Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Leemoon MewSisters    02/03/2006    13 recensioni
Sono passate un paio di settimane dalla battaglia finale, ma i nostri tre alieni non si sono ancora levati di torno perché hanno avuto un piccolo problema tecnico… Ma ve lo spiegherà meglio Kisshu! (Io cosa? E che ne so??? O_O NdKisshu) Non sapendo come ammazzare il tempo, l’alieno dagli occhioni dorati avrà la brillante idea di mantenere la promessa fatta ad Ichigo, ovvero di rapirla! E ci riuscirà… FANFIC SPERIMENTALE... spero vi piaccia! Buona lettura!
-By MewLeemoon-
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A Game of Us'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
14.Capitolo 6 - Solo Ricordi - By Kisshu

Ciao a tutti!
Le risposte alle vostre recensioni e le mie tre solite cavolate sono

>> qui <<

Oooops! Un ultima cosa: alla luce di alcuni fatti (chi è perspicace intenda, altrimenti, pace) e dopo aver letto un po' di capitoli, qualcuno di voi crede che il rating che ho messo vada alzato? So che non ci sono scene esplicitamente da Nc17, ma credo che certe parti psicologiche possano avere affetti anche peggiori di una bella lemon... datemi un'opinione sincera, please!

~ * ~ *~ * ~ *~ *~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ * ~

Per leggere le note cliccate sul simbolo, x es: (***) e finirete in fondo alla pagina. Quando avete letto, cliccate di nuovo sul simbolo che troverete e... magia: tornate al punto del capitolo in cui eravate rimasti! Potere del FrontPage... ^o^

Intro al Capitolo: Visto che per Ichigo ho fatto un Cap così lungo e logorroico, con il mio Ki-chan non potevo essere da meno! Così ho inziato a fantasticare a tutto spiano sul suo possibile passato ed è diventato una specie di biografia dalla piega strana... in parte influenzato dai discorsi assurdi dei ragazzi intenti a fare il militare che mi abbordavano per strada ormai secoli fa... -_- (come mi sento vecchia... sigh)
CMQ, nel complesso, spero vi piaccia...

(Kisshu s'impossessa della tastiera) 
Kisshu: Ehi Autrice… non ti sembra di avermi fatto un po’ troppo innocentino in questo capitolo?
Autrice (scrolla fieramente la testa): Assolutamente no! Tu fai un sacco di discorsi da porco, ma all’atto pratico…
Kisshu (alza sopracciglio, contrariato): Cosa vorresti insinuare?
Autrice: Dai, guardati! 52 puntate e che hai combinato? Un bacetto dispettoso… poi hai sbattuto Ichigo per terra una volta… e stop!
Kisshu: Ma…
Autrice: Per non parlare di cosa hai fatto dopo che hai capito di essere cotto di lei! Non l’hai più sfiorata nemmeno con un dito!!!
Kisshu: Io… io… (si mette a disegnare cerchietti per terra)… uff… anch’io posso essere un ragazzo timido e sensibile… a volte… U//_//U
L’autrice scoppia a ridere e se ne va…
Kisshu: (pondera) Poteva ispirarsi al Manga per scrivere sta schifo di FF? Miseriaccia…

*** 6. Solo Ricordi ***
~ * ~
By Kisshu

You help her forget
The world outside
You're not part of it yet
And if you could drive
You could drive her away
To a happier place
To a happier day
That exists in your mind
And in your smile
She could escape there
Just for a while

Tu l’aiuti a dimenticare
Il mondo esterno
Non sei ancora parte di esso
Ma se tu potessi guidare
La porteresti via
In un posto più felice
In un tempo più felice
Che esiste nella tua mente
E nel tuo sorriso
Lì, lei potrebbe rifugiarsi
Almeno per un attimo

(Little 15 – Depeche Mode)



Riapparvero in una radura.
Si trattava di una piccola vallata scavata tra due colline, su un’isola di cui non conosceva il nome. Kisshu l’aveva trovata per caso, mentre girava sulla Terra per cercare qualche animaletto interessante da trasformare in chimero.
Visto che era completamente deserta, aveva preso l’abitudine di venirci ogni tanto, quando la moltitudine di esseri umani di Tokyo lo disgustava a sufficienza.
 
Pensò che anche ad Ichigo quel posto sarebbe piaciuto.
 
“Dove siamo?” gli domandò lei, facendo alcuni passi incerti tra l’erba.
Faceva molto caldo ed il sole splendeva accecante nel cielo. La ragazza si guardò intorno schermandosi gli occhi con un braccio.
 
“Non siamo in Giappone, ma siamo sulla Terra…” spiegò brevemente lui.
 
Ichigo si voltò verso di lui con gli occhi sbarrati.
“Oh Kisshu! Grazie! Grazie!” farfugliò, tremante.
 
“Non farti strane idee… è solo per oggi…” tagliò corto, cercando di non badare alla stretta al cuore provocatogli dalle quelle sue ultime parole. “E non provare a scappare: quest’isola è completamente disabitata!” aggiunse.
 
Il sorriso che aveva illuminato per un attimo il volto della ragazza scomparve con la stessa velocità con cui era apparso.
Kisshu l’afferrò per un polso e s’incamminò verso un laghetto che si trovava poco lontano, trascinandosela dietro.
 
