Why
Did It Have To Be Me?
By
LizzY Tears
Traduttrice: Faith Lupin
Quando sei solo, hai bisogno di un uomo
Qualcuno a cui appoggiarsi, beh lo capisco
è naturale, ma perché devo essere io?
Iniziò come qualcosa di segreto e piccolo. Toccatine in classe, baci nei
corridoi, letti vuoti durante la notte. Nessuno sapeva, nemmeno gli amici più
cari. Non parli di passione con il tuo migliore amico quando il tuo migliore
amico dorme nella stessa stanza con te.
Entrambi lo desideravano. Entrambi ne avevano bisogno. Remus era solo e Sirius
era annoiato. Mettete le due cose insieme e ottenete la loro relazione. Riempiva
un vuoto che non poteva essere completato in nessun’altro modo. Ecco di cosa si
trattava la loro relazione. Riempire buchi e guarire ferite. Sperimentazione ed
eccitazione.
Ma poi…non fu più piccola e segreta. Le persone iniziarono a notare. Non fu che
notarono la loro relazione, non erano stati meno discreti. Successe che
improvvisamente due dei Malandrini si rifiutavano di parlarsi tra di loro.
Avreste trovato un notevole numero di persone (inclusi insegnanti che volevano
sapere perché il rendimento scolastico di uno fosse migliorato, mentre l’altro
era peggiorato) che chiedevano a James o Peter delle risposte. Ma loro stessi
erano perplessi quanto gli altri. Perché due persone che erano sempre state così
vicine e amichevoli, improvvisamente rifiutavano di sedersi allo stesso tavolo?
Perché Peter e James dovevano scegliere la lealtà e trascorrere lunghe ore nella
Sala Comune o in Biblioteca ed evitare di nominare l’altro?
Non era giusto.
A dispetto dei migliori sforzi di James e Peter, la risposta rimaneva
sconosciuta. Entrambi i ragazzi avevano le labbra serrate e la bocca chiusa. Il
menzionare l’altro accendeva il fuoco nei loro occhi e li faceva serrare i
pugni. Evocava, “James, se hai intenzione di menzionare quella persona, ti
consiglio di lasciare la stanza,” e…evocava lacrime che si supponeva che nessuno
notasse.
L’improvvisa rottura della relazione fu qualcosa di storico. La sua fama
raggiunse il picco una mattina tempestosa nella Sala Grande…
Remus era lì da molto, ovviamente, leggendo. Aveva iniziato a uscire dal
dormitorio prima dell’alba e ad andare a letto ancor prima che facesse buio.
Quel giorno era seduto al centro del tavolo, uno spesso libro (ovviamente)
appoggiato tra lui e il succo di zucca. Il burro era nascosto dal suo mattone di
letteratura. Quello stava per diventare un momento molto importante.
Anche Sirius si era alzato presto, in quel particolare mattino. La partenza di
Remus l’aveva svegliato, come faceva sempre, ma, invece di rimanere sdraiato a
lottare contro le lacrime, Sirius aveva deciso che, al diavolo tutto, lui
avrebbe fatto colazione. La sua natura illogica non gli aveva permesso di
realizzare che stava per incorrere in Remus a colazione.
Così irruppe nella sala in quell’ora impossibile e si lasciò crollare alla fine
del tavolo, i suoi sensi stanchi svegliati dall’aroma delle opzioni per la
colazione disposte di fronte a lui. Bacon, focaccine e cereali scomparirono e la
stanza iniziò a riempirsi di persone. Fu in quel momento che Sirius si svegliò e
realizzò che voleva un toast. Ora arriviamo all’importanza della possessione del
burro da parte di Remus. Per mangiare il toast, Sirius aveva bisogno del burro.
Problema. Remus aveva il burro. Problema. Sirius non parlava con Remus.
Problema.
Rimuginando sull’opzione di tentare di mangiare un toast senza il burro, Sirius
si alzò con un ringhio di frustrazione e marciò in direzione di Remus che stava
seduto placidamente. Osservò per un momento come Remus con aria assente
avvicinava un pezzo ovviamente freddo e floscio di toast alle labbra, prima di
riporlo nel piatto senza mangiarlo, perché stava raccogliendo la sua piuma. Poi
si schiarì la gola rumorosamente e significativamente e aspettò che Remus si
rendesse conto della sua presenza.
Remus alzò il viso, sussultò, l’espressione indifesa, e Sirius fu catturato da
quello sguardo. Era da così tanto che Remus non lo guardava affatto, o perlomeno
senza quel dolore e disprezzo che nuotava nei suoi occhi da quella volta.
Il suo cuore smise di battere per un momento. Poi Remus lo riconobbe e riprese
il controllo dei suoi lineamenti, la maschera di durezza che era diventata una
norma tra di loro.
“Black.” Lo riconobbe freddamente. “Cosa vuoi?”
“Io—“ Sirius iniziò e fu improvvisamente dilaniato tra il volersi scusare e il
chiedere il burro. “Io…ho bisogno del burro.” Sospirò.
Remus osservò il piatto con il morbido burro e poi di nuovo Sirius.
“Ecco.” Disse e lo tese a Sirius. Sirius lo prese, gli occhi che cercavano
freneticamente di cogliere ogni centimetro del viso di Remus senza farsi
scoprire, perché aveva avuto l’improvvisa premonizione che quella potesse essere
l’ultima volta che parlavano. Come risultato, la sua mano era floscia e perse la
presa sul piatto di burro.
