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Autore: Douglas    10/06/2011    2 recensioni
Per gli appassionati di storie cavalleresche ecco un mix fra Tristano e Isotta e Merlin, dove un inedito Tristano darà del filo da torcere ad Artù
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Salve a tutti, eccomi qua con un nuovo capitolo!

Un po' Horror a dirla tutta!

Forse se all'inizio lo leggerete vi chiederete cosa centri questo capitolo con l'intera storia, ma se proseguirete fino alla fine lo capirete... Devo ammettere che però questo capitolo non è tutto farina del mio sacco perchè ho preso inspirazione da tanti film o libri (es Wonderous Straing, se si scrive così altrimenti chiedo scusa ha tutti i fan accaniti), quindi ribadisco che la storia non è scritta a scopi di lucro...

Buona lettura e mi raccomando, RECENSITE E DITE  LA VOSTRA!

Capitolo 5- Inghiottiti

 

Le acque chiare e cristalline del fiume Trunf scorrevano placidamente partendo dalla sorgente posta in alta montagna, attraversando radure e foreste, campi e distese agricole fino ad arrivare ad una radura silenziosa nel centro della foresta di Canteval, regno vicino e rivale a quello di Camelot.

Queste, infine, sfociavano in una conca profonda qualche metro, cadendo per una cascata cristallina e andando a formare una piccola pozza d’acqua rilucente quanto uno specchio e ombreggiata da alberi di vario genere.

Di giorno, quello specchio d’acqua sembrava una perfetta oasi dove qualsiasi anima solitaria poteva trovare conforto o rifugio.

Di notte, però, questa si trasformava in una trappola brulicante di creature immonde e terrificanti.

 

Capitò una sera, quando ormai il sole toccava l’orizzonte, che una malcapitata carrozza si fermò sulle sue sponde.

Nella carrozza, una ricca nobildonna, cresciuta nella bambagia fin dalla nascita, urlava e strepitava per ottenere ciò che voleva come aveva fatto sempre durante il corso della sua intera esistenza: voleva, anzi pretendeva un bagno rinfrescante in una serata così calda.

La donna, dopo essere scesa dalla carrozza, si era svestita e tuffata bagnando così il suo corpo con quelle acque gelide.

Nuotò andando avanti e indietro e toccando le sponde rocciose della conca mentre le guardie la sorvegliavano da lontano. Era ormai stanca di nuotare, così, si avvicinò alla sponda proprio mentre il sole spariva completamente.

Improvvisamente, proprio mentre la nobildonna si issava sulla riva spoglia e spigolosa con l’intenzione di tornare alla carrozza, sentì delle lievi note di clavicembalo aleggiare nell’aria.

Si immobilizzò, dapprima atterrita e successivamente piacevolmente colpita… quella era la stessa canzone del suo carillon che suonava incessantemente tutte le notti quando aveva meno di un anno.

Era l’unico oggetto capace di farla addormentare, nemmeno il canto di sua madre era tanto soave da riuscirci. Si guardò in giro, chiedendosi se qualcuno la stesse spiando o le stesse giocando in tiro mancino, spaventandola. Se sapeva di quella canzone, probabilmente era una persona che la conosceva piuttosto bene…

Si guardò in giro, cauta, e solo dopo pochi minuti intuì che la musica proveniva dal centro del lago e cresceva di intensità diventando quasi assordante.

Quella musica, le infondeva uno strano senso di protezione e calma così si decise a rituffarsi per verificare cosa stesse accadendo.

Arrivò con ampie bracciate al centro del lago, nel punto esatto da cui sembrava provenire la melodia, ma non vide nulla se non acque scure che rilucevano in modo inquietante e che sembravano accanirsi contro il suo corpo irrigidito dal freddo, come se stessero tentando di affogarla.

- è solo un’impressione, è solo un’impressione- si ripeteva mentalmente per rassicurarsi.

 

Accadde tutto in un attimo…

Non ebbe nemmeno il tento per gridare aiuto…

Mani viscide e unghiate afferrarono il collo del piede e la trascinarono verso il basso…

Giù, sempre più giù…

Nelle profondità finche anche l’ultimo centimetro d’aria nei suoi polmoni si sostituì a quelle acque che le erano sembrate tanto invitanti…

 

Venti minuti dopo, le guardie si allarmarono non sentendo più nessuno rumore e andarono a controllare. Fu il panico quando si accorsero che il lago era stranamente vuoto e tetro. Allarmati si tuffarono nell’acque scure di quella pozza ma, come la precedente, sentirono la canzone che i due cantavano quando aveva paura o quando facevano delle solitarie ronde notturne e poi, anch’essi, furono inghiottiti.

Dalle profondità dello specchio d’acqua, tre figure oscure emersone dalle sue acque che, in quel momento, vorticavano e ruotavano come se fossero tormentate da chissà quale corrente marina o mulinello.

Alla penombra, quelle tre figure con fisico statuario da donna, lunghi capelli selvaggi e ribelli, profili dolci e aggraziati avrebbero fatto innamorare qualsiasi uomo: dal giovane e ingenuo contadino al saggio e stimato re o sovrano.

