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Autore: devilrose1982    14/06/2011    2 recensioni
Myles Kennedy, Alter Bridge, Slash
Una fan fiction inventata su Myles Kennedy e una mogliettina "in fuga".
Riuscirà il nostro eroe a convincerla a tornare a casa?
"So I'm coming home
Lost on a road I don't belong
I rest my soul I'm so alone
Far from the streets I call my own
I'm coming home"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"...quindi io canto questa canzone stasera
al fantasma che non morirà
e in qualche modo sembra tormentarmi fino alla fine..."




Il concerto tanto atteso stava ormai per cominciare, l’intera troupe era in un fermento febbrile nell’attesa che il gruppo salisse sul palco, Myles era completamente immerso nel suo consueto stretching pre concerto quando la sua concentrazione venne disturbata da qualcosa o qualcuno che sembrava essersi aggrappato alla sua gamba, scosse la testa e abbassò lo sguardo verso quella minuscola creatura che lo fissava con gli occhioni sbarrati e un sorriso angelico.
Un sorriso enorme si stampò immediatamente sulla sua faccia, come una boccata d’aria fresca, cancellando di botto tutte le sofferenze che lo avevano colpito nell’ultimo periodo.
Si chinò fino alla sua altezza per abbracciare suo figlio che abbarbicatosi a lui non voleva più saperne di staccarsi.
Myles chiuse gli occhi e strinse più forte il bambino al petto “Allora tesoro, guarda come ti sei fatto grande! Sei proprio diventato un ometto” disse posandolo a terra per poterlo guardare meglio.
Sembrava veramente cresciuto molto dall’ultima volta che lo aveva visto, per così poco tempo, ormai un mese prima.
“Si, sono diventato grande” rispose trionfante il piccolino “Così posso sconfiggere i mostri e proteggere la mamma”  aggiunse sfoggiando i muscoli orgoglioso dei complimenti del padre.
Quell’ultima frase scosse Myles, alzò lo sguardo alla disperata ricerca di Leinie, la vide, da lontano, il suo cuore ebbe un sussulto e iniziò a battere all’impazzata.
Anche lei era li al concerto, era stato lui stesso a chiederle di portargli il bambino, ma era lo stesso emozionato della sua presenza, dopo quella stupida telefonata e la freddezza con cui l’aveva trattata alla pietosa scena della mattina aveva creduto che lei inventasse una scusa per non andare, facendo accompagnare Christian dalla madre di Myles.
Cercò di restare impassibile alla vista della ragazza e sperò che non notasse la sua insicurezza, ma il sorriso tirato e il rossore che era comparso sulle sue guance tradivano il suo imbarazzo.
Lienie, sotto consiglio di Perla, restò in disparte, osservava da lontano l’ex marito e il figlio e quando si accorse di avere lo sguardo di Myles puntato addosso fece finta di niente, evitò di raggiungerlo ma lo salutò semplicemente con un discreto cenno della mano che lui ricambiò, si staccò dal bambino, lo baciò sulla fronte “Adesso papà deve andare a suonare, ma dopo ti prometto che passeremo tanto tanto tempo insieme”
Lasciò Christian alla mamma e fece un respiro profondo sperando di controllarsi quando le passò accanto, cercò di ostentare quanta più indifferenza possibile ma quando i suoi occhi azzurri si incrociarono con quelli scuri e profondi di lei pensò di non riuscire a capire più niente, c’era qualcosa di magnetico in quello sguardo che lo attirava come una calamita, sentì una scossa che dalla spina dorsale arrivava fino al midollo facendolo tremare, colpa dei suoi occhi, quegli occhi a cui non era mai riuscito a dire di no, quegli occhi che lo avevano stregato, che lo avevano fatto innamorare.
Allungò la mano verso di lei, voleva toccarla, voleva sentire quello stesso brivido che provava ogni volta che sfiorava la sua pelle, fin dalla prima volta.
Dovette controllarsi, cercò per un attimo di riprendere il pieno possesso del suo corpo, delle sue facoltà mentali, spostò il suo tocco verso la chitarra appoggiata a fianco a lei fino a riprendersi da quell’attimo di smarrimento per poi scomparire verso il palco.
“Hai visto piccola? Era emozionatissimo” disse Perla
“Se lo dici tu,  per me era solo contento di rivedere suo figlio”
“No dico, ma sei cieca? Leinie; sarà anche stato contento di rivedere suo figlio ma si vedeva lontano un miglio che era contento che ci fossi anche tu, ti guardava con certi occhi, se avesse potuto per me ti avrebbe scopata qui subito, senza nemmeno pensarci due volte”