Dallo specchio d’acqua, su cui i riflessi del sole brillavano cristallini, deviarono verso il piccolo torrente che vi si gettava dentro e ne risalirono il corso, finché questo non curvò dietro una sporgenza rocciosa coperta di arbusti.
 
Lì si fermarono. C’era una piccola cascatella, alta appena un paio di metri, che si insinuava tra alcuni grossi massi costellati qua e là di morbido muschio.
 
Kisshu teneva ancora Ichigo per il braccio e questa non dava segni di opposizione.
“Ti ho portato qui...” iniziò lui, cercando le parole. “Così puoi svestirti e …”
 
A quella frase, la ragazza parve risvegliarsi di colpo e con uno strattone si divincolò dalla presa, inorridita.
 
“Ma che hai capito? Fammi finire, diavolo!” sbottò lui, imbarazzato.
Si accorse che il sangue gli stava inevitabilmente affluendo alle guance, immaginando i pensieri di Ichigo.
“Volevo dire… guarda come sei ridotta…” farfugliò, in modo poco gentile. “Sei tutta sporca di polvere e la roba che hai addosso fa schifo!”
 
La rossa assunse un’espressione offesa, ma se non altro meno spaventata.
 
“Qui puoi lavarti e lavare anche i vestiti se vuoi…” continuò lui.
Poi la osservò un attimo, incerto. “Io vado via… stai tranquilla” aggiunse.
 
“A-ah!” mormorò Ichigo, rilassandosi e abbassando gli occhi al suolo.
 
Visto che le aveva (faticosamente) detto quanto doveva, Kisshu fece alcuni passi per andarsene, ma lei lo richiamo.
“A-aspetta! Io…” bisbigliò imbarazzata. “Io non ho nulla per cambiarmi…”
 
L’alieno si prese il mento tra le dita, perplesso.
Dove me li trovo dei vestiti adesso? Si domandò
Poi ebbe un lampo di genio. “Non muoverti di qua, Ko-Neko-Chan. Torno subito!” le disse entusiasta.
Quindi sparì.

 
***

 
Kisshu si teletrasportò velocemente davanti alla sua astronave e percorrendo rapidamente la rampa d’accesso, si fiondò lungo il corridoio centrale del mezzo, diretto verso le cuccette.
 
“Kisshu?” si sentì chiamare. Era la voce di Pai.
 
L’alieno dagli occhi dorati si bloccò e indietreggiò incuriosito, sporgendosi dalla porta della sala comandi per scorgere l’origine di quella voce. Trovò il compagno incastrato in uno stretto buco che aveva aperto rimuovendo uno dei pannelli di metallo del pavimento.
 
“Ma che cavolo fai lì dentro?” domandò allibito.
 
“Sto cercando di capire se la pompa di raffreddamento ausiliaria funzioni o meno” rispose Pai scocciato. “Ma che avevi da correre a quel modo???”
 
“Uhm… devo prendere una cosa…” tergiversò, allontanandosi lungo il corridoio.
Premette un bottone e una porticina scorrevole, situata di fianco alle cuccette, si aprì con un ronzio sordo, rivelando un piccolo scomparto in cui si mise a frugare frettolosamente.
 
“Ehi Kisshu! Non te ne andrai di nuovo ora, vero?” gli urlò Pai dall’altra stanza per farsi sentire.
 
Kisshu si riaffacciò poco dopo alla porta con un fagotto di stoffa scura in mano. “Ho un impegno…”
 
“UN IMPEGNO? Ma che razza di impegni potrai mai avere qui sulla Terra???” sbottò Pai, sporgendosi dal buco per guardarlo in faccia. “Anzi che andare a fare casini in giro perché non mi dai una mano? Potresti controllare la centralina dell’aspirazione del carburante o lo stabilizzatore di pressione o… Ooooh! Dannazione! Non lo so neanche io! Non riesco a capire perché non funziona!!!” urlò, tirando un calcio a qualcosa sul fondo del buco che rispose con un rumore metallico.
 
“Io passo! Se non ci sei arrivato tu, come credi che possa capirlo io?” disse piatto Kisshu.
 
“Ora ti dai dello stupido da solo pur di non lavorare!? Sei veramente un essere ignobile, Kisshu…” lo fulminò l’altro.
 
“Grazie del complimento!” sogghignò, sparendo dalla porta.
 
“Aspetta! Dove vai? Non ho finito di parlare!”
 
“Ci vediamo!” gli gridò ormai fuori dall’astronave.
 
“No Kisshu! Maledetto! RENDITI UTILE! ALMENO PREPARA QUALCOSA DA MANGIARE!!!” Urlò Pai.
( >____< Ho FAME! NdPai)
 
Ma Kisshu si era già teletrasportato via… -_-“

 
***

 
Riapparse davanti alla sua gattina, che lo aspettava seduta su un grosso masso.
“Tieni! Puoi mettere questo!” le disse con aria trionfale, porgendole il pacchetto.
 
Ichigo prese in mano i vestiti e li osservò per alcuni secondi perplessa.
Poi diventò rossa come un pomodoro.
“Kisshu! Io NON mi metto la tua roba!” sbraitò infuriata, ricacciandogli il pacchetto in mano.
 
