Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: Josie_n_June    13/06/2011    2 recensioni
Io sono Andrés. Sono un Assassino.
E, per quanto mi fosse permesso da questa particolare accezione della mia vita, facevo una vita piuttosto normale.
Questo finché mia sorella non è scomparsa. E adesso sono in un casino immane, costretto a cercare cripte, risolvere enigmi e a volare in Tunisia in compagnia di ladri ed esperte di mitologia in cerca di un fantomatico vaso.
Inutile nascondere che la cosa non mi entusiasma. Ma, se voglio liberare mia sorella, ho bisogno di trovare quel fottuto vaso. E, ovviamente, prima che ci arrivino i Templari.
24 Dicembre 2010. Una Vigilia di Natale del cazzo. 
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Andrés'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
25 dicembre 2010
Me ne stavo appollaiato sul davanzale della camera da letto di Sole, guardando attraverso il vetro socchiuso.
Vedevo la sagoma del suo corpo sotto le coperte, girata su un lato; dormiva sempre girata su un lato.
Lo so, ho saltato la parte in cui minaccio il Templare e mi faccio raccontare tutta la storia. Ma vi assicuro che non è granché interessante, e comunque avrei raccontato tutto a Sole di lì a poco, quindi per voi sarebbe stata una ripetizione.
Dicevo, stavo appollaiato sul davanzale della finestra di Sole, sempre a Madrid, solo che era notte inoltrata della Vigilia o mattino molto presto del giorno di Natale.
In realtà non avevo tanto tempo da perdere, ma ero inchiodato lì, con lo sguardo perso oltre il vetro, a fissarla, senza un motivo preciso.
Ci rimasi per un po’, perciò sfrutterò il tempo che passai a guardare Sole dormire per parlarvi di lei.
Io e Sole siamo amici praticamente da sempre. Ha la mia stessa età, e si trasferì nella via di Sevilla dove abitavo io quando avevo tre anni. Nel mio primo ricordo è compresa anche lei, e io ho buona memoria.
Sole è la ragazza che in un tipico telefilm americano sarebbe etichettata come della porta accanto. Lo so, è banale. Ma con la vita che ho, un po’ di banalità non guasta.
Sole ha origini nomadi (infatti il suo primo cognome è Cassian). Ma nomadi per davvero, nel senso che suo padre se ne andava in giro per l’Europa vendendo amuleti e strani intrugli vegetali. Credo che per un po’ anche lei abbia fatto quella vita, ma poi sua madre, che è spagnola (infatti il secondo cognome di Sole è Brújula), deve essersi rotta le scatole e aver deciso di mollare il marito e tornare in Spagna.
Penso che sia per questo motivo io e Sole siamo andati subito d’accordo, eravamo tutti e due figli di padri inesistenti. Devo dire, però, che a me è andata meglio; almeno il mio ci mandava i soldi.
Siamo cresciuti, e col tempo Sole è diventata la mia migliore amica. Siamo anche stati insieme, per un periodo, poi però abbiamo deciso che stare insieme era quasi più strano che non stare insieme, ed è finita.
Ma sono stato bene, in quei mesi, e guardarla dormire mi restituiva un po’ di quella tranquillità, di cui, in quel momento, avevo un fottuto bisogno.
Quando me n’ero andato, per addestrarmi, avevo rischiato di perdere i contatti anche con lei. Li avevamo mantenuti soltanto grazie al suo impegno.
Sole non ha mai saputo niente di me o della mia famiglia, ma credo abbia sempre sospettato qualcosa. Non per niente si era appena laureata alla facoltà di antropologia e si stava specializzando in mitologia e leggende, lavorando nel frattempo come ricercatrice all’Università. Era soprattutto per quello che mi trovavo da lei, quella notte.
Non so se avesse scelto quella facoltà per me, ma sono sicuro di aver avuto una piccola influenza.
Vidi le coperte cominciare a muoversi e poi un braccio uscire da sotto il bozzolo del piumone. Sole trovò a tentoni l’interruttore della lampada sul comodino e la accese.
Guardò verso i piedi del letto e, a quel punto, anche lei mi vide. Non si sorprese, perché già mi arrampicavo alla sua finestra quando eravamo piccoli.
Si alzò a sedere e mi fissò. Poi si stropicciò gli occhi col dorso della mano, e disse:
“Che diavolo ci fai qui?”
Scossi le spalle.
“Non posso far visita a un’amica?”
Lei gettò uno sguardo alla sveglia.
“Sono le tre di notte.”
“Volevo essere il primo a farti gli auguri.”
Mi mandò molto candidamente a fanculo. Poi si alzò con lentezza. Indossava un pigiama a righe molto carino.
“Caffé.”, mugugnò soltanto, prima di dirigersi in cucina lungo il corridoio.
