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Autore: essie    14/06/2011    12 recensioni
Che cosa succederebbe se il famoso attore Edward Cullen facesse irruzione - letteralmente - in casa di Isabella Swan, giovane ragazza come tante altre, per sfuggire ai fans?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Grazie, grazie, grazie per le 29 recensioni che avete lasciato per il primo capitolo *-* E scusate se non ho ancora risposto a nessuna.

Allora, eccovi il secondo - e ultimo! - capitolo. Spero vi piaccia.

 

Aggressioni, cloni ed Edward Cullen

Capitolo 2

 

Edward si lascia sfuggire un gemito prolungato. Di dolore, ovvio.

È seduto sul mio divano senza maglietta, ed io sono al suo fianco, piena di sensi di colpa, a premere del ghiaccio sui suoi lividi.

‹‹Mi dispiace!›› urlo per l’ennesima volta quando si ficca un pugno in bocca per non strillarmi addosso varie imprecazioni.

Dopo averlo stretto tra le mie braccia ed essermi data qualche furtivo pizzicotto per accertarmi di non essere ancora nel mondo dei sogni, Edward mi ha chiesto del ghiaccio. A quanto pare con il mattarello gli ho fatto piuttosto male.

Non abbiamo parlato molto, ma a me sembra ancora una situazione decisamente surreale. Edward Cullen a casa mia?!

‹‹Cosa fai qui?›› gli chiedo a bassa voce. Poso il ghiaccio sul livido che ho procurato sul suo fianco.

Percepisco i suoi occhi studiarmi il viso, ma tengo lo sguardo sulla mia mano. ‹‹Ci vivo›› risponde. ‹‹Sono nato e cresciuto a Londra››.

‹‹Lo so, intendevo perché sei qui, a casa mia››

‹‹Oh, ehm…›› si schiarisce la voce ‹‹ecco, stavo facendo jogging quando mi è caduto il cappuccio della felpa, mostrando il mio viso. Una ragazza mi ha riconosciuto ed ha iniziato a urlare, cominciando a rincorrermi. Si sono aggiunge altre pazze, e mentre passavo di qui mi è venuta l’idea per seminarle. Così ho provato a entrare qui, e ce l’ho fatta. Anche se la tua non è stata l’accoglienza che speravo›› conclude il racconto facendo una smorfia.

‹‹Credevo fossi un maniaco, o un ladro›› mi giustifico. ‹‹Insomma, ti rendi conto di ciò che hai fatto? Della paura che mi hai fatto prendere? Credevo di stare per morire! Credevo che…››. Spalanco gli occhi.

Edward mi sta baciando.

Mi. Sta. Baciando.

Ci vuole poco alla mia mano di infrangersi sulla sua guancia. Certo, è un attore famoso, bellissimo, anche simpatico, ma in fondo è uno come tutti gli altri.

‹‹Ahi! Ma sei pazza?!››

‹‹Tu sei pazzo!›› ribatto, da perfetta bambina dell’asilo ‹‹mi hai baciata!›› esclamo arrossendo. Anche se breve, il bacio mi è piaciuto eccome. Le labbra di Edward erano morbide, calde, gentili mentre si posavano sulle mie.

‹‹Non la smettevi più di parlare›› dice soltanto.

‹‹Ah, tu di solito fai così?››. Lo guardo male. ‹‹Chissà quanti baci dai alle giornaliste, allora…››.

‹‹D’accordo, basta›› mi interrompe divertito. ‹‹Ricominciamo da capo. Ciao, io sono Edward››. Mi porge la mano con un sorriso allegro.

Sbuffo, ma alla fine gliela stringo alzando gli occhi al cielo.

Edward mi fissa, in attesa.

‹‹Cosa c’è?›› domando.

‹‹Ora devi dirmi il tuo nome››

Lo guardo esasperata. ‹‹Ciao, io sono Bella›› mi costringo a dire, a denti stretti.

Il sorriso, adesso, è soddisfatto. ‹‹Vivi qui a Londra, Bella?››.

‹‹Sei un pessimo attore›› commento ridacchiando. Mi alzo dal divano, lasciando il ghiaccio nelle sue mani, e mi dirigo in cucina.

‹‹Ho fatto qualcosa?›› chiede seguendomi. È ancora senza maglietta, ed io in questo momento vorrei solo saltargli addosso.

Calma, Bella.

‹‹E’ quasi ora di pranzo›› gli faccio notare.

Si appoggia allo stipite della porta, incrociando le braccia, osservando ogni mio movimento con un sorriso leggero disegnato sulle labbra piene. ‹‹Mi stai per caso invitando a pranzo, Bella? In fondo hai ragione: devi farti perdonare per avermi ridotto così›› annuisce saggiamente, indicando il suo corpo, e ammicca per farmi capire che sta scherzando.

Prendo un libro di cucina orientale e inizio a sfogliarlo. Salto la sezione del pesce, arrivando subito a quella della carne, cercando la ricetta del piatto che volevo preparare per il pranzo di oggi.

