Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Aliens    14/06/2011    4 recensioni
Passato, delusioni, illusioni e scoperte vanno sempre a braccetto nella vita di tutti i giorni. E basta un solo sguardo per ricordare ed immergersi di nuovo in quello che è stato. Basta un solo passo...per saltare da una situazione all'altra.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic



Image and video hosting by TinyPic




[ Andrea]

 

 

 

-Your love is a razorblade kiss, Sweetest is the taste from your lips, Your love is a razorblade kiss, Sweetest is the taste from your lips* -

Adoro questo mio angolo di paradiso.

Io, la mia cameretta tappestata di poster, la musica a palla che rimbomba per tutto il condominio, la chitarra al mio fianco attaccata all’amplificatore che manda un leggero ronzio come se volesse a tutti i costi essere agguantata e suonata a tempo della musica che si infrange contro le pareti, il portatile ai piedi del letto acceso sulla pagina di EMP sull’immagine di un corpetto vittoriano nero con i ricami rossi.

Si, decisamente il mio piccolo paradiso ritagliato dopo un giorno in una scuola che nemmeno mi piace.

Salto sul letto e agguanto la chitarra seguendo l’assolo della canzone dimenticandomi di avere addosso solo le mie culotte di microfibra nere con il teschietto sul sedere e una canotta a strisce nere e rosse abbinate ai calzettoni con la stessa fantasia che mi arrivano al ginocchio.

Gli H.I.M. sono dei miti davvero!

Oh, ciao!

Se state leggendo questo delirio è meglio che mi presenti.

Mi chiamo Andrea Linke, sia nome che cognome decisamente comuni.

Come lo è un po’ tutta la mia vita.

In 17 anni della mia vita ho visto mia madre piangere nelle braccia di mio padre un’ infinità di volte perché ogni giorno c’è la consapevolezza di non arrivare a fine mese.

Poveri i miei genitori, tre figli da portare avanti e un solo stipendio, quello di mio padre.

Abbiamo un bar nel palazzo di una delle aziende più importanti di Amburgo, la Stern & Con.

Non so cosa producano, ma sinceramente non mi interessa.

La nostra situazione economica forse è la causa del mio disprezzo verso ogni griffe esistente su questo mondo.

Penso servissero solo per omologare la gente, stampando su di esso un marchio quasi fosse un numero di serie e costringendoli, come fosse una droga, a trovare i soldi per riempirsi l’armadio di quella roba per poi trovarsi sotto un ponte senza soldi.

Ora, se qualcuno mi può spiegare a che cosa serve un vestito di Dior quando ti ritrovi a dormire su una panchina al parco, è un completo spreco di soldi!

L’abito non fa il monaco, questo è quello che penso.

Odio i pregiudizi, la divisione in gruppi distinti solo per un modo di vestirsi.

Penso che ogni persona abbia il diritto di potersi vestire come vuole, siamo in un paese libero cazzo!

Mi faccio ricadere sul letto posando la chitarra ai piedi.

I miei me l’hanno regalata quando avevo poco più di sette anni, sperando di distrarmi.

Ho imparato da sola, seguendo corsi su internet o a scuola.

Come ho imparato da sola a modulare la mia voce e non sforzarla troppo.

Il mio sogno è questo, svegliarmi un giorno e capire di avercela fatta, di aver trasmesso emozioni a qualcuno.

Voglio fare la cantante, in sintesi.

Sento squillare il cellulare da qualche parte nella stanza.

Balzo giù dal letto guardandomi intorno e sposto alcuni vestiti, quella massa informe nera, che ho buttato sul pavimento e  lo trovo sotto un paio di culotte nere.

Lo afferro guardando il nome che luccica intensamente sullo schermo seguendo il ritmo frenetico di Mind, dei System of a Down.

Sorrido impercettibilmente portandomelo all’orecchio.

-Annika!- esclamo appena apro la comunicazione.

Annika, la mia migliore amica, la persona a cui voglio più bene in questo mondo.