Hermes, il suo gatto, che aveva perso la coda e che Sole aveva raccattato a Sevilla una quantità improbabile di anni prima, la seguì trotterellando sul parquet. Io scesi dal davanzale e andai loro dietro verso la cucina.
Mi appoggiai contro la parete stuccata di bianco, e mi misi a guardare Sole che trafficava nella dispensa.
“Ne vuoi una tazza?”, mi domandò.
“Sì, grazie.”, risposi, trascurando il fatto che, forse, al momento la caffeina non era l’ideale.
Prese il barattolo del caffé e la caffettiera dal lavandino, la riempì con l’acqua, sistemò il caffé macinato, la chiuse e la mise sul gas.
A quel punto si voltò a guardarmi.
“Adesso puoi dirmi il vero motivo per cui sei qui?”
Aveva l’aria stanca.
Io le restituii lo sguardo.
“Eva.”
“Cosa?”
“L’hanno rapita.”
Sole sgranò gli occhi e fece un breve, silenzioso sussulto.
Mi guardò per un secondo seria, esitante. Poi disse:
“I Templari?”
Ecco. Momento cruciale. Musica catartica.
Quella era la prima volta che la mia “vera vita” veniva fuori così, esplicitamente, tra di noi. C’erano sempre state domande non fatte, e risposte mai date ad alta voce ma, in fondo, io sapevo che Sole sapeva, e lei era stata sempre quasi sicura di sapere tutto.
Perciò fu con grande semplicità che risposi:
“Sì.”
“Quando?”
“Ieri. Anzi, ormai l’altro ieri. Il 23 notte.”, dissi, ripetendo le informazioni che m’aveva dato Navarro, “Ieri pomeriggio avremmo dovuto vederci da lei, ma non c’era, e casa sua era distrutta.”
Sole imprecò a bassa voce, fissando il vuoto.
Si riscosse quando la caffettiera sul fuoco cominciò a gorgogliare. Spense il gas e si sporse a prendere dalla credenza due tazzine. Le appoggiò sul tavolo senza il barattolo dello zucchero; né io né Sole lo mettevamo.
Versò il caffé e rimise la caffettiera sul fornello, poi si sedette. Mi invitò con lo sguardo a fare lo stesso.
“No, grazie. Preferisco stare in piedi.”, risposi.
Così Sole mi afferrò per un braccio e mi fece sedere di fronte a lei. Mi sentii subito meglio.
Sorrisi, e con ogni probabilità era la prima volta da quel pomeriggio.
“Grazie.”
Anche lei abbozzò un sorriso, e bevve un sorso di caffé.
Subito il gatto Hermes mi saltò sulle ginocchia e si accoccolò, iniziando a fare le fusa in preventiva. Presi ad accarezzarlo distrattamente.
“Che cosa sai?”, mi domandò a quel punto Sole, riappoggiando la tazzina sul tavolo.
Bevvi anch’io un sorso di caffé. Era buono, e mi riscaldò un po’.
“Non molto, ma tu forse puoi aiutarmi. Per questo sono venuto da te.”, risposi, “A casa di Eva ho trovato un tizio. Si chiama Samir Navarro; ha detto di essere un ladro, che si trovava lì per cancellare le tracce del rapimento e trovare una prova materiale della mia parentela con lei.”
“Cercavano te?”, chiese Sole.
“No.”, risposi, “Ho minacciato Navarro, e mi ha detto che l’hanno presa come oggetto per un... esperimento.”
Feci una pausa e bevvi un altro sorso di caffé. Volevo trovare le parole per dirlo senza sembrare un pazzo.
“Mi ha detto che vogliono decodificare la sua memoria genetica per rivedere i ricordi di un nostro antenato.”
Non mi riuscì.
“Cazzate.”, disse subito Sole, riecheggiando inconsapevolmente la mia prima reazione, “Non esiste la memoria genetica.”
“E’ quello che ho pensato anch’io. Così mi sono fatto portare da Navarro al punto d’incontro che aveva fissato col Templare.”
“Andrés!”, esclamò Sole, “Ma sei scemo?”
“Sì, lo so, ho capito, ho rischiato. Ma mi vedi qui, ora, okay? Non sono morto.”
Lei avrebbe evidentemente voluto parlarne ancora, ma tagliò corto.
“Vai avanti.”
“Il Templare è arrivato all’ora stabilita. Gli ho fatto avvicinare Navarro con una foto mia e di Eva, guardandoli da vicino in mezzo alla folla. Navarro ha fatto il bravo, così sono riuscito ad afferrare il Templare e a trascinarlo in un luogo meno scoperto. Lì, l’ho fatto parlare.”
“E come fai a sapere che non ha sparato un mucchio di cazzate anche lui?”, chiese ragionevolmente Sole.
