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Autore: MaTiSsE    14/06/2011    5 recensioni
Bella Swan era una giovane, felice e normalissima adolescente. Edward Masen il suo dolcissimo, splendido ragazzo.
Fin quando qualcosa di oscuro non viene a separarli, distruggendo il loro sogno d'amore.
Edward scompare il giorno del diciassettesimo compleanno di Bella da Forks, piccola cittadina in provincia di Washington.
Dov'è finito Edward?
Come vivrà Bella la sua esistenza senza di lui?
Riusciranno mai a ritrovarsi?
E se questo accadesse, come andranno le cose tra i due?
Leggete per scoprirlo! :)
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più libri/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buonasera a voi tutte!
Perdonate l'immenso ritardo...Non starò qui a spiegarvi tutti i miei casini però...posso dirvi che ho una vita (sia reale che "virtuale") abbastanza impegnata. Se a questo sommate il solito "blocco dello scrittore" che ogni tanto fa capolino...Beh, il risultato è chiaro!
Grazie mille per le recensioni al precedente capitolo..Cercherò di rispondervi il prima possibile! Siete carinissime...:)
Vi lascio alla lettura del nuovo capitolo. In questo caso ad ogni POV corrisponde un sottotitolo che aiuta meglio a comprendere gli avvenimenti narrati... Spero sia di vostro gradimento!
A presto
MaTiSsE!



CAPITOLO 25

Il Confine Sottile Tra Amore Ed Errore
(POV EDWARD/KEIRA/BELLA)














POV EDWARD
PENSIERI


"Ta....Tanya?!" - Al termine del racconto quasi urlai il nome di mia cugina, tenendo le mani serrate in un pugno poco amichevole. Allison, di tutta risposta, mi rivolse uno sguardo perplesso. Forse impaurito. Mi resi immediatamente consapevole della mia reazione esagerata e tentai di ammorbidire quantomeno il tono di voce. Ally ormai conosceva perfettamente la mia vera identità e la portata devastante della nostra natura di predatori: era pressocché ovvio che mostrasse diffidenza nei nostri confronti. Beh, diffidenza era poco. Terrore, probabilmente, rendeva meglio l'idea. Dopotutto era soltanto un essere umano: dovevo controllarmi.

"Sì, Edward. Vostra cugina Tanya mi ha ordinato di far questo. Di lasciar intendere a Bella che...fosse in pericolo...Che voi....voi tutti avreste potuto...."
"Uccidermi." - Terminò Isabella. - "Ma è assurdo! Allison non avresti dovuto assecondarla! Avresti dovuto parlarne con me, per prima! Loro..." - Ci indicò tutti, dal primo all'ultimo. Me compreso. - "Non mi farebbero mai del male. Mai." - Calcò molto sull'ultima parola ed io sospirai di sollievo. Almeno era consapevole del fatto che nessuno di noi si sarebbe mai azzardato a causarle sofferenza, fisica o mentale. Almeno intenzionalmente. Io meno di tutti, anche se non sempre la fortuna era dalla mia.

"Bella, adesso lo so. Perdonami! Credevo che tu fossi in pericolo. Pensavo che tu non sapessi che..."
"Lo so cosa sono, Ally." - Sospirò.
"Ecco....Beh, non credevo ne fossi al corrente. Mi preoccupavo per te. E poi Tanya mi aveva promesso che mi avrebbe aiutato a trovare Keira ed io le ho creduto....Sono stata così sciocca, Bella. Una sciocca!" - Singhiozzò coprendosi il viso con entrambe le mani.

Bella le s' inginocchiò accanto, guardandola con la stessa tenerezza con cui si può guardare un cucciolo. Con la stessa dolcezza con la quale teneva in braccio il bimbo biondo dei nostri vicini quand'ero ancora l'umano Edward Masen.
Non era arrabbiata con Allison. Non lo era mai stata. E non l'avrebbe perdonata perchè, semplicemente, non c'era nulla da perdonare.

Strinse le sue mani attorno a quelle di Allison riempendomi il cuore di una sensazione dolcissima. Per un istante mi parve agire come solo una mamma sa fare. Era cresciuta, era diversa dalla Bella diciottenne che avevo lasciato quella notte a Forks. Potevo leggerlo in ogni gesto, in ogni parola, nel suo sguardo carico di comprensione. Era bellissima in quel momento, più bella del solito.

"Non sei stata sciocca, Allison. Sei stata solo una sorella amorevole. Ed un'adorabile ingenua."
"Quindi...?" - Domandò sorpresa la giovane, alzando il viso per inquadrare la sua interlocutrice - "... Non sei arrabbiata con me? Mi perdoni?"
"Non sono  mai stata arrabbiata con te. Certo che ti perdono, stupidina!"

Come previsto. Mi venne da sorridere.

"Oh Bella! Bella, grazie!!"
"Però...." - La ammonì con tono dolce ma irremovibile - "..Non avresti dovuto  fidarti così facilmente. Tanya ti ha detto tante bugie. Lo vedi? Io sono qui. So tutto. Io amo Edward, tesoro e nulla potrà farmi cambiare idea al riguardo..."

Io amo Edward.

Rabbrividii nell' ascoltare quelle parole. Perchè sapevo che Bella era arrabbiata con me; non potevo darle torto di nulla e per qualche istante avevo immaginato che potesse detestarmi a tal punto da scacciarmi dalla sua vita appena fossimo rimasti da soli. Il silenzio che ci aveva accompagnato nel nostro breve viaggio verso La Push e - soprattutto - la consapevolezza che non mi avesse rivolto neanche un solo sguardo, neppure un'occhiata truce, mi avevano indotto a sprofondare in uno stato di totale disperazione. Il singulto di dolore e rabbia che avevo percepito dentro di me mi aveva sorpreso e quasi mortificato: Bella era l'unica persona al mondo per la quale, a distanza di due anni, riuscissi ancora a provare sensazioni del tutto umane. Era l'unica persona al mondo a rendermi inerme. Debole. Plasmabile, nelle sue mani. Come se non fossi stato invincibile ed immortale. Come se non fossi mai stato un vampiro.

Ed invece, adesso, le sue parole tornavano a darmi nuova speranza.

Certo, sarebbe stato difficile. Avrei dovuto parlarle piano, spiegarle tutto. E se il prezzo da pagare, in cambio, era mettere in pericolo il segreto della tribù beh, andava più che bene. Non me ne importava un bel niente di quel branco di cani bagnati.
Bella avrebe compreso. Avrebbe perdonato. Perchè la mia Isabella era una persona buona e mi amava.

"Come cazzo fai ad essere innamorata di un succhiasangue? Dannazione, Bella!"

Ricominciava. Jake.
I pensieri subdoli ed irritanti di quel cane mi stavano urtando pesantemente i nervi. Non sapevo per quanto ancora avrei resistito poiché la mia pecca più grande restava l'autocontrollo. Era decisamente ancora poco sviluppato. Riuscivo a resistere all'odore del sangue ormai ma non ai miei eccessi d'ira e troppo spesso finivo col prendermela col prezioso mobilio della mia povera Esme.
Jacob Black, quell'insulso e snervante ragazzino indiano, stava mettendo a dura prova la mia pazienza già da diverse ore con i suoi pensieri continui e fastidiosi su Isabella.

Dio, quanto sei bella
Come vorrei poterti stringere...
Io sono perfetto...Perfetto per te..
Con me non dovresti rinunciare a nulla, Isabella. Io non sono come lui.

