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Autore: Kary91    10/06/2011    13 recensioni
Una raccolta di brevi frammenti di racconto ispirati alla meravigliosa colonna sonora di questo telefilm.
1. Chances . Five for fighting [Jeremy] 11. Cut. Plumb [Anna & Jeremy]
2. It is what it is. Lifehouse [Tyler] 12. How to save a life. The Fray [Damon da piccolo, Giuseppe Salvatore]
3. We'll be a dream. We the Kings [Elena & Matt] 13. Say (All I need). One Republic [Stefan]
4. Run. Leona Lewis [Vicki ] 14. Brave. Tawgs Salter [Caroline & Tyler]
5. All we are. Matt Nathanson [Damon & Elena] 15. Longest Night. Howie Day [Jules & Tyler]
6. Be there. Howie Day [Caroline & Stefan] 16. The weight of the world. Editors [Jeremy]
7. Losing your memory. Ryan Star [Tyler] 17. Skinny Love. Birdy [Jenna]
8. Time of our lives. Tyrone Wells [Elena & Jeremy] 18. broken Strings. James Morrison [John]
9. Love's to blame. Joel and Luke [Damon & Stefan] (Spoilers 2x12) 19. You haven't lost me yet (Caroline & Matt)
10. Only one. Alex Band [Alaric & Isobel]20. Echo. Jason walker (Matt&Vicki)
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Jeremy Gilbert, Tyler Lockwood, Un po' tutti | Coppie: Anna/Jeremy, Caroline/Tyler, Damon/Elena
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'There's a light. There's the sun.'
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Scritta per il TVG!Fest.

Prompt scelto: Elena/Jenna/Jeremy - Non poteva occuparsene nessun altro.

Timeline: prima del pilot. A pochi giorni di distanza dal funerale di Miranda e Grayson.

Avvertimenti: lievi spoilers 2x21, ma niente di che.

 

Who will love you?

 

 

And now all your love is wasted

Who will love you?
Who will fight?
Who will fall far behind?

 

Skinny Love. Birdy

 

Jenna si rigirò fra le mani una maglietta da uomo e con nervosismo la sistemò in un cassetto a caso. Si maledì in silenzio per aver acconsentito a passare la notte nella camera dei coniugi Gilbert.

A pochi giorni di distanza dal funerale, non si sentiva assolutamente pronta a occupare la metà del letto che era da sempre appartenuta a sua sorella.

Il profumo di Miranda la rendeva incredibilmente nervosa, così come la lieve inclinatura del materasso che ai suoi occhi ancora riportava le forme della donna: non voleva modificare quell’immagine.

Se quel letto fosse rimasto così, sfatto e disordinato, avrebbe concluso per convincersi che sua sorella sarebbe tornata a casa a dargli una sistemata.

Dopotutto Miranda detestava il disordine.

 

Le fece male, abbandonarsi a quel genere di pensieri.

Mentalmente si diede della stupida ricordandosi dei due adolescenti che a qualche porta di distanza erano rinchiusi nel loro silenzio, stroncati dalla perdita di entrambi i genitori.

 

Quel pomeriggio, Jenna aveva proposto a Elena di dormire con lei come quando era più piccola, ma la ragazza aveva educatamente rifiutato: preferiva la tranquilla quotidianità della sua camera al rumoroso fruscio dei ricordi di quella stanza.

 

 

Nell’ultimo periodo, Jenna aveva notato che la nipote si stava chiudendo a riccio, riducendo all’osso le conversazioni e trascorrendo interi pomeriggi ad annotare pensieri sul suo diario.

Nonostante Caroline e Bonnie bussassero di frequente alla porta di casa Gilbert, la ragazza accettava di raro la loro compagnia.

Voleva stare con Jeremy; sempre e solo con Jeremy. Forse aveva semplicemente paura di perdere anche lui.

 

Jeremy, d’altro canto, era diventato se possibile ancora più silenzioso di sua sorella. Raramente metteva piede fuori dalla sua camera e i fogli da disegno che in genere ricoprivano la scrivania dell’adolescente, erano stati riposti in un cassetto assieme alle matite.