“Si, lo so, tu hai occhio per certe cose” rispose Leinie poco convinta, ancora stordita dall’incontro ravvicinato di poco prima, Perla appoggiò la mano sulla sua spalla sorridendole e facendole l’occhiolino in segno d’intesa, Christian in quel momento si avvicinò alla ragazza cercando di attirare la sua attenzione tirandola per la maglia “Dimmi amore”
“Voglio andare da papà”
“Chris, papà ora sta suonando, non puoi andare da lui, stai qui buono che tra poco il concerto finisce e papà torna”
Prese in braccio il bambino che sbadigliando posò la testa sulla spalla della mamma, era veramente cresciuto tanto nell’ultimo periodo e iniziava a diventare davvero pesante da tenere in braccio per tutto quel tempo, andò a sedersi su un divanetto nel backstage, da lì riusciva perfettamente a sentire le canzoni e a vedere il palco, si sistemò meglio sul divano con il bambino che esausto si era addormentato accoccolato addosso a lei, cercò di restare calma quando il concerto finì e sapeva che avrebbe dovuto separasi da suo figlio.
Poco dopo riapparve anche Myles, lasciò la chitarra al tecnico e si asciugò il sudore continuando a guardarla da lontano “Mi cambio e vengo subito” le fece intendere per poi sparire nel camerino, tornò dopo una decina di minuti ripulito e profumato, bevve una lunga sorsata d’acqua fresca e andò a sedersi sul divano accanto alla sua famiglia.
“Si è addormentato da poco” disse Leinie a bassa voce lisciando i capelli del bambino che ormai dormiva tranquillo “Però ha cantato tutte le canzoni”
Myles sorrise “Andiamo, lo porto a letto”, prese in braccio il bambino cercando di fare attenzione a non svegliarlo ma non appena Christian sentì il contatto col padre si stiracchiò e aprì gli occhioni azzurri, con la manina si tolse il ciuccio e stampò un bacio sul viso del padre, poi gli fece cenno di essere messo giù, Myles lo accontentò “Allora, andiamo signorino?”
“Dove andiamo?” chiese il bambino sgranando gli occhi
“Andiamo a dormire, si è fatto tardi” rispose candido Myles, Christian sorrise tranquillo e si girò verso Leinie
“Andiamo mamma, si va a fare la nanna”
Leinie rimase un po’interdetta non sapendo cosa dire al figlio, era arrivato il momento di separarsene e non era affatto pronta ad affrontarlo, doveva cercare le parole adatte a tranquillizzarlo, si avvicinò a lui abbassandosi alla sua altezza e gli disse dolce all’orecchio “Chris, la mamma non può venire con voi, ora su, da bravo, vai con papà”
“No” urlò il bambino arpionandosi a terra, nonostante Myles lo avesse preso per mano per portarlo via il bambino non si mosse di un passo, si imbronciò “Voglio che venga anche mamma” strillò ancora più forte sbattendo i piedini a terra, non si sarebbe mosso da lì se anche la mamma non fosse andata con loro.
“Dai amore, non fare i capricci, c’è papà con te” provò a dirgli Leinie ancora più dolcemente ma con fermezza, vagò con lo sguardo a incrociare quello di Myles implorando il suo aiuto, a lui come al solito veniva tutto più facile ma non quella volta, non riuscì ad esserle d’aiuto, in fondo anche lui avrebbe voluto che ci fosse anche lei, guardò Leinie non sapendo cosa fare, provò a riprendere in braccio il bambino arrancando mille scuse sul perché la mamma non potesse andare via con loro ma neanche lui riuscì a calmarlo.
Christian iniziò a battere i pugni sul petto di Myles “Cattivo” gli urlò il bambino in lacrime “Non vuoi più bene alla mamma” pianse disperato, Myles e Leinie sentirono il sangue raggelarsi nelle vene.
“Christian, non fare così”
“No” continuò a urlare il bambino attirando l’attenzione di tutti i presenti “Papà non ti vuole bene” poi si rivolse a Myles “Mamma piange sempre, anche oggi piangeva, sei cattivo”
“No amore, non dire così, non è vero che papà è cattivo e non mi vuole più bene”
“Allora perché non state più insieme?” chiese con l’innocenza dei suoi quasi tre anni
“Abbiamo solo bisticciato un po’, come a volte succede anche a te con i tuoi amichetti all’asilo”
Non era vero, lo sapevano tutti e due, non c’era bugia più grande di quella, ma la verità era troppo difficile  da capire per un bambino così piccolo, Myles restò immobile e in silenzio, non sapeva cosa dire, sarebbe dovuto intervenire, rispondere al figlio, capiva perfettamente che la ragazza era in difficoltà ma non sapeva cosa fare o dire per calmare il bambino, non voleva e non poteva spiattellargli in faccia la verità, non in quel momento, ma neanche si sentiva di dirgli una bugia, avrebbe tanto voluto dirgli che le cose si sarebbero presto sistemate, che papà voleva ancora tanto bene alla mamma ma non sapeva se sarebbe effettivamente mai stato in grado di perdonarla e non voleva dare al figlio false speranze.



