitazione e il nervosismo di ciò che sarebbe successo se non fosse riuscito ad arrivare in tempo. L’unico punto in cui focalizzava l’attenzione e che gli dava la forza di superare i suoi limiti era Amy. Il mare continuava a salire, lei si sforzava di liberarsi e l’unica sua speranza era riposta nelle sue mani. Doveva continuare a nuotare, a muoversi, a sforzare il suo corpo fino allo stremo pur di raggiungerla, anche se avesse significato mettere a repentaglio la propria vita.

     Con un ultimo sforzo sovrumano, scattò in avanti con un potente colpo di gambe e afferrò con un braccio la riva sabbiosa. Il fronte acquoso era vicino a sommergere anche la cima della montagnola. Sonic si tirò fuori dall’acqua, ansimando per recuperare le forze perdute. Amy non riusciva a credere a quanto era riuscito a fare pur di andare ad aiutarla. Era ammirata e sbalordita allo stesso tempo.

     - Santo cielo, Sonic! - esclamò preoccupata - Hai nuotato! Come ti senti? Va tutto bene? -

     - Una favola! - commentò sorridendo, ma trascinando faticosamente il piede pesante.

     Utilizzò le energie residue per afferrare le lastre di pietra umide che intrappolavano Amy e, anche con il suo aiuto, a sollevarle quel tanto che bastava alla riccia per ritirare le gambe indolenzite. Sonic lasciò andare i macigni, i muscoli delle spalle doloranti per lo sforzo. Amy gli si gettò al collo e versò le lacrime di paura trattenute fino a quel momento, dando libero sfogo alle sue emozioni. Il riccio blu era sollevato che la sua compagna stesse bene e il battito ora rilassato del suo cuore, nonché il modo in cui la stringeva a sé, ne erano una testimonianza più che sufficiente. Non c’era tempo da perdere però. Il mare stava salendo sempre di più e tra pochi minuti non avrebbero avuto più via di fuga.

     - Come facciamo ad uscire di qui? - domandò Amy esasperata.

     - L’unica via è attraverso quel buco nel soffitto! Il crollo l’ha allargato parecchio, quindi possiamo passarci entrambi! -

     - Ma è troppo in alto! E’ impossibile da raggiungere! Ci conviene aspettare che l’acqua ci sommerga e poi nuotare quando arriva al soffitto! -

     - Non credo di avere la forza per mantenermi a galla ancora! -

     - Allora come facciamo? -

     Sonic si guardò intorno. Il mare era vicino a sommergergli i piedi. C’era una sola cosa da fare, un unico tentativo, anche se avrebbe dovuto raccogliere tutte le energie residue e mettere a repentaglio la sanità della sua caviglia. Senza preavviso, prese in braccio Amy e la strinse a sé delicatamente. Fece qualche passo indietro e respirò a fondo. I suoi talloni cominciavano ad essere bagnati dal liquido.

     - Aspetta! Cosa vuoi fare? - chiese Amy perplessa, reggendosi forte al collo del suo compagno.

     - Ti porto fuori di qui! -

     Un secondo dopo aver detto quelle parole, Sonic prese una breve rincorsa, cercando di attenuare lo zoppicamento e di accumulare quanta più velocità possibile. Arrivato al limite dello spazio a sua disposizione, si accovacciò di poco, con i muscoli delle gambe guizzanti, e si preparò a saltare. Per una frazione di secondo il peso del corpo fu spostato sulla caviglia ferita e Sonic avvertì un dolore fortissimo e penetrante fin dentro alle ossa. Con la forza della disperazione, urlando per il bruciore lancinante, balzò quanto più in alto le sue condizioni glielo permettessero, pregando con ogni fibra del suo corpo perché riuscisse a superare l’apertura e a portare in salvo Amy.

     Chiuse gli occhi mentre avvertiva l’aria sferzargli sul viso e la morsa ansiosa della riccia sempre più stretta fino ad oltrepassare, con un urlo misto di dolore e soddisfazione, la fessura e piombare sul freddo tetto della grotta, rotolandoci per un breve tratto. Erano salvi.


     “Who needs the light, with the darkness in your eyes
     who needs the sleep, with the stars in the sky
     it’s here in your soul I want to be married
     you are my sanctuary”

     La sera era ormai calata. La ventilata canicola del giorno aveva fatto posto alla brezza più fresca della sera, così come il sole si era ritirato pigramente per permettere alla luna e alle stelle di splendere nella volta celeste. L’isoletta ribattezzata scherzosamente SonAmyLand riposava tranquilla, sperduta nell’oceano, con le fresche e limpide acque che lambivano le sue coste come carezze vellutate. Il suono delle onde e lo scoppiettio del fuoco erano come una dolce ninnananna per il riccio blu che era comodamente sdraiato sulla sabbia. Al piacevole tepore di un imponente falò, se ne stava comodamente adagiato sul suo soffice letto di rena, con le mani dietro la nuca a mo di cuscino, in pace con il mondo. Una delle sue caviglie era stata fasciata e steccata con cura e, sebbene la sua solita smania di velocità soffrisse il fatto di non poterla muovere, riusciva comunque a godersi quegli attimi di tranquillità, una volta tanto nella sua vita frenetica.

     Una riccia rosa gli si avvicinò timidamente e si stese accanto a lui, le fiamme ardenti riflesse nelle sue pupille. Posò una mano sul petto di lui e questi fece scivolare la propria in modo da intrecciarne le dita.

     - Come va la caviglia? - domandò lei in un soffio - Ti fa ancora molto male? -

     - Non molto! Mi consola il fatto che a quest’ora sarebbe potuta stare molto peggio! -

     - Sei stato un pazzo a rischiare in quel modo oggi! Se la caviglia non avesse retto il peso del tuo corpo avresti rischiato di non poter più camminare, lo sai? -

     - Le persone fanno sempre cose pazze - replicò Sonic con il cuore che gli martellava in petto - Quando sono innamorate! -

     Amy si sentì sciogliere dalla commozione.