-Ehi Andy, come stai?-

Alzo un sopracciglio –Mi hai visto circa due ore fa a scuola- le faccio notare buttandomi sul letto –Bene come prima!-

-Oh si, certo!- ridacchia lei –Che fai?-

-Sento gli H.I.M. – rispondo e con una mano abbasso la musica che sta lentamente sfumando in Desurrection.

-E chi sono?- mi domanda.

Annika è il mio contrario.

Annika rispecchia alla perfezione il suo cognome: Stern.

Si, lei è la figlia del capoccione più importante dell’azienda dove mio padre ha il bar.

È un anno più grande di me ma a volte credo che la più grande delle due sia proprio io.

Annika è la classica riccona con la puzza sotto il naso, ne sono consapevole… purtroppo!

È biondissima e dai profondi occhi celesti con una passione sadica per il rosa confetto, una specie di Paris Hilton con decisamente più cervello e senza chiwawa pelato e vestito da ballerina dietro.

Figlia unica (mica come me che avevo un fratello minore rompicoglioni e un altro fratellino di poco più di due anni che sembrava aver preso come modello quella pulce senza cervello di Matt) e sicuramente l’unica che erediterà quella barca di soldi che il padre ha messo da parte.

Ancora adesso, dopo ben diciassette anni d’amicizia, rimango stupita da quella cabina armadio, della dimensione della mia casa, strapiena di scarpe delle marche più svariate usate una sola volta e di quel labirinto che lei chiama, ancora sadicamente, “il mio armadio dei vestiti”.

Le ho consigliato più volte di scrivere una mappa per quel “coso” perché rischio di perdermi un giorno cercando la sua giacca di Chanel.

Lei è tutto quello che mi fa dire “Caspita, sono solo una fottutissima ipocrita”, perché io ucciderei tutti i figli di papà su questa terra, ma rischierei volentieri la mia vita per lei.

Lei è sicuramente l’eccezione alla mia regola di ferro.

Io e Annika siamo il bianco e il nero.

Il paradiso e l’inferno.

Il ricco il povero.

Il cielo e la terra.

Così diverse ma allo stesso tempo legate da qualcosa di invisibile, qualcosa che difficilmente si rompe.

Siamo qualcosa che pochi sono.

Siamo amiche.

-Lascia perdere- le dico sospirando –Non è per te!-

-Immagino sia ancora quelle schifezze che ascolti tu- sentenzia.

Rido –Parla Miss Lady GaGa for ever-  rispondo per le rime –Ma lasciamo stare gli H.I.M., perché mi hai chiamata?-

La sento tacere un attimo.

Brutto segno, bruttissimo segno.

-Mi accompagni dal Caesar?- mi domanda con la sua solita vocina.

-Caesar?- esclamo –Ma sei pazza?-

Se cercate un posto che hanno il coraggio di chiamare Centro Commerciale dove per entrare dovete far scivolare la carta di credito in un congegno per farti aprire la porta, dove il prezzo più basso si aggira intorno ai 200 euro abbondanti, dove le commesse ti guardano come fossi un rifiuto da buttare nel cassonetto più vicino, beh, quello è il Caesar.

Il centro commerciale d’elite per eccellenza, il regno incontrastato della frivolezza e del consumismo, il posto dove si sbatte in faccia alla gente quanto si è ricco.

L’inferno, in poche parole.

-E daiiiii- miagola per convincermi - ti prego Andiiiiii-

-Non chiamarmi Andi quando vuoi portarmi in quel…- soppeso le parole.

In quell’inferno?

In quel cumolo di persone con la puzza sotto il naso?

In quell’orgia di frivoli Pariolini firmati fino ai capelli?

-…posto!- concludo.

-Dai, se vieni poi dopo passiamo in uno di quei posti squallidi che piacciono a te e ti compro la cinta di quel gruppo che conosci solo tu e che ti piace tanto!-

Cerca di comprarmi ora?

