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Autore: elenelessar    04/03/2006    1 recensioni
Si alzò, e si avvicinò a lui. “Cos’è questo tono con cui mi aggredisci nella mia casa? Non vi ho forse accolto qui, senza sapere nulla di voi, solo per aiutarvi? Vi ho forse chiesto qualcosa? – la sua voce era calma ma fredda come una lama, e dai suoi occhi non traspariva alcun sentimento – non aspettavo certo alcuna ricompensa per avervi aiutato, ma questa che mi mostri è davvero una ben strana riconoscenza!” Aragorn fece un passo indietro, confuso. Sapeva di essere stato scortese, ma ugualmente aveva bisogno di sapere la verità. Nella situazione in cui erano, sentiva di non potersi fidare di nessuno. “Ti chiedo perdono, le mie parole sono state di certo troppo dure. Ma ugualmente ho bisogno che tu risponda alla mia domanda. Ti prego di credermi se ti dico che devo guardarmi da ogni ombra.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una giornata nuvolosa. L’aria era più fredda dei giorni passati, e, benché fosse ormai mezzogiorno, i raggi del sole non si erano posati sull’Anduin e sulla foresta che lo lambiva. Una tetra foschia oscurava il grande astro, rendendo grigio ogni colore.
Menel si avvolse strettamente nel mantello ed uscì. Si diresse a passi veloci verso il piccolo orto, sfregandosi le mani. “Speriamo che una bella camminata mi riscaldi!” borbottò tra sé.
Quella notte aveva dormito poco e male, a causa dello strano sogno che l’aveva svegliata. La luce del mattino aveva in parte scacciato le brutte sensazioni della notte, ma in fondo Menel non riusciva a non essere un po’ inquieta.
La stanchezza e l’ansia l’avevano fatta svegliare pallida ed infreddolita, e , benché avesse progettato di stare il più possibile fuori per distrarsi, dopo poco più di un’ora che lavorava nell’orto dovette rassegnarsi a ritornare a casa.
L’umidità le era penetrata negli abiti e nelle ossa, e non era riuscita a scaldarsi nemmeno vangando una parte del terreno che intendeva seminare nei giorni successivi.
Entrò in casa, e una nuova fitta di ansia la prese, nel vederla così vuota e grigia.
“Per fortuna tra poco sarà primavera…” disse tra sé e sé, e togliendosi il mantello, si chinò sul camino per smuovere le braci ed aggiungere un po’ di legna.
Quando tornò in cucina, dopo avere indossato dei panni asciutti, un piacevole fuocherello crepitava già nel camino, e la luce dorata che spandeva nella stanza la fece sentire un po’ meglio.
Cominciò a preparare qualcosa per il pranzo, e presto la cucina fu pervasa dal buon odore della zuppa di verdure che bolliva sul fuoco.
Si era appena seduta davanti al camino, assaporandone il calore, quando le sembrò di veder passare un’ombra davanti alla finestra.
Si avvicinò, pregando in cuor suo che non si trattasse di Faroth, ma appena ebbe scostato la tenda, il falco entrò andando a posarsi sullo schienale di una sedia, come era solito fare.
Il cuore di Menel ebbe un sussulto, e cominciò a batterle forte.
“Faroth...come mai sei già qui? E’ presto...” mormorò, come se il falco le avesse potuto rispondere.
Con gesti impacciati slegò il sacchetto grigio, prese il foglio che vi era contenuto, e lo aprì.
La testa cominciò a girarle, e la vista per un istante le venne meno, quando vide che, al posto dell’ampia ed elegante scrittura di Legolas, vi erano caratteri piccoli e decisi, tracciati da un’altra mano.
Fece un passo indietro, e si lasciò cadere sulla panca. La paura provata quella notte ritornò in pochi istanti a farle martellare il cuore contro il petto, ma si impose di calmarsi e di leggere cosa fosse scritto sul foglio.
Corse con lo sguardo in fondo alla lettera, e vide che era firmata da Aragorn.

Cara Menel, conoscendo i tuoi sentimenti verso Legolas, ho immaginato quale fosse il motivo per cui gli hai donato questo bellissimo falco che ora è qui accanto a me.
Credo tu desideri avere notizie sul nostro viaggio, poiché temi per lui. Tra poche ore dovremo lasciare questi luoghi, e non so dirti nemmeno con quale destinazione, perciò ho creduto giusto scriverti al più presto. Non so infatti quando saremo in grado di farlo di nuovo.
Questa notte siamo stati attaccati da alcuni squadroni di Uruk-hai, e siamo stati dispersi. Solo questa mattina siamo riusciti a riunirci, anche se la compagnia è ormai ridotta a solo tre membri.
Gimli ha trovato Legolas privo di sensi in mezzo al campo di battaglia. Non sappiamo cosa sia accaduto, ma fortunatamente non è ferito.
Temo che la debolezza dovuta alla ferita subita giorni fa sia tornata a tradirlo durante la battaglia.
Ora è qui accanto a me, e non ha ancora aperto gli occhi. Non osiamo svegliarlo, nella speranza che riacquisti il più possibile le forze.