Li avevo imparati parola per parola. Uno ad uno. E per ogni pensiero sfuggito a quella mente perversa gli avrei tirato un pugno talmente forte da spaccargli la mandibola.
Ci mancava soltanto la sua cotta penosa verso Isabella. Non bastava l'idea di dover ogni giorno convivere in maniera più o meno diplomatica con un branco di lupi pelosi ed arroganti: adesso dovevo anche combattere con l'innamoramento vero o presunto di uno di loro verso la mia ragazza.

Jake avrebbe dovuto metterselo bene in testa: Bella era mia. Lo sarebbe stata per l'Eternità.

Avrei dovuto trattenermi, lo sapevo bene. Ma l'impulso fu più grande. Insostenibile.
Mi voltai appena nella direzione di Jake, emettendo un sibilo acuto e ringhioso. Non ebbe tempo materiale per rispondere alla mia provocazione: Bella ci aveva già fulminati entrambi con uno sguardo solo.

Sorrisi.
Gli era andata bene dopotutto e gli avevo comunque dimostrato che nessuno poteva mettere le mani sull'unica donna della mia vita.

"Sono davvero sorpreso..."

La voce di Jazz ci indusse a voltarci tutti nella sua direzione. Era stato in silenzio sino a quel momento e, considerando la sua scarsa tendenza alla chiacchiera, il suo intervento appariva piuttosto strano.
 
"Da cosa Jazz?"

Sapevo cosa stava per dire.

"Da Tanya, Alice. E' sempre stata così calma, pacata. Così giusta ed assennata. .."
"Effettivamente non è da lei comportarsi in questo modo tanto subdolo. Circuire Allison soltanto per un capriccio, soltanto per..."

"....per amore." - Sussurrò Bella. Ad occhi bassi teneva le mani della sua amica. Un piccolo fremito, il tremolio delle dita: Allison le raccolse nel palmo e nonostante ancora piangesse la vergogna del suo tradimento, la guardò con quegli occhi carichi di comprensione che sapeva riservare solo a lei. - "Tanya è innamorata di te. Ha fatto tutto questo per te, Edward."
"Non m'interessa" - Mi trovai a ribattere. Il mio tono di voce era duro, lo sapevo, ma ovviamente l'irritazione era unicamente rivolta a Tanya. - "Quel che ha commesso non può essere giustificato in alcun modo. Ha agito alle nostre spalle, non posso perdonarla."
"Importa solo questo? Che vi abbia imbrogliato? Davvero, Edward?"

Parlava a voce bassa, composta. Quasi distaccata. Ma continuavo ad osservare quel modo convulso che aveva di stringere la mano di Allison e mi sentivo inerme e disperato. Soffriva. Forse per l' idea che qualcuno potesse amarmi?  Forse per l'idea che qualcuno potesse architettare e giostrare giochetti pur di tenermi nuovamente con sè?
A me sembrava tutto una follia. Francamente faticavo a comprendere l'ossessione di Tanya nei miei confronti e raramente pensavo di meritarmi Bella: dentro di me ero ancora cosciente di essere un mostro.
E tuttavia non potevo assolutamente permettere che Bella si disperasse per causa mia: il mio cuore era suo e suo soltanto, doveva saperlo. Se fossero serviti altri mille anni per convincerla di questa realtà, per livellare le sue paure e quelle dolcissime insicurezze fino a farle sparire del tutto, allora l'avrei fatto: avrei lavorato, parlato, agito fino a sfinirmi, sino al momento in cui non ci sarebbe stato più alcun dubbio su di noi.

"Non capisco Bella. Che vuoi dirmi?"
"Il fatto che Tanya ti ami a tal punto non ti tocca?"
"Certo che mi tocca. Mi irrita. Mi disgusta. Perchè nessuno e sottolineo nessuno.." - L'occhiata a Jacob fu eloquente. Se ne stava in un angolo in disparte, fingendo disinteresse e tuttavia seppi per certo che aveva compreso sin troppo bene l'antifona - "...ha diritto di separarci. Nessuno deve neanche tentare di farlo. Non m'interessa che Tanya sia mia cugina, non m'importa quanto possa amarmi. Ci ha tradito."

Bella non continuò oltre, limitandosi ad una lieve alzata di spalle.
L'avrei scossa, detestavo quel silenzio tra noi. Ma sapevo che in quel momento, se l'avessi anche solo sfiorata, le avrei fatto del male, inevitabilmente.
Odiavo la mia mente stupida che mi permetteva di leggere i pensieri di persone inutili e non quelli della mia Isabella: avrei dato un braccio per conoscerli, in quel momento.

"Edward, non siete da soli. Siamo a La Push, ricordi? Parlerai con Bella quando sarà il momento"

Il pensiero di Alice mi arrivò forte e chiaro, prima che si schiarisse la voce pubblicamente rompendo quella cappa di silenzio ed imbarazzo scesa sulla piccola saletta della casa di Emily Young.

Emily non era con noi: sapevo che si trattasse di una bella giovane dai tratti morbidi ed i capelli scuri e sapevo anche che Sam, l'alfa del branco, aveva lasciato la sua precedente fidanzata - la spigolosa Leah - per Emily che di Leah era la cugina, preso da un vero e proprio raptus d'amore. Non avevo mai compreso questo strano modo di fare che avevano i lupi, quel particolare tipo di colpo di fulmine che loro chiamavano imprinting. Ma sapevo che aveva un potere indescrivibile: chi veniva colpito dall'imprinting non poteva far altro che vivere in funzione dell'oggetto del proprio amore. Immaginavo si trattasse di qualcosa di molto simile al sentimento innaturale e perfetto che mi legava ad Isabella.
Al contrario, Sam ci aveva raggiunti poco dopo il nostro arrivo alla riserva, trascinandosi dietro un ragazzetto simpatico, dal sorrido pronto: Seth Clearwater. Dei tre mi era risultato certamente il più cordiale e gioioso. Sam si era mostrato gentile, a suo modo, ma ovviamente era chiaro che mal tollerasse la nostra incursione: non era prevista alcuna eccezione al patto ed ora avrebbe dovuto trovare delle buone argomentazioni per spiegare la presenza di tre succhiasangue del clan Cullen al Consiglio dell tribù. Aveva aperto la bocca sì e no un paio di volte e meno ancora si era rivolto a Jacob: lo considerava responsabile della nostra presenza a La Push e lo accusava, mentalmente, di essere stato troppo magnanimo nei nostri confronti.
Poco più in là anche il giovane Embry se ne stava in silenzio, a braccia conserte. Evidentemente irritato, mortificato, dispiaciuto. Ma il motivo del suo nervosismo era totalmente differente da quello di Sam: il peso sul suo cuore dipendeva dalla consapevolezza che Allison non ricambiasse il suo amore. La nostra presenza in casa di Emily gli era indifferente, eccezion fatta per Jasper che riteneva colpevole del mancato affetto di Ally nei suoi confronti. Detestava anche l'idea che potesse soltanto aprir bocca.
Mi venne da sorridere: vampiri, licantropi o umani che fossimo, a nessuno veniva risparmiata la più atroce delle sofferenze: quella per amore.

"Bella..." - Mormorò mia sorella alle mie spalle - "Penso che dovremmo..."
"Aspetta!" - L'anticipò Isabella, come riscuotendosi - "Io...non ho ancora finito.."
"Bella...credevo che tu mi avessi...che noi..."
"Allison ti ho perdonata e ci siamo chiarite. Ma ci sono ancora troppe cose di cui discutere...Tu....Tanya ti ha cercata? Sa che sei qui? E tua...tua sorella.."
"...Mia sorella non è più tale, Bella. So cos'è Keira adesso..." - Mormorò piano, chinando la testa. Guardai curioso e dispiaciuto una lacrima scivolarle dalla guancia alla casacca chiara che indossava, macchiandola prima di asciugarsi.
I padroni di casa sussultarono e Jacob, per la prima volta, ci guardò con sgomento.