L’alieno si portò un braccio dietro la testa, confuso.
“Perché no? Guarda che io non ho altro… soprattutto per una ragazza”
“Sono puliti… “ aggiunse incerto. “Li ha lavati Pai…”
 
Lei sgranò gli occhi incredula. “Pai fa il bucato?” sillabò.
 
Poi, per lo stupore di Kisshu, Ichigo scoppiò a ridergli in faccia.
 
“Si può sapere che hai da ridere? Che c’è di strano?” domandò, senza sapere che dire.
“Ti aspettavi che lo facessi io?” provò.
 
Ichigo prese a ridere più forte, facendolo sentire molto, molto idiota.
 
“Questa è partita…” mormorò incredulo.
 
La ragazza strappò velocemente il pacchetto dalle sue mani e si mise a studiarlo, trattenendo le risate.
Prese uno dei capi per le spalle.
“Ma quanti ne hai di questi?” domandò.
 
“Diversi… perché?”
 
Ichigo scoppiò di nuovo a ridere come una matta, tenendosi una mano sullo stomaco.
Poi si diresse rapidamente (sempre ridendo!) tra i massi. “Beh ci vediamo dopo” lo liquidò la ragazza, scomparendo nell’ombra.
 
Bah… pensò Kisshu ancora molto confuso. (O___O????)
Già gli umani sono strani… ma Ichigo li batte tutti!
Quindi si mise a ridiscendere il corso del fiumiciattolo, cercando di raccapezzarsi…

 
***

 
Pochi minuti dopo aveva raggiunto la riva del laghetto.
Stava osservando la superficie dello specchio d’acqua, appena increspata da piccole onde.
Si sedette tra l’erba rada.
Si era stupito non poco a vedere Ichigo scoppiare a ridere. Non solo perché tuttora non ne aveva afferrato il motivo (E se sei tonno… NdMe), ma soprattutto perché fino a pochi minuti prima gli sembrava così triste e spossata.
Invece aveva appena visto i suoi occhi castani illuminarsi e il suo bel viso stendersi in un sorriso che le aveva ridato una nota di colore.
Era una ragazza imprevedibile… o forse aveva solo molte risorse che lui non conosceva ancora.
 
Kisshu si passò l’indice dentro al colletto alto della sua maglia.
Faceva un caldo bestiale.
 
Quella notte, una delle più grandi aspirazioni della sua vita si era realizzata: aveva potuto stringere tra le braccia la sua gattina per ore, senza che lei lo scacciasse con disgusto. Gli pareva impossibile…
Peccato che i suoi incubi lo avevano tormentato anche in quell’occasione.
Sospirò.
Si sentiva ancora il suo profumo addosso.
 
Si guardò intorno speranzoso, ma di Ichigo ovviamente non c’era ancora nemmeno l’ombra.
Probabilmente era ancora intenta a lavarsi.
 
Ancora intenta a lavarsi…
Kisshu si soffermò su questa immagine… più a lungo di quanto lui stesso si aspettasse.
 
La sua mente aveva preso inconsapevolmente a fantasticare…
 

Ichigo che si passa le dita tra i capelli bagnati…

L’immagine apparve nitida nei suoi pensieri.
 

Ichigo che si passa l’acqua gelida sul corpo…

Accidenti…
 

L’acqua gelida….
…sul…
…s-sul…

Deglutì.
 
Forse…
 
…potrei andare a dare un’occhiata….
 
Tanto, non se ne accorgerebbe…

 
Rimase con questa idea in sospeso per qualche secondo.
Poi (per fortuna) si fece pena da solo… -_-
 
“AH! Non posso cadere così in basso!” sbottò saltando in piedi.
Quindi si svestì rapidamente e si buttò nell’acqua del lago, un po’ perché aveva troppo caldo, un po’ perché anche lui si era impiastricciato di polvere, un po’ perché voleva furiosamente distrarsi dai suoi ultimi pensieri.
 
Si gustò quindi la poco piacevole sensazione di entrare di botto nell’acqua freddissima dello specchio d’acqua.
Diede un paio di bracciate, avanzando di qualche metro, ma poi si arrese e si tirò in piedi con i crampi allo stomaco.
Si stava congelando…
 
(Appunto! NdKisshu)
 
Si guardò intorno, frustrato, con l’acqua che gli arrivava fino alle anche e gli gocciolava dai capelli.
Avrebbe potuto trovare qualcosa da mangiare…
In fondo doveva essere già piuttosto tardi e lui non aveva toccato cibo dalla sera prima.
 
Con poco entusiasmo, materializzò i suoi tridenti nelle mani e si mise ad aspettare che qualche pesce passasse nell’acqua limpida vicino a lui.
In un paio di minuti ne aveva già presi due.
 
Sperando che Ichigo non arrivasse proprio in quel momento, uscì dall’acqua e si rinfilò di corsa i suoi vestiti, che gli si appiccicarono fastidiosamente addosso.
Poi raccolse tutto quello che trovò in giro di infiammabile e con un gesto della mano gli diede fuoco, per arrostire le sue due misere prede.
 
D’altronde non c’era molto di meglio da mangiare su quel pianeta…
 
E poi io non sono nemmeno questo gran cuoco… Ponderò, mentre trafiggeva trucemente uno dei pesci con un rametto, trapassandolo dalla bocca alla coda.
 