Menel dovette rileggere le ultime frasi più volte, prima di riuscire a calmarsi, e solo quando riuscì a convincersi che Legolas stava bene, riprese a leggere sollevata.

Di tutta la compagnia restiamo solo noi tre. Tornando al fiume, stamattina, abbiamo visto che mancava una delle barche, insieme ai bagagli di frodo e Samvise.
Credo abbiano attraversato il fiume e proseguito a soli. Non riusciamo a trovare ormai da molte ora ne’ merry ne’ Pipino, e temiamo che siano stati fatti prigionieri, e si trovino ora nelle mani degli orchetti.
Ciò che ci trattiene ancora dal seguirli e cercare di salvarli, è un compito doloroso e triste.
Occorre dare un degno addio a Boromir, caduto questa notte per mano degli orchi. Non potendo scavare o costruire un tumulo, è stato deciso che lo affideremo al fiume, perché lo accompagni alla sua ultima dimora.
Sperando che Legolas sia presto in grado di scriverti, ti saluto, in quest’ora in cui il dolore regna e la speranza si allontana.
Aragorn

Le ultime righe apparvero sbiadite a Menel, poiché due grosse lacrime le erano salite agli occhi.
Alzò il capo cercando di ricacciarle indietro.
Non era possibile...Boromir, l’uomo che fino a pochi giorni fa aveva seduto alla sua tavola, nei cui occhi stanchi aveva letto in quei giorni così tanti, combattuti sentimenti...non riusciva a credere che fosse morto...anzi, non riusciva proprio a capire cosa significasse...e poi Merry e Pipino, forse prigionieri, forse moti...la compagnia era dispersa.
Non sapeva perché fosse stata formata, ne’ quale fosse la loro meta. Ma sentiva uno strano dolore, che le spezzava il fiato.
Si era affezionata a tutti loro, per quanto breve fosse stata la loro convivenza, ed ora sentiva un grosso peso che le schiacciava il petto e le spalle.
Mentre grosse lacrime iniziavano a solcarle il viso, si rese conto di non aver mai avuto nulla a che fare con la morte.
Era cresciuta tra creature immortali, ed aveva visto così poco del mondo...non riusciva a governare questo strano dolore che la pervadeva, e che le era sconosciuto.
Non poteva piangere. Non in quella casa piccola e grigia che in quel momento sembrava chiudersi su di lei e soffocarla...
Si alzò, e si asciugò gli occhi. Si avvolse nuovamente nel mantello e, carezzando il capo del falco che era rimasto pazientemente ad aspettare, mormorò “Faroth...vieni, abbiamo una cosa da fare.”