"Keira...Keira è la sorella di..."

Annuii prima che potesse terminare il suo pensiero.

"...Non importa, comunque. Sul serio. Non l'ho mai avuta realmente e non l'avrò mai più. La bambina che ho cresciuto appartiene ad un'altra epoca.  Non si torna più indietro Bella e le cose non cambiano. E' andata così, non posso far altro che guardare avanti adesso."

Alice represse un singhiozzo sulla spalla di Jasper.  Io ed Isabella sospirammo affranti nello stesso istante.

"...E per quanto riguarda Tanya" - Continuò come se nulla fosse, ma mentiva. Faticava, era evidente - "Per quanto riguarda lei non so nulla. Mi starà cercando, ovviamente..."
"Ci penseremo noi a questo, Allison. Non aver paura. Ok?"

Mi guardò per la prima volta tentando di sorridere ed annuì. Sembrava si fidasse.

"Sono certa di non dovermi preoccupare, Edward. Grazie."

"Bene." - Esclamò Alice battendo le mani - "Adesso che tutto è più o meno chiaro credo sia ora di togliere il disturbo. Vero Edward?"  

Annuii, stringendo i pugni. Dovevamo andare: la riserva restava territorio nemico. Ed anche noi eravamo molto meno che bene accetti.

"Sì, è davvero ora. Bella...?"

Mi guardò smarrita.

"Dobbiamo andare via? E...Ed Allison?" - Indicò la sua amica, confusa - "Come...Io..."
"Beh....Allison potrebbe venire con noi. " - Si affrettò ad aggiungere Alice, per calmarla. Aveva immediatamente percepito l'agitazione di Bella e, pur sapendo che Jazz avrebbe potuto calmarla in un solo istante, si era immediatamente lanciata nella sua opera di salvataggio. Le voleva molto bene, era fuori discussione. - "...Non è più necessario che resti qui a La Push, ormai. Se ti senti bene Allison, puoi tornare a Forks. Vi terremo sotto controllo noi.."
"Perchè succhiasangue? Credi che noi non siamo in grado di difenderla? Di prenderci cura di lei e di Bella?" - Inveì Jacob violentemente. La rabbia che già faticavo a tenere sotto controllo dentro di me montò rapidamente, facendomi scattare.
"Maledizione! Non provare mai più a rivolgerti in questo modo a mia sorella!" - Urlai agitandogli contro la mano

Anche Jasper si era irritato notevolmente per l'uscita infelice di Jake, assumendo una tipica posizione di difesa contro di lui. Entrambi si erano sporti in avanti, tenendo un pugno chiuso davanti a se: Jazz aveva cominciato a ringhiare ed Alice e Bella erano prontamente intervenute per fermare qualsiasi discussione. La più preoccupata era certamente Alice: temeva che Jake, nervoso ed irritato, avesse potuto trasformarsi davanti a Bella ed Allison. Non sarebbe stato un grande spettacolo: avevamo ancora troppe cose di cui discutere con Bella prima di darle una dimostrazione pratica di ciò che ancora le nascondevamo.

"Ok, ok ragazzi, basta. Non importa, sul serio, è tutto tranquillo..."
"Quel che Jacob voleva intendere.." - La voce di Sam ci arrivò calma, quasi distaccata. Con quel suo modo di fare sempre diplomatico ma comunque serio ed autorevole mi ricordava troppo spesso mio padre Carlisle: era davvero un ottimo alfa. - "..E' che Allison è stata con noi sinora. L'abbiamo curata ed accudita ed ormai è diventata quasi di casa. Per.....Emily sarebbe molto triste vederla andar via così...La proteggeremo da chiunque. Sapete che possiamo farlo senza alcun problema." - Sollineò con convinzione. Ma qualcuno non era d'accordo.
"Credo che ad Emily non dispiacerà affatto, Sam..." - Intervenne Embry. Non aveva parlato sino a quell'istante ed il suo discorso destò ovviamente sorpresa. Ma non per me che già conoscevo i suoi pensieri. - "...sapere che Allison si trova con le persone con cui vuole realmente stare."
"Embry non..."
"Ally, non devi darci alcuna spiegazione. E' meglio che tu vada con loro. Sappiamo tutti quanto bene vuoi a Bella, non ci offenderemo."

Embry parlava con calma ma nei suoi occhi chiunque avrebbe potuto leggere la mortificazione di un amante ferito. Credeva che il posto di Allison non fosse con lui nè con nessuno in quella tribù. Credeva che nel cuore di Allison non ci sarebbe mai stato posto per lui ed allora era meglio tenerla lontana. Non voleva più illudersi: avrebbe sofferto troppo nell'averla accanto a sè senza poterla toccare, stringere, baciare. Senza poter vedere ricambiato il suo povero amore.

Forse Bella non intuì tutto il dolore che c'era dietro quelle parole. O forse, in quel momento, non le interessò, troppo felice di potersi "riappropriare" della sua amica. Fatto sta che ignorando - quasi inaspettatamente - l'espressione sgomenta di Allison di fronte alle parole di Embry, la invitò a prepararsi in gran fretta.

"Ally...Ti aiuto a sistemare le tue cose. Andiamo, si torna a casa mia!"
"Bella ma io...non..."
"Avanti! Hai sentito Embry? Non c'è alcun problema, parlerà lui con Emily...Vero?"
"Certo."
"Bene! Grazie mille, Embry. Su Ally, dobbiamo andarcene. Charlie mi aspetta. Sarà così felice di vederti!...Ammesso che sia ancora tutto intero.." - Borbottò quasi comicamente. Alice le cinse le spalle, sorridendo.

"D'accordo...Allora..."
"Dimmi dove sono le tue cose, ti aiuto a prepararle.."
"Non ce n'è bisogno.." - Rispose Embry ancora una volta. Allison lo guardò sgomenta, come se non riuscisse a comprendere il motivo di tutta quell'improvvisa ostilità. Come se lo comprendesse e se ne sentisse responsabile. - "Allison non ha quasi nulla con sè. Ha perso buona parte delle sue cose nel bosco dove Sam l'ha ritrovata. Quel poco che ha adesso gliel'hanno fornito Emily e Leah. Glielo porteremo noi con calma. Andate prima che si faccia buio."

Andate prima che il dolore diventi insopportabile.

Guardai Embry con uno sguardo pieno di comprensione. O forse di compassione. A parte me non avevo mai visto nessun uomo soffrire così tanto per amore. Mi ricambiò rivolgendomi due occhi scuri e gonfi: la luce che vedevo in essi brillare era tanto forte ed intensa da apparirmi assolutamente insostenibile. Assolutamente incomprensibile.
Assolutamente, dolcemente, inequivocabilmente dolorosa.
Ma fu un attimo: il tempo che fu necessario ad Embry per realizzare il mio sguardo su di lui.
Si raggelò immediatamente, riservando a me per primo e, successivamente, ai miei fratelli, un'occhiata piena di aspro e glaciale risentimento. Fu più eloquente il suo comportamto nei confronti di Allison: non la degnò di uno sguardo.

Abbassai per un attimo lo sguardo, costernato. Quando lo rialzai incontrai gli occhi di Isabella.
Felici.
Teneva per mano un'Allison assolutamente confusa, divisa tra la gioia del perdono di Bella e l'inquietudine per il comportamento di Embry.
Ma lei era felice e questo mi bastava.