La guardai un attimo.
“La Confraternita” –cazzo se era strano dirlo di fronte a lei- “Ha sviluppato in laboratorio una tossina che elimina le inibizioni. Tipo un siero della verità.”
Sole aprì bocca come per fare una domanda, così aggiunsi:
“Comunque sia, ha parlato. E questo è l’importante.”
“Che ti ha detto?”
Abbassai un attimo lo sguardo, terrorizzato di sentire un altro dei suoi ‘cazzate’.
“Ha confermato le parole di Navarro.”
Sole, contrariamente a quel che mi aspettavo, non disse niente, e la sua espressione rimase la stessa. Così andai avanti.
“Eva... ed io siamo i discendenti di qualcuno che in passato fu in possesso di un oggetto importante per i Templari. I ricordi di questo qualcuno sono immagazzinati nel nostro DNA, e l’Abstergo...”
“Chi, scusa?”, m’interruppe.
Io esitai.
“L’Abstergo. L’industria farmaceutica. I Templari la usano come copertura.”
I suoi occhi dicevano chiaramente: cazzo, ho comprato le loro medicine. Le sue labbra, pertanto, rimasero in silenzio.
“Vai avanti.”
“L’Abstergo ha creato una macchina che può decodificarli. Che può decodificare i ricordi genetici, tradurli in dati ed immagini. Il Templare l’ha chiamato prototipo. Navarro, Animus.”
Sole continuava a guardarmi. Ogni lineamento del suo viso era rigido. Non capivo se per lo scetticismo o lo stupore.
“Ed è possibile?”
Io le ripetei ciò che mi ero ripetuto per tutta la notte fino allo sfinimento, fino a crederci davvero.
“Non so niente del DNA o dei ricordi genetici... Ma se, davvero, insieme ai geni, i nostri antenati ci trasmettessero le loro memorie, e con le conoscenze e la tecnologia che maneggiano i Templari... Teoricamente, sì. Sarebbe possibile.”
Sole si alzò, prese la mia tazza e la sua e si diresse al lavandino. Le appoggiò sotto il rubinetto.
Hermes lanciò un miagolio. In quel momento suonò piuttosto ridicolo.
“D’accordo, che altro ha detto quel tizio?”, mi domandò, decisa, voltandosi di nuovo a guardarmi.
“Ha farneticato soltanto qualcosa riguardo una sezione B e una regina Elissa. Ha parlato di un vaso... Cercano un vaso.”
Mi presi la testa tra le mani.
Sole m’incalzò.
“E poi?”
“E’ morto.”
Sentii il suo respiro fermarsi, e visto che il mio è per natura inudibile, gli unici rumori a rimanere nella stanza furono le fusa di Hermes ed il ticchettare monotono dell’orologio alla parete.
“Non ho idea di che cosa sia la sezione B,”, disse Sole dopo un po’, lentamente.
Io alzai lo sguardo.
“Ma so chi è Elissa.”
Raddrizzai la schiena, attento.
“E chi è?”
Era, in effetti. O meglio, forse.”
“Di chi parli, Sole?”
“Mai sentito parlare di Didone? La donna per cui Enea quasi rinunciò a fondare Roma?”
Io annuii, mentre ricordi sbiaditi dei tempi del liceo riaffioravano alla mia mente.
“Quella che creò uno stato grande come una pelle di mucca?”
Sole abbozzò un breve sorriso.
“Più o meno. La leggenda narra che Didone chiese a re Iarba un territorio in cui fondare la sua città, domandando tanto terreno quanto ne contiene una pelle di bue. Il re accettò, deridendo la stoltezza della donna, ma Didone riuscì ad ingannarlo. Scelse astutamente una penisola, e tagliò la pelle di bue in strisce finissime, riuscendo a delimitare il territorio che avrebbe poi occupato la sua città. La città di Cartagine.”
Rimasi per qualche secondo in silenzio, pensando a quanto Sole fosse brava a raccontare. Poi mi accigliai.
“E cosa c’entra tutto questo con Eva?”
Sole scosse la testa.
“Non ne sono sicura.”
“Puoi dirmi di cosa non sei sicura?”, feci io, mettendo giù Hermes che continuava a farmi dolorosamente il pane sulle gambe.
Lei sospirò.
“Se questo Animus legge i ricordi genetici, e il Templare ti ha parlato di Elissa...”
Afferrai.
“Devo accertarmente.”
Mi alzai in piedi, e mi avviai di nuovo nel corridoio. Stavolta fu Sole a seguirmi stupita.
“Aspetta! Che cosa vuoi dire?”
“Che ho tutte le intenzioni di andare alla Dimora...”
“Dove?”
“Al Quartier Generale della Confraternita degli Assassini a Madrid, accedere ai server delle Dimore di tutto il mondo e vedere cosa sanno i miei confratelli di questo cosiddetto Animus, e della sezione B, e di Elissa.”