     - Mi dispiace di averti mentito oggi! Mi dispiace davvero molto! -

     - Non serve recriminare! Posso capire le ragioni per cui lo hai fatto! Volevi solo passare un po’ di tempo in pace con me! Il problema è che, non importa quanto lontano possa stare, i guai riescono sempre a trovarmi! -

     Amy sorrise. Il mondo di Sonic si illuminò.

     - Fa parte del tuo modo di essere, di quello che fai! Hai sempre bisogno di azione per sentirti vivo, e se questo fa parte di te allora lo accetto, perché per niente al mondo rinuncerei a te! -

     Ogni tipo di pensiero o di preoccupazione era miglia lontano. Nack, gli esplosivi, la caviglia ferita e tutto il resto non contavano in quel momento.

     - Hai corso il pericolo di non poter più correre… lo hai fatto per me! - fu tutto quello che riuscì a dire Amy guardando negli occhi l’oggetto dei suoi desideri.

     - Questo perché tu sei più importante! Più importante di qualunque altra cosa che mi riguardi! -

     A parole Sonic sembrava sicuro e ardito, ma in realtà l’imbarazzo e l’incertezza erano padroni del suo animo. Man mano che andava avanti quel sentimento gli risultava più nuovo e difficile da gestire. Sarebbe mai riuscito a superare quelle timide paure che lo attanagliavano?

     - Ascoltami, Amy! - disse incerto il riccio blu, evitando di incrociare appieno il suo sguardo - Forse io non sono l’ideale di compagno che vorresti… non sono il tipo più romantico del mondo… il mio stile di vita non è esattamente facile da gestire… però, nonostante tutto… voglio dirti che… non sarà niente di tutto questo a farmi rinunciare a te… voglio che non ci sia niente a dividerci… tengo troppo a te… più di quanto potessi mai immaginare… e mi dispiace averlo capito così tardi! -

     Una strana scarica di adrenalina percorse il corpo di Amy Rose, quando le sue orecchie udirono le parole che da tanto aveva aspettato di sentire. Prese il viso di Sonic tra le mani e poggiò la sua fronte su quella di lui. Piccole gocce di felicità colavano sulle sue guance.

     - Sonic, tu mi piaci così come sei… ti adoro per come sei fatto e non voglio che tu cambi! Ne è valsa la pena aspettarti… se adesso posso stare con te! Non pensiamo più al passato… quando abbiamo un meraviglioso futuro davanti a noi! -

     - Ne sei davvero sicura? -

     La risposta che Amy aveva in mente non poteva essere più convincente in nessun altro modo. I loro visi si avvicinarono, i loro nasi si sfiorarono. Un’inspiegabile corrente magnetica si attivò tra le loro labbra e quando queste si toccarono un fremito emozionato costrinse loro a trattenere il respiro. Si erano baciati altre volte prima di allora, ma questo aveva qualcosa di speciale. Era più intenso, più passionale, più magico. Era il suggello della loro promessa di stare insieme, superando ogni tipo di avversità che avrebbero potuto incontrare. Se dapprima a partecipare con calore a questo bacio c’era principalmente Amy, pochi secondi dopo, libero dalle catene dell’imbarazzo, Sonic guizzò in avanti, cinse le spalle della ragazza e la strinse verso di lui con tutto il trasporto di cui fu capace. Sembrava quasi che stessero galleggiando nel vuoto, esplorando luoghi sconfinati e sconosciuti, dove l’unica cosa che importava, che teneva in piedi il loro mondo era il sentimento che li univa. Le loro menti non potevano desiderare nulla in quel momento, solo che quel bacio fosse durato in eterno. I loro corpi erano attraversati dalla familiare scarica elettrica dell’emozione e dell’eccitazione. Solo loro due e nessun altro. Si sentivano finalmente completi.

     Anche se Sonic non avrebbe mai avuto il coraggio di dire quelle due semplici parole, sentiva che il suo cuore caldo e colmo di affetto aveva bisogno di esprimerle in qualche modo. Poggiò un dito sulla sabbia e tracciò quelle cinque lettere così piccole ma che racchiudevano un significato così grande. Altre gocce di felicità colarono lungo il viso di Amy. Sonic le asciugò con le dita. Nessuno avrebbe mai saputo per quanto sarebbero rimasti sotto la luna splendente, abbracciati e in silenzio, guardando il fuoco divampare come quello che animava le loro anime innamorate.


     “Capita spesso di desiderare ardentemente qualcosa, con tutte le proprie forze ed energie, e di impegnarsi a fondo affinché il proprio desiderio si realizzi. E la chiave di tutto questo sta nel non abbandonare mai il proprio sogno.”
      Dal diario di Amy Rose

     “Surely whoever speaks to me in the right voice
     him or her I shall follow
    as the water follows the moon, silently”
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Colonna sonora:
Inside of Me – Madonna (Bedtime Stories, 1994)
Sanctuary – Madonna (Bedtime Stories, 1994)
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(1) Per maggiori informazioni fare riferimento alla saga di Sins Of Purity, pubblicata da “Full Speed Ahead #01” a “Full Speed Ahead #13”.
(2) Il personaggio in questione è chiamato in due modi differenti a seconda delle versioni, giapponese o americana. Ho concluso che Nack sia il suo vero nome e Fang un nomignolo dovuto alla sua zanna.
(3) Come narrato in "Sonic Triple Trouble".
(4) Ne saprete di più nelle future saghe di “Full Speed Ahead”.
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