Si sdraiò per terra per farsi asciugare dal colore del fuoco, osservando placidamente la pelle dell’animale sfrigolare ed accartocciarsi tra le fiamme.
(Fai venire voglia di diventare vegetariani…  XP NdMe)

 
***

 
Da lì a poco, dei pesanti passi si avvicinarono velocemente a lui, frusciando tra l’erba alta.
“Non mi vanno” sbottò una vocetta irritata. Era Ichigo.
 
Kisshu aprì un occhio per guardarla.
 
Dovette ammettere che i suoi vestiti gli stavano… beh… proprio male.
 
Si era messa solo la canottiera marrone che le era grande e la faceva sembrare molto più magra di quanto non fosse.
E poi i pantaloni… le stringevano sui fianchi in modo ridicolo, mentre di vita gli erano talmente larghi che se li stava tenendo su con le mani.
 
“Bambolina, se togli le mani ti staranno meglio…” le disse allusivamente, senza riuscire a trattenere i suoi pensieri.
 
“Non scherzare! Idiota!” sbraitò la ragazza indignata.
“Sei solo un porco…”
Questo glielo disse con una voce seria, amara.
 
Kisshu si rabbuiò.
Non ci sono parole gentili per me, eh?  Domandò mentalmente più a sé stesso che a Ichigo.
Poi si alzò lentamente e le piantò gli occhi nei suoi due specchi bruni, preso dall’improvviso, repentino desiderio di accontentare quella sua dannata insolenza e di farle vedere quanto effettivamente quella descrizione gli si addicesse…
 
Ichigo evidentemente intuì i suoi pensieri perché sembrò spaventarsi, stringendosi le mani sul petto e ritraendosi di un passo.
 
Si avvicinò alla ragazza, convinto. Infondo era sua prigioniera. E lui era stato anche troppo compiacente finora…
Era a meno di un metro da lei, quando lanciò un’occhiata furtiva ai pantaloni che, lasciati liberi, le stavano scivolando lentamente lungo la pancia, troppo in basso, decisamente troppo in basso.
Terribilmente troppo in basso… (*)
 
No… non ce la faceva…
 
Si affrettò a portarsi alle sue spalle e con un gesto deciso glieli ritirò su, facendola sussultare.
“Si fa così” le disse, stringendo frettolosamente i due nastri attorno alla vita ed annodandoli in un fiocco.
Poi si ritrovò a fissare nervosamente le ciocche umide dei suoi capelli rossi, appiccicate sulla pelle chiara della sua schiena.
 
Accidenti… ma che mi succede oggi??? Si domandò seccato e… imbarazzato. (**)
 
Cercando di ignorare il genere di pensieri che gli frullavano per la testa da tutta la mattina (-_-), si concentrò sulla stretta che la fame provocava alla sua pancia. Suppose che probabilmente anche Ichigo provava la stessa sensazione spiacevole, visto che era a stomaco vuoto dal giorno prima…
 
“Ichigo” le sussurrò, avvicinandosi al suo orecchio. “Quant’è che non mangi nulla? Sei quasi più pallida di me…”
 
Quindi la tirò sbrigativamente vicino al fuoco, facendola sedere.
“Stiamo un po’ qua, così ci asciughiamo prima.” Le disse, sedendosi per terra di fianco a lei.
 
Si accomodò meglio tra l’erba e tolse il più grosso dei due pesci dal fuoco, poi lo mise sotto il naso della ragazza. “Sono sicuro che oggi hai fame!” esordì.
Ichigo prese la pietanza tra le mani, incerta. “L’hai pescato tu?” chiese, timidamente.
 
“Non ne sono capaci solo i gatti, sai?”
 
Studiò il pesce ancora per qualche secondo, come se cercasse di capire se fosse commestibile, e infine lo addentò voracemente, lasciando Kisshu di stucco.
Quindi, cercando di passare oltre la finezza da leone affamato di Ichigo,  si mise anche lui a masticare svogliatamente il suo pranzo, che constatò essere poco invitante.
 
Dopo pochi minuti passati in silenzio, il loro magro pasto era già finito.
Non che fosse un problema… lui era abituato a mangiare poco. Le porzioni della mensa, sul suo pianeta, certi giorni erano così misere… e anche sulla Terra, né lui né i suoi compagni avevano mai una gran voglia di cucinare, per cui…
 
Anche Ichigo aveva finito il suo banchetto. Notò che si era sporcata il viso: aveva una piccola traccia di bruciato proprio di fianco alla bocca, a sinistra.
Trattenendo il desiderio di posarvi sopra le labbra e leccargliela via, Kisshu si limitò solo a sporgersi verso di lei e a passarci sopra un dito. “Ma che ingorda… ti sei sporcata la faccia…” le sussurrò, scorrendo con l’indice la sua pelle.
Poi si concesse di leccarsi almeno il dito.
 
Subito dopo quel gesto, la ragazza assunse nuovamente un’espressione triste.
 
“Che c’è?” le domandò Kisshu con un filo di esasperazione. Non gli sembrava di aver fatto nulla di grave… anzi…
 
“Vieni qui spesso?” chiese invece Ichigo.
 