Legolas aprì gli occhi. La luce rossa del tramonto formava strani aloni rosati nella nebbia grigia che si alzava dal fiume. Si sentiva vuoto e stanco. Le immagini di ciò che era accaduto quella notte rifluirono in lui un po’ alla volta, come onde che lambivano una spiaggia.
Voltò il capo, e vide accanto a sè Gimli. Sonnecchiava, seduto a terra con la schiena poggiata ad una roccia e le braccia incrociate sul petto. Poco lontano, seduto accanto ad una delle barche, era Aragorn. I capelli gli ricoprivano il viso, e restava così, immobile, tenendo qualcosa tra le mani.
“Gimli...” chiamò con un filo di voce.
“Legolas! Finalmente ti sei svegliato! Come ti senti?”
L’elfo scosse il capo. “Gimli, dove sono gli altri?”
Il nano abbassò lo sguardo.
“Pensiamo che Frodo e Sam abbiano deciso di proseguire soli. Hanno preso una delle barche, e probabilmente sono in viaggio lungo l’altra sponda. Merry e Pipino...non sappiamo nulla di loro, da quando siete rimasti indietro.”
“Erano con me. – rispose Legolas con voce greve – abbiamo combattuto insieme, finché...finché le forze non mi hanno abbandonato.”
Quasi senza accorgersene si portò una mano al fianco.
“Avevo creduto di aver recuperato le forze in tutti questi giorni, e invece...non sono riuscito a difenderli, e mi chiedo ancora come sia possibile che io non sia stato ucciso.”
“Su questo potrei risponderti che sei ancora vivo poiché non eri visibile. Non ti avrei mai trovato, se non fosse stato per il tuo falco.”
Legolas guardò il nano con aria interrogativa.
“Eri coperto dal mantello elfico, e se non ricordi nulla, allora credo che siano stati Merry e Pipino a nasconderti. – sorrisero entrambi tristemente, poi Gimli riprese più cupamente – non li abbiamo trovati in nessun luogo, perciò crediamo siano stati catturati.”
“Catturati...sono in mano agli orchi, e in chissà quale stato, solo perché non ho avuto forze per combattere! Sono stato incauto, ed ho sopravvalutato le mie forze...”
Rimasero entrambi in silenzio, poi l’elfo riprese. “E Boromir dov’è?”
Gimli borbottò qualcosa, ma fu Aragorn ad avvicinarsi. “Boromir è caduto, Legolas. Ha dato la vita per permettere a Frodo di fuggire.”
Il volto di Legolas rimase impassibile, ma un’ombra coprì i suoi occhi. “Caduto...dunque a questo siamo giunti. Cosa possiamo fare ora? Intendi seguire Frodo e cercare di raggiungerlo?”
“Non so Legolas. Non credo che Frodo abbia attraversato il fiume per sfuggire agli orchi. Credo che abbia compiuto una scelta, e forse dovremmo rispettarla. Da tempo covava questa idea, penso, e temo che ormai non potremmo più fare molto per lui.”
“La compagnia è dunque morta, e nulla rimane da fare...”
“No, Legolas! – disse Gimli alzandosi – possiamo ancora fare qualcosa. Non abbandoneremo Merry e Pipino al loro destino. Non appena potrai camminare, propongo di seguire le tracce lasciate da quelle creature, e di cercare di liberarli!”
Aragorn annuì “Credo anch’io che sia l’unica scelta giusta. Partiremo al più presto. Ma prima occorre fare un’ultima cosa.”
Legolas si alzò in piedi, immaginando a cosa si riferisse l’amico. “Dov’è?”
“Abbiamo pensato che l’unica cosa possibile fosse affidarlo al fiume” rispose il ramingo, indicando una delle due barche elfiche rimaste.
Legolas vi si avvicinò. Sul fondo era adagiato il corpo di Boromir, ed il suo viso era bianco e fiero come se fosse stato scolpito nel marmo.
Aragorn gli si avvicinò. “Questa mattina ho scritto a Menel, per farle sapere cosa era accaduto. Questa è stata la sua risposta. – disse porgendo a Legolas il sacchetto di tela grigia che Faroth aveva portato – credo che tu sappia cosa significa.”
L’elfo prese in mano il sacchetto, e vide che conteneva le corolle di alcuni fiori. Piccoli fiori di campo bianchi dall’odore selvatico, ed alcuni fiori rossi dai petali vellutati, tutti recisi appena sotto il calice.
Fu così che Boromir fu affidato all’Anduin, deposto in una piccola barca grigia. Sotto di sè le armi e gli elmi dei nemici abbattuti. Le mani congiunte sul petto, strette attorno all’elsa della propria spada, ed accanto il corno di Gondor spezzato e lo scudo rotondo. E tanti piccoli fiori selvatici, portati in volo da un falco.

Quella notte Menel andò a letto con il cuore gonfio. Si era sforzata per tutto il giorno di non lasciarsi andare alla tristezza, ed ora si sentiva insieme esausta ed irrequieta.
Guardandosi nel piccolo specchio, aveva visto un volto pallido e stanco. Si avvolse nelle coperte, e spense la piccola lanterna. Contrariamente a quanto temeva, si addormentò subito, presa da un sonno scuro e senza sogni.
Poco prima della mezzanotte, però, aprì gli occhi e si rese conto che il cuore le batteva forte. Non ricordava di aver sognato nulla di spaventoso, eppure si era svegliata di soprassalto.
Rimase immobile ad ascoltare, resa ancora più inquieta dallo spettrale silenzio che regnava nella foresta.
Poi, all’improvviso capì, ed il terrore la prese.
Passi, molti passi strisciati alle radici del suo albero, e sommessi mormorii di voci roche.
Si sollevò terrorizzata fino alla piccola finestra, e vide ciò che aveva temuto. Molti orchi si erano raccolti sotto la sua casa, e sembrava cercassero qualcosa a terra, o forse...seguissero tracce tra le foglie cadute...
Il cuore le si fermò, quando uno di essi indicò la cima dell’albero, grugnendo qualcosa agli altri...


sono perfida, lo so...
prometto che non vi lascerò sospese a lungo, e posterò presto anche il prossimo capitolo!
perdonatemi se non mi soffermo per i saluti...vado di frettissima ma volevo comunque aggiornare!
un bacio a tutte voi che mi fate felici leggendo questa storia!!!
  
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