‹‹Se non te ne sei accorto, Edward, fuori si è scatenato un temporale›› chiarisco, trovando la pagina giusta. Appoggio il libro vicino ai fornelli e recupero i filetti di pollo, che ho tagliato a fettine sottili questa mattina.

Ho intenzione di cucinare il pollo seguendo una ricetta indonesiana, magari un contorno di verdure indiano, e non sarà certo un attore bello, sexy, affascinante, spiritoso… a impedirmelo.

Edward guarda fuori dalla finestra, spalanca la bocca quando si accorge che ho ragione. ‹‹E io come faccio a tornare a casa? Abito dall’altra parte della città!››.

Scrollo le spalle con un sorriso. ‹‹Non ne ho idea. Intanto che ci pensi, vieni ad aiutarmi a cucinare››.

 

Dopo pranzo, Edward decide che fa troppo freddo per continuare a rimanere a petto nudo e infila la t-shirt che indossava sotto la felpa. E, poiché anche io inizio ad avere i brividi, mi copro con un vecchio, comodo, caldo felpone della Coca Cola.

Ha deciso di rimanere qui fino a che il temporale non si sarà placato, ed io ne sono internamente felice. Mentre mangiavamo abbiamo chiacchierato un po’ – cose futili, tante tante cose futili – e ho scoperto che Edward Cullen è anche un ragazzo tenero.

Ma ora c’è una cosa che devo assolutamente fare. Una cosa che sogno dalla prima volta che l’ho visto in televisione. Se non lo faccio, non me lo perdonerò mai.

Torno in soggiorno, e mi siedo sul divano accanto a Edward, incrociando le gambe sui cuscini. Mi sorride, ricambio con una punta di imbarazzo.

‹‹Qualcosa non va?›› chiede osservandomi.

Prendo un respiro profondo. ‹‹Devo chiederti una cosa›› dico, mordicchiandomi il labbro inferiore, come faccio ogni volta che sono nervosa.

‹‹Dimmi››

‹‹Posso… posso toccarti i capelli?›› domando, la voce piccola piccola.

Cerco di non ridere dell’espressione comparsa sul suo viso dopo le mie parole.

‹‹Vuoi toccarmi i capelli?›› ripete, per essere certo di aver capito bene.

Annuisco, titubante e imbarazzata. Non mi prenderà per pazza, vero? Tanto, ormai, cos’altro posso sembrare ai suoi occhi?

‹‹Oh, ehm… va bene›› accetta, alzando le spalle.

Non me lo faccio ripetere: subito mi inginocchio accanto a lui e, dopo un respiro profondo, immergo le mani in quella massa bronzea e disordinata.

‹‹Oh mio Dio›› sussurro estasiata. I capelli di Edward sembrano appartenere ad un altro mondo. Sono così soffici! Li accarezzo per almeno dieci minuti, mettendomi a cavalcioni su di lui per facilitarmi l’accesso alla sua testa.

‹‹Cos’hai?›› mormoro quando lo sento sospirare.

Mi scosto quel tanto che basta per osservarlo in viso e mi perdo nei suoi occhi verdi come… verdi come…

‹‹I tuoi occhi sono verdi come la menta piperita›› bisbiglio a poca distanza dalle sue labbra.

Sorride quando appoggio le mani sulle sue spalle, sistemandomi meglio sulle sue gambe, portando il mio viso ancora più vicino al suo.

‹‹Edward, ti decidi a baciarmi?››

‹‹Aspettavo lo facessi tu››

M accarezza le guance con la punta delle dita, e, finalmente, fa aderire la bocca alla mia. È un bacio lento, dolce, delicato.

O meglio, lo è prima che io mi faccia prendere dalla passione e gli circondi il collo con le braccia, approfondendo il bacio e stringendomi a lui con una forza che non pensavo di avere. Edward mi accarezza la schiena e le gambe, ancora nude, con una mano, mentre l’altra è sulla mia nuca e mi tiene stretta al suo corpo.

Quando ci separiamo, ansanti, comincia a parlare. Mi racconta tutto di lui, dal suo colore preferito alla sua infanzia qui a Londra, fino all’inizio della sua carriera d’attore. Lo fa tenendomi stretta a sé, con la voce bassa e la mano appoggiata alla mia guancia, il pollice che si muove sulla mia pelle in una carezza impercettibile.

Chiudo gli occhi, cullata dalle sue parole e dalle sue carezze lievi, il viso nel suo collo per inspirare il suo profumo.

Sospira ancora, e per un secondo sento le sue labbra sulla mia fronte. Ci scambiamo un lungo, intenso sguardo.

‹‹Non me ne andrò, Bella›› promette. ‹‹Finchè posso, rimarrò qui con te››.

Mi rilasso nel suo abbraccio, desiderando ardentemente di rimanere qui per sempre, di fermare il tempo.

Anche se, lo so, non è possibile.

 

Un abbraccio,

S.

   
 
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