 

Oppressa dal silenzio maledettamente fastidioso di quella stanza, Jenna stava lentamente cedendo all’ansia e al nervosismo. Lanciò un’occhiata bieca alla radio sveglia e si decise a scendere in cucina per prepararsi una tazza di camomilla. Prima di raggiungere le scale, tuttavia, deviò verso la camera di Elena per controllare che fosse tutto sotto controllo.

 

La trovò addormentata, l’orsacchiotto di pezza adagiato su un fianco, come se quel contatto morbido e caldo servisse a rassicurarla, a farla sentire meno sola.

 

Tentando di non fare rumore, Jenna prese posto su una sedia, avvertendo improvvisamente tutta la stanchezza assorbita in quei giorni crollarle addosso come un fiotto d’acqua gelida.

 

Si prese la testa fra le mani, ripensando alle decine di volti sconosciuti con cui aveva dovuto fare i conti nell’ultimo periodo: colleghi di lavoro di Miranda, clienti di Grayson, compaesani indelicati, parroci, assistenti sociali.

 

In particolare, la mente di Jenna sfiorò quell’ultimo punto, aumentando nella donna una sensazione di sconforto e inadeguatezza.

 

Non può occuparsene qualcun altro?

 

Quelle avevano fatto capolino nella sua testa nel momento esatto in cui la chiamarono per affidarle la custodia dei due fratelli.

 

Le stesse parole le rimbalzavano addosso di continuo, istigandola a domandarsi che cosa avrebbe potuto fare per quei ragazzi.

Non era in grado di crescere di due adolescenti; non quando stentava a tenere d’occhio perfino se stessa.

 

La sua vita era un calderone traboccante di sveglie che non suonavano, nottate in bianco e relazioni disastrose. Come avrebbe potuto fare in modo che i nipoti seguissero uno stile di vita consono alla loro età?

 

Non avrebbe mai potuto comportarsi come una madre. Diavolo, non era nemmeno brava a fare la zia; per i nipoti Jenna era una sorta di stravagante sorella maggiore. Il che era perfetto per essere accompagnati ad una partita o per chiedere consigli sui trucchi, ma nel mondo di Jeremy ed Elena non c’era più spazio per quel genere di cose.

 

Avevano bisogno di una guida. Di qualcuno pronto a sorreggerli, a incoraggiarli.

 

Qualcuno di responsabile.

 

E Jenna non era pronta a incarnare nessuno di questi aspetti.

 

Eppure, c’erano forse alternative?

 

John non sarebbe stato in grado di prendersi cura nemmeno di un pesce rosso. E sorvolando su una vecchia nonna che viveva in Ohio, Elena e Jeremy non avevano altri parenti stretti.

 

No, i ragazzi dovevano restare con lei.

 

Ignorando la pungente sensazione di avvilimento, Jenna abbandonò la camera di Elena e fece per dirigersi da Jeremy, quando la sua attenzione fu catturata da una luce accesa al piano di sotto.

 

Scese le scale stringendosi nella vestaglia, rimpiangendo il fatto di non essersi infilata le ciabatte.

Quando raggiunse la cucina, si sorprese nell’individuare il nipote rannicchiato su una delle sedie. In una mano reggeva una tazza fumante e nell’altra una cornice che ritraeva la famiglia Gilbert al completo: la fotografia era stata scattata appena qualche mese prima.

 

Un sospiro di rassegnazione sfuggì al controllo di Jenna catturando l’attenzione di Jeremy.

 

“Anche tu sveglia?”

 

Domandò il ragazzo in tono di voce inespressivo concentrandosi sul contenuto della sua tazza.

 

Jenna lo osservò con attenzione prima di prendere posto accanto al nipote. Fra lei e Jeremy non c’era quel tipo di confidenza che la donna condivideva con Elena. Eppure, erano sempre riusciti a conversare senza alcun tipo di impaccio o impedimento.

Dopotutto avevano molte cose in comune: erano entrambi fratelli minori e li caratterizzava un atteggiamento ribelle e un po’ distratto che finiva spesso per metterli nei guai.