"Andiamo? Alice e Jazz sono già sulla porta, perchè te ne stai lì impalato?"
"Sì, andiamo."
"Edward?"
"Dimmi..."
"Non credere che sia finita qui." - Bisbigliò - "Dobbiamo parlare ancora, io e te."
"Lo so.." - Mormorai sorridendo. Dopotutto era tenera con quell'atteggiamento da bimba arrabbiata. Non le riusciva serio quanto avrebbe voluto.
"Bene. Beh..." - Si voltò in direzione di Jacob e gli altri. - "Jake....Ragazzi...Grazie...di tutto.."
"Tranquilla Bella. Riguardati. Ed anche tu, Ally. Verremo a trovarvi." - Intimò Jacob con un tono falsamente cordiale.
"Buona serata ragazze. Allison, abbi cura di te."
"Sì, Sam...Ti prego, dai un bacio ad Emily da parte mia."
"Lo farò" - Le sorrise.

La guardai mentre pensava a cosa fare con Embry. Guardavo lo sguardo perplesso di Bella e poi tornavo a quello sgomento di Allison: le avrei dato una spinta per convincerla a correre ed abbracciare quel ragazzone che se ne stava in un angolo.
"E...Embry.....Io volevo..."

Volevo salutarti.
Per bene, Embry, non come si fa con gli estranei.
Ma tu non lo desideri, lo vedo.
Non voglio farti soffrire Embry, mi sento un verme.
Io...io non lo so che devo fare.
Non so che dirti.
Vorrei soltanto non farti male e lo sto facendo.

Dio Santissimo.
Avrei desiderato tapparmi le orecchie e chiudere il cervello. I miei pensieri erano tristi, quelli delle persone che mi circondavano devastanti. Non era decisamente un grande affare il potere datomi in consegna con la nuova vita da immortale!


"Embry io..."
"Ciao, Allison. Ci si vede." - Mugolò l'interessato, scomparendo improvvisamente dietro una porta. I suoi pensieri si allontanarono allo stesso modo.

Guardai Allison. Deglutì, standosene immobile.
E soltanto quando Bella le strattonò leggera una mano rispose con un cenno.

"Andiamo.."

Ringraziai la buona sorte: non vedevo l'ora di andar via da quel posto.





POV KEIRA
PROGETTI PERICOLOSI



Mi avevano detto che sarebbe stato facile.
Che non avrei ricordato, che non avrei sofferto.
Che l'unico dolore sarebbe stato quello della gola che arde per l'eccessiva sete. Ma avrei potuto uccidere  e sbarazzarmi di quel fastidio facilmente.
Mi sarebbe bastato bere del sangue. Succulento, profumato sangue umano.
E non avrei provato rimorsi: della vita delle mie vittime me ne sarei infischiata.

E così era stato, per i primi giorni.
Per il primo mese, forse due.
Magari avrei continuato ancora così, in quel modo brutale, trascinandomi dietro le carcasse inutili di quei fragili umani la cui pelle si era lacerata sotto i miei canini. Oggettivamente non c'avevo badato mai molto: tutto quanto m'interessava era il sapore del loro sangue caldo mentre scivolava nella mia gola.

E non mi aveva toccata quasi per nulla, allo stesso modo, l'idea di essere un'omicida. Sino a quando, tuttavia, non avevo incontrato due occhi azzurri.
Luminosi.
Chiarissimi.

Perchè in quegli occhi avevo ritrovato i miei.
Quelli che mi appartenevano da umana.

Certo, avevo faticato un poco. Non subito mi era riuscito di prendere consapevolezza di me stessa.
Però...
Però, dopo un po', era stato semplice: avevo rivisto me stessa riflessa in uno specchio, nella vecchia casa che era stata anche la mia. In un tempo così lontano da sembrare irreale: un tempo che, nonostante questo, io avevo vissuto, mi era appartenuto.
Ho avvertito quasi subito, come se fosse stato reale, la medesima la brezza di un antico giorno di primavera entrare dalla finestra aperta. Ho visto le tendine in pizzo bianco muoversi leggere trascinate dal vento. Ed ho incontrato il mio viso mentre, intenta nell'intrecciarmi i lunghi capelli, canticchiavo una musichetta non più nota.

Ma quelli che mi ero ritrovata davanti non erano gli occhi miei, quelli dei miei ricordi andati.
Erano gli occhi di mia sorella Allison. E quelli di una donna più adulta - nostra madre - prima di lei. Prima di noi.


Mi avevano detto che non avrei ricordato nulla del mio passato.
Victoria me l'aveva giurato.
Ed allora perchè i ricordi mi stavano tartassando il cervello?
Perchè sentivo un dolore forte all'altezza di quel mio cuore morto? Perchè avvertivo una voragine scavarsi nel petto e divenire sempre più profonda?

Perchè nessuno mi aveva detto che avrei desiderato toccare mia sorella anzichè divorarla?
Perchè nessuno mi aveva detto che avrei fatto di tutto per proteggerla da me stessa? Che avrei sacrificato il mio desiderio sfrenato di assaggiarne il sapore per il suo bene e per la sua sopravvivenza?
Perchè nessuno mi aveva detto che avrei desiderato tornare umana anche un solo istante per poterla riabbracciare?

Ed invece non ho fatto nulla di tutto questo. L'ho anzi scaraventata lontano da me e le ho fatto del male al cuore per non ferirla fisicamente.

Oh, io avrei voluto correrle incontro!

Avrei voluto dirle "Ti ho trovata. Ti ho cercato per così tanto, adesso sei qui con me. E' un sogno.."

Ed invece era un incubo.
Perchè non potevo riabbracciarla: le avrei fatto del male.
Perchè non potevo aspirarne il buon profumo di casa: l'avrei trovata troppo succulenta. L'avrei uccisa.

Non avrei potuto far nulla senza pensare di disintegrarla.

Non era più tempo per noi, era questa la verità.


Con i miei pensieri d'angoscia e dolore nella testa, continuai ad aggirarmi per la foresta senza una metà precisa, come già stavo facendo da diverso tempo.
Quasi barcollavo e mi venne da ridere: un vampiro senza senso dell'equilibrio. Rasentavo il ridicolo.
Ma tutto sommato, c'era poco da lamentarsi delle mie capacità: ero riuscita a sfuggire alla presa di Edward Cullen piuttosto facilmente grazie alla mia rapidità ed ai riflessi pronti che l'immortalità mi aveva donato.
Mi era andata bene; il fuoco negli occhi di Edward non mentiva: mi avrebbe uccisa, ne ero certa.
Non soltanto avevo scatenato la sua irritazione suggerendogli di trasformare mia sorella in un vampiro ma, in primis, avevo messo in pericolo la sua dolce metà spingendomi sino a casa sua.

Idiota.

Non me ne importava un bel niente di quella stupida ragazzina dall'aria spavalda che si tirava dietro: pensava di poter avere a che fare con noi vampiri facilmente e senza alcun problema soltanto perchè se la intendeva con quelli del clan Cullen? Che sciocchezza!
Ma ovviamente questi erano solo affari suoi: benché quell'aria seria e saccente smuovesse i miei nervi con notevole facilità, di Bella non m'interessavo affatto. Salvo che per un aspetto: l'amicizia che la legava a mia sorella.
Forse, per riappropriarmi di Allison avrei potuto far leva sul "buon cuore" di Isabella, convincendola e fornirmi il suo aiuto, benché mi pareva ovvio che non avrebbe ceduto così facilmente alle mie lusinghe.
O forse avrei dovuto servirmene in maniera più "cruenta": avrei potuto rapirla, per esempio, metterne in pericolo la preziosa esistenza. I suoi adorati Cullen sarebbero accorsi in suo aiuto, ovviamente, ed io avrei potuto ricattarli barattando la futura immortalità di mia sorella in cambio della vita della loro adorata mascotte.