Questa domanda lo colse totalmente alla sprovvista.
“Ah… beh… La Terra è un pianeta interessante…” iniziò, pensando a cosa dire. “Quando mi stufo di quella città inquinata in cui vivi, mi piace andarmene un po’ in giro… Ogni tanto vengo anche qui! E’ un bel posto…”
 
“Il tuo pianeta… non è un bel posto?” chiese la ragazza, timidamente.
 
Cosa gli importa adesso del mio pianeta? Si domandò, diffidente.
Dove voleva andare a parare?
“Più o meno” si limitò a dirle, tagliando corto.
 
“Che significa più o meno? Spiegati!” insistette Ichigo.
 
Ora Kisshu era davvero seccato. Prima perché aveva i suoi buoni motivi per non voler pensare alla sua casa in quel momento, e poi perché ad Ichigo non era mai interessato questo argomento; perché doveva preoccuparsene proprio adesso?
“Non c’è molto da dire che possa interessare la tua testolina vuota!” le rispose sgarbatamente, cercando di dissuaderla dall’insistere oltre.
 
“Non sono scema, sai?”
 
“Sicura?”
 
Ichigo lo guardò malissimo, come se stesse per scoppiare. “Senti!” proruppe. “Ieri mi hai sbattuto contro al muro e mi hai quasi strozzato, poi ti sei messo pure a piangere e hai urlato che non ti ho mai ascoltato, quindi ora vedi di parlare! Avanti, rispondimi!” gli sbraitò.
 
Kisshu si ammutolì di fronte al suo repentino cambiamento d’umore.
Ripensare a quello scatto di rabbia incontrollato della sera prima lo mise terribilmente a disagio.
E poi… si era accorta che si era messo a piangere? Era piuttosto imbarazzante…
“Io…” riuscì solo a farfugliare.
 
“Per favore!” aggiunse la ragazza, con tono fermo, ma più dolce.
 
Questo accenno di disponibilità nella sua voce riuscì a far incrinare un po’ la sua cinica diffidenza.
“Sei proprio testarda! Ok… ti dirò qualcosa ma tanto non capirai un accidente!” le disse, con un gesto scocciato della mano.
Iniziò a spiegarle quello che gli sembrava più rilevante. “Dunque… il nostro pianeta è nel sistema stellare più vicino al vostro… Ci sono circa 1,33 Parsec, se non ricordo male.”
“Nella sua orbita…” continuò “…rivolge sempre la stessa faccia verso la nostra stella, un po’ come fa la Luna con la Terra. E’ per questo che da una parte del pianeta è sempre giorno e la temperatura è elevatissima, mentre dall’altro lato è sempre notte e fa un freddo terribile. Per adattarci, io e i miei simili viviamo solo nella zona limite tra le due e viviamo sotto terra. Ti basta come spiegazione?” terminò, sperando di essere stato abbastanza chiaro da esaurire la sua inaspettata curiosità.
 
“E lì sotto, com’è?” domandò invece la ragazza, senza demordere.
 
Kisshu si mise a fissare un interessantissimo sassolino a pochi centimetri dalla sua gamba. “Non è male… Abbiamo le luci artificiali e quindi la vegetazione, ci sono anche alcuni animali, certo, non come sulla Terra, ma sono simili perché quando i nostri antenati se ne sono andati da qui hanno portato via molti campioni di DNA. E poi abbiamo delle grosse città costruite in pietra e gli stabilizzatori climatici…”
 
Ichigo intanto si era messa a giocherellare con un rametto, disegnando cerchietti sulla terra morbida, pensierosa.
“E allora perché siete venuti ad invadere la Terra proprio ora? Se sono migliaia di anni che vivete lì…” lo interruppe.
 
Kisshu si innervosì di nuovo, stringendo i pugni.
Non gli andava di suscitare della compassione, raccontando le miserie della sua gente.
“Periodicamente… “ iniziò, tentennante. “Periodicamente, più o meno ogni 26000 dei vostri anni, il nostro pianeta incrocia l’orbita di un pianeta più esterno. Per via della gravità si attraggono e diventano instabili.”
 
“Instabili?” mormorò la rossa, per spingerlo a continuare.
 
“L’asse del pianeta vacilla per cui ci sono terremoti, eruzioni vulcaniche, tempeste magnetiche, cose di questo tipo…” spiegò lui, spicciativo.
 
Queste parole gli riportavano alla mente una raffica di brutti ricordi che avrebbe volentieri evitato… immagini confuse della sua infanzia… una voce femminile che strillava… oggetti che cadevano dalle pareti infrangendosi sul pavimento… qualcuno che lo trascinava via di peso per evitare un’enorme massa di neve bianca dalla superficie… e negli ultimi anni, all’istituto militare, gli allarmi antisismici che lo buttavano giù dal letto in piena notte… le esercitazioni… le missioni di soccorso a cui aveva dovuto partecipare… tutte quelle persone che scappavano inutilmente in ogni direzione, senza possibilità di migliorare in alcun modo la loro condizione…
 
“Abbiamo una specie di profezia, tra la nostra gente, che narra di un essere superiore che apparirebbe in queste occasioni per permettere al nostro popolo di tornare sulla Terra e salvarsi. Io non so se questa cosa sia già successa realmente in passato, ma questa volta….”
 
“Ti riferisci a Profondo Blu?”
 