 

Ma in quel momento, analizzando lo sguardo stravolto dalle occhiaie del nipote, Jenna non era più tanto sicura di riconoscere in quel ragazzo il Jeremy che conosceva.

 

Quanto avrebbe impiegato a riprendersi dall’incidente?

 

“Perché non vai a riposare un po’?”

 

Propose mentre lo sguardo le ricadeva sulla fotografia: quattro volti sorridenti spiccavano in primo piano.

 

Una mano della donna si adagiò istintivamente sulla spalla del nipote, ma lì si arenò: non aveva idea di come confortarlo.

 

“Sto bene zia Jenna.”

 

Jeremy dichiarò con voce ferma, ostentando una sicurezza per nulla credibile. E in effetti, il movimento nervoso delle sue dita lo tradì.

 

Jenna gli sfilò la tazza di mano in maniera maldestra, facendo scivolare un po’ del contenuto sul vetro della fotografia.

 

“No!Questa era la preferita della mamma!”

 

L’urlo improvviso di Jeremy la sorprese a punto tale da farle scivolare la scodella di mano. Fortunatamente era di plastica e non si ruppe, ma dell’altro liquido si riversò sulla cornice macchiandone gli angoli.

 

La donna tentò di rimediare afferrando uno strofinaccio,  ma Jeremy allontanò con violenza la sua mano appropriandosi della fotografia.

 

“Scusami Jeremy, mi dispiace. Adesso sistemiamo tutto, vedrai che ci metto due secondi.”

 

“Non possiamo sistemare nulla!”

 

Jeremy si allontanò da lei appoggiando le spalle al mobile della cucina. Non era l’incidente della fotografia che l’aveva spinto a reagire così, Jenna lo sapeva bene. Ma non per questo riuscì a sentirsi meno in colpa.

 

“Loro sono morti. Sono morti e non torneranno mai più. Non abbiamo più una famiglia. Siamo soli: riesci a sistemare questo?”

 

Le parole di Jeremy la trafissero come schegge, pronte ad annidarsi nei punti più fragili del suo animo.

 

Ed eccole finalmente: le lacrime che aveva cercato in tutti i modi di nascondere ai nipoti. Di nascondere a chiunque.

 

“Che succede qui?”

Elena li aveva raggiunti di corsa, allarmata dalle grida del fratello.

 

Lanciò un’occhiata disorientata al the che colava sul tavolo e alla fotografia che Jeremy stringeva fra le mani: non impiegò molto a comprendere che cosa fosse successo.

 

“Ehy, va tutto bene.”

 

Prontamente si affrettò ad avvolgere il fratello in un abbraccio, ignorando i singhiozzi che percuotevano il corpo del ragazzo.

 

“Va tutto bene, ci siamo noi qui con te. Vedrai, ce la caveremo.”

 

Jenna li osservò stringersi l’uno all’altra, avvertendosi d’un tratto come svuotata.

 

Svuotata ed inutile.

 

Ammirò la fermezza docile con cui Elena si prendeva cura di Jeremy e quell’istinto materno che doveva avere ereditato da Miranda.

 

Non era giusto, Jenna lo sapeva.

 

Era lei che avrebbe dovuto confortarli. Tutti e due.

 

E se non ci fosse mai riuscita?

 

Se avesse continuato a comportarsi da immatura privando quei ragazzi di un supporto, avrebbe concluso per deteriorare il loro futuro.

 

Ma se non poteva farlo lei, allora chi si sarebbe preso cura di loro?

Chi li avrebbe aiutati a crescere?  Chi avrebbe combattuto per aiutarli a compiere le scelte giuste?

 

Chi li avrebbe amati?

 

In quel momento lo sguardo di Elena si depositò su di lei.

 

Erano occhi stanchi i suoi. Supplichevoli.

 

In quello sguardo, Jenna trovò le risposte a tutti gli interrogativi che si stava ponendo sin dalla morte di Grayson e Miranda.

 

Si rese conto che Elena stava facendo del suo meglio per prendersi cura di Jeremy, ma che questo non le impediva di cercare a sua volta un appiglio.

 

E quell’appiglio doveva essere lei.