In una situazione del genere Edward non me l'avrebbe negato un simile favore.
Non se questo avesse significato avere salva l'esistenza della sua sciocca fidanzatina.

Ed io, viceversa, avrei così ottenuto la possibilità di trascorrere la mia vita immortale  accanto a quella sorella così preziosa, proprio come da sempre avevo sognato quand'ero ancora la semplice Keira Sanders. Con la variante che, adesso, c'era a nostra disposizione un "per sempre" che la nostra limitata esistenza da esseri umani non ci avrebbe mai consentito.

Sorrisi; fuori pioveva e non m'importava.
Tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Avrei ritrovato mia sorella, l'avrei portata da Victoria. Le avrebbe voluto bene anche lei e tutto sarebbe andato alla perfezione: avremmo avuto la nostra famiglia e sarebbe durata per l'Eternità.

Sorrisi, finalmente.

Le gocce di pioggia si muovevano lente lungo le pieghe della mia pelle ma non m'importò. Tutt'altro: la trovai una sensazione dolcissima.
Ero felice: davanti a me si prospettava un futuro radioso ed in quell'istante qualsiasi cosa fosse accaduta l'avrei trovata meravigliosa.


Qualsiasi cosa meno che una: incontrare James.


Me lo ritrovai seduto silenzioso con la schiena poggiata ad un abete.
Ovviamente stava aspettando me: lo compresi dal leggero risolino che gli piegò all'insù gli angoli della bocca allorchè il mio sguardo cadde sulla sua figura immobile.
Non l'avevo mai tollerato troppo e, per me, costituiva l'unica causa di dispiacere dell'essere stata assimilata nel clan di Victoria. Con Laurent le cose andavano più o meno bene, nel senso che nessuno dei due disturbava l'altro; ognuno metteva a frutto il proprio tempo senza badare all'altrui presenza e sostanzialmente non ci davamo alcun fastidio.
Ci eravamo soltanto reciprocamente indifferenti.
Viceversa, James aveva da sempre mostrato profonda intolleranza nei miei confronti. Ogni occasione era buona per rammentare a Victoria quanto fosse stata inutile la mia trasformazione, o quanto irritante o quanto "dispendiosa" giacché, a suo dire, adesso bisognava dividersi necessariamente il sangue delle nostre vittime in quattro e non più tre.

Semplicemente era geloso, era questa la realtà. Considerava Victoria una creatura stupida ed insignificante, ancora troppo capricciosa e troppo bambina nonostante i decenni da immortale che si portava sulle spalle. E tuttavia, nonostante una considerazione così bassa, gli piaceva l'idea che fosse la sua servetta, il suo "cagnolino" ubbidiente: Victoria era troppo innamorata - ovviamente senza essere ricambiata - per potergli negare alcunché.
In tutto questo frangente io, in quanto creazione di Victoria ed in quanto compagna prediletta, costituivo l'ostacolo per eccellenza.  Colei che avrebbe fatto di tutto, per tenerla lontana da lui. Finchè l'Eternità mi avesse sorriso, s'intende.

James alzò gli occhi su di me. Fingeva scarsa concentrazione. In realtà stava analizzando ogni mia mossa.

"T'oh! Guarda chi si vede...La piccola Keira."

Piegai le lebbra in una smorfia.

"Ciao, James."

Restituii il saluto fingendo indifferenza. Non sapevo cosa attendermi ma ero certa che qualcosa stesse bollendo in pentola. Mossi qualche altro passo sul fogliame bagnato, cercando di allontanarmi. Ma lo sapevo: mi avrebbe colpita alle spalle.

"Dove sei stata?" - Domandò improvvisamente, guardandomi dall'alto in basso. Era diffidente ed astioso e tuttavia cercava di non darlo troppo a vedere per non mettermi in allarme.
Eppure lo comprendevo facilmente: dal tono acuto della voce, dalla stretta delle mani chiuse in un pugno ostile, salla sfumatura brillante di quegli occh cremisi. Così penetranti, così rabbiosi.
Lo detestavo.
"In giro, James." - Mentii dandogli le spalle. - "Cosa c'è? E' vietato forse?"
Non mi fu concesso neanche qualche secondo per realizzare, per difendermi. Mi ritrovai con le spalle inchiodate al tronco di un albero vicino, la mano di James stretta attorno al collo.
"Non tentare di fregarmi, bambolina..Non mi sei mai piaciuta. Mai. E non capisco cosa ci trovi di tanto entusiasmante Victoria in te. Ma stai pur certa che farò di tutto per eliminarti in modo rapido ed indolore, mia piccola Keira."

"Stronzo" - Fu tutto ciò che riuscii a mormorare.


"Che succede qui?!"
"Victoria!"

Una voce nota, familiare. Sospirai di sollievo, irrimediabilmente.
Mi era andata bene con Edward ma non ero certa che ce l'avrei fatta anche con James. Non con il morale a terra che mi ritrovavo.

James lasciò istantaneamente la presa su di me, scaraventandomi ad una decina di metri da lui. Vicky mi fu accanto con la sua abituale velocità di vampiro.

"Tutto ok?"

Annuii.

"James! Che diavolo ti prende?!" - Urlò contro il mio aguzzino. Che si difese rapidamente.
"Me lo chiedi pure?? Preoccupa di lei piuttosto che per lei...!" - Sbraitò indicandomi - "La tua amica si porta strani odori addosso....Umani e vampiri...Non ti pare strano? Dove cazzo sei andata, Keira?! Allora?"

Maledetto olfatto dei vampiri!
E maledetto James....L'avrei dato alle fiamme senza rimorsi!

"Keira?" - domandò Victoria guardandomi subito con sorpresa. Era bravo quel coglione nel farle il lavaggio del cervello. "E' ....è vero quel che dice James...? Dove sei stata?"

Mi rivolse un' espressione accorata. I suoi occhi erano grandi e sgranati.
Gli aveva dato subito ascolto? Possibile? Pensava sul serio che avessi potuto tradirla così facilmente?

Strapai un ciuffetto di erba bagnata dal terreno, ringhiando contro quell'ignobile essere che tentava di metterci contro.

No, alla luce di quanto stava accadendo, non me la sentii di raccontarle una bugia. Doveva sapere che le volevo bene, che non volevo giocare contro di lei.
Inoltre, considerai istantaneamente che non tutto il male veniva per nuocere e che, forse, avrei potuto sfruttare la cosa a mio vantaggio.
Dopotutto, per quanto odiassi James, potevo servirmi ancora di lui e dell'intera situazione per giocare le carte a mio favore.

Non avevo forse già pensato di rapire Bella Swan per ottenere, in cambio, la trasformazione di mia sorella Allison?

E dunque, se le avessi spiegato la situazione, avrei potuto convincere Victoria a schierarsi dalla mia parte nella mia personale battaglia; Victoria avrebbe trascinato con sè James e Laurent ed io avrei avuto man forte per attuare il mio piano.

Edward Cullen non avrebbe mai più osato dirmi "no" in un simile contesto. Non avrebbe mai più potuto negarmi alcunché.

Mi decisi, infine.

