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Autore: Bakacchi    13/06/2011    0 recensioni
« Per quelle che mi parvero delle interminabili ore non riuscii a far altro se non osservare quella figura in ogni suo minimo dettaglio, dal pallore della pelle alle ciocche di capelli corvini che gli incorniciavano il viso. Ma quando trovai la forza di arrivare ai suoi occhi, di tornare a guardare quelle iridi che tanto avevo amato...fu come se tutte le emozioni che avevo perduto, che lui mi aveva strappato andandosene quella sera, fossero tornate bruscamente, come un elastico portato alla massima tensione e poi rilasciato improvvisamente. E il colpo che ricevetti fu esattamente così: secco, improvviso ed insopportabile. »
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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La cura
Capitolo 7 - by Venusy



 

Vuoto.
Fuga istintiva.
Bisogno disperato di aria.

Passi che indietreggiavano senza controllo, occhi sbarrati, terrore. Vero terrore. Per la seconda volta nella mia vita, autentica paura. E la mancanza di quello strafottente atteggiamento di superiorità che mi aveva sempre permesso di sembrare invincibile.

Un'altra orrida verità aveva deciso di ridurre la mia vita ad una tortura, come se questa non fosse già stata devastata abbastanza negli anni passati.

Era una verità che rifiutavo e la rifiutavo semplicemente perché non potevo accettarla.

Non poteva essere vero.

Sakura, o quello che restava di lei, quel corpo che era solo corpo, quel guscio che le aveva rubato la fisionomia e vantava la sua stessa voce, mi fissava spaventata. Non c'era traccia del suo fiero orgoglio, né della sua forza d'animo. C'era solo una ragazzina confusa che non capiva ciò che le accadeva intorno, meno di tutto la strana reazione di uno sconosciuto.
Si voltò verso i dottori, chiese spiegazioni, domandò se avesse per caso detto qualcosa di sbagliato. Sembrava aver perso dieci anni, pareva l'insicura bambina di qualche anno prima, quella che inseguiva il suo sogno d'amore senza speranza.

Indietreggiai fino al mio letto, mi sedetti e lasciai vagare lo sguardo tra due punti non ben definiti del pavimento, la mente in fermento eppure totalmente assente.
Il medico e l'infermiera mi si avvicinarono rapidamente, sentivo i loro sguardi preoccupati puntati su di me ma non ero in grado di distogliere lo sguardo da quell'insulso pavimento color crema.

- Sasuke, lei...ha perso la memoria. Il colpo alla testa ha danneggiato l'aerea del cervello dedicata ad essa e... -

- La recupererà? - ancora una volta non mi interessai a quel bla bla medico, interruppi con tono piatto il dottore, in sussurro che nonostante tutto aveva la potenza di un urlo.
L'infermiera fece un passo avanti, prendendo parola al posto del medico.

- Purtroppo non ne abbiamo la certezza – disse abbassando il capo – ma abbiamo motivo di credere che avrà momenti di flashback, lampi di ricordi. Non sappiamo, però, se sarà in grado di unirli e di ricomporre la sua memoria -

Alzai lo sguardo, fissando inespressivo la giovane donna, che con le mani nervosamente intrecciate davanti al camice bianco pareva farsi sempre più piccola, quasi temesse che la sua presenza fisica potesse in qualche modo scatenare qualche reazione violenta in me. Ma non c'era niente in me, men che meno la rabbia. Solo un insostenibile vuoto, una pesantezza insopportabile data dalla mia inutilità. Avevo nuovamente dimostrato di essere inutile, anche sta volta non potevo fare niente, se non starmene a guardare.

Ma anche restarsene in disparte, in quel caso, era una sofferenza atroce perché significava limitarsi, o meglio, essere obbligato a osservare le condizioni di Sakura e rassegnarmi all'idea che ora lei non sapeva chi fosse Sasuke Uchiha. E non sapeva di averlo amato.

