Mind reading
Era successo una sera, mentre erano in missione alla
ricerca dei nuovi mutanti da reclutare per l’addestramento. Erano riusciti ad
arruolarne solo un paio, tra tutti i milioni che avevano scoperto grazie alle
coordinate captate dal cervello di Charles.
Si erano ritrovati in camera di Erik a discutere di quel tizio che avevano
scoperto quel mattino, stesso tizio che li aveva spediti poco gentilmente a
quel paese, tracannando whisky un bicchiere dietro l’altro. Non gli avevano
fatto domande, si erano limitati ad uscire in silenzio dal locale e ritirarsi
in quella stanza, non avevano altri mutanti da visitare in quella città, si
sarebbero trasferiti il giorno dopo.
“Non è andata poi così male, oggi.” Charles spuntò un paio di coordinate dalla
lista sul tavolo, mentre Erik versava da bere.
“No, certo.” Ironizzò, sorridendo appena, portando il bicchiere alle labbra e
fissando il suo sguardo sull’altro uomo, sapendo bene che avrebbe finito per
leggergli il pensiero.
“Oh, bè, sicuro, a parte gli insulti.” Gli sorrise di rimando Charles,
fissandolo di sottecchi. Lasciò cadere la penna sul tavolino, stravaccandosi
sul divano. Reclinò la testa all’indietro, chiudendo gli occhi e abbandonandosi
al silenzio. Dopo poco avvertì il peso di Erik accanto a sé, ed udì il tuc smorzato di un bicchiere pieno che
veniva appoggiato sul legno. Si pizzicò la base del naso con due dita, sfinito.
“Vado a letto.” Decretò, voltando il viso verso sinistra e riaprendo gli occhi.
Lo sguardo chiaro di Erik lo fissava da qualche centimetro di distanza, magnetico, il bicchiere ancora tra le
mani.
“Approvo. Non so te, ma io sono distrutto.” Represse uno sbadiglio.
Chissà come, improvvisamente Charles se lo ritrovò fin troppo vicino.
Pericolosamente vicino. E continuava ad avvicinarsi lentamente. Aveva capito
perfettamente le sue intenzioni, dopotutto la lettura del pensiero per lui non
era mai stata una cosa così difficile, ma qualcosa gli impediva di sottrarsi.
E così successe. Un contatto fugace, uno sfiorarsi di labbra, le ciglia di Erik
così sottili sulla guancia.
Così come era iniziato, finì improvvisamente.
Un paio di secondi ed Erik era scomparso oltre la porta, nella camera accanto.
Sentiva ancora il suo respiro sulle labbra ed i suoi pensieri nel cervello.
“Ti aspetto in camera mia.”
[Andate a vedere X-Men.
Tutti. In massa.]
Partorita stamattina tra
mezzanotte e l’una, mentre ero stravaccata in salotto con le mie compari a
vedere La sposa cadavere (<3). E voi vi chiederete – ma anche no ._. – come
ha fatto una cosa del genere a nascere da La sposa cadavere? Bè, semplice, il
pomeriggio siamo state a vedere X-Men: l’inizio, e… dire che è bello è un
insulto, è… semplicemente magnifico, mi è piaciuto da impazzire. E non c’è
nemmeno bisogno di farsi particolari viaggi mentali, Erik e Charles si slashano
da soli per tutto il film (si, Erik e Charles, perchè qui non sono Magneto ed
il Professor X, sono semplicemente Erik e Charles <3).
Bon, chiudo qui o viene persino più lungo della storia, ma voi promettete che
andrete a vedere il film, se non l’avete già fatto, perché merita davvero
tantissimo.
A presto,
- J