"A casa di Isabella Swan." - Risposi con determinazione alla domanda di Victoria, lanciando, nel frattempo, un'occhiata gelida a James. Di rimando mi sogguardò sconcertato: non credeva avrei mai sputato fuori il rospo così facilmente. Era certo che nascondessi loro qualcosa e che avrei continuato a farlo a costo della vita. Chissà come riusciva ad interpretarmi così facilmente.

Victoria mi guardò titubante: ovviamente le avevo citato un nome senza alcun significato per lei.

"Chi diavolo sarebbe adesso questa Isabella Swan, Keira?"

Sorrisi.

"La fidanzata di Edward Cullen, vicky. La sua ragazza umana." - Cantilenai innocentemente.

Fissai i miei occhi cremisi in quelli altrettanto rossi di Victoria.
Lei mi ricambiò con un sorriso luminoso, felicemente sorpresa.

"Che notizia....E brava la mia piccola!"

Sorrisi
La sua reazione mi indusse ad un facile ottimismo.
Ne ero certa: il mio piano stava per trasformarsi in realtà.





POV BELLA
BRIVIDI


Allison si era addormentata lungo la strada. Aveva poggiato solo per un momento la testolina rossa sulla mia spalla biascicando un tenero "Sei così comoda, Swan.." e dopo neanche due minuti era finita dritta dritta tra le braccia di Morfeo.

La mia povera, piccola Allison! Dopotutto era ancora convalescente e certamente le emozioni della giornata avevano contribuito non poco a renderla più stanca e provata. Mi accomodai meglio sul sedile di modo che potesse trovarsi in una posizione confortevole ed Alice, di fianco a noi, mi guardò sorridendo.

"Sei molto tenera con lei.." -  Constatò in un sussurro.
"Ha sofferto troppo. Non merita altro dolore."

Annuì e poi tornò a guardare dal finestrino. Nè Edward nè Jasper presero parte alla nostra breve conversazione: al di là del battibecco tra me ed Edward, mi parevano tutti e tre perplessi, sotto molti aspetti turbati. Per quel che avevo potuto afferrare, la loro incursione alla riserva rappresentava un evento del tutto straordinario. La Push costituiva una specie di "luogo tabù" per i Cullen ed, ovviamente, ritrovarcisi di punto in bianco doveva averli inevitabilmente scombussolati.
E, del resto, la sorpresa era reciproca, giacché l'espressione di Sam e di tutti gli altri presenti parlava chiaro: un misto di sconcerto, disgusto, collera e marcato autocontrollo.
Se avessero potuto li avrebbero bastonati, senza alcun motivo apparente.

Edward mi doveva molte spiegazioni, questo era chiaro.
Questo era l'unico punto chiaro.

Quando la Volvo parcheggiò fuori casa mia era già buio: Edward mi aiutò a trascinare Allison fuori dall'abitacolo, portandola dentro in braccio. Mi aspettavo di vedere Alice e Jasper attendere il fratello fuori, in giardino, per poter fare ritorno assieme a casa. Viceversa Alice sfiorò la mia guancia con un soffice bacio - lasciandomi sulla pelle l'ombra rossa delle sue labbra - mentre Jasper accennava un saluto poco più in là-

"Dove andate?"
"Torniamo a casa...Non abbiamo bisogno dell'auto tesoro, ricordi? Siamo molto più veloci." - Scherzò Alice facendomi un'occhiolino.

Annuii ridendo: faticavo ancora a ricordare tutti i fantasmagorici talenti che li caratterizzavano, in primis l'incredibile velocità.

Entrai in casa piano montando e smontando le possibili argomentazioni che avrebbero dovuto spiegare l'improvviso ritorno di Allison a mio padre. Ero preoccupata: due colpi in un giorno solo avrebbero potuto fargli male.
Tuttavia, la fortuna aveva deciso di sorridermi.

Edward mi venne incontro mentre ancora me ne stavo in piedi, incerta, sotto una porta d'ingresso risistemata alla bell'e meglio - probabilmente dallo stesso Charlie - e, quasi leggendomi nel pensiero, sussurrò un: "Stai tranquilla. Tuo padre dorme. Avrai tempo per spiegarti."

Tirai un sospiro di sollievo.

"Povero Charlie, doveva essere distrutto. E' già un miracolo che non gli sia preso un colpo."
"E' vero." - Ammise.
"Ed Allison?"
"Non se n'è neanche accorta di essere arrivata a casa. Continua a dormire. L'ho portata di sopra, nella tua stanza."
"Perfetto. Edward.... Dovremo tenerla al riparo da Tanya. Sono certa che la stia cercando."
"Ovviamente. Ed anche da sua sorella, Bella. Hai sentito anche tu che razza di piani ha in serbo per Ally."
"Mio Dio, non voglio neanche pensarci Edward. Ce la farete? Lo pensi davvero?"
"Certo." - Sorrise. - "Perchè adesso non vai a riposare un po' anche tu? Sarai altrettanto stanca."

Scossi la testa.

"Non mi va di dormire, non ho sonno. Piuttosto, credo che andrò a fare una doccia calda. Ne ho bisogno."
"Bene. Ti aspetto qui, allora. Metterò a posto quel che abbiamo distrutto prima."
"Ok.."

Conoscevo il significato di quel "Ti aspetto qui..".

Ti aspetto qui per parlare.
Per chiarirci, dopo.
Non voglio litigare con te.

Immaginavo perfettamente i pensieri di Edward. Dopotutto erano anche i miei. Benché l'avessi trattato bruscamente solo poche ore prima, neanche io tolleravo l'idea di discutere con lui. Col senno di poi - e placando il mio primo istinto di prenderlo a schiaffi ricordandomi che quella che sarebbe finita col farsi molto male sarei stata esclusivamente io - la rabbia era sbollita ed una nuova razionalità aveva preso il sopravvento.

Edward mi aveva mentito. O meglio, aveva omesso dei particolari importanti.

Ad esempio, perchè Jake era perfettamente a conoscenza del loro segreto?
Perchè la presenza dei Cullen a La Push appariva tanto peccaminosa?
Ed in base a quale criterio i ragazzi della riserva avrebbero potuto tenere sotto controllo il clan di Victoria?

E tuttavia il suo silenzio avrà avuto pure una valida ragione, no?
Valida o irrazionale. Chi poteva dirlo? Dopotutto, da quando si era trasformato in un vampiro, Edward aveva sviluppato un istinto di protezione nei miei confronti troppo spesso esasperato ed esasperante. Si era tenuto lontano da me, in passato, nella convinzione che mi avrebbe inevitabilmente "fatto del male" e così avevamo sofferto entrambi, molto di più e per molto più tempo.
Chissà ora che sciocca convinzione era balenata nella sua testolina per indurlo a non rivelarmi ulteriori particolari della sua nuova, assurda esistenza!

Sospirai.
Al termine di quella doccia mi sentii vagamente rinfrancata. Quantomeno pronta al nostro colloquio.
Pregai mentalmente che nè mio padre nè Allison decidessero di destarsi dal loro sonno ristoratore prima che avessimo finito di spiegarci ed infilai l'accappatoio.

Lo stomaco brontolò. Erano ore che non toccavo nulla.

"Sarà meglio prepararmi del latte caldo. A stomaco pieno si ragiona meglio."

A piedi nudi raggiunsi la cucina. La casa era pressocché al buio ormai - salvo che per qualche fioca luce da abat - jour in un angolo - ed estremamente silenziosa.
Un po' la trovai piacevole, un po' m'inquietò. Dopo tutto quel che era accaduto e che, probabilmente, ancora sarebbe potuto accadere - la solitudine era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.

