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Autore: LeslieCyanide    11/06/2011    2 recensioni
Solo una delle numerose storie che la mia mente elabora durante notti passate a pensare. Una specie di rivalsa sulla mia vita, vediamola così. In un mondo come questo, la fantasia e l'immaginazioni sono le uniche cose capaci di farci evadere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Five

Quella mattina mi svegliai con un forte mal di testa. Avevo passato la notte in bianco, a pensare, ed ero giunta ad una conclusione. Non me ne fregava nulla di Billie Joe, dei suoi capelli blu, e soprattutto di quei fottuti occhi verde smeraldo. Ero stata una stupida, avevo dato lui troppa importanza. Che poi, cosa mi era passato per la testa? Ero convinta che a lui importasse di me solo perché mi aveva svegliato da quello stupido pisolino nel giardino della scuola. Da troppo tempo non ricevevo attenzioni e quel gesto insignificante mi aveva fatto montare la testa, ecco la verità. Tutta la situazione era veramente penosa, ma ero determinata a metterci una pietra sopra, facendo finta che non fosse successo nulla.

Iniziai a vestirmi, senza che smettessi un minuto di pensare a quella storia, nonostante avessi deciso di dimenticarla. Ero fatta così, purtroppo. Quando succedeva qualcosa che mi dava da riflettere, non riuscivo a togliermela dalla testa. E mi rimaneva per giorni e giorni un groppo alla gola, come se non riuscissi più a respirare, e quei pensieri mi annebbiavano il cervello, facendomi perdere il controllo della realtà. Idee spuntavano dai meandri più profondi della mia mente ogni secondo, e io non riuscivo a fermarle.

Finii di prepararmi e scesi a fare colazione. Le uova con il bacon di mia madre mi rimisero il buon umore.

-Ho preparato il tuo piatto preferito, Les. Sai, ieri sera ti ho vista veramente abbattuta e ho voluto fare qualcosa per farti star meglio, anche se probabilmente non servirà a nulla.- Disse lei, abbassando lo sguardo.

-Scherzi, mà?- Le sorrisi, mentre tagliuzzavo la pancetta in piccoli pezzi, come facevo ogni volta che la mangiavo. –Sai cosa? Ci voleva proprio una colazione del genere, come ai vecchi tempi.- Sorrise anche lei, e annuì.

La giornata sembrava partita per il verso giusto, stranamente. Alle 8 in punto salii sull’autobus, andandomi a sedere su uno degli ultimi posti. Mi guardavo intorno spaesata, quella confusione, quel caos, erano tutto ciò che avrei voluto evitare. Anche quella volta preferii estraniarmi da quella situazione, grazie al piccolo Jimmy, come sempre. Appoggiai la testa al finestrino e chiusi gli occhi per un istante, cercando di immaginare di essere in tutt’altro posto. Le grida e le parole dei ragazzi riuscivano addirittura a sovrastare quella musica potente, che tanto amavo. Punk, lo chiamavano. Per me si chiamava semplicemente salvezza. Una modo per evadere dalla realtà, per capire come veramente andavano le cose in quella fottuta società: il Punk offriva tutto questo e mille altre cose.

-Buongiorno dormigliona!- Sentii qualcuno sfilarmi le cuffie dalle orecchie. Alzai lo sguardo e trovai Billie Joe davanti a me, ancora una volta. Basta, basta, non ne potevo più. Voleva farmi impazzire? Ci stava riuscendo perfettamente. Non risposi. Ripresi le cuffie penzolanti, e le rimisi nelle orecchie come se niente fosse. Non avevo intenzione di dargli retta, non potevo. Avevo sofferto troppo a Philadelphia per situazioni del genere, non ci sarei ricaduta di nuovo. Ero intenzionata ad ignorarlo, e così avrei fatto.

-Che fai, mi ignori?- Mi sfilò le cuffie ancora, ma questa volta prese anche Jimmy, impedendomi così di continuare a far finta ce non esistesse. –Vediamo, vediamo- disse ridendo –adesso scopriremo che musica ti fa così impazzire, tanto da trascurare un povero ragazzo che cerca di prenderti un po’ in giro!- Nel frattempo l’autobus era arrivato a destinazione. Gli strappai Jimmy dalle mani, presi la borsa e scesi di corsa dal veicolo. Lui mi afferrò per un braccio, e mi tirò a sé. –Les, perché ti comporti così?- Mi aveva chiamato Les, come faceva sempre mia madre.

-Cosa vuoi da me, Billie Joe? Dimmelo, così potrai lasciarmi finalmente in pace. Voglio stare da sola, DA SOLA. Non ho bisogno di nessuno, mi basta semplicemente la musica, d’accordo?-

Abbassò lo sguardo e mi lasciò il braccio. –Niente, non volevo nulla di particolare. Sai, è che mi sei sembrata diversa, dalle altre intendo, quando ti ho visto la prima volta. In realtà lo sei davvero. E’ che, io ti capisco sai? Anche io ho lo stesso rapporto con la musica. La musica mi ha salvato, in un momento troppo difficile per andare avanti, mi ha sostenuto e mi ha permesso di farcela. Ma probabilmente hai ragione, ho preso troppa confidenza quando non avrei dovuto farlo, quindi ti chiedo scusa.-

Iniziò ad allontanarsi, e solo in quel momento capii che Billie Joe era non era come tutti gli altri.

-No, scusa tu, Billie Joe.- Si girò lentamente verso di me. –La colpa non è tua, ma mia. Sono stata troppo prevenuta nei tuoi confronti, ma il problema è che lo sono sempre con tutti. Tutti i ragazzi della mia età mi sembrano persone estremamente frivole e superficiali, e questa mia convinzione mi ha fatto costruire un muro di cemento intorno a me. Mi sono chiusa a riccio con te, quando non avrei dovuto. Mi dispiace.-

Lui sorrise e si avvicinò a me. Mi porse la mano, e mi guardò negli occhi. –Piacere, Billie Joe.- Disse.

Sorridendo, presi la sua mano e la strinsi forte. –Leslie, piacere mio.- Sussurrai.

-Cyanide.

  
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