PAMPER
Who do you think you are, to steal my
lust from me?
About Wayne, The maniac of the seventh floor
Eccolo
là a studiare tranquillo, come ogni giorno, accoccolato sul divano rosso della
Sala Comune. Spesso mi ero chiesto cosa gli dicesse quella testolina bacata per
far prevalere lo studio al divertimento. Mi avvicinai di più a lui, con passo
silenzioso, mentre il ritratto dietro di me si chiudeva, stranamente senza
scricchiolii o altri rumori scomodi, che facessero percepire al lupastro la mia
presenza. Continuai ad osservare in silenzio il suo viso, in genere pallido,
ora però illuminato dal fuoco scoppiettante del camino. Sembrava sempre così
mogio, solitario e depresso, ma c’era comunque nei suoi occhi quella luce di
curiosità, che aveva quando leggeva qualcosa di interessante.
Basta fare l’asociale, Moony,
pensai, mentre prendevo la rincorsa e mi fiondavo su di lui. Il libro che stava
leggendo cadde a terra con un tonfo, mentre i suoi occhi fissavano i miei con
un cipiglio di stupore. Gli sorridevo sornione e gli stavo sopra,
schiacciandolo contro la morbida tappezzeria del sofà.
“Ti è
andato di volta il cervello, Padfoot?”, mi domandò
lui sorridendo, ora leggermente imbarazzato da quella situazione scomoda.
Io non
l’ascoltai e dissi la prima cosa stupida che mi venne in mente, con un tono
pressoché zuccheroso: “Moony, voglio le coccole!”.
Quello
mi guardò spaventato, le guance abbastanza imporporate, da notarsi perfino alla
luce del fuoco. “Sei impazzito!?”, esclamò agitato, cercando di allontanarmi,
facendo pressione sul mio petto con le sue mani. “Vuoi che gli studenti che
tornano dalla Sala Grande ci prendano per…”.
“Voglio
regalarti un po’ del mio ambito
amore”, lo presi in giro, avvicinandomi a lui e strusciando la mia guancia
sulla sua.
“Piantala,
Sir!”.
Mi
capitava spesso di fare certe sceneggiate e Remus non
aveva ancora imparato a prevederle. Risi di gusto nel pensare ciò e quello
probabilmente credette che stessi ridendo di lui, perché mugugnò: “Sei un
idiota, Black”, ma non deposi comunque le armi. Cosa potevo farci? Quel noioso so-tutto-io mi metteva tenerezza. Era
pieno di complessi. Diceva sempre che lui una vita normale non l’avrebbe mai
ottenuta. Bene, se voleva una vita anormale, allora era meglio completare
l’opera.
“E tu
sei adorabile”, gli risposi,
abbracciandolo forte.
“Ma
perché questa cosa, ogni volta che apro il libro di Storia della Magia?”.
Sul
mio viso comparve un’espressione offesa. “Preferisci Rüf
a me?”.
Remus
sorrise con sincerità. “Affatto”.
Il
ritratto della Signora Grassa si aprì di nuovo, stavolta emettendo un suono che
ci fece voltare terrorizzati. Chi cavolo…?
La
figura longilinea di James sbucò dallo stretto passaggio e non appena ci vide,
aprì le labbra per mostrare un sorriso entusiasta.
“Ora
delle smancerie?”, chiese, imitando
quelli che erano stati i miei movimenti nell’entrare in Sala Comune
precedentemente e, di conseguenza, tuffandosi su di noi. “Posso partecipare?”,
disse, ridendo come un matto, mentre il povero Moony
era costretto a reggere il peso di entrambi.
“No”,
dissi con finta freddezza “Il signor Lupin è solo mio”.
Per un
istante, ci fissammo con un’innata serietà, ma scoppiammo a ridere quasi
subito, quasi piangendo per l’eccessivo divertimento.
Che
famiglia di svitati!
Angolino dell’autrice
Che dire? Ogni tanto mi vengono questi
lampi di genio (ma voi magari state pensando qualcosa del tipo “Buuu”). Ragazzi, a me questo pairing
fa morire (dal ridere) e lo immagino esattamente così, coccoloso, nulla di esagerato
insomma. Sirius non vuole per niente al mondo vedere
solo e triste il suo amico Remus, ed ogni tanto si inventa queste messe in scena per
tirarlo su. A nessuno dei due però dispiacciono. ;-)
Spero che qualcuno legga quest’obbrobrio
e che si fermi a lasciare anche solo una parola come recensione. :-P
Vi auguro buona giornata.
Vale