Di Edward nessuna traccia. Feci spallucce ipotizzando si trovasse in qualche angolo della casa a ripristinare i danni.

Versai il latte nel bollitore e feci per scaldarlo quando un trillo familiare mi costrinse a trasalire.
Mi girai di scatto. Edward, alle mie spalle, teneva tra le dita affusolate il nostro campanellino.

"Edward...!" - Esclamai - "Mi hai spaventata da morire!"

Sorrise.

"Scusami...Non era mia intenzione."
"Come hai fatto a trovarlo?"

Il campanellino mi era stato restituito nel corso di una delle tragiche discussioni durante le quali Edward mi aveva intimato di stargli lontano, agli inizi del nostro "ritrovamento". All'epoca - soltanto pochi mesi prima - ignoravo quel che gli era accaduto e ciò in cui si era trasformato. Sapevo di non avere più a che fare con l'Edward di un tempo ma ignoravo la portata di questo cambiamento. E tuttavia, forse non era cambiato poi tanto: il suo cuore era puro e dolce come ricordavo io e come avevo sempre immaginato.

"Te lo chiedi ancora, amore? Posso molte cose, adesso.." - Ammiccò con il suo sorrisetto sghembo: sapeva di prendermi sempre in contropiede quando si comportava in quel modo, maledizione!

Anche quando...anche quando era umano riusciva sempre a fregarmi con quel suo sorriso dolce e malizioso al contempo. Non riuscivo a ricordarmi di nessuna discussione in cui avessi tenuto il broncio ad Edward per più di mezz'ora. Anche perchè raramente litigavamo. 


"Questa si chiama violazione della privacy, Cullen..." - Risposi con tono suadente e di finto rimprovero, riappropriandomi del mio campanellino. Edward sorrise nuovamente. - "Non dovresti frugare tra le mie cose, sai..."
"Questo qui" - Rispose sarcastico - "E' roba mia...Come te, per intenderci..."

Inarcai un sopracciglio.

"Ah sì? E da quando sarei roba tua, sentiamo?"
"Da sempre!" - Esclamò stringendomi tra le braccia e solleticandomi i fianchi nei punti più sensibili. Risi fino alle lacrime: impossibilitata a sfuggire a quella tremenda tortura che era il solletico, incastrata com'ero tra il corpo marmoreo di Edward ed il fornello - attesi paziente che il mio fidanzato eterno diciassettenne si decidesse a lasciarmi libera. Ma in realtà non era quello che desideravo sul serio: avrebbe potuto tenermi tra le sue braccia per tutto il resto della mia esistenza senza permettermi di fuggire ed avrei acconsentito senza alcun dubbio.


Dopo qualche istante che a me parve interminabile e troppo, troppo breve al tempo stesso, Edward si staccò da me. Lo faceva spesso da quando eravamo tornati insieme: ogni contatto appena più profondo tra noi durava lo spazio di un battito di ciglia. Era come se un nuovo imbarazzo fosse calato tra noi, come un muro sottile ma invisibile che Edward, più di me, non riusciva a scavalcare. Ma ovviamente anche questo particolare doveva essere dovuto alla sua nuova natura. Al solito.

"Bella...."
"Sì..?" - Risposi piano, ancora col fiato corto per il troppo ridere.
"Dovremmo parlare...ricordi?"
"Oh...sì. ..Sì, certo. Dobbiamo parlare.."
"Non mi sembri più arrabbiata come prima..Mi sbaglio?"

Era vero.

"No, non sbagli. Direi che la rabbia è sbollita...Forse perchè è passato un pochino di tempo ed ho avuto modo di razionalizzare. O forse perchè sono felice per Allison e mi va tutto bene, ora come ora...Non saprei.."
"E cosa avresti razionalizzato?" - Domandò allontanandosi un pochino e poggiandosi all'isola della cucina, curioso.
"Ho razionalizzato che se non mi hai detto tutto - perchè non me l'hai detto - ci sarà una buona ragione. Non ti sto giustificando ma ormai ho imparato a conoscere certi...nuovi aspetti di te, ecco. Ed immagino che se tu non abbia parlato il motivo è che vuoi proteggermi da qualcosa. Forse non vuoi spaventarmi ulteriormente. Ma credi ancora ch'io sia così facilmente impressionabile dopo tutto quanto ho appreso e vissuto negli ultimi mesi?"
"Non è solo per questo, Bella.." - Volse lo sguardo da me e dopo passò una mano sulla fronte, in un gesto di stanchezza che non poteva appartenergli.
"E' così difficile spiegarti?"
"Sì. Perchè non riguarda soltanto me o me e te insieme. E' vero, volevo proteggerti. Volevo che ti bastasse la nostra verità perchè era già troppo difficile da accettare. Bella, tu sei una ragazza forte e coraggiosa, molto più di quanto io stesso pensassi o ricordassi. Tutto sommato è andata bene. Ma chiunque altro, al posto tuo, avrebbe potuto impazzire..."
"Come hai potuto constatare tu stesso non è accaduto. Certo, non voglio dirti che sia stato facile. Ma l'ho accettato per quanto irrazionale possa apparire. Non mi spavento così facilmente Edward..."
"Già. Sei degna figlia di Charlie Swan.." - Ammise sorridendo. - "...Ma davvero, non è solo per te.."
"C'è dell'altro?"
"Sì.."
"Come fa Jacob Black a sapere di te, Edward? E dei Cullen? E cos'è tutto quell'astio che intercorre tra voi e loro?"
"Si tratta di una questione molto antica, Bella. Qualcosa che è cominciato molti anni prima che Victoria mi trasformasse."

Deglutii.

"Un patto."
"Un patto?"
"Sì. Tra i Cullen ed i vecchi membri della tribù Quileute. Un accordo in base al quale la mia attuale famiglia si sarebbe impegnata non soltanto a non avvicinarsi più alla riserva indiana ma anche ad allontanarsi da Forks, controllando che altri eventuali vampiri facessero lo stesso. Diciamo che i membri della tribù tengono molto alla sicurezza di quello che considerano il loro territorio e tra noi e loro...beh, non corre buon sangue. Siamo ...nemici per natura."
"Non sono normali. E' vero? Jake stesso, ed anche Sam, ha detto che possono controllare la situazione. Che possono fronteggiare Victoria ed il suo clan. Non sono persone comuni come me od Allison. Hanno qualche potere. E' vero?"

Edward mi sorrise, sorpreso.

"Quanto sei perspicace!"
"Credevi non lo fossi? Grazie per la considerazione!"

Edward mi si avvicinò rapidamente, cingendomi tra le sue braccia.

"Avanti! Non essere permalosa! Era un complimento, amore mio...Non tutti l'avrebbero capito così facilmente."
"Comincio a muovermi bene nel tuo mondo da..."
"Film horror!"
"Che stupido sei!"

Mi venne da ridere.

"E quindi...?"
"Quindi....?"
"Quale sarebbe il temibile segreto che nascondono i Quileute?"
"Ah, no tesoro! Adesso vuoi troppo. Non sarò io a rivelartelo. Non posso. Se mai dovesse accadere lo vedrai con i tuoi stessi occhi. Ti basti sapere che sì...sono speciali. E che preferirei ti tenessi lontana da loro."
"Cosa? Edward!" - Lo rimproverai - "Billy Black è un amico intimo di mio padre...Jake è di casa! Non posso allontanarli così, di punto in bianco..!"
"Non m'interessa Bella." - La sua voce assunse un tono perentorio. Non ammetteva repliche. - "Sono pericolosi. Se mai dovessero arrabbiarsi e tu dovessi trovarti in quell'istante con uno soltanto di loro...Non voglio neanche pensarci. Ti prego di tenerli alla larga."