“Già…”
 
Profondo Blu era apparso all’improvviso, pochi anni prima, dopo che sacerdoti e altra gentaglia del genere avevano continuato ad invocarlo estenuantemente per decenni, già molto prima che lui nascesse.
Un bel giorno, così, quando gli era parso più comodo, aveva iniziato a manifestarsi, prima solo ad alcuni individui dotati di una sensibilità particolare, poi sempre a più persone, a gruppi interi. “Sono il vostro Salvatore” continuava a dire, nascosto come un codardo in una nebbiolina azzurra e luminescente, senza nemmeno avere una faccia da mostrare.
Il Salvatore… Kisshu non ci credeva a certe stronzate…
Ma poi l’aveva visto con i suoi occhi trarre in salvo, grazie ai suoi poteri, centinaia di persone da un frana. E un’altra volta, dal crollo di una delle gallerie principali… e c’erano state altre occasioni…
Sembrava troppo bello per essere vero…
E infatti non lo era. Quel bastardo avrebbe potuto fare moltissimo per la sua gente, invece si era approfittato di loro. Li aveva sfruttati, come una massa di idioti, per venire a conquistarsi la Terra, per soddisfare la sua avidità.
Tutti… ci avevano rimesso e sofferto tutti, per causa sua. Ma lui si era sentito usato più di ogni altro.
E pensare che quando i suoi superiori lo avevano scelto per la missione sulla Terra, era stato così felice, sicuro che fosse l’occasione giusta per combinare qualcosa di buono nella sua vita insignificante… per dimostrare quanto valeva… per dimostrare che non era solo lo strafottente menefreghista che sembrava…
 
Si accorse che Ichigo non era più al suo fianco. Abbassò lo sguardo e la vide sdraiata per terra, mezza nascosta tra l’erba che in quel punto era particolarmente folta.
 
“Che fai? Dormi?” le domandò protendendosi verso di lei. Per un attimo sperò che il suo discorso l’avesse annoiata a sufficienza da scoraggiarla a porgli altre domande…
 
Invece la ragazza era ancora sveglia. “No, stavo pensando a quando sono uscita con Aoyama-Kun per la prima volta e sono diventata una Mew Mew” gli rispose, soprappensiero.
 
“Come è successo?” le chiese. Ne aveva una vaga idea, ma non aveva mai sentito tutta la storia dalla diretta interessata.
 
“Ah!” esordì lei, esaltata. “Io ho fatto delle indagini per tutta la scuola e Kaori della 3F, che era la ragazza di uno dei suoi compagni di kendo, mi ha detto che Aoyama-Kun andava matto per le ricerche sulle specie in via d’estinzione, allora io gli ho proposto di…”.
 
“Non me ne frega niente del tuo amichetto!” la interruppe Kisshu, seccato. “Volevo sapere come sei diventata una Mew Mew”.
 
“A-ah… ecco…” borbottò la rossa, imbarazzata. “D-dunque…” continuò, incerta “E’ stato Shirogane a modificare il nostro Dna. Ha portato avanti delle ricerche di suo padre, dopo che lui è morto, ucciso da uno dei vostri chimeri. Sai, lui aveva scoperto che una volta vivevate sulla Terra e sapeva che sareste tornati. Per questo Shirogane ha scelto me e le altre ragazze come cavie per il suo esperimento…così durante il mio primissimo appuntamento sono stata colpita da un-non-so-che-genere-di-raggio e mi sono ritrovata mezza gatto! Ha detto che ero la sua importantissima arma vivente per proteggere la Terra…”
 
“In gamba il biondino, però…” fece notare l’alieno.
Ad occhio e croce doveva avere all’incirca la sua età e si divertiva già a trafficare con l’ingegneria genetica, con la tecnologia terrestre per giunta… roba da far invidia a Pai…
 
“Già…” ammise la ragazza. Poi scattò a sedere di colpo e lo fissò con gli occhi sbarrati.
“Ma sul tuo pianeta…” iniziò agitata. “Come stanno ora? Voglio dire, la tua famiglia, i tuoi amici? Mentre tu eri qua sulla Terra, loro cosa…”. Le parole le morirono sulle labbra e non aggiunse altro, probabilmente non sapendo nemmeno lei cosa dire.
 
Kisshu ricambiò lo sguardo, un po’ imbarazzato. Ora stava scendendo troppo sul personale e non era da Ichigo interessarsi così a lui… “Non c’è nessuno che mi aspetta, bambolina, tranquilla!” La rassicurò.
 
“Come puoi dire una cosa del genere?” domandò confusa la rossa.
 
Kisshu inspirò brevemente, cercando di frenare una dolorosa stretta al petto.
Poi si mise a fissare i giochi di luce sulla superficie del piccolo lago di fronte a loro.
“Quando ero molto piccolo, c’è stato un crollo in una galleria sotterranea dopo un terremoto e la mia famiglia è rimasta sepolta là sotto… Non mi ricordo molto… comunque, siccome ero un maschio e sembravo avere buone potenzialità, mi inserirono in un istituzione sociale a carattere militare. Sono rimasto lì fino all’anno scorso, quando Profondo Blu ha deciso di venire sulla Terra…”
 
A dire la verità, la faccenda era un po’ più complicata perché lo avevano trasferito varie volte, sballottandolo come un pacco postale nelle diverse sezioni sparse un po’ ovunque sul suo pianeta, ogni qual volta fosse necessario lasciare libero il posto a qualche pezzo grosso che pagava per avviare il proprio figlio ad una prestigiosa carriera militare. Ma questo ad Ichigo avrebbe detto ben poco…
 
Continuò il suo resoconto: “In quell’occasione hanno indetto delle selezioni per vedere chi fossero i guerrieri migliori, in grado di adattarsi prima alle condizioni climatiche della Terra e io sono rientrato nella lista dei prescelti. Punto e Basta.”
“Non c’è molto di interessante nella mia vita…” ponderò “…a meno che tu non sia un soldato della mia camerata, allora ci sarebbero due o tre cose che mi sono successe che dovrei proprio raccontarti… Ma è meglio che tu non le sappia… decisamente”.
 