In realtà, se la luce del sole fosse riuscita ad illuminarle, quelle bellissime dame si sarebbero trasformate in orride bestie con alghe putrescenti apposto dei capelli, artigli lunghi e acuminati apposto delle unghie, occhi vacui come quelli di uno squalo invece che dolci e colorati come quelli di qualunque altra donna ma soprattutto lunghe code di pesce formate da squame dure quanto l’acciaio che avrebbero fatto invidia all’armatura del più prode dei cavalieri.

-Maledizione!- esclamò una di loro con voce sgraziata e stridente – anche questi tre avevano un sapore orribile! Mai che ce fosse uno con una bella canzone… sempre ninne nanne melense- esclamò pulendosi con un unghia un pezzo di carne che gli era rimasto fra le fauci – Sorella, abbi pazienza! È già un miracolo che una nobildonna si sia tuffata qui dentro dopo così tanto tempo… è vero siamo tutte stufe di mangiare solo cervi e caprioli, la loro carne non riesce a soddisfare mai completamente il nostro appetito. Ci vorrebbe una di quelle canzoni che ti fanno leccare i baffi e che ti fanno rimanere sazio per molto tempo, come quella di quel vecchio… Vi ricordate! Era così patetico, nuotò fino al centro del lago convinto che ci fosse sua moglie a cantarla- disse ridendo di gusto alle sventure di quel povere anziano – ed è finito per affogare senza nemmeno che noi intervenissimo- disse la terza completando la frase della sorella sirena.

Tutte e tre scoppiarono in una risata acuta che rimbombò fra i rami e i tronchi degli alberi producendo un eco tetro.

-Comunque è da troppo tempo che non facciamo un banchetto come si deve… e io lo ripeto, sono stanca di mangiare solo stupidi animali- disse la seconda con un tono feroce e famelico, le altre due rimasero in silenzio a riflettere scuotendo le code in modo quasi epilettico e formando enormi cerchi che si propagavano nelle acque buie formando piccole onde irregolari e increspando la superficie.

- Ho trovato- disse la terza sirena, quella che sembrava essere la maggiore fra le sorelle –si… potrebbe essere una buona idea…ma ci sarà da rischiare parecchio- esclamò lasciando quella affermazione in sospeso; le altre due, più giovani e inesperte, si avvicinarono alla maggiore e la pregarono di spiegare il loro piano.

La terza sorrise in modo sinistro tanto da scoprire le zanne affilate incastonate nel suo sorriso inquietante e sussurrò – credo che dovremmo fare una visitina al caro Uther Pendragon- esclamò malignamente mentre le altre due ruggivano inferocite – UTHER PENDRAGON??? Ha ucciso quasi tutta la nostra specie, Carmilla! Mio marito e i nostri fratelli sono caduti combattendo contro di lui e forse i nostri stessi figli potrebbero fare la stessa sorte. Se noi ci addentriamo dentro il suo castello sarebbe la nostra fine- i suoi occhi sembrarono accendersi d’ odio solo pronunciando il nome di Uther.

- Il nostro banchetto allora sarà più soddisfacente e grazie al suo potere potremmo richiamare a Camelot le persone più sensibile con delle succose canzoni per la testa- disse quella bramosa passando la lingua biforcuta, simile a quella di un serpente, sulle labbra violacee.

- Come faremo a sopravvivere distanti dall’acqua con Uther che osserva ogni nostro movimento?- domandò quella più piccola che era rimasta zitta fino a quell’istante, sottomessa come al solito al volere delle sorelle.

-A questo ci ho già pensato, con un po’ di astuzia potremmo avere tutta l’acqua che vorremmo senza destare sospetti… Plasmeremo la mente del principe Artù e lo convinceremo a fornirci di tutta l’acqua possibile e poi ci sbarazzeremo di lui… un principe giovane come lui deve avere la carne tenera.- disse Carmilla, la maggiore, non spegnendo la sua brama e, senza consultare le sorella  si rituffò in acqua.

Ma prima che potesse scendere in profondità la sorella più piccola ma non meno forzuta la trattenne per la coda e la fece riemergere facendo ruggire la sorella di rabbia – Dicono che il principe Artù abbia una delle anime più sensibili del reame… potresti lasciare a me la sua canzone. Voglio il principe tutto per me- esclamò senza alzare lo sguardo verso quello malvagio della sorella che si incupì sempre più – te lo cedo pure, a patto che tu non stia dicendo questo per quella assurda storia di trovare un marito umano, Iside… lo sai che fine ha fatto quel ragazzo umano di cui ti eri innamorata- esclamò con tono minaccioso puntando l’artigli verso il viso deforme di Iside – l’hai… l’hai ucciso- balbettò quella ricacciando il doloroso ricordo nel suo cuore – esatto, quindi ti consigli di seguire i nostri ordini senza discutere altrimenti questa la tua punizione, questa volta, ti sarà fatale.- e così dicendo, dopo un ennesima occhiata di puro odio verso la smidollata sorellina in lacrime, si rituffò.  

 

 

  
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