"...provi la stessa cosa
per quello che era una volta?
ieri è andato, non possiamo ancora tornare indietro..."




Christian però continuava a  singhiozzare disperato, non accennava a calmarsi, Myles era sul punto di farsi forza e chiedere a Leinie di seguirli, alla fine era quello che voleva anche lui, ma la ragazza lo precedette decisa asciugando i lacrimoni al figlio e prendendo dalla borsa l’orsacchiotto del bambino “Dai amore non fare così, non avevi detto di essere diventato grande per proteggere la mamma?” il bambino annuì stringendo forte il suo orsacchiotto
“Da bravo, guarda che gli ometti non piangono e tu adesso sei un ometto, vai con papà e la mamma ti promette che domani ti viene a trovare e ti porta un bel regalo, però anche tu devi fare una promessa a me: stai buono con papà, allora, affare fatto?”
“Si” disse il bambino dando il cinque alla mano della mamma “Però domani voglio andare allo zoo”
Leinie guardò Myles che sorrise al bambino dandogli un buffetto sulla guancia  “Ok campione, domani tutti allo zoo, fai ciao mamma”
“Ciao mamma” fece Christian con la manina e allontanandosi finalmente sereno tra le braccia di Myles.
Leinie rimase immobile a guardare i due che si allontanavano, quando ormai erano sparitivi oltre il portone si appoggiò distrutta con le spalle al muro, non voleva però lasciarsi andare in quel momento, avrebbe avuto dopo, da sola, tutto il tempo di piangere.
Anche Slash e Perla avevano assistito alla scena “Mi sento in colpa” disse Perla “In fondo sono io che l’ho convinta a portare Christian qui stasera e ora non so se ho fatto bene”
“Hai il grosso difetto di non farti mai i cazzi tuoi” le rispose Slash “Però tu non c’entri niente, prima o poi sarebbe successo lo stesso”
“Già, non è colpa mia se quei due si comportano come ragazzini, qualcuno deve pur portargli sulla retta via”
“E quale sarebbe la retta via? Quella che hai deciso per loro? Te lo sei scordata che l’ha tradito ? Ti sei scordata che fino a ieri l’avresti presa a calci in culo e scuoiata viva? Com’è che ora siete di nuovo amiche?”
“Saul per favore, mi ero fatta un po’ prendere la mano, oggi abbiamo parlato un bel po’, quello che ha fatto è imperdonabile, però si è pentita, l’ultimo desidero non si nega nemmeno ai condannati a morte e il suo era quello di giocarsi l’ultima carta, lasciali fare, l’hai visto anche te che Myles è sempre innamorato perso di lei, ora sta a loro, hanno solo bisogno di una spinta”
“Io la spinta la darei a lei, ma giù dall’ultimo piano, ma di che spinta parli? Non si merita nemmeno che le venga rivolta la parola”
“Saul devono chiarirsi poi deciderà lui cosa fare, ma lo sai anche tu che il divorzio è una scelta troppo affrettata, poi scusa, tu non hai mai sbagliato? Eppure io ti ho perdonato, dovresti capirla perfettamente TU “ sottolineò Perla “Oppure questi errori possono fargli solo gli uomini? E’ giusto che Myles parli con lei, poi sta a lui decidere se perdonarla o no”
In quel momento Leinie si avvicinò a loro mogia e con lo sguardo cupo, Perla sperò che non avesse sentito il loro discorso, specialmente gli sproloqui di Slash ma a giudicare dal suo sguardo aveva ben altro per la testa.
“Si è calmato Christian?’” chiese Perla
“Si, non l’avevo mai visto fare capricci così, non gli ha mai fatti, a volte si, piagnucolava un po’ quando Myles partiva, ma c’è abituato, con me evidentemente no”
“E tu come stai?”
“Non lo so, so che con Myles starà bene ma tutta questa storia mi distrugge, ora torno al mio hotel, ho bisogno di riposarmi”
“Aspetta, ti faccio accompagnare dall’autista” disse Slash
“No, non ti preoccupare, cercherò un taxi qua fuori”
“Non si discute signorina, faccio venire l’autista, c’è brutta gente in giro” ordinò con un velo di sincera preoccupazione nella voce e Leinie sembrava così piccola e indifesa
“Ok, grazie” disse la ragazza
“Tesoro, io ti chiamo domani, dormici su, tranquilla”
“Grazie Perla, sei un amore”





"...hai mai pianto per il fantasma dei giorni andati?

Ti tormenteranno come un fantasma fino alla fine?..."

   
 
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