Sole mi bloccò per un braccio.
“Andrés.”
Io mi voltai.
“Cosa farai quando lo saprai?”
La fissai negli occhi.
“Andrò all’Abstergo e mi riprenderò mia sorella.”
Sole inarcò le sopracciglia.
“Certo. Assedierai tutte le fabbriche di farmaci di Spagna, e più che altro ne uscirai vivo e ritroverai anche tua sorella.”
Io mi liberai dalla sua presa, esasperato.
“E allora cosa vuoi che faccia? Che lasci che la uccidano?”
“Non la uccideranno, per ora.”, mi spiegò con calma Sole, “Hanno bisogno di lei. Devi soltanto aspettare.
Sospirai, per recuperare la calma, dopo qualche esitazione.
“Bene. E dopo?”
“Non lo so.”, ammise Sole, “Ma troveremo qualcosa da fare.”
Respirai di nuovo profondamente. Il suo tono tranquillo e la sua voce calda riuscivano sempre a rassicurarmi. Cercai di sorriderle, e lei ricambiò.
“Andiamo alla Dimora?”
Annuii automaticamente. Non m’importava che, secondo le regole, nessun esterno potesse accedervi. Sole era di famiglia.
“Vado a chiamare Navarro.”
“Eh?”, esclamò Sole, riafferrandomi il braccio.
Io la guardai con le sopracciglia inarcate.
“Navarro. E’ qui fuori. Non mi si scolla, ha paura dei Templari e, in fondo, può essermi utile.”
In quel momento mi sembrava tanto ovvio che la sua espressione sconvolta mi fece ridere.
“Non posso portarlo alla Dimora, ma neanche lasciarlo alla mercé dei Templari. Mentre noi non ci siamo lo possiamo nascondere qui.”
Sole mi guardò come si guarda un pazzo.
“Vuoi lasciare un ladro in casa mia?”
“Non ruberei niente.”, intervenne improvvisamente una voce proveniente dalla terrazza nella stanza di Sole.
Lei trasalì, ed io mi voltai con uno sguardo glaciale.
“Tendo a fare il bravo con gli amici di chi ha in mano la mia vita. Non che ci sia niente da rubare.”, fece il ladro, dalla terrazza.
“Sarebbe lui?”, esclamò Sole, rivolta verso di me, “Ora sì che sono tranquilla. E mi spieghi perché nessuno suona il campanello e passa dalla porta per entrare in casa mia?”
Io guardai Navarro.
“Tu fai poco lo spiritoso, o ti lascio ai Templari. E tu”, continuai, spostanto gli occhi su Sole “E’ solo per poco.”
“Non mi lascerai ai Templari.”, protestò Navarro, dalla terrazza, “Ti ho sentito.”
“Sta’ zitto.”, gl’intimai “Non ho ancora deciso.”
Sole sembrava ancora più indecisa di me.
“D’accordo. Andiamo.”, disse alla fine.
A quanto pareva, la sua fiducia in me aveva prevalso sulla sfiducia che provava nei confronti di Navarro.
“Ma devo vestirmi.”
“Okay, io vado in cucina.”, disse il ladro, facendole l’occhiolino, “E’ rimasto un po’ di caffé?”
Io mi avviai alla finestra senza guardarla, preoccupato che cambiasse idea.
“Aspetta, ti dispiacerebbe uscire dalla porta?”, disse invece.
Io mi voltai a guardarla con un sorriso e mi strinsi nelle spalle.
“Proprio adesso che posso finalmente mostrarti tutto il mio talento?” 


_______________________

 

Che bello, manco subito al primo appuntamento. Direi che ho dimostrato la mia inesistente puntualità! Scusate ma ieri proprio non ce l'ho fatta a pubblicare, non avrei avuto neanche il tempo di accendere il computer (seriamente, ci mette tipo un quarto d'ora ad accendersi XD).
Comunque sia vi prego di perdonare queste ventiquattr'ore di ritardo. Il capitolo è un po' corto, me ne rendo conto; in teoria doveva essere parte del successivo, che però mi sono accorta essere troppo lungo. E allora non sapevo cosa fare D: La soluzione è stata questa. Scusate quindi quest'inizio un po' lento, ma se avrete il coraggio di continuare a leggere saprò farmi perdonare :)

Josie

P.S. Grazie a chi recensisce, e anche a chi passa a leggere e basta :) Il mio ego vi è grato XD
P.P.S. Ehi, dimenticavo; di solito io evito di commentare troppo ciò che scrivo, mi sembra di togliere qualcosa. Ma se avete delle annotazioni sui personaggi o delle domande rispondo volentieri :) 


 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: Josie_n_June