Entrambi lo guardarono mentre scivolava dalla sua mano e si frantumava sul
pavimento. I loro occhi si incontrarono nell’istante successivo, accusa e
costernazione gareggiavano per il primo posto. Poi Remus si asciugò
improvvisamente gli occhi e Sirius fu stupito di vedere una lacrima cadere dalle
sue ciglia alla tunica.
“Non si piange su un piatto di burro rotto.” Sirius disse aspro, lo shock
l’aveva reso brusco. Remus sollevò nuovamente la testa, e la furia incisa nei
suoi occhi costrinse Sirius a fare un passo indietro.
“Ovviamente no.” Remus sbottò di rimando, alzandosi di scatto. “Per te niente
vale un pianto, non è vero, Black? Tu non provi niente. Tu non puoi provare
emozione per qualcuno o qualcosa!”
“Hey!” Sirius replicò. “Questa è una bugia!”
“Lo è?” Remus lo sfidò, avvicinandosi a lui e guardandolo torvamente, “Lo è
veramente, Sirius?”
“Sì!” Sirius dichiarò indignato. “Mi importa dei Malandrini, degli scherzi e…”
“Dell’amore?” Remus gli chiese pacatamente. “Ti importa dell’amore?”
Sirius guardò Remus negli occhi e non seppe cosa dire.
“Uhm…” borbottò, pensando.
“No.” Remus finì sommessamente per lui, leggendo la sua espressione. “L’amore a
te non importa.”
Con questo, si voltò e afferrò il libro, ponendolo sotto il suo braccio e si
allontanò da uno stupefatto, umiliato, Sirius Black.
“Hey!” Remus sentì urlare con rabbia un momento dopo, mentre usciva dalla Sala
Grande. Si voltò per trovare un furioso Sirius che lo stava inseguendo, la
rabbia incisa in ogni linea del suo corpo. “Questo è ridicolo! Non ti ho
chiesto io di innamorarti di me! Certamente non ti ho chiesto di dirmelo!
Non sono il cattivo qui, e tu stai cercando di farlo passare come se io ti
avessi illuso e ora fossi stanco di te!”
Remus lo guardò stancamente.
“Beh, non lo sei?” chiese sommessamente e si voltò di nuovo.
“Hey!” Sirius ripetè e lo afferrò. “Io non sono stanco di te. Sei tu quello che
ha voluto smettere di –“
“Perché tu mi hai detto, senza mezzi termini, che tu pensi a me come a un
fratello.” Remus sibilò, facendo un passo avanti. “Non è qualcosa che mi piace
che mi venga detto quando divido il tuo letto.”
Sirius rimase a bocca aperta come un pesce.
“Ho detto—“
“Hai detto ‘No, Remus, non ti amo. Mi piaci tremendamente tanto, ma non ti
amo.’” Remus citò.
“Questo non significa che penso a te come un fratello!” Sirius esclamò. “Non lo
potrei mai pensare dopo…”
“Questo è quello che pensavo anch’io,” disse Remus tristemente. “Ma quando ti ho
detto di amarti e tu hai risposto così, ho capito di sbagliarmi. Buona giornata,
Sirius.” Disse con dignità e se ne andò.
“Perché io?” Sirius chiese semplicemente. Remus si fermò.
“Cosa?”
“Perché dovevo essere io?” Fece un passo verso la figura congelata di Remus.
“Con tutte le persone che avresti potuto scegliere per questo, da amare…perché
hai scelto me?”
Remus si voltò a guardarlo con un'espressione indecifrabile negli occhi.
“Oh, Sirius.” Disse dolcemente, scuotendo la testa. “Non ti ho scelto. L’amore
l’ha fatto. O piuttosto, tu l’hai fatto. Quando mi tenevi la mano, mi baciavi
dolcemente e mi accarezzavi la guancia.” Guardò Sirius per un momento, poi si
asciugò gli occhi. “Così hai la tua risposta.” Disse, la voce rotta con emozione
malcelata. “Ora vai.”
Ma Sirius non se ne andò. Sirius rimase di fronte a lui e Remus si trovò ad
aspettare una qualche reazione. Sirius si dondolò sui piedi per un momento, gli
occhi concentrati sul pavimento. Poi fu proprio di fronte a Remus, mentre lo
prendeva tra le braccia e lo baciava delicatamente.
“Ho mentito.” Sirius gli disse roco. “Ero spaventato. Non sapevo perchè mi
sentivo in quel modo. Pensavo che tu fossi…Non so cosa pensavo. Credo di no,
veramente. Ascolta, Remus, non voglio passare un’altra settimana come questa.
Voglio che le cose…tornino com’erano prima, solo…migliori.”
Remus lo guardò, gli occhi spalancati e l’espressione indecifrabile.
“Sirius,” disse “cosa stai aspettando?”
“Niente.” Sirius disse. “Assolutamente niente.”
Fine^^
Note della traduttrice: anche se questa ff non è mia e l’ho solamente tradotta,
mi permetto di dedicarla ad Agartha per il suo compleanno. So che è stato sabato
e che arrivo con imperdonabile ritardo, ma ho avuto problemi al computer e non
ho potuto farti prima i miei migliori auguri di compleanno. Ne approfitto per
farteli adesso con questa ficcina che ho tradotto, sperando che ti possa
piacere. Ancora auguroni, Faith.