Le sue labbra si incresparono nel solito sorrisetto malizioso che tanto si addiceva ad un tipo come lui…
Anche se la sua vita, almeno fino ad un anno prima, non aveva nulla di rilevante rispetto a quella di qualunque suo coetaneo, c’erano state diverse ragazze a rendergliela meno insopportabile e molto, molto più divertente. Tante, tutte diverse, ognuna, ovviamente, con il suo particolarissimo sapore.
Aveva imparato a dimenticare i problemi, sulle loro labbra, raggiunte con metodi più o meno discutibili.
Infondo sapeva di essere un bel ragazzo e se ne era sempre approfittato.
 
Sogghignò, ridendo di sé stesso.
 
A volte se ne era approfittato troppo…
Per scommessa, nell’ultimo dipartimento in cui era stato, si era messo a fare l’idiota con un’aliena più grande di lui, che serviva pasti alla mensa.
Non gliene fregava niente, in verità: era una ragazza insulsa e dall’aria goffa e impacciata, ma questa c’era cascata in pieno e ogni giorno si premurava di dargli delle razioni il più possibile abbondanti. Lui si divertiva da morire a guardare gli sguardi invidiosi dei suoi commilitoni passare dal misero contenuto dei loro vassoi al suo, pieno abbastanza da saziare almeno due persone.
Quella era stata l’occasione in cui la sua spacconeria gli era costata più cara… proprio la sera prima della sua partenza per la Terra, dopo che si era faticosamente addormentato, nervoso, sotto la lucetta azzurra che rischiarava la sua camerata, tra il russare fastidioso degli altri numerosi alieni…
Si era svegliato di botto, inorridito, trovandosi quella tizia ficcata nella sua branda, tutta decisa a salutarlo a modo suo. (O_O Oddio! NdMe)
Tuttora si domandava come diavolo avesse fatto ad intrufolarsi lì…
Non aveva osato mandarla via: primo, perché si sarebbero sicuramente svegliati tutti per contemplare quella scena scabrosa, che gli sarebbe costata una punizione esemplare e gli avrebbe fatto perdere per sempre l’occasione di partecipare alla missione sulla Terra… e secondo, perché era paralizzato dall’imbarazzo e dal disagio… lui… non… aveva… mai… poi quell’essere indecente aveva iniziato a mettergli le mani dappertutto…
Ok… a saperla raccontare nel modo giusto, quella storia poteva fare il suo figurone, ma in realtà era stata una delle esperienze più brutte della sua vita… no, la più brutta… brutta… brutta… (***)
 
Io l’ho sempre detto che, sotto tanti discorsi, le ragazze sono tutte porche… pensò, seccato. (****)
 
Lanciò un’occhiata ad Ichigo, che si era di nuovo raggomitolata attorno alle ginocchia, senza dire più una parola.
Quella ragazza sembrava tanto semplice ed ingenua, con quel modo di fare così candido… ma a lui non era passato inosservato quel fugace scintillio malizioso che le appariva negli occhi, in modo particolare quando era trasformata in Mew Ichigo.
 
Chissà quanto si era data da fare con quell’insulso essere umano che aveva la fortuna di averla tutta per lui…
 
Quest’ultimo pensiero gli diede così fastidio da strappargli un sospiro stizzito.
No, non lei... che idea assurda… cercò di rassicurarsi da solo.
 
Si voltò di nuovo verso la ragazza, soprappensiero, quando si accorse che stava tremando paurosamente.
 
Kisshu si riscosse di botto dalle sue stupide considerazioni.
“Ichigo?” la chiamò, allarmato.
Fino a pochi minuti prima stava bene…
Visto che non gli rispondeva, si accucciò di fianco a lei, preoccupato.
 
Aprì la bocca per chiederle cosa avesse, ma lei lo precedette. “Io volevo dimenticare…” mormorò con voce tremante.
 
Kisshu sollevò un sopracciglio, senza capire.
 
“Non ho mai raccontato a nessuno cos’è successo quel giorno, sull’astronave…” continuò in un sussurro spezzato.
 
Prima che lui potesse ribattere, Ichigo gli piombò addosso, battendogli i pugni sul petto e facendolo cadere a sedere per terra.
“Ma non ci riesco!” strillò, guardandolo con gli occhi pieni di lacrime. “Continuo a fare degli incubi da allora… a rivedere sempre le stesse scene… Non ci riesco più a tenermi dentro questa cosa!”
 
“Ma di che parli?” le domandò frastornato, prendendola per le spalle.
 