-1) Ecko non è un posto squallido ma è il posto dove potrei anche andare a vivere-

-Ma se ha le poltrone a forma di teschio!- ribatte.

-2)Il gruppo che conosco solo io sta nei libri di storia, controlla cara, si chiama Metallica- le faccio notare –Che ignoranza!-

-Io non lo conosco- si difende.

-E 3) non basterà certo una cinta dei Metallica a convincermi a mettere i piede in quel posto per ricconi!-

-Andrea senti, ho bisogno di alcune cose, sarà solo questione di pochi minuti, entriamo e usciamo, ma voglio che vieni con me…- mi dice lentamente –Ti pregoooo- piagnucola.

Annika è sempre stata accontentata.

Non ha mai dovuto lottare per avere qualcosa che desiderava.

Ma nonostante tutto non è la più viziata di questo mondo, almeno non secondo il mio parere.

Il potere di persuadere le persone lo ha sempre avuto, fin da quando eravamo piccole e mi voleva far giocare nella sua casa delle bambole.

Anche in questo ero strana, io alle bambole ci tagliavo i capelli, staccavo la testa e le squagliavo!

Beh, diciamo che per una bambina di cinque anni questa è una cosa un po’ macabra ma quella perfezione di plastica mi dava sui nervi!

A chi non la darebbe scusate?

-E va bene-

Come sempre cedo, ma come si può non cedere ad Annika Stern?

Se non la conoscete non potete sapere!

-Però mi devi un cd dei Black Sabbath- le dico mentre scendo dal letto e mi avvicino al mio armadio.

-E chi sono?- mi domanda e non so come non abbia fatto a prevederla –Un nuovo gruppo pop?-

Sgrano gli occhi.

Che cosa ha detto?

-Che cosa stai facendo? Bestemmiando?- esclamo scandalizzata dall’eresia che ha detto.

Ma un minimo di cultura musicale non gliel’hanno data?

Lei ride –Su, preparati, arrivo appena sono pronta-

-Quindi tra circa- mi guardo intorno –Quattro secoli?-

-Ehi!- esclama –Sbrigati tu, che so che stai in mutande!-

Mi guardo e poi guardo lo specchio.

Ho i capelli neri scompigliati, il trucco colato fino alla guance, una macchia dei cioccolato della mega barretta Milka che ho ingurgitato dopo pranzo e che si e posata a circa venti millimetri dal piercing che ho a un centimetro dalle labbra che fa compagnia alla circella sul naso appena visibile.

E si, come detto, sono in mutande e canottiera.

-Beh, sono sola, non devo mica andare ad un galà- commento ridacchiando.

-Cosa devo fare con te Andi?- mi domanda esasperata.

Rido e la saluto riattaccando.

Torno alla contemplazione della mia camera, sembra sia passato un uragano.

Sorrido e riaccendo la musica mettendo Dark Passion Play, uno dei Cd dei Nightwish che mi piace di più.

Mi lascio trasportare dalla voce di Anette Olzon.

Nonostante la odi un po’ per aver preso il posto di Tarja Turunen, la sua voce mi piace un sacco, specialmente in questa canzone.

Adoro Amaranth, è una delle canzoni che adoro di più.

Sculettando a ritmo (come se si potesse ballare su una canzone metal) mi strucco, mi vesto e mi trucco di nuovo alla perfezione.

Inizio a cantare con lei sapendo che la signora Evans del quarto piano si lamenterà con i miei.

Quando sento il clacson suonare e affacciandomi dalla finestra vedo l’Audi A3 cabrio di Annika, afferro la mia borsa e corro giù per le scale, ignorando i gentili epiteti che la Signora Evans, per l’appunto, mi urla contro.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Razorblade kiss – H.I.M. Traduzione pezzo: Il tuo amore è un bacio sulla lama del rasoio, è il più dolce il sapore delle tue la labbra, il tuo amore è un bacio sulla lama del rasoio, è il più dolce il sapore delle tue labbra.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Aliens