Edward mi abbracciò, poggiando il mento sulla mia testa bruna e sospirando. Io mi accomodai nell'incavo gelido del suo collo ed ispirai quel meraviglioso profumo di fiori e menta che si portava dietro.

"E' solo questo, Cullen..?" - Lo stuzzicai allora, parlando piano. - "Sicuro che non ti dà fastidio null'altro?"

Edward e Jacob si erano ringhiati contro troppe volte per considerare che l'unico problema tra loro fosse il patto tra i Cullen e la tribù o la loro difficile convinvenza. Non ero una stupida: ero certa che Jacob avesse fatto o pensato qualcosa di molto irritante per Edward. E sinora, l'unico argomento in grado di far gioire, arrabbiare, preoccupare oltre ogni razionalità Edward ero solo io.

"Jacob Black, dici? Sì, mi da fastidio. Ti guarda come se fossi un...bocconcino."
"Ma non dovresti essere tu a guardarmi così...?"
"Oddio Bella....smettila!"

Mi venne da ridere ed allacciai le mie braccia intono alla sua vita. Mi prendeva sempre troppo seriamente.

"Ehy....Sto scherzando!"
"Non dovresti su cose come questa...Sai quanto sono suscettibile..."
"Non esserlo. E scusami comunque. Non volevo offenderti."

Lasciai un piccolo bacio sul collo di Edward, per farmi perdonare, e solo allora realizzai di essere sprofondata tra le sue braccia, coperta solo dal mio accappatoio bianco, in una cucina illuminata esclusivamente da una fioca luce in un angolo. Con mio padre ed Ally, per giunta, preda di un sonno tanto pesante che dubitavo avrebbero potuto svegliarsi anche con un bombardamento.
Rabbrividii quasi senza una ragione.

"Hai...freddo...Dovresti coprirti...di più..." - Sussurrò dunque Edward chinando la testa per avvicinarsi al mio viso, alle mie guance. Ma intanto, tremava anche lui. E certamente non per il freddo. Immaginavo avesse realizzato i miei stessi pensieri.

Attesi. Non potevo fare altro. D'improvviso lo scenario intorno a noi aveva assunto una connotazione quasi surreale.
Non mi mossi dunque, cercando di comprendere cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

I contatti fisici tra me ed Edward si erano interrotti più di due anni prima e momenti così intimi non li avevamo mai vissuti da quando eravamo tornati assieme. Certo, avevo dormito tra le sue braccia, l'avevo baciato con passione come ai vecchi tempi ma...non avevo mai percepito malizia nei suoi gesti, nel modo in cui mi carezzava il volto o mi stringeva a sé.
 In quel suo tocco delicato invece, quella sera,  in quel suo parlare piano, lentamente, scandendo con attenzione le parole c'era un che di terribilmente seducente. Quasi provocatorio.
O forse ero io ad immaginarmi tutto questo?
Io che lo desideravo come e più di prima?

Edward era splendido, affascinante. Ed era mio. Ed io l'amavo più di me stessa.
Era lecito desiderarlo sotto ogni punto di vista oppure ero nel torto?

Il cuore mi batteva all'impazzata. Lo sentivo tuonare nel mio petto, salire in gola.

"Dovresti...calmarti, Bella...Il tuo essere così agitata non mi aiuta...Il tuo profumo...."
"Scusami.." - Mormorai appena, chiudendo delicatamente gli occhi.

Edward mi baciò, allora. Prima lentamente, saggiando piano ogni centimetro delle mie labbra. E poi con sempre maggior impeto. Con maggior passione ed energia. Lo strinsi di più tra le mie braccia, ricambiando il bacio; l'accappatoio scivolò, in quel frangente, da un lato, scoprendo la spalla sinistra. Edward poggiò la sua mano fredda sulla mia pelle nuda ed io rabbrividii maggiormente. Il suo palmo era gelido, lo ammetto, ma non era quello il motivo del mio tremore. Era soltanto la disperata voglia che avevo di lui a muovermi e scuotermi. A rendermi così audace da indurmi a poggiare, a mia volta, la mano sotto la sua camicia, scoprendone la pelle marmorea.

"Bella? Bella!"

Una voce dall'alto mi riportò alla realtà.
Spalancai gli occhi e nel medesimo istante mi ritrovai senza le braccia protettive di Edward che mi cingevano i fianchi e le spalle.
Si era allontanato repentinamente con quella velocità tipica dei vampiri che avevo imparato a conoscere.

Avevo il fiato corto, respiravo a fatica. Ed Edward, sorprendentemente, era nelle mie stesse condizioni.

"C...Che..?" - Balbettai appena.
"Tuo....Charlie si è svegliato.." - Biascicò a malapena.
"Io..."
"Io...Io devo andare, Bella..." - Aggiunse subito.
"Ma..."
"E' meglio che non resti qui....Noi....non possiamo...noi non possiamo perdere il controllo così...Io.."
"Edward non hai fatto nulla di male...Io..."
"Devo andare.." - Ripetè perentorio. Respirava ancora a fatica ed io, viceversa, comprendevo molto poco di quanto avesse da dirmi. Avevo cuore e stomaco in subbuglio, la testa nel pallone. - "Tra poco tuo padre scenderà a cercarti. E' meglio che non mi veda qui. E' meglio che si abitui poco alla volta alla mia presenza."

Annuii.

"Io...Ci vediamo presto...Amore."
"Sì..."

Non mi baciò sulla guancia com'era solito fare ma, prima di sparire dalla mia vista, accennò ad un sorriso.

"Il campanellino lo porto con me." - Sussurrò.

Dopo un istante non era più davanti ai miei occhi. Li stropicciai, strabuzzai le palpebre più volte per convincermene. Si era davvero volatilizzato.

"Bella! Sei qui!"

Mi voltai di scatto ritrovando Charlie sotto la porta della cucina.

"Papà! C - ciao..."
"Che ci fai al buio?" - Domandò con sospetto.
"Niente. Io....ero venuta a prepararmi del latte...E comunque...Non sono proprio al buio.."

Charlie borbottò qualcosa d'incomprensibile su quanto potessero essere stravaganti i giovani d'oggi. Poi andò a sedersi al tavolo della cucina, dopo essersi versato del caffè precedentemente preparato da una brocca apposita.

Io tornai al mio latte - ancora non avevo neanche provato a scaldarlo un pochino - sospirando e cercando di calmare il cuore ancora in subbuglio - quando, sotto la porta della cucina, fece il suo ingresso una figurina esile dai capelli rossi.

"Bella?" - Mormorò.

Io e mio padre ci voltammo in contemporanea.

Guardai Allison. Charlie guardò Allison e, dopo un istante, me.

"Signor Swan...buonasera!"

Ero certa che Charlie avrebbe voluto rispondere al saluto: adorava indiscutibilmente Allison. Ma due sorprese in un giorno solo erano troppe. Aveva accompagnato Allison alla stazione degli autobus solo dieci giorni prima. Sapeva che sarebbe tornata soltanto per venire a riprendermi e recarci insieme al college, in Alaska. Ovviamente il suo ritorno sarebbe stato largamente anticipato da una telefonata di preavviso: non si aspettava certo di ritrovarsela di punto in bianco in casa sua una sera di Gennaio.

Guardai i suoi occhi sgranati, la bocca semiaperta sotto i baffi e mi venne da ridere.

"Ops...! Ok papà....C'è un'altra cosa di cui dovrei parlarti..." - Cominciai dunque a spiegargli, piano.





   
 
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