“Mi dispiace tanto, Kisshu… io non capivo un accidente, perché non volevo… ma tu non dovevi fare così” farfugliò, chinando il capo. Sembrava che un dolore immenso si fosse impossessato di lei.
 
Kisshu rimase in silenzio, atterrito.
Cos’è che non capiva? Lui? Sull’astronave? Possibile che stesse… ripensando ancora a quel momento…?
No… forse era lui quello che stava fraintendendo tutto.
“Ichigo, non capisco niente di quello che stai dicendo…” le mormorò, sperando in una spiegazione.
 
Però i singhiozzi della ragazza lo facevano stare malissimo.
Si ritrovò ad abbracciarla, come la notte prima, nascondendole il viso sulla sua spalla e poggiandole il mento sui capelli, confuso.
 
“Tutto quel sangue… io… non volevo, mi dispiace, mi dispiace…” singhiozzò Ichigo, mentre lui le accarezzava i capelli morbidi.
 
“Stai… piangendo per me? Davvero?” domandò lui incredulo. “Perché se stai piangendo per me, devi smettere subito! Quello che è successo è successo, bambolina! A me sta bene…”
 
Lei non gli rispose.
 
E non era vero che a lui stava bene… Non gli stava bene per niente. Nulla era andato come doveva.
L’inutilità di quel maledetto gesto lo tormentava ancora adesso.
Ma Ichigo non doveva dispiacersi o sentirsi in colpa… non aveva ancora capito che il suo sacrificio, se così si poteva chiamare, non c’entrava niente con quello che provava per lei?
Ci aveva messo del tempo anche lui, per raggiungere questa consapevolezza, ma alla fine aveva dovuto ammettere a sé stesso la realtà dei fatti. A quel tempo, aveva già smesso da parecchio di sperare nell’amore della ragazza.
L’unica cosa che lo assillava, era farla pagare a quel bastardo di Profondo Blu che li aveva ingannati come degli stupidi.
Non si era fatto scoraggiare, restando con le mani in mano, allora: aveva elaborato in fretta un piano per privarlo dei suoi poteri e toglierlo di mezzo, un piano che non solo gli era costato l’amicizia di Pai, ma che era fallito miseramente perché lui, lui che era solo un idiota presuntuoso, aveva sottovalutato il suo nemico.
Poi, in poche ore, era andato tutto a rotoli. Il lavoro di una vita, le speranze per la sua gente rimasta a casa, gli sforzi fatti in quei mesi, Pai che ammazzava Taruto…
Il mondo aveva iniziato a crollargli addosso, da quel giorno.
E lui era riuscito solo a rimanere lì immobile, come un cretino, a contemplare tutto quel disfacimento, senza avere più un posto dove stare.
Infine aveva visto crollare anche Ichigo… la sua Ichigo… quello stronzo le stava spezzando il cuore.
Decise che voleva darle un’ultima speranza, farle sentire che c’era ancora qualcuno dalla sua parte, in modo che almeno lei non si arrendesse.
Ma non era amore quello. Era desolazione. La desolazione di un povero scemo che non potendo fare più nulla per sé stesso, si stava illudendo di poter risparmiare quel dolore almeno a lei. In quel momento solo la comune sofferenza li legava… e basta.
Ma aveva combattuto per niente, come al solito. E per niente aveva sofferto quelle pene atroci, mentre sentiva la vita scivolargli via…
 
Strinse la ragazza più forte, passandole il viso tra i capelli, cercando un conforto a quel vuoto spaventoso che si sentiva improvvisamente nel cuore.
“Però hai ragione… è stato terribile…” aggiunse lui, piano.
 
Ichigo stava di nuovo piangendo per lui…
 
“Sai che ti dico? Se vuoi piangere fai pure, gattina… forse dopo non faremo più incubi…” le disse, con un sorrisetto amaro.
 
Poi, per togliersi da quella posizione scomoda, si sdraiò sull’erba, tirandola giù con lui.
Restarono lì sdraiati a lungo, Kisshu a fissare con sguardo perso quell’enorme cielo azzurro che sul suo pianeta non aveva mai visto, Ichigo, stretta contro lui, a cercare di liberarsi di tutto quel dolore finora soffocato, mentre con le lacrime gli bagnava la maglia.

~ * ~ *~ * ~ *~ *~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ * ~

Bah… che dite? Può andare?
 
Note:
 
(*) Autrice: Già quei pantaloni sono a vita a moooooolto bassa… non oso immaginare cosa si sia visto… -////////-
Ichigo: Uh? Cosa? Come? O.o
Autrice: Seh… Buonanotte Ichigo…
 
(**) Autrice: Si chiamano ormoni…
Kisshu: E se l’autrice di questa FF non ne avesse così tanti in circolo saremmo tutti più felici!
Autrice: Uffa…
 
(***) Kisshu: (rosso come un peperone) EHI AUTRICE! Ma ti sembra che devi raccontare certi fatti così… così personali alla gente????
Autrice: Io sono l’autrice = Io ho il potere! UoU
Kisshu: No… tu hai una mente perversa e basta! Ma te guarda… ma io ti denuncio! Ti denuncio per violazione della normativa della privacy!!!
Autrice: EEEEEEH?? O_o
 
(****) Kisshu ha raggiunto questa edificante conclusione dopo l’incontro con i membri del suo fan-club… -_-“

   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Leemoon MewSisters