Era così ingiusto da farmi disprezzare il destino o qualsiasi cosa decida come devono andare le nostre vite, odiavo quel fato avverso che si era incollato saldamente alle nostre vite. Ma non lo detestavo perché mi causava in continuazione seccature e sofferenze...lo odiavo perché aveva tolto a Sakura quell'amore per cui aveva lottato e pianto così tanto, proprio ora che era riuscita ad ottenerlo. E si, lo odiavo perché mi aveva tolto lei.

Il dottore finalmente ruppe il suo silenzio, travolgendo i miei pensieri con la sua voce roca. Sussurrò, per non farsi sentire dalla diretta interessata.

- So che non è facile, Sasuke, ma noi crediamo che tu possa aiutare Sakura a ritrovare i suoi ricordi –

Alzai lo sguardo su di lui, sconfortato e angosciato quanto la collega che gli stava accanto.

- Come? - chiesi.

- Stalle vicino, parlare dei momenti che avete passato insieme, della sua vita, dei suoi amici e della sua famiglia. Ti ascolterà di certo ed è possibile che le tue parole rievochino in lei qualche ricordo. Ci vorrà molta pazienza, ragazzo, e purtroppo i risultati non sono garantiti ma è la costanza e la speranza sono l'unica cura -

Detto questo, il vecchio medico attese qualche istante, poi si voltò e lasciò la stanza, seguito dall'infermiera.

Li seguii con lo sguardo, trovandomi ben presto a fissare la porta chiusa della stanza. Avevo il terrore di spostare lo sguardo e incontrare quegli occhi smeraldini perché sapevo che non li avrei riconosciuti. Ero davvero un codardo ed un egoista: Sakura aveva bisogno di me e io non sapevo far altro che pensare a me stesso.

Mi decisi a sollevare lo sguardo verso il letto di Sakura che, quasi l'avesse percepito, si voltò di scatto verso di me. Mi fissò immobile per qualche istante e poi...sorrise.
Sorrise come solo lei sapeva fare. Negli occhi verdi brillava leggera la sua inconfondibile dolcezza e dal quel suo sorriso gentile si diffondeva come nebbia una serenità tale da avvolgere delicatamente anche me.

Dopotutto era sempre Sakura, le sue peculiarità restavano le medesime, nonostante i suoi ricordi fossero svaniti. Era sempre la mia Sakura.

Le sorrisi a mia volta e, con una tremenda fitta di dolore alla ferita, mi alzai dal letto e la raggiunsi, sedendomi accanto al suo. Forse non si aspettava una tale sfrontatezza, dopotutto ora ero solo uno sconosciuto per lei, perché sobbalzò, arrossì e prese a sistemare convulsamente le coperte, tenendo lo sguardo basso su di esse.

Mi chiesi se non fosse il caso di tornarmene da dove ero venuto. Dovevo abituarmi ad un nuovo tipo di approccio ed ad un nuovo rapporto, che avrebbe dovuto rinascere dalle sue ceneri. Il solo pensiero mi uccideva.

Poi però lei interruppe quell'imbarazzante silenzio.

- Scusami per prima – balbettò prendendo coraggio – forse ho detto qualcosa che ti ha infastidito -

Premurosa come sempre. La guardai negli occhi, esitando. Avrei voluto urlare. Invece mi sforzai di sorriderle ancora, anche se con scarsi risultati.

- No, scusami tu, non avrei dovuto reagire così. Comunque, sono Sasuke Uchiha. Una volta eravamo...amici, anche se ora non riesci a ricordarlo. -

Mi sembrava di rivolgermi ad una bambina. Sakura si rabbuiò nel sentire le mie parole e subito credetti di aver fatto l'ennesima idiozia.

- Si, i dottori mi hanno detto che ho perso la memoria. Quindi è vero...noi due ci conoscevamo già?Forse è per questo che la tua voce mi è sembrata così familiare quando l'ho sentita dopo essermi svegliata – disse poi in un sussurro malinconico. Aggrottò la fronte e si strinse la testa fra le mani, nel disperato tentativo di ricordare qualcosa. Gliele presi e le scostai dai capelli rosa, sospirando.