 

Senza sapere bene e come e perché, Jenna si trovò ad annuire. Dapprima lentamente e poi con un certo trasporto.

Dal sorriso smunto, ma sincero di Elena, la donna seppe che aveva la sua approvazione.

 

“Ce la faremo.”

 

Intrisa di un coraggio che fece capolino all’improvviso sorprendendola, la giovane donna si avvicinò ai nipoti e strinse entrambi in un abbraccio.

 

Non era forse il genere di abbraccio che ci si aspetta da una madre. Ma era caldo e infondeva fiducia. Per i fratelli Gilbert, quell’abbraccio era più che sufficiente.

 

“Noi tre assieme ce la faremo.”

 

Era strano sentirsi stringere così: due paia di braccia la cingevano con forza, come il destino dei loro proprietari dipendesse completamente da lei.

 

Era così che si sentiva un genitore?

 

Jeremy ed Elena le stavano affidando il loro mondo: le loro speranze e le paure che li sovrastavano.

 

E Jenna avrebbe fatto del suo meglio per custodire il tutto con cura augurandosi di poter fare lo stesso con quei due ragazzi.

 

Si sarebbe occupata di loro ignorando i dubbi e la sensazione di inadeguatezza che la punzecchiava di continuo.

 

 E non l’avrebbe fatto per i sensi di colpa. O perché non c’era nessun altro disposto a fare altrettanto.

 

Ma semplicemente perché li amava.

 

“Quando gli avvocati mi chiamarono per dirmi che sarei diventata la vostra tutrice, lo sai qual è stata la prima cosa a cui ho pensato? Non può occuparsene qualcun altro?”

“Jenna, nessun’ altro avrebbe potuto aiutare me e Jeremy a superare tutto.”

“Il solo pensiero che stavo per rinunciare a prendermi cura di voi…”

“Ma non l’hai fatto.

Hai messo da parte tutta la tua vita, solo per poterci aiutare.”

 

2x21. The sun also rises

 

Nota dell’autrice. (Spoilers 2x21)

 

Ebbene, avevo promesso che sarei passata ad occuparmi di Jenna o John e io le promesse le mantengo (in ritardo, come sempre, ma le mantengo xD).

Questa one-shot è decisamente troppo lunga. Mi ha fatto dannare parecchio, e mi è uscita fuori completamente diversa da come l’avevo progettata, ma non importa.

Jenna è un personaggio a cui, seppur magari in maniera lieve rispetto ad altri personaggi, ero affezionata.

Visto ciò che le è successo, trovo giusto dedicarle un tributino e ho deciso di focalizzarmi su quello che può aver provato durante il primo periodo come tutrice di Jeremy e Elena. Immagino che sia stato molto difficile per lei “mettere da parte” la sua vita (come dice Elena) per prendersi cura dei nipoti. Un po’ perché comunque è ancora giovane, e in parte perché, come ci dimostra nella prima stagione, non è esattamente la classica “donna già impostata a fare la mamma”. Ma anche se a modo suo, è comunque riuscita a prendersi cura di Jeremy e Elena e ha fatto molto per loro. Mi riempio di tristezza a pensare a quei due nuovamente soli. Forse è anche per questo che scrivendo questa one shot mi sono lasciata prendere un po’ la mano e Jeremy ha una reazione ben più “esplosiva” rispetto a come avevo programmato. Ma immagino che prima della fase “droga”, deve avere avuto diversi momenti simili a questi. Forse lui e Elena non sono resi alla perfezione in questo racconto, ma ho cercato di basarmi il più possibile su ciò che ci è stato lasciato intravedere dal pilot e da come immagino possano aver reagito Jeremy e Elena alla morte dei loro genitori.

La canzone, poi, era d’obbligo, essendo la colonna sonora alla scena del funerale di Jenna e John *ricomincia a piangere*. Mi pareva perfetta per descrivere i dubbi di Jenna, in particolare i versi che ho riportato.

Che altro dire? Sono un disastro e ho inserito solo stasera il banner per il capitolo su Jeremy. Tenterò di rimediare con quello nuovo.

 

Al prossimo capitolo!

Un abbraccio

 

Laura

   
 
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