- Non sforzarti, Sakura. I tuoi ricordi torneranno, dobbiamo solo impegnarci entrambi. -

Lei si tranquillizzò, distese la fronte e si lasciò cadere tra i cuscini.
Io tirai un profondo sospiro e tornai a guardarla.

- Comunque si, ci conosciamo da molto tempo. Siamo cresciuti insieme. Eravamo...no, niente -

Sakura mi fissò incuriosita, ma poi lasciò cadere il discorso e mi sorrise di nuovo.

- Allora, per favore, raccontami di noi, Sasuke -

Avevo sempre adorato il modo in cui pronunciava il mio nome. La dolcezza e l'intensità che riusciva a metterci...nessuno sapeva dire quel nome disgraziato come lei. Suonava sempre allo stesso modo, nonostante ad esso non fosse più collegato un vivido ricordo, ma solo un debole eco.
Provai l'impulso di abbracciarla. Strinsi forte le mani a pugno e presi a raccontare.

Le parlai del nostro primo giorno di scuola, degli amici che aveva conosciuto, della sua cotta per me, della mia freddezza, di quella maledetta notte, della sua storia con Naruto. E poi del mio ritorno, del suo amore mai morto e del mio che era nato senza preavviso e io non me n'ero nemmeno accorto. Le raccontai tutto, una vita riassunta in poche ore. Mi accorsi di conoscerla meglio di quanto non credessi, ricordando ogni particolare dei nostri giorni insieme persino in quegli anni in cui la consideravo solo una ragazzina fastidiosa.

Evitai soltanto di spiegarle come c'era finita in quell'ospedale, non volevo che portasse con sé un ricordo sbagliato di Naruto.

Osservai lei sue espressioni mentre ascoltava attenta la sua storia, coinvolta da essa come una bambina lo è da una favola. Rise quando le parlai delle idiozie della testa quadra, dei momenti felici del nostro team. Ma poi si rattristò, perché capì che tra noi c'era qualcosa di diverso da una semplice amicizia e lei non riusciva a cogliere quanto fosse complicato il nostro rapporto, quanto avessimo aspettato per arrivare finalmente a una stabilità.

Le dissi di non preoccuparsi, tutto sarebbe tornato alla normalità. Ma nemmeno io riuscivo a credere alle mie parole, continuavo a ripeterle nella speranza che così facendo potessero diventare reali.

Alla fine si addormentò profondamente, sul viso un'espressione serena.
Sospirai, sfinito dallo sforzo di sembrare sempre positivo e dal silenzio con cui avevo dovuto rivivere tutti quei ricordi. Per un po' non avrei più dovuto trattenermi.

Strinsi piano la mano di Sakura nella mia, facendo attenzione a non svegliarla.

Mi sembrava così fragile ora, nonostante conoscessi bene la forza sovrumana di cui era dotata. Mi chinai stancamente verso di lei e appoggiai la fronte alla sua, chiudendo finalmente gli occhi su quello scenario sconfortante.
 

- Lo giuro, ti proteggerò dalle ingiustizie e dagli inganni,
dai fallimenti che, per tua natura, normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie. E guarirai da tutte le malattie.
Ti salverò da ogni malinconia,
perchè sei un essere speciale ed io avrò cura di te.
Io sì, che avrò cura di te. -


Parole come foglie leggere portate dal vento, accessibili solo a noi due.
Lasciai scivolare la testa sul cuscino accanto alla sua e mi addormentai anche io, le dita intrecciate alle sue e nell'aria il suo profumo.






Postilla: oh ecco, sono in ritardo di nuovo. Ma gioiamo, la scuola è finita e il tempo per scrivere è tornato, yuhuuuu!Dunque questo è il capitolo che da il titolo alla storia, o meglio, è il capitolo in cui appaiono alcune parole della canzone "La cura" di Battiato da cui prende il titolo la storia...e il capitolo. L'ho sempre trovata estremamente poetica e quindi speravo di infondere al capitolo la stessa poeticità ma non credo di esserci riuscita. Bè insomma, spero vi piaccia, ormai ci avviciniamo alla fine :D Besos, Venusy!

   
 
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